e che insiste su un territorio ricco di attività produttive e con un bacino di utenza di 90.000 abitanti -:
per il trasferimento di personale dall'una all'altra sede, nonostante in più occasioni sia già intervenuto il giudice del lavoro dichiarando l'illegittimità di tale comportamento, per violazione dei principi e delle disposizioni di altro accordo sindacale del 27 luglio 1998 (articolo 2 e 19) sulla mobilità del personale, tuttora in vigore (si cita per tutte una sentenza della Corte di Appello di Lecce del 20 febbraio 2003, che ha affermato il diritto dei lavoratori in servizio ad essere interpellati prima che si proceda a qualsiasi tipo di concorso interno o esterno e prima che si proceda alla riqualificazione interna attivata dal Ministro della Giustizia con bandi pubblicati nel mese di febbraio 2001);
prima dell'estate 2003, volti principalmente al ripristino ed al rifacimento di tutta la colonna dei bagni siti nell'ala sinistra a causa di copiose infiltrazioni d'acqua;
di laurea in medicina e chirurgia di contenuto identico, da svolgersi contemporaneamente su tutto il territorio nazionale presso le singole sedi universitarie (cfr. articolo 2 decreto ministeriale Miur del 17 aprile 2003);
lunedì 17 novembre 2003, un ragazzo rumeno di 16 anni si è suicidato nel carcere minorile di Casal del Marmo a Roma;
il Garante per i diritti dei detenuti del comune di Roma ha riferito che il ragazzo, processato per un reato di modesta entità dal tribunale per i minorenni de L'Aquila, era stato trasferito a Roma perché nell'istituto penale minorile de L'Aquila non c'era posto;
la vicenda è assai preoccupante perché evidenzia che il fenomeno del suicidio in carcere, finora diffuso solo tra la popolazione carceraria adulta, interessa anche i minorenni;
il sistema processuale minorile prevede una serie di interventi verso il minore deviante volti ad assicurargli un percorso giudiziario teso al suo reinserimento, tenendo conto della personalità anche quando si tratti di stranieri -:
se nel caso in questione sia stata assicurata al minore ogni assistenza stabilita dalla legge, sia nel corso del processo che nelle fasi successive;
in particolare se egli è stato assistito in ogni momento dagli operatori a ciò preposti, tra i quali la figura del mediatore culturale e lo psicologo;
se il percorso giudiziario e detentivo che il minore ha vissuto non abbia risentito della carenza e della inadeguatezza dei servizi minorili causata dai tagli di spesa che il Governo ha operato nella giustizia minorile, che in modo diffuso stanno provocando una carenza di personale e l'impossibilità di praticare forme di trattamento;
se, anche alla luce del triste episodio indicato, non sia necessario un ripensamento delle politiche fin qui operate dall'attuale Governo nella giustizia minorile, abbandonando l'idea di un inasprimento del sistema e delle misure detentive per decidere, invece, di sostenere con risorse adeguate tutti gli strumenti alternativi al carcere e promuovere altri per impedire che i minorenni tutti, italiani e stranieri, vivano con il carcere una esperienza di solitudine e di emarginazione, inutile se non dannosa per la loro formazione e il loro reinserimento sociale.
(3-02866)
il funzionario applicato presso la cancelleria dell'ufficio del giudice di pace di Borgomanero sarà trasferito dal giorno 1o dicembre 2003 presso il tribunale di Verbania;
tale trasferimento comporterà la paralisi della predetta cancelleria che, essendo già sprovvista di un dirigente, rimarrà priva di persona qualificata alla firma di formule esecutive e di copie autentiche degli atti giudiziari e a seguire tutti gli altri adempimenti;
tale situazione andrà a gravare sulla cancelleria civile del tribunale, che, a breve, subirà la mancanza di un altro cancelliere causa pensionamento;
all'inizio dell'anno 2004 il giudice togato civile, che conta su di un ruolo di circa novecento cause, sarà trasferito presso la corte d'appello di Torino;
non è prevista, ad oggi, alcuna sostituzione dei funzionari di cancelleria né di giudice togato civile;
il mandato dell'unico giudice di pace di Borgomanero è ad oggi in scadenza come anche quello del giudice onorario di tribunale;
la mancanza presso il tribunale di Borgomanero di tali figure fondamentali porterebbe alla paralisi dell'attività forense di un tribunale che ha competenza su trenta comuni della provincia di Novara
quali idonee iniziative intenda assumere, con urgenza, affinché sia assicurata la continuità dell'attività del tribunale di Borgomanero e sia assicurata la presenza delle figure necessarie ad ogni cittadino l'accesso alla giustizia.
