Risposta. - In merito all'iniziativa assunta dalla giunta comunale di Sabaudia (LT) in ordine al ripristino del bassorilievo «La Vittoria in marcia», posto sul portone d'ingresso del palazzo comunale, il sindaco dell'Ente - opportunamente interessato dall'ufficio territoriale del Governo di Latina - ha precisato che la decisione di operare detto restauro si inserisce in un contesto di recupero della memoria storica e delle bellezze architettoniche, artistiche e culturali della città di Sabaudia.
generale, ha conservato l'incarico di dirigente dell'area amministrativa fino all'11 marzo 2001;
Risposta. - La vicenda segnalata dall'interrogante è ampiamente conosciuta da questa amministrazione, sia a livello centrale che periferico, ma allo stato attuale non si ravvisano i presupposti per procedere nel senso prospettato dall'interrogante.
la violazione che concretizzi un'ipotesi di reiterata inadempienza, tale da richiedere l'intervento di rigore dell'autorità statale.
Risposta. - L'Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori di Ravenna, interessato dalla competente articolazione ministeriale, ha evidenziato che non ha mai rifiutato l'iscrizione all'ordine professionale dell'architetto Mauro Falconi, il quale ha espressamente richiesto nel giugno 1998 la cancellazione dall'Albo, che è stata effettuata nel successivo mese di luglio.
Risposta. - Questo ministero, con l'avviso 2/96, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 148 del 26.6.1996, ha fissato gli obiettivi prioritari e le modalità di accesso al Programma operativo n. 940030/I/3, adottato dalla Commissione europea con decisione del 15.12.1994.
Risposta. - Si fa presente che l'Italia ha dato esecuzione alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, relativa alla causa n. C-455/00, con l'articolo 7 della Legge n. 14 del 3 febbraio 2003 (legge comunitaria 2002).
Risposta. - Si comunica che presso il tribunale di Torre Annunziata pende il processo a carico di Sanzone Francesco ed altri in ordine ai reati di cui agli artt. 112 n. 1, 81 cpv., 609/bis, 609/octies c.p. e di cui agli artt. 112 n. 1, 81 cpv., 61 n. 2, 582-585 c.p. in danno di Hassan Kalif Hodan.
profilo oltre il possesso di un determinato titolo di studio;
trasparenza nella gestione delle risorse umane.
Risposta. - L'Istituto nazionale della Previdenza sociale ha comunicato quanto segue.
Risposta. - Il comune di Celano (AQ), ricade nei territori di competenza dell'Autorità di Bacino di rilievo nazionale dei fiumi Liri-Garigliano-Volturno.
La pianificazione di bacino vigente per detto territorio è il piano straordinario ai sensi dell'articolo 1, comma 1 bis, del DL 180/98 e successive modifiche ed integrazioni, approvato dall'autorità di bacino nell'ottobre 1999. Detto piano fornisce un quadro provvisorio del dissesto idrogeologico del comune in argomento ed in particolare, contiene la perimetrazione di 11 aree a rischio da frana «molto elevato».
Risposta. - Con le ordinanze di emergenza idrica 3052 del 3 febbraio 2000 e 3108 Presidenza del Consiglio dei ministri del 24 febbraio 2001 sono stati stanziati, da parte di questo ministero, 26 miliardi di lire destinati anche alla progettazione esecutiva degli interventi di rifacimento degli acquedotti Favara di Bugio e Gela-Licata.
Risposta. - Le disposizioni contenute nell'articolo 80, comma 21, della legge finanziaria 2003 attribuiscono al ministero delle infrastrutture e dei trasporti la predisposizione di un piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici con particolare riguardo a quelli che insistono sul territorio delle zone soggette a rischio sismico.
non è stato ancora perfezionato e il ministero dell'economia e delle finanze rimane tuttora titolare del possesso dell'isola -:
Risposta. - La competente Agenzia del demanio ha precisato che il compendio in parola, dismesso dall'utilizzo dell'amministrazione penitenziaria che lo adibiva a carcere, in ottemperanza all'articolo 14 dello Statuto speciale per la Sardegna, approvato con la legge costituzionale 26 febbraio 1948 n. 3, venne consegnato dall'allora competente Ufficio del territorio di Sassari alla Regione Autonoma Sardegna, con verbale di consegna provvisorio del 19 giugno 2000.
12.14, l'assenza di servizi in direzione Nord dalle ore 17.36 alle ore 06.00 del mattino;
Risposta. - Relativamente ai collegamenti ferroviari nell'ambito del trasporto locale nella regione Marche, Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che la divisione trasporto regionale di Trenitalia S.p.a. considera la località di Civitanova Marche importante bacino di utenza della propria clientela e, conseguentemente, prevede la fermata di tutti i propri treni nella stazione in questione.
Oltre ai collegamenti con Milano, la stazione di Civitanova Marche usufruisce di un servizio diretto con Torino, rappresentato dalla coppia di IC 568/569 Rossini, nonché dei servizi Espressi notturni periodici di fine settimana.
Risposta. - Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che la stazione di Bari viene chiusa tutti i giorni dalle ore 1.00 alle ore 3.30, coerentemente con l'orario degli arrivi e partenze dei treni.
Risposta. - La situazione di disagio originata anche dalla carenza di personale di magistratura presso la sezione distaccata di Eboli del tribunale di Salerno ha trovato un primo sbocco attraverso la destinazione di un secondo giudice togato al settore civile della medesima; con segnalazione provvisoriamente esecutiva in data 16 gennaio 2003, infatti, la dott.ssa Francesca Tritto - poi immessa in possesso presso il tribunale di Salerno il 5 febbraio 2003 - è stata affiancata al dott. Paolo Catallozzi, rendendo così possibile, in concreto, quella ripartizione degli affari tra magistrati addetti a tale settore della sezione già prevista dal presidente del tribunale nella segnalazione relativa alla organizzazione generale dell'ufficio giudiziario, valevole per il biennio in corso.
Risposta. - In ottemperanza alle disposizioni della legge n. 241 del 1990, l'amministrazione delle infrastrutture e dei trasporti ha predisposto un proprio regolamento, adottato con decreto ministeriale del 18 aprile 1994, n. 252, con il quale sono stati individuati i tempi di espletamento delle procedure amministrative e tecniche di competenza.
istituita una Commissione, che si riunisce a cadenza prefissata, con lo specifico compiti di istruire le istanze di «nazionalizzazione».
Risposta. - L'Anas S.p.A., interessata al riguardo, ha comunicato che la «Nuova Romea Commerciale» presenta un tracciato, di circa 125 km il quale, collegandosi alla E45 a sud di Ravenna, si sviluppa nella regioni Emilia Romagna e Veneto fino a riconnettersi al Passante di Mestre a Sud-Ovest di Venezia.
La società stradale rende noto, infine, che nel programma triennale 2002-2004 sono inseriti, sulla strada statale n. 309 «Romea», i seguenti interventi:
località Porto Viro. Il relativo progetto esecutivo è in corso per un importo complessivo lordo di € 2.841.000,00=;
Risposta. - Il detenuto Domenico Di Gioia, nato a Bari il 24 dicembre 1963, è stato tratto in arresto in data 14 ottobre 2001 e, fino alla data del decesso avvenuta il 5 maggio 2002, è stato sempre ristretto presso la casa circondariale di Modena.
emerge con chiarezza che i controlli medici, dall'ingresso in istituto all'ultimo ricovero, sono stati quotidiani.
causa di un prossimo licenziamento di ben la metà dei lavoratori a tempo indeterminato;
Risposta. - Dagli accertamenti effettuati dalla direzione provinciale del lavoro di Roma è emerso quanto segue: nel 1997 il teatro Eliseo era gestito dalla società teatro Eliseo s.r.l. che manifestava uno sbilancio tra crediti e debiti di circa 12 miliardi di vecchie lire per un debito complessivo di oltre 16 miliardi di vecchie lire nei confronti dell'erario, degli enti previdenziali, della Siae, dei fornitori e delle banche.
e gran parte della fauna: le coste delle Marche sono a rischio e con esse i parchi di San Bartolo e del Conero; le petroliere che attraversano l'Adriatico, dirette ovviamente ai porti di Trieste, Ravenna, Falconara e Venezia, trasportano fino a 200.000 tonnellate e quasi sempre sono considerate «carrette del mare», vecchie navi cisterna non dotate di doppio scafo -:
Risposta. - L'interrogazione in discorso concerne la tutela ambientale delle coste italiane dal passaggio di scafi a rischio.
Risposta. - La discarica di prima categoria di Cupinoro, realizzata nel 1991, è ubicata nella omonima località sita nella parte meridionale del comune di Bracciano (Roma).
approvato, in data 10 dicembre 2002, dalla giunta regionale del Lazio.
Risposta. - Il problema sollevato dall'interrogante è di grande interesse, perché riguarda la materia dell'elettorato attivo nella quale confluiscono i delicatissimi principi della tutela della libertà individuale, della manifestazione di pensiero e della intangibilità e segretezza del diritto di voto, principi cardini delle democrazie moderne.
verifichino fenomeni di condizionamento del voto, questi potranno essere perseguiti dall'autorità giudiziaria penale ai sensi degli articoli 86, 87, 88 e 90 del decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570.
Risposta. - Con l'interrogazione in discorso si evidenzia la situazione venutasi a creare a seguito dell'invio, da parte dell'Inps, di lettere di contestazione di indebiti pensionistici. Si fa presente che all'operazione di recupero è stata data ampia pubblicità e si è proceduto in conformità alle disposizioni normative vigenti.
all'articolo 38, commi 7, 8 e 9, della legge n. 488/2001, e di quanto previsto dall'articolo 13 della legge n. 412/1991.
Risposta. - Si comunica che il 17 novembre 2002, a pochi minuti dalla fine della partita di calcio Cagliari-Messina, uno spettatore del settore curva nord è entrato agevolmente nel campo di gioco, ha colpito con un pugno il portiere del Messina facendogli perdere i sensi ed ha riguadagnato il posto negli spalti, confondendosi tra gli altri spettatori.
funzione di raccordo tra l'evento agonistico e gli spettatori.
Risposta. - La situazione venutasi a creare a seguito dell'invio, da parte dell'Inps, di lettere di contestazione di indebiti pensionistici. Si fa presente che all'operazione di recupero è stata data ampia pubblicità e si è proceduto in conformità alle disposizioni normative vigenti.
Risposta. - Dagli accertamenti effettuati dalla direzione provinciale del lavoro di Pistoia presso la sede della società Kartos S.p.A. è emerso quanto segue.
e 4 in ciascuno dei cinque distaccamenti di Arzignano, Lonigo, Bassano, Schio e Asiago;
Risposta. - Negli ultimi dieci anni la classificazione e, conseguentemente, le piante organiche delle strutture periferiche del Corpo nazionale dei vigili del fuoco non sono state adeguate, se non in minima parte, alle reali, crescenti esigenze operative, cosicché la carenza di organico, lamentata dalla S.V. per il Comando provinciale dei vigili del fuoco di Vicenza, rispecchia una generale situazione di disagio presente su tutto il territorio nazionale.
considerazione nel quadro del sopra citato progetto di riclassificazione delle sedi dei vigili del fuoco.
giova ricordare che tali opere discendono da una precisa, espressa prescrizione a chiusura dell'accordo di programma e, pertanto, la loro esecuzione è - dal punto di vista amministrativo - condizione imprescindibile di legittimità della procedura che ha consentito l'avvio delle opere in esame;
l'attuazione di un piano di monitoraggio delle emissioni inquinanti e dell'inquinamento acustico che (...) post-operam non dovranno essere in nessun caso superiori a quelli rilevati ante-operam e ricondotti entro i limiti previsti dalle vigenti normative (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1 marzo 1991, legge n. 447 del 1996 (...) con l'adozione di soluzioni tecnologiche e progettuali che consentano di ridurre l'emissione sonora alla fonte (asfalti drenanti e fonoassorbenti) prendendo a tal fine in considerazione tutte le soluzioni tecnologiche disponibili (barriere laterali, centrali, gallerie artificiali, interventi di difesa passiva sugli edifici, eccetera)»;
Risposta. - L'ANAS S.p.A., interessata al riguardo, ha comunicato che l'Accordo di programma, sottoscritto l'8 luglio 1997, per il completamento dei lavori di adeguamento a tre corsie di alcuni tratti dell'autostrada del grande raccordo anulare, disponeva, tra l'altro, che la realizzazione del lotto 18b avvenisse per fasi successive consentendo, nella prima fase, l'esecuzione dello sdoppiamento della sede autostradale e costruzione della carreggiata interna a tre corsie senza corsie di emergenza.
relativo all'adeguamento a tre corsie del lotto 18b è dell'amministrazione comunale di Roma.
Risposta. - Sulla base di quanto riferito dal prefetto di Belluno, che presso lo stabile che ospita la locale questura, dal luglio del 2000, è stato istituito l'Ufficio per le relazioni con il pubblico (URP), ottemperando alle relative disposizioni ministeriali.
costretti a ricorrere allo sciopero per difendere i loro sacrosanti diritti.
Risposta. - La direzione provinciale del lavoro di Foggia ha comunicato quanto segue.
intese ad ottenere il ricalcolo della base pensionabile comprensiva delle prestazioni di cui trattasi, violazione e falsa applicazione di legge di cui all'articolo 53 del testo unico 29 dicembre 1973, n. 1092;
Risposta. - Si comunica che la problematica evidenziata riguarda il computo nella determinazione della base stipendiale pensionabile delle due ore di lavoro straordinario settimanale, a suo tempo prestato dal personale della polizia di Stato ai sensi dell'articolo 63 della legge 1o aprile 1981, n. 121 e dell'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 1984, n. 69.
nel senso di riconoscere la giurisdizione esclusiva della Corte dei conti in materia pensionistica.
Risposta. - Come noto, la situazione dei cittadini argentini di origine italiana, giunti nel nostro Paese a seguito della grave crisi economica in cui versa quello Stato sudamericano
e che aspirano al riconoscimento della cittadinanza italiana, è attentamente seguita dal Governo.
indicata nella circolare n. K.28.1. Unitamente agli altri è, pertanto, documento necessario per il riconoscimento della cittadinanza, ma non è da ritenersi assorbente della citata certificazione attestante che né gli ascendenti in linea retta né la persona istante hanno mai rinunciato alla cittadinanza italiana.
Risposta. - La Corte di cassazione, sezione lavoro, con le sentenze nn. 809 e 812 del 1982 ha affermato il principio della irrilevanza della contribuzione mutualistica ai fini della determinazione dell'anzianità contributiva per il diritto a pensione.
obbligatoria né possono produrre l'effetto di incrementare l'entità della futura prestazione.
Risposta. - Sulla base di quanto riferito dal prefetto di Lodi, che la decisione dell'amministrazione di Codogno di dedicare il nome di una via cittadina alla memoria di Sergio Ramelli aveva suscitato, in passato, aspre polemiche e contrasti con le forze politiche locali di centro-sinistra all'opposizione, sfociate in celebrazioni separate del 25 aprile, festa della Liberazione. Solo recentemente tale disaccordo appariva superato grazie alle mediazioni del sindaco.
circostanza che nessuno li impieghi per qualsiasi altra incombenza;
Risposta. - Si premette che non risponde assolutamente a verità la notizia, riportata in articoli di stampa, secondo cui i conducenti di automezzi speciali lavorerebbero soltanto «tre giorni al mese». Su quest'ultimo punto si osserva che la procura della Repubblica di Palermo, con ordine di servizio del 14 febbraio 2003 ha disposto che i conducenti non impegnati nella guida delle autovetture blindate prestino servizio: a) nella guida delle autovetture non blindate; b) nel servizio di vigilanza all'ingresso del nuovo garage sotterraneo; c) in alcuni uffici amministrativi; d) restando a disposizione dell'ufficio per fare fronte alle assenze (programmate o imprevedibili) degli altri conducenti. Si aggiunge, inoltre, che ai servizi amministrativi sono stati già da tempo destinati i conducenti automezzi speciali non idonei alla guida.
Risposta. - L' Anas S.p.A., interessata al riguardo, ha comunicato che la realizzazione della strada statale 16bis in variante alla strada statale 16 «Adriatica» è iniziata negli anni '80 mediante vari appalti, l'ultimo dei quali, eseguito dall'impresa Lalli e terminato nel 2001, riguardava la messa in sicurezza della strada con posa in opera di tappeto drenante e barriere di sicurezza in diverse tratte stradali.
indagini su traffici di stupefacenti internazionali tra l'Italia e l'Olanda. Nello stesso paese Omer Halilovic ha attivato il patrocinio legale;
Risposta. - Dopo la diffusione delle ricerche, Halilovic Omer è stato localizzato in Olanda.
sotto il profilo della tutela della sicurezza dei cittadini e degli ospiti della riviera, e ciò mentre si rincorrono voci secondo le quali il programma di rafforzamenti estivi sarebbe destinato a subire un ridimensionamento rispetto a quello dell'anno scorso, che già aveva purtroppo segnato una minore presenza temporale dei rinforzi a fronte degli anni precedenti;
predisposto il ministero per l'invio dei rinforzi estivi;
Risposta. - Le esigenze di potenziamento dei servizi di vigilanza estiva, prospettate dagli uffici territoriali del Governo, sono state valutate in un apposito «tavolo tecnico» interforze costituito presso il dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell'interno, che ha predisposto un piano complessivo di distribuzione delle risorse disponibili.
più allarmanti, mentre, d'altro lato, pare possibile rispondere alla crescente domanda di sicurezza della collettività attraverso strategie alternative al mero incremento degli organici, puntando ad una maggiore razionalizzazione delle risorse esistenti, a forme più efficaci di pianificazione e coordinamento dei servizi, nonché allo sviluppo delle sinergie tra tutte le forze di polizia e tra queste e le polizie municipali.
prima o dopo la nomina del dottor Giacomoni a responsabile di area;
Risposta. - Il ruolo dell'IPI quale ente strumentale del ministero è stato definito all'atto della sua costituzione dal Governo Ciampi (con decreto-legge n. 96/1993 convertito in legge n. 104/95). I compiti originariamente affidati si riferivano ai seguenti ambiti: agevolazioni alle attività produttive; fondi comunitari; valorizzazione del ruolo dei «soggetti intermediari» del sistema produttivo nazionale; attività di cooperazione industriale internazionale.
incaricati di elaborare le linee programmatiche nei vari settori di competenza del ministero;
Il dottor Sestino Giacomoni, dal momento della sua nomina a dirigente dell'area studi dell'IPI, con estrema correttezza, in quanto non c'era nessuna incompatibilità giuridica, ha rassegnato le proprie dimissioni, sia dal Consiglio di amministrazione dell'IPI, che dall'incarico di Capo della segreteria tecnica. Queste ultime però sono state respinte dal Ministro, che non ha voluto privarsi della sua professionalità e lo ha riconfermato in tale ruolo, con l'incarico, tra l'altro, di curare il raccordo tra la segreteria tecnica e le attività di ricerca e studio svolte dall'IPI, incarichi per i quali il dottor Giacomoni non percepisce alcun compenso.
Il dottor Guidoni, tutt'oggi, collabora con il Ministro, a titolo gratuito, e previa autorizzazione dei vertici dell'Istituto.
valore della produzione che è passato dal 46 per cento del 2000 al 57 per cento del 2002; il valore assoluto dei costi delle prestazioni per servizi rese da terzi che è sceso da 4,600 milioni di euro del 2000 a 4,383 milioni di euro del 2002; il rapporto tra i costi delle prestazioni per servizi rese da terzi e il valore della produzione, che è sceso dal 25,19 per cento del 2000 al 18,82 per cento del 2002.
Risposta. - Né a livello nazionale, né limitatamente a singole province, vi è stata alcuna direttiva ministeriale volta ad individuare ed espellere preventivamente immigrati clandestini che avrebbero potuto rientrare nelle ipotesi di regolarizzazione previste dalla nota legge di riforma della normativa in materia di immigrazione ed asilo, n. 189 del 30 luglio 2002, nonché dal decreto legge n. 195 del successivo 9 settembre, né risultano iniziative di tal genere spontaneamente adottate dalle autorità provinciali di pubblica sicurezza.
giorno ed il contestuale rilascio del permesso di soggiorno.
Risposta. - Si rappresenta che la Società Italiana di biologia marina (SIBM) è un'associazione scientifica Onlus alla quale aderiscono più di 800 studiosi italiani e stranieri in gran parte appartenenti al mondo accademico e della ricerca pubblica (CNR, ENEA, ICRAM), che, senza fini di lucro, si occupa della ricerca scientifica mirata specialmente alla conservazione, protezione e valorizzazione dell'ambiente marino e costiero.
Risposta. - Si sottolinea che, in occasione dell'organizzazione della manifestazione di apertura dell'Anno europeo delle persone con disabilità e della II Conferenza nazionale sulle politiche della disabilità, svoltesi a Bari il 14-15-16 febbraio 2003, questo ministero ha provveduto ad inviare l'invito a tutti i membri del Parlamento della Repubblica, al fine di assicurare il massimo coinvolgimento di tutti gli organismi interessati.
Risposta. - Si comunica che nel corso della II Conferenza nazionale sulle politiche della disabilità, svoltasi a Bari il 14-15-16 febbraio 2003, si sono tenuti dei gruppi di lavoro sui temi di maggiore rilevanza in materia e rispettivamente:
Si sottolinea che i documenti introduttivi e finali relativi a tali sessioni di lavoro sono stati tempestivamente resi noti mediante pubblicazione su Internet del ministero del lavoro e delle politiche sociali pochi giorni dopo la chiusura della Conferenza, e che sono tuttora disponibili sullo stesso sito Internet.
Risposta. - Si comunica quanto emerso dagli accertamenti effettuati dalla direzione provinciale del lavoro di Roma.
Risposta. - Con l'interrogazione in discorso viene lamentata una disparità di trattamento nell'applicazione della normativa di cui all'articolo 80, comma 3, della legge n. 388 del 2000 (legge finanziaria 2001), nei confronti dei lavoratori invalidi per qualsiasi causa, rispetto ai lavoratori sordomuti di cui all'articolo 1 della legge 26 maggio 1970, n. 381.
senso di marcia, che collega le città di Verona e Rovigo;
Risposta. - Si comunicano i seguenti elementi di risposta forniti dall'ANAS S.p.A.
L'ANAS riferisce, altresì, che sono in corso di esecuzione nel corrente anno i seguenti interventi:
e dell'anzianità contributiva; il beneficio è riconosciuto fino al limite massimo di cinque anni di contribuzione figurativa»;
dell'ammontare della stessa, per ogni anno di lavoro effettivamente prestato, fino ad un massimo di sessanta mesi, a partire dall'inizio della carriera lavorativa e per i periodi anche non concomitanti con lo stato di invalidità.
Risposta. - Con l'interrogazione indicata in oggetto viene lamentata una disparità di trattamento nell'applicazione della normativa di cui all'articolo 80, comma 3, della legge n. 388 del 2000 (legge finanziaria 2001), nei confronti dei lavoratori invalidi per qualsiasi causa, rispetto ai lavoratori sordomuti di cui all'articolo 1 della legge 26 maggio 1970, n. 381.
Risposta. - Dall'inizio del conflitto in Iraq si sono svolte, in tutto il Paese, oltre 500 iniziative contro la guerra, molte delle quali organizzate in modo spontaneo e senza preavviso, consistite per lo più in cortei e sit-in presso sedi istituzionali, diplomatiche e militari.
diplomatiche, questi ultimi sempre sventati dall'intervento delle Forze dell'Ordine.
una lettera denuncia ed aver informato i dirigenti della situazione, sia stato indotto a dimettersi e a lasciare 3 anni prima il suo lavoro all'Anas;
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare indicata in oggetto, l'A.N.A.S. S.p.A., interessata al riguardo ha, preliminarmente, fatto presente che la vicenda personale dell'ingegner De Lorenzo non ha nulla a che vedere con l'inchiesta giudiziaria in corso sulle presunte infiltrazioni mafiose nella gestione degli appalti per l'ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria.
di pubblica sicurezza e revoca della licenza in determinate circostanze -:
Risposta. - Non è esatta l'affermazione per cui la circolare del 9 maggio 2003, firmata dal Ministro dell'interno, abbia introdotto «nuovi e periodici esami medici e prove attitudinali» nei confronti di «tutti i possessori di armi da fuoco».
1994, legge Galli e della legge regionale della Calabria n. 10 del 1997) sta valutando la possibilità di affidare la gestione del servizio idrico integrato direttamente (ex articolo 35 comma della legge 488 del 1991) ad una costituenda società partecipata unicamente dagli enti locali che fanno parte dello stesso ambito territoriale;
Risposta. - Il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha sempre assunto una posizione di contrarietà netta rispetto alle procedure di affidamento di tale servizio senza gara europea, e quindi, in violazione della normativa comunitaria. L'emanazione del decreto di attuazione dell'articolo 20 della legge Galli n. 36 del 1994 avvenuto in data 22 novembre 2001, a distanza di otto anni dall'emanazione della legge sul servizio idrico integrato, è stato il primo tangibile segnale della volontà di questo ministero di indirizzare le Autorità d'Ambito ad affidare il servizio in concessione a terzi secondo le modalità che il decreto disciplina. Le circolari n. 11559 e n. 11560, emanate in contemporanea con il decreto citato, erano anch'esse volte a chiarire la normativa allora vigente (T.U. 267/00 articolo 113), con particolare riferimento alle modalità di affidamento del servizio a società a maggioranza di capitale pubblico locale, e selezione del partner privato propedeutica all'affidamento del servizio.
delle cosiddette «badanti», non potranno accedere a tale contributo fino a quando non saranno concluse tutte le operazioni di regolarizzazione;
Risposta. - Per far fronte ad una più efficace gestione dei compiti connessi alla procedura di regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari, l'articolo 2 dell'ordinanza n. 3262 del 31 gennaio 2003 del Presidente del Consiglio dei ministri, ha autorizzato questo dicastero ad utilizzare, tramite una o più imprese di fornitura di lavoro temporaneo, nel limite massimo di 350 unità, prestatori di lavoro temporaneo per la conclusione delle operazioni direttamente connesse alla predetta procedura, mediante il ricorso alla trattativa privata, ai sensi dell'articolo 7 comma 2 del decreto legislativo 157/95.
Risposta. - Si comunica che il procedimento a carico di Placanica Marco per il decesso di Giuliani Carlo è stato definito con richiesta di archiviazione accolta dal GIP presso il tribunale di Genova.
Risposta. - Da notizie assunte per il tramite della prefettura - UTG di Arezzo si riferisce che effettivamente, il 27 febbraio 2003, è stata presentata, presso il comune di Arezzo, una mozione tesa ad intitolare una strada a Carlo Alberto Biggini.
Risposta. - Sulla base degli elementi forniti dal prefetto di Cagliari, che in occasione del convegno sul tema «I sardi nella Repubblica Sociale italiana», tenutosi
il 9 maggio scorso all'hotel Mediterraneo di Cagliari, la questura aveva predisposto un accurato servizio di ordine pubblico in quanto, da informazioni raccolte in modo ufficioso, era venuta a conoscenza che l'iniziativa sarebbe stata verosimilmente oggetto di contestazioni da parte di esponenti giovanili di Rifondazione Comunista e di altri elementi dell'area anarchica.
Risposta. - La dogana di Gela in provincia di Caltanissetta è stata trasferita dai vecchi uffici pericolanti di via Mare in un appartamento all'estrema periferia della città e che la nuova sede determinerebbe problemi concernenti la celerità e l'efficacia dei controlli mercantili e di intelligence per ciò che concerne la lotta alle frodi comunitarie, si chiede se non si ritenga di ripristinare la vecchia struttura e far diventare Gela città marittima.
fatto ad avere materiale disponibilità e utilizzo degli stessi;
Risposta. - Il Presidente della Repubblica, con suo decreto del 10 gennaio 2001, ha attribuito all'articolo 1, lett. a) e b) al Commissario straordinario del Governo per la gestione e destinazione dei beni confiscati ad organizzazione criminali, contestualmente nominato nella persona della dottoressa Margherita Vallefuoco, il compito del raggiungimento degli obiettivi di «assicurare il coordinamento operativo tra le amministrazioni e gli enti interessati alla destinazione ed alla gestione dei beni confiscati» ai sensi della legge 31.5.1965, n. 575, e «tra le suddette amministrazioni ed i soggetti cui è devoluta la gestione dei beni confiscati, ai sensi degli articoli 2-nonies, 2-decies e 2-undecies della citata legge n. 575/1965, come inseriti dall'articolo 3 della legge. 7.3.1996 n. 109, anche per la prospettazione di problematiche generali inerenti alla gestione ed alla destinazione medesima».
quanto meno due importanti problematiche:
Inoltre, si osserva che in materia di destinazione e gestione dei beni confiscati ad organizzazioni criminali risultano presentate due proposte di legge (nn. 3578 e 3470) dagli onorevoli Lumia e Ascierto. Entrambe si trovano in fase di prima lettura presso la Camera dei deputati.
delle Sinistre del comune di Napoli situata in Via Calata San Marco n. 13, è stata messa a soqquadro ad opera di ignoti;
Risposta. - Il 4 marzo 2003 il consigliere del comune di Napoli, signor Mario Esposito, ha denunciato l'intrusione avvenuta nella notte precedente all'interno degli uffici del gruppo di appartenenza, denominato «Unità delle Sinistre».
che hanno evitato la querela risarcendo i 900,00 euro lamentati dalla famiglia di Cles -:
Risposta. - A seguito di una serie di atti di teppismo, tra cui quello ai danni di un automobilista trentino, perpetrati il 27 aprile 2003 nel comune di Lana da un folto gruppo di motociclisti partecipanti ad un raduno, i carabinieri di Merano hanno eseguito una perquisizione all'interno di una autorimessa privata adibita a sede dell'associazione motociclistica «Harley Davidson Friend's Club», che risulta affiliata ad un gruppo internazionale denominato «Bandidos».
congedo per gravidanza e maternità e si ignora quando prenderà servizio; l'altro è ugualmente in congedo da mesi per ragioni di salute e non è dato sapere se alla scadenza tornerà in servizio;
presso la procura della Repubblica di Lanusei sia, frattanto, l'applicazione immediata e continuativa di un Magistrato.
Risposta. - L'attuale pianta organica del personale di magistratura degli uffici giudiziari di Lanusei è la seguente:
Risposta. - Il problema sollevato dall'interrogante è di grande interesse, perché riguarda la materia dell'elettorato attivo nella quale confluiscono i delicatissimi principi della tutela della libertà individuale, della manifestazione di pensiero e della intangibilità e segretezza del diritto di voto, principi cardini delle democrazie moderne.
di un apposito avviso contenente il divieto di utilizzare i telefoni cellulari provvisti di fotocamera o altre apparecchiature per la registrazione di immagini all'interno delle cabine elettorali. Nello stesso manifesto dovrà essere precisato che, qualora si verifichino fenomeni di condizionamento del voto, questi potranno essere perseguiti dall'autorità giudiziaria penale ai sensi degli articoli 86, 87, 88 e 90 del decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570.
Risposta. - La disciplina introdotta dal decreto legislativo n. 469 del 1997 in materia di gestione del collocamento e attivazione dei servizi all'impiego è stata oggetto di modifica a seguito dell'emanazione di due provvedimenti concernenti, in particolare, le procedure del collocamento e l'incontro tra domanda ed offerta di lavoro.
consentirà a tutti gli attori istituzionali di entrare in possesso di informazioni aggregate sulla domanda e l'offerta di lavoro, utile per la programmazione delle politiche e il monitoraggio delle attività.
Risposta. - L'Inps segue con attenzione la situazione del contenzioso e le sue ricadute sul bilancio dell'ente. Infatti, con deliberazione del Consiglio di amministrazione del 19 febbraio 2002, n. 50, è stato predisposto un piano di normalizzazione del contenzioso giudiziario con interventi che tengono conto sia delle criticità rilevate in alcune regioni (Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), sia della tipologia delle prestazioni erogate dall'Istituto.
Risposta. - L'articolo 15 della legge n. 39 del 2002 ha modificato la legge istitutiva del Cobat (articolo 9-quinquies del decreto-legge 9 settembre 1988, n. 397, convertito con modificazioni dalla legge 9 novembre 1988, n. 475) stabilendo che «chiunque detiene batterie al piombo esauste o rifiuti piombosi è obbligato al loro conferimento al consorzio direttamente o mediante consegna a soggetti incaricati del consorzio o autorizzati, in base alla normativa vigente, a esercitare le attività di gestione di tali rifiuti» e che «i soggetti non incaricati dal consorzio che effettuano attività di raccolta di batterie esauste o di rifiuti piombosi, devono trasmettere al consorzio, contestualmente alla comunicazione di cui all'articolo 11, comma 3, del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e successive modificazioni, copia della comunicazione stessa».
insistono alcuni capannoni un tempo sede di aziende produttrici di tubi per fognature;
Risposta. - A seguito di un'ispezione effettuata dalla Asl Napoli n. 3 attraverso il personale di sorveglianza del distretto n. 66 di Casoria, veniva accertato lo stato di completo abbandono nonché la presenza di lastre di cemento di amianto nell'area dimessa ex Tubi-Bona e, in data 20 luglio 2001, lo stesso dipartimento ne dava notizia al Sindaco di Casoria per l'adozione di provvedimenti di salvaguardia del regime igienico sanitario.
a creare, raccogliendo anche la denuncia di alcuni detenuti, tra i quali il signor Armando Domenico Mariani, privati del sostegno medico e farmacologico necessario;
Risposta. - Il provvedimento di trasferimento dalla casa di reclusione di Alghero di sei detenuti è stato adottato dal provveditore regionale della Sardegna al fine di assicurare agli stessi, in via d'urgenza, la necessaria assistenza sanitaria.
strutturale ai grossi problemi di mobilità-viabilità dell'area -:
Risposta. - La società stradale informa che le problematiche evidenziate dall'interrogante sono in via di risoluzione: infatti, già da tempo, ha provveduto a nominare il responsabile del procedimento nella persona dell'ingegner Eutimio Mucilli.
prevista per sopperire alla mancanza della corsia d'emergenza in caso di incidenti nel tatto descritto in premessa. Risposta. - Sulla questione relativa ai disagi recati agli utenti dai lavori in corso sul tratta di A1 Modena-Bologna, sollevata dagli enti locali, sono intercorse diverse riunioni sia presso la Regione Emilia Romagna che presso le prefetture di Modena e Bologna, per definire congiuntamente le iniziative da intraprendere per limitare le inevitabili ripercussioni sulla fluidità e sicurezza del traffico.
Risposta. - Il 22 giugno 2002 durante la manifestazione organizzata dal «Coordinamento Arcobaleno Lesbico Gay Trans» di Milano circa 10.000 persone percorrevano in corteo alcune vie del centro cittadino sino a Piazza Castello.
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in discorso con la quale si evidenzia la situazione venutasi a creare a seguito dell'invio, da parte dell'INPS, di lettere di contestazione di indebiti pensionistici, si fa presente che all'operazione di recupero è stata data ampia pubblicità e si è proceduto in conformità alle disposizioni normative vigenti.
stessa ed è da considerare di carattere innovativo rispetto alla precedente normativa regolamentata dall'articolo 52 della legge 9 marzo 1989, n. 88 (Corte costituzionale - sentenza n. 39 del 1993).
li aveva commessi nella qualità di presidente della provincia di Messina, allorquando nel 1995 utilizzò l'auto blu guidata dall'autista della Provincia per recarsi assieme alla moglie presso il porto di Brindisi dove ad attenderli vi era una nave da crociera;
Risposta. - Si rinvia a quanto comunicato, nella seduta dell'Assemblea della Camera dei deputati del 3 luglio 2003, in risposta ad una interpellanza urgente vertente sullo stesso argomento (vedi allegato).
Allegato.
ANTONIO D'ALÌ, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interpellanza urgente all'ordine del giorno, gli onorevoli Violante, Finocchiaro e Lumia affrontano la nota vicenda del sindaco di Messina, condannato, con sentenza di primo grado del 15 febbraio 2002, dal tribunale di quella città, per fatti relativi al periodo in cui lo
stesso ricopriva la carica di presidente della provincia.
detto provvedimento, che avrebbe dovuto essere adottato entro il sessantesimo giorno dalla data di entrata in vigore della legge finanziaria, vale a dire entro il 2 marzo 2003, non è stato ancora emanato, né, a riguardo, risulta imminente l'attivazione dei Ministri competenti;
Risposta. - Previo accordo tecnico con le amministrazioni interessate (ministero dell'economia e delle finanze, ministero per le politiche agricole e forestali, INPS e INAIL) è stato predisposto lo schema di regolamento ai sensi dell'articolo 45 della legge 289 del 2002.
Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate con l'atto ispettivo cui si risponde, sono state richieste notizie all'Enac - Ente nazionale per l'aviazione civile - il quale fa conoscere che i servizi di controllo
di sicurezza in ambito aeroportuale, di cui all'articolo 2 del decreto ministeriale n. 85/99, sono «di norma... affidati in concessione alle società di gestione aeroportuale, che li espletano direttamente,... ovvero li affidano, mediante procedure concorrenziali, ai sensi del decreto legislativo n. 158 del 1995, a imprese di sicurezza in possesso dei requisiti previsti dal presente regolamento nonché dell'autorizzazione prefettizia di cui all'articolo 134 del T.U.L.P.S.» (Testo Unico Leggi Pubblica Sicurezza).
appartiene l'aeroporto nel quale il servizio viene espletato, in ambito provinciale, regionale o dell'intero territorio nazionale, potrebbe essere non valutato come alterazione palese del regime di libera concorrenza in quanto il parametro di riferimento comune al quale tutti i concorrenti vengono rapportati è appunto il possesso della licenza rilasciata dalla prefettura di appartenenza come innanzi detto.
Risposta. - Si fa presente, innanzi tutto, che l'articolo 23-quinquies della legge 31 marzo 1998, n. 61 ha previsto la dismissione dei due velivoli Canadair CL-215 di proprietà del ministero delle politiche agricole e forestali.
e preservazione, in attesa della vendita.
Quanto al costo dell'aeroplano si fa presente che lo stesso è stabilito dal Ministero della Difesa (ARMAEREO) e praticato anche ad altre Amministrazioni dello Stato; i differenti costi sono in funzione delle configurazioni ed allestimenti diversi tra la versione «Stato» e la versione «Privato».
di copertura finanziaria non possono essere avviati se non previo parere del Ministero interessato.
Risposta. - Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 dicembre 2002, registrato alla Corte dei conti il 21 marzo 2003, n. 3 foglio 48, è stato approvato il predetto programma per gli anni 1999 e 2000 per l'importo di 9.095.325,03 euro (lire 17.611.005.000).
che con la loro eccessiva reazione hanno portato al degenerare dello scontro;
Risposta. - All'incontro di calcio disputato il 2 febbraio 2003 nello stadio «Riviera delle Palme» di San Benedetto del Tronto (AP), tra la formazione locale e il Teramo, hanno assistito circa 10.000 spettatori, di cui 2.000 tifosi ospiti.
l'uso della forza ai soli casi di effettiva necessità.
Risposta. - L'interrogante riferisce che, secondo una stima della Cgil, le giornate lavorative in agricoltura nella provincia di Foggia, a causa delle calamità naturali verificatesi, si sono ridotte di oltre il 60 per cento rispetto a quelle del 2001.
trasporto di merci e/o di persone per ferrovia e che garantisca obbligatoriamente la trazione; sono comprese anche le imprese che forniscono solo trazione»;
nuove imprese ferroviarie o per creare imprese fornitrici di servizi specialistici a sostegno delle attività ferroviarie;
Risposta. - Per quanto attiene alle questioni sollevate in materia di sicurezza della circolazione ferroviaria, la normativa vigente prevede che il gestore dell'infrastruttura rilasci i certificati di sicurezza alle imprese ferroviarie a seguito di una complessa e dettagliata analisi sia della documentazione presentata da parte delle stesse imprese, sia delle professionalità e delle risorse strumentali che le stesse imprese dichiarano di possedere.
aspetti legati alla sicurezza della circolazione;
Relativamente poi alla richiesta di un intervento teso ad assicurare che le regioni svolgano le previste gare europee secondo un indirizzo caratterizzato da maggiore uniformità, si rileva che la materia di cui trattasi è attualmente attribuita alla piena competenza delle regioni, in quanto con il decreto legislativo n. 422 del 1997, come modificato dal decreto legislativo 400/99, sono state delegate a tali enti le funzioni e i compiti di programmazione e di amministrazione inerenti i servizi ferroviari di interesse regionale e locale.
lo ha stipulato, analogo, per le normative di carattere generale, ai principali contratti industriali, sono previste tutte le flessibilità in materia di diritti, orario e salario che possono consentire alle aziende di riconoscersi in questa disciplina contrattuale.
Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in oggetto, Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che i criteri di riferimento per la realizzazione dei potenziamenti infrastrutturali e tecnologici delle linee e degli impianti ferroviari derivano dalle indicazioni programmatiche contenute nei vigenti contratti di programma 1994-2000 e 2001-2005 e relativi Addenda, che regolano la disciplina degli oneri di gestione dell'infrastruttura assunti a carico dello Stato nonché gli investimenti per lo sviluppo ed il mantenimento in efficienza dell'infrastruttura ferroviaria nazionale, contratti, come noto, sottoscritti tra il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed il gestore dell'infrastruttura.
Risposta. - Il servizio prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro dell'Asl
n. 16 di Padova ha riferito che gli accertamenti effettuati, relativamente agli infortuni menzionati nel documento parlamentare, hanno riguardato i soli rilievi di polizia giudiziaria effettuati nella immediatezza del fatto.
di arginature in gabbionata metallica per tutto il tratto terminale dell'asta fluviale del Basento, il taglio della vegetazione ripariale e la rimozione di qualunque ostacolo vegetale e non che ostruirebbe il libero deflusso dell'acqua. Successivamente sarebbero previste delle opere di rinaturalizzazione e di protezione spondale con funzione attentatrice nei confronti dell'onda di piena; infine per fronteggiare l'intrusione del cuneo salino sarebbero state previste opere di immissione in superficie di acqua dolce;
Risposta. - La regione Basilicata ha illustrato le varie tappe che hanno portato all'approvazione sia del piano particolareggiato che del progetto del centro turistico integrato Marinagri, attualmente in corso di realizzazione in agro del comune di Policoro.
della Repubblica 357/97 non si sarebbe proceduto invece all'avvio di una specifica valutazione d'incidenza in quanto la stessa è stata ricompresa nella procedura di V.I.A.
