Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 460 del 3/5/2004
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Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Foti e Ghiglia; Paroli ed altri: Disposizioni in materia di contributi e di affidamento di servizi alle associazioni di protezione ambientale (2766-3440) (ore 16,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Foti e Ghiglia e Paroli ed altri: Disposizioni in materia di contributi e di affidamento di servizi alle associazioni di protezione ambientale.
Avverto che lo schema recante le ripartizioni dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2766-3440)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Pinto.

MARIA GABRIELLA PINTO, Relatore. Signor Presidente, la VIII Commissione propone all'Assemblea l'approvazione del testo unificato delle proposte di legge n. 2766 e n. 3440, che dispone in materia di contributi e di affidamento di servizi alle associazioni di protezione ambientale.
Con il testo unificato in esame si offre al Parlamento l'opportunità di operare un reale intervento di riforma. Le poche ma significative disposizioni raccolte nei tre articoli della proposta di legge hanno, infatti, una duplice finalità.
In primo luogo, si tratta di riconoscere, in maniera ancora più forte di quanto non faccia la legislazione vigente, il ruolo che in una moderna politica ambientale hanno gli strumenti volontari, i quali, in una visione liberale e positiva del rapporto fra cittadino ed istituzioni, devono progressivamente sostituire quelli regolamentativi e coercitivi. Fra gli strumenti essenziali di questa moderna politica ambientale, basata sulla spontanea adesione (ma guidata da una saggia e discreta azione pubblica) dei cittadini e delle imprese a comportamenti virtuosi, una rete pluralista di libere associazioni volontarie può avere un ruolo centrale.
La proposta di legge in esame, pertanto, ha prima di tutto questa finalità: rafforzare quella radice educativa e formativa che le associazioni di protezione ambientale rappresentano e sulla cui base le regole giuridiche assumono valore e significato.
La seconda finalità del provvedimento ha un contenuto politico non meno rilevante, che può riassumersi con il termine «trasparenza». Il Parlamento, infatti, deve poter conoscere una situazione che non sembra essere stata sempre caratterizzata da una completa trasparenza ed equità. Questa finalità è importante quanto la prima, perché se le associazioni ambientaliste si alleano con le burocrazie in una specie di patto ipocrita per la difesa dell'ambiente, il libero associazionismo ambientalista


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si trasforma impercettibilmente, ma in maniera irreversibile, in professionismo ambientalista.
Per questi motivi, si propone all'Assemblea l'approvazione del testo unificato, frutto della fusione di due proposte di legge di iniziativa parlamentare, il cui esame in sede referente si è concluso al termine di una significativa attività istruttoria.
L'VIII Commissione ha iniziato l'esame preliminare della sola proposta di legge n. 2766, di iniziativa dei deputati Foti e Ghiglia, nella seduta del 24 luglio 2002.
In quell'occasione, sono stati sollevati, soprattutto da rappresentanti dei gruppi di opposizione, alcuni profili problematici in relazione al provvedimento. In particolare, si è avanzata la richiesta di approfondire la questione della presunta illegittimità costituzionale degli interventi proposti, nonché il problema del regime giuridico e fiscale delle stesse associazioni ambientaliste, ormai quasi integralmente «transitate» allo stato di associazioni no profit o di ONLUS.
Dopo una serie di ulteriori sedute dedicate all'esame preliminare (che, nel complesso, si è concentrato in quattro sedute), in cui sono stati anche forniti alcuni chiarimenti di merito circa la proposta di legge n. 2766, è stata nel frattempo assegnata all'VIII Commissione la proposta di legge n. 3440, di iniziativa del deputato Paroli ed altri, recante disposizioni per la promozione delle attività delle associazioni di protezione ambientale e per garantire la pubblicità dei servizi loro affidati dallo Stato. Poiché la suddetta proposta di legge verteva sulla medesima materia della proposta n. 2766, nella seduta dell'8 aprile 2003 si è pertanto proceduto, ai sensi dell'articolo 77, comma 1, del regolamento, al loro esame in abbinamento.
