Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 443 del 23/3/2004
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(Esame dell'articolo 15 - A.C. 310 ed abbinati-E)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 310 ed abbinati-E sezione 11).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI, Relatore per la maggioranza (VII Commissione). Signor Presidente, il parere delle Commissioni è contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 15.

PRESIDENTE. Il Governo?


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MAURIZIO GASPARRI, Ministro delle comunicazioni. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, desidero richiamare l'attenzione dei colleghi sull'importanza di questo articolo e del mio emendamento 15.10.
Onorevoli colleghi, la questione riguarda tutto il sistema industriale italiano! Qui c'è il cuore delle osservazioni prospettate dal Presidente della Repubblica, cioè la richiesta di un sistema più aperto: non di un sistema contro qualcuno, ma di un sistema di mercato che si ispiri alle regole dell'Europa e che consenta una concorrenza ed una competizione reali. Questo è l'articolo che ha richiamato l'attenzione delle autorità di garanzia in Europa ed in Italia. Questo è l'articolo che chiama in causa la normativa antitrust e la necessità che in un sistema convivano più imprese, più agenzie, più produttori, più autori.
Come ha autorevolmente affermato il professor Tesauro, corriamo il rischio di avere una legge che di antitrust ha solo il nome. Sapete che questo articolo è stato oggetto delle osservazioni della Federazione degli editori, il cui presidente, Luca Cordero di Montezemolo, ha segnalato il rischio che si crei un sistema di imprese che premi solo pochissime aziende (le quale raccolgono tutte le risorse pubblicitarie) e metta ai margini centinaia di imprese italiane.
Questo è un articolo che riguarda l'industria nazionale e la sua proiezione europea. Allora, onorevoli colleghe e colleghi, voi avete già espresso in altre occasioni un voto serio ed attento, non di parte: esprimete un voto che recepisca lo spirito e la lettera, come hanno dichiarato alcuni rappresentanti del centrodestra, delle indicazioni provenienti dalle istituzioni italiane! Correggere questo articolo non significa affossare il progetto di legge, ma significa aprire una discussione di merito seria e dare un'opportunità a migliaia di imprese italiane.
Questo è un articolo fondamentale, essenziale. Presidente Casini, approfitto della presenza di tanti rappresentanti del Governo (il ministro Urbani, il sottosegretario Bonaiuti, il ministro Tremonti) per rivolgermi allo stesso ministro per i beni e le attività culturali: lei sa qual è il rischio dell'articolo 15? Oggi sarà approvato velocemente per aggirare la sentenza della Corte costituzionale, un testo di legge che non tiene conto delle richieste, non dico dell'Europa, ma di una vasta platea di aziende e di imprese italiane, non solo della televisione - come lei sa -, ma anche del cinema, della fiction, dell'audiovisivo, del libro, dell'editoria.
Colleghi, in Commissione abbiamo chiesto che, in sede di discussione del provvedimento in Assemblea, prima del voto almeno ci venisse detto quali sono le poste di bilancio previste dal Governo per la riforma dell'editoria libraria, ferma da otto mesi - e lei ne è a conoscenza, ministro - nei cassetti (mi riferisco anche ai provvedimenti sull'IRPEF e sull'IVA per le imprese dell'editoria italiana)! Lei sa che abbiamo votato un ordine del giorno che riguarda l'industria musicale? Non ci è stata data risposta.
Sottosegretario Bonaiuti, con quali risorse sarà finanziata la legge sulla fiction, sull'audiovisivo? Lei sa che al Senato un esponente di Forza Italia, il senatore Grillo, ha proposto l'istituzione di una Commissione d'indagine sulla pubblicità, rilevando la necessità di provvedimenti strutturali per il rilancio del sistema industriale. Come farete? Con quali soldi? Come risponderete, non all'opposizione, non alla sinistra, ma alla grande richiesta del comparto industriale e culturale italiano?
È un errore procedere in questo modo! Questo provvedimento si carica di aspettative, ma anche di livore sociale, di livore in tutte le altre imprese italiane. Vi è il rischio che il conflitto di interessi diventi l'unico elemento dominante dell'intero comparto industriale. È sbagliato, è rischioso.


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Affidate alla Corte costituzionale e ai tribunali di questo paese una nuova pagina, una via giustizialista al sistema della comunicazione. Delegate ad altri soggetti l'assetto di un grande comparto industriale e culturale.
Questa è la ragione per la quale mi permetto di chiedere, in primo luogo al Governo, di ritirare l'articolo 15, di dare un senso a quello che chiamate lo spirito repubblicano. Qual è lo spirito repubblicano? Il conflitto di interesse? Ma non è questa una grande materia di confronto? Non è questo il banco di prova per dimostrare che si vuole voltare pagina? Non è questa una grande questione che sta a cuore anche a molti di voi? Vi chiedo di fermarvi o di rispondere in merito ai provvedimenti, ai percorsi alternativi e paralleli di natura industriale che intendete assumere. Non chiudetevi in un fortino, non date la sensazione di non poter fare politica.
Per questo, vi chiedo, nello scrutinio palese ma anche in quello segreto, un voto di libertà di opinioni ma anche del mercato (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giulietti 15.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 538
Votanti 537
Astenuti 1
Maggioranza 269
Voti favorevoli 250
Voti contrari 287).

Avverto che le successive votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 15.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 537
Maggioranza 269
Voti favorevoli 253
Voti contrari 284).

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giulietti 15.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 538
Maggioranza 270
Voti favorevoli 253
Voti contrari 285).

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 15.315, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 534
Maggioranza 268
Voti favorevoli 244
Voti contrari 290).

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 15.316, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 536
Maggioranza 269
Voti favorevoli 250
Voti contrari 286).

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 15.318, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 538
Maggioranza 270
Voti favorevoli 249
Voti contrari 289).

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 15.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 533
Maggioranza 267
Voti favorevoli 247
Voti contrari 286).

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzo 15.307, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 536
Maggioranza 269
Voti favorevoli 246
Voti contrari 290).

Avverto che della serie di emendamenti a scalare da Titti De Simone 15.319 a Colasio 15.12 porrò in votazione soltanto il primo e l'ultimo.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 15.319, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 538
Maggioranza 270
Voti favorevoli 245
Voti contrari 293).

Prendo atto che l'onorevole Dorina Bianchi non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 15.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 538
Votanti 537
Astenuti 1
Maggioranza 269
Voti favorevoli 248
Voti contrari 289).

Prendo atto che l'onorevole Dorina Bianchi non è riuscita ad esprimere il proprio voto.


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Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 15.49, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 538
Maggioranza 270
Voti favorevoli 244
Voti contrari 294).

Prendo atto che l'onorevole Dorina Bianchi non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 15.401, che avrà luogo a scrutinio palese.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.

