Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 462 del 5/5/2004
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Seguito della discussione della proposta di legge: Disposizioni per conformare il diritto interno alla decisione quadro 2002/584/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri (4246); e delle abbinate proposte di legge: Buemi ed altri (4431) e Pisapia e Mascia (4436) (ore 18,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge: Disposizioni per conformare il diritto interno alla decisione quadro 2002/584/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri, e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Buemi ed altri e Pisapia e Mascia.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito del dibattito è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Ricordo che nella seduta del 27 aprile scorso sono iniziati gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 4246)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 4246 sezione 1).
Constato l'assenza degli onorevoli Nitto Palma e Tarditi, che avevano chiesto di parlare: si intende che vi abbiano rinunziato.
Invito pertanto il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
Si faccia ascoltare, onorevole Pecorella: so che lei è un raffinato oratore!

GAETANO PECORELLA, Relatore per la maggioranza. In questo caso l'oratoria serve a poco!

PRESIDENTE. Lo so... A chi lo dice!

GAETANO PECORELLA, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sul testo alternativo del relatore di minoranza, onorevole Kessler, e sugli emendamenti Buemi 1.7, Sinisi 1.51, 1.52 e 1.53, mentre esprime parere favorevole sugli emendamenti Sinisi 1.54 e 1.55. Il parere della Commissione è contrario sugli emendamenti Sinisi 1.56 e Kessler 1.50. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.100 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Sinisi 1.57. Sull'articolo aggiuntivo Buemi 1.01 il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

JOLE SANTELLI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del testo alternativo del relatore di minoranza, onorevole Kessler.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fanfani. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FANFANI. Signor Presidente, a nome del gruppo della Margherita, vorrei esprimere alcune considerazioni di ordine generale sul provvedimento in esame, delineando alcuni aspetti di


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carattere complessivo che credo debbano essere tenuti presenti nell'esame di tutti gli emendamenti sottoposti oggi al nostro esame.
Attuare questo provvedimento e dare ad esso una conformazione che lo renda accettabile nel suo complesso equivale a rispondere ad un dovere, che è quello di creare uno spazio giuridico europeo al quale oggi, anche con tale questo provvedimento, si vuole dare attuazione. Infatti creare o costruire quotidianamente un'Europa unita, che oggi è estesa a 25 membri, non può assolutamente prescindere dalla creazione di uno spazio giuridico comune che, affiancandosi allo spazio economico comune, crei i presupposti per una valutazione complessiva di quelli che sono i parametri di giudizio anche sulle azioni criminose, sulla necessità di tutela dalle stesse e sulle modalità di attuazione di questa tutela.
È bene tenere presente che nel provvedimento in esame non si parla dell'adozione di provvedimenti restrittivi, in relazione ai quali ciascuno Stato membro rimane autonomo, ma soltanto della loro esecuzione. In relazione a questo, bisogna avere il coraggio di guardare avanti, di affrontare in termini di prospettazione costruttiva un cammino che, altrimenti, corre il rischio di rappresentare esso stesso un'involuzione, come più volte è stato detto nel corso del dibattito, anche in Commissione, perché rendere autonomia ai singoli Stati in relazione all'attuazione di un provvedimento restrittivo significa fare un passo indietro anche rispetto alla Convenzione sulla estradizione.
Bisogna rendersi conto che occorre affrontare tale problema in termini di prospettiva europea, nel momento stesso in cui si è già svolta una valutazione comune, in relazione alle singole fattispecie criminose sulle quali si è ritenuto necessario rendere un quadro complessivo di valutazione, sul quale gli Stati membri dell'Unione europea hanno già espresso il loro avviso in ordine alla necessità di adottare un meccanismo comune di repressione. Tornare indietro da questa strada significa tornare indietro rispetto ad un cammino che, invece, deve essere comune.
Per questo motivo, invito sia il Parlamento, sia questa Assemblea a riconsiderare alcune posizioni, oggetto di valutazione da parte della Commissione, che hanno consentito di sottoporre all'Assemblea un testo che non può essere condiviso dalla minoranza. Vi sono sicuramente alcune valutazioni di carattere positivo, che ci sentiamo in dovere di condividere, rappresentate dalla necessità di creare, anche in materia di esecuzione della pena all'interno degli Stati membri dell'Unione europea, un quadro di riferimento in grado di essere strumento positivo dell'attuazione dello spazio comune per tutti i paesi membri dell'Unione. Proprio per questo motivo, tuttavia, non riteniamo che si possa ritornare indietro, percorrendo la strada della rivendicazione di spazi di autonomia da parte dei singoli Stati.
Si tratta di un invito che rivolgo, pertanto, sia all'Assemblea, sia ai singoli deputati, ma che rappresenta una prospettiva certamente corretta, nel solco della quale occorrerà incamminarsi. Solo a tali condizioni, infatti, sarà possibile, per la nostra parte, esprimere un giudizio positivo; altrimenti, il nostro giudizio sarà certamente negativo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

GIOVANNI KESSLER, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI KESSLER, Relatore di minoranza. Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo per votare il testo alternativo all'articolo 1 presentato dal sottoscritto, relatore di minoranza. Vorrei chiarire preliminarmente, tuttavia, che più che un testo alternativo, il nostro è proprio «il testo» di attuazione della decisione quadro sul mandato d'arresto europeo.
Infatti, va ribadito, non solo ai colleghi ma anche al di fuori di quest'aula, che l'attuale maggioranza ed il Governo in carica, dopo avere liberamente partecipato