Risposta. - Premesso che la dogana di Gela in provincia di Caltanissetta è stata trasferita dai vecchi uffici pericolanti di via Mare in un appartamento alla estrema periferia della città e che la nuova sede determinerebbe problemi concernenti la celerità e l'efficacia dei controlli mercantili e di intelligence per ciò che concerne la lotta alle frodi comunitarie, si chiede se non si ritenga di ripristinare la vecchia struttura e far diventare Gela città marittima.
affitto, sia per la ubicazione dello stesso, che favorirebbe una migliore operatività e celerità dei controlli mercantili e nella lotta alle frodi comunitarie.
Risposta. - L'Anas spa interessata al riguardo, ha riferito che per quanto riguarda la strada statale 337 «di Val Vigezzo» è in corso la progettazione preliminare degli interventi di consolidamento e rinforzo del ponte in corrispondenza del confine di Stato. Tali interventi sono inseriti in quelli relativi alla realizzazione di una galleria naturale del tratto soggetto a caduta massi tra il comune di Re e Ponte Ribellasca dal km. 27+200 al km. 29+750 (corrispondente al confine di Stato).
1. Lavori di messa in sicurezza definitiva del tratto compreso tra i km. 7+300 e 8+450 (Galleria di Palesco).
siano stati completati gli interventi necessari alla messa in sicurezza e ad una adeguata valutazione di impatto ambientale.
Risposta. - L'Anas spa, interessata al riguardo, fa presente che la società delle Autostrade di Venezia e Padova gestisce la tangenziale ovest di Mestre dalla progressiva chilometrica 259+300 (stazione autostradale di Venezia-Mestre) alla progressiva chilometrica 265+811 (svincolo «Terraglio»), mentre la Società Autovie Venete gestisce il contiguo tratto di A4, liberalizzato in occasione dei lavori per i «Mondiali 90», dalla progressiva chilometrica 0+000 (svincolo «Terraglio») alla progressiva chilometrica 11+000 (svincolo di Quarto d'Altino).
dei lavori in corso da parte della società Autovie Venete nel tratto di competenza.
la giunta comunale di Sabaudia, con l'atto n. 313 del 14 dicembre 2002, presieduto dal sindaco Salvatore Schintu, delibera di affidare l'incarico esterno e una sottoscrizione popolare per il ripristino del bassorilievo «La Vittoria in marcia», posto nella parte superiore del portone di ingresso del palazzo comunale eseguito nel 1934, dallo scultore Nagni, con tre stemmi sovrastanti: dell'O.N.C., Sabaudo e comunale, ricollocando, quindi, tra le braccia il Fascio littorio;
la minoranza del consiglio comunale ha già espresso contrarietà all'iniziativa. Tale iniziativa viene definita nella premessa dall'atto n. 313 tesa a rafforzare il senso di appartenenza alle proprie radici, della comunità di Sabaudia e il ripristino come azione riparatrice di azioni dissennate;
le motivazioni non tengono in alcun conto del contesto storico in cui avvennero;
né, altresì, che il ripristino non si configura come recupero urbanistico e di una simbologia di Sabaudia - città di fondazione - né se tale fosse potrebbe e dovrebbe essere collocato nel museo cittadino e non ripristinato all'ingresso del palazzo comunale -:
se il Governo non ritenga che i fatti esposti in premessa costituiscano violazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione e della legge 20 giugno 1952, n. 645, e, in caso affermativo, quali iniziative intenda adottare.
(4-05384)
Lo stesso primo cittadino ha altresì evidenziato di aver chiarito in sede di consiglio comunale la posizione dell'amministrazione, assicurando che tutte le eventuali, future decisioni relative al restauro saranno discusse con l'opposizione e quindi intraprese in ottemperanza alle disposizioni della competente Soprintendenza ai beni architettonici.
Nella circostanza in questione non sembra, pertanto, ravvisabile alcuna violazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, né delle norme di attuazione delle stesse disposizioni contenute nella legge 20 giugno 1952, n. 645.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
nel comune di Bisceglie (Bari), il dottor Pompeo Camero, funzionario vice segretario
successivamente, con atto monocratico n. 8 del 9 marzo 2001, il sindaco di Bisceglie, avvocato Francesco Napoletano, disponeva di conferire al medesimo «l'incarico a tempo determinato di dirigente dell'area ambiente e sanità con decorrenza dal 12 marzo 2001 e per la durata di un anno;
in pari data, con atto monocratico n. 5, il sindaco conferiva al signor Giuseppe Meleagro l'incarico a tempo determinato di dirigente dell'area amministrativa;
avverso i predetti atti, il dottor Camero proponeva ricorso straordinario al Capo dello Stato eccependo il difetto di motivazione e la violazione del principio di imparzialità e trasparenza dell'amministrazione, l'eccesso di potere per difetto di motivazione, sviamento, omessa considerazione dei presupposti, la violazione dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 29/1993, articolo 109 decreto legislativo n. 267/2000 e della legge n. 241/1990, nonché del regolamento comunale;
il dottor Camero, inoltre, formulava istanza incidentale di sospensione dei provvedimenti impugnati;
con parere n. 1048 del 28 novembre 2001, la prima sezione del Consiglio di Stato riteneva di accogliere la predetta domanda incidentale di sospensione e ciò veniva comunicato al comune di Bisceglie dal Ministero dell'interno;
non provvedendo a dare pronta e corretta esecuzione al decreto anzidetto, il Sindaco con atto di diffidamento e messa in mora, veniva diffidato ad ottemperare al decreto ministeriale;
in risposta, il sindaco di Bisceglie in data 30 gennaio 2002, adottava altri due atti monocratici, dal contenuto del tutto identico a quelli sospesi col decreto ministeriale conferendo nuovamente al signor Giuseppe Meleagro la dirigenza dell'area amministrativa ed al dottor Camero la dirigenza dell'area ambiente e sanità;
i due atti, non solo eludevano il precetto del decreto ma quel precetto ponevano addirittura e deliberatamente nel nulla;
con parere reso nel corso dell'adunanza del 28 novembre 2001 della prima sezione, il Consiglio di Stato rese parere favorevole anche nell'accoglimento nel merito del ricorso al Capo dello Stato e, conseguentemente, con proprio decreto, il Presidente accoglieva il ricorso a suo tempo proposto;
ad oggi, il comune di Bisceglie ed il suo sindaco non hanno ritenuto di eseguire quest'ultimo decreto, disconoscendo finanche la prima magistratura dello Stato -:
se l'ipotesi descritta possa essere considerata «grave e persistente violazione di legge» ai fini dell'esercizio dei poteri del ministro dell'interno previsti dall'articolo 142 del testo unico sugli enti locali.
(4-03208)
Infatti, nel caso concreto, che, certamente, non può configurare la fattispecie dell'atto contrario alla Costituzione, o quella dei gravi motivi di ordine pubblico, non si rinvengono elementi idonei a sostenere la sussistenza di una grave e persistente violazione di legge e, conseguentemente, ad attivare la procedura di rimozione invocata.
Secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, è da considerarsi grave quella violazione di legge che influisce direttamente sulle posizioni giuridiche dei cittadini, comprometta la funzionalità dell'ente locale o attenti alla funzionalità complessiva del sistema dei pubblici poteri per interferire nella sfera di altri soggetti pubblici, mentre è da considerarsi «persistente»
L'inerzia del sindaco, nella vicenda in questione, alla luce degli atti e dei provvedimenti assunti dallo stesso nei confronti del dirigente comunale interessato, crea un pregiudizio limitato alla sfera giuridica del dirigente stesso, e non assume i connotati di un comportamento condizionante l'intera attività amministrativa dell'ente e, di conseguenza, non rischia di compromettere l'obiettivo primario costituito dall'interesse pubblico.
Detto questo, si informa che il prefetto di Bari ha richiamato la particolare attenzione del sindaco di Bisceglie in ordine alla necessità che venga dato seguito alle decisioni conseguenti alle pronunce giurisdizionali, al momento disattese, al fine di non vanificare il rispetto dei principi di legalità e certezza del diritto.
La situazione, pertanto, continua ad essere costantemente seguita nei suoi sviluppi sia a livello locale che a livello centrale, affinché venga comunque garantita la corretta funzionalità degli apparati ed il rispetto delle fondamentali regole di legalità dell'azione amministrativa.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
l'architetto Mauro Falconi è affetto da una malattia invalidante con riconoscimento di invalidità al 100 per cento;
lo stesso pur avendo abbandonato l'attività lavorativa quale dipendente dell'amministrazione comunale di Massa Lombarda, intenderebbe comunque poter esercitare la professione nei limiti che la condizione fisica gli impone;
a tal fine ha chiesto l'iscrizione all'ordine degli architetti di Ravenna;
tale iscrizione è stata rifiutata in relazione allo stato di invalidità riconosciuta al 100 per cento;
la legge n. 68 del 1999 sul collocamento obbligatorio delle persone disabili ammette l'iscrizione degli stessi alle liste di collocamento anche in presenza di una invalidità totale -:
se non ritenga la determinazione dell'ordine degli architetti di Ravenna in contrasto con le norme della legge n. 68 del 1999 e comunque con il diritto di ogni persona ad esercitare un'attività professionale seppur in forma ridotta;
quali iniziative urgenti intenda assumere per garantire all'architetto Mauro Falconi la possibilità di iscrizione al proprio ordine professionale.
(4-05526)
In seguito, l'architetto Falconi non ha avanzato alcuna richiesta di reiscrizione all'albo, e non può quindi sussistere alcun rifiuto in tal senso, tanto meno per l'indicato motivo dello stato di invalidità, che avrebbe costituito il presupposto per il profilarsi dell'illegittimità del presunto provvedimento di rigetto dell'istanza.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
nel 1998 il Ministero del lavoro e della previdenza sociale commissionava all'associazione AF Forum, con sede in Roma, un corso di formazione denominato «Master per la gestione e la valorizzazione dei beni culturali svolto in parte nella sede di Terni in parte presso le strutture di Caprarola negli ultimi mesi del 1998 ed i primi del 1999;
detto corso veniva organizzato dall'associazione AF Forum nell'ambito del programma operativo FSE n. 940030/I/3/OB - Asse 1;
per lo svolgimento di tale corso l'associazione AF Forum si avvaleva della consulenza di circa 20 docenti con i quali ha stipulato regolari contratti di collaborazione e che a tre anni al termine dei corsi non sono stati mai remunerati -:
quali sono le modalità attraverso le quali il ministero seleziona le società alle quali commissiona i corsi di formazione;
cosa intende fare per garantire l'effettivo e corretto utilizzo dei fondi eventualmente erogati dal Ministero all'Associazione AF Forum per l'organizzazione del suddetto corso di formazione commissionato dal ministero;
per quale motivo i docenti, che hanno garantito il regolare svolgimento del corso commissionato dal ministero del lavoro e delle politiche sociali, non sono stati regolarmente retribuiti per la prestazione offerta.
(4-03409)
L'Ente AF Forum ha presentato il progetto «Master per la valorizzazione dei beni culturali», valutato e ammesso al finanziamento dal Comitato di valutazione con Decreto del dirigente generale dell'Ufficio centrale orientamento formazione professionale lavoratori del 27.12.96 per un contributo di 1.069.392.000 vecchie lire (45% di FSE pari a L. 481.226.400 e 55% di finanziamento nazionale-Fondo di rotazione L. 183/87 pari a L. 588.165.600).
Con D.D. del 31.12.1999 sono state disimpegnate economie pari a L. 148.074.031.
L'Ufficio competente di questo ministero ha disposto, in conformità con la normativa nazionale e comunitaria in materia, gli anticipi dei contributi di FSE e di FdR per un totale di L. 855.513.600: in data 11.12.97 il 1o anticipo (L. 534.696.300) pari al 50% del totale del finanziamento ed in data 22.3.99 il 2o anticipo (L. 320.817.600) pari al 30% del totale del finanziamento.
A seguito del rendiconto dell'Ente e del verbale di verifica amministrativo-contabile della direzione provinciale del lavoro di Roma del 23.6.2000, da cui risultavano quietanzate spese solamente per 496.957.961 di vecchie lire, l'Ufficio centrale orientamento professionale lavoratori ha più volte sollecitato l'Ente al pagamento e successivamente alla restituzione delle somme impegnate. Non avendo l'Ente provveduto alla restituzione, sono state recuperate le somme attraverso l'attivazione delle polizze fidejussorie, presentate a garanzia del finanziamento. In data 4.5.2001 sono state recuperate somme per un totale di L. 358.555.639.
Si precisa inoltre, che il predetto Ufficio di questo ministero ha risposto a richieste da parte di docenti, allievi e ai loro legali, fornendo chiarimenti sugli anticipi erogati all'Ente e specificando che, in base alla comunicazione della C.E. del 10.1.97, secondo cui «la direzione del Fondo sociale europeo ritiene prioritario il pagamento delle borse di studio ai borsisti oltre che di dovuti compensi ai docenti» l'Ente era tenuto a sostenere prioritariamente il pagamento delle voci di spesa relativi ai docenti e agli allievi.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Pasquale Viespoli.
con sentenza n. C-455/00 del 24 ottobre 2002, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha condannato l'Italia per aver recepito in modo incompleto la direttiva 90/270/CEE, articolo 9, n. 3 sulla «protezione degli occhi e della vista dei lavoratori - dispositivi speciali di correzione in funzione dell'attività svolta»;
la responsabilità italiana si configura sia per la mancanza di un parere motivato che l'Italia avrebbe dovuto rendere entro il 9 settembre 1999, e quindi nella legislatura precedente alla attuale, sia per l'insufficienza delle correzioni apportate successivamente;
la Corte ha stabilito altresì che «la spesa relativa alla dotazione di dispositivi speciali di correzione in funzione dell'attività svolta sia a carico del datore di lavoro» -:
se il Governo abbia preso atto del giudicato della Corte europea;
ferme restando le responsabilità dei Governi operanti nella precedente legislatura, quali iniziative e misure si ritenga di dover adottare, sia rispetto alle aziende private, sia rispetto alle pubbliche amministrazioni, per conformarsi ai dettami della sentenza europea.
(4-05033)
Tale articolo, che riprende integralmente l'articolo 9, comma 3, della direttiva 90/270, modifica il comma 5 dell'articolo 55 del decreto legislativo 626/94, prevedendo l'obbligo del datore di lavoro di fornire ai lavoratori, a proprie spese, dispositivi speciali di correzione, qualora, sulla base dei risultati delle visite mediche, se ne evidenzi la necessità.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
la notizia della morte di Hassan Kalif Hodan, avvenuta il giorno 14 dicembre 2002 presso il Pronto Soccorso dell'Ospedale Ascalesi, ha scosso profondamente le coscienze. La vicenda di questa ragazza somala, stuprata sei anni fa per due giorni consecutivi da ventisette delinquenti, è davvero sconvolgente, e spinge a porsi alcuni interrogativi -:
se siano state avviate indagini nei confronti degli autori di un crimine così immondo, che attraverso la figura della povera Hassan, vittima innocente, offende e sconcerta ognuno di noi.
(4-04888)
L'udienza dibattimentale fissata per il 21 maggio 2003 (nel corso della quale il P.M. avrebbe dovuto produrre il certificato di morte di Kalif Hodan, acquisito presso l'ospedale «Assalesi» di Napoli) è stata rinviata al giorno 8.10.03, a seguito dell'astensione dalle udienze deliberata dall'Unione camere penali.
Presso la procura della Repubblica di Napoli risulta poi iscritto un procedimento avente ad oggetto l'accertamento di eventuali responsabilità di terzi in ordine al decesso di Hassan Kalif Hodan avvenuto il 6 dicembre 2002.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
risulta all'interrogante che l'INPS abbia espletato una serie di concorsi interni, sia per la direzione generale che per le direzioni regionali abbia determinato una grave situazione di pregiudizio sia giuridico che professionale; il CCNL di comparto, per la selezione di personale da inquadrare ai livelli immediatamente superiori prevede una certa anzianità di
ad esempio, i passaggi interni alla categoria B, profilo che necessita del diploma di scuola media superiore, stabilisce l'anzianità di cinque anni nel profilo, mentre per il passaggio alla posizione C1, ruolo funzionari, se assunti dall'esterno, necessita del diploma di laurea, o se del concorso interno esige almeno sette anni nel profilo. Questi requisiti (periodo di anzianità nel profilo immediatamente inferiore o il possesso del titolo di studio adeguato) sono insostituibili ed erano stati scrupolosamente richiamati come criteri da adottare per il concorso interno, nei bandi del settembre 1999;
successivamente, senza alcuna plausibile giustificazione, i succitati criteri venivano disapplicati, portando senza alcun giustificato motivo addirittura dipendenti sprovvisti oltre che della laurea, anche del diploma di scuola media superiore, a ricoprire la posizione apicale C4;
aspetti che neppure la Commissione parlamentare di controllo degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale ha rilevato pur avendo, tra l'altro, in data 30 maggio 2002 audito il vice direttore generale con delega al personale, dottor Antonino Pruascello. Il danno sul piano dell'immagine, ma soprattutto motivazionale per il personale che si vede disattendere le sue aspettative professionali da simili atti di pirateria organizzativa, mina in profondità il tessuto connettivo della efficienza produttiva, che sostituisce uno dei principi cardine, oltre che della efficacia dell'azione ed economicità delle gestioni dell'attività organizzativa della Pubblica amministrazione, sanciti dal decreto legislativo n. 29 del 1993, di riforma del pubblico impiego;
il deleterio percorso alternativo architettato, ha trovato la sua materializzazione nella elargizione di un assegno di professionalità, attribuito mediante corsi interni della durata di qualche giorno, che hanno di fatto avuto la pretesa di sostituire il valore dei titoli di studio necessari e giuridicamente richiesti per il passaggio nei vari profili. Il nuovo criterio di valutazione, oltretutto, ha creato una disparità di trattamento con i dipendenti che appena tre mesi prima, avevano partecipato ad un concorso analogo in conformità di regole contrattuali previste e sottoscritte;
inoltre, il capitolo II, articolo 4, parte B, comma 6 del CCNL vigente sancisce che nessun contratto collettivo integrativo e decentrato può essere in contrasto con i vincoli imposti dalla contrattazione collettiva (allegati 3 e 4);
i continui episodi di arbitrarie ascese verso categorie professionali superiori, privi di una seria verifica dei requisiti attitudinali, la mancata applicazione della disciplina prevista dalla contrattazione collettiva nazionale, la deroga ingiustificata alle regole dei supplici concorsi, che si pongono in contrasto con i principi costituzionali della parità di trattamento (articolo 3 della Costituzione) e di buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione (articolo 97 della Costituzione), impongono il ripristino immediato del principio di legalità fondamentale cui la pubblica amministrazione deve attenersi nello svolgimento delle sue attribuzioni, e si elude allo spirito degli articoli 4, 6, 7, 9, 10 e 11 del decreto legislativo n. 29 del 1993;
pertanto, dal momento che l'Istituto di Previdenza Pubblico ha utilizzato criteri diversi non previsti dalla contrattazione collettiva, e in assoluta controtendenza ai principi che si desumono dalla Carta costituzionale, con la totale mancanza di univocità delle scelte effettuate e grave pregiudizio sia per il buon funzionamento dell'Istituto che per le relative conseguenze sociali -:
se e quali iniziative di propria competenza intendano assumere affinché siano rimossi gli effetti delle azioni intraprese, al fine di evitare ulteriore nocumento agli interessi dei lavoratori e della collettività e per ristabilire certezza nell'ambito della organizzazione del lavoro e
(4-03662)
Nel corso della vigenza contrattuale 1998-2001 si è realizzato nell'istituto un percorso di selezioni interne per i passaggi nell'ambito del sistema di classificazione disegnato dal CCNL 1998-2001; percorso finalizzato al pieno consolidamento, sul piano dello sviluppo delle risorse umane, delle condizioni per la piena efficacia del nuovo assetto organizzativo.
Nello specifico, condizione di particolare rilevanza ha rappresentato il completo allineamento tra il modello «organizzazione per processi» e «gestione per processi», secondo quanto contenuto nell'Accordo integrativo di ente per l'anno 2000, nei limiti delle datazioni organiche definite dal Consiglio di amministrazione con delibera n. 2 del 4.1.2001, successivamente modificata con delibera del 2.5.2001 per la composizione delle dotazioni interne alle aree.
Le procedure selettive di cui trattasi - che secondo la sentenza n. 7859/2001 della Cassazione si distinguono dalle procedure di assunzione tramite concorso pubblico poiché ineriscono a vicende modificative del rapporto di lavoro e sono finalizzate alla progressione di carriera - sono state indette in applicazione di quanto disposto dal citato CCNL in materia di passaggi tra le Aree e all'interno delle stesse, nonché, come previsto dall'articolo 19 dello stesso CCNL, sulla base dei criteri generali, nonché delle procedure selettive e delle modalità di valutazione fissate in proposito dal CCNI di ente 1998-2001.
L'INPS, al riguardo, fa, inoltre, presente che sia il CCNL 1998-2001 sia i successivi accordi integrativi di ente sono stati sottoposti alle previste procedure di esame da parte degli Enti di controllo e di vigilanza interni ed esterni, ai sensi della normativa vigente in materia.
Per ciò che concerne, poi, la questione dei criteri di valutazione, è utile precisare che le modalità di selezione adottate dall'INPS, hanno attribuito particolare peso all'anzianità nella qualifica, al titolo di studio e, soprattutto, alla valutazione dell'accrescimento professionale realizzato e del curriculum lavorativo maturato, nonché al superamento di specifici concorsi esterni o selezioni, contribuendo in tal modo anche a dare risposta alle aspettative professionali del personale dell'istituto.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
la periferia del comune di Celano in provincia de L'Aquila, in prossimità della strada statale 5-bis, alcuni anni fa ha subito uno smottamento di rilevanti proporzioni, con conseguenti notevoli disagi e preoccupazioni per i residenti della zona;
a seguito dello smottamento, alcuni massi si sono staccati dalla parete rocciosa e solo la protezione composta da una rete d'acciaio, ha evitato che invadessero la carreggiata stradale;
sebbene le autorità pubbliche abbiano provveduto alla rimozione del materiale franato, la situazione permane in uno stato di pericolosità e precarietà, in quanto dalla parete rocciosa molto friabile, può ripetersi in qualsiasi momento il distacco di ulteriori massi, che potrebbero causare danni a persone e cose -:
quali iniziative intenda assumere affinché siano tutelati e salvaguardati i residenti della zona, nonché gli utenti della strada e se non ritenga di dover attivare le misure necessarie al fine di una più adeguata e permanente sistemazione delle pareti rocciose colpite dallo smottamento descritto.
(4-06039)
Un quadro maggiormente dettagliato della situazione di dissesto idrogeologico del territorio è contenuto nel progetto di piano stralcio per l'assetto idrogeologico (PAI), la cui adozione, ai sensi dell'articolo 1 della L. 365/2000, è stata ottenuta nel febbraio 2003. Anche nel progetto di PAI sono perimetrate aree a rischio e di attenzione da frana.
A completamento delle procedure di pianificazione, la norma in materia prevede l'adozione di misure di salvaguardia per quei territori riconosciuti a rischio idrogeologico, sia per frana che per alluvione, e la programmazione degli interventi prioritari per fronteggiare i dissesti incombenti sui territori più vulnerabili.
Infine, il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, ha già finanziato diversi interventi di difesa del suolo ricadenti nel territorio abruzzese sulla base dei programmi di intervento prioritari forniti dalla regione Abruzzo tenuto conto dei fondi disponibili.
In particolare, a valere sui fondi del DL 180/98 e successive modifiche e integrazioni, dal 1998 ad oggi il medesimo ministero ha finanziato interventi urgenti per oltre 27.3 milioni di euro (in gran parte già trasferiti alla regione) e, a valere sui fondi della L. 183/89, sempre dal 1998 ad oggi ha finanziato interventi per circa 43,3 milioni di euro (in gran parte già trasferiti alla regione).
Per quanto riguarda lo smottamento di terreno segnalato dall'interrogante, va evidenziato che si tratta di un distacco di massi invadente la carreggiata della strada statale 5bis alla periferia del comune di Celano.
Poiché la legge regionale 81/98 sulla difesa del suolo, all'articolo 19 dispone che è attribuita ai proprietari dei demani delle diverse infrastrutture l'obbligo di procedere alla protezione delle stesse, l'amministrazione provinciale de L'Aquila, proprietaria dell'area in questione, a seguito del trasferimento da parte dell'ANAS, ha fatto presente di aver provveduto alla rimozione del masso caduto sul ciglio della strada statale 5bis alla periferia del comune di Celano ed alla bonifica delle pendici sovrastanti la sede stradale eliminando così il pericolo immediato per la sicurezza della circolazione stradale.
La stessa amministrazione provinciale ha fatto presente che è in attesa di ricevere dalla regione Abruzzo i fondi annuali previsti per la manutenzione straordinaria delle strade di interesse regionale con i quali provvede ad effettuare interventi di risanamento puntuali sull'arteria stradale in argomento.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
nei giorni scorsi si è manifestata nella città di Ribera (Agrigento) in tutta la sua evidenza «l'emergenza acqua» che ha investito l'area territoriale ricadente tra i fiumi Verdura, Magazzolo e Platani;
organizzazioni professionali agricole, sindacati, forze politiche, per amministrazioni locali, studenti e cittadini si sono mobilitate al di là delle logiche di schieramento, chiedendo un pacchetto di interventi quali:
a) il completamento di tutte le opere idriche pubbliche per usi civili e potabili al fine di affrancare le acque delle dighe Raia, Gammanta Castello, Leone e Gorgo, per destinarle esclusivamente all'agricoltura;
b) il raddoppio dell'acquedotto Favara di Burgio e delle condutture dell'acqua dissalata Gela-Aragona;
c) il riempimento della diga Raia di Prizzi dai sollevamenti di Gammanta e di Margi allo scopo di evitare che l'acqua del Sosio-Verdura d'inverno si perda in mare;
d) il collegamento per condotta naturale dell'acqua dalla traversa di Gammanta alla diga di Castello di Bivona, nonché la messa a norma, lo sfangamento e la pulizia del laghetto Gorgo di Montallegro, dell'invaso di Piano Leone di Santo Stefano Qiusquino e della traversa Favara di Burgio;
e) l'esonero dei contributi agricoli consortili;
f) la rateizzazione decennale dei crediti agrari;
g) la sospensione degli oneri previdenziali e sociali;
h) la copertura finanziaria per la liquidazione di tutte le istanze relative a danni arrecati alle aziende agricole e giacenti presso l'ispettorato provinciale dell'agricoltura -:
quali iniziative e provvedimenti intendano assumere i Ministri interrogati, ciascuno per la propria competenza, per fare fronte alla grave crisi idrica, agricola e produttiva che ha colpito il comprensorio di Ribera.
(4-04405)
Con la sottoscrizione dell'Accordo di programma quadro risorse idriche 2000-2006 è stato ulteriormente ribadito l'impegno alla realizzazione delle opere sopra citate e sono state individuate le fonti di finanziamento attraverso l'impegno delle risorse stanziate per il QCS 2000/2006.
Si rappresenta, infine, che la responsabilità operativa della attuazione dei programmi comunitari 2000/2006 compete alle Amministrazioni Regionali e, pertanto, tempi e modalità di realizzazione degli interventi citati saranno curati direttamente dalla Regione Sicilia che ha, peraltro, già provveduto alla assegnazione degli incarichi di progettazione delle opere citate che potranno quindi al più presto essere avviate.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
negli ultimi anni si sono verificati in numerose città italiane veri e propri crolli strutturali di alcuni edifici scolastici in concomitanza di eventi climatici avversi; in più di un'occasione gli esiti sono stati tragici, determinando la morte di numerosi bambini;
dopo il recente episodio di San Giuliano di Puglia, il ministro ha promesso controlli a tappeto sugli edifici scolastici, con particolare attenzione a quelli di maggiore vetustà, al fine di monitorare lo stato del patrimonio edilizio scolastico;
tuttavia numerosi amministratori locali lamentano scarsa attenzione verso lo stato di degrado delle strutture locali e denunciano la mancanza di controlli da parte delle autorità preposte; in particolare il sindaco di Casteldelci, nei giorni scorsi, dopo il terremoto verificatosi tra il 26 e il 27 gennaio 2003, ha dichiarato che gli edifici scolastici del paese non rispetterebbero le norme antisismiche e sono dunque a rischio di crollo, evenienza resa ancor più drammatica in considerazione della sismicità del territorio -:
se non ritenga opportuno potenziare il piano di monitoraggio avviato dalla protezione civile, intensificando la frequenza e l'estensione dei controlli;
se non ritenga necessario aumentare gli stanziamenti previsti per la messa in campo di tale piano di monitoraggio e per la ricostruzione conforme alla normativa antisismica per quegli edifici che risultassero fuori norma.
(4-05219)
Nel merito si evidenzia che il piano straordinario, previsto di concerto con il Ministero dell'istruzione università e ricerca, deve necessariamente contenere un'attività di censimento e valutazione della vulnerabilità sismica del patrimonio edilizio scolastico, propedeutica all'analisi del rischio sismico, condotta su scala territoriale adeguata.
A seguito di queste attività, concertate con le regioni, potranno essere predisposte le banche-dati e le relative mappe di rischio sismico su scala regionale, con l'individuazione dei livelli di sicurezza da attribuire agli edifici scolastici e delle priorità degli interventi da attivare.
Si fa presente, inoltre, che l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 20 marzo 2003 dispone l'approvazione sia dei criteri per l'individuazione delle zone sismiche sia per le norme tecniche per diverse tipologie di costruzioni, seppure riferito all'adozione di un assetto normativo provvisorio.
Il ministero dell'interno, per la parte di propria competenza, ha riferito che la prefettura - ufficio territoriale del Governo di Pesaro e Urbino - ha richiesto agli enti locali della provincia, immediatamente dopo il tragico terremoto del Molise, capillari e rigorose verifiche presso tutti gli edifici scolastici per accertarne le condizioni di agibilità e di staticità nonché l'adeguamento alla normativa antisismica.
Gli enti locali si sono attivati procedendo alle verifiche richieste. La provincia, in particolare, cui fa carico l'edilizia scolastica degli istituti superiori, ha segnalato la propria difficoltà a garantire i necessari interventi di adeguamento strutturale e manutentivi per la carenza di risorse finanziarie ed il mancato trasferimento di fondi statali previsti dalla legge 23/96.
Per quanto riguarda la situazione determinatasi nel comune di Casteldelci, la prefettura riferisce che il sindaco del comune stesso ha espresso uno stato di preoccupazione legato al fatto che la scuola elementare e la scuola materna di quel capoluogo sono edifici realizzati negli anni sessanta prima dell'entrata in vigore della normativa sulle costruzioni antisismiche.
L'amministrazione comunale di Casteldelci ha, comunque, già affidato un incarico ad un professionista per verificare le condizioni di agibilità, di staticità e di antisismicità degli edifici comunali ed individuare gli eventuali interventi necessari a garantire la sicurezza di tali strutture.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
l'isola dell'Asinara ha ospitato per anni un carcere di massima sicurezza oggi dismesso; dopo la dismissione l'isola è divenuta parco naturale protetto di interesse scientifico e naturale;
titolare della proprietà dell'isola è il ministero dell'economia e delle finanze, ma la regione Sardegna, in virtù di un accordo siglato due anni fa che prevedeva l'acquisizione dal territorio in oggetto, ha iniziato una serie di lavori di bonifica delle aree verdi e delle spiagge e di ristrutturazione del carcere e di altri edifici dell'isola;
secondo un articolo comparso sul quotidiano L'Unità del 29 gennaio 2003, a tutt'oggi il trasferimento alla regione Sardegna
quali siano i motivi che hanno ritardato il trasferimento della proprietà dell'isola alla regione Sardegna e se esistano altre opzioni per la sua destinazione finale.
(4-05250)
L'articolo 14 dello Statuto speciale prevede infatti che la regione, nell'ambito del suo territorio, succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare ed in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo.
Va osservato che il predetto verbale di consegna aveva carattere provvisorio, in attesa del completamento del procedimento di trasferimento, che poi si è effettivamente concluso il 7 novembre 2001, con la sottoscrizione dell'elenco dei beni da trasferire alla Regione Sardegna ad opera del direttore dell'Agenzia fiscale.
Tuttavia, in sede di verifica degli atti ai fini delle successive operazioni di trascrizione e voltura catastale, come ha precisato la citata Agenzia, la filiale di Sassari, competente territorialmente, ha rilevato una serie di errate identificazioni degli immobili, oltre all'esigenza di procedere al frazionamento delle residue porzioni rimaste in uso governativo ad amministrazioni statali, perciò di proprietà dello Stato.
Al fine, pertanto, di risolvere in tempi rapidi tali questioni, la predetta filiale e la Regione Sardegna hanno concordato di affidare a professionisti di fiducia della regione il compito di procedere al rilevamento e alla predisposizione del tipo di frazionamento per le formalità di trascrizione e voltura necessarie per formalizzare il passaggio di proprietà alla regione. In esecuzione di questo impegno, la regione Sardegna ha comunicato il 7 febbraio 2003 alla filiale di Sassari dell'Agenzia del demanio il nominativo del tecnico incaricato della predisposizione delle predette operazioni di frazionamento. Pertanto, sulla base di quanto sopra esposto, possono definirsi incontestati, come auspicato dall'interrogante, sia il passaggio della proprietà dell'isola dell'Asinara alla regione Sardegna, avvenuto appunto con la sottoscrizione dell'elenco del 7 novembre 2001, che la materiale disponibilità del compendio, affidato alla Regione con il verbale di consegna del 19 giugno 2000.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Maria Teresa Armosino.
dall'esame degli orari ferroviari del periodo estate e inverno degli anni 2002 e 2003 i servizi di qualità hanno una offerta limitata per le Marche, che copre appena la metà dell'arco giornaliero di varie province;
lo scalo Civitanova Marche-Montegranaro risulta di grande importanza logistica in quanto via di collegamento con l'interno, attraverso la tratta ferroviaria Civitanova Marche-Macerata-Fabriano-Albaciana;
detto scalo risulta il più idoneo per le esigenze di mobilità afferente il capoluogo provinciale di Macerata;
nonostante tale importanza, in riferimento al nodo di Civitanova Marche si nota l'assenza di servizi in direzione Sud nell'arco compreso tra le 00.48 e le ore
a questi disagi si assommano altre assenze di collegamenti diretti con grandi centri come Milano a partire dal tardo pomeriggio fino alla mattina alle ore 11.00 del giorno successivo;
un ulteriore elemento di penalizzazione del territorio del maceratese risulta dall'assenza di treni interregionali per il nord, fondamentali per soddisfare le esigenze di mobilità delle fasce economicamente più deboli;
la provincia di Macerata, attraverso missiva alla azienda Trenitalia S.p.A., propone come soluzione alle lacune dianzi evidenziate i seguenti suggerimenti:
1)introduzione di fermate Eurostar 9420 (direzione nord) e 9415 o 9417 (direzione Sud);
2)introduzione di fermate per almeno uno dei treni Espresso 924, 1576, 1676, 1656, e 904 (direzione Nord) e per treni Intercity Notte 763 o Espresso 925 (direzione Sud);
3)istituzione di servizi Interregionali Ancona-Bari e Pescara-Milano, previo spostamento di servizi facenti capo ad Ancona -:
quali iniziative intenda prendere affinché possa essere evitato che la provincia di Macerata sia un territorio solo di transito dei molteplici servizi ferroviari e quindi per favorire una maggiore mobilità ferroviaria dalla provincia di Macerata.
(4-05634)
Come è ormai noto, l'attuale offerta ferroviaria in ambito regionale dipende dal contratto di servizio stipulato dalle direzioni regionali di Trenitalia con la Regione di riferimento competente in materia di programmazione dei servizi di trasporto.
Il contratto di servizio relativo alla regione Marche prevede, sulla direttrice Ancona-Bologna-Milano, 5 collegamenti giornalieri effettuati con treni interregionali in partenza da Ancona, tutti in coincidenza con i treni regionali provenienti dalle località limitrofe.
La programmazione dei treni del trasporto locale sulla linea adriatica, infatti, garantisce un servizio di raccolta e di distribuzione dei viaggiatori tramite i treni regionali ed assicura, con orari opportunamente studiati, la corrispondenza con gli interregionali destinati a soddisfare la domanda di collegamenti più veloci e più estesi.
I collegamenti della lunga e media percorrenza tra il bacino di Civitanova Marche e Milano, e viceversa, sono assicurati dalle seguenti relazioni dirette:
1 coppia di Eurostar giornalieri (9412/9419);
2 coppie di Intercity giornalieri (564/573 e 572/565);
1 coppia di Intercity periodici (1546/1545) in servizio tutti i venerdì, sabato e domenica.
Esistono, inoltre, sulla relazione Civitanova-Venezia e viceversa, 2 coppie di Intercity giornalieri 713/714 Adriatico e 715/716 Manin, mentre il collegamento con Verona è garantito dagli IC 719/720 Adige.
Si evidenzia, altresì, che sulle tratte sopra menzionate esistono numerosi collegamenti indiretti, anche supportati dai treni del servizio regionale, con buoni tempi di interscambio nelle stazioni di Ancona e Bologna e ben distribuiti nell'arco della giornata.
Per quanto riguarda la richiesta di fermata di almeno un Eurostar nella stazione in questione, in entrambe le direzioni di percorrenza, Ferrovie dello Stato S.p.a. ha fatto presente che la strategia commerciale della divisione passeggeri di Trenitalia S.p.a. è improntata ad una forte differenziazione tra i servizi di media e lunga percorrenza e che gli Eurostar, privilegiando la velocità quale requisito di qualità, effettuano fermata, in linea di principio, soltanto nei capoluoghi di regione, con eccezioni giustificate dall'ampiezza dei bacini di traffico.
In merito, infine, alla richiesta dei treni notturni, la Società ha evidenziato che tale servizio è concepito per collegare i bacini di estremità e che la soppressione delle fermate intermedie, già avviata da qualche tempo, fa parte di una strategia generale adottata in tutta la rete ferroviaria, il cui obiettivo è finalizzato alla sicurezza dei convogli e dei viaggiatori.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
nella notte di lunedì 7 aprile 2003 diverse centinaia di tifosi del Brindisi Calcio, di ritorno dalla trasferta di Foggia, a causa di orari sfasati sono stati costretti a sostare per ben 6 ore nella stazione ferroviaria di Bari;
in tale spazio temporale i suddetti tifosi hanno dovuto sopportare disagi indicibili per l'assenza di un benché minimo servizio;
sia il bar infatti, che le sale d'attesa erano chiuse ed a nulla sono valse le reiterate richieste di farle aprire;
né alcuno si è premurato di verificare l'ipotesi di attivare dei pulmans per riportare i tifosi a destinazione;
tenuto conto della bassa temperatura (zero gradi) che caratterizzava la serata, dell'insensibilità mostrata dai funzionari ferroviari e del rischio di atti inconsulti che solo grazie al senso civico dei tifosi, non si sono verificati -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro affinché tali fatti non si ripetano e quali provvedimenti ritiene di assumere per individuare eventuali responsabilità.
(4-06041)
Ciò si rende necessario sia per consentire le normali attività di pulizia sia per l'esecuzione di talune attività manutentive.
Gli esercizi commerciali, a loro volta, adottano orari compatibili con quelli di chiusura dell'impianto. In particolare quelli di ristorazione chiudono dalle ore 1.00 alle ore 5.00.
Eventuali aperture straordinarie, motivate da fatti eccezionali, possono essere realizzate, ma necessitano di congruo preavviso, fatto questo che non si è verificato nel caso degli eventi del 7 aprile 2003.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
la sezione distaccata di Eboli del tribunale di Salerno ha un carico di lavoro di procedimenti penali e civili superiore a tutte le altre sezioni della provincia di Salerno, tant'è che l'interrogante ha presentato una proposta di legge per la istituzione del tribunale ordinario;
da circa un mese, a seguito di provvedimenti giudiziari restrittivi a carico di tre cancellieri della sezione civile - esecuzione mobiliare e immobiliare, emessi dalla procura della Repubblica di Salerno, si riscontra la paralisi dei procedimenti civili pendenti;
a tutt'oggi, le cancellerie di detti uffici non riescono a smaltire l'enorme carico di lavoro, in quanto non vi è stata la sostituzione degli impiegati colpiti dal provvedimento restrittivo;
al settore civile lavora con enorme sacrificio un solo magistrato togato, essendo state trasferite presso il tribunale di Salerno altre due unità senza che si sia provveduto alla loro sostituzione -:
quali utili interventi urgenti il Ministro intenda adottare per sopperire alle carenze di funzionari e magistrati, al fine di normalizzare lo svolgimento dei processi pendenti.
(4-05005)
Appare opportuno aggiungere, del resto, che i magistrati onorari, destinati alle funzioni loro delegabili nel settore civile presso la Sezione - pur considerato il decremento di due unità proprio a seguito dei provvedimenti adottati a carico dei tre funzionari della sezione medesima richiamati dall'interrogante - risultano allo stato in numero di sei.
Il successivo tramutamento del dottor Romano Gibboni dalla sezione di Eboli alla quarta sezione civile della sede principale tribunalizia disposto con successiva segnalazione di variazione tabellare datata 13 marzo 2003 - è stato, d'altro canto, contestualmente compensato dalla destinazione di uno degli uditori giudiziari assegnati alla Sezione distaccata medesima - sia pure in deroga al comma 2-quater dell'articolo 7-bis dell'ordinamento giudiziario - evitando così cesure nell'esercizio delle funzioni monocratiche in materia penale.
La situazione del personale amministrativo del tribunale di Salerno - sezione distaccata di Eboli, la cui dotazione organica prevede 19 unità, di cui sono presenti 23 con un esubero del 21,05 per cento a fronte di una scopertura nel distretto di Salerno del 9,72 per cento di quella nazionale dell'11,90 per cento appare manifestamente favorevole rispetto alla situazione generale.