ANDREA COLASIO. Signor Presidente, penso sia importante soffermarsi un momento su questo emendamento, che era stato presentato in Commissione dal collega De Laurentiis, ma che - aihmé! - egli non ha ripresentato.
Perché penso sia importante? Come diceva il collega Giulietti, stiamo esaminando un articolo che definisce una conformazione competitiva o meno del nostro sistema radiotelevisivo. È evidente che stiamo affrontando un problema strategico che attiene alle regole, alle procedure e ai valori di un democrazia liberaldemocratica; conseguentemente, così com'è strutturato, l'articolo 15 - e il voto di molti colleghi (specie in occasione dello scrutinio segreto) lo ha denotato - lascia seri dubbi e perplessità sulla sua congruenza rispetto agli scopi perseguiti.
L'articolo 15 definisce una norma di tutela antitrust; però, voglio leggervi alcuni passaggi che ritengo significativi. Il presidente dell'Antitrust, Tesauro, afferma che il SIC è un aggregato estraneo ad ogni tipo valutazione o obiettivo di tutela antitrust, è un aggregato di mercati eterogenei, persino non contigui, non funzionali agli obiettivi che si prefigge. Ma è evidente che, all'interno dell'articolato, esistono anche delle contraddizioni.
Collega De Laurentiis, avevo apprezzato il suo sforzo quanto meno di fare ordine, perché è evidente che il SIC non è strumento funzionale alla tutela antitrust. Il presidente Tesauro parla addirittura di unicum a livello internazionale; si tratta di un qualcosa che non esiste nel panorama europeo e nel contesto internazionale. Non è uno strumento che garantisce le regole del pluralismo che lei correttamente aveva individuato con il suo emendamento; tant'è vero che lei aveva recepito una critica molto forte del presidente della Fieg, Luca Cordero di Montezemolo, il quale aveva stigmatizzato l'articolo 15, affermando che introduce un'anomalia tipicamente italiana. E lei sa bene che nel contesto europeo, per quanto concerne le risorse pubblicitarie tra sistema della carta stampata e sistema televisivo, il nostro paese rappresenta un'anomalia (insieme al Portogallo). Sostanzialmente, vi è uno squilibrio strutturale delle risorse che - guarda caso! - veniva invocato nel messaggio di rinvio alle Camere dal Presidente Ciampi, che richiamava ad evitare che vengano inaridite le tradizionali fonti di sostentamento della libera stampa.
Nell'articolo 15 poi vi è un'altra cosa che il collega De Laurentiis aveva notato: l'anomalia di quel piccolo inciso «costituzione di posizioni dominanti». Io le ricordo che il presidente Tesauro aveva detto addirittura che è improprio ed inopportuno che in questo capo si parli di tutela della concorrenza, poiché non si tratta di questo.
Sarebbe stato più congruo parlare di tutela del pluralismo. Allora, lei sa benissimo che, a fronte di una tutela del pluralismo, avrebbe senso - come ricordava Tesauro - inserire un sistema rafforzato di tutela.
Ebbene, cosa c'entra la costituzione di posizioni dominanti? Le ricordo la situazione abbastanza strana che si è verificata in Commissione, quando il relatore ha riformulato l'emendamento parlando di abuso di posizione dominante. Non ci siamo,


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relatore Romani! Nel sistema plurale, nel sistema dei media, non è pensabile una posizione dominante e, tantomeno, l'abuso di una posizione dominante che attiene alle regole della concorrenza.
Evidentemente, vi è grande confusione sotto il cielo e quel che è più grave è che la stessa produce effetti devastanti sulle modalità regolative della democrazia liberale del nostro paese. È una responsabilità che vi assumete interamente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la votazione avrà luogo a scrutinio palese.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 15.401, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 537
Maggioranza 269
Hanno votato
233
Hanno votato
no 304).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Rognoni 15.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rognoni. Ne ha facoltà.

CARLO ROGNONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che in quest'aula sul provvedimento in esame si sia detto quasi tutto, anche due o tre volte per ogni capoverso indegno che sottoponete al nostro voto.
In questo caso, vorrei fare una citazione nuova rispetto a quelle già svolte. Prendo spunto da uno studio sviluppato da un gruppo di consulenti giuridici dell'Unione europea, che hanno predisposto un rapporto riservato finito nelle mani di un bravo giornalista, il quale ha scritto un libro intitolato Senza regole. Anche secondo questo gruppo di consulenti giuridici dell'Unione europea il problema è il famoso SIC e i critères de définition du marché de référence. Si tratta di un mercato estremamente eterogeneo e largo, e - secondo i calcoli di Bruxelles - si permetterà a Mediaset di allargare il proprio mercato anziché ridurlo, come dovrebbe fare una legge contro i monopoli. In particolare, i consulenti dell'Unione denunciano che si è in presenza di una violazione della direttiva n. 21 del 2002, che impedisce le posizioni dominanti.
Un'altra osservazione critica, svolta sempre da questo gruppo di consulenti dell'Unione, riguarda la mancata definizione di criteri trasparenti e non discriminatori per l'assegnazione delle concessioni televisive, che rappresenta un'ulteriore possibile violazione della direttiva comunitaria n. 20 del 2002.
Gli esperti europei, quindi, sollevano profonde riserve sulla cosiddetta legge Gasparri, oltre a stupirsi del fatto che un provvedimento definito essenziale per la concorrenza e il pluralismo e che dovrà mettere in pratica le direttive comunitarie non sia stato oggetto di un dialogo preventivo con l'Unione europea. Dunque, sulla cosiddetta legge Gasparri, vecchia o nuova che sia, oltre a numerose ipotesi di anticostituzionalità sollevate da diversi giuristi italiani, incombe anche la censura europea.
Voglio ancora annoiarvi, perché non è mai troppo tardi, citando alcune considerazioni svolte dall'Autorità. È la prima volta che mi capita di partecipare, per un anno e mezzo, ai lavori parlamentari in Commissione e in Assemblea, con un «ping pong» interminabile, non perché si voglia migliorare il provvedimento (al riguardo, non vi è stato neanche un barlume), ma per perdere tempo, essendovi problemi di maggioranza. In tutti questi mesi abbiamo assistito ad una quarantena, come se tale legge fosse colpita da un morbo, e la stessa è tornata al nostro esame inalterata: quindi, se essa recava in sé un morbo, ce lo riprendiamo!
L'Autorità sostiene in modo esplicito, chiaro e semplice che il provvedimento in esame, aggregando in un insieme eterogeneo, in via astratta e generale, beni e servizi che, sulla base dell'applicazione dei


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principi antitrust, non possono essere ricondotti a un medesimo ambito di mercato, priva di qualunque efficacia il limite impropriamente definito antitrust del 20 per cento.
Provate a leggere queste osservazioni per vedere se le ho male interpretate; a me sembrano chiare.
L'individuazione, a fini regolamentari, del settore integrato delle comunicazioni come base sulla quale calcolare le quote di mercato degli operatori rappresenta - ha detto bene l'onorevole Colasio - un unicum nel panorama internazionale, non conoscendo riscontro nelle esperienze legislative di altri paesi economicamente avanzati. Stiamo quindi facendo un obbrobrio! La quarantena non è servita!
La proposta di legge rimane nella stessa stesura precedente, anzi è peggiore della prima! (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo esclusivamente per sostenere le ragioni dell'emendamento Rognoni 15.14. Non si tratta di ragioni che riguardano la solita «finezza semantica» della quale il ministro Gasparri si è «intriso» in tutti questi mesi di discussione sulla proposta di legge. Si tratta, invece, di ragioni politiche serie riguardo al comma 2 dell'articolo 15, che è propedeutico rispetto al comma successivo e che diventa l'elemento reale nel quale si cerca di «asciugare» il famoso sistema integrato delle comunicazioni. In realtà, si è «asciugato» ben poco e la sostanza resta la stessa !
Noi abbiamo un sistema «ingessato» dal duopolio RAI-Mediaset. Non è una novità: il mercato, come ha già ricordato l'Autorità antitrust nel corso dell'audizione in sede di Commissioni riunite, è bloccato da una situazione che si sta protraendo da anni ed anche il famoso decreto-legge «salva Retequattro» non ha fatto altro che protrarre questa situazione di blocco.
Non si comprende, allora, per quale ragione non si debba rendere più generica la norma, come suggerisce il collega Rognoni, facendo riferimento non a singoli mercati che compongono il sistema integrato delle comunicazioni, ma a ciascun mercato. Questo renderebbe molto più semplice l'individuazione del riferimento al mercato cui vogliamo attingere.
Credo dunque sia importante approvare l'emendamento in esame, perché occorre puntare ad una sorta di liberalizzazione del sistema e di apertura dei mercati. Si immaginava che attraverso la previsione del limite del 20 per cento si potesse introdurre una serie di nuovi soggetti nel mercato della comunicazione radiotelevisiva; in realtà, il sistema integrato delle comunicazioni rimane talmente ampio da non consentire ancora tali liberalizzazioni.
Ricordo che l'attuale maggioranza ha svolto la campagna elettorale puntando soprattutto sulla liberalizzazione dei mercati, ma credo che su questo tema sia ancora assai contratta. È una maggioranza che non è ancora in grado di liberarsi del complesso di Edipo, e tutti sappiamo cosa sia questo complesso nei confronti di tale provvedimento e di chi guida il Governo.
Allora, io chiedo una sorta di atto di libertà mentale per cercare di approvare un provvedimento serio, attraverso l'introduzione di una norma assai precisa, che il collega Rognoni ha individuato, nel tentativo di dare sostanza a quella liberalizzazione dei mercati della quale voi, cari colleghi della maggioranza, vi siete giovati nel corso della campagna elettorale. Fate un atto di coerenza ed approvate l'emendamento Rognoni 15.14. (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rognoni 15.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 539
Maggioranza 270
Voti favorevoli 246
Voti contrari 293)