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all'assunzione della decisione quadro in questione - per mezzo del suo Presidente del Consiglio, onorevole Berlusconi, che ha firmato, assieme a tutti i suoi colleghi dell'Unione europea, la decisione quadro 2002/54/GAI del Consiglio del 13 giugno 2002 ed ha assunto tale impegno a nome dell'Italia (che prevedeva anche l'approvazione di una legislazione di recepimento entro il 2003) -, nulla hanno fatto per assolvere a tale impegno.
Noi, e solo noi, attraverso la presentazione della proposta di legge n. 4246, nel luglio 2003, ci siamo fatti carico, per senso di responsabilità istituzionale, di proporre al Parlamento di approvare una legislazione attuativa dell'impegno che l'Italia aveva assunto in Europa. La nostra proposta di legge di recepimento della decisione quadro 2002/584/GAI del Consiglio è stata successivamente esaminata, in sede referente, dalla Commissione giustizia, ma a nostro avviso la Commissione ha completamente stravolto non solo e non tanto la nostra proposta, ma il senso stesso della normativa di recepimento di tale decisione quadro.
È stata così elaborata, per iniziativa e volontà della maggioranza, una proposta di legge che solo nominalmente intende attuare la decisione quadro sul mandato d'arresto europeo, ma che in realtà, come vedremo e come ha sottolineato anche il collega Fanfani, in numerosi punti è addirittura in netto contrasto con essa, e dunque con l'impegno liberamente assunto dal Governo italiano di fronte a suoi partner europei: pensiamo che ciò non sia possibile.
Ecco perché il testo sottoposto oggi all'Assemblea è il testo della Commissione dal quale ci dissociamo, e da cui ci siamo dissociati formalmente addirittura ritirando le nostre firme. Ecco perché con riferimento a molti articoli della proposta di legge in esame, a cominciare da quello in votazione, abbiamo presentato un testo alternativo, che in realtà è il vero unico testo di attuazione della decisione quadro in materia di mandato d'arresto europeo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisapia. Ne ha facoltà.

GIULIANO PISAPIA. Signor Presidente, vorrei fare un discorso di carattere generale, perché ci sentiamo, nella valutazione di questo provvedimento, oserei dire tra l'incudine e il martello.
Da un lato, ci troviamo di fronte ad una decisione quadro sottoscritta dall'attuale Governo, e in particolare dal ministro della giustizia, che si pone in aperta violazione con i principi del nostro ordinamento costituzionale, in particolare, come sottolineato non solo dalla Commissione affari costituzionali ma anche da autorevoli giuristi, degli articoli 2, 3, 10, 11, 13, 24, 25, 26, 27, 31, 73 e 111 della Costituzione. Dall'altro, però, è anche vero che oggi stiamo affrontando e dovremo votare un testo ben diverso da quello - come sottolineato dall'onorevole Kessler - inizialmente esaminato dalla Commissione, la quale ha cercato quanto meno di limitare i danni, trovando un punto di equilibrio tra i principi costituzionali e una decisione quadro che con questi principi contrastava e continua a contrastare.
Noi, di fronte a un provvedimento così delicato, ci chiediamo se sia opportuno proseguire nella costruzione di uno spazio comune di giustizia e sicurezza tra i paesi dell'Unione europea senza che si siano prima definiti i principi e le regole base del cosiddetto spazio giuridico europeo, e che sia stato adottato uno schema comune di idealità, di principi, di norme che ne costituiscano l'ossatura teorica.
Ci chiediamo se sia possibile, e se potrà esserlo, quando affronteremo il voto finale, giungere ad un provvedimento coerente con i nostri valori ed accettare che sia valido in Europa uno strumento che limita uno dei beni più preziosi, quello della libertà personale, prima che siano sanciti e garantiti, in un comune ordinamento giuridico, i diritti e doveri individuali e collettivi e le garanzie a tutela di questi diritti.
È per questo che, in tale situazione, noi voteremo contro il testo alternativo proposto


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dall'onorevole Kessler e da altri parlamentari, perché lo riteniamo non conforme alla Costituzione. Valuteremo, sulla base degli emendamenti che verranno approvati, quale sarà il nostro voto finale. Il fatto importante è che sarà un voto finale positivo solo se il testo sarà completamente aderente ai nostri principi costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cola. Ne ha facoltà.

SERGIO COLA. Signor Presidente, per la verità non riesco a comprendere come si possa affermare che vi è l'esigenza di andare in Europa e poi ci si voglia andare calpestando la Costituzione. Ritengo che quanto detto dai colleghi Kessler e Fanfani, nonché in sede di discussione sulle linee generali e sugli emendamenti, confligga in modo netto con l'esigenza suprema, che secondo me non può essere assolutamente accantonata, di tutelare la nostra civiltà giuridica.
Condivido pienamente quanto affermato dall'onorevole Pisapia: non è questo il modo di affrontare una legislazione europea in materia penale. Dico dunque all'onorevole Kessler e all'onorevole Fanfani che, fin quando non ci saranno un diritto penale e un diritto processuale penale europei, noi non derogheremo giammai ai principi della nostra Costituzione. Il testo alternativo del relatore di minoranza, onorevole Kessler, sostitutivo dell'articolo 1, offre la concreta dimostrazione dell'esistenza di una volontà che non riesco assolutamente a comprendere. In tale articolo, così come riformulato dalla Commissione giustizia, peraltro sulla base di un articolatissimo parere della Commissione affari costituzionali, vengono stabiliti alcuni punti fermi, di fronte ai quali non possiamo che inchinarci.
In primo luogo, l'attuazione nell'ordinamento interno delle disposizioni contenute nella decisione quadro 2002/584/GAI avviene «nei limiti in cui tali disposizioni non sono incompatibili con i principi supremi dell'ordinamento costituzionale in tema di diritti fondamentali». Vogliamo eliminare questo limite? Vogliamo far sì che le disposizioni relative al mandato d'arresto europeo vengano recepite nel nostro ordinamento sic et simpliciter e senza alcuna modifica?
Per quanto concerne gli ulteriori limiti sanciti dal comma 3 dell'articolo 1, sfido chiunque a metterne in discussione la fondatezza ed il significato realmente qualificante. La previsione della condizione di reciprocità esige che il provvedimento sia emesso da un giudice indipendente, cioè da un terzo, e non anche da un pubblico ministero, come potrebbe succedere nell'ambito di altri ordinamenti che prevedono, appunto, la possibilità dell'emissione di provvedimenti cautelari da parte del pubblico ministero.
Inoltre, l'esecuzione del mandato d'arresto viene subordinata al fatto che il provvedimento sia adeguatamente motivato. Vogliamo che sia possibile, ad esempio, arrestare l'onorevole Kessler, senza un'adeguata motivazione? Potremmo accettarlo?
Ancora, il provvedimento deve essere adeguatamente motivato anche in relazione all'articolo 27, secondo comma, della Costituzione. Vogliamo rinunciare al principio consacrato nella citata disposizione della Carta costituzionale? No, nella maniera più assoluta; non mi sento di condividere siffatte proposte, che sono dettate da un'unica esigenza, da un'esigenza cieca secondo la quale dovremmo andare in Europa soggiacendo a qualunque condizione!
Ciò non significa che non vogliamo collaborare nell'ambito della repressione dei trentadue reati individuati: lo vogliamo fare, lo vogliamo fare anche in maniera celere, ma nel rispetto della nostra Costituzione e di quei diritti fondamentali di cui - consentitemi di rimarcarlo - ci sentiamo tutti orgogliosi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guido Giuseppe Rossi. Ne ha facoltà.


