Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 437 dell'11/3/2004
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(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4644)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellotti. Ne ha facoltà.

LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, le chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente sulla base dei consueti criteri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rava. Ne ha facoltà.

LINO RAVA. Signor Presidente, sarò breve, ma è evidente che considerata l'importanza del provvedimento in esame...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, un po' di rispetto!
Coraggio, onorevole Rava!

LINO RAVA. Il coraggio, per fortuna, non mi manca, ma vorrei un po' di attenzione, in particolare dal sottosegretario...

PRESIDENTE. Onorevole Delfino...

LINO RAVA. Credo che l'importanza del provvedimento in esame sia evidente a tutti, anche in considerazione dell'impatto mediatico della crisi Parmalat, che è rappresentativo dell'impatto della stessa sull'economia. Siamo di fronte ad un crack, che prima ho definito un terremoto economico-aziendale, di dimensioni mai viste nel nostro paese. È evidente che ciò preoccupa tutti, perché quanto sta avvenendo è certamente frutto di investimenti sbagliati e di comportamenti fraudolenti, ma anche della situazione di difficoltà in cui versa il comparto agroalimentare.
Il decreto-legge in esame, come si evince anche dalle dichiarazioni stesse del ministro Alemanno - le prime risalgono ai giorni precedenti il Natale 2003 -, doveva rispondere alla fase emergenziale che le imprese fornitrici della Parmalat si trovavano a vivere per il mancato pagamento di crediti vantati per almeno sei mesi precedenti all'esplosione delle difficoltà. In realtà, dal nostro punto di vista - un punto di vista condiviso largamente, almeno in Commissione agricoltura -, tale decreto-legge è insufficiente perché non tocca alcuni nodi fondamentali che abbiamo sottolineato presentando emendamenti sia in Commissione sia in Assemblea.
I problemi sono quelli che abbiamo già evidenziato. Innanzitutto, il mancato riconoscimento di un qualsiasi intervento sugli interessi che i creditori di Parmalat dovranno pagare per i debiti verso le banche. Su tale argomento ci siamo confrontati, ma non ci è stata data alcuna risposta. Inoltre, siamo assolutamente insoddisfatti di quanto avvenuto in quest'aula pochi minuti fa. Mi riferisco alla soppressione dei commi dell'articolo 4 relativi alla sospensione per 12 mesi del versamento dei contributi previdenziali e dei versamenti IVA per i pagamenti che le aziende coinvolte dal crack non hanno ricevuto. Ciò dimostra in modo eclatante l'assenza di attenzione alle imprese in grande difficoltà.
Il terzo punto fondamentale che ci lascia insoddisfatti è il mancato allargamento della platea delle aziende che beneficiano delle poche provvidenze previste dal decreto-legge. Tutti abbiamo sostenuto la necessità che il provvedimento fosse tale da garantire la prosecuzione dell'attività produttiva delle aziende fornitrici della Parmalat. La continuità produttiva di questa azienda avrebbe infatti consentito (e di fatto sta consentendo) la prosecuzione dell'attività produttiva delle aziende appartenenti al gruppo Parmalat. Questo decreto-legge ha affrontato il tema in modo molto limitato, fornendo una risposta parziale alle imprese agricole, agli autotrasportatori e alle piccole imprese e lasciando