Passiamo alla votazione dell'emendamento Grignaffini 15.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'emendamento in esame cerca di ovviare ad una vera e propria dimenticanza da parte del Governo e della maggioranza. Infatti, nel definire i limiti antitrust previsti da questo provvedimento si è dato vita ad una nuova creatura, il sistema integrato delle comunicazioni, secondo procedure ed indicazioni, qui ricordate, ampiamente insufficienti e definite dalla stessa Autorità antitrust tali da non avere equivalenti dal punto di vista giuridico, economico e legislativo.
Ci troviamo di fronte non solo alla definizione di un SIC, che abbiamo già contestato - e non voglio tornare su ciò - ma anche di fronte al fatto che, definendo il sistema integrato, si potrebbe verificare il paradosso di avere monopolisti assoluti in ciascun mercato di riferimento. In sostanza, si è perso il riferimento alle normative antitrust nei singoli mercati, per esempio quelli dell'editoria, delle comunicazioni e del sistema radiotelevisivo.
Per ovviare a quella che è sicuramente una dimenticanza da parte del Governo, è stato presentato quest'emendamento, che fa riferimento agli attuali limiti antitrust previsti dalla legge n. 249 del 1997, seguendo anche le indicazioni dell'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato, che ha ricordato - durante le audizioni dinanzi alle Commissioni - che, proprio nel momento in cui si aprono i confini che definiscono il sistema integrato delle comunicazioni, è rilevante precisare di nuovo quali sono i limiti delle norme antitrust in ciascun mercato. Pertanto, più si estende il paniere di riferimento, più è importante che ciascuno dei mercati che compongono il SIC siano definiti in merito a precise disposizioni antitrust.
Con quest'emendamento si cerca di ovviare, ripeto, a tale dimenticanza, definendo limiti antitrust entro ciascun mercato (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, condivido, ovviamente, tutte le argomentazioni dell'onorevole Grignaffini.
Mi rivolgo alle colleghe ed ai colleghi. Noi contestiamo l'impianto della legge e il sistema integrato delle comunicazioni, per tutte le osservazioni avanzate dalle istituzioni, che sono molto precise su tale punto.
Quest'emendamento, tuttavia, colleghe e colleghi, non tocca al cuore il provvedimento. Se lo dovessi riassumere con uno slogan, direi: «Volete premiare a tutti i costi un'azienda ed una persona?». A noi non piace, ma ci rendiamo conto che l'affetto rende ciechi.
Il punto è un altro: vogliamo impedire un danno, un atto di malevolenza; se non si mantengono alcuni limiti precedentemente fissati, saranno travolti i nuovi entranti e saranno colpite centinaia di imprese, che voi ben conoscete.
Si tratta quindi di un emendamento di buonsenso che aiuta a ridurre il danno. Mi auguro che, almeno su ciò, vi possa essere un ragionamento comune di condivisione (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 15.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 536
Maggioranza 269
Voti favorevoli 247
Voti contrari 289).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio, 15.701.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.

ANDREA COLASIO. Signor Presidente, è evidente che il SIC non è un mercato rilevante e ciò ha una conseguenza chiara ed esplicita: non è possibile individuarvi una posizione dominante.
Cos'è il 20 per cento del SIC? Considerato che quest'ultimo è un mare magnum, il suo 20 per cento è il 20 per cento, appunto, di un mare magnum.
Non avete definito alcunché, non vi è alcun criterio metodologico corretto. La giurisprudenza comunitaria e nazionale è molto analitica al riguardo: definisce metodiche e procedure economiche molto chiare e rigorose che stabiliscono puntualmente cosa sia il mercato rilevante per la conseguente definizione della posizione dominante. La vostra indifferenza rispetto alla giurisprudenza consolidata è a dir poco eclatante. Cercate almeno - ed è questo il senso dell'emendamento in esame - di fare le cose per bene! Mi rivolgo, in particolare, ai relatori ed al sottosegretario Innocenzi: non vi è congruenza tra gli operatori del ROC ed i soggetti individuati nell'articolo 2; non vi è nemmeno congruenza di piani perché individuate soggetti eterogenei e non congruenti rispetto alla definizione del SIC. Non si trattava di «dimagrire» il SIC perché tale sistema, come è strutturato, non è funzionale alla definizione di una metodica antitrust. Quanto meno, correggete gli errori!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 15.701, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 536
Maggioranza 269
Voti favorevoli 244
Voti contrari 292).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 15.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, saremmo stati anche soddisfatti del limite del 20 per cento, ma non possiamo esserlo visto il contesto generale del provvedimento in esame e, in particolare, dell'articolo 15. Dunque, siamo stati costretti, con l'emendamento in esame, a proporre di abbassare tale limite dal 20 al 15 per cento.
Il ministro Gasparri - che vedo in conversazione con il ministro Martino: non so se parlino dell'Iraq o del sistema radiotelevisivo - ritiene che il digitale terrestre possa risolvere tutti i problemi del sistema radiotelevisivo. Vorrei ricordargli, come ho già detto in altre occasioni, che il digitale terrestre non risolverà tutti i problemi. Infatti, da una parte la data individuata è assolutamente impraticabile: tutti sanno che nel 2006 non si avvierà nemmeno il digitale terrestre. Dall'altra parte, con le nuove tecnologie si rischia di aggravare la situazione indipendentemente dai tempi di attuazione e dalla copertura del segnale digitale.
Sicuramente, come dice qualche rappresentante del Governo, il digitale moltiplicherà l'offerta di canali. Tuttavia, rischia di non moltiplicare, anzi di ridurre, la competitività e la concorrenza che resteranno, ancora una volta, ristrette a pochissimi soggetti e ad un solo soggetto privato.


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Poiché l'evoluzione di tale sistema aumenta le difficoltà interne al sistema stesso, mi auguro che la maggioranza voti a favore dell'emendamento in esame che, come hanno chiesto le varie autorità audite in Commissione, favorisce una vera liberalizzazione del sistema.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 15.17, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 540
Maggioranza 271
Voti favorevoli 250
Voti contrari 290).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Titti De Simone 15.322.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Le sentenze costituzionali e le indicazioni dell'Autorità garante e, in aggiunta, l'autorevole messaggio del Presidente della Repubblica, che hanno fatto da cornice pesante, sotto il profilo istituzionale, all'iter di questa pessima riforma del sistema radiotelevisivo, contengono tutti il comune richiamo ad un maggior rispetto del pluralismo dell'informazione e della difesa degli spazi televisivi pubblici. L'obbligo del legislatore, di fronte a questa situazione, sarebbe quindi quello di contrastare la formazione di posizioni dominanti, come indicano gli articoli 21 e 41 della nostra Costituzione. Si tratta di richiami che voi avete disatteso nella loro essenza fondamentale, anche in questo nuovo (si fa per dire) testo, fuoruscito dall'esame delle competenti Commissioni parlamentari, il cui impianto resta per noi assolutamente inaccettabile, perché cristallizza proprio lo squilibrio di una situazione di fatto, cioè di una situazione di monopolio e di posizione dominante estremamente grave: una condizione dunque di illegalità, ormai estremamente diffusa in questo settore, se pensiamo per esempio a tutta la vicenda dell'occupazione delle frequenze.
In questo testo riproponete un falso ed inefficace aggiustamento del sistema integrato delle comunicazioni (SIC), che rappresenta il vero motore, il cuore direi, della legge Gasparri; ed è per questo che abbiamo presentato delle proposte emendative che chiedono una modificazione radicale di tale impianto (proprio con riferimento a questo articolo). Peraltro, a nostro avviso, il problema non riguarda solo il SIC, ma l'impianto complessivo del provvedimento, che slitta pesantemente verso la privatizzazione della RAI e addirittura verso un controllo, da parte dell'Esecutivo, del consiglio di amministrazione della RAI. Tuttavia, per restare al sistema integrato delle comunicazioni, è bene sottolineare come, nel panorama internazionale, questa vostra fantasiosa idea sia stata definita opportunamente una vera e propria anomalia; del resto, è stata considerata tale anche dall'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato, perché il SIC crea, nei fatti, una condizione per la quale non è possibile verificare la sussistenza di posizioni dominanti o comunque di eccessi in questo ambito. È quindi svelato il motivo per il quale vi siete inventati questa fantasiosa trovata.
Voi realizzate questo obiettivo, sia pure con un SIC «dimagrito», proprio per rafforzare e cristallizzare la situazione dominante e le posizioni di monopolio nel settore. Ciò naturalmente rende del tutto vani gli interventi delle Autorità e rappresenta una violazione palese dei principi costituzionali. Con questo meccanismo voi naturalmente tendete al vero obiettivo di questa legge, cioè quello di ingabbiare il pluralismo con un'operazione del tutto anomala ed illegale, che ha uno spirito antidemocratico che certamente non può essere emendato - seppure con le nostre