In relazione alla richiesta di interventi urgenti per sopperire all'assenza forzata dal servizio di tre cancellieri della sezione civile (sottoposti a provvedimenti giudiziari restrittivi) si comunica che il Presidente della Corte di appello di Salerno, con provvedimento del 24 dicembre 2002, ha disposto l'applicazione alla sezione distaccata di Eboli di un cancelliere C2 per due giorni a settimana e con successivi provvedimenti del 20 gennaio, 30 gennaio e 4 febbraio 2003 ha disposto l'applicazione, rispettivamente, di un cancelliere C1 per quattro giorni a settimana, di un operatore giudiziario B2 per due giorni a settimana e di un ulteriore operatore giudiziario B2 per tre giorni a settimana.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
l'associazione provinciale U.N.A. S.C.A. per gli studi di consulenza automobilistica, in data 11 marzo 2003 a mezzo diffida, comunicava a codesto ministero le inadempienze ed i ritardi verificatisi presso l'ufficio periferico del ministero delle infrastrutture e dei trasporti di Salerno, relativi alle formalità concernenti la «nazionalizzazione», cioè la richiesta di immatricolazione di veicoli provenienti da stati esteri;
per detti atti, nonostante la regolarità della documentazione accompagnatoria tecnico-amministrativa estera, l'ufficio di Salerno ha accumulato ritardi che eccedono di gran lunga i termini previsti dalla legge 241 del 1990 per la disamina della documentazione, la sua valutazione e la successiva immatricolazione dei veicoli;
tale situazione ha creato uno stato di diffidenza nei confronti degli operatori U.N.A.S.C.A. locali, i quali sono rimasti esclusi dalle richieste di immatricolazione a favore di analoghi operatori di province diverse dove la procedura adottata è diversa e notevolmente più celere;
tutto ciò, secondo l'U.N.A.S.C.A., è da attribuire all'immobilismo dei burocrati che oltre a non rispettare i termini previsti, hanno posto in essere procedure arbitrarie contrarie alla normativa vigente, moltiplicando notevolmente la produzione di documentazione inutile allungando i tempi del procedimento -:
quali utili interventi intenda adottare il Ministro per accertare se presso l'ufficio periferico del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di Salerno, si siano verificati ritardi e inadempienze da attribuire al personale addetto.
(4-05870)
Per quanto concerne le immatricolazioni di veicoli provenienti dall'estero, le cosiddette «nazionalizzazioni», il citato regolamento prescrive l'osservanza di tempi procedimentali che vanno dai 90 ai 150 giorni.
Dalla documentazione agli atti dell'ufficio provinciale della motorizzazione di Salerno, non risulta che tali termini siano rimasti inosservati.
Ciò premesso, appare rilevante evidenziare che con il vigente sistema di «targatura nazionale» dei veicoli, accolto dal nuovo codice della strada, la competenza territoriale degli uffici provinciali della motorizzazione non è più ancorata al luogo di residenza dei richiedenti le immatricolazioni.
Pertanto, si registrano frequentemente fenomeni di migrazione da parte degli operatori di settore verso gli uffici provinciali che possono garantire tempi procedimentali più brevi. Nella normalità dei casi si tratta di Uffici nei quali le operazioni di «nazionalizzazione», in ragione della realtà socio-economica in cui gli stessi operano, presentano statisticamente una minore incidenza numerica. Trattasi, tuttavia, di uffici nei quali, generalmente, la struttura organizzativa preposta al settore delle «nazionalizzazioni» risulta adeguata alle ridotte esigenze operative.
Appare, quindi, inevitabile che tali Uffici, a fronte di improvvisi fenomeni di «migrazione» dell'utenza specializzata nel settore, si trovino nella impossibilità di mantenere gli standard operativi normalmente offerti.
Del resto, si tratta di fisiologiche dinamiche di mercato rispetto alle quali gli uffici della motorizzazione non potrebbero legittimamente porre rimedio attraverso l'inibizione dell'accesso ai propri sportelli. Vengono, quindi, adottate opportune iniziative organizzative, nei limiti delle risorse a loro disposizione, finalizzate all'ottimizzazione del servizio offerto all'utenza.
Con riferimento allo specifico caso dell'ufficio provinciale della motorizzazione di Salerno di cui all'atto ispettivo, si rappresenta quanto segue.
Tra il mese di dicembre 2002 ed il mese di gennaio 2003, risulta pervenuta al citato ufficio una media di 800/900 richieste di «nazionalizzazioni» che, pur determinando una congestione operativa, è stata gestita con massima trasparenza ed adeguata efficienza, in quanto tali richieste sono state, comunque, definite entro i termini prescritti dal citato decreto ministeriale 252 del 1994.
Infatti, sulla base delle direttive impartite dal coordinatore degli uffici provinciali della regione Campania, al fine di garantire uniformità di comportamento degli stessi uffici, il direttore dell'ufficio di Salerno ha emanato, in data 23 dicembre 2002, l'ordine di servizio n. 16, con il quale è stata
Ciò, invero, ha determinato un temporaneo allungamento dei tempi procedimentali normalmente in uso presso Salerno, che, tuttavia, non hanno ecceduto il limite dei 30 giorni.
Peraltro, il direttore dell'ufficio ha anche provveduto ad incontrare i rappresentanti delle categorie professionali interessate, al fine di un esame congiunto delle difficoltà operative allora esistenti e dei possibili rimedi, realizzando in tal modo l'ulteriore risultato di assicurare tempi di attesa non superiori ai 15/20 giorni.
In allegato si riportano i dati certificati dai verbali redatti dalla citata Commissione riferiti al periodo gennaio-marzo 2003 (Allegato disponibile presso il Servizio Assemblea).
A tale ultimo proposito va sottolineato che le istanze che risultano sospese, circa il 30 per cento presentano incompletezza della documentazione prodotta che non consente all'ufficio di valutare, sia sotto l'aspetto amministrativo sia sotto l'aspetto tecnico, l'idoneità dei veicoli alla circolazione, tenuto conto delle normative tecniche interne e comunitarie che disciplinano la materia.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
sabato 1 marzo 2003, sulla strada statale Romea, all'altezza del comune di Campagna Lupia (Venezia), si è verificato un pauroso incidente, in conseguenza del quale vi sono state sette vittime e una ventina di feriti, tra cui alcuni molto gravi;
il 12 marzo sugli stessi tratti stradali si è verificata un'altra impressionante serie di incidenti, questa volta per fortuna senza feriti gravi, ma il traffico della strada statale Romea e di tutte le arterie collegate è stato bloccato per 6 ore;
la strada statale Romea è riconosciuta da anni come una strada ad altissima pericolosità, ormai non più in grado di sopportare la percorrenza quotidiana di migliaia di veicoli, commerciali, turistici, locali, di trasporto collettivo;
gli incidenti in argomento sono solo gli ultimi di una lunga serie di eventi tragici e luttuosi che costellano la percorrenza su quest'importante asse stradale e che, se una delle cause principali, è stata certamente la nebbia che in quei momenti gravava sulla zona, non si possono ignorare fattori importanti quali la qualità del fondo stradale, la sua conformazione ad una sola corsia per senso di marcia, la qualità delle immissioni e l'intenso traffico che non riesce a trovare sbocchi alternativi;
da molti anni le Amministrazioni locali dei paesi che si affacciano sulla strada statale Romea denunciano una situazione insostenibile e chiedono urgentemente una soluzione;
il Governo nazionale ha inserito tra le priorità della «legge obiettivo» la tratta autostradale chiamata Nuova Romea nell'ambito del progetto europeo «corridoio adriatico»;
le regioni interessate (Veneto ed Emilia Romagna) hanno sottoscritto un accordo di Programma per la stesura del progetto preliminare;
la definizione del tracciato della cosiddetta «Romea commerciale», di competenza della regione Veneto è ancora lontana dall'essere conclusa, nonostante gli impegni assunti nell'accordo siglato con la Regione Emilia Romagna prevedessero tempi più brevi: il ritardo maturato è di almeno un anno;
la realizzazione della Romea commerciale non sembra essere tra le prime priorità del Governo nazionale e della regione Veneto, infatti i finanziamenti per quest'opera non sono ancora previsti ed è impensabile la sua realizzazione sulla base del solo project financing; le previsioni del suo completamento entro il 2006 rischiano di essere prive di ogni fondamento -:
cosa s'intenda fare per mettere velocemente in sicurezza la strada statale Romea, onde evitare il ripetersi di eventi tragici e luttuosi come quelli riportati in premessa e se non si ritenga, a questo scopo, di promuovere urgentemente una conferenza di servizi con tutti gli Enti e i soggetti interessati (regioni, Anas, ministeri competenti, Comuni);
quali siano i tempi reali di realizzazione della nuova Romea commerciale e in che modo s'intenda provvedere al suo finanziamento;
se si ritenga che la realizzazione di questa importante infrastruttura debba rientrare effettivamente nelle priorità di questo Governo e, come appare all'interrogante, anche in quelle della regione Veneto, direttamente interessata alla soluzione di questo grave problema.
(4-05745)
L'intervento - Nuova Romea-E45/E55 - rientra nel programma della Legge Obiettivo e prevede una sezione stradale classificabile come autostrada extraurbana di categoria A delle norme di cui al decreto ministeriale 05/11/01.
La società stradale informa che lungo l'itinerario sono previste le bretelle di collegamento con la strada statale n. 434 «Transpolesana», la strada statale n. 309 «Romea» e il Parco Delta del Po.
In base al protocollo d'intesa, derivante da un accordo quadro del 9 agosto 2001 con questo ministero, la regione Veneto sta redigendo, con l'ausilio di servizi di supporto esterni, la progettazione preliminare e lo Studio di impatto ambientale. Nell'ambito di tale studio la regione Emilia Romagna sta, a sua volta, redigendo un'analisi strategica d'impatto ambientale.
L'importo complessivo dell'intervento per la «Nuova Romea Commerciale», riferisce l'Anas, è stimato, in prima approssimazione, in circa 2.700 milioni di euro. Solo la redazione del progetto preliminare potrà stabilire una stima attendibile che deve tenere conto dell'effettiva incidenza delle opere d'arte e delle bretelle di collegamento che, nel caso della S.S. n. 434 «Transpolesana», ipotizzata a due corsie per senso di marcia per un'estesa superiore ai 20 km, può assumere un costo rilevante.
La previsione di spesa del CIPE nel triennio 2002-2004 è di 90,897 milioni di euro. La consegna del progetto preliminare e dello Studio di Impatto Ambientale al CIPE è prevista entro l'estate p.v..
L'Anas S.p.A. fa conoscere, altresì, che nell'ambito del programma straordinario ANAS 2003, approvato dal Consiglio di amministrazione della società, il 17 aprile 2003 sono previsti sulla strada statale 309 «Romea» i seguenti interventi:
lavori di rafforzamento sovrastruttura stradale ed esecuzione tappeti drenanti ed antiskid in tratti saltuari dal km 55+780 al km 126+760. Il relativo progetto esecutivo, per un importo complessivo lordo di € 10.000.000,00, ha completato l'istruttoria tecnica. È in corso il provvedimento autorizzativo dell'intervento necessario per procedere all'appalto dei lavori.
installazione di barriere di sicurezza ed adeguamento alla normativa dal km 55+780 al km 128+728 (1o stralcio). Il relativo progetto esecutivo, per un importo complessivo lordo di € 1.800.000,00, ha completato l'istruttoria tecnica. È in corso il provvedimento autorizzativo dell'intervento. Successivamente, il compartimento della viabilità per il Veneto provvederà all'appalto dello stesso.
realizzazione di un incrocio a livelli sfalsati con la strada provinciale 46. Il relativo progetto esecutivo è in corso per un importo complessivo lordo di € 4.132.000,00;
realizzazione di un incrocio a livelli sfalsati con la strada provinciale 35 in
realizzazione di un incrocio a livelli sfalsati in località Brondolo di Chioggia. Il relativo progetto definitivo è in corso per un importo complessivo lordo di € 7.747.000,00.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
il 5 maggio 2002 nel carcere di Modena è morto, in attesa di processo, a 39 anni e dopo una settimana di coma, il detenuto Domenico Di Gioia già da tempo gravemente malato;
il signor Di Gioia, reduce da cinque gravi crisi cardiache e da un delicatissimo impianto di valvola mitralica meccanica, aveva, tramite i suoi avvocati, chiesto di ottenere gli arresti domiciliari in attesa del giudizio, a causa delle sue condizioni di salute incompatibili col regime carcerario;
egli era inoltre in lista di attesa per il trapianto del cuore ma, pur riconoscendo un quadro clinico catastrofico, i periti del tribunale hanno ignorato la gravità del caso, anche dopo il ricovero del detenuto in data 15 marzo 2002, all'ospedale Hesperia di Modena per un edema polmonare -:
quali siano le valutazioni del Ministro con riguardo in particolare alla situazione che si sia lasciato in cella un detenuto in condizioni di salute così precarie e incompatibili col regime carcerario;
se non ritenga opportuno, adottando le iniziative nell'ambito della propria competenza, verificare le eventuali omissioni e le responsabilità di questo gravissimo decesso in considerazione delle ripetute richieste degli arresti domiciliari formulate al Giudice delle indagini preliminari, sempre lasciate inottemperate.
(4-02865)
Agli atti del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria risulta che il Di Gioia è stato ricoverato in ospedale, nel periodo della carcerazione, nei seguenti periodi: il 23.11.2001 ed il 10.12.2001 presso l'ospedale S. Orsola di Bologna, il 18.12.2001 ed il 22.4.2002 al policlinico di Modena da dove è stato dimesso in data 24.4.2002 e ritradotto presso la casa circondariale di Modena.
In merito al decesso del detenuto è stata, a suo tempo, disposta inchiesta amministrativa, affidata al Provveditore regionale competente, anche a seguito di una denuncia dell'avvocato difensore Roberto D'Errico; quest'ultimo, infatti, sosteneva che il Di Gioia non avrebbe ricevuto la necessaria assistenza medica.
Dalla relazione redatta a seguito degli accertamenti ispettivi risulta che il detenuto, durante il periodo trascorso in carcere, fu sottoposto a controlli clinici e strumentati specifici per la patologia da cui era affetto (cateterismo cardiaco).
Peraltro, è stato rilevato che il detenuto ha sempre assunto un atteggiamento non collaborativo con il personale sanitario, rifiutando il trasferimento presso un centro clinico e, addirittura più volte, il ricovero presso strutture ospedaliere.
Nonostante tale atteggiamento, il Di Gioia è stato adeguatamente seguito, sotto il profilo sanitario, tanto che all'atto di ingresso in carcere è stato allocato per circa un mese nella infermeria della casa circondariale di Modena.
Lo stesso provveditore ha dato atto che gli operatori del carcere hanno profuso ogni sforzo per salvaguardare la salute del detenuto, «obiettivo purtroppo non raggiunto, forse, per una inadeguata collaborazione dello stesso, indispensabile per l'efficacia di qualsivoglia trattamento terapeutico». Significativa è, in tal senso, la relazione del medico incaricato, dell'8 maggio 2002 che illustra nel dettaglio tutti gli interventi sanitari praticati al detenuto e dalla quale
L'Autorità giudiziaria competente è stata sempre tenuta informata delle condizioni di salute del detenuto, degli interventi medici effettuati e del rifiuto dello stesso a sottoporsi a vari ricoveri in luoghi esterni di cura.
Per quanto concerne la vicenda giudiziaria del Di Gioia, si comunica che lo stesso è stato arrestato il 14 ottobre 2001 in flagranza del delitto di cui all'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 «con sequestro di diversi chilogrammi di eroina»: tale circostanza consente senz'altro di inquadrare la condotta dell'Autorità giudiziaria nell'ambito di un approccio necessariamente rigoroso nei confronti della posizione dell'indagato, come prescritto dall'articolo 275, comma 2, c.p.p.. Ed invero, a carico del predetto Di Gioia il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bologna ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere.
La relazione medico-legale depositata il 21 gennaio 2002 da un consulente tecnico d'ufficio appositamente incaricato, concludeva per la compatibilità dello stato di detenzione con le condizioni di salute del Di Gioia. Un'ulteriore relazione escludeva peggioramenti nelle condizioni del Di Gioia: di conseguenza, l'istanza di trasformazione della misura in arresti domiciliari veniva respinta. D'altro canto, a fronte di un sopravvenuto peggioramento delle condizioni di salute del detenuto, questi rifiutava il ricovero. Il G.I.P. disponeva nuovi accertamenti medici all'esito dei quali il consulente concludeva per l'incompatibilità della detenzione con le condizioni di salute del Di Gioia. L'istanza di remissione in libertà veniva reiterata il 2 maggio 2002 e su di essa il 3 maggio 2002 il pubblico ministero esprimeva parere contrario, trovandosi il Di Gioia in ambiente ospedaliero a seguito di ricovero intervenuto il 29 aprile 2002 presso l'ospedale di Modena, e con riserva di rivalutare le sue condizioni all'atto delle dimissioni. Il 15 maggio il Di Gioia decedeva.
I magistrati che si sono occupati della vicenda si sono rigorosamente attenuti alle conclusioni degli accertamenti tecnici qualificati. Di tale avviso è anche la procura della Repubblica di Ancona, competente ex articolo 11 c.p.p., che sulla vicenda, in relazione al procedimento penale originato dall'esposto dell'avvocato Roberto D'Errico, ha avanzato richiesta di archiviazione.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
nel 1997 la Nuova Teatro Eliseo spa ha rilevato con un contratto d'affitto d'azienda decennale il Teatro Eliseo di Roma e tutti i suoi dipendenti;
il Teatro Eliseo è uno dei più storici teatri romani, culla dei più grandi nomi del panorama teatrale italiano;
a detta dei lavoratori ad oggi l'azienda ha manifestato l'intenzione di effettuare un taglio della metà dei dipendenti con decorrenza pressoché immediata: gennaio 2003;
da tempo l'azienda ha cercato di abbattere i costi del personale, deregolamentando progressivamente ogni settore d'attività, con il mancato rispetto, a quanto risulta all'interrogante, sia degli accordi sindacali sia delle più elementari norme del CCNL con riferimento ad orari, carico di lavoro e straordinari;
il collasso definitivo dell'azienda è iniziato sul finire della scorsa stagione, dove errate scelte di programmazione ed eccessivi sforzi produttivi hanno creato un grave disavanzo finanziario, non compensato dall'andamento della campagna abbonamenti di questa stagione;
nel novembre 2002, l'azienda a seguito di alcune trattative sindacali, ha consegnato ai lavoratori un progetto di «riorganizzazione» che ad oggi però è
per il prossimo triennio è comunque prevista un'attività di produzione di prosa con i relativi finanziamenti pubblici di pertinenza;
l'attuale situazione aziendale crea molta preoccupazione per il futuro occupazionale di questi lavoratori che hanno proclamato uno stato di agitazione e sciopero -:
quali iniziative di concertazione si intendano promuovere tra l'azienda e le organizzazioni sindacali, affinché la Nuova Teatro Eliseo Spa nei sui piani di «riorganizzazioni» possa tutelare il posto di lavoro dei numerosi dipendenti che già da ora si trovano in sciopero e possa salvaguardare con altre strategie di gestione un teatro storico come l'Eliseo, patrimonio dell'intera città di Roma.
(4-04780)
Inoltre, nei confronti del personale il debito ammontava ad oltre 100 miliardi di vecchie lire, oltre ai ratei di 13a mensilità e ferie non accantonati.
Nel 1998 la «Nuova teatro Eliseo» S.p.A. sottoscriveva un contratto di affitto di azienda decennale con la teatro Eliseo S.r.l. che veniva messa in liquidazione.
La Nuova teatro Eliseo, nonostante i contributi statali pari a 10 miliardi, ha sviluppato ricavi inferiori ai costi a causa della diminuzione degli abbonamenti e dei biglietti a riduzione; è stata comunque garantita la continuità del lavoro a tutti i dipendenti in carico alla vecchia società (due hanno cessato per motivi personali).
La società, non potendo più fronteggiare una situazione economica così gravosa, ha predisposto un piano industriale e di riorganizzazione aziendale con riduzione del personale che potesse consentire, attraverso una migliore efficienza di tutti i settori e una riduzione dei costi, almeno il pareggio di bilancio.
Dopo i tentativi falliti di apertura di un negoziato con le organizzazioni sindacali, il 29 novembre 2002 è stata avviata la procedura ex artt. 4 e 24 della legge 223/91 per la riduzione degli esuberi, limitatamente a n. 8 lavoratori a tempo pieno, di cui uno con possibilità di prepensionamento ed 1 part-time, ridotti poi a 7 unità.
Il contributo ministeriale che il teatro riceve ogni anno è legato a precisi parametri dettati dal ministero in relazione alle giornate lavorative e recitative, agli oneri sociali, ai costi di ospitalità.
Al riguardo, è stato precisato che nell'ultimo triennio questi parametri sono stati rispettati e quasi sempre superati.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
l'Italia, con oltre 8.000 chilometri di coste e con ben 17 raffinerie installate lungo la penisola, è un luogo di grande traffico di prodotti petroliferi: vi arrivano annualmente, infatti, oltre 160 milioni di tonnellate di petrolio e suoi derivati; al porto di Trieste tocca il transito maggiore con le sue oltre 30 milioni di tonnellate annue;
potenzialmente, il Mediterraneo, in quanto spartiacque tra i grandi produttori dell'Opec e i paesi europei trasformatori, è il mare più rischioso del globo: troppe le rotte, infatti, che mettono a rischio località con caratteristiche particolarmente delicate, non ultimo l'Adriatico poco profondo e transitatissimo;
ed è proprio rispetto a quest'ultimo che il Wwf ha lanciato un serio allarme, memore della tragedia del Prestige che ha mortalmente ferito chilometri di costa galiziana
quali iniziative intendano intraprendere per tutelare maggiormente le coste italiane, soprattutto quelle più esposte e fragili;
se non ritengano di valutare la possibilità di intensificare i controlli degli scafi a rischio e di avviare un monitoraggio delle navi cisterna circolanti in Italia onde verificarne la presenza di un più sicuro doppio scafo;
se non ritengano di voler intervenire con provvedimenti volti a interdire l'accesso alle navi-cisterna cosiddette «monoscato» in quelle zone particolarmente esposte.
(4-05286)
Quanto auspicato dall'interrogante, a proposito delle iniziative da adottare per impedire il transito nei nostri mari di navi monoscafo con più di 15 anni di anzianità, è stato recepito con il provvedimento adottato di concerto dai Dicasteri dei trasporti, delle infrastrutture e dell'ambiente e della tutela del territorio, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n. 53 del 5 marzo 2003 (D.I. 21 febbraio 2003).
Per quanto riguarda il sistema di controllo dei traffici marittimi, un rilievo essenziale è dato dall'attività di Port State Control, esercitata dal personale del Corpo delle Capitaneria di porto e finalizzata al controllo delle navi che approdano nei porti italiani.
Allo stesso Corpo delle Capitanerie di porto spetta l'azione di monitoraggio delle acque marine e di prevenzione mediante l'attività di vigilanza in mare mediante pattugliamento aereo-navale nelle acque territoriali ed in alto mare.
La legge 14 marzo 2001 n. 51 ha, dal canto suo, stabilito che siano emanate disposizioni attuative del Sistema di Controllo del traffico marittimo (VTS - Vessel Traffic Services) da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.
Quando il Sistema nazionale verrà attivato, il controllo del traffico marittimo nelle aree di maggior rischio sarà ancora più penetrante nei confronti del naviglio potenzialmente pericoloso.
Per quanto concerne l'attivazione di strumenti di incentivazione alla dismissione del naviglio vetusto (cosiddette «carrette del mare»), si fa presente che i medesimi sono contemplati nella legge 14 marzo 2001, n. 51, articolo 2 la cui attuazione spetta al Ministero delle Infrastrutture e trasporti, anche sotto il profilo di un eventuale suo rifinanziamento.
Per quanto attiene più specificamente al Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio, si rammenta che, in data 3 dicembre 1998, è stato stipulato un contratto di appalto con un consorzio di imprese nazionali avente ad oggetto l'effettuazione di attività antinquinamento in situazioni di emergenza, contratto che prevede la messa a disposizione di 71 unità (61 costiere e 10 alturiere) specializzate nella lotta all'inquinamento da idrocarburi e, per quanto tecnicamente possibile, altre sostanze diverse dagli idrocarburi.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
intorno alla discarica di Cupinoro nella zona del Lago di Bracciano (Roma), sono stati scoperti già dal 1998, durante un sopralluogo da parte dei cittadini della zona preoccupati dalle notizie di un possibile allargamento della discarica e dalla costruzione di nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti, diversi reperti archeologici;
la soprintendenza archeologica per l'etruria meridionale, con un'altra lettera datata 27 giugno 2000 e indirizzata ai cittadini della zona, ribadisce quanto già comunicato nel 1998, e cioè che l'area denominata Cupinoro è stata inserita nel PTPR, come «area archeologica» ai sensi dell'articolo 3, comma 2 della legge regionale n. 24 del 1998. Nella lettera si specifica inoltre che non risultano essere pervenute richieste per il parere di competenza di progetti inerenti strutture pertinenti detta discarica e che non sono stati erogati finanziamenti dal ministero competente per interventi di scavo poiché l'area attualmente è sottoposta a tutela;
a detta dei cittadini della zona recentemente si stanno effettuando i lavori per lo scavo di un nuovo invaso di circa 300.000 metri cubi;
negli ultimi giorni sono avvenuti fatti che aggravano ulteriormente la situazione, infatti sono stati scoperti due tubi che dall'interno della discarica scaricavano direttamente sul terreno circostante del liquido nero che, grazie all'intervento dei NOE, è stato posto sotto sequestro in attesa dei risultati delle analisi da parte della Asl di Bracciano;
i terreni circostanti la discarica sono destinati al pascolo ed alla semina ed inoltre fatto più grave, risultano presenti nel sottosuolo falde acquifere che alimentano il territorio di Cerveteri e Ladispoli -:
se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero;
quali provvedimenti intendano intraprendere, ognuno per la propria competenza, atti a verificare se detti scavi abbiano ottenuto le dovute autorizzazioni da parte degli enti competenti e soprattutto verificare il loro impatto ambientale in una zona posta a vincolo archeologico;
se non ritengano necessario avviare un monitoraggio dell'intera zona per verificare se il liquido nero esaminato possa esser nocivo o meno alla popolazione e soprattutto eventuali altre fuoriuscite dalla discarica di sostanze pericolose per la salute degli abitanti della zona.
(4-05441)
I terreni su cui tale discarica insiste, di estensione complessiva di circa 11 ettari, sono in parte di proprietà comunale e in parte dell'Università agraria di Bracciano che li ha dati in concessione alla S.E.L., società che gestisce la discarica.
L'impianto consente lo smaltimento giornaliero di oltre 350 tonnellate di rifiuti prodotti dai comuni di bacino.
A partire dal progetto originale della discarica, approvato nel 1991, che prevedeva la realizzazione di un invaso per complessivi 1.500.000 metri cubi, sono stati realizzati 7 lotti autorizzati di volta in volta secondo le esigenze per una volumetria aggiuntiva di altri 1.150.000 metri cubi.
Gli accertamenti espletati non hanno evidenziato l'esistenza di alcun vincolo archeologico né idrogeologico.
Sull'argomento, comunque, la procura della Repubblica di Civitavecchia ha nominato un Consulente tecnico di Ufficio, nell'ambito del proc. pen. 5101/02, le cui conclusioni saranno comunicate all'Autorità giudiziaria.
Per quanto riguarda la realizzazione di nuovi invasi, invece, nei mese di giugno la ISEA srl, società che all'epoca gestiva l'impianto, ha presentato richiesta alla regione Lazio di autorizzazione ad un nuovo invaso perché quello in esercizio era in fase di completamento.
Durante l'iter procedimentale la suddetta società ha ceduto alla S.E.L., che è subentrata nella gestione della discarica, i diritti relativi alla progettazione e all'eventuale autorizzazione.
La regione Lazio, stante la situazione di emergenza, richiedeva alla S.E.L. il progetto di un invaso d'emergenza della capacità di circa 80.000 mc da realizzarsi su una porzione di terreno parzialmente coincidente con l'area interessata dal precedente progetto della ISEA.
A seguito della presentazione del progetto per l'invaso di emergenza, esso veniva
Quindi, in relazione alla presunta effettuazione di uno scavo per un nuovo invaso della capacità di 300.000 mc prospettata dall'interrogante, è risultato che l'unica attività in fase esecutiva è la realizzazione dell'invaso di emergenza avente, come già detto, una capacità di 80.000 mc.
In data 28 gennaio 2003, inoltre, nel corso di un'ispezione, venivano sequestrati 2 tubi provenienti dall'interno della discarica dai quali fuoriusciva del liquido scuro che confluiva su un terreno esterno all'impianto.
Dall'accertamento eseguito si è avuto modo di appurare che i tubi servivano per l'allontanamento delle acque piovane raccolte lungo il perimetro del bacino di discarica e che, a seguito dei lavori di ampliamento e realizzazione dell'invaso, gli stessi si erano accidentalmente rotti producendo un'infiltrazione di percolato.
Di tale fatto, è stata informata la procura della Repubblica di Civitavecchia.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
il 25 e 26 maggio molti comuni dell'area a nord di Napoli saranno impegnati nella competizione elettorale per l'elezione del sindaco ed il rinnovo dei consigli comunali;
notizie apparse ripetutamente sulle testate giornalistiche nazionali e locali raccontano di un grave clima di sospetto che pregiudicherebbe seriamente lo svolgimento del libero esercizio del voto;
tra i tanti episodi i giornali citano l'uso delle nuove tecnologie nel campo dei telefonini aventi tra le tante funzioni anche quelle di una sofisticata riproduzione fotografica -:
in considerazione del brevissimo tempo che ci separa dal giorno delle consultazioni, se non ritenga di dover adottare, verificata la fondatezza del citato fenomeno, provvedimenti adeguati ed urgenti al fine di garantire un clima sereno nel quale ciascun elettore possa esercitare la propria scelta in modo democratico e libero.
(4-06298)
Le moderne tecnologie, i continui progressi della scienza e le legittime esigenze di snellimento delle procedure, volte anche ad estendere l'ambito dell'elettorato attivo (si pensi al delicato problema di una possibile trasmissione telematica di un voto a distanza), richiedono una sempre maggiore attenzione agli aspetti connessi alla segretezza del voto.
Per quanto concerne, in particolare, la possibile registrazione digitale di immagini all'interno della cabina elettorale, recentemente il Ministro dell'interno Pisanu, con apposita circolare, ha dato disposizioni proprio per scongiurare e perseguire eventuali tentativi di violazione della segretezza del voto.
Infatti, pur disponendo di idonee misure ed adeguate strutture di protezione che garantiscono il rispetto del principio di libertà e segretezza del voto, non si può escludere l'utilizzo di apparecchiature che, proprio per le loro ridotte dimensioni, sono facilmente occultabili.
D'altro canto, i presidenti di seggio non possono effettuare perquisizioni personali nei confronti degli elettori né procedere al sequestro di apparecchiature di registrazione, in mancanza di specifiche disposizioni che consentano di effettuare tali operazioni presso gli uffici elettorali di sezione.
In tale contesto, la circolare ha previsto l'affissione, all'interno di ogni sezione elettorale, di un apposito avviso contenente il divieto di utilizzare i telefoni cellulari provvisti di fotocamera o altre apparecchiature per la registrazione di immagini all'interno delle cabine elettorali. Nello stesso manifesto dovrà essere precisato che, qualora si
Al riguardo, si segnala che le situazioni riconducibili a tali fattispecie, verificatesi nelle recenti elezioni amministrative, hanno formato oggetto di tempestiva informativa all'autorità giudiziaria.
Nel riconoscere la particolare delicatezza della questione posta nel documento parlamentare si evidenzia che il procedimento elettorale è disciplinato, con particolare rigore, dalle norme attualmente vigenti e che, pertanto, solo nella sede parlamentare si potranno affrontare ulteriormente le problematiche sollevate dall'interrogante.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
nel corrente mese di febbraio l'Inps ha inviato a circa 447.000 pensionati una lettera dove annuncia che dal mese di marzo comincerà a trattenere rateizzandole le somme indebitamente versate nel 2000, con una riduzione del 25 per cento in base alla sanatoria prevista dalla legge finanziaria del 2002;
la manovra riguarda il 2000 e prevede un rimborso a 50.000 pensionati, una sanatoria totale per le persone che avevano redditi inferiori a 16 milioni annui (circa 300.000 pensionati) e parziale (del 25 per cento) per coloro che superavano questo importo;
l'importo medio da restituire ammonta a circa 400 euro a persona, per un totale di 178,8 milioni di euro che dovrebbero rientrare nelle casse dell'Inps;
i sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto al Governo di intervenire con una sanatoria che «preveda di annullare, o almeno ridurre» l'entità delle somme da restituire;
in una recente dichiarazione il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, impegnato nelle prossime settimane a risolvere l'annosa questione con i vertici dell'istituto di previdenza, si è detto meravigliato e «rallegrato» dalle richieste pervenutegli dalle associazioni di categoria, notoriamente critiche con il Governo sui condoni, che però in questo caso sollecitano l'applicazione di una sanatoria -:
se il Governo non ritenga, a fronte di sanatorie che nei mesi passati hanno riguardato categorie di cittadini abbienti ed evasori recidivi, di voler risolvere il problema della restituzione delle somme ed accogliere la richiesta dei sindacati e di migliaia di pensionati che si trovano coinvolti in una situazione dovuta all'inefficienza degli enti previdenziali;
come il Governo intenda evitare che nel futuro non si verifichino più richieste di rimborso su somme indebitamente percepite negli anni precedenti, soprattutto per rispetto ad una categoria di cittadini, quella dei pensionati, già oggetto di pesanti limitazioni.
(4-05485)
Con una serie di circolari, l'Inps ha provveduto ad illustrare le modalità delle operazioni di verifica della situazione reddituale dei soggetti percettori di pensioni erogate dall'istituto, in primo luogo, relativamente agli anni 1996/1997/1998 (vedi Delibera del Consiglio di Amministrazione dell'Inps n. 259/1999 e circolare Inps n. 193/1999) e, in secondo luogo, relativamente agli anni 1999/2000/2001 (vedi delibera del Consiglio di Amministrazione dell'Inps n. 78/2001 e circolari Inps n. 69/2001, n. 145/2001, n. 159/2002).
Tali operazioni sono state compiute nel rispetto non solo delle disposizioni di cui
La disciplina del recupero credito è, infatti, regolamentata, in via principale, all'articolo 13 della legge 30 dicembre 1991, n. 412.
Tale norma detta disposizioni in materia di «recupero di indebiti pensionistici contestati dall'Inps», è applicabile a tutti gli indebiti pensionistici contestati successivamente all'entrata in vigore della disposizione stessa ed è da considerare di carattere innovativo rispetto alla precedente normativa regolamentata dall'articolo 52 della legge 9 marzo 1989, n. 88 (Corte Costituzionale-Sent. n. 39/1993).
L'articolo 13 della legge n. 412 del 1991 riguarda tutti gli indebiti che sono stati conteggiati su pensioni erogate dall'Inps nel caso in cui l'istituto, in sede di controllo, abbia verificato la sussistenza di un errore di qualsiasi natura imputabile all'ente erogatore e che costituisca vizio inficiante il provvedimento di calcolo e di erogazione della pensione in relazione al «quantum debeatur» e sempre che l'indebita percezione non sia dovuta a dolo dell'interessato.
Tale disposizione non riguarda, invece, i casi in cui gli indebiti sorgano in conseguenza di omessa o incompleta segnalazione da parte dell'interessato di fatti incidenti sul diritto o sulla misura della pensione, che non siano già a conoscenza dell'istituto.
In tali casi, infatti, manca il presupposto dell'errore imputabile all'istituto e, conseguentemente, si può procedere al recupero delle somme indebitamente percepite, senza alcuna limitazione temporale e nonostante la buona fede del soggetto percettore di pensione, alla stregua di quanto previsto, in caso di dolo dell'interessato (Corte costituzionale - sent. n. 39/1993, circolare Inps n. 107/1993).
In tale contesto normativo si inseriscono le disposizioni di cui ai commi 7, 8 e 9 dell'articolo 38 della legge n. 488/2001, in base alle quali opera un'ulteriore sanatoria relativamente alle fattispecie in essi contemplate e ciò a prescindere dalla buona o mala fede dei soggetti percettori delle prestazioni pensionistiche.
In attuazione di tali disposizioni l'Inps ha disposto l'applicazione della sanatoria prevista dall'articolo 38 della legge n. 448/2001 per la quota di indebito relativa a periodi anteriori al 1o gennaio 2001 e l'applicazione dell'articolo 13 della legge n. 412/1991 per la quota di indebito relativa a periodi successivi al 31 dicembre 2000 (circolare Inps n. 159 del 23 ottobre 2002).
Soggetti destinatari di tali disposizioni sono coloro che hanno percepito indebitamente prestazioni pensionistiche o quote di prestazioni pensionistiche o trattamenti di famiglia a carico dell'Inps per periodi anteriori al 1o gennaio 2001.
Nei confronti di tali soggetti non si procede al recupero dell'indebito qualora i soggetti medesimi siano percettori di un reddito personale imponibile Irpef per l'anno 2000 di importo pari o inferiore a euro 8.236,31 (sanatoria totale).
Qualora costoro siano percettori di un reddito personale imponibile Irpef per l'anno 2000 di importo superiore a euro 8.236,31, non si fa luogo al recupero dell'indebito nei limiti di un quarto dell'importo riscosso (sanatoria parziale).
Da ultimo si rappresenta che, il Commissario Straordinario dell'Inps, d'intesa con il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, in accordo con quanto deliberato dal Consiglio di Indirizzo e di Vigilanza dell'Inps, ha dettato disposizioni per rendere più flessibili le modalità di recupero degli indebiti, ripartendo le somme dovute in 24 rate anche per gli importi inferiori al limite massimo recuperabile (Messaggio Inps n. 121 del 10 aprile 2003).
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
le modifiche strutturali apportate a molti stadi italiani, e in particolare a quello di Cagliari rendono sempre più facile il compimento di azioni di teppismo, mettendo contemporaneamente a serio rischio la sicurezza dei giocatori e del pubblico;
nella partita di calcio Cagliari-Messina, disputatasi il 17 novembre 2002, un teppista, introdottosi nel campo da gioco, ha aggredito un giocatore, mettendone a repentaglio la vita;
il teppista si è introdotto nel campo ed è rientrato tra gli spalti, con la collaborazione di alcuni complici, senza alcuna difficoltà nonostante una rilevante presenza di forze dell'ordine;
il teppista ha lasciato lo stadio, con la collaborazione attiva dei complici e la condotta omertosa di molti spettatori, confuso tra gli altri tifosi;
tutto ciò ha impedito l'arresto in flagranza di reato e il conseguente processo per direttissima;
solo a seguito di indagini e sulla base delle riprese televisive il giovane aggressore è stato individuato, fermato e, ovviamente, immediatamente rilasciato dopo l'interrogatorio, perché non sussiste il pericolo di inquinamento delle prove e il pericolo di reiterazione;
l'evento ha causato grande clamore nei numerosi spettatori presenti e nell'opinione pubblica in quanto gravemente lesivo, sia sotto il profilo dell'immagine che sotto il profilo economico della città di Cagliari e della società calcistica Cagliari calcio;
condotte simili possono essere oggetto di emulazione da parte di altri teppisti, affascinati dalla rilevanza nazionale di simili fatti e dalla possibilità di ottenere dei guadagni a fronte di conseguenze penali probabilmente limitatissime;
il presidente della società Cagliari calcio ha affermato di aver ricevuto richieste di danaro supportate dalla minaccia di atti di teppismo tesi a far squalificare lo stadio S. Elia, quindi la condotta potrebbe essere conseguenza di mancato cedimento al ricatto;
simili fatti, accaduti a Cagliari, possono verificarsi nuovamente nella stessa o in altre città -:
quali provvedimenti intenda intraprendere per arginare il fenomeno della violenza dagli stadi;
quali iniziative intenda adottare per impedire che l'emulazione porti altri giovani a rendersi protagonisti di episodi consimili.
(4-04804)
L'aggressore, un pregiudicato con diversi precedenti penali, è stato successivamente identificato e denunciato, in stato di libertà, all'Autorità giudiziaria.
Le dichiarazioni rilasciate alla stampa dal Presidente della società Cagliari Calcio, secondo le quali gli atti di violenza potrebbero essere riconducibili a tentativi di estorsione ai danni della stessa società sportiva, non sono state confermate agli organi di Polizia e non hanno trovato riscontri effettivi.
Pur trattandosi di un gesto isolato senza ulteriore coinvolgimento degli spettatori presenti, l'episodio è sintomatico della recrudescenza del fenomeno della violenza in occasione di competizioni sportive che ha connotato la decorsa stagione calcistica, destando il preoccupato allarme delle forze sociali e politiche.
L'aggressione in parola è stata, effettivamente, agevolata dalle carenze strutturali dello stadio S. Elia di Cagliari, del quale si lamentano, in particolare, l'inadeguatezza delle separazioni tra i diversi settori degli spalti e la mancanza di spazi a bordo campo nei quali possa trovare collocazione la forza pubblica.
Secondo quanto accertato dal Centro nazionale di informazione sulle manifestazioni sportive, istituito presso il Ministero dell'interno, accanto ad altri fattori, le carenze strutturali degli impianti sportivi sono, in molti casi, uno dei principali elementi critici per un'efficace prevenzione dei fenomeni di intemperanza.
Queste carenze, costituite soprattutto dall'assenza o inadeguatezza dei separatori, delle recinzioni, delle vie di afflusso distinte per le opposte tifoserie, dei sistemi di ripresa televisiva per l'identificazione dei facinorosi, che riguardano 70 stadi sui 126 nei quali si disputano partite di serie A, B e C, comportano anche un maggiore impiego di personale delle forze di polizia, spesso impegnate in improprie funzioni di fisica separazione tra le opposte tifoserie.
Di fronte al fenomeno della violenza negli stadi il Governo ha attivato, con il decreto-legge n. 28 del 24 febbraio 2003, convertito con modificazioni dalla legge n. 88 del 24 aprile 2003, il primo di una progettata serie di provvedimenti, alcuni dei quali in fase di studio, finalizzati a dare una risposta rigorosa ai comportamenti violenti in occasione di manifestazioni sportive.
Più in generale, l'introduzione della possibilità di procedere al cosiddetto «arresto in flagranza differita», entro le successive 36 ore dai fatti, di coloro che si rendono responsabili di atti di violenza ha già prodotto, alla luce delle analisi statistiche nelle prime giornate di vigenza della normativa «antiviolenza», una significativa inversione di tendenza nel numero di incidenti, nel numero di feriti tra le forze dell'ordine ed in altri parametri utilizzati per monitorare il fenomeno.