Nella stessa seduta, peraltro, l'VIII Commissione ha deliberato di nominare, ai sensi dell'articolo 79, comma 9, del regolamento, un Comitato ristretto, anche al fine di valutare la possibile unificazione dei due progetti di legge, nonché per consentire l'ulteriore svolgimento dell'istruttoria legislativa e la formulazione di proposte relative al testo degli articoli.
Nell'ambito dello stesso Comitato ristretto, che ha effettuato tre riunioni, si è svolta una audizione informale di rappresentanti delle associazioni ambientaliste, in cui la Commissione ha potuto verificare dai diretti interessati gli orientamenti sulle proposte di legge in esame.
In tale audizione informale, peraltro, sono emerse posizioni piuttosto diversificate, nel senso che, accanto a voci fortemente critiche, sono state rappresentate anche posizioni favorevoli ai provvedimenti e, infine, orientamenti che, nel condividere lo spirito e le finalità delle proposte di legge, suggerivano il perseguimento di altri strumenti normativi.
In conclusione, la maggioranza dei deputati in seno al Comitato ristretto ha convenuto sull'opportunità di predisporre un testo unificato, che è stato adottato come testo base per il seguito dell'esame in sede referente, nella seduta della Commissione del 23 luglio 2003.
Dopo che, in un'ulteriore seduta, la Commissione ha svolto l'esame degli emendamenti, il testo è stato trasmesso ai pareri delle competenti Commissioni permanenti. La I Commissione ha espresso parere favorevole; la XIV Commissione ha formulato il «nulla osta» all'ulteriore corso del provvedimento. La V Commissione, nell'esprimere parere favorevole, ha posto una condizione ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, che è stata testualmente recepita nel corso del seguito dell'esame in sede referente.
Al termine dell'esame in sede referente, l'VIII Commissione ha pertanto deciso di proporre all'Assemblea, con alcune limitate modifiche, il testo unificato delle proposte di legge n. 2766 e n. 3440 che si compone di tre articoli.
Con il primo articolo si dispongono misure per la promozione e il riconoscimento dell'attività delle associazioni di protezione ambientale, prevedendo, in particolare, che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio promuove e favorisce l'attività posta in essere dalle stesse associazioni di protezione ambientale


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a carattere nazionale, riconosciute ai sensi della legge 8 luglio 1986, n. 349, e successive modificazioni.
Lo stesso articolo 1 prevede inoltre disposizioni finalizzate a garantire la trasparenza nell'affidamento di contributi, incarichi e servizi alle predette associazioni ambientaliste, stabilendo altresì alcune norme procedurali per assicurare il perseguimento del principio di pubblicità.
All'articolo 2, inoltre, si autorizza il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio a ricorrere, per l'affidamento alle associazioni di protezione ambientale di servizi ai sensi dell'articolo 1, a procedure di evidenza pubblica anche nel caso in cui il corrispettivo di tali servizi sia inferiore alla soglia minima comunitaria (determinata ai sensi dell'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 157).
Infine, l'articolo 3, attribuisce al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio il compito di indicare, nella relazione sullo stato dell'ambiente di cui all'articolo 1, comma 6, della legge 8 luglio 1986, n. 349, l'ammontare dei contributi erogati alle associazioni di protezione ambientale di cui all'articolo 1 e il relativo stato di utilizzo, nonché l'attuazione dei programmi per i quali i medesimi contributi sono stati attribuiti.
Si tratta, in sostanza, di norme che si propongono di raggiungere i due obiettivi prioritari citati nella premessa della presente relazione e che, a giudizio della maggioranza della Commissione, non possono che essere condivisi dagli operatori del settore. La formulazione del testo unificato, peraltro, dovrebbe aver fugato ogni perplessità circa i profili di incostituzionalità del provvedimento (non riscontrabili neanche nel parere della I Commissione) e circa gli aspetti legati al regime giuridico-fiscale delle associazioni, che non è assolutamente posto in discussione dall'articolato del testo unificato, come confermato anche dai pareri delle Commissioni V e XIV.
In conclusione, nel ribadire una valutazione positiva sul testo unificato delle proposte di legge in esame, se ne auspica una rapida approvazione da parte della Camera.
