![]() |
![]() |
![]() |
PRESIDENTE. L'onorevole Deiana ha facoltà di
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, vorrei innanzitutto premettere al ministro Giovanardi che la nostra non è una domanda di sciacallaggio, non è ispirata alla nostra tradizionale fedeltà al dettato costituzionale in materia di difesa. Dal Corriere della Sera di due o tre giorni fa abbiamo appreso, attraverso le testimonianze dirette di alcuni soldati e le dichiarazioni del generale Chiarini, che la battaglia dei ponti a Nassiriya tra i militari italiani e i miliziani di Moqtada Al Sadr è stata ben più cruenta di quanto risultasse dall'informazione che il ministro Frattini ha dato in aula.
PRESIDENTE. Il ministro per il rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Onorevole Deiana, le do atto volentieri che l'accusa di sciacallaggio non era rivolta a lei. Precisato che sicuramente non ce l'avevo con lei, le fornisco, qui di seguito, alcuni elementi di valutazione redatti per la risposta alla sua interrogazione. La risoluzione n. 1511, che legittima il nostro intervento, adottata all'unanimità dal Consiglio di sicurezza dell'ONU, ha sancito la vocazione umanitaria della missione, finalizzata alla restituzione dell'esercizio dei poteri agli iracheni in una cornice di integrità territoriale del paese e di effettività della sua sovranità.
dei rifornimenti e di aiuti alla popolazione civile. I militari italiani sono intervenuti sulla base di direttive generali emanate dal comando e sono stati costretti - ripeto: costretti - a rispondere al fuoco per difendersi da violenti ed indiscriminati attacchi sferrati da miliziani che venivano fuori da Nassiriya, i quali si opponevano al ripristino della libera circolazione e del controllo della zona da parte delle autorità costituite e della polizia locale. Essi hanno agito in conformità alle regole di ingaggio, che prevedono un uso della forza necessario e proporzionale all'offesa - il diritto all'autodifesa -, attenendosi al mero compimento del loro dovere a fronte della minaccia costituita dalle armi leggere e pesanti (quali mitragliatrici, lanciarazzi anticarro e mortai) utilizzate dai miliziani ed hanno deliberatamente evitato l'impiego di armi quali i mortai per scongiurare perdite fra i cittadini disarmati.
PRESIDENTE. L'onorevole Deiana ha facoltà di
ELETTRA DEIANA. Signor ministro, lei mi ha comunque accusato di avere compiuto un atto di sciacallaggio: io non ho messo sul banco degli imputati le Forze armate ed il contingente italiano, ma - la cosa è assolutamente diversa - il Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Deiana...
ELETTRA DEIANA. Concludo, Presidente. Il generale non aveva ricevuto l'ordine formale di accogliere i marines americani. Se vi fosse stato l'ordine e non una interlocuzione amichevole tra i militari italiani e quelli americani, il generale Chiarini avrebbe dovuto accogliere i marines che entravano a Nassiriya, armi alle mani, per snidare i miliziani.
PRESIDENTE. Vi prego di attenervi ai tempi regolamentari.
Lo stesso generale Chiarini ha detto che, per quanto riguarda i morti, non è stato possibile contarli. Non c'è stata alcuna smentita né da parte del Governo né da parte delle gerarchie militari. La domanda che le rivolgiamo, signor ministro, è se le testimonianze e le dichiarazioni provenienti da fonti militari non contraddicano apertamente la supposta natura umanitaria della missione. Questa è la prima domanda.
La seconda domanda è: che cosa aspetta il suo Governo a mettere a disposizione del Parlamento i video integrali che documentano i fatti avvenuti?
Il contingente italiano fa parte di una forza multinazionale intervenuta in Iraq - soltanto successivamente all'evento bellico e su appello delle Nazioni Unite - con compiti protettivi e difensivi, per garantire quelle condizioni di sicurezza e di stabilità necessarie alla ricostruzione di tale paese.
L'azione condotta dai nostri militari il 6 aprile scorso ha avuto proprio lo scopo di ripristinare le condizioni di stabilità, di ordine pubblico e di libera circolazione necessarie per assicurare il normale afflusso
Le testimonianze dei militari impegnati in Iraq riportate in un articolo apparso sul Corriere della Sera non contraddicono la natura della missione alla quale essi partecipano, che è quella di contribuire alla stabilità ed alla sicurezza del paese e di assicurare assistenza al popolo iracheno, così come richiesto espressamente dalle Nazioni Unite.
Infine, in relazione ad un esposto-denuncia presentato alla Procura militare della Repubblica di Roma da alcuni parlamentari, tutta la documentazione e le informazioni sugli eventi in parola sono coperte dal segreto di indagine e sono all'attenzione della citata autorità giudiziaria, nonché di quella ordinaria di Roma, per i reati commessi contro gli appartenenti alle Forze armate. A tal fine, l'amministratore militare fornisce agli inquirenti ogni possibile e fattiva collaborazione in merito all'accaduto.
Desidero aggiungere un caldo ringraziamento ai militari italiani per il loro comportamento, altamente professionale, per il loro coraggio e per il rispetto dei civili da loro dimostrato. Inoltre, ribadisco che questo Governo sta dalla parte dei militari italiani.
È con un certo imbarazzo - debbo dirlo - che rispondo ad atti di sindacato ispettivo le cui finalità sono di mettere sul banco degli accusati quanti hanno esercitato soltanto un diritto di difesa e di strumentalizzare dichiarazioni come quelle rese dai nostri comandanti, che sono state piene di buonsenso e di umanità anche nei confronti di coloro che li hanno attaccati.
Il contingente militare obbedisce agli ordini di questo Governo, che è responsabile di tutto ciò che succede in Iraq, compreso il fatto che i militari italiani abbiano dovuto rispondere agli ordini del comando inglese e, quindi, dei capi dell'occupazione militare dell'Iraq. Il fatto che il contingente italiano sia agli ordini degli anglo-americani è una responsabilità gravissima del suo Governo, caro ministro Giovanardi!
Poiché fate propaganda politica cercando di far leva sui sentimenti nazionali, rigirati in senso nazionalistico e patriottardo - neanche patriottico -, bisogna rimettere ogni cosa al suo posto: la risoluzione n. 1511 non sancisce la missione umanitaria, ma l'occupazione anglo-americana; sancisce l'occupazione, riconosce che c'è un occupazione militare e richiama gli obblighi dei paesi occupanti. Per quanto concerne i militari italiani, questi non stanno ripristinando alcunché: non possono, non è nelle loro possibilità umane, perché in Iraq si assiste ad una situazione di devastazione terribile, ad un'escalation violentissima che distrugge qualsiasi possibilità di costruire un minimo di tessuto sociale ed istituzionale. In Iraq, la presenza è meramente militare e sempre più costretta a rispondere ad una logica militare.
Leggendo i giornali, siamo venuti a conoscenza che il generale Chiarini ha dovuto fronteggiare la pretesa degli americani di andare a snidare alcuni esponenti delle milizie di Al Sadr.
Tutto questo è responsabilità gravissima del suo Governo, che ci ha trascinato in una guerra che definisco infame (Applausi del deputato Vertone)!