I risultati conseguiti dall'azione di contrasto nelle ultime 15 giornate del campionato di calcio rapportati a quelli delle prime 15 fanno emergere, infatti, una diminuzione del numero degli incidenti con feriti (pari al 23 per cento, del numero di incidenti gravi nei quali è stato necessario utilizzare artifici lacrimogeni (pari al 45 per cento), del numero dei feriti tra le forze di polizia (pari al 38 per cento) e tra i tifosi (pari al 36 per cento). Inoltre, dopo l'entrata in vigore delle nuove norme, gli incidenti dovuti all'animosità di alcune tifoserie nei riguardi delle forze dell'ordine, che non sono più costrette ad intervenire nell'immediatezza dei fatti, in contesti ambientali oggettivamente difficili, con l'inevitabile coinvolgimento di persone estranee ai disordini, sono diminuiti dal 43 per cento al 27 per cento mentre quelli riconducibili alla rivalità tra opposte tifoserie sono diminuiti dal 42 per cento al 38 per cento.
In sede di conversione del decreto-legge n. 28/2003, sono state introdotte norme che conferiscono ai prefetti, per urgenti e gravi necessità connesse alla tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza, il potere di differire o vietare lo svolgimento delle manifestazioni sportive per periodi non superiori ai trenta giorni, sentito il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Nell'occasione, tale organo collegiale viene integrato dai rappresentanti del Ministero per i beni e le attività culturali e del Coni, allo scopo di una più efficace collaborazione tra le amministrazioni interessate.
Sempre in sede di conversione del decreto legge n. 28/2003, sono stati, inoltre, previsti specifici obblighi per le società organizzatrici, da adottarsi in accordo con gli enti proprietari, che dovranno trovare applicazione entro due anni dalla data di entrata in vigore del citato provvedimento.
In particolare, sarà cura della società utilizzatrice dell'impianto sportivo predisporre la numerazione dei posti e dotarsi degli strumenti elettronici occorrenti per la verifica della regolarità del titolo di accesso, provvedere al controllo degli spettatori ai varchi d'ingresso mediante l'impiego di «metal-detector», nonché dotare l'impianto di idonea apparecchiatura di video-sorveglianza, all'interno ed all'esterno dello stadio.
Anche le strutture sportive dovranno essere conformate agli standard di sicurezza necessari ad agevolare il mantenimento dell'ordine sugli spalti, con la predisposizione, ove non già esistenti, di idonei mezzi di separazione che impediscano sia il contatto tra le opposte tifoserie, sia possibili invasioni di campo. La graduale ma rigorosa introduzione della disciplina configurerà, in caso di inosservanza, sanzioni amministrative commisurate alla gravità della violazione.
Sono, inoltre, allo studio misure volte ad un ulteriore coinvolgimento delle stesse società sportive, che potrebbero utilizzare, nella prospettiva di un progetto di graduale privatizzazione degli impianti, proprio personale di vigilanza all'interno degli stadi in
Tale iniziativa consentirebbe, tra l'altro, di recuperare personale delle forze dell'ordine per i servizi di prevenzione all'esterno dello stadio e corrisponderebbe, in pieno, alle raccomandazioni del Consiglio d'Europa, che ha invitato gli Stati membri ad affidare all'organizzatore dell'evento la sicurezza all'interno degli impianti, secondo una procedura già attuata in molti Paesi europei quali Belgio, Inghilterra e Olanda.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
una vasta platea di pensionati ha ricevuto una lettera dall'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale con la quale viene avvertita dell'obbligo di restituire quote di pensione indebitamente riscosse nel periodo 1996-2001;
i pensionati interessati al recupero di indebito da parte dell'Istituto hanno a suo tempo regolarmente denunciato i propri redditi, nei modi, nei tempi e per i periodi richiesti e quindi appare quantomeno ingiusto che di eventuali inefficienze dell'Istituto debbano essere caricati soggetti che, in assoluta buona fede, hanno riscosso quanto indicato nel rispettivo cedolino di pensione;
le lettere con le quali l'Istituto di Previdenza comunica le cifre dell'indebito percepito non contengono elementi sufficienti per comprendere le ragioni e i criteri seguiti per il calcolò dell'importo da restituire, impedendo ai pensionati di presentare eventuale ricorso, in contrasto con i principi e le normative in materia di diritto privato e di trasparenza amministrativa;
tale situazione rappresenta motivo di profondo disagio per tutti i pensionati interessati al recupero dell'indebito e richiede quindi un intervento rapido delle autorità competenti -:
se non ritenga opportuno per quanto di propria competenza intervenire con una apposita misura interpretativa o finanche legislativa al fine di chiarire i termini esatti delle modalità e dei criteri seguiti nel calcolo delle somme indebitamente percepite e di permettere, a chi dovesse riscontrare elementi certi di contestazione, di avvalersi della possibilità di agire in sede legale avverso i provvedimenti ricevuti.
(4-05873)
Con una serie di circolari l'Inps ha provveduto ad illustrare le modalità delle operazioni di verifica della situazione reddituale dei soggetti percettori di pensioni erogate dall'istituto, in primo luogo, relativamente agli anni 1996/1997/1998 (vedi delibera del Consiglio d'amministrazione dell'Inps n. 259/1999 e circolare Inps n. 193/1999) e, in secondo luogo, relativamente agli anni 1999/2000/2001 (vedi delibera del Consiglio di amministrazione dell'Inps n. 78/2001 e circolari Inps n. 69/2001, n. 145/2001, n. 159/2002).
Tali operazioni sono state compiute nel rispetto non solo delle disposizioni di cui all'articolo 88, commi 7, 8 e 9, della legge n. 488/2001, e di quanto previsto dall'articolo 3 della legge n. 412/1991.
La disciplina del recupero credito è, infatti, regolamentata, in via principale, all'articolo 13 della legge 30 dicembre 1991, n. 412.
Tale norma detta disposizioni in materia di «recupero di indebiti pensionistici contestati dall'Inps», è applicabile a tutti gli indebiti pensionistici contestati successivamente all'entrata in vigore della disposizione stessa ed è da considerare di carattere innovativo rispetto alla precedente normativa regolamentata dall'articolo 52 della legge 9 marzo 1989, n. 88 (Corte costituzionale-sentenza n. 39/1993).
L'articolo 13 della legge 412/91 riguarda tutti gli indebiti che sono stati conteggiati su pensioni erogate dall'Inps nel caso in cui l'istituto, in sede di controllo, abbia verificato la sussistenza di un errore di qualsiasi natura imputabile all'ente erogatore e che costituisca vizio inficiante il provvedimento di calcolo e di erogazione della pensione in relazione al «quantum debeatur» e sempre che l'indebita percezione non sia dovuta a dolo dell'interessato.
Tale disposizione non riguarda, invece, i casi in cui gli indebiti sorgano in conseguenza di omessa o incompleta segnalazione da parte dell'interessato di fatti incidenti sul diritto o sulla misura della pensione, che non siano già a conoscenza dell'istituto.
In tali casi, infatti, manca il presupposto dell'errore imputabile all'istituto e, conseguentemente, si può procedere al recupero delle somme indebitamente percepite, senza alcuna limitazione temporale e nonostante la buona fede del soggetto percettore di pensione, alla stregua di quanto previsto, in caso di dolo dell'interessato (Corte costituzionale-sent. n. 39/1993, circolare Inps n. 107/1993).
In tale contesto normativo si inseriscono le disposizioni di cui ai commi 7, 8 e 9 dell'articolo 38 della legge n. 488/2001, in base alle quali opera un'ulteriore sanatoria relativamente alle fattispecie in essi contemplate e ciò a prescindere dalla buona o mala fede dei soggetti percettori delle prestazioni pensionistiche.
In attuazione di tali disposizioni l'Inps ha disposto l'applicazione della sanatoria prevista dall'articolo 38 della legge n. 448/2001 per la quota di indebito relativa a periodi anteriori al 1o gennaio 2001 e l'applicazione dell'articolo 13 della legge n. 412/1991 per la quota di indebito relativa a periodi successivi al 31 dicembre 2000 (circolare INPS n. 159 del 23 ottobre 2002).
Soggetti destinatari di tali disposizioni sono coloro che hanno percepito indebitamente prestazioni pensionistiche o quote di prestazioni pensionistiche o trattamenti di famiglia a carico dell'Inps per periodi anteriori al 1o gennaio 2001.
Nei confronti di tali soggetti non si procede al recupero dell'indebito qualora i soggetti medesimi siano percettori di un reddito personale imponibile Irpef per l'anno 2000 di importo pari o inferiore a euro 8.236,31 (sanatoria totale).
Qualora costoro siano percettori di un reddito personale imponibile Irpef per l'anno 2000 di importo superiore a euro 8.236,31, non si fa luogo al recupero dell'indebito nei limiti di un quarto dell'importo riscosso (sanatoria parziale).
Da ultimo si rappresenta che, il Commissario straordinario dell'Inps d'intesa con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali in accordo con quanto deliberato dal Consiglio di Indirizzo e di Vigilanza dell'Inps, ha dettato disposizioni per rendere più flessibili le modalità di recupero degli indebiti, ripartendo le somme dovute in 24 rate anche per gli importi inferiori al limite massimo recuperabile (messaggio Inps n. 121 del 10 aprile 2003).
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
come appreso da organi di stampa locali, l'azienda Kartos con sede in Montecatini (Pisa) ha richiesto al comune di appartenenza il cambio di destinazione d'uso dei propri locali: da uso industriale ad uso commerciale (si tratta di circa 13 mila metri quadrati) al presunto scopo di ricollocare l'azienda in un altro sito non ancora determinato;
la Kartos rappresenta per la comunità locale un importante punto di riferimento industriale, ad oggi occupa oltre 150 addetti;
tali notizie hanno destato grave preoccupazione tra i cittadini di Montecatini, in quanto tali scelte avverrebbero all'insaputa dei lavoratori, delle organizzazioni sindacali e delle forze politiche d'opposizione operanti su tale territorio;
ulteriori elementi di preoccupazione sono supportati dal fatto che tutto ciò avviene in assenza di un piano industriale, di garanzie sui livelli occupazionali, e dalla non determinazione di quale impatto urbanistico la città dovrebbe sopportare per la ricollocazione di tredici mila metri quadrati per un indefinito uso commerciale -:
se un tale comportamento non sia lesivo delle normali relazioni tra aziende e sindacati; se il Ministro interrogato non intenda assumere informazioni e, qualora quanto detto in premessa fosse rispondente al vero, adoperarsi allo scopo di salvaguardare i livelli occupazionali.
(4-04202)
La Kartos che produce carta per lettere, biglietti augurali, carta regalo, partecipazioni, biglietti da visita, a dicembre del 2002 occupava 152 dipendenti.
Dall'esame dei bilanci d'esercizio emerge un utile di 25.303.283 di vecchie lire per l'anno 2001 e 4.434.445 per l'anno 2000.
I dati di bilancio sono caratterizzati da un sensibile calo del valore della produzione imputabile in buona parte al calo del fatturato. La relazione degli amministratori al bilancio mette in relazione la diminuzione delle vendite con la flessione del mercato estero (calo del mercato americano dell'80 per cento) e con la riduzione generale dei consumi, che ha colpito prioritariamente i beni voluttuari.
La società, anche secondo quanto riferito dai vertici aziendali, ha inoltre perduto negli ultimi anni consistenti quote di mercato in favore di imprese più competitive sotto il profilo dei costi.
In particolare l'impresa avrebbe perso competitività negli articoli a più basso contenuto qualitativo, mentre sarebbe ancora fra i pochi leaders europei e mondiali nelle categorie di articoli di alta qualità.
Conseguentemente la società, in data 13 novembre 2002, ha dato avvio alle procedure di mobilità ex artt. 4 e 24 della legge n. 223/91, dichiarando un esubero strutturale di 28 unità, concentrate nei reparti coinvolti nella crisi di mercato. Il termine per la conclusione dell'esame congiunto con le organizzazioni sindacali scadeva il 27 dicembre 2002.
In tale data la Società ha raggiunto con le organizzazioni sindacali provinciali e le RSU aziendali un accordo ai sensi degli artt. 4, 5 e 24 della legge 223/91.
L'accordo prevede la messa in mobilità per 28 unità a seguito di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale e la corresponsione, ai lavoratori collocati in mobilità, di un incentivo all'esodo in funzione di sostegno economico, per un importo complessivo globale lordo di euro 130.000.
Risulta confermata la notizia secondo la quale l'impresa ha chiesto al comune di Montecatini Terme (ma già dal dicembre 1999) il cambio di destinazione d'uso (da industriale a commerciale) dei fabbricati che attualmente accolgono l'attività produttiva.
L'azienda ha fatto presente che detto cambio rappresenta uno strumento fondamentale di ricerca di una maggiore competitività e di rilancio dell'impresa.
La Kartos S.p.A. ha, comunque, confermato la volontà di proseguire l'attività produttiva nel settore cartotecnico informando di aver effettuato, anche nell'anno 2002 investimenti in macchinari per la produzione di alta qualità.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
il comando dei vigili del fuoco della provincia di Vicenza si trova in notevoli difficoltà per turni giornalieri estenuanti cui sono sottoposti gli operatori a causa di un organico insufficiente a coprire le effettive necessità della popolazione, nonché per attrezzature e mezzi di soccorso ormai obsoleti e per una sede in gran parte inagibile;
le difficoltà maggiori dipendono dalla carenza di organico che conta complessivamente 32 unità, di cui 12 nel capoluogo
a causa dell'incremento e della varietà dei rischi, il numero ed il tipo di interventi che oggi i vigili del fuoco sono chiamati ad affrontare sono fortemente aumentati e richiedono sempre più competenze specifiche;
è stato più volte richiesto al ministero il potenziamento del comando di Vicenza e l'aumento della classificazione, attribuita in base al rischio potenziale della zona, da S2 a S5;
la riclassificazione prevede, peraltro, una procedura complessa in quanto il personale appartenente ai vigili del fuoco è assunto attraverso concorsi pubblici e l'assegnazione delle «classi a rischio», con la conseguente attribuzione del personale, avviene attraverso un piano nazionale che deve fare i conti con la disponibilità finanziaria dello Stato -:
se il Ministro non ritenga necessario potenziare al più presto l'organico del comando dei vigili del fuoco di Vicenza, assegnando mezzi e attrezzature adeguate ai nuovi compiti cui il Corpo è sottoposto;
se intenda attribuire alla zona di Vicenza la classe di rischio S5 come da richiesta ovvero procedere all'assegnazione di una classe intermedia utile comunque allo scopo evidenziato in premessa.
(4-05658)
Nella consapevolezza di ciò, l'Amministrazione ha avviato un progetto di riclassificazione delle sedi dei vigili del fuoco, tenendo presente i dati dell'ultimo censimento nazionale e più in generale le esigenze complessive del territorio nazionale.
Tale progetto, tuttavia, una volta ultimato, richiederà per la sua concreta applicazione il supporto di specifici provvedimenti legislativi che prevedano opportuni incrementi di personale che consentano l'adeguamento delle piante organiche ai nuovi carichi di lavoro, obiettivo, tra l'altro, individuato specificamente nella recente direttiva generale per l'attività amministrativa per il 2003, adottata dal Ministro dell'interno il 17 marzo 2003.
L'attuale Governo ha iniziato ad incidere sul problema con la legge finanziaria 2003 che, all'articolo 34, comma 7, che ha previsto un incremento della dotazione organica di 230 unità.
Oltre a questo intervento, sarà possibile procedere, ai sensi della stessa legge finanziaria 2003, all'assunzione di un ulteriore contingente di personale al momento non quantificabile numericamente. L'articolo 34, commi 5 e 6, di tale articolato prevede, infatti, che le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, possano procedere ad assunzioni, nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa annua lorda pari a 220 milioni di euro, immettendo prioritariamente in servizio gli addetti ai compiti connessi a vari settori di particolare delicatezza, tra i quali il soccorso tecnico urgente e la prevenzione e vigilanza antincendi.
Ulteriori potenziamenti di personale allo stato sono subordinati all'approvazione da parte degli organismi istituzionali della proposta di incremento di organico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco nell'ambito della prossima legge finanziaria.
Ciò premesso in linea generale, si informa, con riferimento all'oggetto specifico dell'interrogazione dell'interrogante che l'ammininistrazione, tenuto conto delle oggettive difficoltà operative del Comando provinciale dei vigili del fuoco di Vicenza, ha provveduto ad incrementarne provvisoriamente l'organico con l'assegnazione di otto unità.
Riguardo alla prospettata riclassificazione del comando stesso, si segnala che l'adozione di tale misura sarà presa in
In merito all'ammodernamento delle attrezzature e dei mezzi, grazie agli stanziamenti in bilancio previsti dalla finanziaria per il 2002 e 2003 e dalle leggi di potenziamento delle forze di polizia, si sta procedendo a rinnovare gradualmente il parco automezzi delle sedi dei vigili del fuoco. Nell'ambito di tale operazione, sarà tenuta nella dovuta considerazione anche la situazione del comando di Vicenza.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Maurizio Balocchi.
in merito al progetto dell'autostrada del G.R.A. di Roma, adeguamento a tre corsie per ogni senso di marcia lotto 18b, si fa presente che tuttora non risulta rispettato l'articolo 5 dell'accordo di programma definito ai sensi della legge n. 396 del 1990;
nelle linee essenziali, riguardo al lotto 18b, l'accordo prevede la ristrutturazione del G.R.A. in due fasi distinte e in successione: la prima contempla la realizzazione di una bretella a tre corsie di marcia (fase attuale, illustrata nella tavola 6 identif G4dv306c denominata «cantiere di provvisorio esercizio dell'adeguamento»); la seconda fase, che doveva attuarsi entro un quinquennio dalla data della stipula dell'accordo di programma - sottoscritto l'8 luglio 1997 -, prevede l'adeguamento a sei corsie di marcia e due corsie di emergenza dell'originaria sede del GRA con declassamento della bretella a strada di servizio e di viabilità locale (illustrata nella Tavola 4, - identif. G4dv304c - e denominata «Planimetria generale, 2 fase»), nonché l'esecuzione delle necessarie opere di mitigazione e di inserimento ambientale da attuarsi per iniziativa del comune di Roma. Più precisamente, le necessarie opere consistono in:
a) il posizionamento di barriere antirumore (altezza 5 metri), con dispositivo di riduzione del rumore posto in testa alle barriere stesse, sia a destra sia a sinistra dell'asse principale; nonché l'adozione di barriere antirumore (altezza 1,10 metri) poste nel new jersey centrale e (altezza 3 metri) poste lungo il tracciato della strada locale adiacente, sul lato stradale interno rispetto a Roma;
b) l'adozione di pavimentazione fonoassorbente sull'intera tratta stradale riguardante il lotto 18b;
c) la piantagione di siepi, posizionate a tergo della barriera antirumore, e di doppi filari arborei ai lati della strada di quartiere;
d) la realizzazione: di percorsi pedonali interposti tra gli edifici e il G.R.A. stesso, di due attraversamenti carrabili posti al di sotto della piattaforma stradale (sottopassi di connessione fra i due tratti di Via Lucrezia Romana e fra Via di Casale Ferranti e Via Crostarosa), di un attraversamento pedonale posto al di sopra della piattaforma stradale con dotazione di scale fisse alle due estremità;
il parere positivo sull'accordo di programma, espresso dalla «Commissione per Roma Capitale e per il Programma degli Interventi per Roma Capitale» e dalla «Commissione per la Valutazione dell'Impatto Ambientale», fu dato alla condizione di attuare la cosiddetta «seconda fase» entro i cinque anni successivi all'Accordo medesimo (articolo 5);
è, altresì, utile ricordare che il Ministero dei beni culturali e ambientali, membro della commissione per Roma Capitale, condizionava il proprio parere all'esecuzione di un: «...controllo e mitigazione dell'inquinamento atmosferico, con
conformemente, la regione Lazio, anch'essa componente della commissione per Roma Capitale, precisò che non si poteva condividere la soluzione progettuale della cosiddetta «prima fase» (quella attuale), per: «...motivi di grave invasività ambientale costituita dalla creazione di due corsie a scorrimento di alta velocità a carattere autostradale inglobate in un territorio con insediamenti umani», aggiungendo che «...tale soluzione progettuale inoltre aggrava le condizioni di disturbo su edifici di civile abitazione recentemente edificati inducendo una perdita dei valori patrimoniali»;
anche in questo caso il parere positivo riguardo al progetto, fu dato a condizione della imprescindibile attuazione della cosiddetta «seconda fase» (note del 3 giugno e del 5 maggio 1997);
l'apertura al traffico della bretella prevista nella «prima fase», senza la realizzazione delle - pur previste - opere di mitigazione, espone i cittadini che abitano nei pressi del nuovo tratto autostradale ad una intollerabile condizione di disagiata vivibilità, in conseguenza dell'inquinamento acustico e dell'inquinamento dell'aria;
i residenti vedono svalutati gli immobili di loro proprietà a causa degli effetti pregiudizievoli - quelli citati, ma anche ulteriori - derivanti dalla vicinanza delle opere in esame;
alla data dell'8 luglio 2002 sono scaduti i termini entro cui dovevano essere attuate le opere previste dall'accordo citato -:
quali i motivi e di chi la responsabilità della mancata attuazione, nei termini fissati, delle opere previste dall'Accordo di programma citato in premessa;
quali iniziative intenda intraprendere nei confronti delle Amministrazioni interessate affinché ottemperino all'Accordo sottoscritto.
(4-05482)
La seconda fase prevedeva l'adeguamento a tre corsie oltre quella d'emergenza della carreggiata interna del G.R.A., con ritorno in sede, previa predisposizione di collegamenti di raccordo alla bretella e declassamento della stessa a strada di servizio della viabilità locale, da realizzarsi in sinergia con l'amministrazione comunale di Roma.
La società stradale riferisce, inoltre, che l'ufficio periferico dell'Anas per il Lazio, in merito all'adempimento di quanto disposto nell'accordo di programma, ha comunicato alla suddetta amministrazione comunale, con nota in data 13 marzo 2003, la piena disponibilità alla realizzazione delle opere giubilari. Contestualmente è stata richiesta alla medesima amministrazione l'indicazione degli strumenti urbanistici adottati, o in corso di adozione, che consentano di avviare la progettazione dei lavori di adeguamento - 3 corsie per ogni senso di marcia - relativi al lotto 18b del grande raccordo anulare.
La società stradale ribadisce, infine, che la competenza ad attuare le opere, previste dall'articolo 5 dell'accordo di programma
Pertanto, i ritardi nell'attuazione di tutte le opere di mitigazione ambientale non possono essere imputate alla società medesima.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
in data 5 marzo 2003 la struttura interregionale della UIL Polizia di Stato Triveneto ha inviato una nota scritta al questore di Belluno (protocollo 463/32-BL.03) a firma del segretario generale interregionale, Gianantonio Sottile, per chiedere lo spostamento dell'attuale ubicazione dell'ufficio relazioni con il pubblico;
il sindacato di polizia deduceva, con tale documento, l'evidente inaccessibilità, per anziani e disabili, dell'ufficio situato al primo piano della questura di Belluno;
il 6 marzo 2003 il capo di gabinetto, su incarico della questura di Belluno convocava il firmatario del documento indicando le ragioni per le quali non si riteneva di accogliere la richiesta;
veniva richiesta da Gianantonio Sottile una risposta in forma scritta che peraltro veniva negata dal capo di gabinetto -:
quali siano le ragioni tecniche che impediscono lo spostamento dell'U.R.P. della questura di Belluno dal primo piano al piano terreno, onde favorirne la fruizione da parte di anziani e di disabili;
se si ritenga conforme al principio della urbanità e della correntezza dei rapporti fra dirigenza ed organizzazioni sindacali il diniego di fornire risposta in forma scritta ad una richiesta formalmente avanzata in forma scritta.
(4-06221)
Attesa la limitatezza degli spazi disponibili e al fine di contemperare le esigenze lavorative del personale dipendente con quelle del pubblico, il predetto ufficio è stato sistemato al primo piano dell'edificio, previa riduzione dello spazio a suo tempo destinato ad anticamera del questore, tra la stanza del Capo di gabinetto e il locale che ospita il personale del Gabinetto.
Per agevolare eventuali richieste di persone disabili o per le quali sia difficoltoso raggiungere il primo piano, sono state impartite opportune disposizioni affinché gli addetti all'URP si portino al piano terra per fornire direttamente le informazioni ed i servizi richiesti.
Al segretario interregionale della U.I.L. - polizia di Stato - Triveneto, che aveva chiesto lo spostamento dell'ufficio in parola presso il locale sito al piano terra, la Questura ha fornito tutte le spiegazioni in ordine alla inopportunità di una diversa sistemazione dello stesso, in considerazione della necessità di assicurare una corretta conduzione della questura nel suo complesso.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
da molti giorni, i lavoratori dell'ATAF di Foggia, hanno dovuto intraprendere, a causa del grave dissesto economico della società di trasporti pubblici della città, un percorso di lotta e di scioperi a difesa del proprio posto di lavoro -:
se intenda attivarsi immediatamente, attraverso la promozione di iniziative di concertazione tra le parti e anche attraverso la commissione di verifica sul trasporto pubblico, per salvaguardare l'occupazione dei dipendenti dell'ATAF, affinché questi si sentano più tutelati e non siano
(4-03031)
L'Azienda speciale A.T.A.F. è stata, con atto notarile del 22 gennaio 2001, trasformata in «ATAF S.p.A.».
Il Consiglio di amministrazione di detta società, in applicazione dell'articolo 35 della legge finanziaria 2002 e delle leggi nazionali e regionali di attuazione (che, come è noto, prevedono non solo lo scorporo delle aziende del servizio pubblico in più aziende ma anche la messa in gara dell'esecuzione del servizio di trasporto pubblico locale) ha predisposto «un piano ponte per l'anno 2002» per consentire all'azienda di avvicinarsi, per l'anno 2003, ai parametri previsti dal citato articolo 35.
A tal fine è stata prevista la possibilità di ottenere un esodo volontario incentivante tra il personale, anche in considerazione che una serie di funzioni oggi svolte risultano non più erogabili dall'azienda, con contestuale previsione di riduzione di 15/20 unità lavorative.
Il predetto piano di indirizzo è stato approvato, in data 14.1.2003, dal consiglio comunale di Foggia. La deliberata possibilità della scissione della società non è stata condivisa dalle organizzazioni sindacali di categoria le quali, oltre ad impugnare il provvedimento davanti al TAR Puglia, con un documento del 14.3.03, diretto al prefetto ed al sindaco di Foggia, hanno rappresentato di temere il depauperamento certo di un'azienda divisa e quindi indebolita anche strategicamente, oltre al danno che i cittadini foggiani subiranno in termini di servizi meno efficienti, e alle ricadute drammatiche sui lavoratori per quanto attiene i livelli occupazionali ed i diritti acquisiti...».
Si fa presente che attualmente l'organico si è ridotto a 313 unità per effetto di pensionamenti e che nel piano sopraccitato non si parla di possibilità di esodi volontari incentivati.
Quanto al rappresentato «grave dissesto finanziario» si riferisce che, effettivamente, l'azienda ha evidenziato, nell'esercizio 2001, una perdita pari a circa 2,3 milioni di euro. Dagli atti esaminati tale perdita risulta determinata dalla riclassificazione delle voci in bilancio operate dal perito incaricato di determinare il capitale sociale della nuova costituita S.p.A. e dal mancato adeguamento dei contributi pubblici, i cui parametri di riferimento sono fermi al 1998.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
l'articolo 63, primo comma, della legge, 1 aprile 1981 n. 121 di riforma dell'amministrazione della pubblica sicurezza aveva fissato l'orario di servizio del personale in n. 40 ore settimanali;
la norma aveva previsto inoltre che per un periodo di tre anni dall'entrata in vigore della suddetta legge i turni di lavoro giornalieri fossero formati sulla base di 42 ore settimanali, e che la differenza aggiuntiva di due ore fosse retribuita come prestazione di lavoro straordinario;
gli accordi collettivi intervenuti negli anni seguenti, pur avendo modificato l'orario complessivo di lavoro settimanale hanno sempre confermato la disposizione legislativa concernente la fattualità delle due ore di lavoro straordinario di cui gli interessati hanno fruito fino al collocamento in quiescenza;
peraltro il Ministero dell'interno, nel calcolare la base stipendiale pensionabile del personale, ha sempre escluso dal relativo computo l'importo del compenso per le prestazioni in argomento;
contro le decisioni di cui sopra numerosi agenti della PS hanno proposto impugnativa presso il TAR Lazio, eccependo da parte del Ministero dell'interno, eccesso di potere per erronea valutazione dei presupposti, carenza di motivazioni nel rigetto delle domande avanzate dagli interessati
la giurisprudenza amministrativa ha peraltro ribadito che la base pensionabile è costituita dall'ultimo stipendio o paga percepiti, nonché dalle voci retributive di carattere fisso e continuativo che riguardano prestazioni obbligatorie riconducibili sotto il profilo causale al rapporto di lavoro, con la sola esclusione degli emolumenti variabili o provvisori;
il TAR Lazio - Sezione I-ter - con sentenza n. 2470/1999, pronunciata a margine del ricorso n. 16876/1995 proposto da alcuni agenti della PS in quiescenza post 1 aprile 1981 contro i ministeri dell'interno e del tesoro (pro-tempore), che peraltro nella fattispecie non hanno prodotto scritti difensivi, ha condannato le amministrazioni resistenti al pagamento ai ricorrenti delle somme dovute, dei relativi interessi e della prescritta rivalutazione monetaria;
il 2 novembre 1999 copie conformi della suddetta sentenza sono state regolarmente notificate all'Avvocatura Generale dello Stato e al Ministero dell'interno;
la sentenza in argomento non impugnata dalle amministrazioni interessate, è passata in giudicato da oltre 3 anni -:
se i Ministri interrogati non ritengano di disporre affinché, dato il lungo tempo trascorso dalla sua emissione, venga data immediata attuazione alla sentenza in oggetto.
(4-05939)
Nel passato, il dipartimento della pubblica sicurezza di questo ministero ha predisposto provvedimenti «pilota» di pensione privilegiata valutando, ai fini pensionistici, l'importo del compenso per le due ore in parola, in analogia alla disciplina vigente nel settore dell'impiego privato e ad un favorevole orientamento formatosi sulla materia da parte di taluni tribunali amministrativi regionali.
La Corte dei conti, peraltro, ha eccepito l'illegittimità di detti provvedimenti, con riferimento alle norme del Testo unico sul trattamento di quiescenza dei dipendenti pubblici (approvato con decreto del Presidente della Repubblica n. 1092/1973), della legge 29 aprile 1976, n. 177 e della nuova disciplina della base pensionabile.
I decreti sono stati quindi ritirati e l'amministrazione ha rideterminato la base pensionabile ai fini pensionistici e della liquidazione dell'indennità di buonuscita, escludendo l'emolumento corrispondente alle due ore di straordinario obbligatoriamente prestate.
Tanto premesso, per quanto concerne l'esecuzione della sentenza menzionata nell'atto di sindacato ispettivo parlamentare (n. 2470/99 del Tribunale amministrativo per la regione Lazio), si fa presente che si è dovuto, preliminarmente, procedere all'individuazione, tra le migliaia di ricorrenti, degli ex appartenenti alla Polizia di Stato; successivamente sono stati acquisiti tutti gli elementi contabili necessari alla riliquidazione della pensione, tenendo conto delle due ore.
Il dipartimento della pubblica sicurezza ha provveduto direttamente alla rideterminazione della pensione del personale già titolare del trattamento privilegiato, mentre per l'esecuzione della predetta sentenza in favore degli altri ex dipendenti sono state interessate le competenti prefetture - uffici territoriali del Governo.
Per la quasi totalità degli interessati sono state definite le posizioni pensionistiche.
Per completezza, si soggiunge che, attualmente, la giurisprudenza sia dei Tribunali amministrativi regionali che del Consiglio di Stato si è pacificamente orientata
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
la crescente richiesta di passaporti italiani, dovuta all'emergenza della crisi argentina, ha indotto il Ministero competente a rinforzare il personale attraverso l'assunzione a tempo determinato di trenta contrattisti, nell'intento di accellerare il disbrigo delle pratiche accumulate. Nonostante ciò i tempi attuali per le pratiche inerenti i passaporti sono di sei mesi per il rinnovo e di quattro anni per il rilascio dei nuovi;
questa situazione ha indotto i nostri connazionali (circa 10.000) al rientro in Italia con passaporto argentino, al fine di poter perfezionare in patria la trascrizione degli atti anagrafici familiari. Coloro che sono in possesso della doppia cittadinanza, per poter vantare la cittadinanza italiana, debbono dimostrare a loro carico sia i vincoli che li uniscono agli antenati italiani e sia che nessuno degli ascendenti in linea diretta abbia mai rinunciato a detta cittadinanza;
è da evidenziare, inoltre, che gli uffici di stato civile sono tenuti a trascrivere nei registri di cittadinanza la naturalizzazione straniera anche quando il consolato lo trasmetta oggi per allora e ad annotarlo nell'atto di nascita del naturalizzato;
la vigente legislazione in materia fa riferimento alla legge 91 del 5 febbraio 1992, la quale precisa all'Art. 1, comma 1, che è cittadino italiano per nascita il figlio di padre o di madre cittadini -:
se è possibile accertare la non rinuncia alla cittadinanza italiana nei seguenti modi:
a) attraverso l'esibizione del certificato rilasciato dal Registro Elettorale argentino solo alle persone interessate, tradotto e legalizzato, dal quale risulti che l'avo italiano non si è mai iscritto allo storico elettorale e pertanto non ha mai acquisito la cittadinanza argentina conservando, invece, l'italiana di origine;
b) l'ufficio di stato civile può anche richiedere al Ministero o al comune italiano competente la copia dell'eventuale rinuncia alla cittadinanza italiana da parte dei membri della famiglia del sollecitante; quando i documenti occorrenti per la formazione dell'atto sono reperibili presso gli uffici di una pubblica amministrazione, l'ufficiale di stato civile è tenuto ad acquisirli direttamente, altrimenti sono sostituiti dall'attuale regolamento di autocertificazione, salvo diversa disposizione di legge;
c) chiedendo al Consolato competente un attestato dove risulti che sia il richiedente e sia i suoi ascendenti in linea retta non abbiano mai rinunciato alla cittadinanza italiana, ai sensi dell'articolo 7 della legge n. 555 del 1912;
se qualora sia stata verificata la non interruzione nella catena di trasmissione della cittadinanza il richiedente abbia la possibilità di ottenere la trascrizione degli atti anagrafici familiari nel Comune dove l'interessato intenda o dichiari di voler stabilire la propria residenza;
se non ritenga inoltre di intervenire presso gli Uffici di Stato Civile al fine di ottenere l'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 3 novembre 2000 e di non utilizzare circolari già abrogate come la K.28.1 dell'8 aprile 1991 in cui si contraddice lo spirito e la lettera della legge 91 del 5 febbraio 1992. Inoltre se non ritenga di intervenire presso le questure invitando le stesse a non equiparare i cittadini italiani ai cittadini stranieri, garantendo giustamente ai primi l'uso dei più elementari diritti come il lavoro e l'assistenza.
(4-03370)
In particolare, la delicatezza della questione e le difficoltà riscontrate dagli interessati nel dimostrare il grado di parentela con cittadini italiani hanno indotto il dipartimento della pubblica sicurezza ad invitare le questure a tenere in sospeso le istanze finalizzate al rilascio del permesso di soggiorno per motivi familiari ovvero di valutare, in casi eccezionali, l'opportunità di rilasciare un permesso di soggiorno per motivi umanitari.
D'altra parte, i decreti di programmazione dei flussi di immigrazione extracomunitaria per il 2002 e per il 2003 hanno ammesso in Italia «per motivi di lavoro subordinato, anche per esigenze di carattere stagionale, e di lavoro autonomo, lavoratori di origine italiana, per parte di almeno uno dei genitori fino al terzo grado in linea retta di ascendenza, residenti in Argentina...» entro le quote massime, rispettivamente di 4000 e di 200 persone.
Venendo alle questioni sollevate dall'interrogante con riferimento alle procedure per il riconoscimento della cittadinanza italiana, si precisa, in via preliminare, che la disciplina della cittadinanza italiana contenuta nella legge 15 febbraio 1992, n. 91, succeduta alla legge 13 giugno 1912, n. 555, si pone su una linea di sostanziale continuità con l'anteriore legislazione mediante conferma dello «ius sanguinis», in base al quale i discendenti di cittadini italiani possono acquistare o recuperare il possesso della cittadinanza italiana secondo modalità privilegiate, pur se nati all'estero ed ivi sempre residenti.
Ciò in ossequio al principio di nazionalità nell'assegnazione dello «status civitatis», secondo la tradizione propria degli ordinamenti giuridici europei continentali.
Le condizioni richieste per detto riconoscimento della cittadinanza italiana si basano, da un lato, sulla dimostrazione della discendenza dal soggetto originariamente investito dello status di cittadino (l'avo italiano emigrato in altri Paesi) e, dall'altro, sulla comprovazione dell'assenza di interruzioni nella trasmissione della cittadinanza (mancanza di naturalizzazione straniera e di espresse rinunce alla cittadinanza italiana).
Le modalità di riconoscimento del possesso «iure sanguinis» della cittadinanza italiana sono state puntualmente formalizzate nella circolare n. K.28.1 del Ministero dell'interno dell'8 aprile 1991, rimasta attuale anche dopo la legge n. 91 del 1992, per le motivazioni sopra evidenziate.
Secondo tale circolare, le istanze di riconoscimento, corredate della prescritta documentazione, devono essere indirizzate al sindaco del comune italiano di residenza, ovvero al console italiano nell'ambito della cui circoscrizione consolare risiede l'istante straniero di ceppo italiano.
La competenza ad espletare il procedimento è attribuita all'Autorità come sopra individuata, in relazione al luogo di residenza della persona interessata, intendendosi per residente il soggetto regolarmente soggiornante e iscritto nel registro anagrafico della popolazione del comune del luogo di residenza.
Detto questo, quanto agli specifici quesiti posti dell'interrogante, si fa presente quanto segue.
Per quanto concerne l'eventuale accertamento della non rinuncia alla cittadinanza italiana attraverso l'esibizione del certificato rilasciato dal Registro elettorale argentino alle persone interessate dal quale risulti che l'avo italiano non si è mai iscritto allo «storico elettorale» e pertanto non ha mai acquisito la cittadinanza argentina, si precisa che l'assenza di tale registrazione, appunto documentabile mediante apposita attestazione rilasciata dalla competente autorità dello Stato di emigrazione, conferma la conservazione della cittadinanza italiana in capo all'ascendente emigrato, in quanto la legislazione vigente all'epoca sanzionava l'acquisto volontario di una cittadinanza con l'ablazione di quella italiana (articolo 8, n. 1, legge n. 555/1912).
Tale attestato si riferisce, tuttavia, alla mancata naturalizzazione del connazionale (cioè alla mancata perdita della cittadinanza italiana in seguito ad acquisto spontaneo di quella straniera) ed è compreso, sia pure in modo generico, nella documentazione
Anche quest'ultima certificazione dovrà, in linea di massima, essere prodotta dal richiedente.
In risposta ai punti b) e c) dell'interrogazione presentata, come peraltro indicato con la predetta circolare, al fine di accertare in modo compiuto il mancato esercizio - da parte dei soggetti reclamanti il possesso della cittadinanza italiana - della facoltà di rinunziarvi, è tuttavia prevista la necessità, da un lato, di svolgere adeguate indagini presso il comune italiano d'origine o di ultima residenza dell'avo italiano emigrato all'estero e, dall'altro, di contattare direttamente tutte le Rappresentanze consolari italiane competenti per le varie località estere ove gli individui in questione abbiano risieduto o, se del caso, consultare opportunamente il Ministero degli affari esteri perché interpelli i dipendenti Uffici consolari interessati.
Quanto alla prospettata ipotesi di consentire al richiedente di rilasciare una dichiarazione personale circa la mancata rinuncia alla cittadinanza da parte dei propri ascendenti, in luogo dell'attestazione consolare si evidenzia che le disposizioni in materia (articoli 3 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica 445/2000) prevedono che le dichiarazioni rese nell'interesse proprio possano riguardare anche stati e fatti relativi ad altri soggetti purché il dichiarante ne abbia diretta conoscenza; il verificarsi di tale condizione risulta, tuttavia, di estrema difficoltà nella fattispecie in esame, in quanto attinente a fatti e a stati di specifico interesse risalenti per lo più ad epoche remote.
Per quel che riguarda l'iscrizione anagrafica dei discendenti dei cittadini italiani, al fine di acquisire la cittadinanza, si fa presente che il Ministero dell'interno, dipartimento per gli affari interni e territoriali, direzione centrale per i servizi demografici, con circolare n. 28 del 23 dicembre 2002 (Iscrizione anagrafica dei discendenti di cittadini italiani per nascita, per il riconoscimento della cittadinanza italiana), ha ribadito l'orientamento già espresso in altre occasioni, ossia che si debba procedere all'iscrizione nei registri anagrafici dei discendenti di cittadini italiani per nascita - condizione indispensabile per avviare in Italia la procedura per il riconoscimento della cittadinanza - che siano in possesso di un valido permesso di soggiorno, indipendentemente dalla durata dello stesso e dal titolo per il quale viene concesso.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
(4-05635)
La Corte ha assunto tale posizione, partendo dall'osservazione della natura meramente facoltativa della predetta contribuzione, non conseguente ad attività di lavoro e quindi non parificabile ai fini del diritto a pensione, con i contributi obbligatori.
Inoltre la non equiparabilità quantitativa dei singoli anni di iscrizione tra contribuzione facoltativa ed anzianità assicurativa scaturisce dal fatto che, in base alle norme dell'epoca, l'entità del versamento per mutualità scolastica era rapportato alla durata dell'anno scolastico e quindi equivaleva ad un numero di settimane inferiori a quello richiesto per l'accreditamento dei contributi obbligatori.
Da ciò è derivato che i relativi periodi di iscrizione non sono da considerare come autonomamente validi e quindi tali da influire sulla decorrenza iniziale dell'assicurazione
Pertanto il Consiglio di amministrazione dell'Inps con deliberazione n. 34 del 25 febbraio 1983 ha disposto l'applicazione, per analogia nei casi di specie, della normativa che regola l'assicurazione facoltativa.
In conseguenza di quanto suesposto, in base alla vigente normativa, l'Istituto non ha potuto accogliere la richiesta della signora Araldi, titolare di pensione di vecchiaia nell'assicurazione generale obbligatoria, tendente ad ottenere che le fossero conteggiati sulla pensione già in godimento i contributi di mutualità scolastica da lei stessa versati.