Aggiungo che sono stati presentati alcuni emendamenti, che saranno valutati domani in sede di Comitato dei nove e che certamente potranno essere utili per il miglioramento del testo proposto.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

ROBERTO TORTOLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio. Signor Presidente, il Governo condivide la ratio di questo provvedimento; si confermano altresì le perplessità espresse fin dall'inizio sui suoi aspetti finanziari, che presentano evidenti lacune, presenti anche nella stesura finale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vigni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO VIGNI. Signor Presidente, nel leggere il titolo del provvedimento al nostro esame, «Disposizioni in materia di contributi e di affidamento di servizi alle associazioni di protezione ambientale», potremmo immaginarci di essere di fronte ad una legge di sostegno alle stesse associazioni. Al contrario, se si analizza il contenuto, ci si rende conto che siamo di fronte al suo esatto contrario, ovvero ad un provvedimento ispirato da sentimenti di ostilità e diffidenza verso le associazioni ambientaliste stesse. Tale sentimento viene tradotto con norme in parte superflue, in parte a carattere vessatorio e, per certi aspetti, con vincoli che non esito a definire di natura burocratica e illiberale.
L'articolo 1 appare quantomeno bizzarro, in quanto prevede le modalità di erogazione di contributi statali alle associazioni ambientaliste. Lo definiamo bizzarro perché, da almeno un decennio, le associazioni ambientaliste non ricevono contributi stabili o a fondo perduto da parte dello Stato, né questo provvedimento ne prevede il ripristino. Dunque, risulta quantomeno curioso la preoccupazione di


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regolare con così tanta premura qualcosa che non esiste e che non è previsto dalla normativa vigente.
Si vogliono, invece, regolare le modalità di erogazione dei contributi pubblici a fronte della prestazione di servizi o della realizzazione di specifici progetti da parte dell'associazionismo? Va benissimo, ma si entra nel campo delle regole per gli appalti di servizi, che è già regolato.
Riproponiamo dunque le domande che abbiamo già formulato nel corso dell'esame in Commissione: perché si stabiliscono norme speciali e più rigide per le associazioni ambientaliste, rispetto alle altre ONLUS? Perché si vuole creare una disparità di trattamento fra le associazioni ambientaliste e il cosiddetto «terzo settore»? Occorre fare attenzione, in quanto tale discrimine potrebbe presentare perfino profili di incostituzionalità.
Vi sono altre norme che appaiono ancora più sconcertanti. Mi riferisco, ad esempio, al comma 3 e al comma 5 dell'articolo 1, che prevedono un ruolo diretto di controllo della Corte dei conti sui bilanci delle associazioni ambientaliste. Verrebbe da dire che solo nei paesi del socialismo reale si poteva immaginare una norma del genere! La Corte dei conti ha il compito di vigilare sui conti della pubblica amministrazione: non si è mai visto che libere associazioni di cittadini debbano rendere conto - mi si perdoni il bisticcio di parole - alla Corte dei conti! È sufficiente e doveroso che esse rendano conto all'amministrazione che eroga un corrispettivo finanziario in cambio di prestazioni e servizi. Ciò è doveroso, ma altra cosa è chiamare in causa la Corte dei conti, che non ha e non può avere tali funzioni.
Un ulteriore esempio riguarda l'articolo 2, relativo all'affidamento di servizi. Il provvedimento suggerisce di fatto che il Ministero ricorra a gare per l'affidamento di servizi anche quando il valore delle prestazioni sia inferiore alla soglia minima comunitaria. Leggendo tale norma, sembrerebbe che la maggioranza abbia particolarmente a cuore la concorrenza, perfino più dell'Unione europea. Si tratta tuttavia della stessa maggioranza e dello stesso Governo che sugli appalti di lavori pubblici hanno drasticamente ridotto la concorrenza, che ogni giorno eludono l'obbligo delle gare, facendo ricorso agli affidamenti diretti - come è avvenuto nel caso dei lavori per l'alta velocità ferroviaria, con norme indecenti per le quali l'Italia è stata sottoposta a un procedimento di infrazione e rischia di perdere i finanziamenti per le reti europee -, e che ha ripetutamente violato le norme comunitarie sugli appalti, abusando dello strumento dell'ordinanza di protezione civile anche per opere ed eventi che nulla hanno a che vedere con la protezione civile e determinando anche in tal caso una procedura di infrazione.