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GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Signor Presidente, anzitutto, a beneficio di chi ci ascolta, ma anche dei colleghi, ritengo opportuno chiarire caratteri e natura delle decisioni quadro.
Si tratta di una particolare fattispecie (se non di una sottospecie) di produzione normativa comunitaria che si pone accanto ai ben più noti regolamenti e direttive, di un prodotto relativamente nuovo che, come afferma la giurisprudenza, è volto al riavvicinamento delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri. Questo sono le decisioni quadro. Tali decisioni, che intervengono nell'ambito del pilastro intergovernativo dell'Unione, vengono prese all'unanimità. Sottolineare questo dato è importante per capire ciò che si è verificato quando è stata approvata la decisione quadro relativa al mandato d'arresto europeo (e, più in generale, quando vengono approvate le decisioni quadro).
L'atteggiamento della Lega su questo tema è sempre stato chiarissimo. Sin dall'inizio, abbiamo espresso, in maniera chiara e politicamente dura, la nostra contrarietà relativamente al meccanismo della decisione quadro in genere e, soprattutto, sul merito di quella concernente il mandato d'arresto europeo. Ricordo che la posizione della Lega al riguardo era già stata chiarita, nell'inverno del 2001, dal segretario federale, Umberto Bossi. Anche il ministro Castelli, nel corso di una durissima trattativa condotta con gli omologhi colleghi europei, aveva posto il problema in sede di Unione europea e, nel contempo, anche sul tavolo politico italiano.
Lo stesso ministro Castelli, accusato più di una volta di assumere un atteggiamento antieuropeo o poco europeista, durante l'audizione del 13 dicembre 2001 al Senato, censurava la poca serenità e la poca trasparenza con cui, a livello europeo, si stava decidendo su temi così importanti.
Sempre nello stesso mese del 2001, il Senato dava mandato favorevole al ministro Castelli e alla delegazione governativa (purtroppo, sappiamo che i mandati di entrambi i rami del Parlamento, per quanto riguarda le trattative a livello europeo, non hanno valore obbligatorio) in merito all'approvazione della decisione quadro solamente con riferimento ai reati di terrorismo internazionale. Non dimentichiamoci che questa decisione quadro nasce sull'onda dell'11 settembre e per la necessità assolutamente condivisibile - condivisa anche dalla Lega Nord Federazione Padana - di dare una risposta chiara ai fenomeni del terrorismo internazionale e della criminalità mafiosa organizzata a livello internazionale e transnazionale. Su ciò la Lega Nord Federazione Padana, le sue delegazioni parlamentari, il ministro Castelli e il ministro Bossi sono sempre stati molto chiari. Vogliamo respingere al mittente ogni accusa di strumentalizzazione politica che talvolta ci viene rivolta.
La decisione quadro avrebbe potuto essere bloccata dal nostro Governo. Purtroppo, il Governo italiano non ha avuto il coraggio politico di bloccarla. Lo diciamo chiaramente. Per questo motivo, esprimeremo un voto contrario sulla proposta di legge di recepimento della decisione quadro relativa al mandato di arresto europeo. Con più coraggio politico si poteva bloccare questa decisione quadro. Purtroppo, vi è stata una vergognosa campagna internazionale guidata dalla sinistra internazionale europea nei confronti del Governo Berlusconi insediato da pochi mesi, e un altrettanto vergognosa e durissima campagna politica di stampa della sinistra italiana che non ha dato minimamente la sponda al nostro Governo per bloccare questa decisione quadro. I risultati si sono visti. Ovviamente, anche il ministro Castelli ha dovuto sottostare alle decisioni del Presidente Berlusconi che ha trovato l'accordo con il Presidente belga, Verhofstadt.
Siamo giunti all'esame della proposta di legge per il recepimento della decisione quadro del Consiglio, ma, memori del dibattito che vi è stato, l'Italia, in un sussulto di orgoglio, allega alle conclusioni del Vertice una dichiarazione...


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PRESIDENTE. Onorevole Guido Giuseppe Rossi, mi dispiace ma ha terminato i tempi.

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Concludo immediatamente. L'Italia allega una dichiarazione molto chiara di cui troviamo traccia nell'emendamento, approvato dalla Commissione, all'articolo 1, comma 1, in cui si stabilisce che, per dare esecuzione alle decisioni quadro sul mandato di cattura europeo, il Governo italiano dovrà avviare le procedure di diritto interno per rendere la decisione quadro stessa compatibile con i principi supremi dell'ordinamento costituzionale.
Per motivi di tempo, svilupperò successivamente il mio ragionamento, soprattutto con riferimento alla costituzionalità del provvedimento in esame.

