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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee ed i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Croazia dall'altra, con Allegati, Protocolli, Dichiarazioni ed Atto finale, fatto a Lussemburgo il 29 ottobre 2001, che la III Commissione (Affari esteri) ha approvato, ai sensi dell'articolo 79, comma 15, del regolamento.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il presidente della III Commissione, onorevole Selva, ha facoltà di svolgere la relazione in sostituzione del relatore, onorevole Deodato.
GUSTAVO SELVA, Presidente della III Commissione. Come è noto, onorevole Presidente, onorevole sottosegretario, un accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Croazia, dall'altra, è il primo passo necessario ed indispensabile per l'ingresso di questo paese nell'Unione europea.
La Croazia ha già manifestato questa volontà, che noi, naturalmente, esamineremo con la massima attenzione e con spirito positivo, sebbene potrebbero esserci da parte dell'Italia delle osservazioni in proposito - ma questo si vedrà nella fase successiva - per quanto riguarda un certo eventuale - mi auguro non esistente - contenzioso italo-croato.
L'Accordo costituisce uno degli strumenti del processo di stabilizzazione e di associazione, attraverso il quale l'Unione europea intende contribuire al consolidamento politico, istituzionale ed economico, non solo della Croazia ma dei Balcani in generale.
L'obiettivo dell'Accordo è l'instaurazione, tra le Comunità europee e i loro Stati membri, di un dialogo anche politico che favorisca il commercio, gli investimenti e la cooperazione in campo scientifico e culturale, in vista della progressiva integrazione della Repubblica croata nell'Unione europea.
L'accordo è volto, fra l'altro, a promuovere la convergenza delle parti sulle questioni internazionali e la sicurezza europea. Sappiamo quanto bisogno c'è di stabilizzare proprio l'area dei Balcani dopo ciò che è accaduto (compresi gli interventi militari), operando con strumenti politici, economici, sociali e culturali affinché le questioni internazionali vengano viste nella stessa ottica che ha come obiettivo la sicurezza e la pace.
La Croazia si impegna a promuovere questa collaborazione regionale nei Balcani e con i paesi candidati all'Unione europea.
È prevista la progressiva eliminazione dei dazi doganali nelle transazioni tra la Croazia e l'Unione europea e il divieto di discriminazioni fiscali (titolo IV).
In tal senso, è il caso di sottolineare che Italia e Croazia hanno già sottoscritto, il 21 maggio del 2002, un accordo per la prevenzione e l'accertamento e la repressione delle infrazioni doganali.
Il trattato detta norme per impedire ogni discriminazione basata sulle nazionalità, sulla circolazione dei lavoratori, lo stabilimento delle società, le prestazioni dei servizi e dei capitali. L'Accordo definisce le norme per garantire un transito stradale illimitato, attraverso la Croazia e l'intera comunità. Ciò prelude all'ampliamento del futuro corridoio n. 5, dato importantissimo per la comunicazione fra i paesi della Comunità in modo particolare fra l'Italia, la Croazia e tutti i paesi che di conseguenza ne saranno interessati. Si tratta di un'arteria importante e strategica, che collega l'Italia con l'Europa centrorientale e che costituisce una grande opportunità per l'economia italiana.
Al titolo VI l'Accordo prevede l'avvicinamento della legislazione croata a quella comunitaria, la cooperazione fra le parti nella lotta alla criminalità e all'immigrazione illegale e al titolo VIII politiche di cooperazione economica e sociale e forme di assistenza finanziaria da parte della Comunità. In modo particolare, vorrei mettere l'accento sulla lotta comune alla criminalità e all'immigrazione illegale perché la Repubblica di Croazia - non come altri paesi dei Balcani, ma sicuramente anch'essa - qualche volta è territorio di transito di immigrazione clandestina. Ogni controversia sull'applicazione o l'interpretazione dell'Accordo sarà deferita al Consiglio di stabilizzazione ed associazione composto dai membri del Consiglio e della Commissione dell'Unione europea e da membri del Governo croato. Inoltre, è istituito un apposito comitato parlamentare per lo scambio di opinioni tra parlamentari europei e parlamentari croati.
Il disegno di legge di ratifica si compone di quattro articoli: i primi due recano, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dell'accordo; l'articolo 3 prevede la copertura finanziaria valutata in euro 11.550 annui a decorrere dal 2003; infine, l'articolo 4
dispone l'entrata in vigore della legge il giorno successivo a quello della sua pubblicazione. Fatta eccezione per la disposizione in materia di scambi che, grazie ad un apposito accordo interinale, già vigono dal 10 marzo 2002, l'Accordo entrerà in vigore il primo giorno del secondo mese successivo alla data in cui le parti si comunicano l'espletamento delle procedure di recepimento. Attualmente, mancano ancora le ratifiche di Italia, Gran Bretagna e Olanda. Dunque, per consentire una tempestiva entrata in vigore dell'Accordo, che costituisce un importante passo in avanti dell'integrazione europea, mi auguro che l'Assemblea, dopo una discussione che sarà sicuramente ampia, almeno per quanto riguarda gli articoli, voglia ratificarlo nell'interesse dei due paesi e dei rapporti con l'Unione europea.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
ROBERTO ANTONIONE, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, l'accordo di stabilizzazione e associazione con la Croazia si prefigge di contribuire, come ricordava bene il presidente Selva, alla stabilizzazione politica, economica ed istituzionale del paese ma anche a quella dell'intera regione dei Balcani occidentali, un'area la cui stabilità riveste per l'intera Unione europea una rilevanza geostrategica fondamentale. La corretta attuazione dell'Accordo di stabilizzazione e associazione, in particolare per quanto riguarda gli ambiti regionali, costituisce infatti la conditio sine qua non per l'integrazione di Zagabria nel contesto politico ed economico dell'Unione europea.