Appare dunque curioso questo zelo a senso unico: se occorre affidare grandi affari, come i lavori per l'alta velocità ferroviaria, per miliardi di euro, si può fare a meno della concorrenza e delle gare; se occorre decidere, ad esempio, chi si deve occupare della salvaguardia di specie animali a rischio di estinzione, la concorrenza deve essere tutelata.
Ciò detto, sia chiaro che siamo fino in fondo dalla parte della trasparenza nel rapporto fra lo Stato e tutte le associazioni, ambientaliste e non; siamo dalla parte della trasparenza piena ed assoluta, dell'efficacia e del rigore nell'utilizzo dei contributi pubblici. Ma tali obiettivi devono essere conseguiti con regole uguali per tutti, chiare e semplici. Nel caso di specie, ci troviamo invece di fronte a regole che introducono una discriminazione tra le associazioni ambientali e le altre associazioni senza scopo di lucro e ad un appesantimento burocratico inutile se non vessatorio.
A dire il vero, dubbi analoghi sembrano esservi anche nelle file della maggioranza, se è vero, ad esempio, che l'onorevole Lupi, nel corso della dichiarazione di voto, pur favorevole, resa a nome del suo gruppo in Commissione, ha evidenziato il rischio che le disposizioni oggetto del provvedimento possano determinare un'eccessiva burocratizzazione, andando nella direzione opposta agli originari intenti


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di trasparenza e semplificazione dei rapporti tra Stato e associazioni ambientaliste. A tale riguardo, l'onorevole Lupi di Forza Italia invitava ad una approfondita riflessione nel corso dell'esame del provvedimento in Assemblea. È esattamente quanto anche noi ci auguriamo.
Vogliamo sperare che la maggioranza e il Governo si rendano conto dell'errore che stanno commettendo, perché in questo caso non si sta affatto semplificando né rendendo più trasparente il rapporto tra lo Stato e le associazioni ambientaliste, ma lo si sta complicando e burocratizzando con norme, ripeto, inutili oppure di carattere vessatorio. Speriamo dunque che la maggioranza e il Governo si rendano conto di questo errore, che lo correggano e che siano disponibili quanto meno a modificare il testo.
Gli emendamenti che abbiamo presentato vanno esattamente nella direzione di eliminare ogni forma di burocratizzazione e di discriminazione, per stabilire regole chiare e semplici nel rapporto tra lo Stato e le associazioni ambientaliste, regole che rendano questo rapporto trasparente ed efficace. Altrimenti, se il testo dovesse rimanere così com'è, saremmo di fronte all'ennesimo pessimo provvedimento del centrodestra in materia ambientale. Viene da dire che già ce ne sono stati fin troppi, dalla legge delega, che da due anni sta paralizzando tutta la legislazione ambientale, al condono edilizio, che ha favorito la ripresa dell'abusivismo, dalla drastica riduzione dei finanziamenti per la tutela dell'ambiente e del territorio fino al commissariamento politico di molti parchi. Cercate almeno di evitare questa ennesima brutta figura! Cerchiamo, tutti insieme, almeno di evitare questo ennesimo danno.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, se non sbaglio, oggi - o comunque in questi giorni - questo Governo raggiunge un grande traguardo: quello di essere il governo più longevo della Repubblica. Qualcuno di noi avrebbe potuto auspicare che l'esame di questo provvedimento, che reca disposizioni in materia di contributi e di affidamento di servizi alle associazioni di protezione ambientale, fosse un modo per festeggiare questa longevità, anche con una inversione della rotta che ha segnato l'azione del Governo in questi anni, che si è distinta per una serie di provvedimenti a tutela innanzitutto di coloro che hanno trasgredito le regole dello Stato e del civile convivere tra i cittadini, a cominciare dai provvedimenti che riguardano la tutela di coloro che hanno esportato capitali all'estero, evadendo le tasse (Commenti del sottosegretario Tortoli)... Eh lo so, caro rappresentante del Governo, ne avete fatti di peggio! Questo è uno dei più piccoli, però lo avete fatto! Noi ci auguriamo che, magari nello scorcio della legislatura, negli spiccioli che rimangono, riuscirete a caratterizzarvi anche per qualcosa di meglio. Se sarete in grado di farlo, sicuramente ve ne daremo atto; per il momento, vi siete distinti, come ricordava il collega Vigni, per decine di condoni e per una politica che è tutta volta a tutelare innanzitutto gli interessi di pochi, che spesso hanno truffato lo Stato, invece di tutelare gli interessi dei tanti che spesso, aderendo alle iniziative delle associazioni ambientaliste, magari hanno anche sostituito lo Stato in tante occasioni.