GAETANO PECORELLA, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GAETANO PECORELLA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'iniziare l'esame di questo provvedimento, che certamente coinvolge alcuni dei temi e dei principi fondamentali riguardanti le libertà e la vita delle persone, vorrei fissare alcuni punti fermi intorno ai quali la discussione può avere luogo.
Il primo punto fermo è che, come si dice nel primo comma dell'articolo 1, la presente legge attua nell'ordinamento interno le disposizioni della decisione quadro, nei limiti in cui tali disposizioni non sono incompatibili con i principi supremi dell'ordinamento costituzionale in tema di diritti fondamentali.
C'è da sorprendersi che sia necessario ribadire in una legge dello Stato italiano, che noi dobbiamo approvare, che nessun tipo di ordinamento, nessuna presenza nel sistema internazionale, salvo che siano le regole generali, può costringere il nostro paese ad accettare norme che siano in contrasto con la Costituzione? Posto questo, la domanda successiva su cui ci dobbiamo soffermare è questa: la decisione quadro consente di adattare le sue disposizioni ai principi costituzionali interni? Ebbene, è sufficiente leggere due dei consideranda (il numero 12 e quello successivo) della decisione quadro - e non poteva che essere così, perché siamo in Europa, in paesi che hanno principi costituzionali fondamentali, ciascuno geloso delle proprie garanzie - , che ci dicono chiaramente che la presenza della decisione quadro non osta a che gli Stati membri applichino le loro norme costituzionali relative al giusto processo.
Quindi, tutte le norme che sono contenute nella legge di attuazione, che noi stiamo discutendo, se sono norme che trovano riferimento in un principio costituzionale, non solo sono lecite, ma su di esse la decisione quadro ci impegna al rispetto. Ma non è stato solo questo. Il fatto è che anche lo Stato italiano - come ricordava l'onorevole Rossi - , nel momento in cui firmò la decisione quadro, avanzò la riserva che la decisione quadro fosse compatibile con le norme di attuazione e con la nostra Costituzione. Ebbene, io sfido l'opposizione su questo punto: mi si dica se c'è una sola norma, tra quelle proposte, che non abbia un riferimento ai principi costituzionali e che non sia indispensabile alla tutela della libertà delle persone nel nostro ordinamento; se questa norma c'è, essa potrà essere rivista. Ma tutte le norme che hanno riferimento alle garanzie costituzionali, hanno un fondamento irrinunciabile.
Un ultimo punto. Io credo che il Governo italiano sia fortemente impegnato in un'opera di coordinamento in Europa, nel rispetto, però, delle garanzie della nostra Costituzione. Il ministro Castelli, appena pochi giorni fa, il 29 aprile, ebbe a dire, firmando i principi che ispirano la confisca europea, che questa confisca è accettabile perché gli altri paesi hanno riconosciuto, come per il mandato di arresto europeo, che comunque i principi costituzionali devono essere rispettati. E ancora, nella stessa occasione, il ministro Castelli ha detto: speriamo che il Parlamento italiano


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faccia presto, perché questo è un impegno che l'Italia ha preso a livello internazionale.
Allora, io credo che i punti di riferimento siano due: la Costituzione e la volontà di adeguare il nostro ordinamento agli impegni internazionali. Ma mai sarà possibile stracciare la Costituzione, perché questo non lo vuole neanche il mandato di arresto europeo...!
Quindi, è su questo punto che noi ci misuriamo: contro o a favore dei principi di garanzia contenuti nella Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà. Successivamente, interverrà la collega Finocchiaro, a titolo personale.

GIOVANNI KESSLER. Presidente, ma io ho parlato in qualità di relatore di minoranza!

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole. La collega Finocchiaro parlerà, dunque, a nome del suo gruppo. Prego, onorevole Buemi, ha facoltà di parlare.

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, io credo che la questione stia prendendo una piega diversa da quella che ha voluto dare il presidente della Commissione con il suo intervento.
È evidente che noi vogliamo uno strumento efficace e un'attuazione rapida di un provvedimento di legge che ci metta in linea con gli altri paesi europei. Nello stesso tempo, registriamo una difficoltà, che ci portiamo dietro da quando l'accordo quadro è stato sottoscritto, e che deriva da alcuni contenuti che non tenevano conto di un livello di garanzia che, nel nostro paese, era stato realizzato con la Costituzione.
Detto questo, registriamo anche il ritardo sulla Costituzione europea (che è, poi, la questione principale che ci mette in difficoltà nell'approvazione di questo provvedimento).
Oggi, però, si è aperta una questione nuova, molto meno tecnica e più politica. L'intervento del collega della Lega - che, non dobbiamo dimenticarlo, è il gruppo cui appartiene il ministro della giustizia, responsabile per il Governo di questo atto - ci manifesta, con estrema chiarezza, la contrarietà di tale gruppo al contenuto di questo provvedimento.
Dunque, si apre una questione politica di grande rilevanza. Questo non è un provvedimento qualsiasi. Esso attua, infatti, un accordo europeo sottoscritto dal Governo in carica. Quindi, non si può far finta che la questione sia relativa ad un puro dissenso di carattere tecnico (chi vuole più garanzie o meno garanzie). Il problema è politico: cosa intende fare la Lega rispetto alla sua collocazione nella maggioranza. Non è un provvedimento marginale, quali sono alcuni che già hanno visto la Lega differenziarsi da posizioni espresse dalla propria maggioranza.
Oggi mi pare si apra una questione politica di grande rilievo. Sostanzialmente, vi è un dissenso da parte di un raggruppamento importante della maggioranza di Governo rispetto al resto della stessa maggioranza, che vuole portare avanti un provvedimento che mette in discussione determinati livelli di garanzia e di libertà del nostro paese.
Non è cosa di poco conto e non credo basti una semplice presa di distanza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Finocchiaro. Ne ha facoltà.

ANNA FINOCCHIARO. Grazie, signor Presidente. Colleghi, vorrei sollevare una questione che non è strettamente tecnica. È una questione politica che mi pare emersa, con grande evidenza, nella discussione che finora è stata sviluppata, in particolare nell'intervento dell'onorevole Rossi, ma anche in quelli del presidente Pecorella e dell'onorevole Pisapia.
Mi pare che in quest'aula si stia discutendo del primo strumento di cooperazione giudiziaria, in applicazione di decisioni assunte all'interno dell'Unione europea, in occasione del vertice di Tampere, prescindendo assolutamente dal vincolo