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proposte di radicale buonsenso -, ma che deve essere naturalmente debellato nel suo impianto strategico: quello di un'impostazione ad personam, che assegna odiosi privilegi all'interesse privato del Presidente del Consiglio e di Mediaset.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che le successive votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 15.322, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Onorevoli colleghi, per motivi tecnici, annullo la votazione, che sarà immediatamente ripetuta.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 15.322, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 539
Maggioranza 270
Voti favorevoli 246
Voti contrari 293).

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 15.19, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 539
Maggioranza 270
Voti favorevoli 247
Voti contrari 292).

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 15.323, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 534
Maggioranza 268
Voti favorevoli 243
Voti contrari 291).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Panattoni 15.5, Lusetti 15.20 e Mazzuca Poggiolini 15.704.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Panattoni. Ne ha facoltà.

GIORGIO PANATTONI. Signor Presidente, gli appetiti non hanno mai fine. Del SIC, sistema non misurabile che favorisce un'enorme crescita del business pubblicitario, è stata offerta un'unica valutazione, quella de Il Sole 24 ore, perché il Governo non si è degnato, o forse non è stato in grado, come è stato sostenuto molte volte, di dare una misura oggettiva di quanto grande fosse il suddetto.
Stiamo discutendo di un provvedimento del quale non conosciamo i contenuti, perché nessuno è riuscito a definirli. In tale contesto, si afferma che le grandi concessionarie di pubblicità della RAI e di Mediaset possono raccogliere pubblicità anche per le televisioni locali. Oltre alla crescita del proprio business, vi è anche quella del business degli altri; si tratta, tuttavia, di un business relativamente modesto se le cose andranno avanti in questo modo. La posizione di monopolio diventerà sempre più forte, più assurda, più opprimente e non misurabile, anche perché i poteri dell'antitrust, in questo caso, saranno particolarmente limitati.
Vorrei, allora, sollevare alcune questioni di buonsenso. Perché prendersela con le televisioni locali? Non basta il potere che Berlusconi assume con le proprie


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reti? Deve anche rubare i soldi agli altri? Deve anche opprimere le televisioni locali? Deve andare contro le televisioni regionali? Deve sottrarre loro la possibilità di crescere? Perché tutto ciò? Qual è la ratio di tali scelte? Come mai intende crescere a danno di altri soggetti? Perché questo provvedimento deve essere così punitivo nei confronti di reti televisive o di soggetti diversi dalla RAI o da Berlusconi?
Credo che i tanti colleghi che, in questa sede, hanno speso tante parole per la difesa dei propri territori, della propria regione, della propria informazione e delle proprie televisioni locali dovrebbero riflettere al riguardo, perché si accingono a votare un sistema che toglierà potere a queste televisioni cui sarà inibito di crescere. È una situazione assolutamente insostenibile (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, vorrei rivolgermi di nuovo al ministro Gasparri: mi scusi, ministro, se la importuno, ma le vorrei ricordare che, nella scorsa legislatura, quando faceva parte dell'opposizione, era diventato il paladino delle televisioni locali. Si è sicuramente impegnato molto su questo versante, ma le chiedo di riflettere sugli emendamenti in esame, con i quali si cerca di dare il massimo di spazio possibile al sistema radiotelevisivo locale. Se attribuiamo alle concessionarie delle due reti televisive, che si trovano in posizione di duopolio, la possibilità di raccogliere la pubblicità anche per le TV locali, rischiamo di generare dei mostri pericolosi. Non c'è, in tal caso, SIC che tenga.
Se impediamo un'operazione di questo genere, riusciremo a valorizzare, anche nel sistema dei servizi pubblicitari, quelle piccole e medie imprese che possono fornire un aiuto molto forte e sensibile a tutto il sistema delle radio e TV locali.
So che lei, ministro, si è dimostrato molto sensibile in ordine a tale tematiche, ma le chiedo di riflettere ulteriormente.
Infatti, ritengo che introdurre sanzioni da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in caso di violazione di questo obbligo rappresenti un fatto positivo per tutto il sistema delle TV e delle radio locali. E, siccome credo che alla fine di questo provvedimento le 600 TV locali potranno divenire 400, 300 o 200, a causa di alcune norme restrittive introdotte da questo provvedimento, mi pare sia opportuno esprimere un voto favorevole su questi emendamenti, al fine di dare una mano alle emittenti radiotelevisive locali.
Visto che il ministro non mi ascolta, mi rivolgo ai colleghi della maggioranza: ognuno di voi appartiene ad un collegio elettorale nel quale vi saranno TV e radio locali, dunque vi prego di prestare attenzione a queste realtà che sono vitali per il nostro paese. Allora, esprimete un voto favorevole su questi identici emendamenti, sicuramente volti ad una forte liberalizzazione del sistema ed all'incentivazione delle radio e delle TV locali (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo per sostenere questi emendamenti, ma anche per svolgere un ragionamento.
Ci può essere una scelta politica, a mio giudizio suicida dal punto di vista industriale, volta a premiare solo una piccola porzione delle imprese italiane, perché così determina il conflitto di interessi. Ma, qual è la convenienza a colpire gli altri?
Questi emendamenti sono volti, nel mercato dell'emittenza locale, a far respirare tante imprese italiane. Dunque, chiedo ancora al ministro Urbani e al sottosegretario Bonaiuti: si può sapere se il ministro Tremonti ha disposto gli stanziamenti per l'editoria libraria, la fiction, Internet, i grandi comparti industriali?
Colleghi fermatevi, perché rischiate di votare un provvedimento che parla ad uno


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ed aggredisce molti e non credo che ciò convenga a nessuno, né politicamente né industrialmente!
Questi emendamenti consentono di dare almeno la sensazione che si voglia far finta di parlare a migliaia e migliaia di imprese italiane e non solo a quella degli amici (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che le successive votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Panattoni 15.5, Lusetti 15.20 e Mazzuca Poggiolini 15.704, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 533
Maggioranza 267
Voti favorevoli 242
Voti contrari 291).

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lusetti 15.313, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 535
Maggioranza 268
Voti favorevoli 241
Voti contrari 294).

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rognoni 15.35, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 532
Maggioranza 267
Voti favorevoli 242
Voti contrari 290).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Panattoni 15.300.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Panattoni. Ne ha facoltà.

