Allegato A
Seduta n. 374 del 16/10/2003


Pag. 36


...

(Sezione 4 - Aumento dei reati camorristici nella provincia di Caserta)

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'interno e della giustizia, per sapere - premesso che:
nella provincia di Caserta si registra, dopo un periodo di pax mafiosa, una grave escalation di omicidi, di attentati e di violenze camorristiche, che desta forte allarme sociale;
a Marcianise, città industriale divenuta famosa per il coprifuoco che il prefetto dovette disporre alcuni anni fa, la ripresa della faida tra i clan Belforte e Piccolo ha portato in venti giorni a ben quattro assassinii, l'ultimo quali è stato consumato il 3 ottobre 2003;
a Villa Literno, dove è in corso un conflitto tra i clan Tavoletta e Bidognetti, nella serata del 27 settembre 2003 ignoti killer di camorra hanno inseguito (fin dentro un'abitazione privata) alcuni giovani incensurati, apparentemente estranei ad ambienti malavitosi, ferendone tre e ammazzandone due, sotto gli occhi di inermi cittadini trovatisi in mezzo ad una sparatoria da far west;
anche a Mondragone, dove si è immediatamente riorganizzato un gruppo camorristico


Pag. 37

sulle ceneri del clan La Torre, si è registrata in questa estate una ripresa degli omicidi;
nella provincia di Caserta si sta manifestando nell'ultimo periodo una nuova esplosione di reati camorristici; dopo un periodo di tregua sono ripresi gli attentati contro attività economiche e commerciali (basti ricordare i numerosi incendi di aziende agricole nel periodo precedente l'estate 2003 e i continui attentati contro negozi di Mondragone e del litorale domizio, nonché contro cantieri fatti bersaglio delle attività estorsive dei clan in più parti della provincia);
i vari gruppi camorristici tentano di estendere sempre più il controllo del territorio, al fine di poter meglio mettere le mani sugli appalti pubblici e sui proventi degli investimenti collegati al quadro comunitario di sostegno, nonché sugli affari derivanti dal ciclo dei rifiuti solidi urbani e speciali;
è sensibile l'aumento di reati che non apparivano tipici della realtà casertana, quali lo spaccio di droghe anche sintetiche, che vedono da un lato un vero e proprio monopolio in alcune zone di clan di extracomunitari e dall'altro un sempre più massiccio intervento dei clan camorristici casalesi nelle vicende dello spaccio (reso evidente da provvedimenti emessi dalla magistratura). Emblematica è la vicenda del litorale domizio, dove mafie straniere e camorra esercitano in sinergia attività criminali (traffico e spaccio di droga, sfruttamento della prostituzione) e il controllo del territorio, minando fortemente i diritti alla sicurezza dei cittadini;
la tracotanza dei clan camorristici si è manifestata anche nei confronti di magistrati impegnati in indagini sul casertano: l'autovettura blindata di un giudice per le indagini preliminari di un tribunale napoletano, recatosi ad effettuare interrogatori presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, è stata prima sottratta e di lì a poco incendiata, a dimostrazione della natura intimidatoria dell'atto;
è noto che alcuni pubblici ministeri della procura distrettuale di Napoli sono oggetto di particolari attenzioni da parte di esponenti della criminalità organizzata casertana, tanto che sarebbero stati sventati attentati alle loro persone, grazie alle notizie ottenute da confidenti e collaboratori di giustizia;
nella provincia di Caserta opera un clan camorristico tra i più forti fra quelli operanti in Italia, denominato «clan dei casalesi», che, pur avendo la sua base operativa nei comuni dell'agro aversano, attraverso una fitta rete di contatti e di alleanze, controlla dal punto di vista criminale non solo l'intera provincia, ma anche non poche zone del basso Lazio e risulta significativamente infiltrato in Emilia Romagna, Toscana e Marche;
il predetto sodalizio è stato oggetto, in un passato anche recente, di colpi durissimi inferti da parte della magistratura e delle forze dell'ordine, che hanno visto l'arresto di centinaia di affiliati e, soprattutto, dei suoi più importanti esponenti, fra cui Schiavone Francesco, detto Sandokan, Schiavone Walter, Bidognetti Francesco, Cantiello Salvatore, Zagaria Vincenzo, Papa Giuseppe, Belforte Domenico, Belforte Salvatore, Esposito Mario, Russo Giuseppe e tanti altri;
anche in tempi recenti, sono stati conseguiti risultati di particolare significato, come, ad esempio, la scelta collaborativa di Augusto La Torre, capo indiscusso della compagine camorristica operante in Mondragone, ritenuto fino a poco tempo fa un vero e proprio irriducibile: scelta che è stata preceduta e seguita da alcune altre importanti defezioni nel medesimo clan, fra cui quella del suo vice ed alter ego Sperlongano Mario;
le opzioni collaborative citate hanno da un lato avuto l'effetto di disarticolare la struttura tradizionale del gruppo criminale di Mondragone e dall'altro di ottenere conseguenze sul piano investigativo di eccezionale rilevanza, quali il ritrovamento, ad oggi, di cinque cadaveri di soggetti ritenuti vittime di lupare bianche, fra cui


