Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 460 del 3/5/2004
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Discussione della mozione Landi di Chiavenna ed altri n. 1-00353 sulle iniziative per sostenere la partecipazione di Taiwan all'Organizzazione mondiale della sanità in qualità di osservatore.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Landi di Chiavenna ed altri n. 1-00353 sulle iniziative per sostenere la partecipazione di Taiwan all'Organizzazione mondiale della sanità in qualità di osservatore (vedi l'allegato A - Mozioni sezione 2).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione della mozione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali della mozione.
È iscritto a parlare l'onorevole Landi di Chiavenna, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00353. Ne ha facoltà.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, si tratta di una mozione che ha - a nostro giudizio - un valore molto importante, perché vuole segnalare all'attenzione del Parlamento una situazione assolutamente emblematica e - direi - paradossale.
Taiwan, una Repubblica democratica, costituita da 24 milioni di individui, è esclusa dall'Organizzazione mondiale della sanità, nonostante la stessa Taiwan partecipi, in forma attiva, a molte altre organizzazioni internazionali, quali l'Organizzazione mondiale del commercio, l'APEC, l'ADB, la Banca europea, la Banca mondiale e il Comitato olimpico ed abbia acquisito in tutte le predette organizzazioni lo status di osservatore, anche per il ruolo specifico che ha svolto e continua a svolgere nell'interesse del pianeta.
Taiwan ha recentemente rinnovato le cariche del presidente e del vicepresidente per mezzo di elezioni democratiche. È una realtà importante dal punto di vista economico e finanziario, essendo il quattordicesimo paese al mondo per interscambio commerciale. Ciò nonostante - lo dico con molto rammarico - la Repubblica di Taiwan è costantemente esclusa dal consesso internazionale per lo studio delle gravi problematiche di natura sanitaria.
Sappiamo quanto sia importante per il pianeta garantire un livello di salute mondiale che consenta a tutte le popolazioni (il mio pensiero corre, in modo particolare, alle popolazioni del terzo mondo, ai paesi poveri, ai paesi in via di sviluppo, nei quali malattie ed epidemie falcidiano quotidianamente migliaia di vite umane, soprattutto di bambini) un livello di salute il più qualificato ed alto possibile.
Non è un caso che nell'Organizzazione mondiale del commercio - anche durante l'ultima riunione intergovernativa di Cancun - si sia parlato a lungo e si siano già raggiunti risultati importanti per quanto riguarda i medicinali salvavita, la cui necessità di diffusione capillare in tutte le parti del mondo (specialmente nell'Africa subsahariana, ma non solo) è da considerare un elemento essenziale.
Su questo versante, l'Italia e l'Unione europea si sono mosse in modo molto attivo e proficuo, anche per superare quei limiti derivanti, ad esempio, dai diritti brevettuali, al fine di consentire - lo dico incidenter tantum - che molti di quei medicinali salvavita, che sono elementi essenziali e fondamentali per la sopravvivenza di centinaia di milioni di persone, possano essere utilizzati e riprodotti. Ciò, evidentemente, nel limite della salvaguardia dei principi di un sano mercato liberale, che, quindi, tuteli gli investimenti


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nella ricerca, ma che dia anche una priorità assoluta ai livelli di sopravvivenza di tanti milioni di persone che hanno bisogno di medicinali.
Allora, se vi è - ed è così - questo forte impegno da parte dell'Italia, del mondo, dell'Unione europea e anche, in parte, degli Stati Uniti per garantire un livello di salute migliore per il pianeta, non si comprende per quale ragione vi siano ancora difficoltà e preoccupazioni in ordine all'ipotesi che Taiwan possa entrare, con il titolo di osservatore e come entità sanitaria, nell'Organizzazione mondiale della sanità.
Vorrei ricordare alcuni dati emblematici: nella Repubblica di Cina, in Taiwan, l'aspettativa di vita è la più alta di tutto il continente asiatico, la mortalità materna e infantile ha raggiunto i livelli dei paesi occidentali, sono state sradicate infezioni come il colera, la poliomielite ed altre malattie che hanno colpito e colpiscono ancora molti bambini ed ampie fasce della popolazione in molti paesi asiatici. Tutti i bambini taiwanesi sono esenti dall'epatite B, essendo soggetti a vaccinazione obbligatoria, e Taiwan ha recentemente anche implementato, dal punto di vista economico e finanziario, i suoi interventi a supporto delle attività dell'Organizzazione mondiale della sanità.