GIORGIO PANATTONI. Signor Presidente, questo emendamento tende a cancellare un errore contenuto nel provvedimento in esame. Mi rendo conto che il tipo di blindatura che accompagna questo dispositivo non permette al Governo di cancellare una brutta figura, ma si tratta di un errore grave.
Infatti, quando si sommano più mercati per farne uno solo, come avviene nel SIC, bisogna tener conto che il fatturato complessivo del mercato risultante dalla somma di tanti mercati singoli contiene lo stesso prodotto fatturato più volte. In pratica, io lo fatturo ad un'azienda di un mercato contiguo, questa azienda lo rifattura ad una terza azienda sempre in un mercato contiguo, dunque quando faccio la somma considero tre volte lo stesso fatturato.
Capisco che l'obiettivo del SIC è realizzare un fatturato più largo possibile, ma mi auguro che questo Governo non voglia commettere un falso, cioè fare una legge che contenga un errore così grossolano. Richiamo l'attenzione dei vari esperti della Commissione bilancio, della maggioranza, persone quindi che lavorano con i numeri e che mi insegnano che il concetto di «consolidato» è differente da quello di «somma». Possibile che in questa legge si neghi l'evidenza, si accetti cioè un errore così grossolano e per amore dei soldi si compia una violenza così vistosa alla matematica finanziaria? È questo il prezzo che dobbiamo pagare alle televisioni private e a Berlusconi?
Ritengo francamente un po' eccessivo questo comportamento e mi auguro che la


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maggioranza capisca che può ottenere i propri obiettivi anche senza fare errori grossolani. Forse in prospettiva, almeno da un punto di vista personale, per i relatori, per il ministro che la propone, per il Governo che la supporta, sarebbe meglio, per la loro vita privata e per il loro senso di professionalità, non fare tale passo perché compiere errori non piace a nessuno (Applausi dai deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che le successive votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Panattoni 15.300, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 530
Maggioranza 266
Voti favorevoli 232
Voti contrari 298)
.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rognoni 15.24, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 531
Maggioranza 266
Voti favorevoli 234
Voti contrari 297)
.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 15.25, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 532
Maggioranza 267
Voti favorevoli 236
Voti contrari 296)
.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 15.702, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 538
Maggioranza 270
Voti favorevoli 239
Voti contrari 299)
.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Rognoni 15.301 e Colasio 15.703, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 537
Votanti 536
Astenuti 1
Maggioranza 269
Voti favorevoli 239
Voti contrari 297)
.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 15.326, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


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(Presenti e Votanti 537
Maggioranza 269
Voti favorevoli 238
Voti contrari 299)
.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rognoni 15.302, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 536
Maggioranza 269
Voti favorevoli 240
Voti contrari 296)
.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Rognoni 15.303 e Rizzo 15.706, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 536
Maggioranza 269
Voti favorevoli 241
Voti contrari 295)
.

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Panattoni 15.39 e Colasio 15.40.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Panattoni. Ne ha facoltà.

GIORGIO PANATTONI. L'emendamento 15.39 tende a cancellare l'asimmetria contraria all'ingresso dei nuovi entranti, contenuto in questo provvedimento. Queste norme non solo tutelano gli operatori che sono già dentro il sistema, cioè i grandi monopolisti, ma puniscono quelli che vogliono entrare. Si dice infatti che chi già opera nel mercato può raccogliere il 20 per cento delle risorse di questo famoso SIC e che i nuovi entranti, se provengono dalle telecomunicazioni, possono raggiungere solo il 10 per cento. È questo il concetto di ampliamento del mercato che sorregge questo provvedimento! È falso dire che questo provvedimento comporta opportunità di crescita per il mercato e l'ingresso di nuovi soggetti. Infatti, i nuovi soggetti sono schiacciati da quelli esistenti - le cui frequenze vengono allargate in modo automatico ed estese al digitale -, non possono raccogliere risorse pubblicitarie e, nel caso di emittenti locali, hanno la sfortuna di vedere tali risorse raccolte dalle grandi concessionarie. È questo il modo in cui il provvedimento in esame ritiene di dover rispondere all'esigenza di crescita del mercato.
Sottolineo nuovamente l'elemento punitivo nei confronti delle piccole e medie imprese: ritengo che un mercato che tende a difendere le posizioni acquisite sia destinato a perdere, salvo che vengano adottati sistematici provvedimenti legislativi volti a garantire condizioni di privilegio. Credo che tale modo di concepire la difesa delle imprese, sotto il profilo della competitività e della capacità di operare nei mercati liberi, sia perdente, oltre che limitante per la crescita di nuovi soggetti e per la capacità di creare competizione, in un mercato chiuso come quello del nostro paese.

GIORGIO BOGI, Relatore di minoranza (IX Commissione). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO BOGI, Relatore di minoranza (IX Commissione). Onorevoli colleghi, intendo richiamare la vostra attenzione sull'effettivo senso del comma 4 dell'articolo 15, di cui proponiamo la soppressione con l'emendamento in esame. Non si tratta soltanto di non ostacolare i nuovi entranti: le conseguenze, infatti, saranno molto più complesse.
Dunque, si prevede un limite di acquisizione pari al 10 per cento delle risorse complessive del sistema per un soggetto


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che esplica la propria attività in un mercato che non è concorrente con quello radiotelevisivo. Si tratta infatti del mercato delle telecomunicazioni nel quale viene utilizzato il collegamento «punto-punto», mentre il sistema radiotelevisivo utilizza tipicamente il collegamento «punto-multipunto». I soggetti operanti nei due ambiti non sono perciò concorrenti per la non sostituibilità dei servizi.
Si afferma che la capacità finanziaria di un soggetto titolare del 40 per cento delle risorse del mercato delle telecomunicazioni sarebbe tale da creare squilibri patologici nel sistema radiotelevisivo. È notorio, onorevoli colleghi, che senza una capacità finanziaria elevata l'ingresso di nuovi soggetti nel sistema radiotelevisivo è impossibile e tale impossibilità si configura a maggior ragione nell'ambito della cosiddetta televisione generalista. Dunque, il motivo reale alla base della disposizione in esame appare quello di impedire che entrino nuovi reali concorrenti nel sistema radiotelevisivo. E ciò contraddice l'obiettivo di fondo rappresentato dal perseguimento della molteplicità dei soggetti, allo scopo di garantire non soltanto la competitività ma anche la pluralità di voci diverse.
Le conseguenze della disposizione in esame sono tuttavia ancora più complesse. Infatti, il mezzo utilizzato quale supporto dal sistema radiotelevisivo attuale è sostanzialmente rappresentato dalle onde hertziane, e tale sistema è agevolato dall'incentivazione all'acquisto dei decoder per la ricezione del digitale terrestre. Il soggetto al quale verrebbe imposto il limite del 10 per cento delle riserve del sistema integrato della comunicazione si serve prevalentemente del supporto costituito dalla rete fissa telefonica. Poiché la tecnica e la tecnologia che sta a monte non si possono considerare neutre, se chi ha la responsabilità di emanare gli indirizzi politici spinge gli investimenti in un determinato settore tecnico, è evidente che in presenza di una disponibilità limitata di risorse gli altri settori tecnici risulteranno oggettivamente depressi. E tutto questo si verifica in un momento in cui non vi è persona tecnicamente competente in supporti trasmissivi che sia in grado di prevedere le caratteristiche finali della rete globale.
Così facendo il Governo deprime un'occasione di sviluppo del nostro paese. Tutto ciò viene fatto per proteggere i soggetti che attualmente trasmettono mediante onde hertziane, vale a dire Mediaset e RAI.
Questa osservazione mi sembra oggettiva e la sua conseguenza, oltre che deprimere lo sviluppo tecnico comprime anche quello economico.
In Italia il sistema radiotelevisivo ha un fatturato che è meno della metà del fatturato che questo sistema ha in Gran Bretagna, ed è chiarissimo che il numero dei soggetti presenti nel sistema dipenderà anche dalla sua capacità di produrre ricchezza e fatturato. Ma, se freniamo la nascita di nuovi servizi, ostacolando lo sviluppo del supporto trasmissivo in rete fissa, ostacoleremo, appunto, in misura consistente l'aumento del fatturato complessivo del sistema, con la conseguenza di creare nella condizione frenata della sua evoluzione tecnica, anche un ostacolo all'aumento del numero dei soggetti.
Credo quindi che, dietro a questo aspetto particolare ancorché rilevante, cioè l'ostacolo all'entrata di nuovi soggetti importanti nel sistema, creiamo in realtà una condizione depressiva del sistema molto complessa (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea sulle osservazioni svolte dagli onorevoli Panattoni e Bogi, che sono di carattere tecnico.
Questo comma è un assurdo dal punto di vista tecnico e rischia di essere una blindatura politico-ideologica di processi industriali di carattere internazionale! Parliamo di una proiezione europea e cerchiamo di blindare numeri e proiezioni che hanno natura politica e rilevano rispetto