Pag. 38

quello dell'assessore comunale di Mondragone Antonio Nugnes; inoltre, le dichiarazioni fornite dai collaboratori permetteranno di far luce su alcuni dei più importanti fatti di sangue avvenuti in provincia di Caserta, quali la strage di Pescopagano, il duplice omicidio Beneduce-Miraglia e tanti altri gravi fatti;
i positivi risultati ottenuti dallo Stato a partire dalla metà degli anni novanta nella lotta contro la camorra corrono il rischio di essere dispersi a causa della riduzione delle forze dell'ordine impegnate nel casertano e del conseguente indebolimento del lavoro di intelligence, nonché a causa della strozzatura processuale, che non consente di giungere alla conclusione dei dibattimenti e della carenza di politiche di prevenzione e recupero sociale;
i processi originati dalle numerosissime indagini soltanto in ridotti casi hanno visto la conclusione, attese le difficoltà croniche e le inadeguatezze degli organici in cui versano gli uffici giudiziari di Santa Maria Capua Vetere, e gran parte dei dibattimenti - certamente i più rilevanti, quali, ad esempio, le due indagini denominate «Spartacus I» e «Spartacus II» - hanno visto la scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare di quasi tutti gli imputati;
questa descritta situazione rischia di far ritornare in libertà pericolosissimi esponenti della criminalità organizzata, atteso che molti di essi, pur raggiunti anche da decine di ordinanze cautelari per gravissimi delitti, quali l'omicidio, l'associazione mafiosa e l'estorsione, sono oggi detenuti soltanto per uno o due titoli cautelari, essendo intervenuta per gli altri la già richiamata scarcerazione;
i tempi di celebrazione dei dibattimenti si stanno ulteriormente dilatando, sia perché, nel periodo precedente l'estate 2003, presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere vi è stata una lunga astensione dalle udienze degli avvocati, sia per gli attuali effetti distorsivi della sospensione collegata al «patteggiamento allargato» (a tal fine si ricorda che sono stati rinviati anche di mesi per tale ragione decine di dibattimenti riguardanti fatti di camorra, fra cui anche quelli per alcuni omicidi che vedono imputati, fra gli altri, i capi dei clan Schiavone e Bidognetti);
emblematiche in questo senso appaiono le vicende che riguardano gli esponenti della camorra, detenuti solo per pochi titoli cautelari a fronte di numerose altre imputazioni per fatti omicidiari, per i quali appare difficile pronosticare la conclusione dei dibattimenti;
ugualmente preoccupante è la situazione dei latitanti: accanto a brillanti risultati ottenuti dalla magistratura e dalle forze dell'ordine - quali l'arresto di Del Vecchio Carlo, di Gaetano Di Lorenzo, capo del gruppo operante in Sessa Aurunca e catturato in Spagna dopo oltre sei anni di latitanza, anche se non ancora estradato, o, infine, di Giuseppe Russo, detto il padrino - va evidenziata la lunghissima e protratta latitanza di soggetti ritenuti particolarmente pericolosi e capiclan, fra cui Michele Zagara, Iovine Antonio e Schiavone Francesco di Luigi, resosi latitante non appena scarcerato;
si tratta di un gruppo di latitanti: se ne sono citati solo alcuni, perché numerosi sono, ad esempio, i latitanti della zona di Sessa Aurunca, fra cui alcuni esponenti di primo piano della dominante famiglia Esposito, che possono, anche con una limitata libertà di movimento, gestire tutte le attività illecite dei singoli gruppi criminali e rinserrare le fila del clan;
gli organici delle forze di polizia, che operano nell'agro aversano e sul litorale domizio, si sono di fatto ridotti di circa un quinto rispetto alle unità operanti tre anni fa, rendendo così molto più difficile la generosa azione di contrasto alla criminalità;
forte è il rischio di ritorno al passato, caratterizzato dal forte dominio della camorra sul territorio, sull'economia, sui comuni (che furono interessati da oltre quindici decreti di scioglimento dei consigli comunali) -:


Pag. 39

quali iniziative, nell'ambito delle loro rispettive competenze, intendano intraprendere per far fronte ai gravissimi problemi evidenziati e garantire la sicurezza dei cittadini e la legalità nella provincia di Caserta.
(2-00922)
«Violante, Diana, Lumia, Leoni, Minniti, Maran».
(13 ottobre 2003)