![]() |
![]() |
![]() |
GIUSEPPE NARO. Il rapporto 2003 delle Nazioni Unite sullo sviluppo umano ha il valore di un manifesto: costituisce, infatti, il Patto di sviluppo per il millennio. Scaturito dall'impegno dei leader durante la Conferenza di Monterrey del 2002, esso indica nel finanziamento allo sviluppo lo strumento per delineare una nuova partnership tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo. E tali sono i paesi balcanici.
Il Patto fra paesi poveri o in via di sviluppo e paesi ricchi attribuisce, infatti, precise responsabilità a entrambi i soggetti. Ai primi richiede che vengano fatte ampie e sostanziali riforme, mentre ai donatori impone di sostenere i loro sforzi. Questa sorta di partnership globale ha lo scopo di rendere i singoli governi e la più ampia comunità internazionale responsabili di una nuova, autentica e più efficace cooperazione allo sviluppo, al rafforzamento delle istituzioni democratiche e della sicurezza, alla promozione delle riforme giuridiche, amministrative ed economiche e al sostegno reale alle iniziative imprenditoriali e agli investimenti. La realizzazione di tali obiettivi nell'area balcanica costituisce lo scopo della legge n. 84 del 2001, che, al tempo, aveva coperto un vuoto assecondando l'esigenza delle nuove aspettative.
Del resto, essa anticipava anche le conclusioni del Consiglio europeo di Copenaghen del dicembre 2002 e di quello di Salonicco del giugno 2003, ove veniva ribadita la necessità della determinazione ad appoggiare pienamente ed efficacemente la prospettiva europea dei Paesi balcanici occidentali, destinati a divenire parte integrante dell'Unione europea, una volta soddisfatti i criteri stabiliti. A rigor di logica, la legge n. 84 del 2001 non contribuiva ad agevolare il cammino verso l'integrazione europea?
Oggi, ancor più di prima, anche in funzione di contrasto reale all'impazzire delle manifestazioni del terrorismo fondamentalista dilagante in ogni angolo della terra, è necessario vincere le povertà. Essa infatti rappresenta il terreno fertile ove il terrorismo si organizza, si finanzia, trova protezioni che lo rendono sempre più pericoloso, irresponsabile e agguerrito.
Tutti lo dicono: è tempo di istituzionalizzare come prioritaria - ai livelli locale, nazionale, sovranazionale e internazionale - la politica degli aiuti ai paesi poveri perché possa svilupparsi, in tutta la sua reale potenzialità, l'emancipazione degli individui e dei popoli, lo sviluppo e il consolidamento delle acquisizioni democratiche, cui l'aiuto viene destinato. Si attui almeno quanto è stato suggerito dal nostro Governo al G8 di Genova e quanto ancora richiesto a Monterrey: l'erogazione dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo. Si cerchi addirittura di arrivare a quell'ipotizzato 1 per cento, che concordemente è ritenuto come il contributo più equo per l'avvio di tutto il genere umano dolente a traguardi di giustizia, libertà, benessere e pace.
Le spese per l'aiuto ai paesi poveri - che dovrebbero sopravanzare ogni tentativo di egoismo o di soddisfazione di interessi prettamente nazionali - sono le più produttive nella scala delle nostre considerazioni, nonché di tutte le rappresentanze politiche che siedono in quest'aula. Esse certamente pongono un freno alle esasperazioni, alle ingiustizie, alla negazione dei diritti e favoriscono un clima distensivo per il realizzarsi di rapporti più proficui di reciproca e pacifica convivenza tra i popoli. Concordiamo, dunque, con l'impegno rivolto al Governo di attivarsi affinché la legge n. 84 del 2001 venga rifinanziata per il triennio 2004/2006.
Pertanto, i parlamentari del gruppo Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro voterebbero senz'altro a favore della mozione ove venisse
accolta la riformulazione proposta dal rappresentante del Governo; altrimenti esprimeranno voto contrario.
![]() |
![]() |
![]() |