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ad una grande questione che riguarda lo sviluppo industriale del lavoro italiano e dell'offerta che arriverà nelle case. Ma è inutile che discutiamo di qualità indignandoci, se non creiamo le condizioni della libertà e della qualità!
Il combinato disposto dell'articolo 3 - la chiusura della pubblicità - e dell'articolo 4 - la chiusura tecnica - determinerà un innalzamento dei tassi di concentrazione. Queste erano le osservazioni delle Autorità, che non sono state affatto recepite, per cui si darà vita ad un processo di blocco progressivo che creerà instabilità. Fermate questa legge, perché essa creerà dei disastri nel futuro del sistema industriale! Stiamo delegando a soggetti esterni al Parlamento una grande scelta politica e questo è un errore, perché il Parlamento sta rinunciando ad una sua funzione di autonomia e di libertà.
Avete dato un voto libero sul caso Sofri. Berlusconi ha detto: hanno fatto bene, sono un liberale. Credo che si possa dare un voto libero su una questione che riguarda il futuro industriale del paese. Francamente, date questo voto (Applausi dei deputati del gruppo Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'emendamento Panattoni 15.39 per il suo carattere, diciamo così, di giustizia, da un certo punto di vista.
La norma recata dal comma 4 appare infatti aberrante alla luce di qualsiasi concezione delle asimmetrie. Le asimmetrie, infatti, in genere sono norme che consentono di agevolare i soggetti più deboli, in particolare i nuovi entranti nei mercati costituiti. In altre parole, sono norme che definiscono un insieme di possibilità di accesso, e quindi di incentivazione, affinché i nuovi entranti, che sicuramente sono penalizzati su quel mercato, attraverso questa struttura delle asimmetrie possano accedere in condizioni di parità ad un mercato già pesantemente determinato dai monopolisti occupanti.
Quindi, in definitiva, l'articolo 15 difende le situazioni di monopolio, ma avrebbe potuto comunque avere l'accortezza e la lungimiranza di lasciare aperta una porticina per quei soggetti operanti in altri settori di sistema, come quello delle telecomunicazioni, che avessero magari immaginato di poter entrare anche in quel mercato, rendendolo più aperto e pluralista.
Bene, con il comma 4 dell'articolo al nostro esame impediamo di fatto ai soggetti operanti nel settore delle telecomunicazioni, attraverso una norma asimmetrica, l'ingresso nel sistema radiotelevisivo. Si tratta di una norma di esclusione, che porta nomi e cognomi e che afferma che in quel settore nessuno potrà mai entrare! Ritengo sia necessario cancellare almeno tale norma dal provvedimento al nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Panattoni 15.39 e Colasio 15.40, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 538
Votanti 537
Astenuti 1
Maggioranza 269
Voti favorevoli 238
Voti contrari 299).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 15.41.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.


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ANDREA COLASIO. Signor Presidente, vorrei affrontare nuovamente la questione della norma asimmetrica. In questi giorni, è stato affermato che devono essere limitate le norme ad personam: mi rivolgo al sottosegretario Innocenzi, con cui abbiamo discusso a lungo nelle Commissioni riunite di tale aspetto. È evidente, tuttavia, che in questo caso si tratta di una norma che ha un nome ed un cognome, e si chiama Telecom.
Infatti, poiché la Telecom è l'unico soggetto che può rappresentare un potenziale competitore del sistema duopolistico italiano, allora le imponiamo di non entrare in quel mercato. Si tratta di una norma molto poco liberale, e mi rivolgo ai liberali della Casa delle libertà. Infatti, in tal modo disponiamo che, siccome la Telecom può rappresentare un competitore potenzialmente pericoloso, è opportuno che abbia soglie di ingresso più complesse.
La cosa anomala, sottosegretario Innocenzi, è che lei ci aveva promesso di motivare tale scelta sotto il profilo giuridico. Vorrei ricordarle, infatti, che il presidente di Telecom, Tronchetti Provera, ha reiteratamente ribadito, nel corso delle audizioni svolte presso le Commissioni, che è venuto meno il presupposto giuridico e normativo alla base di tale norma, non essendo più la Telecom concessionaria, a dispetto di quanto sostenuto presso il Senato da un vostro collega.
Signor sottosegretario Innocenzi, vorrei ricordarle che lei si era impegnato a fornire in sede parlamentare una risposta puntuale. Le domando, allora, quale sia il fondamento giuridico sul quale poggia la norma asimmetrica che penalizza l'unico competitore in grado di creare «turbolenze» di mercato e di garantire il rispetto delle regole della concorrenza. Dubito assai che avremo una risposta in questa sede; non me ne faccio un problema, ma vorrei dirle solo una cosa, signor sottosegretario. Poiché stiamo discutendo del SIC, è evidente che il problema, come ha precedentemente osservato molto bene il collega Bogi, è costituito dal mercato rilevante. È evidente, infatti, che il mercato rilevante poggia sul fatto che al suo interno vi è una produzione di beni e servizi contraddistinti dalla possibilità di essere sostituiti dal consumatore, in funzione delle sue preferenze.
Cosa c'entra Telecom, allora, con la possibilità di fare zapping tra un telegiornale e un altro? È chiaro, dunque, che si tratta di una norma molto innervata politicamente e che contrasta con le regole e le procedure, e con la cultura e l'etica del mercato. È, in definitiva, una norma che contraddice la stessa etica del mercato e che, soprattutto, non è coerente rispetto alla possibilità di creare innovazione tecnologica: è questo il vero problema del provvedimento in esame, sia chiaro!
Avete già varato un decreto-legge in materia: che bisogno avete, allora, di creare danni al sistema imprenditoriale italiano? Non sto dicendo che siamo contrari alla convergenza tecnologica - mi rivolgo al ministro Gasparri, che la evoca spesso -, tuttavia essa andava ridiscussa all'interno di un piano di distribuzione trasparente e non discriminatoria delle risorse sul piano digitale. Non lo avete fatto, così come non avete ottemperato al piano del 1998, che riassegnava le frequenze analogiche. È evidente che la norma in discussione, così come è strutturata, crea situazioni anomale nel funzionamento del mercato: avete ottenuto un buon risultato!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 15.41, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 530
Maggioranza 266
Voti favorevoli 238
Voti contrari 292).


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Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Rognoni 15.42 e Colasio 15.43.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rognoni. Ne ha facoltà.