Ma questa è la realtà con la quale ci misuriamo, caro sottosegretario, ed è la realtà del vostro operare, che prosegue per certi versi in un'azione ormai distinta da anni in questo paese. Il modus operandi del Governo è ben ravvisabile nelle argomentazioni contenute nella relazione al provvedimento, argomentazioni che non appaiono affatto convincenti e che sono invece riconducibili a forme di provocazione politica più che a vere ed effettive motivazioni che forniscano una giustificazione o un presupposto reale per l'elaborazione di questo testo. La validità di questo provvedimento è anche tutta racchiusa nelle parole che lei ha pronunciato, signor sottosegretario, e delle quali sicuramente si occuperà - ne sono convinto -


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il collega Boccia domani, a proposito dei problemi relativi alla copertura finanziaria di questo provvedimento...

ROBERTO TORTOLI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio. Non ho detto questo!

ROBERTO GIACHETTI. Mi è parso di intendere questo ma lei, signor sottosegretario, sicuramente avrà modo, essendo persona loquace - nel senso che prende spesso la parola e ci allieta con le sue considerazioni -, di farlo domani e di consentirci di comprendere meglio il senso delle sue stringate parole, che tuttavia potevano essere interpretate in questo senso.
Come ha sostenuto il relatore, si dice di voler perseguire due obiettivi. Il primo è relativo al riconoscimento del ruolo e degli strumenti volontari, sempre più proiettati a sostituire quelli coercitivi, nell'ambito di una politica ambientale moderna, in cui la semplicità e la trasparenza siano in grado di «smontare» il legame tra burocrazia e degrado ambientale, dove la prima sembrerebbe essere la causa madre del verificarsi del secondo aspetto.
La seconda finalità del provvedimento, invece, come testè ribadito dal relatore, è sempre all'insegna di questa esigenza di trasparenza, in nome della quale al Parlamento viene richiesto di intervenire sulla base del presupposto per cui alcune storiche associazioni ambientaliste che operano a stretto contatto con la burocrazia ministeriale, e che con essa hanno da anni un canale privilegiato, vorrebbero unicamente difendere i propri interessi di bottega e non ricavano alcun vantaggio dall'allargamento del panorama ad altre realtà del terzo settore, in un contesto in cui tali associazioni opererebbero attraverso sistemi degni dell'appartenenza - come dire - ad una «cosca criminale».
D'altra parte, le parole della relatrice, che ha richiamato perfettamente l'intervento già svolto in Commissione, vanno coniugate con quelle riportate nella relazione al provvedimento in esame, secondo la quale la seconda finalità (la prima non si comprende bene, ma la seconda è chiara) del testo unificato delle proposte di legge - leggo testualmente dalla relazione - «(...) ha un contenuto politico non meno rilevante, che può riassumersi con il termine di trasparenza. Il Parlamento, infatti, deve poter conoscere una situazione che non sembra essere stata sempre caratterizzata da una completa trasparenza ed equità. Questa finalità è importante quanto la prima, perché se le associazioni ambientaliste si alleano con le burocrazie in una specie di ipocrita patto per la difesa dell'ambiente, allora il libero associazionismo ambientalista si trasforma impercettibilmente - ma in maniera irreversibile - in professionismo ambientalista (...)».