Tuttavia, in applicazione di quanto previsto dalla suindicata delibera, con i contributi versati dalla signora Araldi nella mutualità scolastica è stata liquidata alla stessa, in data 10.6.2003, una rendita nell'assicurazione facoltativa.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
se sia a conoscenza del fatto che nella notte tra domenica 27 e lunedì 28 aprile 2003, nel comune di Codogno (provincia di Lodi), sia stata danneggiata la targa che indica Via Sergio Ramelli;
se e quali disposizioni erano state impartite alle forze dell'ordine per sorvegliare un obiettivo oltremodo «sensibile» in quei giorni;
se e quali iniziative risultino assunte dalla magistratura per individuare i responsabili di tale criminale gesto, che, ad avviso dell'interrogante, non possono altro che provenire da quelle stesse fila della sinistra extraparlamentare che armarono le mani degli assassini di Sergio Ramelli.
(4-06214)
Tuttavia, in relazione a tali elementi di tensione, il 25 aprile il questore aveva disposto, con specifica ordinanza, adeguati servizi di controllo territoriale in concorso con il locale comando compagnia Carabinieri. Il 27 aprile 2003 è stata inoltre disposta un'intensificazione delle misure di prevenzione e vigilanza degli obiettivi ritenuti maggiormente a rischio di azioni dimostrative, con specifico riferimento a sedi, uffici e strutture di partiti e movimenti politici.
Nonostante tali misure, nella notte tra il 27 ed il 28 aprile, ignoti hanno coperto la targa toponomastica con un cartoncino riportante la dicitura «via Carlo Giuliani» ed hanno rovesciato la corona di fiori deposta il giorno prima, sotto la targa stessa, da una delegazione provinciale di Alleanza Nazionale, nell'imminenza dell'anniversario della morte di Sergio Ramelli.
Sull'episodio la procura della Repubblica di Lodi ha aperto un procedimento penale contro ignoti per «danneggiamento» e sono tuttora in corso indagini condotte dal comando stazione carabinieri di Codogno, congiuntamente al nucleo operativo e radiomobile della locale Compagnia.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
da fonti giornalistiche risulta che gli autisti giudiziari che prestano servizio presso la Procura della Repubblica di Palermo, lavorano effettivamente non più di 3 giorni al mese, e ciò non per loro scelta, atteso che gli stessi lamentano l'incredibile
da una parte tutto ciò crea uno stato di malumore e di demotivazione da parte degli autisti giudiziari che hanno sempre svolto il loro delicato incarico con grande abnegazione, professionalità e spirito di sacrificio, dall'altra è evidente lo spreco di risorse umane certamente qualificate;
gli autisti, che si sono autodefiniti «disoccupati per forza», si sono rivolti al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno e la Procuratore Capo presso la Procura della Repubblica di Palermo, dottor Pietro Grasso, chiedendo di essere utilizzati, di poter lavorare e di far cessare questa avvilente condizione, di ozio forzato -:
quali provvedimenti e quali iniziative, intendano assumere i Ministri interrogati affinché, risorse umane così importanti per così delicati uffici giudiziari possano essere utilizzate al meglio delle loro potenzialità, in modo da dare efficace impiego al denaro dei contribuenti.
(4-05603)
Si rappresenta, altresì, che la guida delle autovetture blindate assegnate a molti dei magistrati sottoposti a misure di protezione, viene assicurata da appartenenti alle forze dell'ordine, su specifica indicazione del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica.
A tal proposito, l'ufficio territoriale del Governo di Palermo ha comunicato di aver avviato iniziative tendenti ad un ponderato e progressivo disimpegno delle unità appartenenti alle forze di polizia attualmente impiegate quali conducenti di automezzi speciali nei predetti servizi di protezione personale.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
da oltre 3 anni, con l'atto ispettivo n. 4-26323 del 21 ottobre 1999, l'interrogante segnalava l'estrema pericolosità della strada statale 16-bis che collega Bari a Cerignola;
da allora, come già in precedenza, numerosi sono stati gli incidenti stradali verificatisi sulla strade statale 16-bis, alcuni del quali anche molto gravi come quelli del 1 dicembre 2002, che ha causato la morte di un postino, e del 13 dicembre 2002 che ha registrato la morte di 5 automobilisti (Gazzetta del Mezzogiorno del 14 dicembre 2002);
la strada è stata realizzata negli anni '80 dalla Lalli S.r.l.;
sempre dalla Gazzetta del Mezzogiorno (23 e 24 dicembre 2002) si apprende di indagini e ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip presso il tribunale di Bari a carico di funzionari e tecnici dell'Anas del capoluogo pugliese per essersi accordati - secondo l'accusa - con imprenditori «amici» facendogli arrivare «lettere d'incarico per lavori di somma urgenza» -:
quali misure, il Ministro, ritenga di adottare per garantire la sicurezza degli automobilisti sulla strada statale pugliese 16-bis;
in particolare, come intenda garantire la sicurezza degli svincoli, quella dei pullman e delle auto che devono effettuare soste, e come garantire un'adeguata illuminazione;
se, ultimata la strada, sia stata verificata la qualità dell'opera eseguita ed eventualmente da chi;
ove in caso di risposta negativa, quali accertamenti ritenga opportuno disporre per verificare se i lavori per la costruzione dell'importante arteria, siano stati eseguiti a regola d'arte e in modo da garantire la sicurezza degli utenti.
(4-05974)
Quanto alle indagini ed ordinanze emesse dal Gip del tribunale di Bari, la società stradale precisa che le stesse riguardano lavori di manutenzione e/o somma urgenza non riferibili alla statale 16bis.
Attualmente, l'infrastruttura, che congiunge Bari a Cerignola, offre un livello di servizio adeguato essendo costituita da due carreggiate indipendenti di due corsie ciascuna, separata da uno spartitraffico centrale e delimitata da barriere di sicurezza marginali. Inoltre, alcuni svincoli sono illuminati e varie piazzole consentono la sosta di veicoli.
L'Anas riferisce, pertanto, che il grado di incidentalità evidenziato dall'interrogante va rincondotto essenzialmente a comportamenti dell'utenza stradale, in particolare al mancato rispetto dei limiti di velocità da parte dei conducenti.
La società stradale fa conoscere, infine, che sono in programma ulteriori interventi per estendere ad altre tratte la pavimentazione con tappeto drenante ed è anche allo studio un progetto per il miglioramento dello svincolo di Trani centro mediante la realizzazione di nuove corsie di accelerazione e decelerazione.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
le indagini avviate in seguito alla morte del riminese Jakko Pauli Hirvi, travolto durante una folle corsa ad alta velocità di due potenti autovetture sul lungomare di Rimini, sono state al centro di una mia interrogazione rivolta al Ministro della giustizia, annunziata alla Camera dei deputati nella seduta del 4 marzo 2002, n. 4-02355;
nell'interrogazione si chiedevano al Ministro notizie in merito alle procedure di arresto di Omer Halilovic il cittadino bosniaco indagato come autore dell'investimento, il quale dopo il tragico fatto avrebbe trovato, secondo gli inquirenti riminesi, rifugio in Olanda. Nonostante gli inquirenti abbiano avviato tempestivamente le procedure di arresto provvisorio a fini estradizionali, non hanno ottenuto finora per tramite del ministero preposto alcuna notizia sull'esito delle attività di ricerca;
la risposta del Ministro della giustizia all'interrogazione è stata del tutto insoddisfacente: tanto puntuale nel notificare l'avviata procedura di estradizione da parte dei competenti organi quanto del tutto elusiva sui risultati ottenuti, il ministero ha dichiarato che Omer Halilovic risulta non ancora localizzato, ma non fa cenno alcuno sull'indirizzo delle indagini verso l'Olanda;
le affermazioni del ministero della giustizia in merito Omer Halilovic sono risultate ancora più generiche ed elusive se raffrontate a quanto è stato riferito nei giorni scorsi dagli organi di informazione, che hanno rilanciato la notizia della presenza dell'indagato in territorio olandese. A ciò si aggiunge che alcuni parenti dell'indagato, lo zio e il cugino, sono stati recentemente arrestati perché coinvolti in
ad una anno di distanza dalla drammatica morte di Jakko Pauli Hirvi l'assenza di esiti nelle procedure di arresto, l'assenza di riscontri da parte delle autorità italiane sull'orientamento delle indagini verso l'Olanda ed il silenzio del ministero sulle cause di questa grave situazione di impasse hanno suscitato lo sdegno della famiglia, della comunità riminese e delle sue istituzioni, riunite nel ricordo del giovane ucciso durante una cerimonia avvenuta sul luogo dell'incidente il 21 giugno 2002;
il senso di impotenza che traspare dalla vicenda contro coloro che colpevolmente mettono a rischio l'incolumità del prossimo, la sostanziale impunità di cui gode a tutt'oggi l'investitore hanno profondamente colpito una città, Rimini, che sulla libera e sicura fruizione del tempo libero e dell'ospitalità e sul reciproco rispetto fonda il proprio tessuto sociale ed economico. I familiari, le amministrazioni comunale e provinciale, i cittadini intervenuti hanno dato voce al comune sentimento di frustrazione, di incertezza nella giustizia e di inerzia per quanto riguarda i rapporti internazionali posti in essere e i risultati ottenuti, che il ministero competente, per quanto sollecitato, ancora non è stato in grado di fugare -:
se siano state avviate in Olanda delle indagini tese alla localizzazione e alla cattura di Omer Halilovic e quali risultati abbiano ottenuto fino ad oggi;
se siano stati sollecitati dei rapporti sullo stato di avanzamento delle indagini in Olanda e, nel caso le autorità italiane lo abbiano fatto, quali problemi ostacolano lo scambio di informazioni con i competenti organi di polizia olandesi;
se il Ministro della giustizia intenda attivarsi per sbloccare una situazione di inerzia ormai insostenibile e nell'affermare, anche in questa vicenda, il diritto alla Giustizia, coralmente sollecitato dalla comunità riminese, colpita con la morte di Jakko Pauli Hirvi nei valori sociali fondativi.
(4-03371)
Il medesimo risulta essere cittadino olandese. In base all'articolo 6 della Convenzione di estradizione del 1957, ratificata sia dai Paesi Bassi che a l'Italia, in data 14 febbraio 1969 i Paesi Bassi hanno depositato, presso il Segretariato generale del Consiglio d'Europa, la riserva in base alla quale, ai sensi del citato articolo 6, non accorderanno l'estradizione dei propri cittadini.
In data 4 ottobre 2002 la competente Autorità giudiziaria italiana ha espresso il proprio parere favorevole al perseguimento penale in Olanda.
Il ministero della giustizia dei Paesi Bassi ha dato seguito favorevole alla richiesta di perseguimento penale in quello Stato nei confronti di Omer Halilovic, riservandosi di comunicare appena possibile l'esito del procedimento.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
fin dal mese di gennaio giace presso il ministero dell'interno la richiesta del sindaco di Rimini e del presidente della provincia di Rimini per un incontro al fine di valutare le condizioni dell'ordine pubblico e della sicurezza sulla riviera in vista dell'apertura della stagione balneare;
dal 1998, nei primi mesi di ogni anno, si sono svolti regolari incontri con gli amministratori locali presso il ministero, alla presenza dei dirigenti preposti e del Ministro o del Sottosegretario incaricato per predisporre e concertare il programma dei rinforzi estivi delle Forze dell'ordine e le attività di contrasto della criminalità;
quest'anno sarebbe la prima volta che si interrompe una prassi consolidata e che ha prodotto, finora, risultati apprezzabili
come è noto, durante la stagione estiva il litorale della provincia di Rimini è uno dei maggiori, se non il maggiore centro di ospitalità turistica del Paese e presenta temi delicatissimi di sicurezza e di convivenza civile, legati alla presenza di milioni di turisti che fanno, in questi mesi, di Rimini e della sua provincia, una delle «vetrine» d'Italia più osservate dagli organi di informazione italiani ed esteri;
un presidio del territorio da parte delle forze dell'ordine, adeguato alla dimensione quantitativa ed alla qualità dell'evento turistico, è sempre stato una componente essenziale ed ineliminabile perché la vocazione all'accoglienza della riviera riminese potesse rappresentare una delle punte di eccellenza dell'offerta turistica italiana. Per questa ragione vi è fortissima preoccupazione e grande allarme tra gli operatori turistici, che lamentano la mancanza di precisi impegni in vista dell'estate ormai prossima e che hanno già affrontato il lungo ponte di primavera senza un adeguato presidio del territorio;
i rinforzi estivi, inoltre, sono stati da anni anche una modalità per fare fronte alla palese inadeguatezza delle dotazioni organiche delle forze dell'ordine rispetto ai compiti di contrasto della criminalità che si presentano nella provincia. D'altra parte lo sviluppo di attività durante l'intero anno legate al turismo congressuale, fieristico, d'affari e di commercio, conferisce stabilmente alla provincia di Rimini, una quantità di presenze turistiche ed attività che richiedono maggiore controllo di quello che può essere assicurato da una dotazione organica misurata esclusivamente sulla popolazione residente;
tutte le statistiche nazionali sui reati commessi vedono Rimini, proprio in forza di questi fenomeni, agli ultimi posti come indice di sicurezza, nonostante il sacrificio, l'impegno ed anche gli importanti risultati raggiunti delle forze dell'ordine;
la peculiarità della situazione riminese è stata rilevata durante una recente visita della commissione antimafia alla provincia, con la sottolineatura di diversi esponenti, sia della maggioranza che dell'opposizione, della urgente necessità di una maggiore dotazione di uomini e mezzi per fare fronte non solo ai fenomeni di criminalità diffusa, ma anche ai tentativi della criminalità organizzata di insediarsi sul territorio;
le principali organizzazioni sindacali dei lavoratori della polizia denunciano da anni la grande difficoltà della situazione nella quale si trovano ad operare, documentano la sproporzione delle forze impegnate a Rimini, rispetto a tante altre provincie che registrano un numero assai inferiore di reati eppure dispongono di organici molto superiori, segnalano lo stato di logoramento ed il malessere che serpeggia tra gli operatori della sicurezza per compiti che sono stati sostenuti da troppi anni fidando principalmente sull'abnegazione e sulla disponibilità al sacrificio, in presenza di dotazioni palesemente inadeguate. Quelle stesse organizzazioni che hanno indicato proposte concrete e ragionevoli di rafforzamento stabile dei settori e delle specialità in maggiore sofferenza, hanno segnalato la grandissima preoccupazione per un'ulteriore penalizzazione che deriverebbe dal mancato invio di adeguati rinforzi estivi: una situazione già per molti versi difficilmente sostenibile, le cui struttura organizzativa (turni, ferie, ecc.) è costruita da anni sul presupposto di una dimensione certa dei rinforzi estivi, rischierebbe così di essere ulteriormente danneggiata, con le intuibili ricadute sui livelli di sicurezza per l'intero territorio -:
quali ragioni abbiano, fino ad oggi impedito l'incontro del Ministro con i vertici istituzionali della provincia di Rimini;
quale programma, visto ormai l'avvenuto inizio della stagione balneare, abbia
se non ritenga di intervenire urgentemente per concertare con il sindaco di Rimini ed il presidente della provincia gli interventi necessari a garantire la sicurezza della riviera riminese fin dai prossimi giorni.
(4-06337)
Va precisato, con riguardo alla concertazione del programma di rinforzi estivi, che i prefetti sono stati invitati a comunicare le esigenze delle rispettive province tenendo anche conto dell'apporto informativo delle rappresentanze locali, sia istituzionali che di categoria, in apposite riunioni dei comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica.
In linea generale, la pianificazione messa a punto è ispirata a criteri che agevolano le capacità di coordinamento delle forze di polizia, valorizzando nella maggiore misura possibile le potenzialità operative delle aliquote di personale assegnate.
Si è, perciò, ritenuto di non ripristinare, salvo alcune giustificate eccezioni, i posti stagionali della polizia di Stato laddove già esistono presidi dell'arma dei Carabinieri, preferendo assegnare personale direttamente alle questure interessate, per un più diretto e totale impiego dei rinforzi nelle attività di prevenzione, evitando l'immobilizzazione di agenti in attività di supporto logistico, altrimenti necessarie (vigilanza degli uffici, compiti amministrativi, ecc.).
Per quanto riguarda la provincia di Rimini, l'impegno assunto da parte delle varie forze di polizia è sensibilmente cresciuto rispetto all'anno precedente.
Innanzitutto, la pianificazione dei rinforzi estivi è stata articolata in un arco temporale più esteso, che va dal 23 giugno al 15 settembre; inoltre, sono state previste, complessivamente per le tre forze di polizia, 178 unità aggiuntive nel mese di giugno (nel 2002 ne erano state previste 130, ossia 48 in meno), 294 nel mese di luglio (nel 2002, ne erano state previste 210, ossia 84 in meno), 359 nel mese di agosto (nel 2002 ne erano state previste 280, ossia 79 in meno) e 315 nel mese di settembre (nel 2002 ne erano state previste 200, ossia 115 in meno).
Ai rinforzi di personale si aggiunge un potenziamento delle dotazioni e delle attrezzature, in particolare autovetture, mezzi fuoristrada e camper.
Inoltre, considerata la peculiarità di alcune realtà locali, si è ritenuto di istituire, in deroga al principio cui si è fatto cenno in tema di posti stagionali della polizia di Stato, i presidi temporanei di Riccione e di Bellaria-Igea Marina, nonché il posto temporaneo di polizia ferroviaria di Riccione.
Quanto alle lamentate carenze di personale della questura di Rimini, si fa presente che tale ufficio, secondo dati aggiornati al 1o giugno 2003, dispone di un organico superiore del 4 per cento alle previsioni tabellari, a fronte di una media nazionale che, al contrario, registra un deficit del 5 per cento.
Anche per quanto riguarda il complesso degli uffici territoriali della polizia di Stato nella provincia, la situazione di Rimini si attesta su un dato (+1 per cento) più favorevole rispetto alla media nazionale (-10 per cento).
Ovviamente, tali dati non possono comportare un giudizio di sufficienza, in assoluto, degli organici della polizia di Stato del riminese rispetto alle esigenze obiettive di quel territorio ed alla domanda di sicurezza dei cittadini.
È noto che le preoccupazioni per l'adeguatezza degli organici delle forze di polizia sono diffuse e di portata generale, investendo la gran parte dei presidi nell'intero territorio nazionale; d'altra parte le politiche di contenimento della spesa pubblica, che si è reso indispensabile adottare, non hanno consentito, finora, di aumentare detti organici nelle misure auspicate.
Da un lato, perciò, è stato necessario privilegiare, nelle scelte di distribuzione del personale, le realtà in condizioni oggettivamente
Ciò non toglie, comunque, che, in generale, laddove si presentano situazioni di particolare emergenza, che richiedono interventi immediati e non compatibili con i tempi dell'attività di pianificazione, si provvede attraverso misure con carattere di urgenza (aggregazioni, invio di reparti prevenzione crimine o dei reparti mobili, e così via).
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
l'Istituto per la promozione industriale-IPI è un'associazione riconosciuta posta alle dipendenze e sottoposta alla vigilanza del ministero delle attività produttive;
lo stesso ministero detiene la maggioranza delle quote associative dell'istituto, provvede alla nomina del presidente, di due revisori dei conti ed alla designazione di alcuni consiglieri di amministrazione;
il ministero delle attività produttive provvede all'approvazione del programma di attività dell'IPI ed al suo finanziamento, tramite l'erogazione di un contributo annuale che per il 2003 ammonta ad oltre 16 milioni di euro;
il personale dell'IPI attualmente in servizio è pari a 260 unità, con un incremento di oltre 100 persone dalla nomina del governo in carica;
gli oneri del personale dell'istituto gravano esclusivamente su fondi pubblici, ed in particolare sul contributo annuale erogato dal Ministero delle attività produttive;
il ministro delle attività produttive ha provveduto nel corso del 2001 a rinnovare il consiglio di amministrazione dell'istituto, designando quale consigliere il capo della segreteria tecnica del Ministero dottor Sestino Giacomoni;
successivamente, il dottor Giacomoni è passato direttamente, senza soluzioni di continuità, dalla poltrona di consigliere di amministrazione a quella di dirigente dell'IPI, assumendo la carica di responsabile dell'Area studi;
il dottor Umberto Guidoni, collaboratore esterno della segreteria tecnica del ministero, è stato nominato nel 2003 dirigente dell'IPI, assumendo la responsabilità di un dipartimento posto alle dipendenze del dottor Giacomoni, responsabile dell'area studi;
risulterebbero inoltre in servizio presso l'IPI numerose unità di personale, per lo più assunte con contratto a tempo determinato, legate da vincoli di parentela a diretti collaboratori del Ministro -:
in base a quali esperienze e a quali requisiti professionali il dottor Sestino Giacomoni sia stato ritenuto idoneo per ricoprire l'incarico di responsabile dell'area studi;
in base a quali esperienze e a quali requisiti professionali il dottor Umberto Guidoni sia stato ritenuto idoneo a ricoprire l'incarico di dirigente dell'area studi;
se il dottor Giacomoni ed il dottor Guidoni abbiano continuato ad esercitare la propria attività presso il ministero successivamente alla nomina a dirigenti dell'Ipi. E, se del caso, con quale incarico;
quando sia stata definita l'attuale articolazione degli uffici dell'Ipi e, in particolare, se prima o dopo la nomina a consigliere di amministrazione del dottor Giacomoni;
quando è stato istituito il dipartimento dell'Ipi cui è stato preposto il dottor Guidoni e, in particolare, se ciò sia avvenuto
se risulti vero che persone in servizio presso l'Ipi siano legate da vincoli di parentela con persone che collaborano con il Ministro interessato;
quale sia stato l'onere per il personale Ipi nel 2000 e quale sia la relativa previsione di spesa per il 2003;
se non ritenga che la crescita degli oneri dell'istituto sia in contrasto con le azioni del Governo per il contenimento della spesa pubblica, per quanto riguarda in particolare quella corrente;
se non ritenga che tali risorse potrebbero essere più proficuamente utilizzate per l'aggiornamento professionale ed il potenziamento del personale del ministero, che è interessato da una profonda modifica dei contenuti della propria attività alla luce delle intervenute revisioni costituzionali;
se non ritenga che la natura dell'Ipi di ente integralmente finanziato con fondi pubblici avrebbe dovuto imporre l'adozione di criteri di massima trasparenza per la selezione dei dirigenti.
(4-06572)
La funzione dell'IPI di supporto al ministero delle attività produttive è stata ulteriormente confermata dal Parlamento nella scorsa legislatura con la legge n. 340 del 2000 (articolo 19, co. 2), a conclusione del processo di riordino degli enti e delle strutture di promozione industriale attivato con il decreto legislativo 1/1999.
Il Ministro dell'Industria pro-tempore, con propria direttiva del 12 dicembre 2000, in relazione alle necessità connesse all'attuazione della riforma Bassanini, ampliò gli ambiti di attività dell'IPI alle diverse competenze delle direzioni generali del MAP, richiedendo apposite modifiche statutarie.
In attuazione dei nuovi compiti l'Istituto ha previsto nel proprio programma per l'anno 2001 (approvato con decreto del Ministro Letta, del 22 marzo 2001) la costituzione di una nuova area operativa, denominata politiche settoriali, successivamente ridenominata politiche e studi, anche in considerazione dell'assenza presso il ministero di una direzione inerente l'attività di ricerca e studio sulle politiche industriali. Dopo che l'allora dirigente dell'area politiche e studi lasciò l'IPI nel settembre 2002, i vertici dell'Istituto chiamarono a ricoprire la predetta posizione di responsabilità il dottor Sestino Giacomoni, che appariva persona idonea in quanto aveva maturato, negli ultimi dieci anni, una notevole esperienza proprio nelle tematiche inerenti la politica economica e industriale del nostro Paese:
in ambito universitario (1992), con una tesi di laurea alla L.U.I.S.S, sulla riforma del sistema pensionistico italiano, e come assistente presso la cattedra di diritto del lavoro, all'Università di Tor Vergata e di diritto della sicurezza sociale alla L.U.I.S.S.;
in centri studi (dal 1994 al 1996), dove aveva coordinato tra l'altro l'analisi dei provvedimenti legislativi per le piccole e medie imprese, dei documenti di programmazione economica e finanziaria, dei tentativi di riforma del sistema previdenziale, delle leggi finanziarie varate dal 1994 in poi;
in ambito parlamentare (dal 1997 al 2001), dove aveva ricoperto l'incarico di Capo della segreteria del Presidente della Commissione bicamerale per la riforma del bilancio dello Stato e si era occupato delle misure concernenti la ristrutturazione del bilancio statale e dell'accorpamento del ministero del tesoro e del ministero del bilancio, nonché dei vari provvedimenti di natura economica varati dal 1997 al 2001;
in ambito governativo (dal 2001) dove aveva ricoperto l'incarico di Capo della segreteria tecnica del Ministro delle attività produttive, coordinando i gruppi di lavoro
in ambito IPI (luglio 2001 - settembre 2002), dove era stato consigliere di amministrazione.
Con riguardo, poi, alla assunzione del dottor Guidoni, occorre precisare che, il ministero ha annesso un particolare rilievo alle attività relative all'e-commerce, all'innovazione tecnologica e alla proprietà industriale, e che l'IPI, in coerenza e conformità alle indicazioni programmatiche di cui al decreto ministeriale del 16 luglio 2002, ha organizzato una specifica linea di attività. Per curarne la realizzazione, non disponendo di collaboratori in grado di svolgere le funzioni dirigenziali specifiche, l'IPI ha assunto nell'aprile di quest'anno il dottor Umberto Guidoni, in considerazione delle sue qualificate e specifiche competenze. Infatti:
dal 2001 aveva coordinato la Commissione ministeriale per l'elaborazione del Testo Unico in materia di proprietà industriale;
faceva parte del Comitato guida per la redazione del Rapporto annuale sull'innovazione, presso il dipartimento per l'innovazione e le tecnologie;
faceva parte della Commissione per l'aggiornamento tecnologico dello sportello Unico delle imprese;
aveva curato il 2o bando sull'e-commerce e la quick response di cui all'articolo 103, commi 5 e 6, della legge n. 388/2000;
aveva collaborato alla redazione del decreto legislativo di recepimento della direttiva comunitaria n. 31/2000/CE, in materia di regolamentazione dei servizi della società dell'informazione;
aveva collaborato con la commissione sulle biotecnologie, istituita presso la presidenza del Consiglio dei ministri, in qualità di esperto designato dal ministero delle attività produttive;
presiedeva il Comitato e-business presso il ministero delle attività produttive.
In merito all'ampliamento del campo di attività del ministero delle attività produttive e di conseguenza dell'IPI, va ricordato che, con l'attuale Governo, il numero dei dipendenti dell'Istituto, con contratti a tempo indeterminato, è rimasto invariato rispetto alla scorsa legislatura, restando fermo a 163 unità.
Al tempo stesso questo ministero ha condiviso la modalità adottata dall'IPI, già dalla passata legislatura, di non ricorrere ordinariamente a contratti di consulenza per far fronte alle nuove attività, preferendo piuttosto avvalersi di proprio personale, anche mediante assunzioni a tempo determinato, laddove gli interventi da svolgere fossero connotati da eccezionalità ovvero da durata limitata ad un arco temporale definito.
Proprio l'aumento del personale a tempo determinato è stato uno degli elementi forti della politica di gestione adottata dall'Istituto tesa a contenere i costi fissi e a investire in capitale umano, politica che questo dicastero, sia oggi che in passato, ha condiviso in qualità di associato di maggioranza.
Per valutare la politica di gestione adottata dall'IPI è opportuno prendere in considerazione alcuni parametri: il costo per addetto, che è passato, nel periodo 2000-2002, da 68.000 euro a 57.000 euro; il rapporto tra il costo del personale e il
Dunque, ad un incremento dei costi per i contratti a tempo determinato è corrisposta una forte riduzione delle spese per le consulenze e per i servizi resi da terzi.
Inoltre, circa l'illazione, secondo la quale «risulterebbero in servizio presso l'IPI numerose unità di personale, legate a vincoli di parentela a diretti collaboratori del Ministro», da verifiche effettuate, la notizia risulta priva di fondamento, in quanto, un solo dipendente, assunto, con contratto di lavoro a tempo determinato, dopo aver superato le specifiche prove di selezione, avrebbe vincoli di parentela con un dirigente del Gabinetto.
Riguardo al numero delle persone assunte con contratto a tempo determinato è bene ricordare che, in larga parte, si tratta di assunzioni effettuate nel 2001 dal precedente governo e riconfermate al momento della scadenza dei contratti di durata biennale. Merita sottolineare comunque che, per garantire la reale corrispondenza tra le professionalità ricercate e i compiti affidati, l'IPI provvede a selezionare il proprio personale sulla base dell'esame dei titoli di studio e delle esperienze professionali, nonché di specifiche prove tecnico-attitudinali, avvalendosi spesso della collaborazione di primarie società specializzate nella selezione di risorse umane.
Questo procedimento, seguito per le assunzioni dai vertici dell'IPI (che sono gli stessi nominati dal precedente Governo), non esclude, ovviamente, così come è avvenuto spesso nel passato con gli altri Ministri, che possano essere selezionate persone che abbiano maturato una certa esperienza nell'ambito del ministero delle attività produttive.
Tale procedura, conforme alla normativa applicabile ai soggetti di diritto privato, qual è l'IPI, che, dal punto di vista della ragione sociale, si connota come associazione riconosciuta senza fini di lucro vigilata dal Ministero delle attività produttive, risulta conforme ai requisiti di trasparenza richiesti.
In merito all'invito ad «utilizzare più proficuamente le risorse per l'aggiornamento professionale ed il potenziamento del personale del Ministero», possiamo assicurare che molto stiamo facendo e continueremo a fare per l'aggiornamento professionale, mentre, il potenziamento auspicato, finora reso impossibile dal «blocco delle assunzioni» nel pubblico impiego, potrebbe avvenire a breve, appena il ministero dell'economia sbloccherà i fondi per la pubblica amministrazione.
Circa il «contenimento della spesa pubblica corrente, occorre, infine, ricordare che il ministero delle attività produttive, nel 2002, ha realizzato un risparmio del 25 per cento sulle spese per il proprio gabinetto e per gli uffici di diretta collaborazione, risultando il ministero più virtuoso, a dimostrazione del fatto che il contenimento della spesa pubblica e in particolare di quella corrente è un obiettivo perseguito dal Governo e in particolare dal ministero da me diretto.
Il Ministro delle attività produttive: Antonio Marzano.
sulla stampa locale e con particolare evidenza su Il Messaggero, cronaca di Pesaro, del 26 luglio 2002, si denuncia in un articolo dal titolo «Caccia alle badandi clandestine, espulsioni a raffica, denunciate undici famiglie» una situazione di accanimento dei carabinieri nei controlli sulle badanti non in regola con il permesso di soggiorno -:
se non ritenga ingiustificato quanto lì denunciato alla luce di una legge appena approvata dalle Camere e alla vigilia della sua entrata in vigore (manca solo la firma del Presidente della Repubblica e la successiva pubblicazione) che prevede proprio la sanatoria per tutte queste posizioni irregolari;
cosa intenda fare con urgenza per impedire che migliaia di famiglie della provincia di Pesaro-Urbino vivano nell'angoscia di vedersi private di un supporto fondamentale nell'assistenza di anziani spesso non autosufficienti di cui le strutture pubbliche sono assolutamente insufficienti ed inadatte a farsene carico e per consentire loro di utilizzare le nuove disposizioni della legge per regolarizzare tutte queste persone.
(4-03688)
Vi è stato, invece, in tutto il territorio nazionale, un obiettivo incremento dei servizi di prevenzione e controllo del territorio finalizzati al contrasto dell'immigrazione clandestina, che ha corrisposto ad una delle priorità programmatiche del Governo, senza alcuna finalizzazione all'espulsione di categorie o gruppi determinati di extracomunitari, tanto più in vista della regolarizzazione cui si è fatto cenno.
L'operazione di polizia alla quale l'interrogazione verosimilmente si riferisce è stata disposta dalla stazione dei carabinieri di Mondavio (PU) a conclusione di una indagine, avviata a seguito della denuncia di un cittadino, su alcune ipotesi di reato, tra le quali il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Infatti, all'esito dell'operazione, i carabinieri hanno denunciato all'autorità giudiziaria una cittadina ucraina, accusata di aver favorito l'ingresso illegale e la permanenza sul territorio nazionale di straniere extracomunitarie, e di averne sfruttato a fini di lucro la condizione di clandestinità.
Undici straniere sono state rintracciate prive di permesso di soggiorno (9 di nazionalità ucraina, una moldava ed una polacca) e, perciò, sono state condotte in questura per i conseguenti provvedimenti di espulsione, adottati il 26 luglio.
Sono stati denunciati anche 11 cittadini italiani, residenti in vari comuni della provincia, per aver assunto le stesse straniere in difetto del titolo di soggiorno.
Si fa presente, al riguardo, che la giurisprudenza prevalente, nel vigore della normativa precedente alla recente riforma in materia di immigrazione, ha chiarito in più occasioni che l'espulsione degli stranieri non in possesso di un valido permesso di soggiorno costituisce atto dovuto, che non consente valutazioni discrezionali (cfr., sul punto, tra le altre, Corte cassazione, sentenza 5.12.2001, n. 15414; Consiglio Stato, Sez. IV, 10.2.2000, n. 714 e 12.10.1999, n. 1563; tra le sentenze di merito, v. TAR Campania, 2.9.1996, n. 645 e TAR Sicilia, 2.12.1991, n. 664; cfr. pure, nel vigore della legge «Martelli», Corte costituzionale, 21.11.1997, n. 353).
A seguito della definitiva approvazione della menzionata legge n. 189, avvenuta pochi giorni dopo l'adozione dei provvedimenti di espulsione, verificato che effettivamente le 11 donne straniere erano «badanti» e che perciò avrebbero potuto fruire della regolarizzazione introdotta da quella legge, lo stesso prefetto di Pesaro e Urbino ha disposto la sospensione dei provvedimenti.
Le interessate hanno comunque proposto ricorso contro le espulsioni dinanzi al tribunale di Pesaro.
La trattazione della causa è stata a più riprese rinviata dal giudice, d'intesa con la prefettura ed i legali delle straniere, in attesa che pervenissero le dichiarazioni di emersione del lavoro irregolare da esse svolto come «badanti».
Nel frattempo tutte le posizioni sono state definite: sette straniere sono state «regolarizzate» ed è stato rilasciato loro il permesso di soggiorno, una istanza è stata archiviata per interruzione del rapporto di lavoro ed è stato rilasciato un permesso di soggiorno in attesa di occupazione, una straniera ha fatto ritorno nel suo Paese, mentre le restanti due posizioni saranno definite in tempi brevi, essendo già stata stabilita la data della convocazione delle parti per la stipula del contratto di sog
Pertanto, alla prossima udienza di trattazione dei ricorsi la prefettura chiederà la dichiarazione di cessazione della materia del contendere.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
l'ICRAM è un istituto pubblico di ricerca con ricercatori di comprovata esperienza internazionale -:
se risponda al vero che il Servizio difesa mare (SDM) del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio abbia sottoscritto una convenzione onerosa con la società italiana di biologia marina (SIBM) allo scopo di ottenere servizi tecnico-scientifici di supporto all'amministrazione centrale e, in caso affermativo, per quali motivi il servizio difesa mare del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio non abbia ritenuto opportuno avvalersi del proprio istituto centrale per la ricerca scientifica (ICRAM), i cui mezzi e personale sono già a carico del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, evitando così ulteriori costi;
se detta convenzione onerosa, stipulata dal servizio difesa mare sia stata posta in essere in deroga alla disciplina generale sulle gare e gli appalti di servizio.
(4-06657)
La SIBM è l'unica struttura italiana ed anche mediterranea in grado di fornire l'ampia gamma di esperti indispensabili per la realizzazione di quanto indicato nell'Accordo di programma stilato nel maggio 2002 tra detta società e la direzione difesa mare. In particolare la SIBM può fornire specialisti in tassonomia (riconoscimento e classificazione dei diversi gruppi animali e vegetali marini) e di bionomia bentonica (riconoscimento e classificazione degli habitat), tanto che lo stesso ICRAM si è rivolto alla SIBM per la stesura del manuale per il riconoscimento e la descrizione delle specie e degli habitat protetti secondo la Convenzione di Barcellona.
Il citato accordo di programma triennale, di per sé, non oneroso, non è volto a sostituire l'ICRAM, che è ente pubblico strumentale al ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, certamente competitivo per le competenze e le professionalità di cui dispone, ma solo ad integrare e potenziare le comuni sinergie per quelle materie specialistiche di settore relative alla «biodiversità marina» che necessitano di esperti reperibili solo nell'ambito di un'organizzazione interuniversitaria.
L'accordo di programma in essere, pertanto, non si pone in deroga alla disciplina generale sulle gare di appalti di servizi, così come sostenuto dall'interrogante, ma si pone solo come strumento valido ed irrinunciabile di coordinamento per alcune attività altamente specialistiche che, come detto, richiedono impegno sinergico a livello interuniversitario.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
nei giorni 14, 15 e 16 febbraio 2003 si terrà a Bari la II Conferenza nazionale sull'handicap;
le Commissioni parlamentari competenti non sono state minimamente coinvolte né tanto meno informate sull'organizzazione dell'importante iniziativa;
le questioni legate alla promozione e difesa dei diritti dei disabili hanno bisogno di trovare coerenza nelle politiche generali e in quelle di settore;
è rilevante l'importanza di un diretto coinvolgimento anche delle regioni e degli enti locali, così come delle associazioni dei famigliari, degli operatori e di categoria, per la pratica attuazione dei dispositivi ordinamentali dei diritti affermati -:
se non ritenga che per vicende del genere sarebbe importante che il Ministro interrogato tenesse debitamente e tempestivamente informate le Commissioni parlamentari competenti.
(4-05188)
Si informa, inoltre, che in merito all'Anno europeo delle persone con disabilità ed alla manifestazione di Bari, sono state richieste da parte dell'onorevole Ministro due audizioni parlamentari per informare circa le iniziative ed azioni che il Governo intende realizzare per l'anno 2003.
Tali audizioni sono state tenute dal Sottosegretario di Stato senatrice Grazia Sestini, rispettivamente in data 11 febbraio 2003 davanti alla Commissione Affari Sociali della Camera ed in data 13 febbraio 2003 davanti alla Commissione Lavoro del Senato.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Grazia Sestini.
nei giorni 14, 15 e 16 febbraio 2003 si è svolta a Bari la II Conferenza nazionale sulle politiche della disabilità;
durante la Conferenza si sono riuniti alcuni gruppi di lavoro a cui hanno partecipato i rappresentanti di associazioni di disabili, dei familiari e esperti di settore che, nonostante le difficoltà logistiche, hanno portato a compimento i propri lavori;
a distanza di circa un mese, incomprensibilmente, i documenti finali della Conferenza e dei gruppi di lavoro non sono noti e non sono stati diffusi -:
quali siano le motivazioni per cui gli atti finali della Conferenza Nazionale sulle disabilità non sono stati pubblicati e quando si intenda renderli pubblici.
(4-05663)
Sessione I: Famiglia, presa in carico e progetti di vita individualizzati;
Sessione II: Scuola, Università e Formazione;
Sessione III: Politiche per il lavoro;
Sessione IV: Mobilità ed accessibilità;
Sessione V: Tempo libero: sport, cultura e turismo;
Sessione VI: Prevenzione, ricerca ed innovazione tecnologica.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Grazia Sestini.
la Valtur, azienda del settore turistico-ricettivo, ha avviato le procedure di trasferimento del personale a Milano e chiusura di parte rilevante della sede centrale di Roma;
oltre 200 posti di lavoro sono a rischio, essendo del tutto evidente che il trasferimento a Milano, ad iniziare per alcuni dal 15 gennaio 2002, è in realtà un licenziamento mascherato;
l'azienda è nata con il contributo determinante e consistente della Cassa per il Mezzogiorno per creare e consolidare imprenditorialità ed occupazione al Sud e che, a tutt'oggi, il 30 per cento delle azioni per un intervento finanziario di circa 81 miliardi è di proprietà di Sviluppo Italia, agenzia creata per consolidare ed ampliare l'occupazione e che in questa vicenda si trova coinvolta, con imprenditori discutibili e per certi aspetti inquietanti, in un'operazione di drastica riduzione del personale e di trasferimento al Nord di risorse economiche, professionali, umane che, per loro natura e funzione assegnate dalla legge, sono riservate al Sud;
le decisioni della Valtur impoveriscono il settore delle agenzie di turismo e ricettive presenti a Roma. Ricordiamo la decisione di Nouvelle Frontiere di chiudere la filiale romana con la messa in discussione di 60 posti di lavoro di media-alta qualificazione, impoverendo più in generale la capacità di avere nella città funzioni alte delle imprese e professionalità relative, gettando sul lastrico i lavoratori e le loro famiglie realmente colpite da licenziamento in tronco e impoverendo l'economia di Roma e del Lazio;
già in passato, in analoga situazione, con parte del capitale azionario ceduto a Club Mediterranè, il ministero del lavoro è intervenuto per garantire l'occupazione e il mantenimento a Roma delle funzioni dell'impresa;
la proprietà per il 30 per cento di Sviluppo Italia -:
quali interventi intenda promuovere per salvaguardare l'occupazione e le attività dell'azienda.
(4-01558)
La Valtur tour operator S.p.A. si occupa degli aspetti commerciali e di vendita riguardanti il prodotto della Valtur S.p.A., operante nel settore turistico.
Nell'anno 2000 la società in questione ha risentito della crisi del settore, che ha interessato tutto il gruppo Valtur, cosicché la direzione, al termine del primo trimestre 2001, ha ritenuto opportuno valutare interventi di contenimento delle perdite tra i quali la chiusura degli uffici di Roma, con trasferimento degli stessi a Milano.
La Valtur T.O. ha avviato, in data 28.3.2002, ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 223/91, la procedura di riduzione di personale, relativamente a n. 54 unità eccedenti rispetto alle esigenze tecnico-organizzative della società.
Il ricorso alla procedura di mobilità si è reso necessario per la situazione di oggettiva eccedenza dei dipendenti della sede di Roma non disponibili al trasferimento presso la sede di Milano, non essendoci effettive possibilità di assorbimento del personale di che trattasi nell'ambito delle attività del gruppo Valtur, anche esse coinvolte in processi di riorganizzazione.