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primo che stringe i paesi dell'Unione europea, ossia il vincolo del mutuo riconoscimento di affidabilità del livello interno di garanzie democratiche.
Se si prescinde da tale dato, non si riesce a comprendere quasi nulla del procedimento legislativo che abbiamo avviato e non riusciamo a comprendere quasi nulla del rilievo che riveste l'adozione di un atto normativo interno di attuazione di tale decisione quadro (o, in futuro, della decisione in materia di prove del reato o in materia di confisca).
Dico questo perché l'intervento dell'onorevole Rossi, molto onesto e certamente coerente con la posizione che la Lega ha sempre manifestato, è estremamente significativo dell'aspra diffidenza nutrita da un gruppo politico di maggioranza (che, addirittura, esprime il ministro della giustizia) rispetto al processo di cooperazione giudiziaria.
Altre, ma pur sempre coerenti, sono le considerazioni svolte dall'onorevole Pisapia, che rimanda la costruzione dello spazio giuridico comune di libertà, giustizia e sicurezza all'adozione di un atto normativo superiore - la Costituzione europea, immagino - che non solo non è ancora intervenuto, ma verso la quale, come sappiamo, il gruppo cui appartiene lo stesso onorevole Pisapia mostra ampie riserve. Delle due l'una: premesso che questo paese ha aderito al lungo e faticoso processo di integrazione europea ed alla decisione adottata a Tampere ed ha, altresì, aderito alla prima decisione quadro in materia di mandato di arresto europeo, nella convinzione della necessità di adottare strumenti di cooperazione giudiziaria, o la convinzione che il paese ha finora dimostrato è inequivoca o, altrimenti, il livello di fraintendimento e, talvolta, anche di mistificazione della decisione che stiamo adottando, diventa un macigno insormontabile sulla strada del confronto fra le forze politiche rappresentate in Parlamento, non consentendo l'adozione di alcuno strumento.
Onorevole Rossi, è troppo facile dire che questa decisione quadro fu adottata sull'onda dello sconcerto dei fatti dell'11 settembre. Se i colleghi volessero - come penso sia doveroso - ripercorrere con estrema puntualità (come è accaduto in Commissione) le tappe che hanno condotto all'elaborazione della decisione quadro, poi adottata all'unanimità e firmata dal Governo Berlusconi, scopriremmo come, di fatto, l'anticipazione si sia limitata esclusivamente a sette giorni prima della data già prevista l'anno precedente, quando ancora dell'attentato alle torri gemelle non vi era alcun sentore.
Mi sembra particolarmente significativa l'illustrazione, a guisa di Giano bifronte, della posizione del ministro Castelli, che appare così irritato e contrario all'adozione della decisione quadro secondo la ricostruzione fatta dall'onorevole Rossi e, invece, così accondiscendente rispetto al testo che stiamo esaminando nella ricostruzione fatta dall'onorevole Pecorella.
Colleghi, discutiamo di questo provvedimento, ma sappiamo con grande chiarezza che stiamo discutendo di uno dei pilastri fondamentali che dovrebbe tenere insieme, in un unico vincolo, la cooperazione giudiziaria tra i paesi dell'Unione europea. Tutto ciò accade esattamente alla vigilia delle elezioni europee del prossimo 13 giugno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo molto brevemente, a titolo personale, per confutare l'impostazione che il presidente Pecorella ha voluto rassegnarci. Quest'ultimo ha rovesciato la logica dell'interpretazione di questo strumento. Qui non si tratta di modificare la decisione quadro per adattarla al nostro sistema interno. La riserva - peraltro non formale - espressa dal nostro Governo impegnava l'Italia a modificare il nostro sistema interno per adattarlo alla decisione quadro. Infatti, questo era ciò che si erano riservati di fare tutti i paesi europei. Lo testimonia la natura della decisione quadro, che è uno strumento di armonizzazione delle legislazioni


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interne e non un modo per far sì che ciascuno Stato faccia poi ciò che vuole.
Così com'è, questo provvedimento è un po' contro l'Europa per accontentare la Lega ed è un po' contro la giustizia per accontentare Forza Italia. Noi siamo per l'Europa e per la giustizia ed è per questa ragione che voteremo a favore di questo testo alternativo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul testo alternativo del relatore di minoranza, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 351
Votanti 347
Astenuti 4
Maggioranza 174
Hanno votato
153
Hanno votato
no 194).

Prendo atto che l'onorevole Bielli non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Buemi 1.7
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kessler. Ne ha facoltà.

GIOVANNI KESSLER. Signor Presidente, intervengo per annunciare il nostro voto favorevole sull'emendamento Buemi 1.7, che riscrive l'articolo 1 del provvedimento nel testo della Commissione. Come vedremo, si tratta di un articolo piuttosto singolare. Infatti, presidente Pecorella, non basta scrivere in un articolo che si attua la decisione quadro nei limiti in cui quest'ultima è compatibile con la nostra Costituzione per salvarsi l'anima o per salvare la fedeltà alla Costituzione stessa. Quella contenuta nell'articolo proposto dalla Commissione è una dichiarazione che suona, nel migliore dei casi, pleonastica ed inutile; è una dichiarazione di principio.
Quando si attua una decisione quadro, o la si crede conforme alla nostra Costituzione e la si attua, ovvero la si crede contraria alla nostra Costituzione, ed allora siamo i primi a non attuarla perché, onorevoli colleghi, credo non sia necessario dire che in quest'aula siamo tutti a favore dei principi fondamentali relativi alle libertà dei cittadini. Non si è maggiormente favorevoli se lo si scrive nei preamboli, ed invece, si è contrari se non lo si scrive.

SERGIO COLA. Perché non lo lasciate, allora...?

GIOVANNI KESSLER. Se non si crede che la decisione quadro sia conforme alla nostra Costituzione, è molto più onesto non sottoscriverla a Bruxelles e non attuarla in Italia!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana.
Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prendo chiaramente spunto dagli interventi svolti dai colleghi, in modo particolare da quelli dei colleghi Finocchiaro e Kessler, per spiegare la posizione politica del gruppo della Lega Nord Federazione Padana in merito a questo provvedimento, ma soprattutto in merito all'adozione dello strumento della decisione quadro in una materia così delicata, che va ad intaccare la libertà personale dei cittadini e degli individui. Facciamo allora subito chiarezza: la Lega Nord Federazione Padana è sicuramente favorevole circa la creazione di uno spazio giuridico comune europeo. Su questo, ritengo, non vi sono dubbi: le iniziative del ministro, anche durante il semestre di presidenza europeo, hanno mostrato il nostro intento. Mi riferisco, ad esempio, all'adozione comune di provvedimenti per combattere la pedofilia, nonché alla decisione quadro contro l'uso pesante degli


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stupefacenti. Tutto questo dimostra la nostra volontà di ragionare in termini europei anche in un settore delicato come quello della giustizia.

GIOVANNI KESSLER. Quelli intaccano le libertà!