Vorrei chiedere ai colleghi che hanno presentato le originarie proposte di legge, alla stessa relatrice e al Governo: di chi state parlando? A chi fate riferimento? Fate nomi e cognomi: vi riferite al WWF, a Greenpeace, a Legambiente, oppure a Fare Verde o agli Amici della terra? A chi vi riferite? È facile lanciare parole tanto per dirle, come spesso fate e come ha fatto anche il vostro illustre Presidente del Consiglio, che ha pensato bene, un giorno, di alzarsi e dire che i politici sono, sostanzialmente, tutti ladri! Credo che la magistratura stia facendo qualche passo in tal senso per verificare se egli abbia modo di spiegare le sue affermazioni e le prove che certamente avrà; ma voi, anziché seguire lo stesso stile e lanciare parole «così», tanto per dirle, forniteci elementi concreti! Vi sono delle «combutte»? Allora, recatevi dalla magistratura, andate a spiegarle ed usate i normali canali di azione, ma non mettete in piedi un provvedimento - e lo dirò alla fine del mio intervento - che persegue esattamente l'obiettivo opposto!
Con riferimento al provvedimento in esame, infatti, la sensazione è che si voglia «normalizzare», anziché creare trasparenza. È questa la realtà. Le associazioni ambientaliste, in base alla legge, caro sottosegretario e cara relatrice, hanno bilanci pubblici, che sicuramente al momento non sono stati ancora oggetto di scandalo, come forse è accaduto per altri bilanci, per i quali magari sono stati varati provvedimenti


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per tutelare coloro che li hanno violati. Ciò ancora non è accaduto: tali bilanci sono pubblici, sono consultabili e sono oggetto dell'azione che ha coinvolto decine di migliaia di cittadini in un ruolo spesso sostitutivo delle assenze del Governo! Purtroppo, queste sono le finalità che intende raggiungere il provvedimento in esame.
Si sostiene, infatti, di voler perseguire due obiettivi, ed abbiamo visto quali siano. Entrambe le argomentazioni sono opinabili, a mio avviso. Non contestiamo certamente la finalità ultima del ragionamento generale sotteso al provvedimento in esame, ovvero l'esigenza di trasparenza, di chiarezza e di semplificazione nei rapporti tra i diversi soggetti coinvolti. Ma, ad esempio, non riteniamo che il nesso che si vuole tracciare, tra gli scempi ambientali e la cosiddetta burocrazia dei partiti sia la motivazione decisiva della realizzazione, in Italia di forme di degrado in ben altri contesti, che dovreste conoscere.
Per quanto concerne il secondo punto, l'idea secondo la quale esisterebbe una lobby di associazioni storiche facenti parte dell'organo preposto al riconoscimento di nuove associazioni (il Consiglio nazionale dell'ambiente), al cui interno tali soggetti godrebbero di una sorta di potere assoluto, si scontra con il numero cospicuo di associazioni riconosciute conseguenti all'aspettativa di finanziamenti pubblici. Di tali situazioni ce ne sono tantissime e decise proprio nel suddetto Consiglio, ove si dovrebbe garantire la loro sopravvivenza.
Tra l'altro, il Consiglio nazionale dell'ambiente è un organo che da cinque anni - e sottolineo cinque anni - non si riunisce; forse, sarebbe utile a questo punto prendere in considerazione - quale grande intervento riformatore, al pari delle norme previste in questo provvedimento - l'idea di scioglierlo. Un organo che non si riunisce da cinque anni, forse, sarebbe utile scioglierlo!
Nella fattispecie, ritengo che si capovolga una prospettiva, consolidata, che vede le associazioni ambientaliste impegnate in prima linea in tante battaglie importanti e meritorie; più volte, nell'ambito di una materia globale di tale peso, queste associazioni hanno offerto un contributo determinante alla salvaguardia del territorio, denunciando abusi e scempi spesso reiterati, affiancandosi alle istituzioni in questo delicato impegno.
Si capovolge, dunque, tale presupposto elaborando un testo come quello in esame, che non solo dà luogo ad evidenti discriminazioni quanto alle modalità di affidamento di servizi tra le associazioni ambientaliste e, ad esempio, le altre onlus, penalizzando incomprensibilmente le prime, ma, quel che è peggio, pretende di regolamentare la disciplina dei rapporti tra lo Stato e il terzo settore attraverso criteri di valutazione e disposizioni vessatori e restrittivi nei confronti delle associazioni ambientaliste, intervenendo con misure parziali e arbitrarie sull'una e l'altra associazione.