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fuori, ad esempio, i consorzi delle piccole imprese, che sono i maggiori interessati dalla crisi Parmalat, così come tutte le medie imprese, anch'esse fortemente interessate da tale situazione di crisi. Tutto ciò ci spinge ad essere profondamente insoddisfatti dei contenuti di questo provvedimento.
Inoltre, abbiamo visto e vissuto per l'ennesima volta (perché ciò accade sempre quando si tratta di provvedimenti proposti dal ministro delle politiche agricole e forestali) un comportamento del tutto leggero ed altalenante, e purtroppo questa volta le fasi altalenanti hanno portato a risultati che noi consideriamo molto negativi. Riteniamo, pertanto, che sarebbe opportuno un maggiore impegno anche da parte del ministro nel seguire questi provvedimenti; invece, non lo abbiamo visto la scorsa settimana, così come non lo abbiamo riscontrato oggi, e questo è certamente un elemento di debolezza. Probabilmente, il ministro sarà impegnato su altri fronti; tuttavia, egli non deve dimenticare che il suo impegno istituzionale è nel Ministero delle politiche agricole e forestali, e quindi nei confronti degli interessi del mondo agricolo.
Con il nostro lavoro, e in generale con quello dell'opposizione - in Commissione, peraltro, abbiamo avuto una forte convergenza con i colleghi della maggioranza su taluni obiettivi ed anche su alcuni risultati -, abbiamo fatto alcuni passi in direzione di un miglioramento del testo, mentre altri passi sono stati vanificati da un comportamento, come dicevo, assolutamente inefficace del Governo. Adesso siamo di fronte ad un decreto che, come ho avuto modo di dire replicando all'intervento del sottosegretario Delfino, presenta alcuni contenuti positivi (questo è evidente; non possiamo nasconderlo). Pertanto, il quadro che ho delineato ci impone di astenerci nell'espressione del voto finale sul provvedimento in esame, sul quale avremmo invece voluto esprimere un convinto voto favorevole, qualora esso avesse raccolto gli stimoli, da noi proposti, che non rappresentano battaglie demagogiche dell'opposizione, bensì corrispondono agli interessi reali delle aziende coinvolte in questa crisi.
Ci auguriamo che nel prossimo decreto, che certamente il Governo dovrà emanare, siano inseriti gli elementi che abbiamo sottolineato con forza (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Avverto che la Presidenza autorizza la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo integrale delle dichiarazioni di voto degli onorevoli Masini e Di Giandomenico, che ne hanno fatto richiesta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Questo in esame è un provvedimento complesso, che reca interventi a favore delle aziende colpite dalla crisi della Parmalat ma affronta anche il tema delle quote latte e quello del Corpo forestale dello Stato a seguito della presentazione di un emendamento da parte del Governo. Eravamo d'accordo su queste parti ritenute accessorie, ma ugualmente fondamentali per la nostra azione politica, che riguardano appunto le quote latte e il Corpo forestale dello Stato.
Eravamo fortemente intenzionati... Mi scusi, sottosegretario.

PRESIDENTE. Sottosegretario Delfino, l'onorevole Cè si sta rivolgendo a lei.

ALESSANDRO CÈ. Da molto tempo siamo arrabbiati con questo Governo e, purtroppo, anche con il ministro Alemanno che, sulle questioni delle quote latte e del Corpo forestale dello Stato, sta attuando una politica che non condividiamo affatto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 13,40)