CAROLINA LUSSANA. Riteniamo tuttavia che con l'adozione di questa decisione quadro si sia andati molto oltre: è una decisione che nasce dall'Europa dei burocrati e dei tecnocrati che, con questo strumento, rischia di minare profondamente le libertà e le garanzie individuali dei cittadini.
È giusto ed occorre costruire uno spazio giuridico comune europeo; si possono anche utilizzare strumenti quali quello della decisione, ma soprattutto, per costruire tale spazio, si dovrebbe partire dai pilastri.
Pertanto, anche noi siamo d'accordo con l'intervento dell'onorevole Pisapia: costruiamo questo codice comune europeo anche sotto il profilo penale. Dotiamoci di una Costituzione europea: in attesa che ciò avvenga, tuttavia, non possiamo calpestare i diritti riconosciuti ed i principi fondamentali della nostra Costituzione.
Per questa ragione, vorrei brevemente fare un excursus che riprende la storia di questa proposta del mandato di cattura europeo e, soprattutto, della relativa decisione quadro: noi infatti non contestiamo il testo che abbiamo in discussione oggi, che apprezziamo sotto alcuni punti di vista ed in tal senso ringraziamo il relatore per l'opera che ha svolto, nel tentativo di porre rimedio al testo sconsiderato della decisione quadro.
Come ha ben evidenziato l'onorevole Guido Giuseppe Rossi, il testo della decisione quadro parte dai rischi legati al terrorismo internazionale, che sussistevano prima dell'11 settembre ed, intendendo rafforzare l'istituto dell'estradizione, va ben al di là di questo, creando una lista di 32 reati, fra cui quelli di opinione, per i quali si può essere incriminati in Italia e negli Stati membri, a prescindere dal principio della doppia incriminazione.
Tutto questo non poteva lasciare in silenzio una forza come la Lega Nord Federazione Padana, da sempre attenta alle problematiche delle libertà individuali.
Vediamo allora, come è noto, che l'Italia ha accettato la proposta di decisione quadro relativa al mandato di arresto europeo, al termine di una trattativa non priva di qualche tensione, subordinandola - e l'articolo 1, comma 1, è chiaro al riguardo - all'applicazione e all'avvio di procedure di diritto interno, al fine di rendere la decisione quadro compatibile con i principi supremi dell'ordinamento costituzionale in materia di diritti fondamentali. Non possiamo negare le perplessità di natura giuridica che ci sono di fronte al testo della decisione quadro. Vorrei ricordare il parere richiesto dal Governo ed i pareri emeriti espressi dai presidenti della Corte costituzionale, da Caianello a Vassalli. Tutto ciò ci fa capire come vi fosse un rischio più che paventato di un reale contrasto del mandato di arresto europeo con i principi costituzionali inderogabili di tutela dei diritti fondamentali del cittadino. Mi riferisco all'articolo 13 sulla libertà personale, al principio di legalità e di riserva di legge dell'articolo 25, al diritto costituzionale alla difesa, al principio del giusto processo dell'articolo 111, tanto caro ai colleghi della sinistra.
Ecco perché il ministro Castelli ha evidenziato alcune perplessità. Aveva fatto anche una proposta alternativa: perché inserire l'elenco dei 32 reati e, magari, non rafforzare la cooperazione giudiziaria e lo strumento dell'estradizione, avendo a modello il trattato bilaterale di estradizione Italia-Spagna che questo Parlamento ha ratificato nel 2001? In quel caso si limitava l'operatività dello spazio giuridico comune europeo, si limitava il superamento dell'estradizione per reati gravi nei quali occorre veramente un impegno comune degli Stati membri dell'Unione europea; si parlava di terrorismo, di criminalità organizzata, di traffico di stupefacenti, di traffico di armi, di tratta di esseri umani, di pedofilia. Questo sì, ma perché estendere l'elenco dei reati alla presa in


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ostaggio, alla rapina, al traffico di veicoli rubati? Riteniamo che ciò sia veramente troppo!
Purtroppo, sono state nulle le richieste del Governo italiano di limitare il mandato di cattura europeo solamente ai sei tipi di reati indicati nel trattato bilaterale Italia-Spagna. Nell'approvazione del documento finale, il Governo ha fatto inserire una clausola della quale non ci dobbiamo dimenticare: ha subordinato l'entrata in vigore all'adeguamento della nostra Costituzione e del nostro ordinamento giudiziario a quello degli altri paesi europei. Signori, di questo dobbiamo discutere! Noi non abbiamo una Costituzione uguale a quella degli altri Stati membri. Se vogliamo creare uno spazio giuridico europeo, dobbiamo adeguarci.

PRESIDENTE. Onorevole Lussana, dovrebbe concludere...

CAROLINA LUSSANA. Pensiamo alle polemiche esistenti in merito alla riforma dell'ordinamento giudiziario con cui si vorrebbero sottoporre i pubblici ministeri all'esecutivo. Signori, negli altri Stati europei è così! Se vogliamo uniformarci, dobbiamo modificare lo status dei pubblici ministeri - certo, con legge costituzionale - e dobbiamo modificare l'obbligatorietà dell'azione penale. Di questo bisogna avere il coraggio di parlare, se vogliamo essere veramente coerenti. Noi della Lega siamo sicuramente coerenti (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 360
Votanti 352
Astenuti 8
Maggioranza 177
Hanno votato
152
Hanno votato
no 200).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Sinisi 1.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, la Commissione ha modificato un termine, una sola parola, per cambiare radicalmente il significato di questo provvedimento. Ha scritto che siamo impegnati ad attuare la decisione quadro e non a recepirla. Dietro tale cambiamento di un solo vocabolo si cela la maliziosa intenzione di modificare la decisione quadro nel momento in cui viene attuata nel nostro paese. Il recepimento, invece, come ho detto poc'anzi, non avrebbe consentito alcuna modifica della decisione quadro. Infatti, le modifiche di tale decisione quadro avrebbero dovuto essere assunte con riserve che non sono state formulate dal nostro paese.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, un atto di cooperazione all'interno dell'Unione europea è sostanzialmente un atto di fiducia tra paesi europei. Nel momento in cui adottiamo un provvedimento con la riserva mentale, e non giuridica, di non attuarlo o di modificarlo, mettiamo in essere un comportamento assai singolare, decisamente scorretto ed assolutamente contrario agli stessi principi che ispirano l'Unione europea.
Se un paese viola le norme costituzionali, non soltanto può non emettere un mandato d'arresto, ma non può essere parte dell'Unione europea. Il commissario Vittorino ha ricordato che l'articolo 7 del Trattato fondativo dell'Unione europea prevede addirittura che in questi casi un paese possa essere espulso dall'Unione europea. Forse vale la pena che io legga quanto dice il commissario Vittorino, per chi non conosce le norme. Il commissario


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Vittorino dice che, se ve ne fosse la necessità, esisterebbe una procedura specifica, la procedura di allerta dell'articolo 7 del Trattato istitutivo, rivisto dal Trattato di Nizza, per reagire ad una situazione di violazione dei diritti fondamentali.