CARLO ROGNONI. Onorevoli colleghi, dato che la votazione avverrà a scrutinio palese, vi chiedo di ascoltarmi, perché vorrei spiegarvi cosa si nasconde nel comma 5 dell'articolo 15. C'è una specie di gioco delle tre carte e, per capirlo, bisogna andare a vedere l'articolo 25, comma 4, là dove si dice che l'Autorità, dopo il mese di aprile - quindi per il mese di maggio - ha tempo di accertare se vi siano davvero le condizioni del nuovo pluralismo. Se vi ricordate, questo era un punto decisivo del messaggio del Presidente della Repubblica, quando faceva presente che non si può, come era previsto nella legge Gasparri, prevedere un periodo di dodici mesi più un mese - che è una lunga proroga rispetto alla data del 31 dicembre 2003 - dopo il quale l'Autorità, accertata l'assenza di pluralismo, può scrivere una lettera al Governo. Ciò è palesemente incostituzionale ed ha spinto il Presidente della Repubblica a rinviarci il testo, che è stato quindi corretto. Ma come è stato corretto? Non si parla più di dodici mesi più uno, ma di quattro mesi più uno, alla fine dei quali l'Autorità adotterà i provvedimenti - ecco, quindi, che c'è la sanzione - indicati dal comma 7 dell'articolo 2 della legge n. 249 del 1997. Stiamo parlando del comma 5 dell'articolo 15, il quale fa riferimento al comma 7 dell'articolo 2 della legge n. 249 del 1997, che precisa che bisogna togliere il riferimento ai criteri indicati nei commi 1 e 8. Allora, stiamo parlando di quel dispositivo che dovrebbe dare una risposta alla richiesta della Presidenza della Repubblica. Il comma 7 dell'articolo 2 della legge n. 249 del 1997 precisa che l'Autorità, adeguandosi al mutare delle caratteristiche dei mercati, avendo riguardo ai criteri indicati - attenzione! - nei commi 1 e 8, adotta i provvedimenti necessari. E cosa si prevede nel comma 5 dell'articolo 15? Si prevede che, all'articolo 2, comma 7, primo periodo della legge n. 249 del 1997, si sopprimano le parole «avendo riguardo ai criteri indicati dai commi 1 e 8». Bene, veramente siete i maestri del gioco delle tre carte,! Anche perché, se si va a leggere il comma 1 dell'articolo 2 della legge n. 249 del 1997, questo dice che «nei settori delle comunicazioni sonore e televisive, anche nelle forme evolutive, realizzate con qualsiasi mezzo tecnico, della multimedialità, dell'editoria anche elettronica e delle connesse fonti di finanziamento, è vietato qualsiasi atto o comportamento avente per oggetto o per effetto la costituzione o il mantenimento di una posizione dominante (...)». Questo l'avete tolto di mezzo. Allora, che diavolo di riferimento si fa quando si dice che l'Autorità, dopo quattro mesi, per comminare le sanzioni, prenderà in mano il famoso comma 7 dell'articolo 2, che adesso è totalmente svuotato e non ha più senso? (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la votazione avverrà a scrutinio palese.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Rognoni 15.42 e Colasio 15.43, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 523
Maggioranza 262
Hanno votato
218
Hanno votato
no 305).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 15.45. Avverto che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento


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Colasio 15.45, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 523
Votanti 522
Astenuti 1
Maggioranza 262
Voti favorevoli 227
Voti contrari 295).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Giulietti 15.304.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, ha visto com'ero compito? Aspettavo che lei si voltasse dalla mia parte e si rendesse conto che il mio microfono non si era acceso. Comunque, signor Presidente, la mia non era una forma di protesta.
Il mio emendamento 15.304 si inserisce nella teoria della riduzione del danno ed ha riguardo, soprattutto, a quella vasta platea di imprese editoriali televisive, di nuove imprese, che comunque subiranno le conseguenze di questa legge che sarà approvata in mancanza di una parallela legge per il sistema editoriale ed industriale italiano.
Cosa propone il mio emendamento? Di sostituire alle parole: «31 dicembre 2010» le parole: «totale passaggio dal sistema analogico al sistema televisivo digitale terrestre». Il 31 dicembre 2010 è la data prima della quale i grossi gruppi dominanti televisivi non potranno entrare negli altri mercati. Lo stesso Governo, accogliendo appena una parte delle preoccupazioni espresse dalle imprese del settore, riconosce che dalla legge deriverebbe il rischio dell'immediato ingresso del monopolista negli altri settori. È un problema di libertà, se non di sopravvivenza!
Al mio emendamento è sotteso il seguente ragionamento: il 31 dicembre 2010 è una data non certa, perché non soltanto le fonti europee più autorevoli, ma anche i più importanti istituti di ricerca italiani ci hanno detto che, probabilmente, il digitale entrerà in funzione pienamente non prima del 2015 (come ben sanno alcuni ministri economici qui presenti) nell'ambito dell'Unione europea. Peraltro, l'Italia non è in testa tra i paesi europei. Allora, se con la norma in questione si intende creare una protezione del mercato, consentire la crescita di nuove imprese senza distruggere ricchezza e lavoro, consentire a decine di imprese di sperimentare l'innovazione, ha più senso una disposizione che sia del tenore da noi proposto: è impossibile entrare nei mercati di riferimento fino al completamento del passaggio dal sistema analogico al sistema televisivo digitale terrestre. Perché dovremmo fissare una data oggi, quando non v'è certezza sul passaggio? Perché costringere il Parlamento e le Autorità ad intervenire nuovamente? Non è meglio una norma flessibile, una norma che stabilisca: decidano le Authority a compimento del processo?
Non riusciamo a comprendere. Nel decreto-legge su Retequattro, di recente approvazione, si demanda all'Authority di garantire la flessibilità in funzione di una sola azienda, di un piccolo ramo tra le proprietà del Presidente del Consiglio, che, peraltro, come ben sapete, non è insidiato da alcuno. Per quale ragione, allora, tutte le altre imprese italiane, il lavoro notevole in esse contenuto e la competizione non ricevono lo stesso trattamento? Voi create un regime ineguale anche tra le imprese e, in tal modo, aprite la strada ad un contenzioso con le Autorità, aprite la strada a centinaia di ricorsi in Italia ed in Europa! Per la prima volta, si è creata una profonda unità di tutte le associazioni di impresa, della fiction, del cinema, del sindacato, che, non a caso, stanno manifestando qui davanti alla Camera, per chiedere che il nostro sia un paese europeo anche in questo settore!
Vi chiedo di votare a favore di questo emendamento per le seguenti ragioni: non sopprime alcuna rete; non sottrae una lira


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neanche al Presidente del Consiglio; non può creare turbamento neanche ai più fedeli al Presidente del Consiglio e nemmeno sfiora quest'ultimo; si tratta soltanto di un emendamento per l'industria, che consentirà a tutti gli altri di avere, non dico le stesse possibilità, ma un milionesimo delle possibilità che avete regalato ad una persona sola. Almeno su questo punto di buonsenso, che riguarda le imprese e l'interesse nazionale, accogliete il mio invito!
So bene che nel centrodestra molti hanno a cuore l'interesse nazionale ed il futuro del sistema industriale italiano. Ebbene, su un emendamento come questo, ispirato a criteri di giustizia sostanziale per le imprese, esprimete un voto favorevole, perché la data fissata - credetemi! - parla ad una sola impresa, ma rischia di essere dannosissima per tutte le altre! Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Giulietti 15.304 e per ricordare che - è stato già affermato precedentemente - neanche le modifiche introdotte in merito all'avvio del digitale e alle modalità di svolgimento del monitoraggio del percorso da parte dell'Autorità competente possono ritenersi legittime. Francamente crediamo che, per quanto concerne la legittimità, si pongano contraddizioni con i principi costituzionali.
Le modalità con cui si conferiscono all'Autorità i poteri di monitorare, certificare e verificare la fase di avvio e di reale diffusione del sistema digitale terrestre sono formulate attraverso definizioni che possiamo considerare virtuali e non congrue ad accertare l'effettività della completezza di questo processo e della ricezione dei programmi trasmessi in tecnica digitale su tutto il territorio, limitandosi a verificare alcune potenzialità trasmissive, vale a dire la presenza di un numero congruo di decoder sul nostro territorio, fra l'altro con criteri molto disomogenei.
È evidente che da parte vostra vi è il tentativo di compiere una forzatura. Ci proponete un vincolo temporale del tutto evanescente, del tutto virtuale, che può penalizzare pesantemente gli operatori del settore e, contemporaneamente (lo dobbiamo ricordare), garantire la posizione di monopolio di Mediaset nell'avvento del digitale.
Per questa ragione, seppure attraverso una forma di riduzione del danno, vi chiediamo di tornare sui vostri passi, perché il livello di penalizzazione con riferimento a questo settore e agli operatori, soprattutto per la mancanza di certezza del diritto che con questo provvedimento determinate, potrà essere fatale per la sopravvivenza del settore medesimo.
Vi chiediamo di risparmiarci la prospettiva di un altro monopolio illegittimo, anche perché il regalo più grande lo avete già fatto a chi dovevate farlo. Per chiarire questo concetto, basta ricordare che i tetti previsti dal provvedimento Gasparri per la raccolta pubblicitaria assegnano una posizione di favore schiacciante all'emittenza televisiva economicamente più forte, più potente, e sabotano, in modo evidente, la concorrenza nella raccolta delle risorse pubblicitarie. Tutto a vantaggio di Mediaset e tutto a svantaggio della carta stampata.
Il grosso regalo al Presidente del Consiglio e al suo impero mediatico è già fatto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carra. Ne ha facoltà.

