Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 462 del 5/5/2004
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(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Naro. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE NARO. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro sulla mozione in esame, con la riformulazione proposta dal Governo, e chiedo alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione del testo integrale del mio intervento in calce al resoconto della seduta odierna (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei consueti criteri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, ringrazio il Governo ed intervengo per chiarire il senso della mozione in esame. La legge n. 84 del 2001 disciplina le forme della partecipazione italiana al processo di stabilizzazione, ricostruzione e sviluppo nei paesi dell'area balcanica. Ritengo che a tale processo, nell'ottica dell'allargamento dell'Unione europea, debba essere prestata, da parte del nostro paese, ancora più attenzione.
La citata legge n. 84, infatti, persegue altresì l'obiettivo di coordinare gli interventi nazionali con iniziative assunte in sede comunitaria e, dunque, multilateralmente. Essa risponde all'esigenza di coordinamento degli interventi italiani nei paesi della regione, inquadrando in tali interventi l'Italia come sistema-paese che, grazie una presenza massiccia e consolidata nel tempo, gode di relazioni economiche preferenziali con tutti i paesi dell'area.
Vale la pena ricordare che i paesi destinatari degli interventi sono l'Albania, la Bosnia-Erzegovina, la Bulgaria, la Croazia, l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia, la Serbia-Montenegro e la Romania. Vi sono quattro categorie di interventi: la cooperazione allo sviluppo, che rientra sotto la responsabilità del Ministero degli affari esteri per quanto concerne la formazione, l'assistenza creditizia, i crediti di aiuto e la sicurezza delle diverse iniziative; la promozione e l'assistenza alle imprese, di competenza del Ministero delle attività produttive; la cooperazione decentrata, affidata alle regioni e gli enti locali, che hanno sviluppato progetti innovativi e importanti di collaborazione e di partenariato con le autonomie locali dei paesi interessati; gli interventi di particolare interesse nazionale.
Gli indirizzi strategici della legge, che sono stati peraltro approvati da questo Governo, definiscono il rafforzamento delle istituzioni e della sicurezza, il sostegno alla realizzazione delle riforme giuridiche, amministrative ed economiche anche nell'ottica dell'allargamento dell'Unione europea, il sostegno alle imprese e agli investimenti e il sostegno alla cooperazione decentrata. Va peraltro ricordato che proprio i fondi destinati alla cooperazione decentrata nelle leggi finanziarie sono stati tagliati più volte. La legge va vista anche nell'ottica di un forte sostegno alle politiche delle nostre organizzazioni non governative.
Va sottolineato che da parte dei Balcani vi è una forte domanda di maggiore presenza del nostro paese. Nel campo economico, le statistiche relative all'interscambio commerciale tra l'Italia e i Balcani e alle imprese italiane che investono nell'Europa sud-orientale evidenziano che le nostre imprese presenti nell'area sono oltre 30 mila, con 16 mila aziende attive. Si tratta di un dato importante.
Oggi l'Italia rappresenta l'attore commerciale ed economico più dinamico e attivo in quell'area e questo consegna al