ALESSANDRO CÈ. Per quanto riguarda le quote latte, riteniamo che la


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politica intrapresa sia assolutamente ingiusta rispetto alle esigenze avvertite dagli agricoltori, i quali meriterebbero, al riguardo, una risposta più trasparente, chiara e rispettosa della storia che ha accompagnato lo scandalo delle quote latte in questo paese. Con le nostre proposte avevamo chiesto di spostare il superprelievo, ritenendo ingiusto questo ulteriore aggravio nei confronti dei produttori che stanno vivendo un momento estremamente difficile. Tuttavia, nei confronti di queste istanze, fortemente sentite nel comparto, non è stata mostrata alcuna attenzione né fornita alcuna risposta, nemmeno interlocutoria; è intervenuta solo una risposta seccamente negativa.
Sulla questione del personale forestale, ancora una volta è stata attuata una politica che si pone degli obiettivi contrari rispetto a quelli che dovrebbe raggiungere non tanto il ministro in prima persona, ma tutta la Casa delle libertà: il decentramento, non l'accentramento.
Ancora una volta, il ministro Alemanno, piuttosto che trasferire risorse e competenze in periferia, sottraendole alla gestione centralistica del Corpo forestale, ha intrapreso un'operazione completamente diversa, ingannando il gruppo della Lega Nord Federazione Padana e tutti quegli elettori che credevano di trovare nelle forze della Casa delle libertà un vero rinnovamento. Si è inventato, pensando, forse, che qualcuno in quest'aula non si sarebbe accorto del marchingegno e dell'ulteriore alchimia, il trasferimento di funzionari in periferia, alle regioni e, immagino, delle relative competenze (altrimenti, che compiti svolgerebbero questi funzionari in periferia?), riservandosi tuttavia la possibilità di assumere nuovo personale, che presterà la sua attività lavorativa al centro, nel Corpo forestale dello Stato. Non si capisce con quali nuove competenze e funzioni avverrà questo trasferimento.
È stata introdotta una norma stravagante per un paese in crisi, in cui i cittadini hanno sempre meno soldi a disposizione da spendere e le famiglie si trovano in difficoltà, privilegiando lo sperpero di denaro pubblico attraverso una gestione centralistica dello Stato (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
Noi, ministro Alemanno, sottosegretario, non siamo assolutamente d'accordo con questa gestione. Introduciamo un limite di spesa annuale, ancora una volta, di nove milioni di euro, che non è poca cosa nella situazione che sta vivendo il paese, il quale, tuttavia, avrebbe bisogno di una gestione della cosa pubblica molto più seria, nonché del risparmio di risorse, per migliorare realmente la vita di ogni singolo cittadino che, ogni giorno, si confronta con i problemi reali (il caro euro, il problema di sbarcare il lunario).
Anche queste cifre, che a qualcuno sembrano irrisorie, devono essere risparmiate per intervenire sulla riduzione della tassazione fiscale e sui benefici a favore delle famiglie. È impensabile continuare in questo modo.
Con riferimento al Corpo forestale dello Stato, il centrosinistra aveva addirittura previsto il suo decentramento (ci ricordiamo la lunga discussione che si è svolta in quest'aula a tale riguardo), mentre il Governo della Casa delle libertà, guarda caso, lo ha riaccentrato, facendo prevalere purtroppo l'anima centralista del gruppo di Alleanza nazionale, rispetto alle istanze di tutta popolazione ed a quanto promesso nel programma elettorale dalla Casa delle libertà.
Di fronte a questo sperpero di denaro pubblico e ad altri interventi ultimamente approvati in quest'aula (che ci hanno visti soccombere nella nostra azione lucida di denuncia della degenerazione dell'azione di Governo, che non rispetta più quanto promesso agli elettori), è chiaro che non ci sarà possibile realizzare interventi attesi dai cittadini.
Ribadisco che la nostra intenzione sarebbe stata, fortemente, quella di votare contro il decreto-legge in esame, perché siamo veramente stanchi di questo andazzo. E quando alcune componenti della Casa delle libertà ci chiedono il motivo per cui non intendiamo presentarci insieme a


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loro alle elezioni amministrative, dovrebbero sapere che non tolleriamo più alcuni interventi centralisti e di sperpero del denaro pubblico. Non è il nostro denaro: è il denaro dei cittadini che lavorano! Dobbiamo tutelare i cittadini, non il Palazzo!
Allora, se vi è un'esigenza seria di implementare l'organico del Corpo forestale dello Stato, che svolge funzioni nuove a livello centrale, ce lo dovete dire con chiarezza, con trasparenza e, forse, potremmo anche essere in grado di capire; ma una manovra di questo tipo, di ulteriore sperpero di denaro pubblico, è inaccettabile.
La nostra è, comunque, una dichiarazione di astensione, perché prevale in noi lo spirito di responsabilità. Sono previsti interventi fortemente attesi dalle imprese, vi è stata una certa attenzione alle piccole e medie imprese, che speriamo sia aumentata durante l'esame del provvedimento al Senato.
Annuncio sin da ora che in quella sede faremo una battaglia strenua sui punti che ho testé citato - vale a dire della proroga del superprelievo per le quote latte, sull'ulteriore sperpero di denaro pubblico e sull'ulteriore centralizzazione del Corpo forestale dello Stato - e che probabilmente in quella stessa sede - anche se non me la sento di impegnarmi per i colleghi senatori -, se non vi saranno ulteriori modifiche, esprimeremo un voto contrario su questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana e di deputati della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcora. Ne ha facoltà.

