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PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e degli emendamenti ad esso presentati (vedi l'allegato A - A.C. 2766-3440 sezione 3).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Vigni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO VIGNI. Signor, Presidente, i nostri emendamenti hanno lo scopo di modificare il testo unificato di due proposte di legge d'iniziativa di deputati del centrodestra che a noi appare, nel migliore dei casi, un provvedimento inutile e, nel peggiore dei casi, un provvedimento vessatorio verso le associazioni ambientaliste.
Abbiamo già avuto modo di motivare il nostro giudizio critico durante la discussione sulle linee generali del provvedimento. Voglio solo sottolineare che non si comprende da dove nasca la necessità di regolare le modalità di erogazione dei contributi dello Stato alle associazioni ambientaliste, visto che da almeno un decennio contributi stabili o a fondo perduto non vengono più erogati, non sono previsti dalla normativa vigente, né questo provvedimento ne prevede il ripristino.
Al tempo stesso, il testo unificato al nostro esame introduce norme di carattere speciale per le associazioni ambientaliste, separandole in qualche modo dall'insieme del cosiddetto terzo settore, cioè a mondo dell'associazionismo del volontariato. Una sorta di legislazione speciale di cui non si comprende il senso, se non facendo riferimento alla volontà di penalizzare le associazioni ambientaliste, sulla base di un atteggiamento di ostilità e di diffidenza.
In questo senso, abbiamo sottolineato come sia del tutto sbagliato e incomprensibile prevedere addirittura che le associazioni ambientaliste debbano essere sottoposte al controllo diretto della Corte dei conti, che ha il compito di vigilare sulla pubblica amministrazione, ma non sulle associazioni di diritto privato, i cui bilanci peraltro sono pubblici e devono essere del tutto trasparenti.
Le associazioni che ricevono contributi per progetti specifici o per servizi hanno e devono avere il dovere di rendere conto all'amministrazione interessata: in questo caso, al ministro dell'ambiente. Cosa c'entra, dunque, la Corte dei conti? A tale riguardo, noi ci auguriamo che possano essere accolti gli emendamenti che sono stati presentati non soltanto dai gruppi dell'Ulivo, ma anche da alcuni parlamentari del centrodestra, per sopprimere questo ruolo del tutto improprio attribuito alla Corte dei conti.
Analogamente, appare del tutto incomprensibile o, quanto meno, superflua la previsione dell'articolo 2 ai sensi della quale, in materia di affidamento di servizi, il Ministero può ricorrere a gare per l'affidamento di servizi ad associazioni ambientaliste anche qualora il valore delle prestazioni sia inferiore alla soglia minima comunitaria. La previsione appare superflua perché, già oggi, il Ministero può ricorrere a gare - nulla glielo vieta - anche ove gli importi siano sotto soglia comunitaria. D'altro canto, abbiamo già segnalato come appaia curioso l'atteggiamento del Governo e della maggioranza: da un lato, suggeriscono di ricorrere a gare e di ampliare la concorrenza anche in relazione a piccoli appalti di servizi qualora questi interessino associazioni ambientaliste; dall'altro, proprio quando si è trattato di regolamentare grandi appalti di lavori pubblici, non hanno esitato a ripristinare - con disposizioni ad hoc che il ministro Lunardi ha testardamente voluto inserire nella finanziaria - l'affidamento diretto dei lavori relativi all'alta velocità ferroviaria, tanto per citare un esempio di grande attualità (peraltro, a seguito di ciò, il nostro paese si trova sotto procedura di infrazione comunitaria e corre il concreto rischio di perdere i finanziamenti europei per le reti infrastrutturali).
Dunque, è davvero un atteggiamento curioso quello del Governo: vengono adottati due pesi e due misure a seconda che si tratti dei grandi appalti di lavori pubblici, in relazione ai quali non si esita a restringere la concorrenza e ad eludere l'obbligo della gara, o degli affidamenti di servizi alle associazioni ambientaliste, per i quali si vuole imporre, sempre e comunque, l'obbligo della gara!
Ciò detto, ripeto che, ogni volta che si tratta di destinare contributi pubblici ad associazioni, ivi comprese quelle ambientaliste, noi siamo per la trasparenza assoluta, per il rigore e per l'efficienza. Non comprendiamo, però, questo atteggiamento di ostilità e di diffidenza nei confronti di chi opera volontariamente nel campo dell'associazionismo ambientalista.