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nostro paese una responsabilità di tipo politico, oltre che un grande vantaggio economico.
Se in molti paesi dell'area dei Balcani c'è oggi una forte spinta verso l'Europa, questo è anche frutto della forte domanda di Italia, di relazioni con il nostro paese. Pressoché ovunque si registra una predisposizione estremamente positiva verso la nostra lingua, verso la nostra cultura - come nel caso della Romania, che è un esempio importante da questo punto di vista, ma anche dei paesi che si affacciano sull'Adriatico -, verso i nostri prodotti, verso il nostro modello alimentare e il nostro modello di vita. In altre parole, il nostro caratteristico modello di sviluppo locale per quell'area è ancora interessante.
Per quanto riguarda le ragioni di tanta enfasi sull'area dei Balcani, credo vadano sottolineati tre fattori, che rappresentano una responsabilità per i nostri interventi e che costituiscono anche le motivazioni per le quali noi riserviamo a questa mozione tanta attenzione, come auspichiamo faranno anche il Governo e la maggioranza.
La prima ragione è connessa con la stabilità politica che anche le attività di tipo economico possono contribuire a produrre. Oggi i Balcani non sono più quelli di dieci anni fa. È in atto un percorso di democratizzazione, una progressiva pacificazione, una integrazione con le istituzioni europee ed internazionali, oltre alla creazione di un'area di libero scambio interbalcanica.
Accanto a questo, vi è una vicinanza geografica che ci deve responsabilizzare ancor di più, in un'area che viene eletta anche dalle nostre imprese come preferenziale per la sua vicinanza e per la facilità dell'accesso. A tale proposito, anche l'attività della Commissione europea nella definizione dei nuovi corridoi infrastrutturali rappresenta un dato molto importante.
La terza motivazione attiene al nostro mercato delle esportazioni. Il Presidente Ciampi, domenica scorsa, consegnando le stelle al merito del lavoro, ricordava la drammatica situazione delle nostre esportazioni, diminuite del 25 per cento negli ultimi anni. Nel quinquennio compreso tra il 1997 e il 2001, le esportazioni italiane verso i sette paesi dell'area in questione sono aumentate del 71,2 per cento; questo è un dato che deve sollecitare la nostra attenzione rispetto alle opportunità per le imprese che vogliamo andare a costruire.
Vi è poi il ruolo forte delle autonomie locali, a cui accennavo prima, rispetto ai progetti di cooperazione, le quali hanno costruito, con le autonomie locali e con le regioni dei paesi dell'area balcanica, progetti che riguardano l'economia, ma anche lo sviluppo della democrazia e della partecipazione in quei paesi. Le nostre regioni hanno anche realizzato negli anni strumenti importanti - come Finest e Informest - che supportano le nostre imprese con attività rilevanti dal punto di vista sia finanziario che informativo.
Vi è poi un dato conclusivo, che riguarda il ruolo delle camere di commercio, che in questi anni hanno sviluppato numerosi progetti. Vale la pena ricordare che nel solo 2003 tutte le camere di commercio italiane coinvolte hanno preparato un unico grande progetto per l'investimento in Serbia previsto per il 2004, con l'idea di creare una zona di libero scambio nei Balcani al servizio delle nostre imprese.
La mozione che abbiamo presentato e le cui motivazioni risiedono nella richiesta, che ci è giunta da parte delle autonomie locali, delle imprese, di Confindustria e delle camere di commercio, di rifinanziare la legge 21 marzo 2001, n. 84, ha anche una particolare valenza, poiché deve dimostrare l'attenzione del nostro paese verso un'area che ha ancora bisogno di stabilizzazione e di rafforzamento delle politiche di sicurezza e di democrazia. Ciò può venire proprio da un'azione forte del nostro Governo, supportata dall'azione intelligente che regioni ed enti locali stanno svolgendo e possono svolgere in modo ancora più incisivo.
In tal senso, ritengo importante l'accettazione, da parte del Governo, della mozione che abbiamo presentato, il cui dispositivo rappresenta un impegno per l'esecutivo, poiché credo che un impegno


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in tale materia sia un atto dovuto (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ranieri. Ne ha facoltà.