Taiwan è impegnata, anche dal punto di vista umanitario e solidaristico, per concorrere al superamento di molte crisi e di molti drammatici fatti che si sono verificati nel recente passato. Vorrei ricordare, a titolo esemplificativo, che quando il 14 gennaio 2001 ne El Salvador vi fu un terremoto drammatico, che colpì la popolazione causando moltissimi morti, il governo taiwanese vi inviò due importanti team di medici specialisti, oltre che uno staff di tecnici specializzati proprio nel salvataggio delle persone colpite dai terremoti, che hanno salvato molte vite umane. Taiwan inoltre ha inviato container di medicinali ed ha concorso anche economicamente, inviando 200 mila dollari al governo de El Salvador.
Recentemente - questo è un fatto altrettanto importante, che dovrebbe fare onore anche all'Italia - Taiwan ha costituito la «Fondazione Carlo Urbani». Vorrei ricordare chi fosse quest'ultimo. Carlo Urbani era un ricercatore che viveva nella Cina popolare ed è stata, forse, la prima persona ad individuare il virus della SARS. Carlo Urbani è rimasto vittima di questa epidemia ma, avendo individuato il virus ed avendo concorso ad isolarlo, ha permesso che, quanto meno a Taiwan, il numero delle vittime (in particolare, sono state 73 le morti causate dalla SARS) potesse essere fortemente contenuto. Proprio in memoria di Carlo Urbani, Taiwan ha costituito una fondazione, dotandola di circa 9 milioni di dollari, che saranno impiegati a scopi umanitari e, soprattutto, a scopi di ricerca nel settore della medicina finalizzata allo studio di queste epidemie.
Il fatto ancora più grave e drammatico, che dovrebbe far riflettere, è che vi è una recrudescenza sia dell'epidemia aviaria sia della SARS anche in queste ultime settimane.
La Cina è già direttamente coinvolta, come anche il Vietnam e, in parte, Taiwan. È dunque necessario (questo è il significato del carattere urgente che i firmatari hanno voluto assegnare a questa mozione) che si assuma, a livello di Unione europea e da parte degli altri Stati direttamente interessati, un provvedimento che consenta all'Organizzazione mondiale della sanità di ammettere come osservatore, nel consesso più importante per lo studio, la ricerca e la prevenzione delle malattie, la Repubblica di Taiwan. All'Organizzazione mondiale della sanità partecipano, ed è assolutamente giusto - non si comprende per quale ragione però lo sia per alcuni e non per altri - l'Organizzazione per la liberazione della Palestina, l'Ordine di Malta ed anche il Vaticano: quest'ultimo dal 1950, i primi due dal 1974.
Vi partecipano pertanto organizzazioni importanti, perché meritevoli, al di là di ogni valutazione di carattere politico, ma è doveroso che la politica faccia un passo indietro rispetto ad un principio fondamentale quale quello del bene assoluto rappresentato dalla tutela della salute


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della popolazione. Così com'è giusto e doveroso tutelare e difendere la salute dei palestinesi, dei cittadini del Vaticano, così com'è stato giusto coinvolgere l'ordine di Malta nell'Organizzazione mondiale della sanità, sembra, ai novanta e più sottoscrittori di questa mozione - vorrei precisare che l'hanno sottoscritta esponenti di centrodestra ed autorevoli rappresentanti del centrosinistra - non comprensibile che la Repubblica di Taiwan sia l'unico Stato, e quindi l'unica popolazione, ad essere esclusa da questo consesso mondiale. Ripeto che la Repubblica di Taiwan concorre attivamente nel campo sanitario, finanziando progetti importanti e spendendo risorse umane ed energie finanziarie, dando un rilevante contributo in termini di studio e di approfondimento nella ricerca.
Non vorrei dilungarmi: pertanto, non vorrei nemmeno citare alcune risoluzioni adottate recentemente sul tema (mi riferisco, in particolare, a quelle approvate dal Congresso degli Stati Uniti d'America); vorrei tuttavia ricordare, perché è episodio di recentissima attualità, che il 27 aprile 2004, a Copenhagen, i rappresentanti dei gruppi parlamentari della Danimarca, della Svezia, della Norvegia, della Finlandia e dell'Islanda hanno sottoscritto, con Taiwan, un documento unitario, nel quale si rivolge un appello forte all'Unione europea, perché questa si «liberi» da pregiudizi o da prevenzioni di carattere politico o, consentitemi, metta da parte interessi di carattere probabilmente economico che tenderebbero a far privilegiare rapporti con altri paesi, anche confinanti.