GAETANO PECORELLA, Relatore per la maggioranza. Proprio il contrario!

SERGIO COLA. Proprio il contrario! Ma cosa dici?

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, è la modifica introdotta dal Trattato di Nizza che consente di allontanare un paese! È il Trattato dell'Unione europea che non consente di violare i diritti costituzionali! Non il Parlamento italiano, con un suo atto di assoluta arroganza e di assoluto provincialismo! Noi pensiamo che con i nostri atti possiamo cambiare intere decisioni europee (perché, maldestramente, non lo abbiamo fatto là dove avremmo dovuto). Stiamo cercando di modificare la stessa impostazione dell'Unione europea, allontanandoci da altri paesi! La Spagna, che è stata evocata a proposito del trattato bilaterale che prevede solo sei reati, è stata la prima ad adottare senza riserve la decisione; quindi, quei sei reati, che sono stati indicati, per la Spagna oggi sono trentadue. Soltanto per noi non saranno né sei né trentadue, perché ci arroghiamo addirittura il diritto di valutare se gli altri giudici possano o sappiano emanare un provvedimento, come se noi fossimo i giudici migliori e soprattutto come se fossimo i giudici diversi e più distanti. Noi siamo certamente i giudici più lontani da quell'Europa che vorrebbe che ciascuno di noi, con fiducia reciproca, desse a ciascuno dei cittadini uguali diritti. Evidentemente, di uguaglianza di diritti in questo Parlamento non v'è traccia (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bricolo. Ne ha facoltà.

FEDERICO BRICOLO. Preannuncio innanzitutto il mio voto contrario su questo emendamento e su tutti gli altri emendamenti presentati dal centrosinistra. Si tratta di un provvedimento, che vede chiaramente la Lega contraria, ma anche oggi...

PRESIDENTE. Colleghi, vorrei dire a chi parla a voce alta, facendo addirittura capannello, che ciò non è rispettoso di chi sta parlando!

FEDERICO BRICOLO. La ringrazio, Presidente. Evidentemente, anche se si tratta di un argomento molto importante, non interessa ai colleghi.

PRESIDENTE. Se non l'ascoltano, non possono nemmeno sapere se è interessante! Non sia così pessimista.
Prego, onorevole Bricolo.

FEDERICO BRICOLO. Anche oggi il nostro movimento è stato accusato di avere un'impostazione antieuropeista. Questa accusa noi la respingiamo assolutamente al mittente. Contrariamente a tanti colleghi che sono in quest'aula, ci chiediamo: in che Europa vogliamo vivere? È chiaro che l'Europa di Prodi, l'Europa che si è svenduta agli interessi dei poteri forti, l'Europa di coloro che non fanno gli interessi della nostra gente noi la combattiamo. Il mandato di cattura europeo, evidentemente, è una dimostrazione di ciò, anche se sono tante le cose su cui la Lega ha alzato la voce, cercando di lanciare l'allarme nel nostro paese. Pensiamo all'euro; siamo stati i primi a dire: attenzione ad entrare nella moneta unica. Prodi ce l'ha venduta come un grande successo, ma abbiamo visto come abbia penalizzato la vita dei lavoratori e dei cittadini che vivono nel nostro paese. Pensiamo alle politiche di protezione, che l'Europa potrebbe fare, per esempio, nei confronti della concorrenza sleale proveniente dalla Cina. Prodi, invece, non fa nulla: evidentemente si è svenduto agli interessi delle multinazionali.


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Pensiamo anche alle impostazioni ideologiche: stiamo parlando, ormai da mesi, della Costituzione europea, nella quale non si è riusciti ad inserire il riferimento alle radici cristiane, anche se l'inserimento del riferimento alle radici cristiane vuole semplicemente dire affermare la realtà e cioè che l'Europa è stata cristiana e non che sarà cristiana. Magari, forse, fra qualche anno saremo islamici; saremo conquistati dalla cultura islamica. Dire, comunque, che siamo stati cristiani è affermare la verità. Non esiste piazza di una città, di una piccola comunità o frazione in Europa che non abbia una chiesa. Per consentire l'ingresso della Turchia in Europa (80 milioni di islamici) non prevediamo l'inserimento nella Costituzione europea del riferimento alle radici cristiane, perché ciò impedirebbe il processo di un'Europa multirazziale, che ci è imposta.
Il mandato di cattura europeo servirà ad imporre le regole dei tecnocrati europei contro chi vuole manifestare il proprio pensiero in modo libero. È un mandato di cattura europeo demenziale: pensare (secondo il testo presentato dall'onorevole Kessler) che un giudice di un altro paese, così come si vuole in Europa, possa arrestare un cittadino italiano per un reato che ha commesso in Italia ma che non è contemplato dal codice penale del nostro paese, è assurdo ed incredibile e ci fa capire come, purtroppo, siamo di fronte ad un'Europa dei poteri forti, che noi combattiamo.

GIOVANNI KESSLER, Relatore di minoranza. Non è mai stato così!