UMBERTO RANIERI. Signor Presidente, con la mozione Pistelli ed altri n. 1-00364 abbiamo voluto sottoporre all'attenzione del Governo il problema dell'attuazione e del mancato rifinanziamento della legge n. 84 del 2001, che costituisce uno strumento fondamentale per promuovere la ricostruzione e la stabilizzazione nei Balcani.
In verità, l'impegno del Governo a «valutare» (questo è il termine che è stato usato) non ci appare sufficiente, poiché chiedevamo che vi fosse un impegno in tal senso già nel prossimo documento di programmazione economico-finanziaria e che fosse comunque previsto, nel disegno di legge finanziaria per il 2005, il rifinanziamento della legge 21 marzo 2001, n. 84, per il triennio 2004-2006, dotando il fondo speciale di risorse adeguate alla rilevanza strategica dell'impegno italiano nell'area e non inferiori alle previsioni iniziali. Non mi è parso, quindi, di cogliere tale disponibilità da parte del Governo.
Peraltro, avremmo voluto avere anche un bilancio circa l'attuazione di tale legge fino ad oggi, così come avremmo altresì voluto ascoltare dal Governo, riguardo ad un provvedimento concepito per sostenere uno sforzo di promozione economica e di stabilizzazione nei Balcani, una valutazione sulla situazione che si sta determinando in quell'area ed anche sullo stato dei processi di stabilizzazione, di consolidamento della democrazia e di sviluppo economico nell'area balcanica.
Tutto ciò è mancato, ma noi riteniamo indispensabile che il Parlamento discuta della situazione di un'area strategica per la politica estera del nostro paese: si tratta, infatti, di un versante storicamente cruciale per l'iniziativa internazionale dell'Italia. Solo per fare qualche breve cenno, vorrei segnalare che osserviamo la vicenda che si sta attualmente svolgendo nei Balcani con grande preoccupazione e riteniamo che il Governo commetterebbe un errore gravido di conseguenze negative se sottovalutasse sia i segni di instabilità che permangono in quell'area, sia i fenomeni di arretramento della situazione in diversi settori della stessa.
In particolare, vorrei riassumere brevemente alcune delle questioni che dovrebbero stare particolarmente a cuore all'azione del Governo nell'area balcanica e che dovrebbero essere, altresì, oggetto di riflessione sia sullo stato attuale della situazione, sia sul modo di procedere lento e contraddittorio del processo di stabilizzazione.
Nei Balcani, infatti, si è manifestata la tendenza ad una ripresa delle forze nazionaliste: ciò è avvenuto in occasione delle elezioni svolte sia in Bosnia nel 2002, sia - e si tratta di un dato più preoccupante - in Serbia nel 2003. Si è osservato, dunque, l'emergere di forze che ripropongono un approccio nazionalistico ai temi dei Balcani e sappiamo bene cosa ciò significhi nella storia tormentata e difficile dell'area balcanica.
La seconda questione da tenere in considerazione è che non si è registrato un progresso significativo nella lotta contro la criminalità e la corruzione.
Il rischio è che i Balcani occidentali possano essere investiti sempre di più da fenomeni criminali, traffici illeciti di armi, di petrolio e di droga. Non si è riusciti ancora ad arginare questo fenomeno estremamente grave e preoccupante, che può compromettere ogni prospettiva di stabilizzazione duratura, di pacificazione e di crescita economica di quell'area.
Poi c'è il nodo del troppo lento processo di miglioramento economico e sociale, con livelli di disoccupazione che restano enormi per tanti aspetti. Quindi, c'è materia di riflessione seria, da parte del Governo, ma anche dell'Unione europea e della comunità internazionale, per rilanciare una strategia più efficace, che


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affronti alcuni nodi di fondo che si sono venuti aggrovigliando nel corso di questi anni.
Infine, se mancassero elementi di preoccupazione, il dato più preoccupante è quello relativo al Kosovo. Il 17 marzo scorso, quello che è avvenuto con la ripresa di scontri che hanno provocato distruzioni e morti ha rappresentato la spia di un enorme problema, vale a dire che non si sono ancora create le condizioni di una convivenza tra etnie diverse nel Kosovo. Si tratta di un punto di fondo e la verità è che un errore serio è stato commesso dalla comunità internazionale sin dal giugno-luglio del 1999 quando non si è voluto arginare con determinazione una pulizia etnica di segno opposto a quella che avevamo visto in atto nel corso degli anni precedenti al conflitto per il Kosovo in quella realtà. Oggi il rischio è che nel Kosovo possano prevalere orientamenti oltranzisti da parte della comunità albanese, con una marginalizzazione dei gruppi moderati, con una discriminazione verso i serbi kosovari, con la distruzione di un patrimonio archeologico e religioso caro alla popolazione serba, ma vorrei sottolineare l'esiguità dei ritorni dei profughi e, in quella realtà, anche la diffusione del contrabbando, fenomeni che ostacolano ogni prospettiva di sviluppo e di ripresa.
Ecco perché noi avvertiamo l'esigenza di una più incisiva ed efficace iniziativa della comunità internazionale, di uno sforzo teso a concentrare il lavoro e l'iniziativa delle autorità kosovare e dell'Unione europea in direzione del raggiungimento di standard accettabili in alcuni campi, tra cui quello del rispetto delle minoranze resta decisivo. Occorre, insomma, rilanciare la strategia per i Balcani sulla base di una riflessione e di un ripensamento di aspetti che si sono dimostrati non adeguati alla luce dell'esperienza di questi anni: spetta farlo all'Unione europea, spetta farlo all'Italia, che è vitalmente interessata alla stabilizzazione di quell'area.
Da questo punto di vista, il finanziamento della legge n. 84 del 2001 e la sua attuazione restano obiettivi fondamentali. È per questo che abbiamo sollevato i problemi contenuti nel nostro atto di indirizzo e che abbiamo ritenuto non convincente la riformulazione proposta dal Governo, che contiene il termine «valutare»: valutare l'opportunità di finanziare la legge?
Noi crediamo che sia necessario assumere già oggi un orientamento più deciso, quello di un impegno esplicito a dotare dei fondi necessari la legge in questione, affinché possa produrre risultati positivi nel difficile processo di stabilizzazione e di sviluppo dei Balcani (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.

RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, per esigenze di brevità, non cadrò nella tentazione di aggiungere ulteriori autocritiche a quelle che l'onorevole Ranieri si è già implicitamente rivolto quando ha descritto la situazione dei Balcani all'indomani dei molteplici interventi militari da lui stesso sostenuti. Peraltro, alcuni di questi interventi sono stati all'origine della necessità di approvare una legge, considerato che la nostra aviazione si è dedicata - con disgraziata efficacia, direi - a distruggere ponti, autostrade, stazioni televisive e persino sistemi di telecomunicazione di proprietà pubblica italiana! Ma ho premesso che non intendevo cadere in tale tentazione, e non lo farò.
Intervengo, invece, per dichiarare che, sul dispositivo della mozione in esame, il nostro orientamento è favorevole. Sotto questo profilo, ci confortano le dichiarazioni rese dal sottosegretario Ventucci, il quale, nell'elencare ciò che è stato e ciò che non è stato fatto, ha affermato esplicitamente che l'unica cosa che non ha funzionato è la cooperazione: per dare il via agli stanziamenti necessari a finanziare i progetti di cooperazione ancora si attende il parere del comitato tecnico! Come al solito, diverse fattispecie di finanziamento


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riguardanti gli aiuti alle imprese godono di corsie preferenziali.
Ciò detto, spero che il collega Pistelli ed il collega Rosato, il quale è cofirmatario della mozione e l'ha illustrata, non accettino il tentativo del Governo di ridurre alla stregua di carta straccia l'atto di indirizzo da essi presentato.
Riconosco al sottosegretario Ventucci perfetta buona fede ed onestà intellettuale, ma chi ha redatto il parere del Governo - credo siano stati gli uffici del Ministero degli affari esteri - è intenzionato a cancellare una fondamentale prerogativa parlamentare: la mozione al nostro esame «impegna il Governo a prevedere» già dal prossimo documento di programmazione economico-finanziaria, il rifinanziamento della legge n. 84 del 2001. Il Governo può essere favorevole o contrario. Ritengo offensivo, invece, nei confronti dell'intero Parlamento, anche dei colleghi della maggioranza, che il Governo si presenti in aula e proponga che il Parlamento lo impegni non a «prevedere», ma a «valutare», cioè ad avere un'opinione, non si sa se favorevole o contraria, su un atto di indirizzo del Parlamento!
Francamente, ciò è intollerabile, in quanto non rispettoso della prerogativa parlamentare di dare indirizzi al Governo. Finché la nostra sarà una Repubblica parlamentare, il Parlamento - la Camera ed il Senato - avrà il potere di dare indirizzi al Governo. Quando si tenta di esercitare tale potere e ci si avvale della facoltà di presentare una mozione, non è tollerabile che il Governo chieda al Parlamento di tornare indietro e di rinunciare ad una sua prerogativa, riservandosi - bontà sua! - il diritto di «valutare»! Peraltro, ipotizzando di impegnare il Governo semplicemente a valutare, che ne sappiamo se quest'ultimo perverrà a valutazioni positive o negative in ordine al nostro atto di indirizzo?
Pertanto, mi rivolgo all'onorevole Rosato: se il dispositivo della mozione rimarrà invariato, il nostro voto sarà favorevole; se, invece, esso dovesse cambiare - mi pare che anche l'onorevole Ranieri l'abbia detto - secondo quanto, non suggerito, ma imposto dal Governo in maniera ricattatoria, allora ci asterremmo dal voto (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e Misto-Verdi-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza nazionale è ovviamente favorevole ad una proposta di rifinanziamento della legge n. 84 del 2001; lo è stato durante l'esame dell'ultima legge finanziaria, cui sono state presentate proposte emendative, e lo è oggi più che mai, almeno per quattro ragioni importanti per il nostro paese.
In primo luogo, l'area dei Balcani rappresenta la prossima fascia di adesione all'Unione europea. È importante esserci ed aiutare quei paesi ad arrivare a questo rilevante appuntamento.