Le nostre proposte emendative hanno lo scopo di ripristinare un sistema di regole semplice e chiaro che disciplini i rapporti tra pubblica amministrazione ed associazioni ambientaliste. Se esse non dovessero trovare accoglimento, com'è stato già segnalato non soltanto dall'opposizione, ma anche da parte di parlamentari della maggioranza, un progetto che, secondo le parole della stessa relatrice, si ispira all'obiettivo di semplificare e di rendere più trasparente il rapporto tra lo Stato e le associazioni ambientaliste, finirebbe per rivelarsi un inutile appesantimento burocratico, a scapito della vita delle associazioni ambientaliste ed anche dell'efficienza della pubblica amministrazione.
Questo è il senso delle proposte emendative da noi presentate. A tale proposito, desidero sottolineare che si tratta di proposte comuni a tutti i gruppi dell'Ulivo. (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Banti. Ne ha facoltà.
EGIDIO BANTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, non si riesce a cogliere la ratio in base alla quale il Parlamento, in una settimana in cui deve occuparsi di provvedimenti importanti (uno dei quali è sicuramente quello relativo al mandato di arresto europeo), dovrebbe dedicare parte del suo tempo ad una problematica della quale sfuggono le concrete ricadute.
Il provvedimento in esame cambierà poco o nulla e quel poco che intende cambiare, dal nostro punto di vista, lo cambia male. È uno dei motivi che hanno spinto i gruppi parlamentari dell'Ulivo a presentare congiuntamente alcuni emendamenti «collaborativi».
Le associazioni di protezione ambientale sono una realtà sempre più consolidata nel nostro paese ed è giusto che sempre più siano inserite nel contesto delle iniziative e delle attività volte, da un lato, a preservare e a valorizzare l'ambiente, dall'altro, ad intervenire in altri settori della pubblica amministrazione.
Ma allora, perché elaborare un provvedimento esclusivamente dal punto di vista del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio? Siamo d'accordo. È probabile che tale Ministero sia quello che, più di ogni altro, collabora e si rapporta con le associazioni di protezione ambientale, ma certamente non sarà l'unico. Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministero per i beni e le attività culturali e il dicastero dell'interno possono ugualmente rapportarsi con queste associazioni. Perché, sotto il profilo dell'attività della pubblica amministrazione, le norme (a nostro avviso, molto blande), inserite in questo provvedimento, dovrebbero essere seguite?
È evidente che la rendicontazione dei contributi è un dovere che prescinde da questioni specifiche, che siano ambientali o di altra natura. Allora, perché, se non allo scopo di lanciare un segnale politico di ben poca significanza, dedicare un provvedimento specifico ad una questione che forse si poteva risolvere con ordinanze ministeriali o con provvedimenti di accordo e di concertazione? Se ne poteva fare a meno. Di sicuro il nostro voto non sarà favorevole. Ci sforzeremo di cambiare alcuni punti del provvedimento che, a nostro avviso, hanno lo scopo di complicare le cose semplici, quali l'emendamento Lupi 2.10 (sul quale il relatore ha preannunziato parere favorevole) che chiede di aggiungere, al comma 1 dell'articolo 2, le parole: «Qualora ne ravvisi l'assoluta necessità ai fini del rispetto dei principi di concorrenza e di trasparenza»; tuttavia, non spiega in che modo si possa ravvisare tale necessità. Semmai questa è la normalità nel rapporto che deve intercorrere. Certamente, nessuno vieta la possibilità di seguire procedure semplificate, ma apportare modifiche di questo genere rischia di complicare la situazione esistente nei rapporti tra le associazioni di protezione ambientale e la pubblica amministrazione.
In tempi di taglio della spesa pubblica, in tempi in cui, tra decreti-legge «taglia spese» ed altre iniziative, la pubblica amministrazione non riesce ad intervenire nemmeno nelle attività di istituto, ciò è assolutamente evidente e non potrà essere modificato dal provvedimento in esame. È sempre più indispensabile il ricorso ad associazioni che, attraverso una prevalente attività di volontariato, si mettano a disposizione per tutelare i beni che la Costituzione sottolinea come importanti. Ci auguriamo che quanto prima entri in vigore la modifica dell'articolo 7 della Costituzione, con l'inserimento del riferimento ai beni ambientali e all'ambiente.
Ci sforzeremo di migliorare questo testo almeno un po', sperando che l'altro ramo del Parlamento lo archivi in quest'ultima parte della legislatura (Applausi
dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
MARIA GABRIELLA PINTO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli emendamenti Vigni 1.1, Realacci 1.2 e 1.3, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Lupi 1.10. La Commissione, inoltre, invita al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli emendamenti Lion 1.4 e Vigni 1.5.
Sull'emendamento Lupi 1.11 la Commissione ha espresso parere favorevole; tuttavia, in presenza di un parere contrario espresso dalla Commissione bilancio, mi risulta che i firmatari dell'emendamento intendano ritirarlo. La Commissione invita infine al ritiro dell'emendamento Lion 1.6, esprimendo, altrimenti, parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
ROBERTO TORTOLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Vigni 1.1. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo pertanto ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 367
Votanti 366
Astenuti 1
Maggioranza 184
Hanno votato sì 167
Hanno votato no 199).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Realacci 1.2.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piglionica. Ne ha facoltà.
