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PRESIDENTE. L'onorevole Valpiana ha facoltà di
TIZIANA VALPIANA. Signor ministro, come lei e tutti i cittadini italiani sanno, per essersene accorti, lunedì scorso abbiamo assistito ad un evento senza precedenti: è stato effettuato uno sciopero, indetto da 42 sigle sindacali del settore sanitario, per rivendicare - giustamente - il rinnovo del contratto nazionale, scaduto ormai da due anni ed anche per sottolineare con forza la preoccupazione di tutti i lavoratori della sanità per il futuro, nel nostro paese, del servizio sanitario pubblico ed indivisibile sul territorio.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Valpiana.
GIROLAMO SIRCHIA, Ministro della salute. Lo sciopero dei medici del 9 febbraio 2004 fa leva su alcuni motivi condivisibili,
inclusa la necessità di procedere rapidamente ad onorare il contratto di lavoro scaduto da tempo, e su altri, di carattere più strettamente politico, che richiedono un chiarimento.
PRESIDENTE. L'onorevole Valpiana ha facoltà di
TIZIANA VALPIANA. La ringrazio, signor ministro. Ascolto con piacere un ministro che sostiene che si vuole superare la visione aziendalistica che ha guidato, in questi ultimi decenni, la sanità. Noi, infatti, abbiamo sempre sostenuto che la salute non è una merce e che non si possono utilizzare criteri di tipo economicistico, quando si parla di beni e servizi a favore della salute dei cittadini.
sottostimato nel nostro paese e quanto tutti i presidenti delle regioni, anche di quelle di centrodestra, si siano lamentati dell'impossibilità di sostenere tutti i servizi con i finanziamenti previsti. Quindi, le regioni, a partire evidentemente da quelle con maggiori difficoltà, sono costrette a tagliare i servizi.
Siamo molto preoccupati per la sottostima del Fondo sanitario nazionale ed anche per ciò che sta avvenendo con riferimento al processo di devoluzione, che ci condurrà ad avere 21 sistemi sanitari regionali.
Vorremmo sapere cosa intenda fare il ministro, il quale si è dichiarato d'accordo sulle motivazioni dello sciopero, per rispondere alle richieste avanzate.
Il ministro della salute, professor Sirchia, ha facoltà di
Innanzitutto, non è vero che il Servizio sanitario nazionale abbia visto un taglio al Fondo sanitario, giacché tale Fondo, nel 2000 ammontante a circa 132 mila miliardi di vecchie lire, è stato progressivamente incrementato di anno in anno, cosicché, globalmente, sono state inserite risorse aggiuntive per circa 65 mila miliardi nel quadriennio. Questo finanziamento aggiuntivo, che è stato concordato con le regioni l'8 agosto 2001, rappresenta una consistente sorgente di risorse a copertura dei maggiori costi della vita intervenuti a far crescere anche i costi della sanità.
Non vi è, quindi, alcun motivo di parlare di declino del Servizio sanitario nazionale e, tanto meno, di processi di privatizzazione che non sono mai stati messi in atto e che rappresentano soltanto un ritornello propagandistico privo di contenuti.
In secondo luogo, il federalismo è stato voluto dal popolo italiano con un referendum, che ha portato, durante il precedente Governo, ad una modifica costituzionale che ha attribuito in capo alle regioni la responsabilità dell'organizzazione e della gestione sanitaria. Ben sappiamo, peraltro, che alcune regioni sono più forti e che altre sono meno forti e meno capaci di governare il sistema sanitario, in ragione anche di carenze storiche che non sono certamente nuove e che si cerca di affrontare da tempo con provvedimenti che, finora, non hanno dato sufficienti risultati.
Il Governo si propone di sostenere queste regioni aiutandole a migliorare il governo della sanità attraverso un piano strategico, condiviso con le regioni medesime, che dia attuazione pratica agli obiettivi prioritari del piano sanitario nazionale, al quale sono stati vincolati consistenti fondi specifici per attuare, su queste priorità, azioni migliorative.
Ai medici ho chiesto di partecipare alla costruzione di questa realizzazione strategica, perché è impensabile che una sanità migliore possa realizzarsi escludendo i medici dalla costruzione del sistema.
In terzo luogo, il punto certamente più rilevante alla base del disagio dei medici credo sia la loro progressiva emarginazione dalle decisioni del mondo della sanità che, oggi, a causa di una anomala concezione aziendalistica dell'ospedale e delle ASL, è interamente nelle mani del potere amministrativo. Infatti, tutte le decisioni che avvengono all'interno dell'ospedale e delle ASL sono determinate dal potere amministrativo che, non solo decide dell'acquisto di beni e servizi, ma anche di quali medici debbano essere assunti e di quali prestazioni sanitarie debbano essere erogate.
È questo il punto fondamentale che va affrontato, per evitare che l'economicismo possa compromettere la qualità del servizio.
Su questo punto, il Governo è impegnato a recuperare il ruolo centrale dei medici nella sanità, sia con un percorso condiviso da inserire nel rinnovo della convenzione con i medici territoriali sia con un disegno di legge che preveda di riportare il governo clinico ospedaliero in capo ai medici, pur nel rispetto delle logiche economiche e di bilancio dell'ospedale.
Credo di non poter essere d'accordo, invece, quando il ministro afferma che non sono stati fatti tagli al bilancio della sanità. È vero: non sono stati fatti tagli specificatamente, ma sappiamo tutti quanto il fondo sanitario sia cronicamente
Nel prossimo mese sono previsti altri scioperi dei medici e i cittadini, che di questi scioperi evidentemente sono quelli che subiscono le conseguenze, si sono già dimostrati solidali, perché hanno ormai capito che la partita, in questo paese, rispetto alla sanità, è molto grande.
Questa volta ne va del diritto alla salute e del futuro del Servizio sanitario nazionale, così come, nel nostro paese, è sempre stato e come vogliamo che continui ad essere: unico, pubblico, universalistico e solidaristico (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).