In occasione degli incontri svoltisi tra le parti interessate per l'esame congiunto delle problematiche connesse all'unificazione della Valtur T.O., presso la sede di Milano, alla presenza di rappresentanti della regione Lazio e del comune di Roma, la società in parola, con il sostegno e la partecipazione dei suddetti Enti, ha manifestato la propria disponibilità all'avviamento di specifici programmi di outplacement e di supporto alle iniziative di autoimprenditorialità nel settore turistico.
Si fa presente, infine, che sono stati posti in mobilità 51 dipendenti:
n. 46 inseriti in mobilità prima dell'11 settembre 2002:
n. 2 dipendenti (in maternità) inseriti in mobilità in data 1o novembre 2002 e 2 gennaio 2003;
n. 3 unità (in astensione facoltativa) inseriti in mobilità in data 30 settembre 2002, 3 novembre 2002 e 15 dicembre 2002.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
la legge finanziaria per il 2001 (legge n. 388 del 23 dicembre 2000), all'articolo 80, comma 3, ha previsto che, a decorrere dall'anno 2002, ai lavoratori sordomuti di cui all'articolo 1 della legge 26 maggio 1970, n. 381, nonché agli invalidi civili di cui all'articolo 2 della legge 30 marzo 1971, n. 118, con grado di invalidità superiore al 74 per cento, è riconosciuto, a loro richiesta, per ogni anno di servizio presso pubbliche amministrazioni o aziende private effettivamente svolto, il beneficio di due mesi di contribuzione figurativa utile ai soli fini del diritto alla pensione e dell'anzianità contributiva; il beneficio è riconosciuto fino al limite massimo di cinque anni di contribuzione figurativa;
nella circolare informativa dell'Inpdap n. 75 del 27 dicembre 2001 si interpreta l'articolo citato in modo difforme dalla norma che non prevede criteri diversi per sordomuti e invalidi civili (i primi dall'inizio dell'attività lavorativa - i secondi dal riconoscimento dell'invalidità) -:
se ilMinistro, nell'ambito delle proprie funzioni in materia di enti previdenziali e assicurativi, non intenda intervenire per definire una corretta interpretazione della norma.
(4-02007)
In proposito si fa presente che la ratio della citata norma è quella di ottenere una maggiorazione contributiva in favore delle categorie di lavoratori disabili individuati dalla norma stessa, e che, pertanto, risponde all'intrinseca finalità della disciplina in esame stabilire un nesso di corrispondenza tra riconoscimento dell'invalidità che dà titolo alla maggiorazione e attribuzione del beneficio.
È, peraltro, altrettanto evidente che considerare le due tipologie di invalidi alla stessa maniera, realizzerebbe una disparità di trattamento non conforme al principio di eguaglianza sostanziale di cui all'articolo 3, comma 2, della Costituzione.
Occorre infatti tener presente che si considera sordomuto, ai sensi dell'articolo 1 della legge 26 maggio 1970, n. 381 «.... il minorato sensoriale dell'udito affetto da sordità congenita o acquisita durante l'età evolutiva che gli abbia impedito il normale apprendimento del linguaggio parlato, purché la sordità non sia di natura esclusivamente psichica o dipendente da causa di guerra, di lavoro o di servizio».
Laddove il sordomutismo non presenti queste caratteristiche, che danno luogo ad un trattamento diversificato, occorrerà dimostrare, al pari delle altre categorie di invalidi contemplate dalla normativa, che l'attività lavorativa è stata svolta in concomitanza con il possesso del requisito sanitario richiesto.
Si fa presente, infine, che la circolare n. 29 del 30 gennaio 2002 e l'informativa n. 75 del 27 dicembre 2001, con le quali l'INPS e l'INPDAP hanno, rispettivamente, diramato le istruzioni alle proprie sedi, per l'applicazione del citato articolo 80, comma 3, appaiono perfettamente in linea con quanto stabilito dalla norma stessa.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
la strada statale 434 detta «Transpolesana» è una strada a 4 corsie, due per
dal 1980 tale arteria è diventata statale, a gestione ANAS;
lo stato di semi-abbandono della statale che, in alcuni tratti, presenta cunette, segnaletica fatiscente, lungo la carreggiata sterpaglie e rifiuti abbandonati nelle piazzole di sosta;
a ciò si aggiunga che il piano viabile è sconnesso per alcuni tratti che si allagano puntualmente ad ogni pioggia, costituendo una vera e propria minaccia per gli automobilisti -:
quali interventi abbia in programma di compiere l'ANAS in relazione allo stato di incuria in cui versa la SS 434 e quali misure si accinga a porre in essere per evitare il progressivo degrado della viabilità;
in particolare, quali lavori di ordinaria manutenzione intenda predisporre in particolare riguardo alla pulizia di cunette, aree di sosta, di sistemazione delle banchine e lavori fornitura e posa in opera di segnaletica orizzontale e verticale.
(4-06279)
La società stradale informa che la strada statale n. 434 «Transpolesana» è oggetto di interventi di ordinaria manutenzione da parte del competente ufficio periferico. Si elencano di seguito i principali interventi eseguiti nel 2002:
lavori di esecuzione segnaletica orizzontale di nuovo impianto o ripasso per un importo di € 360.000+IVA;
lavori di taglio erba e pulizia pertinenze per un importo di € 233.000+IVA;
lavori di ordinaria manutenzione per un importo di € 150.000+IVA;
lavori di interventi a carattere d'urgenza durante la stagione invernale per un importo di € 173.000+IVA;
lavori di segnaletica verticale per un importo di € 119.000+IVA;
vari lavori di bitumature per un importo di € 2.624.000+IVA.
lavori di pronto intervento - ordinaria manutenzione - per un importo di € 400.000+IVA;
lavori di fornitura e posa segnaletica verticale per un importo di € 60.000+IVA;
lavori di pulizia pertinenze e piazzole per un importo di € 20.000+IVA;
lavori di bitumature per un importo complessivo di € 1.408.000+IVA;
lavori di taglio erba e pulizia pertinenze stradali per un importo di € 66.000+IVA.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
il comma 3 dell'articolo 80 della legge n. 388 del 2000 sancisce che «a decorrere dall'anno 2002, ai lavoratori sordomuti di cui all'articolo 1 della legge 26 maggio 1970, n. 381, nonché agli invalidi per qualsiasi causa, ai quali è stata riconosciuta un'invalidità superiore al 74 per cento o ascritta alle prime quattro categorie della tabella A allegata al testo unico delle norme in materia di pensioni di guerra, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1978, n. 915, come sostituita dalla tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 1981, n. 834, e successive modificazioni, è riconosciuto, a loro richiesta, per ogni anno di servizio presso pubbliche amministrazioni o aziende private ovvero cooperative effettivamente svolto, il beneficio di due mesi di contribuzione figurativa utile solo ai fini del diritto alla pensione
la lettura sic et simpliciter del testo legislativo evidenzia che il soggetto beneficiario debba essere un lavoratore dipendente (presso pubbliche amministrazioni o aziende private) al quale è stata riconosciuta una percentuale d'invalidità superiore al 74 per cento (non dice se riconosciuta prima o durante il rapporto di lavoro) e tantomeno fa riferimento ad invalidità riconosciute prima o dopo il 2002;
la norma non può che aver disposto che gli invalidi per qualsiasi causa (civili, del lavoro, INPS, eccetera) con una percentuale di invalidità superiore al 74 per cento (che è potuta intervenire in qualsiasi momento della vita del lavoratore), titolari di una posizione assicurativa obbligatoria come dipendente pubblico e privato, anche avendo cessato il rapporto di lavoro, possono a domanda, la quale può avere una valenza successivamente al 1 gennaio 2002, richiedere l'accredito figurativo di due mesi per ogni anno di lavoro prestato nella propria vita lavorativa, e quindi anche per periodi anteriori al 1 gennaio 2002;
la norma non ha espressamente stabilito che devono essere presi in considerazione esclusivamente i periodi di lavoro svolto in concomitanza con il requisito sanitario richiesto. Pertanto si deve ritenere che la volontà del legislatore sia stata quella di considerare «tutti gli anni di servizio prestato» (diversamente la legge l'avrebbe specificato esprimendosi «... per ogni anno di servizio prestato in concomitanza del requisito dell'invalidità...» e non con il solo «... per ogni anno di servizio prestato...»), anche se non concomitanti con il requisito sanitario, e che la data del 1 gennaio 2002 si riferisca esclusivamente all'inizio del momento temporale in cui il lavoratore può formalizzare, in maniera volontaria, la richiesta del beneficio dell'accredito (diversamente il legislatore avrebbe detto «... per i periodi di lavoro svolto successivamente al 1 gennaio 2002... è riconosciuto...» e non con il solo «... a decorrere dal 1 gennaio 2002... è riconosciuto...»);
non si può dare una diversa interpretazione, poiché la norma punta a tutelare il lavoratore dipendente, che ha acquisito delle menomazioni fisiche tali da comportare un alto grado di invalidità e che logicamente nel tempo e nel corso dell'attività lavorativa, è diventato un soggetto a maggiore rischio, con un'accelerazione del logoramento fisico, e che nella logica della tutela gli si può, a propria scelta, consentire di raggiungere prima il diritto alla prestazione, rispetto al lavoratore ancora fisicamente integro;
la circolare informativa INPDAP n. 75 del 27 dicembre 2001, pur recependo il principio della retroattività del beneficio, ha invece disatteso la volontà del legislatore nella parte in cui asserisce che il beneficio verrà calcolato soltanto sul servizio effettuato a decorrere dal riconoscimento dell'invalidità (ci deve essere dunque concomitanza del servizio e del requisito dell'invalidità) -:
se non ritenga opportuno al fine di evitare gravi danni ai lavoratori invalidi interessati nonché l'instaurazione di un enorme contenzioso, tenuto conto altresì che la norma aveva suscitato una certa attesa nei lavoratori portatori di un alto grado di invalidità, ormai proiettati verso un volontario esodo anticipato dal lavoro, favorendo anche il ricambio l'emanazione di una circolare ministeriale o qualsivoglia altro atto che possa chiarire all'INPDAP ma anche agli altri enti previdenziali, che si apprestano ad emanare le circolari in merito, che il comma 3 dell'articolo 80 della legge n. 388 del 2000 venga applicato concedendo: ai lavoratori sordomuti ed agli invalidi per qualsiasi causa, ai quali sia stata o venga riconosciuta da parte delle Commissioni preposte all'accertamento delle invalidità (invalidità civili, invalidità di guerra, invalidità di servizio, INAIL, eccetera) una invalidità superiore al 74 per cento, vengono concessi, due mesi di contributi figurativi, utili non solo per il diritto alla prestazione pensionistica ma anche ai fini
(4-01966)
In proposito si fa presente che la ratio della citata norma è quella di ottenere una maggiorazione contributiva in favore delle categorie di lavoratori disabili individuati dalla norma stessa, e che, pertanto, risponde all'intrinseca finalità della disciplina in esame stabilire un nesso di corrispondenza tra riconoscimento dell'invalidità che dà titolo alla maggiorazione e attribuzione del beneficio.
È, peraltro, altrettanto evidente che considerare le due tipologie di invalidi alla stessa maniera, realizzerebbe una disparità di trattamento non conforme al principio di eguaglianza sostanziale di cui all'articolo 3, comma 2, della Costituzione.
Occorre, infatti, tener presente che si considera sordomuto, ai sensi dell'articolo 1 della legge 26 maggio 1970, n. 381 «.... il minorato sensoriale dell'udito affetto da sordità congenita o acquisita durante l'età evolutiva che gli abbia impedito il normale apprendimento del linguaggio parlato, purché la sordità non sia di natura esclusivamente psichica o dipendente da causa di guerra, di lavoro o di servizio».
Laddove il sordomutismo non presenti queste caratteristiche, che danno luogo ad un trattenimento diversificato, occorrerà dimostrare, al pari delle altre categorie di invalidi contemplate dalla normativa, che l'attività lavorativa è stata svolta in concomitanza con il possesso del requisito sanitario richiesto.
Si fa presente, infine, che la circolare n. 29 del 30 gennaio 2002 e l'informativa n. 75 del 27 dicembre 2001, con le quali l'INPS e l'INPDAP hanno, rispettivamente, diramato le istruzioni alle proprie sedi per l'applicazione del citato articolo 80, comma 3, appaiono in linea con quanto stabilito dalla norma stessa.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
è di qualche giorno fa la notizia dell'occupazione di stazioni ferroviarie e del blocco dei binari, iniziative che hanno ostacolato il transito dei treni e la cui eco potrebbe attrarre anche inconsapevoli giovani studenti -:
per quale motivo sia stato consentito ai no global di occupare le stazioni e bloccare i treni;
se non si ritenga nel rispetto della normativa che regola il mantenimento dell'ordine pubblico, di dover contrastare con la necessaria fermezza tali iniziative che ad avviso dell'interrogante, si palesano quasi come «movimenti di sovversione»;
quante persone coinvolte negli incidenti siano state arrestate e quante fermate e denunciate.
(4-05535)
Generalmente tali manifestazioni hanno avuto carattere pacifico e non hanno creato turbative per l'ordine pubblico.
Vi sono stati, però, episodi di illegalità che, pur non traducendosi in atti di particolare gravità, non possono essere sottovalutati.
Si è trattato, soprattutto, di danneggiamenti o imbrattamenti di sedi e locali commerciali, di sedi bancarie, di impianti di distribuzione di carburante, ovvero di tentativi di intrusione in sedi istituzionali o
Vi sono stati anche blocchi stradali, quindici occupazioni di stazioni ferroviarie e vari tentativi di blocco presso porti o aeroporti.
In qualche caso, si sono registrati incidenti di un certo rilievo a margine di cortei; gli episodi più gravi in tal senso sono avvenuti a Milano e a Torino, rispettivamente il 22 ed il 29 marzo.
Fin dai primi tentativi di blocco ferroviario, organizzati nel mese di febbraio da aderenti all'area antagonista, è stata costituita al ministero dell'interno una unità di coordinamento, con la partecipazione di funzionari ed ufficiali delle forze di polizia e rappresentanti delle Ferrovie dello Stato, con il compito di seguire costantemente l'evolversi della situazione e di coordinare gli interventi, anche predisponendo itinerari ferroviari alternativi, in costante collegamento con le autorità provinciali di pubblica sicurezza interessate e con gli uffici ed enti pure coinvolti.
Inoltre, fin dall'inizio della crisi irachena, sono state diramate alle autorità provinciali di pubblica sicurezza precise direttive, per potenziare al massimo la vigilanza su tutti i possibili obiettivi di atti criminali e per intensificare l'attività informativa e preventiva in occasione delle manifestazioni contro la guerra, allo scopo di individuare per tempo persone o gruppi intenzionati a partecipare a tali iniziative per provocare incidenti o disordini.
I prefetti sono stati anche invitati a convocare apposite riunioni di coordinamento delle forze di polizia per verificare periodicamente l'adeguatezza delle misure di prevenzione adottate.
In particolare, è stato raccomandato di improntare gli interventi delle forze di polizia a fermezza nei confronti di eventuali illegalità e, al tempo stesso, equilibrio, limitando l'uso della forza ai soli casi di effettiva necessità, anche per evitare di innescare più gravi tensioni e di coinvolgere i manifestanti pacifici.
Le forze dell'ordine hanno svolto un ruolo importante nel garantire, con l'ordine pubblico, il diritto di manifestare liberamente ed in condizioni di sicurezza.
In media, nel periodo più critico, dal 20 al 31 marzo 2003, sono stati impiegati giornalmente circa 2.100 operatori di polizia; complessivamente sono state identificate e denunciate 230 persone per vari reati, mentre sono in corso di identificazione numerosi altri autori di gesti violenti.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
l'ammodernamento ed il potenziamento dell'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria sono di fondamentale importanza per il sistema delle comunicazioni e per lo sviluppo economico del Mezzogiorno, soprattutto in considerazione della sua funzione strategica di collegamento con i grandi corridoi europei di traffico e con il bacino del Mediterraneo;
le modifiche apportate alla normativa sugli appalti, motivate dalla necessità di ridurre i tempi di realizzazione delle opere pubbliche, potrebbero rendere ancor più difficile di quanto non sia già attualmente l'azione di controllo sulle procedure di aggiudicazione dei lavori con l'aumento del pericolo di infiltrazione mafiosa nella realizzazione di opere pubbliche;
l'ingegner Alfredo De Lorenzo all'Anas si è occupato di pianificazione e gestione di reti, ha più volte manifestato al Ministro Lunardi, al Viceministro Martinat l'esigenza di essere audito in merito allo stato del Compartimento Campania, rendendo noto anche con lettere successive indirizzate all'ingegner Vincenzo Pozzi, amministratore dell'Anas, al Ministro Lunardi, al Viceministro Martinat, al Presidente del Consiglio, la difficoltà a tenere sotto controllo i subappalti -:
se corrisponda al vero che l'ingegner Alfredo De Lorenzo, dopo aver spedito
perché non siano state prese in considerazione denuncie dell'ingegner Alfredo De Lorenzo che rendevano note situazioni poco chiare all'interno dell'assegnazione degli appalti;
se non ritenga opportuno adottare le opportune iniziative per rivedere le modifiche apportate alla legislazione in materia di appalti in modo da garantire un sistema di procedure effettivamente trasparenti e ridurre al minimo il rischio di infiltrazioni mafiose e delle organizzazioni criminali.
(4-04786)
L'Anas riferisce che il suddetto dirigente ha rassegnato le proprie dimissioni per motivi personali, intendendo autonomamente non più utile la prosecuzione del rapporto di lavoro con la società stradale.
L'ingegner De Lorenzo, peraltro non nuovo a comportamenti del genere, ha comunque dichiarato di porre a disposizione della società la propria specifica professionalità.
Quanto alle osservazioni e alle proposte formulate dal medesimo, l'Anas fa presente che le stesse sono state oggetto di valutazione e in taluni casi accolte, ove consone e rispondenti agli obiettivi aziendali.
La società stradale evidenzia, pertanto, che il riferimento all'inchiesta in corso, peraltro nella fase preliminare di giudizio penale, oltre che improprio, è fuorviante per un corretto inquadramento di una vicenda personale del tutto estranea.
Al riguardo la società stessa, che ha già posto in essere misure interne di monitoraggio e vigilanza sugli appalti nell'ambito dei propri poteri autonomi di organizzazione e controllo aziendale, ribadisce la piena e completa collaborazione con gli Organi giudiziari e di polizia deputati alla prevenzione e repressione dei reati. A tal fine, sono allo studio appositi protocolli d'intesa con le strutture deputate.
In particolare, nell'ambito dei rapporti con le istituzioni, esistono due livelli di collaborazione: a livello centrale, l'ufficio di auditing interno, costituito lo scorso anno, si interfaccia in modo costante e continuativo con il servizio per l'alta sorveglianza istituito presso questo ministero.
A livello periferico è assicurata la collaborazione, sulla base delle direttive centrali, da parte dei capi compartimento Anas con le prefetture e la DIA.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
il ministero in indirizzo ha diramato una circolare che prevede per tutti i possessori di armi da fuoco nuovi e periodici esami medici e prove attitudinali;
il provvedimento riguarda anche i titolari di licenza di porto di armi ottenuta per praticare l'attività venatoria;
il provvedimento è sicuramente legato a recenti tragici episodi di cronaca nera, episodi però che si sarebbero potuti evitare con interventi tempestivi in considerazione anche delle segnalazioni di cittadini, in particolare a Milano, da parte della magistratura e delle forze dell'ordine;
in particolare per i cacciatori, centinaia di migliaia in tutto il paese, e circa 11.000 nella provincia di Pesaro e Urbino, sono già previsti severi controlli sanitari e
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno rivedere il provvedimento che, sicuramente lodevole nelle intenzioni, non tiene però conto dei disagi, dei costi e delle difficoltà di ordine amministrativo e burocratico cui andrebbe incontro la categoria dei cacciatori che nulla ha a che vedere con gli episodi di sangue che hanno determinato il provvedimento ministeriale.
(4-06451)
La direttiva, emanata a seguito di alcuni gravi fatti di sangue che hanno obiettivamente posto la necessità di controlli più scrupolosi sui requisiti di affidabilità richiesti dalla legge per la detenzione e il porto di armi, con particolare riguardo a quelli di carattere sanitario, ha invitato i prefetti ed i questori ad una maggiore oculatezza e ad un maggior rigore nell'applicazione della normativa vigente.
In particolare, è stato ribadito che al momento del rilascio di qualsiasi licenza di porto di armi, nonché per ogni nulla osta all'acquisto delle medesime, deve procedersi sempre ad una verifica attenta dei requisiti psicofisici personali attestati da apposita certificazione medica, prestando specifica attenzione all'assenza di alterazioni neurologiche, di disturbi mentali o di situazioni di dipendenza da alcolici o stupefacenti.
Le autorità provinciali di pubblica sicurezza sono state altresì invitate a valutare adeguatamente ogni segnalazione qualificata relativa ad eventi o situazioni che possano far dubitare, anche per indizi, del possesso o della permanenza dei requisiti di affidabilità richiesti dalla legge, procedendo, se necessario, alla revoca dell'autorizzazione rilasciata e all'eventuale adozione del divieto di detenzione.
È stata, inoltre, disposta una revisione straordinaria di tutte le licenze di porto d'arma rilasciate, con puntuale verifica caso per caso dei presupposti richiesti dalla legge.
Si tratta, infatti, di una iniziativa di natura straordinaria, di carattere una tantum, alla quale stanno provvedendo d'ufficio le prefetture e le questure, per le licenze di rispettiva competenza.
La produzione di una certificazione sanitaria aggiornata, attestante la salute fisica e mentale, viene richiesta soltanto ai titolari di licenze di porto d'arma con validità pluriennale, come quella per il porto di fucile per uso di caccia, che non siano state rilasciate o rinnovate negli ultimi 12 mesi.
Tra l'altro è stato precisato alle stesse autorità provinciali di pubblica sicurezza che tale documentazione sanitaria non richiede il pagamento del bollo, rientrando nella fattispecie di cui al n. 3 della tabella B allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 642, in quanto finalizzata ad un procedimento attivato per esigenze di pubblica sicurezza.
La verifica, fuori dell'ipotesi che si è detta, non richiede, in via generale, alcun onere o collaborazione da parte degli interessati.
In ogni caso, l'adeguatezza dell'attuale disciplina dell'accertamento dei requisiti psicofisici minimi per l'idoneità al rilascio ed al rinnovo delle licenze in questione, sotto il profilo della sicurezza pubblica e sotto quello degli oneri richiesti agli interessati, sarà oggetto di attenta valutazione da parte di un'apposita commissione tecnica interministeriale, già costituita presso il Ministero dell'interno, che sta procedendo ad un organico e complessivo riesame dell'intera disciplina delle armi, delle munizioni e degli esplosivi.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
l'ambito territoriale ottimale n. 1 di Cosenza (istituito ai sensi della legge 36 del
la Commissione europea ha messo in mora il Governo Italiano puntando il dito in particolare contro la possibilità (prevista dal citato articolo 35 comma 5) di affidamento diretto del servizio idrico integrato a società pubbliche, evidenziandone il contrasto con le norme e i principi generali del trattato CEE;
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha evidenziato ripetutamente la illegittimità per contrarietà a normativa comunitaria della modalità di affidamento in questione del servizio idrico, da ultimo con circolare del 18 marzo 2003;
è all'esame del Parlamento la modifica dell'articolo 35 legge 488 del 2001 proprio al fine di rendere compatibile la disciplina con la normativa comunitaria;
sono comunque necessarie anche ulteriori iniziative volte a scongiurare in via definitiva il rischio di affidare la gestione di un servizio così importante per la cittadinanza, che patisce i continui guasti di una rete idrica carente ed insufficiente per soddisfare la domanda di acqua proveniente dagli abitanti della provincia di Cosenza, a soggetti inadeguati, così da poter percorrere senza indugio la strada dell'affidamento attraverso un bando comunitario rivolto a società altamente qualificate con esperienza maturata nei paesi dell'Unione europea che finalmente potrebbe risolvere l'emergenza idrica nella provincia di Cosenza -:
se e quali ulteriori iniziative il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio intenda intraprendere per evitare che, prima che il Parlamento operi la citata modifica, si proceda ad affidamenti diretti del servizio come quello che si sta valutando di effettuare dall'ATO 1 di Cosenza, ritenuti dallo stesso Ministro illegittimi e forieri di responsabilità per gli esercenti di pubblica funzione che, nel caso di contrasto tra normativa interna e normativa comunitaria derivante dai trattati, non provvedono alla disapplicazione del diritto interno in favore del diritto comunitario.
(4-06706)
L'articolo 35 della legge n. 448 del 2001, seppur affermando astrattamente il principio dell'assegnazione del servizio soltanto a seguito di procedura concorsuale ad evidenza pubblica, presenta deroghe che di fatto legittimano proroghe delle gestioni avvenute senza gara per un periodo eccessivamente lungo ed introduce una modalità gestionale a società inizialmente tutte pubbliche, poi privatizzate, che si pone in contrasto con la disciplina comunitaria.
Le argomentazioni della Commissione europea, contenute nell'atto di messa in mora del 26 giugno 2002, definiscono con chiarezza il quadro comunitario e la non conformità di alcune disposizioni dell'articolo 35 rispetto ad essa. La posizione della Commissione europea è condivisa pienamente dal ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.
A tale riguardo, si evidenzia altresì la circolare del 18 marzo 2003 con la quale, in riferimento all'articolo 35, comma 5, della citata legge n. 488 del 2001, si invitano le Autorità d'ambito alla non applicazione dello stesso e si evidenziano le responsabilità di ordine amministrativo e contabile che possono scaturire dalla violazione della normativa comunitaria di rango primario, ovverosia quella derivante dai trattati, la quale non consente di aggirare il confronto con il mercato nell'individuazione dei soggetti gestori dei servizi pubblici e, quindi, anche di quello idrico.
Il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha il quadro preciso ed aggiornato degli affidamenti avvenuti nel rispetto della normativa e di quelli che sono avvenuti e stanno avvenendo nel mancato rispetto di questa. L'emanazione dei provvedimenti di cui sopra dimostra la grande attenzione che il ministero ha nei confronti di questi aspetti legati alle modalità di affidamento e la conseguente determinazione ad assumere ogni iniziativa utile ai fini della diffusione delle corrette linee d'indirizzo in materia gestionale.
Le modifiche introdotte nel testo del disegno di legge AC 1798 B, «Delega al Governo per il riordino, il coordinamento e l'integrazione della legislazione in materia ambientale e misure di diretta applicazione», in discussione alla VIII Commissione Ambiente della Camera dei deputati, nel recepire le eccezioni contenute nell'atto di messa in mora, ridisegnano uno scenario normativo corrispondente ai principi del diritto comunitario in materia di regolazione dei servizi e di disciplina delle modalità di affidamento degli stessi.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
in seguito all'approvazione della legge n. 189 del 2002 (cosiddetta legge «Bossi-Fini»), il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ha bandito una gara, aggiudicatasi dalla agenzia Manpower, per l'assunzione di 272 lavoratori chiamati ad integrare il personale degli uffici polifunzionali, istituiti presso le prefetture, per espletare attività di supporto connesse alle procedure di emersione del lavoro irregolare (ai sensi dell'articolo 33 della suddetta legge e dell'articolo 1 del decreto-legge n. 195 del 9 settembre 2002, convertito, con modificazioni dalla legge n. 222 del 9 ottobre 2002);
le assunzioni dei 272 lavoratori, che dovevano avere una durata di almeno 5 mesi, hanno avuto invece inizio il 10 ottobre 2002 e si sono concluse il 20 dicembre 2002, creando notevoli difficoltà al funzionamento degli sportelli polifunzionali;
tali uffici dovranno occuparsi di pratiche relativa ad oltre 1.400.000 persone fra lavoratori e datori di lavori;
la procedura per l'espletamento delle pratiche, iniziata con il ricevimento dei kit da parte delle Poste italiane, comporta delle procedure complesse, con tempi piuttosto lunghi se si considera che le domande di regolarizzazione di «badanti», colf e lavoratori subordinati sono oltre 700.000 e che, fino ad oggi, nelle province di Venezia, Padova e Treviso le regolarizzazioni sono state poche decine a fronte di decine di migliaia di richieste;
la popolazione immigrata in attesa di firmare il contratto di lavoro e di ottenere il permesso di soggiorno, non può abbandonare il territorio italiano, se non a rischio dell'impossibilità di rientrare e della conseguente perdita del diritto alla regolarizzazione;
le famiglie che, in regioni come il Veneto, potevano usufruire di un contributo regionale di sostegno per l'utilizzo
la formazione di questi 272 lavoratori, licenziati dopo due mesi, ha avuto dei costi notevoli per il ministero del lavoro e delle politiche sociali (solo per formazione 850.000 euro) -:
se il Ministro competente intenda consentire agli uffici polifunzionali di espletare nei tempi più rapidi possibili la regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari, reintegrando i suddetti lavoratori interinali o con l'assunzione di lavoratori dipendenti con contratto a termine.
(4-05130)
La Direzione generale per l'immigrazione, in attuazione della precitata ordinanza, ha esperito la relativa procedura di selezione del contraente, al termine della quale è risultata aggiudicataria della fornitura del servizio di 300 unità di lavoratori interinali, per un periodo di sei mesi, la Manpower S.p.A.
Il contratto è divenuto esecutivo il giorno 28 aprile 2003, a seguito della registrazione, in pari data, da parte della Corte dei conti.
Le trecento unità di lavoratori interinali sono state così assegnate presso le direzioni provinciali del lavoro per essere adibite all'espletamento di mansioni di supporto alla procedura di regolarizzazione di cui all'articolo 33 della legge n. 189 del 2002 e all'articolo 1 del decreto-legge n. 195 del 2002, convertito con modificazioni, nella legge 222/02.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
da quanto riportato da alcuni organi di stampa (la Repubblica 4 giugno 2002), risulterebbe che il defender all'interno del quale si trovava il carabiniere indagato per omicidio volontario nei confronti di Carlo Giuliani, avrebbe subito alcune manomissioni, malgrado fosse stato posto sotto sequestro da parte della Procura della Repubblica di Genova;
le stesse fonti riportano la circostanza che anche l'arma dalla quale è partito il colpo che ha ferito a morte Carlo Giuliani, avrebbe subito alcune manomissioni, malgrado ne fosse stato disposto il sequestro da parte delle autorità di Genova -:
se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
quali iniziative intenda intraprendere qualora tali fatti risultassero corrispondere al vero.
(4-03127)
In tale procedimento, nonostante l'ampio contraddittorio, nulla è emerso circa ipotetiche manomissioni riscontrate sul veicolo e sull'arma in sequestro.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
su iniziativa del capogruppo di Alleanza Nazionale al Comune di Arezzo è stata proposta l'intitolazione di una strada a Carlo Alberto Biggini, gerarca del Gran Consiglio del Fascismo e Ministro dell'Educazione del governo Mussolini durante la Repubblica Sociale di Salò;
Carlo Alberto Biggini è stato uomo di punta del regime fascista e fedelissimo del Duce a tal punto da votare, nel Gran Consiglio del Fascismo, contro l'ordine del giorno presentato da Grandi sulle dimissioni di Mussolini;
il Governo della Repubblica di Salò si è macchiato di terribili eccidi nei confronti della popolazione civile e dei partigiani che combattevano per la libertà, oltre a collaborare attivamente con l'occupante nazista;
lo Statuto del Comune di Arezzo, nel solco della Costituzione Repubblicana, nei suoi principi ispiratori rivendica alla città la resistenza al nazifascismo. La provincia di Arezzo è stata insignita della medaglia d'oro al valore militare e partigiano anche per le terribili stragi (si pensi a quella di Civitella della Chiana) perpetuate sul suo territorio da fascisti e nazisti;
d'altronde il nazifascismo, già sconfitto dalla storia, è fortemente ripudiato dalla coscienza collettiva del nostro popolo ed ogni tentativo di riabilitarlo, anche surrettiziamente, deve essere condannato senza esitazione -:
quali disposizioni sono state impartite dal Ministero ai Prefetti e da questi agli uffici toponomastica dei Comuni, al fine di tutelare il carattere antifascista della Repubblica Italiana ed impedire che - tramite strade o piazze dedicate ai protagonisti della dittatura si compia il reato di apologia di fascismo oltre che recare offesa alla memoria delle vittime del nazifascismo.
(4-05764)
Tale mozione, iscritta all'ordine del giorno delle sedute del 10 marzo, del 24 marzo e del 16 maggio 2003, non è stata mai trattata nel merito.
Nella seduta del consiglio comunale del 23 maggio il presentatore ha revocato la mozione.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
venerdì 9 maggio 2003 a Cagliari, un gruppo di facinorosi facenti capo all'estrema sinistra ha manifestato davanti all'Hotel Mediterraneo, con il solo e dichiarato scopo di disturbare ed impedire il regolare svolgimento del Convegno storico «Sardi nella Repubblica Sociale Italiana» con Pino Rauti, lo storico Giuseppe Parlato ed il giornalista Renato Farina;
la gravità dei fatti è ulteriormente accresciuta dalla presenza, tra i manifestanti di un rappresentante delle Istituzioni: il consigliere comunale di Rifondazione Comunista Rabdouh Ben Amara, che ha gioiosamente partecipato sia al corteo che, a quanto risulta all'interrogante, non è stato autorizzato (che si è mosso da piazza San Cosimo fino a viale Diaz) atteggiamento che ha rischiato di provocare tensioni e violenze e che comunque rischia di lasciare tracce nella convivenza politica cittadina -:
se era stata data notizia alla questura dello svolgimento della manifestazione e nel caso in cui ciò non fosse avvenuto, se le forze di polizia abbiano ritenuto di informare l'autorità giudiziaria dei fatti avvenuti.
(4-06382)
Qualche ora prima dell'inizio del convegno un gruppo di manifestanti dell'estrema sinistra, tra i quali anche il consigliere comunale indicato nell'atto di sindacato ispettivo, ha effettivamente tentato di disturbare lo svolgimento della riunione. Il tempestivo intervento delle forze dell'ordine ha impedito ai contestatori di raggiungere l'hotel Mediterraneo.
Tutti i manifestanti sono stati identificati e segnalati all'autorità giudiziaria per manifestazione non autorizzata; per alcuni di loro è stata anche ipotizzata la sussistenza del reato di resistenza a pubblico ufficiale.
Gli operatori di polizia hanno, altresì, impedito che uno degli organizzatori del convegno raggiungesse i «contromanifestanti» con il coinvolgimento di altri giovani partecipanti alla rievocazione storica.
Il convegno si è svolto regolarmente.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
da oltre un decennio la dogana di Gela (Caltanissetta), alla quale fanno capo il polo Petrolchimico e l'utenza della provincia di Caltanissetta e di Enna che effettuano acquisti e cessioni di merci intracomunitarie ed extracomunitarie, è stata «sfrattata» dai vecchi uffici pericolanti di via Mare e trasferita in un appartamento all'estrema periferia della Città;
risulta all'interrogante che i locali adibiti ad ufficio non sono conformi alla normativa vigente: si evidenziano gravi problemi per quanto concerne la celerità e l'efficacia sui controlli mercantili e di intelligence per ciò che concerne la lotta alle frodi comunitarie;
a giudizio dell'interrogante sarebbe più logico spendere i soldi anziché per gli uffici anacronistici e dichiarati inagibili dalle autorità sanitarie locali, per ristrutturare il vecchio edificio sito negli spazi doganali, sede naturale e storica della Dogana di Gela, abbandonata al degrado e dimenticata dai vertici locali, provinciali regionali e nazionali dell'Agenzia delle Dogane;
è arrivato il momento di porre fine al paradosso di un ufficio Finanziario importantissimo per le entrate fiscali che assicura allo Stato circa quattrocento miliardi l'anno, ubicato alla estrema periferia della città, mentre i controlli sulle navi e sui prodotti petroliferi vanno fatti sulla linea marittima -:
se nonritenga di ripristinare la vecchia struttura e far diventare Gela città marittima consentendo agli operatori che cercano la dogana di dirigersi verso la zona portuale perché quella è la sede naturale.
(4-00995)
Occorre comunque ricordare brevemente le vicende della dogana di Gela, che, fino al 13 aprile 1988, ha avuto sede in un vecchio edificio sito in via Mare, dotato anche di ampi spazi adibiti a circuito doganale, in carico al demanio pubblico dello Stato-Ramo marina mercantile. Detto bene demaniale, unico allora disponibile e situato nella zona portuale in posizione assai favorevole, non è risultato più idoneo all'uso, cui era destinato a causa del degrado in cui versava, come accertato dall'ufficio del Genio civile per le opere marittime di Palermo.
In attesa che l'edificio fosse reso funzionale, sicuro ed igienico, mediante opere di pronto intervento e di radicale ristrutturazione, l'Agenzia del demanio ha ritenuto necessario trasferire provvisoriamente gli uffici doganali nei locali privati di via Venezia n. 369, prontamente disponibili ed offerti in locazione, situati però in una zona periferica, a 5 chilometri circa dall'ambito portuale.
Senonché, anche gli anzidetti locali privati non si sono mostrati idonei. Pertanto si è ripresentata l'urgenza di ricercare nuove e più idonee soluzioni strutturali e logistiche adeguate alle reali necessità operative di quella dogana, tali da rendere necessaria la provvisoria dislocazione della sezione operativa territoriale presso la sede della raffineria di quella città.
La predetta Agenzia ha inoltre precisato che la causa del ritardo nell'opera di ripristino della vecchia struttura di via Mare va individuata nella carenza dei fondi necessari, che, in generale, ha impedito di far fronte prontamente all'opera di recupero e di risanamento degli immobili statali in uso alla stessa Agenzia e in particolare ha impedito di finalizzare gli impegni diretti a realizzare interventi strutturali di miglioramento delle sedi degli uffici doganali.
Ciò ha reso necessario l'intervento della competente circoscrizione regionale dell'Agenzia delle dogane che ha coinvolto anche l'amministrazione comunale nell'elaborazione di un progetto di ristrutturazione, da inoltrare all'Agenzia del demanio, per sensibilizzare a provvedere, nel futuro più immediato, il finanziamento dei dovuti interventi indispensabili ed urgenti che per l'immobile in argomento determinerebbero un costo di circa 258.228,45 euro. A tale proposito è stato evidenziato che la ristrutturazione dello stabile demaniale rappresenta la situazione ottimale sia sotto il profilo della riduzione dei costi di affitto, sia per l'ubicazione dello stesso, che favorirebbe una migliore operatività e celerità dei controlli mercantili e nella lotta alle frodi comunitarie.
Ciò posto, l'Agenzia delle dogane, sentita al riguardo, concorda con quanto manifestato nella interrogazione circa la situazione di precarietà in cui versa tuttora la vecchia struttura della dogana di Gela e la soluzione ottimale auspicata, ai fini di una riduzione dei costi e di una maggiore celerità ed efficacia sui controlli mercantili e di intelligence nella lotta alle frodi comunitarie, è il ripristino della vecchia struttura demaniale di via Mare, più idonea sotto il profilo logistico ed operativo.
A tale riguardo, la stessa Agenzia, in data 27 marzo 2002, ha segnalato (nota protocollo n. 1035) all'Agenzia del demanio, competente per materia, la necessità di riadattamento dello stabile sito in Gela, dichiarato inagibile per carenze igieniche ed ambientali. Tuttavia, quest'ultima ha risposto che le esigenze di ristrutturazione dello stabile demaniale potranno essere tenute in considerazione nella programmazione degli esercizi futuri, poiché le risorse finanziarie attualmente disponibili sono già state impegnate per altri interventi già da tempo programmati.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Maria Teresa Armosino.
la legge n. 108 del 1996 e la legge n. 109 del 1996 costituiscono due vere pietre angolari nella lotta alla malavita organizzata soprattutto per ciò che riguarda la confisca dei beni;
la privazione del patrimonio di cui i corrotti, gli usurai e la malavita organizzata sono in possesso con titolarità legale rappresenta un passaggio fondamentale affinché la lotta ed il contrasto a questa piaga possa avere una concreta efficacia;
purtroppo, ad oggi, in molti casi su tutto il territorio nazionale da nord a sud l'operatività e l'efficacia della legge n. 109 del 1996 sono messe in discussione dalle lentezze e dalle pastoie burocratiche;
accade che molti usurai e malavitosi, pur avendo i beni confiscati, continuino di
questo comporta in termini sostanziali un forte e significativo freno per tutti coloro che quotidianamente contrastano l'usura e soprattutto costituiscono un disincentivo per chi volesse denunciare gli usurai in quanto preoccupati dalle conseguenze di una eventuale inefficacia della legge -:
quali misure intendano adottare per dare piena efficacia ed operatività alla norma, impedendo che la burocrazia possa rendere inutili tutti gli sforzi condotti dal legislatore e dalla società civile per contrastare il fenomeno dell'usura che purtroppo attanaglia famiglie e attività economiche in maniera rilevante soprattutto in determinati comprensori territoriali.
(4-01835)
Tali obiettivi si accompagnano a quello di «formulare proposte al Presidente del Consiglio dei ministri riguardanti le modifiche e le integrazioni alle procedure amministrative e alla normativa vigente, disciplinanti la destinazione e la gestione dei beni confiscati, al fine di rendere più snella ed efficace l'azione amministrativa», nonché «procedere al costante monitoraggio dei beni confiscati, attraverso l'accesso alle banche dati di interesse esistenti presso i Ministeri della giustizia, dell'interno e delle finanze».
Ai fini dell'espletamento di siffatti compiti, il Commissario straordinario del Governo ha reputato opportuno costituire, all'interno del suo ufficio, una Commissione di studio costituendo al suo interno un gruppo di studi ristretto al quale è stato attribuito il compito di elaborare un progetto mirato di riforma della disciplina suddetta.
Il gruppo di studi, all'esito di una intensa attività, ha elaborato ai sensi dell'articolo 1, lett. d) del decreto del Presidente della Repubblica 19.1.2001, un articolato normativo, che è stato presentato nel corso del convegno «Povera mafia» tenutosi il 20 ottobre del 2002, recante «modifiche e integrazioni alle procedure amministrative e alla normativa disciplinante la destinazione e la gestione dei beni confiscati ad organizzazioni criminali».
Tale articolato è stato redatto anche sulla base di quanto è emerso dall'attività di monitoraggio posta in essere dall'ufficio del Commissario straordinario, dalla quale si rileva che i beni confiscati difficilmente vengono destinati nei tempi previsti dalla legge n. 109/96 e per le finalità dalla medesima indicate.