In secondo luogo, mi sembra palese l'interesse dell'Italia a svolgere un ruolo primario nell'area dei Balcani e ad avere partner economici che consentano alle nostre imprese, al sistema Italia di avere mercati ed interlocutori seri ed amici al confine. È importante essere presenti con finanziamenti che consentano il raggiungimento di quest'obiettivo.
Inoltre, l'area dei Balcani rappresenta un'importante opportunità per concludere il tema dei corridoi europei che, per quanto riguarda l'Italia, a tutt'oggi si fermano a Trieste; con finanziamenti ed impegni da parte del Governo italiano, tali corridoi avranno la possibilità di ampliarsi in quelle aree.
L'ultimo motivo, ma non per questo di minore rilievo, riguarda la presenza dei nostri militari in quelle aree, una presenza importante, che fa onore al nostro paese, ma che deve essere motivata dalla volontà del nostro Governo di essere presente economicamente negli investimenti di cooperazione.
Queste sono le quattro ragioni valide per le quali crediamo sia importante riproporre il finanziamento della legge n. 84


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del 2001. Siamo d'accordo con la riformulazione del dispositivo della mozione proposta dal sottosegretario, fermo restando che chiediamo al Governo un impegno concreto e serio per le motivazioni che ho espresso; ciò potrebbe servire a potenziare i nostri uffici diplomatici necessari e a dare all'Italia una presenza rilevante e qualificante in quelle aree strategiche.
Ovviamente, ci attendiamo un segnale da parte del Governo e, in ogni caso, ci riserviamo di affrontare la questione nel prossimo disegno di legge finanziaria, come gruppo di Alleanza nazionale (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, intervengo sulla mozione in esame perché il sottosegretario, all'inizio della discussione, ne ha proposto una riformulazione.
Il primo firmatario della mozione è il collega Pistelli del gruppo della Margherita, ma la mozione è sottoscritta da diversi colleghi del centrosinistra con i quali mi sono consultato. Vorrei comunicare al Governo che la riformulazione è al limite dell'offesa.
Infatti, si prevede la valutazione da parte del Governo di una possibile previsione, all'interno del documento di programmazione economico-finanziaria, di un rifinanziamento della legge in questione. Ma non solo. Il Governo aggiunge anche l'espressione «eventuale». Quindi, si tratta di una valutazione su un'eventualità probabilmente possibile all'interno del documento di programmazione economico-finanziaria che, di per sé, non è uno strumento che dispone stanziamenti. Signor Presidente, appare una richiesta di riformulazione inaccettabile.
Abbiamo anche valutato se, togliendo il riferimento all'eventualità e rendendo il testo un po' più stringente, si potesse dare un senso alla mozione, ma, visto che la formulazione proposta dal Governo rende del tutto inutile la mozione, noi non possiamo accettare tale riformulazione. La mozione, di per sé, per come era stata formulata dal collega Pistelli e dagli altri firmatari, impegnando il Governo a prevedere il rifinanziamento nel documento di programmazione economico-finanziaria, rappresentava più un fatto politico che di previsione finanziaria. Quindi, meno di questo proprio non si può chiedere. Se il Governo insistesse nella riformulazione, noi non la accoglieremmo e voteremmo la mozione così come è stata presentata. Piuttosto, ci rivolgiamo ai colleghi della maggioranza, perché valutino le conseguenze di un voto contrario a questa mozione. In effetti, si tratta di un atto di indirizzo rivolto al Governo per raggiungere un obiettivo largamente condiviso dalla maggioranza e dall'opposizione; francamente, non si capisce il motivo per il quale un atto di indirizzo rivolto al Governo - che lo impegna, ripeto, a rifinanziare la legge n. 84 del 2001 nel DPEF - non dovrebbe essere approvato dalla Camera dei deputati. Quindi, rivolgo un cortese invito ai colleghi, anche dei gruppi di maggioranza, a valutare la possibilità di votare a favore della mozione così com'è stata presentata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, ho già annunciato prima che ho aggiunto anche la mia firma a questa mozione, che condivido pienamente, come condivido, signor Presidente, le osservazioni che da ultimo ha fatto il collega Boccia, che pregherei prestasse un po' di attenzione...