Mi auguro che questo appello porti l'Unione europea, e l'Italia che ne fa ampiamente parte, ad assumere una posizione di totale condivisione, perché la Repubblica di Taiwan possa entrare a pieno titolo come osservatore in qualità di entità sanitaria nell'Organizzazione mondiale della sanità. Questo importante organismo mondiale si riunirà il 17 maggio per assumere una decisione in merito: di qui l'urgenza e l'importanza della questione, nonché l'appello che l'intero Parlamento, rappresentato nelle novanta ed oltre firme in calce a questa mozione, rivolge al nostro Governo perché mostri quella sensibilità che altri governi hanno dimostrato, al fine di dare un segnale di grande attenzione nei riguardi dei 24 milioni di cittadini di Taiwan che aspettano, con ansia e trepidazione, un segnale da parte della comunità internazionale.
Escludere Taiwan dall'Organizzazione mondiale della sanità sarebbe infatti un segnale di poca attenzione verso quei principi fondamentali di democrazia ma, soprattutto, segnerebbe un passaggio molto negativo di fronte ad un principio fondamentale riconosciuto da tutti i Governi democratici: garantire la salute a tutta la popolazione del mondo. Il diritto alla salute, infatti, è un bene primario e come tale va tutelato.
Non vi sono state divisioni nella sottoscrizione della mozione in esame e non devono esservi divisioni, interessi o priorità di carattere economico e commerciale che prevalgano di fronte alla volontà di dare una testimonianza forte e risoluta che sottolinei il giusto diritto alla salute di tutto il mondo e di tutte le popolazioni, Taiwan compresa (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ranieri. Ne ha facoltà.

UMBERTO RANIERI. Signor Presidente, quella posta dall'onorevole Landi di Chiavenna nella mozione da lui presentata è una questione delicata che, come egli ha ricordato e come le firme dimostrano, va al di là degli schieramenti politici. Si tratta di una questione di principio: garantire la tutela della salute e l'accesso ai farmaci ed agli standard di informazione dei servizi sanitari per tutti i cittadini del mondo.
Del resto, nel mondo in cui viviamo, in cui tutto è globale, anche le epidemie, è decisivo intensificare lo studio e la ricerca di profilassi contro malattie particolarmente pericolose per gli uomini e le donne del nostro tempo. Tra tali malattie infettive, vi è la SARS ed a tale proposito vorrei anche io ricordare il lavoro di Carlo Urbani, che ha sacrificato


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la propria vita per portare avanti ricerche tali da consentire all'umanità di debellarne l'epidemia.
Si tratta di un problema particolarmente serio e particolarmente acuto in una realtà come quella del sud-est asiatico, dell'immenso continente cinese, investiti da tale epidemia. Per questo in Commissione affari esteri appoggiammo la risoluzione che impegnava il Governo a sostenere la richiesta di Taiwan di partecipare all'Organizzazione mondiale della sanità con lo status di osservatore in qualità di entità sanitaria. In tale direzione si è espresso pure il Parlamento europeo, anche se - come l'onorevole Landi di Chiavenna sa - vi è in proposito una vivace discussione nelle varie sedi dell'Unione. Tuttavia, riteniamo che quell'impegno che allora chiedemmo al Governo vada sostenuto anche oggi.
Per tale motivo, esprimeremo un voto favorevole sul testo presentato, sottoscritto da tanti nostri colleghi. Siamo infatti convinti che, nei termini in cui discutiamo di una questione delicata e di principio, come la tutela della salute e dell'opportunità di accogliere la suddetta richiesta di Taiwan, non venga messa in alcun modo in discussione un'altra sfera di questioni, relativa al raggiungimento di una soluzione negoziata e pacifica dei problemi tra la Repubblica popolare cinese e Taipei.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, gli onorevoli Landi di Chiavenna e Ranieri hanno già evidenziato la finalità di questa mozione. Essa è stata sottoscritta da esponenti sia della maggioranza sia della minoranza. Tuttavia vorrei aggiungere alcune considerazioni, che hanno solo lo scopo di offrire un contributo a quanto stiamo cercando insieme di perorare e, soprattutto, vorrei sottolineare alcune considerazioni già espresse con garbo e competenza da chi mi ha preceduto. Siamo convinti che creare le condizioni per garantire un buono stato di salute a tutti i cittadini del mondo, affinché nessuno muoia per malattie ampiamente curabili, sia un dovere morale, che investe soprattutto i paesi che hanno maggiore profilo scientifico ed economico. La ricerca medica ha permesso di sconfiggere epidemie e malattie endemiche, ma non c'è dubbio che sono ancora molte, troppe forse, le zone del mondo in cui i frutti di tale ricerca non si riversano nel modo che sarebbe necessario. In particolare, il tasso di mortalità infantile, che affligge i paesi in via di sviluppo, è un fenomeno rilevante e drammatico, di fronte al quale non sono più possibili né alibi, né ritardi. Rimanere inerti è eticamente insostenibile.
