Allegato B
Seduta n. 472 del 24/5/2004


Pag. 14325


...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

RUSSO SPENA.- Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da venerdì 14 maggio 2004, l'Istituto tecnico commerciale di Rebibbia non funziona più perché gli uomini del GOM (Gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria), che da tre mesi pattugliano la sezione penale del carcere di Rebibbia a Roma, hanno chiesto ed ottenuto dal Direttore dell'Istituto, Stefano Ricca, che dopo la prima ora di lezione gli studenti-detenuti rientrino in cella per la conta. La procedura dura un'ora e mezza, pertanto, «dopo un tempo così lungo molti detenuti preferiscono non tornare in classe» così denuncia la docente e rappresentante RSU per i Cobas, Anna Grazia Stammati;
risulta all'interrogante che tale provvedimento, voluto dall'unità speciale della polizia penitenziaria è unico nel suo genere. In nessuna sezione carceraria in Italia le lezioni scolastiche vengono interrotte per la conta dei detenuti;
la direttiva, però, è solo l'ultimo atto negli ultimi tre mesi, con l'arrivo, appunto, dei GOM nel carcere. Perquisizioni degli insegnanti all'ingresso e all'uscita. Verifiche dei permessi che durano anche due ore, «ultimamente hanno preso l'abitudine di entrare in classe quando noi non ci siamo» racconta la Stammati «aprire il quaderno degli studenti e chiedere cosa hanno studiato»;
già in una precedente interrogazione (4-09095 del 26 febbraio 2004), l'interpellante,


Pag. 14326

insieme all'onorevole Paolo Cento (primo firmatario) avevano denunciato la politica, intrapresa dalla direzione della Casa di Reclusione di Rebibbia di Roma, di sistematico peggioramento delle condizioni di reclusione dei detenuti ristretti nella sezione semi-libertà articolo 21;
infine, venerdì scorso la decisione di far rientrare i detenuti nelle loro celle senza nessun ordine di servizio ai docenti -:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
quali iniziative intenda adottare, affinché venga ripristinato il normale orario di studio e permettere, quindi, ai detenuti di frequentare l'Istituto tecnico commerciale di Rebibbia;
quali iniziative intenda adottare affinché non vengano adottati, nel carcere di Rebibbia, provvedimenti che ledono i diritti acquisiti dei detenuti.
(4-10125)

MASCIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
alle ore 12,20 di giovedì 13 maggio 2004 il detenuto Giuseppe Gamarra di anni 62 è deceduto presso il pronto soccorso dell'ospedale di Asti;
Giuseppe Gamarra scontava una pena detentiva presso il carcere di Quarto d'Asti con fine pena prevista per il febbraio 2005;
Giuseppe Gamarra per tutta la settimana antecedente il decesso presentava uno stato febbrile e i sintomi di un grave malessere, non immediatamente rapportabili alla patologia diabetica di cui soffriva, per la quale riceveva una somministrazione bi-giornaliera di insulina;
nella settimana che ha preceduto il decesso, egli non ha usufruito dell'ora d'aria ed è stato visitato almeno due volte dal personale medico interno all'Istituto, visite che avevano escluso la necessità di disporre il ricovero immediato;
la situazione è precipitata nella notte tra mercoledì e giovedì, tanto che alle ore 7.30 l'infermiera addetta alla somministrazione della dose d'insulina ha trovato Giuseppe Gamarra rantolante nel proprio letto;
il detenuto è stato ricoverato alle 8,50 del 13 maggio 2004 nel nosocomio astigiano dove il medico di guardia gli ha prescritto gli accertamenti del caso;
la famiglia è stata avvertita del decesso telefonicamente dalla direzione del carcere per il tramite di un congiunto ivi detenuto;
la situazione del grave deficit sanitario del carcere di Asti è stata denunciata dal consigliere della regione Piemonte, Mario Contu, il quale, attraverso comunicati stampa e atti istituzionali, ha segnalato più volte l'assenza di specialisti in chirurgia e cardiologia;
i consistenti tagli attuati dal ministero della giustizia all'area sanitaria del sistema penitenziario italiano indeboliscono il sistema nel suo complesso;
anche il passaggio delle competenze sanitarie negli istituti di pena al Servizio sanitario nazionale sta procedendo con lentezza -:
se sia a conoscenza dei fatti citati;
se non ritenga necessario attivare un'indagine interna anche al fine di verificare eventuali atti di negligenza da parte del personale medico del carcere;
quale iniziative intenda assumere al fine di accelerare le procedure per il trasferimento delle competenze sanitarie in ambito carcerario direttamente alle ASL superando l'attuale modalità delle convenzioni specialistiche attivate con sanitari liberi professionisti.
(4-10129)