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PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, consentitemi una parentesi in questa maratona che ha impegnato molti di noi per tutta la notte.
Vorrei cogliere l'occasione della presenza oggi in tribuna dell'abate di Montecassino, sua eccellenza Bernardo D'Onorio,
e del sindaco della città di Cassino, Bruno Scittarelli (Applausi), per richiamare l'attenzione dell'Assemblea su una ricorrenza che commemoriamo proprio in questi giorni.
Domenica 15 febbraio è ricorso, infatti, il sessantesimo anniversario del bombardamento che ha portato alla distruzione, nel corso del secondo conflitto mondiale, dell'antichissimo archicenobio. Come ho già avuto modo di dire proprio a Montecassino, il ricordo della distruzione di Montecassino invita tutti noi a riflettere sul concetto cardine della spiritualità benedettina: quello della pace. La parola PAX è infatti scolpita all'entrata del venerando monastero e, accogliendo i pellegrini, ricorda loro ciò che san Benedetto afferma nel prologo della Regola: «Se vuoi avere perpetua vita, cerca la pace e seguila».
«È necessario apprendere dalla storia una fondamentale lezione di vita e di convivenza: il diritto della forza distrugge, mentre la forza del diritto costruisce». Così si espresse, su quel tragico evento, il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, in un suo messaggio personale all'abate D'Onorio.
Queste parole riassumono davvero il significato di questo odierno ricordo che formulo a nome dell'intera Camera dei deputati, perché certe pagine della nostra storia vanno ricordate, anche se tutti noi speriamo di non doverle rivivere (Generali applausi).
GIANNI LETTA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNI LETTA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo molto volentieri a nome del Governo nella sua celebrazione fatta con tanta sobrietà, ma con così penetrante significato. Montecassino è un faro di civiltà e non soltanto di spiritualità cristiana.
Pertanto, celebrare la sua quarta ricostruzione, perché quattro volte è rinata, tanto che il suo motto è «succisa virescit», mi sembra un atto doveroso e di ottimo auspicio per l'Italia e l'Europa degli anni a venire.
Mi fa doppiamente piacere poterlo fare perché due sono stati gli apostoli della ricostruzione di Montecassino dopo il bombardamento di sessanta anni fa. Un abate coraggioso e dotato di una forza di volontà straordinaria, Ildefonso Rea, che era già stato abate benedettino della Badia di Cava da qui andò, subito dopo la guerra, a Montecassino, facendo della ricostruzione la missione della sua vita. Coniò, nel momento in cui adottò il programma della ricostruzione, un motto: «Dov'era, com'era», che è stato il programma della ricostruzione perché l'abbazia è stata ricostruita lì dove era e come era, in tutto identica al monumento che era stato distrutto.
L'altro è il presidente del comitato nazionale per la ricostruzione di Montecassino, un comitato al quale diedero vita le più illustri personalità della politica, della amministrazione, dell'economia e della scienza italiane in quegli anni e che ebbe un presidente di giunta esecutiva particolarmente attivo, cui si deve gran parte dell'opera di ricostruzione e della raccolta dei fondi. È il nonno del vostro vicesegretario generale, si chiamava come lui Guido Letta, ed è stato, assieme all'abate Ildefonso Rea, l'artefice vero della ricostruzione che oggi celebriamo (Applausi).
PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Letta ed i colleghi per questo momento di ricordo.
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