La responsabilità di cancellare questo stato di cose ricade su ciascuno di noi e su tutti in ogni momento e dunque anche su questa Assemblea. La mozione oggi al nostro esame, sottoscritta da esponenti di tutti i gruppi parlamentari, parte da una premessa chiara: i vantaggi che verranno dalla più ampia partecipazione e dal coinvolgimento diretto e senza ostacoli di tutti i paesi del mondo ai forum e ai programmi internazionali di cooperazione sanitaria sono indiscutibili. Ciò è vero soprattutto di fronte alla consapevolezza che ormai la globalizzazione, favorendo in positivo la mobilità delle persone tra paesi e continenti, aumenta i rischi di diffusione transfrontaliera delle malattie infettive. Basti pensare alla recente epidemia di SARS, senza dimenticare il dramma dell'AIDS, che sta martorizzando intere aree del continente africano.
Nonostante ciò, constatiamo che i fondi destinati dalla comunità internazionale ai paesi più svantaggiati sono davvero irrisori e che gli impegni assunti vengono puntualmente disattesi. Nella Costituzione dell'Organizzazione mondiale della sanità si legge che il godimento del miglior stato di salute raggiungibile costituisce uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano, senza alcuna distinzione di razza, religione, opinioni politiche, condizioni economiche e sociali; si dice inoltre che la salute di tutti i popoli è fondamentale per il conseguimento della pace e della sicurezza e dipende dalla piena collaborazione


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tra individui e Stati; si dice anche che il raggiungimento, da parte di ogni Stato, della protezione e della promozione della salute è un valore per tutti; si dice che un diseguale sviluppo, in paesi differenti, nella promozione della salute e nel controllo delle malattie, specialmente in relazione a malattie trasmissibili, rappresenta un pericolo comune (questo è il nodo intorno al quale la mozione costruisce il proprio contributo). Tuttavia, non basta affermare che ogni uomo e ogni donna deve poter godere del diritto alla salute, in quanto diritto umano e sociale inalienabile. Tale diritto, infatti, non vive di sterili enunciazioni di principio, ma deve essere reso fattuale e quindi esigibile attraverso l'attuazione di politiche mirate.
Le istituzioni hanno il dovere di impedire che il diritto alla salute sia subordinato alla logica dei grandi numeri e dei calcoli del mercato. Non è accettabile che la morte per malattia di una persona dipenda dal denaro o dal paese in cui abita. Dunque, i punti dell'agenda politica da affrontare urgentemente sono chiari. In primo luogo, si tratta di stanziare i fondi necessari per l'aiuto allo sviluppo ed è importante attuare una politica che favorisca l'accesso ai farmaci. Questo è un tema che il gruppo della Margherita ha sollevato più volte, anche consapevole della sua delicatezza e della sua urgenza. È vero infatti che la possibilità di accedere ai farmaci e il prezzo di questi non sono i soli fattori in grado di garantire il diritto alla salute. È altrettanto vero però che senza i medicinali di base non vi è alcuna possibilità di guarigione.
Dopo il vertice di Cancun è stata ottenuta una piccola, ma importante vittoria per sottrarre i farmaci anti-AIDS nei paesi in via di sviluppo alla speculazione delle grandi case farmaceutiche e, quindi, per evitare la logica irrazionale del profitto che, spesso, prevale sulla dignità delle persone che soffrono.
Quella vittoria, lo ripeto, molto piccola non è sufficiente. Se vogliamo davvero raggiungere l'obiettivo dell'universalità dei diritti umani, è necessario che tutti i soggetti politici ed economici coinvolti (mi riferisco alle organizzazioni internazionali, ai Governi, alle fondazioni private, alle compagnie, alle organizzazioni non governative) si assumano la responsabilità che compete loro e uniscano le loro forze, al di là di ogni interesse di parte.