LUCA MARCORA. Signor Presidente, intervengo brevemente, perché nel corso dell'esame del provvedimento abbiamo già avuto modo di evidenziare le nostre perplessità e contrarietà sul testo che a breve sarà licenziato dall'Assemblea.
È un provvedimento che, sicuramente, presenta aspetti positivi per le imprese degli allevatori che hanno conferito latte alla Parmalat, per le imprese di autotrasporto e per le piccole imprese fino a 50 addetti creditrici di Parmalat. Tuttavia, le misure adottate sono insufficienti. L'abbiamo detto più volte durante l'esame degli emendamenti: si rischia di mettere in campo strumenti che si riveleranno inefficaci, insufficienti e, quindi, inutili.
Infatti, siamo di fronte alla necessità di garantire la continuità produttiva dell'azienda Parmalat; ovviamente, se si bloccasse la produzione di tale azienda, si avrebbe una notevole perdita in termini di quote di mercato e una svalorizzazione dello stesso marchio Parmalat. Si tratta di due questioni fondamentali nella definizione del valore patrimoniale dell'impresa, vale a dire quella della detenzione di quote di mercato molto rilevanti e quella della forza del marchio.
Possiamo garantire questa continuità produttiva solo allargando la platea dei beneficiari, oltre agli allevatori e agli autotrasportatori, anche ad altre piccole e medie imprese fornitrici di Parmalat. L'estensione operata con l'approvazione dell'emendamento 5.100 del Governo è ancora insufficiente. Come ho avuto modo di rilevare, il limite dei 50 addetti taglia fuori molte realtà produttive fornitrici, in maniera quasi esclusiva, dell'azienda Parmalat, e, in particolare, quelle imprese costituite in forma cooperativa che prestano servizi e beni alla produzione e a Parmalat in termini di movimentazione merci, logistica e di servizi alla produzione. Queste imprese saranno escluse e, quindi, potrebbero essere costrette a chiudere o a non fornire più beni e servizi alla Parmalat. A questo punto, il decreto-legge risulterà inutile, cioè non sarà neanche utile alle imprese di allevamento che conferiscono il latte e alle imprese di autotrasporto in quanto, nel momento in cui si blocca la produzione, ciò avviene per tutte le imprese.
Abbiamo insistito molto su questo tema, che doveva avere quale contropartita un rifinanziamento del fondo Bersani. Purtroppo, i nostri emendamenti non sono stati accolti, come non è stato accolto un


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rifinanziamento che sarebbe stato necessario per far sì che le risorse finanziarie utilizzate per garantire crediti alle imprese di allevamento e di autotrasporto non vadano a detrimento delle altre imprese che, ordinariamente, ricorrono al fondo Bersani per la garanzia dei crediti.
Noi valutiamo quello che il Governo è riuscito a mettere in campo per questa partita, e cioè la miseria di un milione 327 mila euro: ci sembra poco per una crisi delle dimensioni di quella della Parmalat, quindi giudichiamo insufficiente la sensibilità mostrata dal Governo rispetto a questa vicenda. E, ancora una volta, segnaliamo come la spesa pubblica debba seguire delle priorità, che non sono certo quelle del Governo della Casa delle libertà. In un caso come questo l'unico sforzo fatto dal Governo ammonta ad un milione 327 mila euro!
Ci sono diversi aspetti che non ci soddisfano. In particolare, il fatto che non sia stata concessa la sospensione del pagamento dell'IVA e dei contributi previdenziali per 12 mesi o, meglio, che tutto ciò sia stato subordinato all'emanazione di un decreto del Ministero dell'economia e delle finanze che probabilmente - non vogliamo essere cattivi profeti - giungerà quando ormai le cose saranno irreversibili. Nutriamo grandi perplessità anche sulla disparità di trattamento tra allevatori e autotrasportatori, ad esempio per quanto riguarda la possibilità di estendere i benefici anche a coloro che conferiscono ad imprese partecipate di Parmalat che sono, a loro volta, insolventi, pur non essendo direttamente dipendenti dall'azienda.
Per tutti questi motivi, il nostro giudizio sul provvedimento in esame è negativo; tuttavia, non voteremo contro ma ci asterremo, perché ci facciamo carico della responsabilità di far pervenire alle imprese interessate i pur miseri benefici previsti dal decreto-legge in esame.
Onorevole Delfino, non sono convinto che, nel testo che sarà approvato, questo provvedimento sia largamente atteso dalle imprese di allevamento e di autotrasporto e dalle loro associazioni di categoria, anche perché il testo che la Commissione aveva licenziato era, anche se non del tutto soddisfacente, sicuramente migliore di quello in esame, che ha subito la «mannaia» del parere negativo della Commissione bilancio in ordine alla copertura finanziaria.
In questa vicenda s'innesta anche un discorso politico, come si evince dal fatto che il ministro Alemanno si era assunto degli impegni in Commissione nei confronti dell'opposizione in ordine agli emendamenti presentati, impegni che poi il ministro Tremonti, pur avendo fornito garanzie circa la possibilità di una copertura finanziaria, ha negato in sede di Commissione bilancio.
Ovviamente, in tale vicenda anche il presidente della V Commissione, Giancarlo Giorgetti, ha svolto un ruolo, lavandosene le mani, perché non era sua intenzione agevolare l'approvazione del decreto-legge nonostante questo contenesse disposizioni sacrosante in tema di riordino delle quote latte.
Tutto ciò ha condotto al «pateracchio» della scorsa settimana: con il rinvio in Commissione del provvedimento; tuttavia, la settimana di pausa non è servita, anche perché avete proceduto a ritirare tutti gli emendamenti che accoglievano le nostre istanze e che erano stati approvati in Commissione.
Il nostro, quindi, non può che essere un giudizio negativo, sebbene, come ho detto, ci asterremo perché ci facciamo carico, in maniera più incisiva rispetto ai deputati della Lega Nord Federazione Padana, dei problemi del paese e per far sì che, grazie a questo provvedimento, le imprese possono usufruire di alcuni benefici, sebbene in una misura ancora insufficiente (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Prego i colleghi di non invitare l'oratore a concludere il proprio intervento sino a quando egli non abbia esaurito il tempo a sua disposizione. Ognuno di noi ha una propria capacità di valutazione e la esercita nella misura che gli è propria.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.

ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, noi, sebbene con sofferenza, assumeremo un atteggiamento di astensione nei confronti di questo provvedimento. Dico molto esplicitamente perché facciamo ciò: perché in un'assemblea pubblica, in quel di Parma, abbiamo assunto l'impegno di condurre in questa sede una battaglia comune con i colleghi del centrosinistra - ciò non accade sempre, anzi è un'eccezione più che una regola -, tant'è che molti degli emendamenti presentati dal centrosinistra sono stati sottoscritti anche dal nostro gruppo.
Riteniamo perciò giusto, pur condividendo le osservazioni negative formulate dall'onorevole Marcora, non distinguere il nostro voto, a iter parlamentare concluso, da quello del centrosinistra, ma mantenerlo identico, così come é accaduto nel corso dell'esame degli emendamenti. La nostra decisione è dettata da motivi di coerenza del comportamento parlamentare.
Mi permetta tuttavia, signor Presidente, di sottolineare un fatto politico accaduto pochi minuti fa, durante le dichiarazioni di voto finali. Ritengo che la scelta compiuta dalla Lega, anche in considerazione del fatto che la dichiarazione di voto finale è stata svolta dal presidente di tale gruppo, costituisca un avvenimento politico rilevante. Non mi riferisco soltanto alla contrapposizione tra la Lega e Alleanza nazionale, e in particolare tra il gruppo parlamentare della Lega e un ministro di Alleanza nazionale, in quanto non si tratta di una novità (osservo, peraltro, che si potrebbe fare ricorso in tal caso allo strumento della mozione di sfiducia individuale). Mi riferisco, in particolare, all'intervento dell'onorevole Cè (se egli mi consente di citarlo, una volta tanto, in termini positivi!), laddove afferma che i cittadini italiani non hanno più soldi. Mi sembra che l' «operazione Matrix», vale a dire il tentativo di sostituire alla realtà effettuale una pellicola di realtà virtuale, condotta dal miglior propagandista del Governo, il Presidente del Consiglio, inizi a non essere più efficace. Infatti, se un gruppo rilevante della compagine governativa si accorge che non è vero che gli italiani sono diventati più ricchi e non lo sanno, ma in realtà sono diventati più poveri e lo sanno (eccome se lo sanno, basta che si mettano le mani nella tasca!), l' «operazione Matrix» si sta incrinando. Si tratta, a nostro avviso, di un fatto positivo, in una giornata, per molti versi, assai triste, e certamente non inscrvibile tra le più degne della storia parlamentare.
Concludo ribadendo l'astensione del gruppo di Rifondazione comunista nella votazione finale sul disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

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