L'Accordo di stabilizzazione ed associazione si fonda sul rispetto delle parti, dei principi democratici e dei diritti umani, dei principi del diritto internazionale, dello Stato di diritto, nonché dei principi dell'economia di mercato.
Gli obiettivi dell'associazione che l'Accordo istituisce tra l'Unione europea e la Croazia sono: fornire un contesto adeguato per il dialogo politico che consenta lo sviluppo di strette relazioni politiche tra le parti; sostenere gli sforzi di Zagabria volti a sviluppare la cooperazione economica internazionale; sostenere le iniziative della Croazia volte a completare la transizione verso l'economia di mercato; promuovere relazioni economiche armoniose tra le parti e instaurare progressivamente una zona di libero scambio tra la Comunità e la Croazia compatibile con le disposizioni dell'organizzazione mondiale del commercio; infine, promuovere la cooperazione regionale.
L'Accordo include, inoltre, disposizioni specifiche relative alla cooperazione nel settore della giustizia e degli affari interni, che si prefiggono di contribuire al consolidamento delle istituzioni dello Stato di diritto attraverso il rafforzamento dell'amministrazione dell'apparato giudiziario.
L'Accordo contempla, altresì, uno specifico ambito di cooperazione anche a livello regionale in materia di visti, controlli alle frontiere, asilo e immigrazione, prevenzione e controllo dell'immigrazione illegale e lotta alle attività e ai traffici illeciti.
Dal punto di vista istituzionale, l'Accordo prevede, oltre ad una approfondita collaborazione tra gli organi esecutivi delle due parti in seno al Consiglio e al Comitato di stabilizzazione e associazione, un apposito foro di dialogo regolare tra il Parlamento europeo e quello croato, il Comitato parlamentare di stabilizzazione e associazione.
Per i suoi contenuti, una volta entrato in vigore, l'Accordo contribuirà ad un più stretto ancoraggio della Croazia ai principi democratici e al rispetto dei diritti umani delle minoranze che sono patrimonio comune di tutti i popoli dell'Unione europea. L'Accordo rappresenta, quindi, uno strumento concreto a sostegno del processo di consolidamento delle istituzioni democratiche dello Stato di diritto nel paese, consolidamento che è condizione necessaria per il progressivo avvicinamento di Zagabria alle strutture europee di cui l'Accordo stesso costituisce una tappa fondamentale e imprescindibile.
La presentazione del disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra l'Unione europea e la Croazia ha, inoltre, un'enorme rilevanza anche dal punto di vista delle relazioni bilaterali. Costituisce, di fatto, un chiaro segnale dell'attenzione e del favore con cui guardiamo all'impegno e alla costanza dimostrata dal nostro vicino adriatico nel proseguire sul difficile cammino delle riforme politiche ed economiche indispensabili allo sviluppo interno e al processo di modernizzazione del paese.
L'Italia ha sostenuto pienamente negli ultimi anni - ed intende continuare a sostenere in futuro - gli sforzi riformistici di Zagabria e il suo progressivo avvicinamento alle strutture europee. La ratifica dell'Accordo da parte italiana rappresenta, in tale ottica, un concreto riconoscimento dei positivi risultati ottenuti a Zagabria in campo politico, istituzionale ed economico interno, ma anche nel quadro delle azioni con gli altri paesi dell'area.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Crucianelli. Ne ha facoltà.
FAMIANO CRUCIANELLI. Signor Presidente, non è casuale che su questo disegno di legge di ratifica sia il presidente Selva sia il Governo abbiano speso qualche parola in più. Credo che la ratifica che ci viene proposta sia importante ed immagino che vi sarà anche un dibattito in Assemblea per una ragione squisitamente politica. Infatti, la Croazia è un paese a noi vicino e si trova in un'area che, negli anni che abbiamo alle spalle, è stata attraversata da grandissimi problemi.
La stabilizzazione della Croazia è un primo passo verso una stabilizzazione più sostanziale di tutta l'area dei Balcani ed il progressivo avvicinamento della Croazia all'Europa rappresenta un passo fondamentale per l'avvicinamento dell'intera area dei Balcani. In altri termini, siamo di fronte ad un problema da risolvere che per l'Italia è molto importante.
Non voglio nascondere che il percorso di questo disegno di legge di ratifica è stato lievemente travagliato, perché in realtà tra l'Italia e la Croazia vi è un contenzioso aperto che, peraltro, dipende da quella che, invece, dovrebbe essere una grande risorsa comune. Infatti, la Croazia si accinge a dichiarare la parte di mare Adriatico che è di fronte ad essa come zona economica esclusiva. Ciò creerebbe un problema enorme: lo ha già aperto con la Slovenia e lo apre con l'Italia.
A tale problema, che riguarda la gestione comune dell'Adriatico e delle sue risorse ambientali e ittiche, si può rispondere in due modi. O si risponde sul terreno della sfida, oppure - come credo si faccia con questo disegno di legge di ratifica - puntando ad integrare la Croazia sempre più all'interno dell'Europa, giungendo attraverso questa strada anche all'obiettivo di avere una gestione comune di questo bene fondamentale rappresentato dall'Adriatico.
Per questo motivo, credo che il disegno di legge di ratifica in discussione sia molto importante, non soltanto per i suoi aspetti politici e storici, ma anche per aspetti molto concreti che riguardano direttamente il nostro paese.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
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