DONATO PIGLIONICA. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, questo è un classico esempio di eterogenesi dei fini, che potremmo catalogare. All'improvviso - nemmeno tanto all'improvviso - si avverte la necessità di fare un provvedimento che, nella relazione del 24 luglio 2002, viene preso in considerazione per realizzare una effettiva opera di disboscamento della soffocante selva di regole, per lo più disapplicate, spesso vessatorie e basate sulla ottusa presunzione di colpevolezza del cittadino e dell'impresa. Fatta questa premessa, si mette insieme un elenco di cose che sono dichiarate per necessità di trasparenza. Ma mi chiedo: se non si è vessatori nei confronti delle imprese e del cittadino, perché si ritiene oggi di dover introdurre regole di trasparenza? Se oggi c'è bisogno di trasparenza, è solo perché ieri non c'era. Dopodiché, la proposta, nata per semplificare, prevede che andiamo addirittura, per le associazioni ambientaliste, alla Corte dei conti. Mi chiedo perché fermarsi alla Corte dei conti e non pensare alla Corte di giustizia europea o, addirittura, a qualche altra istituzione europea! Perché, di regola, ci si rivolge al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e poi è il ministero che ha relazioni con la Corte dei conti. Bisognerebbe leggersi sull'argomento l'interrogazione presentata
nell'aprile del 2002; bisognerebbe leggersi le fonti da cui parte questo provvedimento, per capire che l'intendimento, questo sì, era vessatorio, questo sì, partiva dalla presunzione di colpevolezza e di opacità delle gestioni precedenti e, quindi, si poneva la necessità - dice qualcuno - di semplificare. Nel giugno 2003, l'ineffabile capo di gabinetto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio emana una circolare in cui dice: fermi tutti! Nessuno emani provvedimenti in tema ambientale, perché abbiamo la delega! All'improvviso, si scopre che la necessità di regolamentare quello che è già regolamentato consente di uscire da questa tagliola della delega per fare un provvedimento ritenuto indispensabile. Questo provvedimento, nella migliore delle ipotesi, va definito inutile; ma, quand'anche così fosse, tutti sappiamo che tutto ciò che inutile in medicina, nel settore dell'amministrazione alla lunga si rivela dannoso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.
AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sinceramente non capisco tutta questa verve polemica nei confronti del provvedimento. Il collega che mi ha preceduto intanto non ha letto tutti gli emendamenti, perché, se avesse almeno avuto la compiacenza di leggerli, avrebbe visto che c'è un emendamento della maggioranza che elimina l'obbligo di rivolgersi alla Corte dei conti. Quindi, avremmo potuto risparmiare - per carità! il collega interviene sempre con calore, passione e intelligenza - cinque minuti di polemica per riservarli semmai ad una polemica più attinente e, soprattutto, reale. Ciò che, invece, sinceramente non comprendiamo è il motivo per cui si vogliano assolutamente mescolare i concetti di trasparenza e semplificazione, di rigore sul controllo dei conti e dei rendiconti con dei vaghi concetti di sburocratizzazione.
Cosa voglio dire? Voglio dire che non c'entra assolutamente nulla che l'accesso ai contributi possa essere veloce ed efficace con il fatto che la fine - e non soltanto la finalità - di questi contributi, possa e debba essere regolamentata con rigore assoluto. Infatti, le dispersioni di denaro pubblico che si verificano attraverso la dazione eccessivamente liberale e incontrollata nei confronti delle associazioni - e, lasciatemelo dire, onorevoli colleghi, specialmente nei confronti di tante associazioni ambientaliste, che sono quelle che ricevono la maggior parte dei contributi da parte degli enti locali, dello Stato, delle regioni, delle province autonome - sono da controllare meglio. Ciò non significa vessare le associazioni, ma imporre alle stesse, così come alle imprese, di spendere bene ed in maniera trasparente il denaro che ricevono dai cittadini, dai comuni e dalle regioni.
La battaglia per la moralizzazione della cosa pubblica, della pubblica amministrazione non può avere figli e figliastri: si dettano regole alle imprese, si dettano regole al privato e si debbono dettare regole anche alle associazioni, nel momento in cui esse percepiscono contributi pubblici.
Questa è la ratio per la quale siamo contrari anche a quest'emendamento.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Realacci 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 394
Votanti 393
Astenuti 1
Maggioranza 197
Hanno votato sì 181
Hanno votato no 212).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Realacci 1.3.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ERMETE REALACCI. No, Signor Presidente, insistiamo per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevoli Realacci.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raffaella Mariani. Ne ha facoltà.
RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente vorrei svolgere alcune precisazioni rispetto alla nostra posizione, anche in riferimento a certe affermazioni che ho appena ascoltato. L'enunciare il riferimento alla Corte dei conti (che, è vero, poi sarà soppresso proprio dalla maggioranza, nell'emendamento che segue) aveva lo scopo di far notare come sia inutile il varo di questo provvedimento che, addirittura, mette in discussione alcune leggi e decreti che regolano perfettamente l'erogazione dei fondi.
Mi riferisco non ai contributi a fondo perduto, ma a quelli che - così come scritto nelle leggi e come riportato anche in una risposta che il Governo ha fornito ad un'interrogazione presentata due anni fa da alcuni rappresentanti della maggioranza - sono attribuiti per particolari finalità e in riferimento a progetti specifici. D'altronde, a noi risulta che sia un principio della pubblica amministrazione dover sempre fornire il rendiconto delle risorse erogate in base a progetti e provvedimenti avviati. Inoltre, chi mi ha preceduto ha sottolineato, ancora una volta - così come aveva enunciato l'onorevole Piglionica - una certa ostilità ed un definito intento di voler agire quasi con toni vendicativi o comunque tali da dare precisi segnali ad alcune associazioni del terzo settore.
In effetti, non si vuole distinguere tra trasparenza e semplificazione. Crediamo che la trasparenza debba essere un valore che appartiene a tutti e vorremmo vederla esaltata anche in altri provvedimenti, soprattutto quelli che riguardano l'assegnazione di appalti e di progetti ben più onerosi per la pubblica amministrazione; dunque, non solo quando si parla di associazioni del terzo settore.
Per quanto riguarda la semplificazione, chiamare in causa altre istituzioni, fino ad arrivare alla Corte dei conti, non ci sembra opportuno e sembra complicare questioni già chiare, intervenendo su altre leggi e provvedimenti che hanno già normato e regolato questo settore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.
AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, bisogna fare una puntualizzazione. Non capisco, ancora una volta - ma lo voglio ribadire anche alla collega che mi ha preceduto -, perché i controlli, che sono sempre previsti, sulla spesa del denaro pubblico, siano scambiati dal centrosinistra per vessazioni o ostilità nei confronti delle associazioni.
Questo non lo capisco, signor Presidente! I colleghi mi dovrebbero spiegare - perché non l'ho compreso - il significato del loro emendamento. Infatti, con tale proposta emendativa (così come con quella precedente) si tenterebbe di estrapolare dalla rendicontazione il 30 per cento delle spese sostenute. Non capisco il significato letterale di questa disposizione e, se qualcuno del centrosinistra me lo spiegasse, gliene sarei grato. Infatti, queste spese andrebbero a coprire la valorizzazione dei beni, del lavoro e dei servizi erogati a titolo di apporto benevolo da parte delle associazioni medesime o dei loro iscritti. Signor Presidente, colleghi del centrosinistra, cosa significa questa norma? Si fa riferimento ai rimborsi spese che ricevono i responsabili - o presunti tali - delle associazioni? Allora scrivetelo! Scrivete che il 30 per cento dei rimborsi spese di chi finge di fare il volontario e percepisce lo stipendio attraverso l'associazionismo non deve essere rendicontato. Questo, infatti, significa l'emendamento. Se è così, altro che apporto a titolo benevolo! Io sono particolarmente benevolo quando percepisco una retribuzione!
Allora, sconvolgendo la legislazione e la giurisprudenza in materia, bisognerebbe stabilire che i presidenti delle associazioni e delle ONLUS debbano percepire uno stipendio e sullo stesso - che non sarà un rimborso spese - dovranno pagare le tasse. Questo emendamento è particolarmente inaccettabile, non solo perché vanifica la norma, ma perché crea una categoria iperprotetta (e non soltanto in senso ambientale, perché il valore dell'ambiente è comune a tutti) anche nel campo del privato, ed anche diseguaglianze fra i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Realacci 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 400
Maggioranza 201
Hanno votato sì 182
Hanno votato no 218).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lupi 1.10, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 407
Maggioranza 204
Hanno votato sì 399
Hanno votato no 8).
L'emendamento Lion 1.4 è pertanto precluso.
Passiamo all'emendamento Vigni 1.5.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vigni 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 412
Votanti 411
Astenuti 1
Maggioranza 206
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 221).
Passiamo all'emendamento Lupi 1.11.
MAURIZIO ENZO LUPI. Signor Presidente, lo ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene. Avverto che l'emendamento Lion 1.6 è assorbito.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 415
Astenuti 1
Maggioranza 208
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 187).
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