Gli ostacoli alla corretta attuazione della legge sono diversi, tra cui la difficoltà a sgombrare gli immobili occupati dai prevenuti o dai loro familiari e molti altri che sono stati più volte segnalati agli organi competenti, durante i due anni di attività, dal Commissario straordinario.
Della confisca dei beni ad organizzazioni criminali si sono peraltro occupate alcune commissioni istituite presso il ministero della giustizia nelle trascorse legislature (Commissione Ayala, Commissione Fiandaca), le quali peraltro avevano un diverso e più generale oggetto.
Ad ogni modo, il problema della effettività delle procedure non è legato soltanto alle «lentezze» ed alle «pastoie burocratiche» di cui si parla nell'interrogazione. Al contrario l'istituto della confisca pone
una è di carattere giuridico, e concerne la necessità di assicurare la tutela di terzi in buona fede che vantino diritti sui beni «mafiosi», aspetto già oggi indebitamente sottovalutato a livello di disciplina normativa (un'accelerazione della procedura potrebbe rischiare di comprimere ulteriormente i diritti dei terzi in buona fede, in contrasto oltretutto con le indicazioni costituzionali sulla libertà economica);
l'altra riguarda essenzialmente la confisca dei beni «produttivi» (aziende, ecc.) ed ha natura «sociologica». Proprio in relazione ai beni situati in determinate realtà locali, il legame della clientela con la precedente gestione (ancorché mafiosa) determina spesso un allungamento dei tempi necessari alla riconversione del bene, quando addirittura non la ostacoli in modo definitivo.
Infine, si fa presente che in materia di lotta all'usura, regolata con la legge 7 marzo 1996, n. 108, la competenza della gestione e destinazione dei beni confiscati a soggetti condannati con sentenza passata in giudicato spetta all'Agenzia del demanio, che effettua tale gestione secondo le norme introdotte dalla legge n. 109/96.
In relazione a tale ultima normativa, invece, si rappresenta che l'attività della direzione generale del demanio prima, e della Agenzia del Demanio ora è sempre stata protesa con particolare sollecitudine al settore inerente la gestione e la destinazione dei beni devoluti allo Stato a seguito di confisca definitiva nei confronti di persone soggette a misure di prevenzione.
Con circolare del ministero delle finanze datata 1.2.1999, nell'ottica di una riduzione dei tempi occorrenti per l'espletamento della procedura, venne prevista la costituzione di un organismo permanente presso ciascun Ufficio del territorio (ora filiale) in cui fossero presenti tutti i soggetti istituzionali indicati dalla legge n. 109 del 1996 per concordare direttamente la proposta di destinazione, da formalizzarsi con atto del settore dell'ufficio del territorio, per la successiva emanazione entro il termine previsto di 30 giorni dell'atto di destinazione da parte della direzione centrale del demanio (attuale Agenzia del Demanio).
Circa poi la questione della materiale disponibilità dei beni da parte dei prevenuti, con lettera circolare del 25.10.2001 l'Agenzia del Demanio, anche in relazione alle osservazioni svolte dal Commissario straordinario del Governo, ha ritenuto di impartire apposite istruzioni sulle procedure inerenti gli sfratti dei beni immobili confiscati per reati di mafia analizzando anche l'ipotesi di immobili occupati, da prevenuti agli arresti domiciliari, in quanto la gestione da parte dell'amministrazione finanziaria può dirsi definita al momento dell'effettiva consegna del bene all'ente consegnatario.
Con la medesima circolare, l'Agenzia del Demanio ha ritenuto necessaria l'acquisizione comunque dei pareri del prefetto e del sindaco, previsti dall'articolo 2-decies della legge n. 575/65, per la formulazione della proposta perché, indicando concrete finalità sociali o istituzionali per l'utilizzo del bene da parte della collettività locale, garantiscano l'effettiva attuazione della legge n. 109/96.
Da ultimo si segnala che l'Agenzia del Demanio in un anno e mezzo di vita, ha destinato beni confiscati costituenti circa il 30 per cento di tutti quelli destinati dal 1992 e pertanto ciò dimostra il suo forte impegno, nell'azione di contrasto alla criminalità organizzata che si estrinseca prima nel rendere liberi gli immobili e poi nel destinarli, mentre non può svolgere attività alcuna per contrastare il fenomeno dell'usura.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
nella notte tra il 3 e il 4 marzo 2003, la sede del gruppo consiliare per l'unità
nella sede stessa non è stato asportato alcunché e non si è trattato quindi di un furto;
la sede del gruppo stesso è occupata dal consigliere comunale di Napoli Mario Esposito, attualmente Presidente della Commissione di indagine nominata dal Consiglio comunale sullo scandalo della falsificazione degli statini-paga di dipendenti del comune;
i fatti sopra descritti hanno creato a Napoli ed in particolare negli ambienti politici della città notevole preoccupazione per la possibile connessione con il delicatissimo incarico ricoperto dal consigliere Mario Esposito -:
quali indicazioni il ministro intenda impartire alle forze dell'ordine - alle quali va riconosciuta la tempestività e l'efficienza del primo intervento - per prevenire altri gesti di questa natura, che, in molti ambienti della città di Napoli, vengono ritenuti chiaramente intimidatori nei confronti di un esponente politico.
(4-05741)
Nella circostanza, ignoti hanno messo a soqquadro i documenti posti sulle scrivanie e quelli custoditi negli armadi, senza asportarli, rubando solamente un paio di occhiali da vista che si trovavano nell'ufficiò di uno dei Consiglieri.
L'Esposito, in sede di denuncia, ha specificato di essere Presidente della commissione consiliare incaricata dal sindaco per l'espletamento degli accertamenti amministrativi sulla vicenda, oggetto anche di un'inchiesta giudiziaria, che vede coinvolti dirigenti e dipendenti del comune partenopeo, i quali avrebbero falsificato numerosi statini paga al fine di percepire la corresponsione di indennità non dovute.
Nessun atto relativo ai lavori della predetta Commissione era custodito presso gli uffici del gruppo consiliare in questione.
Nel corso delle indagini, tuttora in corso, la polizia scientifica ha anche rilevato alcune impronte digitali.
Si soggiunge che due persone, abitanti nello stesso stabile, hanno denunciato che, durante la medesima notte, due individui si sono introdotti nel loro appartamento mentre dormivano, dandosi poi alla fuga allorquando si sono resi conto della loro presenza.
Le autorità provinciali di pubblica sicurezza hanno intensificato i servizi di vigilanza e controllo presso le sedi istituzionali in questione.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
si fa riferimento all'aggressione subita da una famiglia trentina di Cles, Val di Non, nel primo pomeriggio di domenica 27 aprile 2003, in Via Merano a Lana in Alto Adige, da parte di un gruppo di motociclisti appartenenti all'«Harley Davidson & Friend», in raduno, peraltro non autorizzato e che già nella prima mattinata avevano compiuto atti violenti tali da richiedere l'intervento della forza dell'ordine;
il luogo eletto a sede del sodalizio dei «Bandidos», nome dell'associazione motociclistica internazionale alla quale è affiliato il gruppo di Lana, era sito nel garage del Presidente dell'«Harley Davidson & Friend», a pochi metri dell'atto vandalico;
nel garage gli uomini dell'arma, coordinati dal Capitano Antonio Sergi, hanno sequestrato coltelli a serramanico, accette, bastoni, lampade a torcia che possono risultare micidiali se usate in modo improprio, a modo di randello, infine radiotrasmittenti dall'utilizzo illegale;
i centauri denunciati per possesso di armi improprie sono nove, di cui uno solo italiano, e venticinque quelli identificati
cosa intenda fare il Ministro competente per evitare il ripetersi di tali atti di evidente pericolosità, anche assumendo tutte le opportune informazioni in merito a quanto accaduto.
(4-06196)
La perquisizione ha consentito di sequestrare armi da taglio ed improprie, tra le quali dodici coltelli, un'ascia, due manganelli telescopici, un guanto in maglia metallica e cinque radiotrasmittenti; per il possesso ed il porto abusivo di tali oggetti, nonché per il danneggiamento dell'autovettura cui si è fatto cenno, sono stati deferiti all'autorità giudiziaria nove cittadini tedeschi, uno svedese, un norvegese ed un italiano, residente nella provincia di Trento.
Complessivamente, sono stati identificati 25 motociclisti partecipanti al raduno che, svolgendosi in un luogo privato, il garage sede dell'associazione, non era assoggettabile ad autorizzazioni di alcun tipo, né poteva essere impedito.
Il proprietario della vettura danneggiata non ha ritenuto di proporre querela, essendo stato risarcito con la somma di 900 euro, offerti dagli aggressori.
A seguito di tali accadimenti, la questura di Bolzano ha svolto una intensa attività investigativa negli ambienti dei gruppi motociclistici presenti nella provincia e, nel pomeriggio del 30 aprile 2003, ha svolto un ulteriore intervento presso una pensione di Marlengo, dove avevano preso alloggio diciassette appartenenti allo stesso gruppo dei «Bandidos»; nei loro confronti era stato disposto un servizio di osservazione perché sospettati di aver preso parte agli episodi vandalici dei giorni precedenti e di essere in possesso di armi di vario genere da utilizzare in uno scontro con motociclisti appartenenti ad un gruppo rivale (gli «Hell's Angels») in occasione del motoraduno internazionale del 1o maggio 2003 a Brunico (BZ).
Infatti, un gruppo di 48 motociclisti, armati di bastoni e coltelli, appartenenti a quest'ultimo gruppo si è avvicinato alla pensione di Marlengo con il chiaro intento di aggredire il gruppo avversario ed ha cominciato ad accanirsi su un furgone in sosta con targa straniera.
Il personale di polizia presente sul posto è immediatamente intervenuto, benché in inferiorità numerica, ed è riuscito a bloccare il gruppo degli aggressori e ad impedire il contatto con quello dei loro rivali.
Con l'ausilio dei reparti di rinforzo giunti rapidamente, si è proceduto all'identificazione dei motociclisti ed alla loro perquisizione, con il sequestro di numerosi coltelli, manganelli, bastoni, noccoliere ed altro materiale di analoga pericolosità.
Sono state identificate complessivamente sessantatrè persone, due delle quali sono state tratte in arresto per porto illegale di arma da fuoco, mentre altre 50 sono state denunciate all'autorità giudiziaria in stato di libertà.
L'efficace azione di prevenzione svolta nell'occasione testimonia l'attenzione che le forze dell'ordine, non solo nella provincia di Bolzano, rivolgono al fenomeno dei raduni di gruppi motociclistici violenti che, comunque, sembrano connotati da matrici prevalentemente straniere.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
l'amministrazione della giustizia presso il tribunale di Lanusei, e soprattutto, presso la procura della Repubblica, è, drammaticamente, prossima al collasso;
le assenze dei magistrati in organico colpiscono specialmente la procura della Repubblica presso la quale opera soltanto il procuratore: dei due sostituti previsti dall'organico uno, dopo aver preso possesso nell'ottobre 2001, è costantemente in
il circondano del tribunale di Lanusei ricomprende l'Ogliastra, forse la zona interna della Sardegna con il più alto tasso di criminalità e con la più alta percentuale di delitti impuniti, anche per fattori ambientali e, segnatamente, per l'atavica omertà che, alimentata dalla saltuarietà della azione repressiva dello Stato, circonda e aiuta gli autori delle condotte criminali;
presso la procura della Repubblica sono in corso indagini per almeno quindici gravissimi omicidi commessi negli ultimi anni;
negli anni dal 1996 al 2001 sono stati commessi nel circondario del tribunale di Lanusei ben 22 omicidi consumati e 29 tentati, nonché 114 rapine e 63 attentati dinamitardi ai danni di pubblici amministratori e appartenenti a forze dell'ordine;
nel 2001, tra i cinque omicidi consumati e tuttora impuniti, vi sono anche quelli (commessi a Villagrande Strisaili il 30 settembre ed il 3 ottobre) dei poveri Giammatei Francesco e Fiori Rosanna, imprenditori molto noti, la cui tragica fine ha purtroppo avuto grande risalto nazionale;
tra le tante rapine molte sono state commesse ai danni di cacciatori con l'obiettivo dell'impossessamento delle armi;
gli attentati dinamitardi ai danni degli amministratori hanno condizionato pesantemente e, talvolta, paralizzato, la vita democratica di molti comuni;
molto numerosi sono stati gli incendi dolosi che stanno devastando boschi incontaminati;
nel 2001 le iscrizioni degli affari penali sono state 4.200, di cui 1.860 contro noti e 1.897 contro ignoti;
il procuratore, unico magistrato in servizio, deve partecipare a tutte le udienze davanti al Gip, al Gup, al tribunale collegiale ed al tribunale monocratico, deve trattare le notizie di reato, contro noti e ignoti, richiedere i decreti penali, formulare le richieste di archiviazione, provvedere ai turni esterni per gli affari urgenti nonché alla volontaria giurisdizione ed alla gestione dell'ufficio ed ai rapporti con la polizia giudiziaria e le Autorità locali;
il carico di lavoro è ormai insostenibile e lo stesso procuratore, stante anche il moltiplicarsi degli impegni ed il forte aumento della pendenza, si vedrà costretto a chiedere il rinvio delle udienze con imputati a piede libero;
purtroppo non hanno modificato la situazione né l'impegno di un sostituto proveniente dalla procura di Cagliari, peraltro applicato solo per le indagini relative all'omicidio di Fiori Rosanna, né l'applicazione di altro sostituto, proveniente dalla procura di Nuoro, che è stato incaricato solo di partecipare ad un impegnativo dibattimento ormai in corso da diversi mesi davanti al Tribunale collegiale;
è indilazionabile un intervento immediato che possa restituire effettività, credibilità e normalità alla amministrazione della giustizia, bloccando una altrimenti inarrestabile deriva criminale e sostanziando la fiducia dei cittadini nello Stato;
è necessario - si tratterebbe dell'unico rimedio sperabilmente valido - potenziare l'organico dei magistrati della procura, elevando da tre a quattro unità;
frattanto, per evitare il tracollo, qualche vantaggio potrebbe aversi attraverso l'applicazione immediata e continuativa di un magistrato, facendo anche ricorso alle tabelle infradistrettuali che prevedono che due sostituti della procura della Repubblica presso il tribunale di Nuoro sono coassegnati anche alla procura di Lanusei -:
se non ritenga indifferibile e doveroso intervenire senza indugio e concretamente, promuovendo sia l'aumento da tre a quattro unità dell'organico dei Magistrati
(4-03203)
il 18 giugno 2002 l'interrogante presentava un atto di sindacato ispettivo con cui si evidenziava la drammatica carenza di organico in seno alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Lanusei;
alle esigenze ivi segnalate non è stata data risposta;
l'amministrazione della giustizia presso il Tribunale di Lanusei, e soprattutto, presso la Procura della Repubblica, è ancora, drammaticamente, prossima al collasso;
le assenze dei magistrati in organico colpiscono specialmente la Procura della Repubblica presso la quale opera soltanto il Procuratore: dei due sostituti previsti dall'organico uno, dopo aver preso possesso nell'ottobre 2001, è in congedo e si ignora quando prenderà servizio; l'altro è ugualmente in congedo e non è dato sapere se alla scadenza tornerà in servizio;
il circondano del Tribunale di Lanusei ricomprende l'Ogliastra, forse la zona interna della Sardegna con il più alto tasso di criminalità e con la più alta percentuale di delitti impuniti, anche per fattori ambientali e, segnatamente, per l'atavica omertà che, alimentata dalla saltuarietà della azione repressiva dello Stato, circonda e aiuta gli autori delle condotte criminali;
presso la Procura della Repubblica sono in corso indagini per almeno quindici gravissimi omicidi commessi negli ultimi anni;
negli anni dal 1996 al 2001 sono stati commessi nel circondario del Tribunale di Lanusei ben 22 omicidi consumati e 29 tentati, nonché 114 rapine e 63 attentati dinamitardi ai danni di pubblici amministratori e appartenenti a forze dell'ordine;
nel 2001, tra i cinque omicidi consumati e tuttora impuniti, vi sono anche quelli (commessi a Villagrande Strisaili il 30 settembre ed il 3 ottobre) dei poveri Giammatei Francesco e Fiori Rosanna, imprenditori molto noti, la cui tragica fine ha purtroppo avuto grande risalto nazionale;
tra le tante rapine molte sono state commesse ai danni di cacciatori con l'obiettivo dell'impossessamento delle armi;
gli attentati dinamitardi ai danni degli amministratori hanno condizionato pesantemente e, talvolta, paralizzato, la vita democratica di molti Comuni;
molto numerosi sono stati gli incendi dolosi che stanno devastando boschi incontaminati;
nel 2001 le iscrizioni degli affari penali sono state 4.200, di cui 1860 contro noti e 1897 contro ignoti;
il Procuratore, unico magistrato in servizio, deve partecipare a tutte le udienze davanti al Gip, al Gup, al Tribunale collegiale ed al Tribunale monocratico, deve trattare le notizie di reato, contro noti e ignoti, richiedere i decreti penali, formulare le richieste di archiviazione, provvedere ai turni esterni per gli affari urgenti nonché alla volontaria giurisdizione ed alla gestione dell'ufficio ed ai rapporti con la polizia giudiziaria e le Autorità locali;
il carico di lavoro è ormai insostenibile e lo stesso Procuratore, stante anche il moltiplicarsi degli impegni ed il forte aumento della pendenza, si vedrà costretto a chiedere il rinvio delle udienze con imputati a piede libero;
purtroppo non hanno modificato la situazione né l'impegno di un sostituto proveniente dalla Procura di Cagliari, peraltro applicato solo per le indagini relative all'omicidio di Fiori Rosanna, né l'applicazione di altro sostituto, proveniente dalla Procura di Nuoro, che è stato incaricato solo di partecipare ad un impegnativo dibattimento ormai in corso da diversi mesi davanti al Tribunale collegiale;
è indilazionabile un intervento immediato che possa restituire effettività, credibilità e normalità alla amministrazione della giustizia, bloccando una altrimenti inarrestabile deriva criminale e sostanziando la fiducia dei cittadini nello Stato;
è necessario - si tratterebbe dell'unico rimedio sperabilmente valido - potenziare l'organico dei Magistrati della Procura, elevandolo da tre a quattro unità;
frattanto, per evitare il tracollo, qualche vantaggio potrebbe aversi attraverso l'applicazione immediata e continuativa di un magistrato, facendo anche ricorso alle tabelle infradistrettuali che prevedono che due sostituti della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Nuoro sono coassegnati anche alla Procura di Lanusei;
il recente decreto, con il quale il ministro della giustizia ha provveduto ad ampliare la pianta organica di alcuni Uffici Giudiziari dislocati nel territorio italiano, non ha in alcun modo contemplato l'ufficio giudiziario della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lanusei;
peraltro, le esigenze operative riscontrate in seno al predetto Ufficio sono più che mai pressanti ed indifferibili;
la esigua disponibilità delle risorse organiche non consente, infatti, di fornire un'adeguata risposta all'elevato numero di iscrizioni pro capite nel registro delle notizie di reato ed al suo progressivo e costante incremento, come confermano i recenti e gravi episodi di criminalità locale -:
se non ritenga urgente, indifferibile e doveroso intervenire promuovendo sia l'aumento da tre a quattro unità dell'organico dei Magistrati di Lanusei sia, frattanto, l'applicazione immediata e continuativa di un Magistrato.
(4-05707)
Tribunale: Presidente: 1; Giudice: 5; Totale: 6.
Procura della Repubblica: Procuratore: 1; Sostituto Procuratore: 2; Totale: 3.
In entrambi gli uffici non risultano posti vacanti.
Si evidenzia, peraltro, che presso la procura della Repubblica di Lanusei dei due sostituti in organico è presente soltanto la dottoressa Francesca Salvatore, rientrata in servizio a seguito di congedo per maternità in data 8 settembre, mentre la dottoressa Valeria Pirari, già assente per interdizione dal lavoro per gravidanza a rischio dal 20 agosto 2002 al 3 febbraio 2003, da notizie assunte per le vie brevi dalla 4a Commissione del Consiglio superiore della magistratura, risulta in congedo per maternità dal 4 febbraio al 4 luglio 2003.
Presso il tribunale risulta presente il giudice onorario, mentre su un organico di due unità non è presente nessun giudice onorario aggregato.
Presso la procura della Repubblica risulta presente 1 vice procuratore onorario.
Gli uffici in oggetto non sono stati interessati dalla ripartizione del primo contingente dei 546 posti di magistrato recati in aumento dalla legge 48/2001, realizzata con decreto ministeriale 23 gennaio 2003 in corrispondenza delle prove scritte del primo dei concorsi per uditore giudiziario banditi ai sensi dell'articolo 18 della medesima legge.
Al riguardo si evidenzia che tale intervento, con il quale sono stati ripartiti 234 dei predetti 546 posti, era rivolto principalmente a soddisfare le esigenze operative rilevate nei superiori gradi di giudizio (Corte di cassazione e Corti di appello), interessati da significativi incrementi del rispettivo carico di lavoro, nonché a realizzare l'istituzione delle piante organiche dei magistrati distrettuali.
Per gli uffici di primo grado, si è ritenuto in linea generale di poter procrastinare ai successivi interventi di ripartizione l'attribuzione di nuovi posti in organico, con poche limitate eccezioni, relative in prevalenza agli uffici cui erano state provvisoriamente sottratte unità in organico, nonché ai tribunali interessati dalla riforma legislativa di cui al decreto lesislativo 491/1999 (c.d. tribunali metropolitani).
Le esigenze degli uffici giudiziari di Lanusei, come quelle della generalità degli uffici di primo grado, potranno quindi essere oggetto di attenta valutazione in occasione della predisposizione dei successivi interventi di ripartizione delle residue 312 unità di magistrato.
Al riguardo, tuttavia, si rappresenta che la realizzazione dei predetti interventi è condizionata alla indizione degli ulteriori concorsi di cui all'articolo 18, in precedenza citato, ed è connessa temporalmente all'espletamento delle relative prove scritte.
In ogni caso si assicura che le esigenze degli uffici in questione saranno tenute in debita considerazione, comparativamente alle esigenze di ogni altro ufficio giudiziario.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
le nuove tecnologie consentono di porre in essere un nuovo, gravissimo meccanismo di corruzione elettorale e di controllo del voto, realizzato attraverso l'utilizzazione dei videotelefoni di ultima generazione;
il meccanismo consiste nel controllare gli elettori - sottoposti a minaccia o semplicemente complici di un voto di scambio - attraverso un telefonino con videocamera o con macchina fotografica che viene consegnato all'elettore fuori dal seggio;
la legge vieta l'introduzione nei seggi di qualsiasi strumento atto a controllare o condizionare il voto -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questi nuovi sistemi di controllo del voto;
se intenda attivare la Polizia per una vigilanza rafforzata e mirata, soprattutto nelle aree a forte presenza di camorra e mafia, e che venga esplicitato attraverso affissioni nei seggi il divieto di portare in cabina apparecchi provvisti di telecamere o strumenti per fotografie istantanee;
se il Ministro intenda emanare una circolare che faccia esplicito divieto di introdurre in cabina qualsiasi strumento che impedisca il voto libero degli elettori;
se non ritenga inoltre che, nelle aree ad alta densità mafiosa e camorristica, sia opportuno dotare le Forze dell'ordine di metal detector per garantire la riservatezza dell'esercizio del voto e la tutela dei cittadini da possibili minacce.
(4-06332)
Le moderne tecnologie, i continui progressi della scienza e le legittime esigenze di snellimento delle procedure, volte anche ad estendere l'ambito dell'elettorato attivo (si pensi al delicato problema di una possibile trasmissione telematica di un voto a distanza), richiedono una sempre maggiore attenzione agli aspetti connessi alla segretezza del voto.
Per quanto concerne, in particolare, la possibile registrazione digitale di immagini all'interno della cabina elettorale, recentemente il Ministro dell'interno Pisanu, con apposita circolare, ha dato disposizioni proprio per scongiurare e perseguire eventuali tentativi di violazione della segretezza del voto.
Infatti, pur disponendo di idonee misure ed adeguate strutture di protezione che garantiscono il rispetto del principio di libertà e segretezza del voto, non si può escludere l'utilizzo di apparecchiature che, proprio per le loro ridotte dimensioni, sono facilmente occultabili.
D'altro canto, i presidenti di seggio non possono effettuare perquisizioni personali nei confronti degli elettori né procedere al sequestro di apparecchiature di registrazione, in mancanza di specifiche disposizioni che consentano di effettuare tali operazioni presso gli uffici elettorali di sezione.
In tale contesto, la circolare ha previsto l'affissione, all'interno di ogni sezione elettorale,
Al riguardo, si segnala che le situazioni riconducibili a tali fattispecie, verificatesi nelle recenti elezioni amministrative, hanno formato oggetto di tempestiva informativa all'Autorità giudiziaria.
Nel riconoscere la particolare delicatezza della questione posta nel documento parlamentare si evidenzia che il procedimento elettorale è disciplinato, con particolare rigore, dalle norme attualmente vigenti e che, pertanto, solo nella sede parlamentare si potranno affrontare ulteriormente le problematiche sollevate dalla S.V. On.le.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
con il decreto legislativo n. 469 del 1997, attuativo della «legge Bassanini», è stato decentrato alla competenza delle regioni «l'ufficio del collocamento» e queste ultime, a loro volta, l'hanno attribuito alle relative province;
in questo momento il ministero, a causa di un'errata programmazione effettuata dagli uffici, non è in grado di sapere né la quantità dei disoccupati, né le esigenze da parte dell'offerta di lavoro, facendo emergere in tutta evidenza la lacuna creata dal mancato riaccentramento dei dati dalle province-regioni allo Stato -:
se intenda doveroso, a causa del mancato riaccentramento dei dati, prendere delle iniziative volte a risolvere la problematica del mancato coordinamento fra Stato e regioni;
se intenda, inoltre, considerare necessario un nuovo assetto interno del ministero, per ovviare alle predette esigenze che rispondono alla logica di rendere effettivo il diritto al lavoro, come statuito dall'articolo 4 della nostra Carta costituzionale.
(4-03810)
Infatti il decreto del Presidente della Repubblica n. 442/2000 (completato dai decreti ministeriali del 30 maggio 2001) ed il decreto legislativo n. 181 del 2000 (modificato dal decreto legislativo n. 297/2002) hanno introdotto importanti innovazioni in materia di:
anagrafe di lavoratori, che sostituisce la lista di collocamento e che introduce novità in materia di proprietà dei dati, affidata agli enti locali;
comunicazioni obbligatorie dei datori di lavoro, anche esse di competenza dei servizi provinciali.
Tuttavia, rimane in capo al ministero del lavoro e delle politiche sociali la funzione di programmazione e coordinamento, confermata anche dalla legge n. 30 del 14.2.2003.
Al fine di garantire questa importante funzione, di cui il sistema informativo lavoro (SIL) ne costituisce lo strumento tecnico-operativo, questo ministero ha sottoscritto, nel luglio del 2002, un accordo con regioni e province in Conferenza unificata, ai sensi di quanto previsto dall'articolo 9 del decreto legislativo 281/1997.
È stato istituito un tavolo tecnico, per la gestione e il monitoraggio delle attività, che dovrà individuare in tempi brevi il formato, i dizionari terminologici e la trasmissione dei dati per garantire, indipendentemente dalla «residenza» fisica, l'utilizzo delle informazioni derivanti dalla gestione del collocamento e delle politiche del lavoro.
L'attività, che si concretizzerà nella realizzazione di un «datawarehouse» del lavoro,
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
la deliberazione n. 18 del consiglio di indirizzo e vigilanza, a commento del bilancio consuntivo dell'inps per l'esercizio 2001, denuncia platealmente la penosa situazione in cui versa l'amministrazione dell'istituto stesso;
in particolare, emerge in tutta la sua evidenza la grave situazione attinente al contenzioso amministrativo e giudiziario che grava sul bilancio, tanto che la predetta relazione considera tale situazione di «emergenza», sin dal 1997, dichiarando che «lo stesso consiglio di indirizzo e vigilanza (CIV) aveva ripetutamente evidenziato e richiesto - senza alcun risultato - l'assunzione di efficaci iniziative gestionali, sottolineando l'elemento del danno economico che l'istituto ha subito e continua a subire, a causa di una non marcata attenzione al fenomeno che ha anche arrecato danno all'immagine dell'ente e forte disagio ai cittadini»;
i dati che fornisce la relazione della Corte dei Conti sono altresì allarmanti, soprattutto per quanto attiene alla misura della soccombenza dell'istituto, che ammonta all'80 per cento per i giudizi per prestazioni temporanee, le quali rappresentano il 38 per cento del contenzioso complessivo;
le cause per interessi e svalutazione sono in marcata crescita, quasi nella totalità destinate alla soccombenza, rappresentando un costo che sovrasta in misura sproporzionata il valore economico delle prestazioni dovute dall'inps;
le aree a più elevata litigiosità (Campania, Puglia, Calabria, Lazio e Sicilia) non hanno, sempre secondo la predetta relazione della Corte dei Conti, un adeguato organico di avvocati -:
quali siano i criteri con cui sono affidati gli incarichi agli avvocati dell'Inps, nonché i compensi di cui gli stessi sono fruitori;
quale sia la percentuale complessiva di cause perse e la percentuale di cause vinte dai diversi avvocati;
se intenda, in via subordinata, far avviare un'indagine conoscitiva sull'eventuale necessità di comporre nuovi organici, a favore delle zone a più alta litigiosità.
(4-04161)
Tra le linee di intervento immediato, è stata prevista una riorganizzazione completa degli uffici legali anche attraverso il potenziamento del sistema informatico Sisco, che permetterà di aggiornare in tempo reale i dati amministrativi e anagrafici necessari per lo snellimento dei ricorsi; verrà potenziato anche l'organico degli uffici legali, mediante l'immissione in servizio dei vincitori del concorso pubblico recentemente conclusosi.
Altro intervento avviato è quello relativo alla sottoscrizione di appositi accordi con gli enti di patronato al fine di impegnarli alla risoluzione delle controversie in fase pre-contenziosa per evitare il proliferare del fenomeno.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
dall'analisi del bilancio consuntivo dell'esercizio 2002 del Consorzio Obbligatorio Batterie Esauste (COBAT), si rileva che nella Regione Campania nel 2002, rispetto all'anno precedente, la raccolta è diminuita di circa 1.848 tonnellate, mentre risulta aumentata al Centro, al Nord e nelle Isole -:
se il Ministro intenda assumere informazioni in merito alle motivazioni che sottendono al mancato raggiungimento delle quote di raccolta standard in alcune regioni come la Campania ed il Veneto.
(4-06618)
La liberalizzazione del mercato ha portato all'esistenza di una raccolta extra-Cobat, effettuata da raccoglitori autorizzati, i quali devono inviare i dati di raccolta al Cobat; il Cobat, dunque, oltre ad assicurare la raccolta in ogni situazione di mercato, effettua un monitoraggio di tutte le attività di raccolta di batterie al piombo esauste in Italia.
In particolare, l'analisi dei MUD relativi all'anno 2001, hanno permesso di evidenziare una raccolta extra-Cobat di 6.865 tonnellate, da sommarsi alle 182.738 tonnellate raccolte dal Cobat.
I MIUD relativi all'anno 2002 devono essere trasmessi al Cobat entro il 27 giugno 2003.
Alla data attuale, l'analisi dei MUD pervenuti evidenzia una raccolta extra-Cobat in Campania di 4.326 tonnellate, che compensa la diminuzione della raccolta Cobat.
Campania - Raccolta Cobat (t): nel 2001 20.306; nel 2002 18.458; differenza 2002-2001 - 1.848.
Raccolta extra-Cobat (t): nel 2001 2.099; nel 2002 4.326; differenza + 2.227.
Raccolta totale (t): nel 2001 22.405; nel 2002 22.784; differenza + 379.
Pertanto, la raccolta totale in Campania è aumentata di 379 tonnellate, corrispondente ad un incremento di circa il 2 per cento.
È del tutto evidente, quindi, come vi sia stato un sostanziale aumento della raccolta, che, conseguentemente, consente di garantire ancor più la salvaguardia ambientale tramite il raggiungimento del controllo di un maggior quantitativo di rifiuti piombosi per i quali è assicurato il riciclicaggio.
Per quanto concerne la regione Veneto, dalla lettura del bilancio consuntivo d'esercizio 2002 emerge che la raccolta del materiale in tale anno è cresciuta, rispetto a quella del 2001, di circa il 3 per cento.
A comprova di quanto asserito, si riporta la tabella riepilogativa del materiale raccolto in tale Regione.
Veneto - Raccolta Cobat (t): nel 2001 18.348; nel 2002 18.873; differenza 2002-2001 + 525.
Raccolta extra-Cobat (t): nel 2001 0; nel 2002 0; differenza 0.
Raccolta totale (t): nel 2001 18.348; nel 2002 18.873; differenza + 525.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
a Casoria, in via Padula, in un'area dismessa, di circa duecentomilametri quadrati,
i tetti dei predetti capannoni, sono stati costruiti utilizzando dell'amianto, un materiale nocivo per la salute data la sua alta tossicità;
nonostante le numerose proteste degli abitanti del quartiere, uno dei più popolosi della città, preoccupati dall'incrementarsi di patologie tumorali registrate tra coloro che risiedono in zona e riconducibili all'esalazione di amianto, alcun provvedimento, a tutt'oggi, è stato adottato per provvedere allo smantellamento dei capannoni in oggetto;
la stessa area è divenuta meta di balordi e tossicodipendenti favoriti dall'oscurità e dal degrado in cui versa il territorio -:
quali provvedimenti urgenti i Ministri interrogati intendano adottare perché si provveda al repentino smantellamento dei fabbricati costruiti in amianto, anche al fine di garantire una maggiore vivibilità per coloro che risiedono nei dintorni di via Padula.
(4-02750)
Il dipartimento chiedeva contestualmente all'ARPAC settore Scia di effettuare i controlli sul pericolo di Aerodispersione di fibre di amianto.
In data 30 maggio 2002, il sindaco di Casoria, in ottemperanza al decreto ministeriale 471/99, emetteva l'ordinanza n. 47 nei confronti del proprietario dell'ex area dimessa signor Ciro Palladino, ordinandogli ad horas di eseguire la pulizia dell'area in questione e la derattizzazione, nonché di provvedere ad effettuare un'indagine chimica del suolo e un monitoraggio ambientale al fine di controllare le concentrazioni di fibre di amianto aerodisperse.
In data 19 settembre 2002, il comune di Casoria trasmetteva alla Asl Napoli 3 i risultati delle analisi effettuate dal laboratorio chimico bromatologico e microbiologico H.R. bioanalisis che davano esito negativo circa la presenza di fibre di amianto, in quanto i parametri rilevati rientravano nei limiti previsti dalla normativa vigente.
Tuttavia, in data 30 settembre 2002, il Servizio igiene e sanità pubblica della suddetta Asl, nonostante i rilievi analitici negativi, comunicava al sindaco di Casoria di predisporre comunque la bonifica del sito stante la presenza di capannoni con copertura di eternit.
Per concludere, va evidenziato che questa amministrazione ha recentemente predisposto e inviato alle altre Amministrazioni competenti (Attività Produttive e Salute) un decreto interministeriale per la valutazione e la disciplina delle attività di recupero dei prodotti e beni di amianto e contenenti amianto.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
nel marzo scorso, alcuni organi di stampa hanno riportato la notizia della protesta che, in relazione agli allarmanti tagli operati alla sanità penitenziaria, era stata avviata dai detenuti sieropositivi del carcere di Alghero;
tali tagli hanno determinato, infatti, la riduzione dell'assistenza medica e dei farmaci necessari per la cura delle più gravi patologie, quali l'HIV;
in particolare, i detenuti sieropositivi sono stati privati delle terapie retrovirali necessarie per sostenere l'attività immunitaria e per prevenire le infezioni batteriche alle quali, di frequente, sono soggetti i malati di Aids;
la stampa locale ha dato immediato risalto alla gravissima situazione venutasi
a distanza di alcune ore dalla divulgazione della denuncia, tali detenuti sono stati trasferiti nel carcere di San Sebastiano a Sassari, istituto penitenziario provvisto solo formalmente di una struttura ospedaliera interna e, quindi, del tutto inadeguato alla cura delle patologie interessanti i detenuti trasferiti dal carcere di Alghero;
a seguito di tali trasferimenti, che non possono che apparire di carattere punitivo, gli stessi detenuti, per oltre una settimana, hanno attuato lo sciopero della fame e hanno rifiutato di assumere farmaci -:
quali siano le motivazioni dei provvedimenti con i quali i detenuti sieropositivi del carcere di Alghero sono stati trasferiti in quello di San Sebastiano a Sassari;
se il Ministro interrogato intenda adottare provvedimenti per l'immediato ritorno degli stessi nel carcere di Alghero - assicurando loro il sostegno medico e farmacologico necessario - anche in considerazione del fatto che, in quell'istituto, alcuni detenuti frequentavano con profitto vari corsi professionali.
(4-03491)
Il predetto provvedimento è stato infatti emesso in data 2 marzo 2002, previa richiesta della direzione dell'istituto di Alghero, avendo i sanitari rappresentato le difficoltà di approvvigionamento dei farmaci necessari per la terapia antiretrovirale, non più sufficienti per la patologia da cui risultano affetti i suddetti detenuti.
Pertanto, il loro trasferimento presso la casa circondariale di Sassari non può in alcun modo essere definito come provvedimento punitivo.
In ogni caso la problematica descritta ha trovato definitiva soluzione grazie alla pronta e proficua collaborazione offerta dall'assessore regionale alla sanità.
Allo stato il provveditore regionale sta valutando la possibilità, ove ritenuta necessaria, di riassegnare due dei citati detenuti, attualmente ristretti presso la casa circondariale di Sassari, all'istituto di Alghero.
Per quanto riguarda gli altri detenuti, si rappresenta che uno di questi è stato assegnato, in data 15 marzo 2002, dal competente ufficio del dipartimento, presso la casa di reclusione di Milano Opera per avvicinamento al luogo di residenza dei familiari, mentre gli altri tre sono stati scarcerati.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
in data 22 febbraio 1987 veniva sottoscritto fra Anas, la Società Autostrade, la regione Emilia-Romagna, la provincia di Bologna ed il comune di Casalecchio (Bologna), un protocollo d'intesa avente la finalità di pervenire alla redazione di un progetto integrato ferro-stradale concernente i sistemi di trasporto gravanti sull'area casalecchiese;
nel protocollo di cui sopra vennero stabiliti i seguenti interventi:
a) potenziamento dell'autostrada A1 tra l'area di servizio «Cantagallo» e l'attuale svincolo di Casalecchio;
b) realizzazione di un tratto in variante alla S.S. 64 «Porrettana», denominata «Nuova Porrettana»;
c) potenziamento della tratta ferroviaria Bologna-Pistoia (Porrettana), nel tratto compreso tra il cavalcavia dell'autostrada presso l'area di servizio «Cantagallo» ed i sottovia dell'asse attrezzato sud-ovest;
d) delocalizzazione della stazione di Casalecchio a Nord dell'attuale e connessione della linea ferroviaria Bologna-Pistoia con la realizzanda tratta Casalecchio-Vignola (Modena);
in data 28 novembre 1990, attraverso apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, il Governo provvedeva all'istituzione del «Comitato per la Variante di Valico» per curare le iniziative e le intese finalizzate alla realizzazione della Variante stessa e delle opere alla stessa connesse;
in data 3 e 11 marzo 1992 il Comitato di cui sopra deliberava il piano finanziario, temporale ed attuativo della Variante di Valico;
in particolare la deliberazione dell'11 marzo 1992 prevedeva che la Società Autostrade, Ferrovie dello Stato, Anas e Comune di Casalecchio avrebbero dovuto stipulare apposita convenzione finalizzata alla realizzazione del «Nodo di Casalecchio», opera connessa alla Variante, suddividendo i vari interventi per ciascun ente coinvolto nel modo che segue:
Autostrade: ampliamento a tre corsie del tratto autostradale A1 fra progressiva Km 195+400 e Km 199+520, in territorio di Casalecchio, e realizzazione della variante alla S.S. 64 «Porrettana» in complanare all'autostrada A1 in Comune di Sasso Marconi (Bologna);
Anas: realizzazione della variante alla S.S. 64 «Porrettana» in Comune di Casalecchio contigua al tratto di cui al punto precedente a carico di Autostrade;
Ferrovie dello Stato: realizzazione della linea ferroviaria Porrettana in comune di Casalecchio inserita nello stesso corridoio delle infrastrutture stradali e con esse interferente;
in base a quanto convenuto sia nel «Protocollo d'intesa» che nella riunione dell'11 marzo 1992 di cui ai punti precedenti, per le opere definite nel «Nodo di Casalecchio» è prevista l'attuazione in maniera unitaria;
per quanto attiene all'ampliamento alla terza corsia dell'A1 nell'abitato di Casalecchio, sia il Comune stesso che la Provincia e Regione hanno già espresso il proprio parere favorevole al progetto-studio di impatto ambientale, presentato da Autostrade, elaborando però undici prescrizioni; si è quindi in attesa che il Ministero dell'ambiente emani apposito Decreto di Compatibilità Ambientale, dal canto suo Società Autostrade ha dato la propria disponibilità a finanziare con un miliardo l'aggiornamento del progetto Sotecni del 1993, l'importo stimato dell'opera è di lire 90 miliardi;
le opere del «Nodo di Casalecchio», di pertinenza delle FS, risultano già essere state finanziate con il 2 Addendum al Contratto di Programma 1994-2000, approvato dal Ministero dei trasporti nel corso dell'anno 2000;
per quanto attiene alle opere di pertinenza dell'Anas, il Sottosegretario ai lavori pubblici del Governo Amato, Antonio Bargone, in vari incontri tenutisi in sede istituzionale manifestò l'intenzione del Governo di procedere al finanziamento dei predetti lavori con lire 50 miliardi compresi nel «Programma Triennale Anas» di prossima emanazione; in realtà il progetto della «Nuova Porrettana» è stato inserito nel Piano Triennale Anas 2001-2003 solamente come di «riserva»;
ciò che rallenta la stesura definitiva della convenzione tra Anas, Società Autostrade, Ferrovie e Comune di Casalecchio, con la conseguente firma, è il disaccordo tra Anas e Ferrovie sull'individuazione del Responsabile del Procedimento;
in particolar modo l'Anas avrebbe manifestato forti perplessità ad assolvere anche a questa funzione, in relazione alla grande quantità di opere stradali su cui l'organico attuale è già impegnato;
il presente disaccordo tra Anas e Ferrovie sulla nomina del Responsabile del Procedimento, rallenta di fatto la stesura definitiva della convenzione e, quindi, non si perviene alla fase realizzativa del «Nodo» che rappresenta la soluzione
se sia al corrente dei fatti di cui sopra, e se sia intenzionato a dirimere la controversia Anas-FF.SS. circa la nomina del Responsabile del Procedimento (che dovrà seguire la progettazione e successiva attuazione di tutte le opere previste), in modo da accelerare l'iter burocratico della vicenda ed assicurare un inserimento della Nuova Porrettana già nel Piano Triennale 2002-2005.