FEDERICO BRICOLO. Noi non siamo antieuropeisti, anzi crediamo in un'Europa che rispetti la dignità dei singoli popoli che la compongono, la loro identità, le loro tradizioni e la loro cultura; cosa che, evidentemente, la sinistra, gli ex amici dell'Unione sovietica, vogliono invece combattere in tutti i modi, puntando su un mandato forcaiolo come quello proposto.
Dall'impostazione del testo dell'onorevole Kessler risulta un mandato forcaiolo, e noi non possiamo che combattere una posizione del genere. È vero che la Commissione ha svolto un ottimo lavoro, di cui diamo atto, ma non possiamo accettare la filosofia che è alla base del mandato di cattura europeo. Non possiamo accettare tutto quello che l'Europa ci propone come oro colato, ma è giusto riscontrare se tali misure possano migliorare la qualità della vita delle persone che vivono sul nostro territorio.
Il fatto di potersi esprimere liberamente (i reati d'opinione sarebbero gravemente messi in discussione da questo mandato di cattura europeo) e di garantire la libertà di pensiero e di opinione a tutti i cittadini presenti in Europa, nel nostro paese, credo sia una battaglia che dovrebbe vedere schierati tutti i parlamentari presenti in quest'aula. Purtroppo non è così. Tutto ciò lo abbiamo evidenziato da tempo, ma siamo stati criticati.
I giornali, soprattutto di centrosinistra, hanno accusato il nostro movimento di assumere una posizione antieuropea. Noi, invece, vogliamo difendere la nostra gente: non abbiamo certo paura di combattere e di chi mistifica la nostra posizione. Crediamo fortemente nella libertà di pensiero e di espressione di tutta la nostra gente ed è giusto che chiunque possa esprimere ciò che pensa.
Il razzismo, la xenofobia, i reati che sono stati aggiunti fra i 32 previsti per il mandato di cattura europea, che non sono definiti e specificati, permetteranno a qualsiasi giudice di inquisire e addirittura di arrestare chi dissente e chi, secondo loro, può assumere un atteggiamento discriminatorio.
Noi rifiutiamo nel modo più assoluto un egualitarismo dogmatico come questo. Vogliamo rivendicare sempre la nostra identità, la nostra realtà, e non vogliamo certo che nessuno ci imponga regole che, magari, servono solo ai poteri forti, alle multinazionali, alle banche per fare più soldi contro i popoli e la nostra gente (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonito. Ne ha facoltà.


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FRANCESCO BONITO. Signor Presidente, vorrei ribadire, a beneficio dell'onorevole Bricolo, che non stiamo parlando di mandato di cattura europeo, bensì del mandato di arresto europeo.
Mi rendo conto che è difficile distinguere tra polipo, pulpito e polpetta: sono tre cose che sembrano uguali, ma sono assolutamente diverse, così come il mandato di cattura europeo è diverso dal mandato d'arresto europeo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
Signor Presidente, le vorrei porre una questione regolamentare: abbiamo il dovere di esprimere la nostra opinione rispetto a ciò che dobbiamo votare, ma domando a lei, che è decano di questo Parlamento, se sia ammissibile...

PRESIDENTE. C'è anche chi è più vecchio: poi le dirò chi è!

FRANCESCO BONITO. Presidente, naturalmente lo dicevo con tutto l'affetto possibile!
Tuttavia, le pongo la seguente questione: se sia ammissibile che vengano prospettate questioni in modo così falso, bugiardo, scorretto ed inesatto come ha fatto l'onorevole Bricolo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
Infatti, è assolutamente falso che il mandato di arresto europeo introduca nel nostro ordinamento l'impossibilità per il giudice di Parigi di arrestare un cittadino italiano per un reato commesso nel nostro paese. Stiamo parlando di cose diverse: ciò non è previsto nella decisione quadro, non è previsto nelle nostre proposte di legge. Questo forse sta nella mente dell'onorevole Bricolo, ma è cosa diversa!

FEDERICO BRICOLO. Datti all'ippica!

FRANCESCO BONITO. Stiamo parlando di questo: è possibile che la sentenza penale del giudice di Parigi possa attraversare la frontiera tra Italia e Francia senza il controllo politico del ministro della giustizia italiano? Questa è l'integrazione giuridica! Ed è possibile che il giudice italiano per dare esecuzione alla sentenza emessa dal giudice di Parigi, sulla base delle leggi francesi, per un reato commesso in Francia sulla base di regole processuali francesi, debba delibare i principi processuali e penali francesi sulla base della nostra Costituzione?
La risposta che fornisco ad un grande avvocato come lei, signor Presidente, che fornisco ad un grande avvocato come l'onorevole Pecorella è che neppure con l'estradizione si faceva questo: figuriamoci con un'entità qual è ormai l'Europa dei 25! Questi sono i termini della questione e su tali termini dobbiamo confrontarci, non sulle sciocchezze (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guido Giuseppe Rossi. Ne ha facoltà.

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Signor Presidente, intervengo brevemente per spiegare cosa siano queste decisioni quadro.
La decisione quadro è come se fosse un decreto-legge adottato dal Consiglio dei ministri che, automaticamente, diventa legge prima ancora di passare dal Parlamento. Questo accade con la decisione quadro: 15 ministri si ritrovano - con il limite importante, ma non invalicabile, dell'unanimità -, decidono di emanare la decisione quadro che, automaticamente, cala negli ordinamenti giuridici nazionali. Ciò avviene a livello europeo, tant'è che gli stessi colleghi dell'opposizione - su questo siamo assolutamente d'accordo - introducono il meccanismo della riserva parlamentare. Il che vuol dire che, se il Parlamento non dà mandato al Governo, quest'ultimo non può dare via libera alla decisione quadro.
Questi sono i meccanismi che mancano al nostro ordinamento per impedire che gli effetti devastanti di queste decisioni quadro si realizzino nel nostro ordinamento giuridico. Ecco che, con la decisione quadro sul mandato di arresto europeo,


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siamo costretti a prevedere, all'articolo 1, che la decisione quadro sarà attuata, a meno che non vada contro i principi fondamentali della nostra Costituzione. Ma una decisione contraria ai principi fondamentali della nostra Costituzione non può esser deliberata da nessun membro di questo Governo; un ministro non può recarsi in sede europea e fornire l'assenso su una decisione quadro che sconvolge la Costituzione del nostro paese.
Questo è il punto sul quale dovete fornire una risposta che, parzialmente, avete dato presentando un emendamento di questo tipo. E noi su ciò apriamo una questione politica di metodo, anche se poi occorre analizzare il merito di tale decisione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sinisi 1.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 362
Votanti 356
Astenuti 6
Maggioranza 179
Hanno votato
148
Hanno votato
no 208).

Prendo atto che l'onorevole Finocchiaro non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Onorevoli colleghi, poiché sono ormai le 20 ritengo che, dopo la votazione del successivo emendamento, potremmo sospendere i nostri lavori (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sinisi 1.52, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 362
Votanti 356
Astenuti 6
Maggioranza 179
Hanno votato
143
Hanno votato
no 213).

Sono le otto e tutto va bene...!
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

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