(3-02867)
dopo un lungo e tortuoso percorso il 15 ottobre 2003, il Ministero ha finalmente raggiunto un accordo con le parti sindacali per dare corso alla riqualificazione interna del personale, almeno per quanto riguarda i funzionari di area «C», secondo quanto previsto a suo tempo dal CCI per l'amministrazione giudiziaria del 5 aprile 2000, e dai successivi bandi pubblicati nel mese di febbraio 2001;
senza entrare nel merito dell'accordo non si può non osservare come le travagliate vicende - passate attraverso la pubblicazione delle graduatorie del personale ammesso al percorso formativo (il 15 marzo 2002), l'accordo di modifica delle procedure di riqualificazione (il 25 marzo 2002), per arrivare alla sentenza della Corte Costituzionale n. 194 del 2002, - abbiano prodotto per motivi diversi effetti pesantemente negativi sull'organizzazione degli uffici giudiziari;
in particolare, il blocco del processo di riqualificazione ha prodotto quale effetto collegato, per scelta dell'attuale Amministrazione, il blocco totale degli interpelli per i trasferimenti di sede a copertura dei posti vacanti, oltrechè il blocco di qualsiasi procedura di reclutamento mediante concorso per l'assunzione di nuovo personale, fatta eccezione soltanto per il concorso bandito alla fine del 2002 per l'assunzione di ufficiali giudiziari C1;
tale situazione da una parte lede il diritto di quei lavoratori che da tempo (3 anni ormai) attendono la possibilità di trasferirsi ad altro ufficio, il più delle volte per urgenti problemi familiari; dall'altra, la mancata possibilità di procedere alla copertura dei posti vacanti crea disservizi di ogni genere, se non addirittura un dissesto generale degli uffici giudiziari, soprattutto presso quelle sedi che sono state dichiarate disagiate;
solo il 17 luglio 2003, l'onorevole Santelli, quale sottosegretario del Ministero della Giustizia, ha provveduto a depositare una proposta definitiva sulla riqualificazione del personale, per superare i vincoli imposti dal giudice costituzionale;
nessun'altra iniziativa nel frattempo è stata intrapresa e gli organici degli uffici sono nella sostanza congelati e non se ne comprendono i motivi. Nulla si è più mosso sino ad oggi, nonostante siano numerose e reiterate le lamentele da parte dei Capi degli uffici giudiziari, soprattutto in Lombardia;
in particolare nel distretto della Corte di Appello di Brescia, per la figura professionale del cancelliere, posizione economica C2, sono previsti n. 107 posti in organico, attualmente coperti soltanto per n. 32 unità, del tutto insufficienti a garantire la funzionalità degli uffici;
ancora più la mancanza di tali figure professionali si fa sentire negli uffici di vertice, quali la Corte di Appello presso la quale sono presenti soltanto 2 unità della posizione economica C2 rispetto alle 6 previste; senza contare poi altre vacanze di personale qualificato nelle diverse figure professionali e posizioni economiche C3 e C2 (Direttori di cancelleria, Formatori, Contabili, eccetera), che nel complesso ammontano, compresi i cancellieri C2, a n. 15 unità;
come già detto, l'Amministrazione, adducendo come motivo la necessità di completare prima la riqualificazione interna, non ha promosso gli interpelli interni
in ogni caso il processo di riqualificazione non è sufficiente a coprire le lacune di organico; in realtà servono nuovi concorsi e nuove assunzioni -:
come intenda il Ministro provvedere per sopperire alle carenze sopra evidenziate;
se intenda chiarire per quali motivi l'Amministrazione si rifiuti di promuovere gli interpelli interni per il trasferimento di personale dall'una all'altra sede.
(5-02640)
martedì 18 aprile 2003, a causa di crolli ed infiltrazioni in un'ala del palazzo del tribunale di Roma, sezione lavoro, sito in Viale Giulio Cesare, sono state sospese, a tempo indeterminato, le udienze relative a cause riguardanti una serie di problematiche di estrema delicatezza e gravità, in quanto inerenti a categorie di cittadini in situazioni insostenibili, come ad esempio lavoratori in attesa di un dispositivo che renda possibile il reintegro sul posto di lavoro nel caso che il licenziamento non sia stato legittimo ed anche persone disabili in attesa di una sentenza che gli riconosca il diritto di usufruire dell'indennità di accompagno;
a parere dell'interrogante risulta superfluo sottolineare il fatto che tali categorie, deboli dal punto di vista socioeconomico, rischiano di venire ulteriormente danneggiati nei loro diritti, a causa di un ulteriore dilatazione dei tempi processuali, già notevolmente dilatati di per sé;
il provvedimento di sospensione è relativo al lavoro della maggioranza dei giudici di questa sezione (circa 37 su 47) e pone all'attenzione altre problematiche altrettanto importanti, visto che le stesse hanno una ricaduta sulla questione precedentemente descritta: 1) non da oggi si discute sui problemi relativi alla giustizia fra cui quello della inadeguatezza delle strutture in cui i magistrati operano, anche come in questo caso specifico, rischiando la loro incolumità; 2) la gestione complessiva degli immobili che ospitano le sedi di tribunali in cui la mancanza di un serio monitoraggio e di conseguenza di un inefficiente opera di manutenzione ha portato tali edifici al degrado; 3) l'inefficiente vigilanza all'interno del tribunale di Viale Giulio Cesare, dove chiunque può accedere ad aule incustodite e manipolare, distruggere o trafugare delicatissimi documenti processuali -:
se non ritengano opportuno, ciascuno per le proprie competenze, attivarsi al fine di rendere meno disagevole l'ambiente del Tribunale in oggetto, contribuendo a rendere più confortevole l'opera di chi vi lavora, di coloro i quali vi accedono per il disbrigo di pratiche e di situazioni evidentemente giuridiche, garantendo un'adeguata e opportuna sicurezza dell'intera struttura.