ENZO CARRA. Signor Presidente, se non abbiamo letto male il messaggio del Presidente della Repubblica e la risposta fornita dal Governo, il faticoso (non so quanto) lavoro di rifacimento di questo provvedimento riguarda, in fin dei conti, l'introduzione del digitale terrestre: è questo che regge l'atto; non ci sono altre date importanti.
D'altra parte, come ha dichiarato il 29 gennaio il ministro delle comunicazioni, il messaggio del Presidente della Repubblica ha affrontato, per la parte più significativa, la disciplina della fase di conversione alla nuova tecnologia digitale.


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Per questo, visti i diversi emendamenti che sono stati presentati dalle varie parti dell'opposizione che riguardano la cosiddetta norma asimmetrica, mi sembra che sia del tutto superfluo parlare di 31 dicembre 2010 o di 31 dicembre di qualche altro anno. Ci accontenteremmo davvero se almeno su questo punto ci veniste incontro! Noi siamo pessimisti, mentre il Governo e la maggioranza sono ottimisti, perché vedono una data molto più ravvicinata dell'introduzione effettiva del sistema digitale terrestre: almeno su questo punto unifichiamo le date! Credo che sia una osservazione di buonsenso. Per quale motivo prevedere varie scadenze? In fin dei conti, anche con riferimento al SIC, noi abbiamo rilevato - avete ascoltato i nostri interventi (siamo ancora all'esame dell'articolo 15) - che nel nuovo testo sono state riconosciute le riserve del Presidente della Repubblica, ma non sono state risolte; per meglio dire, si è acconsentito ai suoi rilievi, ma non è stato dato seguito a ciò che egli ha evidenziato. Questo sarà oggetto probabilmente - ce lo auguriamo - di un altro più preciso giudizio in altra sede, ma almeno su questo punto dovremmo unificare le date. Visto che siete così convinti che il digitale terrestre è pronto tanto che lo tocchiamo con mano, visto che ormai è noto che c'è una ressa nei negozi di elettrodomestici per l'acquisto dei decoder e non c'è italiano ormai che non abbia l'ambizione di possedere il digitale terrestre, se non volete altro, almeno su questo scommettete con noi! Mi pare che sia davvero una osservazione solo di buonsenso. So che il buonsenso non lo accetterete, però vi prego di votare questo emendamento, al quale dichiaro di aggiungere la mia firma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che le successive votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giulietti 15.304, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 522
Maggioranza 262
Voti favorevoli 228
Voti contrari 294).

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lusetti 15.47 e Mazzuca Poggiolini 15.705, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 522
Maggioranza 262
Voti favorevoli 226
Voti contrari 296).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 15.30 .
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.

ANDREA COLASIO. Signor Presidente, vorrei soffermarmi su alcuni aspetti che ritengo comunque significativi. Mi rivolgo al sottosegretario Innocenzi, perché durante la discussione del decreto cosiddetto salva Retequattro ha portato come paradigmatico l'esempio di Berlino. Forse merita una riflessione il caso di Berlino, perché ciò che è avvenuto nel sistema televisivo di quel paese, giustamente da lei evocato come modello evolutivo verso il quale...

GIANCARLO INNOCENZI, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Anche, non solo!

ANDREA COLASIO. No, lei ha detto questo: guardate che cosa è successo a Berlino; è stato spento il segnale analogico.
Ora, sottosegretario, poiché sia lei che io sappiamo quanto pesava il sistema


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radiotelevisivo analogico a Berlino - ma è bene che lo sappia tutta l'aula: pesava per il 10 per cento - tant'è che si è pagato per spegnerlo, lei capisce che il modello berlinese non può essere un campione rappresentativo e non può essere assunto come elemento paradigmatico di riferimento. Allora, il problema è molto semplice. Voglio ringraziare i colleghi l'UDC perché è merito loro se fortunatamente siamo riusciti ad introdurre una norma asimmetrica che garantisce una competitività, una garanzia di pluralismo nel sistema della carta stampata. È emblematico che in quel sottosistema, in quel mercato rilevante, le prime sei testate pesino per il 50 per cento.
Il ministro Urbani, da buon politologo, direbbe che lì vi è un modello poliarchico, vi è una pluralità di voci, vi è una pluralità di attori. Vi diamo il merito di aver delimitato concordemente con noi una modalità invasiva del sistema televisivo rispetto alla carta stampata. Si poteva e si doveva fare di più.
Ora, dopo il rinvio del provvedimento in Commissione, siamo riusciti a spostare concordemente il termine di altri due anni, dal 2008 al 2010. Allora, è evidente che la data del 2006 (non me ne voglia l'ex ministro, onorevole Cardinale), assunta chiaramente non come terminus ad quem, bensì come funzione esortativa, non garantisce la convergenza tecnologica.
Signor sottosegretario, che senso ha mantenere in piedi una norma così vaga e indeterminata, quando l'obiettivo è affermare che, una volta che il mercato televisivo digitale ha garantito condizioni di pluralismo, solo allora si creano le condizioni per un incrocio proprietario? Cosa osta dire questo? Non ha senso spostare di biennio in biennio una data quando il termine è indeterminato.
A livello europeo, lo ricordava il collega Giulietti, si prefigura una scadenza che oscilla tra il 2012 e il 2014. Che senso ha, allora, mantenere il termine del 2010 soprattutto senza garantire quelle condizioni di effettivo pluralismo che erano state così autorevolmente evocate come prioritarie nella richiesta di revisione di questa norma?
La mia impressione è che non siamo andati nella direzione giusta (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che le successive votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 15.30, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 530
Maggioranza 266
Voti favorevoli 225
Voti contrari 305).

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 15.31, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 526
Maggioranza 264
Voti favorevoli 226
Voti contrari 300).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Albonetti 15.306.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Panattoni. Ne ha facoltà.

GIORGIO PANATTONI. Signor Presidente, chiedo un attimo di attenzione perché vorrei operare una sintesi. Per capirci bene, il SIC moltiplica quasi per


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due il mercato della pubblicità a favore di Berlusconi. Il traino, ossia la possibilità di fare la pubblicità per le emittenti locali, moltiplica la possibilità di prendere soldi sulle televisioni locali. La clausola di asimmetria contraria, ossia la quota del 10 per cento fissata per gli operatori delle telecomunicazioni, limita l'ingresso di nuovi soggetti.
Con l'emendamento in esame speravamo di affermare un principio banale, ossia che almeno coloro che fanno televisione non facciano anche la radio su scala nazionale; altrimenti, anche in questo caso, si apre la porta alla concentrazione delle radio nazionali. Naturalmente, la maggioranza e il Governo non sono d'accordo, perché vogliono il SIC, vogliono i soldi delle emittenti private, vogliono limitare i nuovi ingressi e vogliono anche le radio.
Signor Presidente, a mio avviso, in questo panorama manca il calcio. Ma basta aspettare, perché ci sarà un provvedimento diretto del presidente del Milan. Pertanto, anche se il calcio non è ricompreso nel SIC, vedremo tra pochi giorni che, in qualche modo, ci entrerà! Infatti, la fame di soldi di questo Governo e del Presidente del Consiglio è veramente senza limiti (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Albonetti 15.306, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 526
Maggioranza 264
Voti favorevoli 230
Voti contrari 296).

Il successivo emendamento Rizzo 15.310 è incongruo, mentre l'emendamento Grignaffini 15.444 è inammissibile.
Avverto che la successiva votazione avrà luogo a scrutinio palese.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duca 15.305, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 521
Maggioranza 261
Voti favorevoli 216
Voti contrari 305).

Avverto che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 529
Maggioranza 265
Voti favorevoli 296
Voti contrari 233).

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