PRESIDENTE. Onorevole Boccia! Onorevole Boato, la prego di continuare.

MARCO BOATO. Sono abbastanza sconcertato, signor Presidente (l'ho detto anche prima in modo interlocutorio), perché il sottosegretario Ventucci, che è sempre persona cortese, rispettosa ed assidua nel suo rapporto con il Parlamento


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- l'ho già detto altre volte: ambasciator non porta pena -, ha letto, per una volta in modo totalmente acritico, un foglietto che gli hanno passato non so se dal Ministero dell'economia e delle finanze o da quello degli affari esteri o dai due congiunti (probabilmente da quello dell'economia e delle finanze). Lei, sottosegretario, ha letto - poi gli uffici l'hanno aiutata a riformularlo - un testo che rappresenta non la riformulazione di una mozione, che, come tutti sanno, è uno strumento di indirizzo nei confronti del Governo, ma la totale vanificazione della stessa.
Ora, anch'io mi permetto di rivolgere due inviti, nell'annunciare comunque il voto favorevole alla mozione nel testo originario. In primo luogo, chiedo al sottosegretario se non ritenga opportuno - rendendosi conto della pretestuosità di ciò che sta avvenendo - che il Governo ripensi alla proposta che ha fatto; non so se il sottosegretario Ventucci abbia l'autonomia (non sul piano personale, ma su quello politico) per effettuare un ripensamento, ma, se potesse farlo, io glielo suggerirei vivamente.
L'altro invito, rivolto anche ai colleghi della maggioranza di centrodestra, è a leggersi il testo della mozione per capire che questo è uno strumento di indirizzo al Governo che fa onore all'Italia nel suo insieme, nel rapporto con il processo di ricostruzione in atto nei Balcani; è infatti un testo - basta leggerlo con attenzione - che non contiene in nessun aspetto elementi di possibile divisione ideologico-politica.
È scritto in modo tale che possa essere condiviso da tutti ed offrire uno strumento di indirizzo al Governo per arrivare ad un rifinanziamento dell'intervento di stabilizzazione e di ricostruzione nei Balcani per il triennio 2004-2006.
Pertanto, annuncio il voto favorevole e mi auguro che la stragrande maggioranza di quest'Assemblea voti a favore di un testo che potrebbe costituire un valido strumento di indirizzo all'attività del Governo con riferimento ai Balcani.

COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, mi rendo conto dell'importanza della mozione in esame, però bisogna che anche il Parlamento si renda conto dell'importanza delle parole usate quando si approvano gli atti. Un conto è «prevedere», altro è «valutare». Credo che «valutare» abbia un significato decisamente importante, nell'attuale assetto della nostra economia. Ciò su cui posso concordare è la parola «eventuale»: il Governo propone pertanto di espungere tale termine dalla riformulazione proposta, ferma restando la sostituzione della parole «prevedere» con la parola «valutare».

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, concorda con l'ulteriore riformulazione proposta dal Governo?

ANTONIO BOCCIA. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prendo atto che, non essendo stata accettata la riformulazione proposta, il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione Pistelli n. 1-00364.

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