In tale quadro, è basilare che l'agenda della sanità diventi prioritaria all'interno dell'agenda più generale dello sviluppo e della politica internazionale.
La mozione presentata impegna il Governo a sostenere, in tutte le sedi opportune ed in coordinamento con gli altri paesi dell'Unione europea, la richiesta di Taiwan di partecipare all'Organizzazione mondiale della sanità con lo status di osservatore in qualità di entità sanitaria. In che modo essa rappresenta un passo avanti nella direzione sin qui indicata? Vorrei rispondere con le parole dell'ambasciatore in Italia della Repubblica di Cina in Taiwan: a Taiwan - è stato già detto - vivono 23 milioni di persone che non possono usufruire della rete di protezione ed informazione che l'Organizzazione mondiale della sanità offre; non possiamo disporre di canali di comunicazione diretti con l'Organizzazione mondiale della sanità ed i nostri medici non possono partecipare all'attività di questa organizzazione; tale esclusione, tuttavia, non danneggia solo gli abitanti di Taiwan, ma costituisce un pericolo per tutta l'umanità.
Come può essere efficace il lavoro di prevenzione delle epidemie se si tollerano alcuni buchi presenti nella rete mondiale dell'Organizzazione mondiale della sanità? Come è stato riscontrato con la recente epidemia della SARS, i virus non rispettano i confini nazionali.
Il direttore dell'ufficio di rappresentanza di Taipei in Italia, in una lettera al Corriere della sera del maggio 2003 scriveva: obiettivo dichiarato dell'Organizzazione mondiale della sanità è il raggiungimento del più alto livello di condizioni sanitarie per tutti i popoli del mondo. Da questo principio non dovrebbero essere esclusi i 23 milioni di abitanti di Taiwan: il diritto alla salute è universale!


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Sono considerevoli i progressi già realizzati dalla Repubblica di Cina in Taiwan in campo sanitario, tra cui figurano un'aspettativa di vita tra le più elevate in Asia, tassi di mortalità materna ed infantile paragonabili a quelli dei paesi occidentali, l'eliminazione di malattie infettive quali il colera, il vaiolo e la peste. Inoltre, Taiwan è stato il primo paese della regione ad aver debellato la poliomielite e ad aver somministrato ai bambini il vaccino contro l'epatite B.
Taiwan offre da molti anni assistenza concreta a numerose nazioni in via di sviluppo (in Africa, in America latina e nell'Asia-Pacifico) con efficaci programmi di cooperazione in campo sanitario, sociale ed anche educativo, oltre che economico e produttivo. Inoltre, fornisce aiuto finanziario a molti paesi colpiti da terremoti e da altre catastrofi naturali.
A Taiwan è stata costituita la «Fondazione Carlo Urbani» (giustamente ricordato anche questa sera), dotata di 8,8 milioni di dollari per lo studio e la ricerca di profilassi contro le malattie infettive, in memoria della prematura morte del nostro eroico ricercatore. Sono rimasto molto colpito dalle parole della moglie di Carlo Urbani, che ha raccontato quanto il marito credesse nel diritto alla salute e nella necessità di impegnarsi senza riserve affinché le cure mediche non conoscano confini né politici né fisici.
Taiwan ha manifestato più volte negli ultimi anni la volontà di fornire assistenza finanziaria e tecnica ai programmi di aiuti internazionali ed alle attività sanitarie sostenute dall'Organizzazione mondiale della sanità e molti progetti sostenuti da Taiwan sono operativi in aree poverissime del pianeta afflitte da malattie infettive terribili.
Con la risoluzione n. 7-00124 del luglio 2002, approvata all'unanimità, la Commissione affari esteri della Camera dei deputati aveva impegnato il Governo a sostenere, nell'ambito di tutte le sedi opportune ed in coordinamento con gli altri paesi dell'Unione europea, la richiesta di Taiwan di partecipare all'Organizzazione mondiale della sanità con lo status di osservatore, in qualità di entità sanitaria.
Con la mozione in discussione vogliamo richiamare il Governo a questo impegno in un contributo corale, consapevoli che la sicurezza, la cooperazione e una reale sinergia di intenti in un'ottica di multipolarismo sono strumenti essenziali per assicurare pace e sviluppo al mondo.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali della mozione.
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
Il seguito del dibattito è pertanto rinviato ad altra seduta.

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