(4-08143)
i lavori di ristrutturazione presso il palazzo del Tribunale Civile di Roma di Viale Giulio Cesare n. 54 sono iniziati da
tali lavori si sono protratti oltre i tempi stabiliti e non sono, in data odierna, ancora conclusi; il 2 novembre 2003 si è verificato un crollo della controsoffittatura del secondo piano dell'ala in cui sono ubicate la terza e la quarta sezione lavoro a causa delle infiltrazioni d'acqua provenienti dal tetto;
a seguito di ciò è stata dichiarata l'inagibilità prima del solo secondo piano e poi dell'intera ala, primo piano e piano terra, ed infine anche dell'archivio, che si trova nel sotterraneo del palazzo pericolante;
conseguentemente tutte le udienze delle due sezioni lavoro sono state sospese;
nel frattempo tutti i servizi di cancelleria dislocati nell'intero immobile sono stati ammassati nell'ala destra del palazzo, dove sono operativi anche i ruoli ed i servizi di altri uffici;
l'impossibilità di svolgere il proprio lavoro riguarda ben 34 giudici e i disagi dello spostamento colpiscono ben 60 persone tra addetti alle cancellerie ed ausiliari più un numero incalcolabile di avvocati e operatori del diritto in genere;
alla fine le vere vittime di questa incresciosa situazione sono i cittadini che vedono rinviate a tempo indeterminato le loro cause di diritto del lavoro, per mere disfunzioni amministrative ed organizzative, che nulla hanno a che fare con l'esercizio della giurisdizione, con conseguenti gravissime ripercussioni sul buon andamento della giustizia -:
quali iniziative i Ministri intendano assumere, attivando gli organismi competenti, per assicurare tempestivi interventi di ripristino dei locali delle due sezioni lavoro del tribunale di Roma al fine di limitare il disagio ed i disguidi in cui incorrono quotidianamente gli operatori del diritto e per assicurare l'operatività e la funzionalità del sistema della giustizia del lavoro a Roma, la cui inattività nuoce a centinaia di cittadini.
(4-08151)
il centro servizi sociali adulti di Padova (C.s.s.a.) opera autonomamente dal 1980 (per i primi anni, successivi all'entrata in vigore della legge n. 354 del 1975, ha operato come sede distaccata del C.s.s.a. di Venezia) nel proprio territorio di competenza corrispondente ai circondari giudiziari dei tribunali di Padova, Rovigo e Bassano del Grappa;
allo stato attuale il C.s.s.a. di Padova impiega 9 assistenti sociali (di cui 2 part-time), 3 collaboratori amministrativi, 1 ragioniere distaccato tre giorni su cinque presso il vicino provveditorato, 1 centralinista, 1 addetto alla sicurezza con mansioni di accoglienza e da poco presta servizio civile un obiettore di coscienza;
secondo quanto previsto dalla pianta organica, del tutto inadeguata rispetto al carico di lavoro e aggiornata ormai a diversi anni addietro, il C.s.s.a. di Padova sarebbe sguarnito solo di 2 unità con mansioni di segreteria;
in riferimento al numero di utenze, il C.s.s.a. di Padova ha in carico tutti i detenuti con pena passata in giudicato presenti nei due istituti padovani e nell'istituto di Rovigo, per un totale di 984 persone, a cui vanno sommate le persone in misura alternativa (affidati, semiliberi, detenuti domiciliari liberi vigilati, liberi controllati e i destinatari di indulto), che sono complessivamente 295;
il centro inoltre fornisce consulenza per attività di osservazione e collaborazione al trattamento dei detenuti nei tre istituti sopra citati, consulenza alla magistratura di sorveglianza, agli ospedali psichiatrici giudiziari e ad altri centri della regione Veneto e di altre regioni;
questa parte di attività del C.s.s.a. di Padova, di cui al punto precedente, riguarda 780 osservazioni in detenzione, 51 osservati in libertà e 30 inchieste sociali, a cui occorre aggiungere tutta l'attività rivolta a persone che entrano in contatto con il sistema giudiziario-penale e ai familiari dei detenuti;
da un esame del numero delle utenza, comparato con gli altri centri del Veneto, risulta che il C.s.s.a. di Padova opera con gravi carenze d'organico, ben superiori a quelle previste dalla pianta organica;
