Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 462 del 5/5/2004
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(Iniziative in sede internazionale volte a garantire la tutela dei dati personali sensibili dei cittadini - n. 3-03331)

PRESIDENTE. L'onorevole Russo Spena ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03331 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Governo degli Stati Uniti d'America ha deciso, qualche settimana fa, la schedatura elettronica delle impronte digitali e della retina, il tatuaggio sottocutaneo ed altre misure simili, di tutti i passeggeri europei che arrivano nei 115 aeroporti internazionali e nei 14 principali aeroporti statunitensi.
Le Autorità garanti per la protezione dei dati personali dei paesi dell'Unione europea sollevano da giorni con forza il problema di evitare pericoli gravi per la privacy.
Chiediamo quali atti il Governo italiano intenda promuovere affinché venga assunta, nelle sedi internazionali, una posizione contraria ad un sistema di controlli che viola i dati personali sensibili e che riguarda lo stato giuridico e politico dei cittadini tutti.
Altri Governi stanno intervenendo. Ci chiediamo perché non lo faccia anche quello italiano che, invece, tace.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo italiano parla rispondendo all'interrogante. La decisione degli Stati Uniti di rilevare le impronte digitali e di fotografare il viso - tra le prescrizioni non risultano, invece, i tatuaggi sottocutanei - si iscrive in un contesto più ampio relativo ai controlli alle frontiere in funzione antiterrorismo. Dopo gli attentati dell'11 settembre, come è noto, gli Stati Uniti hanno deciso di intensificare i controlli alle frontiere a scopo di lotta al terrorismo.
Tra le misure previste rientra l'obbligo per tutti i cittadini dei paesi che godono dell'esenzione visti, tra i quali quelli dell'Unione europea, di presentare passaporti a lettura biometrica all'entrata nel territorio degli Stati Uniti. Tale misura diventerà effettiva dal 26 ottobre 2004 e, in caso di mancato ottemperamento, non sarà possibile continuare a godere della suddetta esenzione.
I passaporti biometrici contengono una serie di dati, come le impronte digitali, che


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permettono di identificare la singola persona e che possono essere letti da un computer. L'Unione europea si sta dotando di normative che istituiscono tali passaporti biometrici (la Commissione ha presentato un regolamento in tal senso). Questi passaporti non potranno essere pronti prima del 26 ottobre. Per tale ragione l'Europa, compreso il Governo italiano, ha chiesto agli Stati Uniti di considerare l'ipotesi di estendere la suddetta scadenza al fine di non dover reintrodurre temporaneamente l'obbligo del visto per i cittadini dell'Unione diretti in territorio statunitense. Sempre su richiesta europea, gli Stati Uniti stanno considerando la possibilità di estendere il regime di esenzione visti a quei nuovi paesi dell'Unione che ancora non ne usufruiscono.
Comunque, la rilevazione elettronica delle impronte digitali e del volto dei cittadini europei che fanno ingresso nel territorio degli Stati Uniti si presenta come una misura dalla portata temporanea che mira a rafforzare il contrasto al terrorismo in attesa dell'utilizzo sistematico dei passaporti biometrici. Tale strumento è ampiamente condiviso sia dagli Stati europei, sia dagli Stati Uniti, accomunati nell'obiettivo di combattere il terrorismo.
Tali mezzi di rilevazione dell'identità, naturalmente, non comportano alcun problema per le persone perbene, per le persone oneste. Si tratta soltanto di dare la certezza, anche per quanto riguarda l'Italia, dell'identità delle persone che entreranno nel nostro territorio. Quindi, si tratta di misure che vengono applicate nell'interesse della sicurezza dei cittadini.

PRESIDENTE. L'onorevole Russo Spena ha facoltà di replicare.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor ministro, a me pare che le cose non stiano così. Non c'entrano niente il terrorismo - che in questo caso è un puro alibi - né la sicurezza dei cittadini e delle persone oneste.
Sappiamo benissimo che il sistema giuridico dei controlli che devono tutelare la sicurezza stessa ha un limite invalicabile: lo Stato di diritto, le garanzie dei diritti individuali e collettivi. La preoccupazione è che siamo arrivati ad un punto estremo: è il corpo stesso delle persone che diventa, paradossalmente, l'elemento centrale del controllo. Ciò è vero nel caso specifico, ma anche in generale. Mi riferisco a braccialetti elettronici, a cip sotto pelle usati addirittura come veloci carte di credito immesse nel corpo delle donne e degli uomini, quindi a favore del mercato e del business e non della sicurezza.
Del resto, della questione non si preoccupa solo Rifondazione comunista, ma anche il garante per la privacy, Stefano Rodotà, che nella sua recentissima relazione scrive che le derive tecnologiche possono produrre gravi effetti distorsivi sulla salute stessa della democrazia perché anche attraverso la pervasività del controllo tecnologico vengono omologati comportamenti di una società disciplinare, di una società della sorveglianza, che rischia di prefigurare uno Stato di polizia. Insomma, siamo di fronte ad un mutamento sconvolgente perché la tecnologia usata senza nessun controllo normativo investe la base antropologica della società, il concetto stesso di cittadinanza, il rapporto tra pubblico e privato, tra individuo e Stato.
Quindi, i Governi e i Parlamenti dovrebbero interessarsi innanzitutto di tutele legislative sempre più puntuali, con codici di protezione di dati personali sempre più precisi. È questo il tema che il gruppo di Rifondazione comunista pone con forza, preannunciando peraltro che sulla questione presenteremo anche una precisa proposta di legge.

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