È necessario, tra l'altro, precisare che le associazioni ambientaliste non ricevono - come ricordava poco fa il collega Vigni - alcun contributo stabile, avendo goduto di contributi specifici su attività progettuali rientranti nelle finalità del Ministero dell'ambiente e, comunque, rispondenti ai programmi richiesti. In altre parole, il testo unificato in esame prevede la concessione di contributi per la realizzazione di specifici progetti, come già avviene ora, ma sostenendo che ciò verrà regolato secondo tipologie e criteri da definire successivamente.
A questo punto, torniamo alla considerazione iniziale, al modus operandi tipico di molti provvedimenti già approvati da questo Parlamento e dalla sua maggioranza, rimandando ad atti successivi ciò che invece dovrebbe essere stabilito nel momento stesso in cui si affronta l'esame di una proposta di legge. Il sistema di elaborare proposte e di definire gli strumenti operativi soltanto in un secondo tempo, non conoscendo mai esattamente il «quando», è un altro metodo classico dell'attività legislativa di questo Governo. Voi cancellate quello che c'è e che fino ad ora ha funzionato e, come avete fatto in tante altre occasioni (il collega Vigni ricordava


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il provvedimento in materia di delega ambientale) fate rinvio ad un momento che non si sa quando arriverà; nel frattempo, gettate nel panico ed alterate un equilibrio che non ha mai dato segnali di difficoltà, salvo che ai vostri occhi o ai vostri interessi.
L'articolo 2 del provvedimento, in materia di affidamento di servizi, testimonia quindi un intento fortemente penalizzante del ruolo e del contributo dato al terzo settore in generale. In buona sostanza, voi fate il contrario di ciò che il buonsenso richiederebbe, ovvero sia esaltare il terzo settore, semplificare le procedure nei rapporti con lo Stato, garantire regole di trasparenza ed evidenza pubblica. In altre parole, alleggerire e snellire la disciplina, non irrigidirla e stravolgerla con disposizioni inique e, peraltro, infruttuose sul piano pratico. La stessa formulazione del comma 2 dell'articolo 1 del testo unificato, sembra essere in contraddizione con le norme vigenti in tema di appalti, almeno per quanto riguarda la fornitura dei servizi.
Il punto debole di tutta l'operazione posta in essere con il provvedimento in esame risiede proprio nella disciplina per l'affidamento di servizi, che crea una discriminazione evidente tra le associazioni ambientalistiche e quelle che si occupano di altri settori. E nel momento in cui si intende operare - con propositi riformatori - in una materia così complessa, occorre preoccuparsi affinché il principio di equità, che si vuole perseguire, non venga, di fatto, sconfessato dall'applicazione di una misura discriminatoria nei confronti degli stessi soggetti operanti nel campo. In caso contrario, si porterebbe alle associazioni ambientaliste un attacco grave di cui, francamente, faticheremmo a comprendere il significato.
Per questo motivo, permanendo una simile impostazione, non potremo fare altro che esprimere un voto contrario sul testo al nostro esame, pur senza voler mettere in discussione la volontà di garantire massima trasparenza nella disciplina che regola il settore.
Anzi, noi riteniamo che, qualora si dovesse decidere di semplificare, sarebbe assolutamente necessario fissare precisi criteri di scelta degli eventuali progetti di ricerca e di tutela ambientale. In caso contrario, si determinerebbero forti disparità e si detterebbero regole che rischierebbero di essere eccessivamente discrezionali ed in contrasto con le legislazioni di altri paesi.
In conclusione, signor Presidente, come ho già detto all'inizio del mio intervento, più che un intento di trasparenza, sembra di poter cogliere una voglia di imbavagliare, di normalizzare, di condizionare o, forse, un'intenzione di ricattare: «Se dai troppo fastidio ...!».
Spero che le cose vadano diversamente. Ciò non toglie, purtroppo, che, anche quando vengono in rilievo provvedimenti che avrebbero potuto avere tutt'altre ambizioni, ci troviamo a confrontarci con norme e con argomentazioni misere e, soprattutto, con l'assenza di quella concretezza e di quell'iniziativa da cui potrebbe trarre giovamento un mondo attento non soltanto ai problemi ambientali, ma a tutta la nostra società (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali della mozione.

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