dai dati statistici riportati nel «Rilevamento sulle misure alternative e le attività dei C.s.s.a.» (primo semestre 2003, fonte ministero della giustizia - dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) si evince che gli assistenti sociali del centro di Padova lavorano mediamente su 218 casi mentre quelli del centro di Venezia e Verona lavorano rispettivamente su 80 e 76 casi, considerando complessivamente le misure alternative, le osservazioni, le inchieste e gli altri interventi (tali dati si spiegano anche per il fatto che presso il centro di Padova operano solo 9 assistenti sociali, mentre in quello di Venezia ve ne sono 25 e in quello di Verona 20) -:
se il Ministro sia al corrente della grave situazione in cui si trova il C.s.s.a. di Padova quanto a dotazione di organico;
se il Ministro non ritenga opportuno disporre subito un aggiornamento della pianta organica di questa struttura, la cui attività rappresenta un tassello fondamentale (sia in termini quantitativi che qualitativi) all'interno dell'attività di reinserimento delle persone sottoposte a misure detentive nei circondari del tribunale di Padova, Rovigo e Bassano del Grappa;
se il Ministro, vista l'importanza delle funzioni svolte dai C.s.s.a., non ritenga di dover potenziare nel loro insieme tali strutture, a partire da quelle (come nel caso di Padova) che si devono confrontare con gravi inadeguatezze strutturali e di organico rispetto al numero di utenze da soddisfare.
(4-08171)
il giorno 4 novembre 2003 nella sede universitaria di Monte S. Angelo, in Napoli si sono svolte le prove per l'ammissione alla facoltà di medicina e chirurgia della Seconda università di Napoli, del bando di concorso (decreto regionale n. 2707 del 4 luglio 2003);
il bando stabiliva che:
i candidati dovevano presentarsi alla prova concorsuale alle ore 8,00 per sottoporsi alle necessarie procedure di riconoscimento (articolo 7, comma1, parte II);
la prova di ammissione doveva avere inizio alle ore 10,00 e avere la durata di due ore (articolo 7, comma1, parte I);
alla prova avrebbero dovuto assistere l'intera commissione ed un comitato di vigilanza, guardie giurate e personale tecnico amministrativo dell'ateneo (articolo 9, comma 4);
i concorrenti non potevano tenere con sé borse, zaini, libri, appunti, carta, telefoni cellulari ed altri strumenti elettronici (articolo 9, comma 2);
ai concorrenti non era permesso mettersi in relazione con altri salvo che con gli addetti alla sorveglianza (articolo 9, comma 2);
l'accesso alle aule sede di esame era tassativamente consentito ai soli iscritti alla prova, previa identificazione;
l'indicazione dell'orario di inizio della prova alle ore 10,00, contenuta nel bando, riproponeva medesima prescrizione fissata nel decreto ministeriale Miur del 17 aprile 2003 ed assolveva alla funzione di garantire la par condicio tra i candidati e la correttezza dello svolgimento delle prove concorsuali, ai sensi dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 686 del 1957;
il decreto ministeriale in parola prevede infatti prove di ammissione ai corsi
a detta di numerosi partecipanti, la prova concorsuale per l'accesso ai corsi di laurea presso la II università di Napoli non avrebbe seguito l'iter procedimentale previsto espressamente dal predetto bando, risolvendosi in una sostanziale ed assoluta violazione dello stesso, infatti: la commissione esaminatrice avrebbe avviato le procedure per la identificazione dei candidati soltanto intorno alle ore 10,45 concludendo la prova concorsuale addirittura alle ore 15,15; la commissione non ha mai proceduto all'appello dei candidati; le prove d'esame avrebbero avuto inizio alle ore 12,45 cioè successivamente alla conclusione delle prove svoltesi presso le altre sedi universitarie; nelle altre sedi universitarie, ed in particolare presso la Federico II di Napoli, le prove risultavano ultimate alle ore 12,00 circa; non sono stati sequestrati cellulari, libri o altro in possesso dei candidati; non è stato impedito ai concorrenti di comunicare tra loro -:
se non ritenga necessario avviare un'azione di monitoraggio in tutti gli atenei italiani, al fine di accertare se vicende come quelle verificatesi a Napoli abbiano avuto luogo anche in altri atenei e assumere, se del caso, opportune iniziative anche normative al riguardo.
(4-08175)