(4-00348)
L'Anas riferisce, inoltre, che a seguito degli incontri tra le istituzioni interessate alla realizzazione del Nodo di Casalecchio (Autostrade S.p.A., RFI S.p.A., comune di Casalecchio di Reno), sono stati concordati i contenuti di una convenzione atta a regolare i rapporti, i compiti ed i diversi oneri finanziari fra le parti.
In ordine ai lavori di adeguamento del tratto autostradale di attraversamento appenninico tra Sasso Marconi e Barberino di Mugello (variante di Valico), risultano appaltati quelli relativi ai lotti 1, 2, 3 e 4 del sottotratto Sasso Marconi-La Quercia.
La società stradale rende noto, altresì, che sono in fase di aggiudicazione i lotti 9, 10 e 11 (galleria di base) del sottotratto La Quercia-Cà Nova-Aglio.
Ferrovie dello Stato S.p.A., per quanto di propria competenza, ha riferito che con la suddetta Convenzione si è pervenuti all'affidamento dell'adeguamento della progettazione SOTECNI del 1992 alla S.P.E.A. S.p.A., con ripartizione degli oneri tra RFI e ANAS, al netto del contributo fisso ed invariabile di euro 516.457 di Autostrade S.p.A., in parti percentuali pari al valore delle opere di propria competenza.
RFI ha attivato le procedure per il finanziamento di parte pari a circa euro 19 milioni, comprensivi degli oneri di progettazione e realizzazione.
Ferrovie dello Stato precisa, infine, che i tempi degli interventi per l'ammodernamento del nodo ferro-stradale di Casalecchio, la cui ultimazione è prevista per l'anno 2006, sono congruenti con le opere in corso, a cura della società stessa, per la realizzazione della nuova stazione di Casalecchio «Zona A».
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
da sempre il tratto dell'autostrada A1 (del Sole) Modena-Bologna è punto nevralgico dello snodo con l'autostrada A14 (Adriatica);
il medesimo tratto risulta estremamente trafficato al punto da generare periodicamente code chilometriche;
gli attuali lavori di ampliamento già stanno incrementando le frequenze e la lunghezza delle code;
già in passato è stato possibile redigere un protocollo d'intesa tra gli enti locali al fine di attuare interventi volti al miglioramento del servizio autostrade;
l'ampliamento del numero di corsie programmato e recentemente avviato è di fondamentale importanza per la sicurezza e la scorrevolezza del tratto in questione;
con le attuali tecnologie è impossibile aprire un cantiere per porre in essere i lavori senza arrecare alcun disagio;
trattandosi di un intervento estremamente critico per la viabilità regionale e non solo non sono state prese misure sufficienti atte a ridurre il disagio degli, utenti;
terminata l'attuale fase preparatoria ai lavori di ampliamento del tratto autostradale in questione sarà possibile procedere alla realizzazione della quarta corsia senza limitare il numero delle corsie di transito sacrificando la sola corsia d'emergenza -:
qualora quanto sopra riportato corrisponda al vero, quale soluzione sia stata
(4-05834)
La società stradale fa presente che per l'esecuzione dell'ampliamento di che trattasi si rende necessario operare opportune parzializzazioni e riduzioni della parte agibile al traffico dell'attuale piattaforma mediante lo studio delle fasi di lavoro.
Tale studio si basa sull'esigenza primaria di mantenere funzionali sempre tre corsie per senso di marcia; e, pertanto, per l'esecuzione dell'ampliamento in esame si prevede di operare la partizione della piattaforma autostradale.
Nei vari cantieri che verranno definiti è previsto di operare in modo da lasciare la possibilità del ricovero dei mezzi eventualmente incidentati o in panne, mantenendo le esistenti piazzole di sosta con una cadenza di circa m. 1.000, pari alla metà di quella normalmente in atto.
L'Anas fa conoscere, infine, che le necessarie rampe di raccordo tra il piano viabile autostradale e il piano campagna, alle estremità dei vari cantieri, consentono la movimentazione dei mezzi operativi e potranno essere utilizzate anche per l'ingresso e l'uscita di mezzi di soccorso in caso di incidenti.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
sul quotidiano la Stampa del 26 giugno 2002 viene descritta da Pierluigi Battista l'aggressione subita dal giovane Yasha Reidman nel corso della manifestazione milanese contro le discriminazioni verso gli omosessuali;
all'origine del riprovevole e vile gesto, secondo il commento di Pierluigi Battista, sarebbe stato il fatto che il consigliere radicale della regione Lombardia, aveva portato con sé la bandiera dello Stato di Israele -:
se siano state predisposte le misure necessarie a individuare i responsabili di tale triste episodio di teppismo, o se i responsabili siano stati già individuati.
(4-03347)
Prima dell'inizio della sfilata, il consigliere regionale Reibman Levi Jacob mentre sventolava una bandiera israeliana veniva spintonato da appartenenti ai centri sociali immediatamente allontanati dalle forze dell'ordine presenti.
Inoltre, durante il transito del Corteo in largo Cairoli, in prossimità di un gazebo di «Alleanza Nazionale» presidiato dalle forze dell'ordine, alcuni esponenti dei centri sociali lanciavano epiteti contro gli attivisti di tale partito. Un agente della Polizia di Stato veniva aggredito da un gruppo di cinque aderenti all'area di autonomia operaia, mentre effettuava rilievi fotografici.
Il suddetto consigliere regionale, invitato a denunciare formalmente l'accaduto, minimizzava l'episodio e non riteneva opportuno perseguire tale via pur in presenza dell'identificazione da parte delle forze dell'ordine di due degli aggressori.
Si precisa che lo stesso consigliere si era trovato in una situazione analoga, il precedente 11 aprile 2003, quando insieme con altri esponenti radicali, si era recato davanti al centro sociale «Leoncavallo» per avviare un colloquio con i rappresentanti di quel centro sulla questione palestinese.
Anche in quella circostanza si erano creati momenti di tensione.
Al di là dello specifico episodio, il problema posto dall'interrogante è di estrema attualità, in quanto non si può negare che l'acuirsi della crisi mediorientale abbia determinato tensioni anche nel nostro Paese.
Il Governo è fortemente impegnato in tutte le sedi per evitare che ogni forma di radicalismo ideologico, culturale o religioso possa generare atti di illegalità o di violenza anche solo verbale.
In questo senso anche la vigilanza delle forze dell'ordine si mantiene su livelli elevati.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
i sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil hanno scritto ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze per chiedere che i pensionati siano esonerati dal restituire gli indebiti che l'Inps chiede indietro;
questa vicenda - si legge nella lettera congiunta di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp - non si è prodotta per condotta inadempiente dei pensionati, ma a seguito della loro puntuale adesione alle richieste di verifica dell'Inps;
le somme versate dall'Istituto, sottolineano ancora i sindacati, sono state «percepite in buona fede e ormai consumate per le più elementari esigenze di vita e sarebbe singolare che, oggi, possano usufruire di condoni e sanatorie persone che hanno evaso in passato precise disposizioni fiscali e previdenziali (cumulo pensione-lavoro), mentre solo i pensionati che hanno rispettato la legge debbano farsi carico delle carenze organizzative degli enti previdenziali;
nel mese di febbraio 2003 l'Inps ha inviato a circa 447.000 pensionati una lettera dove annuncia che dal prossimo mese di marzo comincerà a trattenere rateizzandole le somme indebitamente versate nel 2000, con una riduzione del 25 per cento in base alla sanatoria prevista dalla legge finanziaria 2002;
l'importo medio da restituire ammonta a circa 400 euro a persona, per un totale di 178,8 milioni di euro che dovrebbe rientrare nelle casse dell'Inps -:
se, accogliendo l'invito rivolto direttamente dalle organizzazioni sindacali e a fronte di sanatorie che nei mesi scorsi hanno riguardato categorie di cittadini abbienti, non ritengano opportuno adottare iniziative volte ad esonerare i pensionati dal restituire gli indebiti che l'Inps chiede indietro.
(4-05503)
Con una serie di circolari, l'INPS ha provveduto ad illustrare le modalità delle operazioni di verifica della situazione reddituale dei soggetti percettori di pensioni erogate dall'istituto, in primo luogo, relativamente agli anni 1996/1997/1998 (vedi delibera del consiglio di amministrazione dell'Inps n. 259/1999 e circolare Inps n. 193/1999) e, in secondo luogo, relativamente agli anni 1999/2000/2001 (vedi delibera del Consiglio di amministrazione dell'INPS n. 78 del 2001 e circolari INPS n. 69 del 2001, n. 145 del 2001, n. 159 del 2002).
Tali operazioni sono state compiute nel rispetto non solo delle disposizioni di cui all'articolo 38, commi 7, 8 e 9, della legge n. 488/2001, e di quanto previsto dall'articolo 13 della legge n. 412/1991.
La disciplina del recupero credito è, infatti, regolamentata, in via principale, all'articolo 13 della legge 30 dicembre 1991, n. 412.
Tale norma detta disposizioni in materia di «recupero di indebiti pensionistici contestati dall'INPS», è applicabile a tutti gli indebiti pensionistici contestati successivamente all'entrata in vigore della disposizione
L'articolo 13 della legge n. 412 del 1991 riguarda tutti gli indebiti che sono stati conteggiati su pensioni erogate dall'INPS nel caso in cui l'Istituto, in sede di controllo, abbia verificato la sussistenza di un errore di qualsiasi natura imputabile all'ente erogatore e che costituisca vizio inficiante il provvedimento di calcolo e di erogazione della pensione in relazione al «quantum debeatur» e sempre che l'indebita percezione non sia dovuta a dolo dell'interessato.
Tale disposizione non riguarda, invece, i casi in cui gli indebiti sorgano in conseguenza di omessa o incompleta segnalazione da parte dell'interessato di fatti incidenti sul diritto o sulla misura della pensione, che non siano già a conoscenza dell'istituto.
In tali casi, infatti, manca il presupposto dell'errore imputabile all'Istituto e, conseguentemente, si può procedere al recupero delle somme indebitamente percepite, senza alcuna limitazione temporale e nonostante la buona fede del soggetto percettore di pensione, alla stregua di quanto previsto, in caso di dolo dell'interessato (Corte costituzionale - sentenza n. 39/1993, circolare INPS n. 107/1993).
In tale contesto normativo si inseriscono le disposizioni di cui ai commi 7, 8 e 9 dell'articolo 38 della legge n. 488/2001, in base alle quali opera un'ulteriore sanatoria
relativamente alle fattispecie in essi contemplate e ciò a prescindere dalla buona o mala fede dei soggetti percettori delle prestazioni pensionistiche.
In attuazione di tali disposizioni l'INPS ha disposto l'applicazione della sanatoria prevista dall'articolo 38 della legge n. 448 del 2001 per la quota di indebito relativa a periodi anteriori al 1o gennaio 2001 e l'applicazione dell'articolo 13 della legge n. 412 del 1991 per la quota di indebito relativa a periodi successivi al 31 dicembre 2000 (circolare Inps n. 159 del 23 ottobre 2002).
Soggetti destinatari di tali disposizioni sono coloro che hanno percepito indebitamente prestazioni pensionistiche o quote di prestazioni pensionistiche o trattamenti di famiglia a carico dell'INPS per periodi anteriori al 1o gennaio 2001.
Nei confronti di tali soggetti non si procede al recupero dell'indebito qualora i soggetti medesimi siano percettori di un reddito personale imponibile Irpef per l'anno 2000 di importo pari o inferiore a euro 8.236,31 (sanatoria totale).
Qualora costoro siano percettori di un reddito personale imponibile IRPEF per l'anno 2000 di importo superiore a euro 8.236,31, non si fa luogo al recupero dell'indebito nei limiti di un quarto dell'importo riscosso (sanatoria parziale).
Da ultimo si rappresenta che, il Commissario straordinario dell'Inps, d'intesa con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, in accordo con quanto deliberato dal Consiglio di indirizzo e di vigilanza dell'INPS, ha dettato disposizioni per rendere più flessibili le modalità di recupero degli indebiti, ripartendo le somme dovute in 24 rate anche per gli importi inferiori al limite massimo recuperabile (messaggio Inps n. 121 del 10 aprile 2003).
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
il 26 maggio 2003, nel corso dell'ultima tornata elettorale per il rinnovo di alcuni consigli comunali e provinciali, il dottor Giuseppe Buzzanca è risultato eletto al primo turno sindaco della città di Messina riportando il 54 per cento dei consensi;
a pochi giorni dalla sua elezione, e precisamente il 5 giugno 2003 la Cassazione ha confermato la condanna a sei mesi di reclusione del dottor Buzzanca, già emessa dalla Corte d'Appello nel dicembre del 2002, per i reati di peculato d'uso (articolo 314 del codice penale) ed abuso d'ufficio (articolo 323 del codice penale); quei reati contestatigli il dottor Buzzanca
ai sensi dell'articolo 58 (Cause ostative alla candidatura), comma 1, lettera b) del decreto legislativo n. 267/2000 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali) «non possono essere candidati alle elezioni provinciali, comunali e circoscrizionali e non possono comunque ricoprire le cariche di presidente della provincia, sindaco, assessore eccetera (...) coloro che hanno riportato condanna definitiva per i delitti previsti dagli articoli 314 (peculato), 316, 316-bis, 317, 318, eccetera del codice penale»;
al successivo comma 4 del medesimo articolo si precisa: «L'eventuale elezione o nomina di coloro che si trovano nelle condizioni di cui al comma 1 è nulla. L'organo che ha provveduto alla nomina o alla convalida dell'elezione è tenuto a revocare il relativo provvedimento non appena venuto a conoscenza dell'esistenza delle condizioni stesse»;
nella fattispecie quello del dottor Buzzanca è il caso di condanna definitiva per il reato ex articolo 314 del codice penale senza distinguo per il tipo di peculato e cioè che si tratti di peculato tipico di cui al primo comma, o di peculato d'uso di cui al secondo comma, e pertanto passibile sia del divieto di candidatura che del divieto a ricoprire una carica istituzionale;
infatti la condanna definitiva determina ai sensi dell'articolo 58, comma 4 del decreto legislativo 267/2000 la nullità dell'elezione o nomina, pertanto la stessa autorità che ha proceduto alla convalida della elezione, cioè il presidente del Tribunale di Messina, dovrebbe provvedere alla revoca del proprio provvedimento di convalida;
se non dovesse nel frattempo intervenire il predetto provvedimento di revoca, si dovrebbe imporre la decadenza di diritto, atto che è di competenza del prefetto, codificata nell'articolo 59 del medesimo decreto legislativo, che al comma 6 recita: «Chi ricopre una delle cariche indicate al comma 1 dell'articolo 58 decade da essa di diritto dalla data del passaggio in giudicato della sentenza di condanna o dalla data in cui diviene definitivo il provvedimento che applica la misura di prevenzione»;
ilricorso prontamente presentato dal candidato del centrosinistra risultato non eletto, dottor Antonio Saitta, all'Ufficio elettorale centrale, è stato respinto dal presidente di quest'ultimo, il magistrato Giuseppe Suraci, con la motivazione che non esiste alcuna norma che autorizzi l'ufficio elettorale centrale a procedere alla revoca della proclamazione del sindaco -:
se non ritiene, in tale vicenda e nell'ambito delle proprie competenze, di dover prontamente ripristinare la legalità applicando la disciplina prevista dagli articoli 58 e 59 del decreto legislativo n. 267/2000 («Testo unico delle leggi sull'ordinamento locale») che prevedono per casi simili la immediata decadenza dalla carica elettiva.
(4-06679)
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
A seguito di quella sentenza, con la quale il dottor Giuseppe Buzzanca veniva condannato per il reato di cui agli articoli 81 e 314, comma primo, del codice penale (peculato continuato), il prefetto di Messina notificava allo stesso la sospensione di diritto dalla carica di presidente della provincia di Messina di cui all'articolo 59, lettera a), del testo unico degli enti locali.
Tuttavia, il successivo 13 dicembre, la corte d'appello riformava parzialmente la sentenza del tribunale, riqualificando i fatti contestati ed il reato ascrittogli come peculato d'uso (articolo 314, secondo comma, del codice penale) e come abuso d'ufficio (articolo 323 del codice penale) e rideterminando la pena in mesi sei di reclusione. Da ciò conseguiva il venir meno dei presupposti, previsti dal citato articolo 59, che avevano determinato la sospensione dell'amministratore. Il presidente della provincia veniva, quindi, reintegrato nella carica.
Successivamente, in vista del rinnovo del consiglio comunale di Messina, Giuseppe Buzzanca riteneva di presentare la propria candidatura a sindaco, che veniva regolarmente ammessa dalla competente commissione circondariale di Messina. A seguito delle consultazioni amministrative del 25 e 26 maggio scorsi, lo stesso veniva eletto sindaco.
Il 5 giugno successivo, la Corte di cassazione confermava la precedente sentenza della corte d'appello, rendendo definitiva la condanna dell'amministratore per peculato d'uso ai sensi dell'articolo 314, secondo comma, del codice penale e non ai sensi del primo comma come deciso con la sentenza di primo grado.
Gli onorevoli interroganti pongono il problema dei riflessi della condanna definitiva sulla permanenza in carica del sindaco e su una sua eventuale dichiarazione di decadenza, questione di particolare delicatezza in quanto incide direttamente su una scelta di voto operata dall'elettorato e, come tale, costituzionalmente garantita. La tassatività dei casi di decadenza previsti dal citato articolo 59 è un'espressione di tale garanzia. Nell'elencazione puntuale della norma in questione rientra la condanna definitiva per il reato previsto dal primo comma dell'articolo 314 del codice penale. La sentenza della Cassazione, invece, come ho già detto, ha confermato la condanna del dottor Buzzanca per il reato previsto dal secondo comma dello stesso articolo 314 del codice penale.
Questi sono gli aspetti strettamente giuridici della questione.
Desidero, infine, informare l'Assemblea che, ai sensi dell'articolo 70 del testo unico sugli enti locali, sono state già presentate cinque azioni popolari da soggetti privati e che il 18 luglio prossimo la competente magistratura si esprimerà sulle iniziative dei cittadini, essendo alla stessa magistratura riservato ogni eventuale giudizio in merito.
l'articolo 45 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 (legge finanziaria 2003), reca una norma di agevolazione contributiva a favore degli imprenditori artigiani e dei coltivatori diretti, attribuendo loro, qualora impossibilitati per causa di forza maggiore all'espletamento dell'attività lavorativa, la possibilità di avvalersi, in deroga alla normativa previdenziale vigente, di collaborazioni occasionali di parenti entro il secondo grado, con il limite che detta facoltà non venga esercitata per più di novanta giorni nel corso dell'anno;
l'individuazione delle cause di forza maggiore nonché le ulteriori determinazioni necessarie per l'attuazione della normativa di cui sopra sono rimandate dalla medesima legge ad un separato provvedimento interministeriale di attuazione, da emanarsi ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, da parte del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze ed il Ministro delle politiche agricole e forestali;
l'agevolazione annunciata dall'articolo 45 della legge sopra citata ha suscitato grandissimo interesse nel mondo dell'artigianato ma il mancato adempimento dei Ministri competenti all'emanazione del decreto di cui sopra, unito al fatto che la norma stessa sia una norma di sperimentazione e valida per il solo anno 2003, rischia di vanificarne definitivamente la portata agevolativa;
detta previsione, inoltre, riveste aspetti di particolare funzionalità in quanto valorizza le specificità delle imprese artigiane nelle quali l'ambito familiare dell'imprenditore che vi opera non permette di individuare soluzioni di continuità con l'impresa vera e propria -:
quali interventi il Ministro ritenga di assumere affinché si giunga alla tempestiva emanazione del decreto interministeriale di cui sopra, al fine di rendere effettiva l'agevolazione prevista.
(4-06295)
Lo schema è stato sottoposto alle citate amministrazioni per l'acquisizione del previsto concerto.
Per completezza di informazione si fa presente che, relativamente alle collaborazioni occasionali rese da parenti nel settore agricolo, l'articolo 74 dello schema di decreto legislativo di attuazione della legge n. 30 del 2003 innova la disciplina recata dal citato articolo 45 della legge n. 289 del 2002.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
la società Seap S.p.A. dell'esercizio aeroporti Puglia ha indetto in data 3 gennaio 2003 una gara mediante procedura negoziata per l'affidamento del servizio di controllo sicurezza passeggeri e bagagli in partenza e in transito presso l'aeroporto civile di Brindisi;
tale gara non considera fra i criteri valutativi la qualità del servizio offerto ai sensi dell'articolo 14, commi b), c) ed e) del decreto legislativo 24 luglio 1992, n. 354, bensì valorizza precipuamente altri criteri quali la dimensione regionale dell'impresa stessa;
ad avviso dell'interrogante, tale originale e arbitrario criterio di valutazione dell'offerta in base alle dimensioni regionali dell'azienda, di fatto, altera il regime di concorrenza contravvenendo all'articolo 22 del decreto legislativo n. 198 del 1995;
il criterio di valutazione adottato penalizza fortemente la qualità del servizio e la sicurezza dei passeggeri;
con tale procedura si rischia di aumentare il costo del servizio senza garantire la necessaria qualità e sicurezza dei passeggeri -:
se non voglia richiamare la Seap S.p.A., a cui ha affidato in concessione servizi di controllo e sicurezza in ambito aeroportuale, a rispettare integralmente le procedure concorrenziali nell'affidamento a terzi ai sensi del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 158;
se non voglia segnalare all'Enac S.p.A. il caso in questione per ogni opportuna valutazione e provvedimento.
(4-05207)
È bene ricordare che, tra le procedure concorrenziali consentite dal decreto legislativo n. 158 del 1995 figura anche, all'articolo 13, la «procedura negoziata» ed i casi in cui può farsi ad essa ricorso.
Il regolamento n. 2320/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2002 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità europea del 30 dicembre 2002, ha disposto l'obbligatorietà dei controlli di sicurezza sul 100 per cento del bagaglio da stiva a decorrere del 1o gennaio 2003.
Con avviso in data 27 gennaio 2003 la Seap ha, pertanto, bandito l'affidamento per «procedura negoziale» dei controlli di sicurezza sui passeggeri, i bagagli a mano ed i bagagli da stiva rivolta alle imprese in possesso dei requisiti indicati dal decreto ministeriale n. 85 del 1999.
L'allegato «A» al decreto ministeriale n. 85 del 1999 individua in modo esaustivo i requisiti tecnico-professionali delle imprese di sicurezza, nonché gli obblighi ai quali le stesse sono assoggettate: requisiti professionali; requisiti finanziari; residenza; obbligo di garantire la continuità del servizio; capitale sociale; requisiti teorici; assicurazione; limiti all'attività; controllo.
Si deve tuttavia evidenziare che l'esercizio dell'attività di impresa è subordinato al possesso di licenza ex articolo n. 134 del Testo Unico Leggi Pubblica sicurezza rilasciata dalla prefettura territorialmente competente in relazione alla sede aeroportuale nella quale i servizi di sicurezza devono essere espletati.
Pare evidente che, primo tra tutti, il possesso della licenza prefettizia il quale abilita all'esercizio dell'attività sul territorio provinciale, risulta requisito essenziale di ammissione di un'impresa che intenda partecipare ad una qualunque procedura di gara avente ad oggetto i controlli di sicurezza in argomento.
Il quadro normativo di riferimento individua direttamente le procedure da seguire per la definizione degli standard di servizio, in termini di uomini e mezzi impiegati, ai quali il titolare dell'affidamento è tenuto poi ad adeguarsi. Tali procedure vedono coinvolti il ministero dell'interno - dipartimento di pubblica sicurezza - e l'Enac. Le specifiche ed i parametri in questione costituiscono, pertanto, presupposto e riferimento per l'espletamento di procedure concorsuali e formano oggetto del Capitolato speciale di appalto in base al quale viene formulata l'offerta da parte dei partecipanti alla gara.
Infine, l'Enac comunica che, per quanto consentito dalla richiamata normativa, i servizi in argomento, affidati alla società di gestione aeroportuale Seap, vengono da questa espletati tramite società terza individuata mediante procedura concorrenziale.
La responsabilità di servizio in termini di efficienza, qualità e tutela della incolumità del passeggero e del trasporto in genere resta, comunque, incardinata in capo all'affidatario del servizio e, quindi, nel caso in specie, alla società Seap.
Per tutto quanto sopra esposto, l'Enac ha fatto presente che, da un primo esame, non sembrano emergere profili di illegittimità per la procedura posta in essere dalla Seap. Tuttavia, proprio per verificare la fattispecie evidenziata dal senatore interrogante, l'Enac ha avviato l'acquisizione degli atti connessi alla selezione in argomento per ogni approfondita valutazione e necessaria ulteriore verifica.
L'Ente fa inoltre presente che, nel caso di mancato rispetto del principio della concorrenza durante l'espletamento delle procedure di gara di che trattasi, il soggetto titolato ad esperire la relativa azione è la ditta che si ritiene danneggiata.
L'autorità dinanzi alla quale l'azione deve essere esperita è l'autorità garante della concorrenza.
L'estensione della ricerca delle imprese partecipanti oltre i confini del comune cui
Per quanto riguarda il costo del servizio lo stesso è stato quantificato con il decreto ministeriale n. 14T del 14 marzo 2003 emanato dal ministero delle infrastrutture e trasporti, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2003. Tale costo, infatti, è stato fissato indipendentemente dal servizio prestato e dall'aeroporto in cui lo stesso viene svolto, per tutto il territorio nazionale, nella misura fissa, almeno per l'anno in corso, di Euro 1,81.
Da parte sua, il Governo assicura la più ampia disponibilità, nell'ambito delle proprie competenze in ordine all'accertamento delle procedure concorrenziali di affidamento del servizio a terzi, confermando quanto già precedentemente dichiarato in Aula al Senato il 15 maggio u.s., rispondendo all'interpellanza con procedimento abbreviato n. 2-00335 del Senatore Curto, di analogo argomento.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Pietro Lunardi.
la direzione generale del Corpo forestale dello Stato, starebbe definendo un'intesa con la Piaggio S.p.A. per l'acquisto di un aereo P180 turbo elica per trasporto vip, per un valore di euro 8.000.000;
la trattativa prevederebbe che la Piaggio riceva come quota parte del pagamento due aerei Canadair CL215, attualmente di proprietà del Corpo forestale dello Stato e l'uso dell'hangar di Ciampino, sempre di proprietà dello stesso;
difficilmente si individua l'utilità di acquistare un aereo turbo elica che, data la struttura vede il suo uso limitato al trasporto vip dei dirigenti del Corpo forestale o di quanti altri;
non è difficile immaginare l'inopportunità di alienare due Canadair CL215 e l'hangar per acquisire un aereo da trasporto vip;
appare comunque inopportuno l'acquisto di un aereo per il trasporto di vip considerate le condizioni di ristrettezza in cui versano le pubbliche finanze -:
quale sia il prezzo di listino di un aereo Piaggio P180 turbo elica;
se quanto sopra esposto risponda a verità e, in caso affermativo, come si intenda intervenire per evitare un danno così grave alle casse dello Stato.
(4-07176)
Fino al settembre 1998 i due velivoli suddetti, in attesa dell'operatività dei nuovi Canadair CL-415 affidati in gestione alla SOREM dal dipartimento della protezione civile, hanno operato nelle attività antincendio su richiesta del dipartimento.
Al termine della campagna i due velivoli sono stati alloggiati presso l'hangar n. 132 di Roma Ciampino dove si trovano tuttora, affidati alla Società Alitalia per la manutenzione
Il costo annuo di affitto dell'hangar e quello per la manutenzione ammontano complessivamente a circa un milione di euro.
Il ministero delle finanze ha predisposto le procedure per l'alienazione ed ha bandito 2 gare andate deserte, in data 26 agosto 1999 e 11 ottobre 2000, ed una licitazione privata anch'essa andata deserta il 10 luglio 2001.
Di conseguenza, l'amministrazione ha dovuto affrontare rilevanti costi di manutenzione e ricovero senza che i due velivoli producessero una minima utilità in quanto non impiegabili in ambito nazionale perché non rispondenti alle normative aeree in vigore.
Sulla base di queste premesse, l'amministrazione ha avviato una ipotesi di acquisto del velivolo Piaggio P180 Avanti, che oltre a fornire servizi necessari consentirebbe anche l'alienazione dei due Canadair CL-215; infatti, questi ultimi verrebbero ritirati dalla Piaggio ad un prezzo congruo da stabilire con l'Agenzia del demanio.
L'eventuale utilizzo del velivolo P180 Avanti, nell'ambito della componente aerea del Corpo forestale dello stato, è definito dalle seguenti missioni operative:
monitoraggio del territorio (acque interne, discariche, abusivismo edilizio, controllo vegetazione, rilevazione aree percorse dal fuoco) attraverso l'utilizzo del sensore termico FLIR;
kit di aerofotogrammetria;
trasporto sanitario;
trasporto personale/apparecchiature in collegamento fra le diverse basi elicotteristiche del Corpo Forestale dello Stato in differenti siti italiani;
trasporti istituzionali.
Infine, nell'assicurare che l'uso dell'hangar Ministero delle politiche agricole e forestali di Ciampino rimane ad esclusivo uso del Corpo Forestale dello Stato, si esclude categoricamente che alcuna commissione di rappresentanza sia stata data ai professionisti che seguono l'affare.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.
le autorità di bacino di rilievo nazionale ed interregionale hanno approvato nell'ottobre 1999 i piani straordinari delle aree a rischio idrogeologico e i primi programmi di interventi urgenti come previsto dalla legge n. 267 del 1998;
la regione Emilia Romagna a copertura del programma ha avuto due finanziamenti nel 2000 e 2001 un trasferimento di lire 17.611.005.000 dal Ministero dell'ambiente e tutela del territorio;
successivamente, nel 2001, la regione ha approvato e trasmesso un aggiornamento del programma e l'inserimento di nuove zone ad alto rischio;
l'articolo 1, comma 2, della legge n. 267 del 1998 prevede che gli interventi per essere realizzati devono essere approvati dal comitato dei Ministri di cui all'articolo 4 della legge n. 183 del 1989 previa istruttoria dei servizi tecnici nazionali;
tale programma è stato inviato al Ministero in data 25 luglio 2001, ma il comitato dei Ministri preposto alla sua approvazione non ha assunto ancora alcuna decisione -:
quali siano le ragioni di tale ritardo e i tempi con i quali il Ministro Matteoli intenda ottemperare alle funzioni procedurali proprie del comitato, dal momento che i programmi locali adottati e provvisti
(4-05788)
Il decreto stabilisce che all'attuazione del programma si provvede con i fondi già trasferiti alla regione Emilia Romagna relativi alle annualità 1999 e 2000 e, in particolare, si provvede: in quanto a 2.478.094,48 euro (lire 4.798.260.000) a valere sullo stanziamento di cui all'articolo 8, comma 2, del decreto legge 11 giugno 1998, n. 180, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 1998, n. 267 per l'anno 1999; in quanto a euro 2.666.645,15 (lire 5.163.345.000) a valere sullo stanziamento di cui allo stesso articolo 8, comma 2, del citato decreto-legge per l'anno 2000 e in quanto a euro 3.950.585,40 (lire 7.649.400.000) a valere sullo stanziamento di cui all'articolo 1, comma 5, del decreto-legge 12 ottobre 2000 n. 279, convertito con modificazioni della legge 11 dicembre 2000, n. 365.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
la presente interrogazione non si intende mettere in discussione la piena fiducia nelle forze dell'ordine di cui ci si sente difensori e paladini nella loro funzione di tutela dei diritti dei cittadini, ma difenderne l'immagine spesso offuscata da fatti da addebitare a intemperanze di singoli appartenenti ad esse;
presso lo stadio «Riviera delle Palme» di San Benedetto del Tronto al termine della partita Sambenedettese-Teramo, a causa di una improvvisa e violenta sassaiola contro le forze dell'ordine ad opera di un circoscritto e ben identificabile gruppo di tifosi ultrà della Sambenedettese (la maggior parte era rimasta dentro lo stadio), si è verificata una dura, seppur in parte giustificata, reazione di poliziotti e carabinieri;
tale reazione, in una prima fase, si è limitata giustamente a disperdere i facinorosi, perché non venissero in contatto con la tifoseria avversaria, che nel frattempo aveva lasciato lo stadio; successivamente però il contrasto con la tifoseria locale è proseguito con il lancio di lacrimogeni, coinvolgendo anche ignari tifosi che defluivano pacificamente dallo stadio, con conseguente panico e proteste verbali;
numerose testimonianze e diversi articoli di stampa locale affermano che la reazione delle forze dell'ordine non si è limitata ai soli lacrimogeni, ma che si sono verificate numerose cariche, con pestaggi diretti, nei confronti degli spettatori - anziani, donne e bambini - e persino di passanti estranei alla partita;
alcune testimonianze rese alla stampa e corredate da riprese filmate riportano di danneggiamenti alle auto ad opera di agenti delle forze dell'ordine;
da diverse dichiarazioni apparse sulla stampa, sembrerebbe che gli agenti intervenuti a supporto da fuori provincia abbiano disatteso le direttive della dirigenza locale;
a seguito degli incidenti hanno fatto ricorso alle cure mediche venticinque persone, tra cui dieci poliziotti ed un carabiniere;
l'azione delle forze dell'ordine deve andare nel senso della difesa dei cittadini e che è necessario evitare di generare opinioni negative sull'operato delle stesse a causa dell'intemperanza di qualche agente -:
se non ritenga inutile e sproporzionata rispetto alla provocazione ricevuta, la reazione delle forze dell'ordine nelle circostanze sopra descritte;
se non ritenga di dover prevedere un'indagine interna, oltre alla necessaria identificazione dei tifosi provocatori, in merito al comportamento di alcuni agenti,
se non sia il caso di intensificare l'opera di sensibilizzazione degli agenti in merito alle ricadute negative che una risposta sproporzionata ad un evento di violenza fuori dagli stadi può determinare nell'immagine delle forze dell'ordine e del servizio di sicurezza e di tutela che esse devono alla cittadinanza.
(4-05331)
In considerazione della tradizionale rivalità tra le due squadre, che ha occasionato in passato diversi incidenti, la questura ha predisposto per la circostanza un dispositivo di ordine pubblico con l'impiego di 80 unità degli uffici territoriali della polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri e di 150 unità di rinforzo dei reparti mobili.
Al termine dell'incontro, vinto dalla squadra ospite, un nutrito gruppo di tifosi locali si portava, con il volto travisato, a un lato dello sbarramento delle forze dell'ordine disposto all'esterno dell'impianto per evitare il contatto con la tifoseria abruzzese, e iniziava un fitto lancio di sassi e bottiglie all'indirizzo degli operatori di polizia, ferendone alcuni e provocando il danneggiamento di alcune vetture di servizio.
Nonostante che, per allentare la situazione di tensione e consentire il deflusso degli altri spettatori rimasti bloccati nell'impianto, fosse stato disposto l'arretramento dei reparti schierati, i facinorosi hanno continuato nel lancio delle pietre raccolte dall'adiacente banchina ferroviaria. Nell'occasione venivano ripetutamente colpiti, tra gli altri, il vice questore vicario ed un funzionario della polizia di Stato.
Intorno alle ore 17,15 si è resa necessaria un'azione di alleggerimento, che ha consentito di disperdere, nell'arco di alcuni minuti, i facinorosi e di rendere possibile il deflusso degli altri spettatori. Nella circostanza sono stati utilizzati 18 artifici lacrimogeni. A seguito degli episodi di violenza descritti hanno riportato contusioni varie, medicate al pronto soccorso in zona, 11 appartenenti alla forze dell'ordine e 14 tifosi.
Sono stati denunciati all'autorità giudiziaria dieci «ultras» locali per violenza, resistenza, danneggiamento, lesioni e lancio di oggetti pericolosi; nei confronti di altri trenta tifosi sono in corso accertamenti volti alla loro identificazione.
Sono state effettivamente presentate due denunce nei confronti di appartenenti alle forze dell'ordine per danneggiamenti arrecati ad alcune vetture private nel corso dell'azione di contrasto, nonché altre sei denunce per percosse e lesioni. La lesione più grave riguarda la frattura ad un dito della mano sinistra sofferta da un minore, con prognosi di venticinque giorni.
Gli stessi estensori delle denunce, due dei quali a loro volta denunciati alla procura per avere preso parte ai tafferugli, non hanno fornito indicazioni utili all'identificazione degli operatori responsabili degli asseriti abusi. Secondo quanto riferito dal prefetto di Ascoli Piceno, la questura ha manifestato disponibilità ad accogliere ogni testimonianza utile per accertare eventuali responsabilità di singoli operatori di polizia impiegati nella circostanza.
Anche alcuni amministratori locali, i quali hanno denunciato agli organi d'informazione presunti abusi posti in essere dalle forze dell'ordine, sebbene invitati a fornire ulteriori elementi di conoscenza agli organi investigativi, non hanno fornito alcun dato specifico, basando, piuttosto, le proprie dichiarazioni pubbliche su asserzioni di terzi.
La procura della Repubblica di Ascoli Piceno ha delegato il commissariato di San Benedetto del Tronto alla prosecuzione delle indagini relative alla vicenda.
Infine, il dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell'interno ha impartito, in più occasioni, dettagliate direttive alle autorità provinciali di pubblica sicurezza affinché gli interventi delle forze dell'ordine siano improntati a fermezza nei confronti di eventuali illegalità e, al tempo stesso, al massimo equilibrio, limitando
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
da ambienti sindacali si apprende che oltre la metà dei 42.000 braccianti agricoli della provincia di Foggia rischia di non poter percepire, oppure di ricevere parzialmente, l'indennità di disoccupazione;
secondo la Cgil provinciale, «esistono delle grosse difficoltà nel settore perché i braccianti non sono riusciti a lavorare a causa della grave crisi idrica e delle alluvioni verificatesi l'anno scorso» e sempre secondo una stima della Cgil, le giornate lavorative in agricoltura, a causa delle calamità naturali, si sono ridotte di oltre il 60 per cento rispetto a quelle del 2001 quando, a causa della siccità, il settore aveva già subito altre contrazioni (nella sola provincia di Foggia cinque dei 64 comuni hanno ottenuto il riconoscimento dello stato di calamità perché colpiti nell'autunno scorso da violente grandinate) -:
se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali atti intenda assumere nell'intento di tutelare la dignità e le professionalità dei lavoratori in questione che, a tutt'oggi, non sono nelle condizioni di poter accedere alla disoccupazione agricola o di poterne ricevere soltanto una parte e se non ritenga opportuno adoperarsi, con tutti gli strumenti in suo possesso, al fine di estendere a tutta la provincia di Foggia lo stato di calamità, dove l'agricoltura è ferma oramai da mesi e i lavoratori sono ora costretti a trasferirsi verso altre province pugliesi oppure di regioni limitrofe.
(4-05684)
Non si è ancora in grado di confermare il dato in quanto non è ancora terminata l'acquisizione delle denunce trimestrali dell'anno 2002.
Si precisa che i benefici previdenziali di cui all'articolo 21, comma 6 della legge n. 223 del 1991 previsti per i lavoratori agricoli che risiedano od abbiano lavorato in Comune colpito da calamità naturali, vengono riconosciuti dall'INPS soltanto dopo che il ministero delle politiche agricole abbia dichiarato, con decreto, l'esistenza del carattere di eccezionalità delle calamità naturali verificatesi in tale comune.
Va precisato che alcuni comuni della provincia di Foggia sono stati individuati come destinatari di particolari provvidenze per gli eventi calamitosi di carattere eccezionale in essi verificatisi.
Il decreto 4 ottobre 2002, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 240 del 12 ottobre 2002, ha riconosciuto tali benefici ai comuni di: Casalvecchio di Puglia; Castelnuovo della Daunia; Cerignola; Torremaggiore, il decreto 14 novembre 2002, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 278 del 27 novembre 2002 elenca i comuni di: Cerignola, Ordina, Orta Nova.
I lavoratori residenti e/o che hanno lavorato per almeno 5 giorni nell'anno 2002 nei comuni suindicati riscuoteranno le varie prestazioni (disoccupazione, malattia, maternità, assegni nucleo familiare, ecc.) secondo le giornate rilevate nell'anno precedente le varie calamità, beneficiando dell'effetto «trascinamento» dei giorni lavorativi effettuati nel periodo anteriore a quello in cui si è verificato l'evento calamitoso.
Pertanto l'Inps provvederà al pagamento della prestazione di indennità di disoccupazione agli aventi diritto, sulla base di quanto previsto nei decreti ministeriali suddetti.
Ove il suddetto ministero dovesse emanare decreti che riguardino ulteriori Comuni della provincia di cui trattasi, l'istituto estenderà i benefici ai lavoratori interessati.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 8 luglio 1998, n. 277, «Regolamento recante norme d'attuazione della direttiva 91/440/CEE, relativa allo sviluppo delle ferrovie comunitarie» e del decreto del Presidente della Repubblica 16 marzo 1999, n. 146 concernente «Regolamento recante norme d'attuazione della direttiva 95/18/CE, relativa alle licenze delle imprese Ferroviarie e della direttiva 95/19/CE, relativa alla ripartizione delle capacità dell'infrastruttura e alla riscossione dei diritti per l'utilizzo dell'infrastruttura», è stato emanato il decreto dirigenziale del ministero dei Trasporti n. 247/vig.3 del 22 maggio 2000, che ha disciplinato:
a) gli standard e le norme di sicurezza dell'Infrastruttura Ferroviaria Nazionale;
b) i compiti del Gestore dell'Infrastruttura Nazionale (RFI) e delle Imprese Ferroviarie;
c) le modalità di rilascio dei certificati di Sicurezza alle Imprese Ferroviarie;
d) i criteri di omologazione ed immatricolazione del materiale rotabile;
e) i compiti di vigilanza del ministero dei trasporti;
fino ad oggi, RFI ha certificato 6 imprese ferroviarie (Trenitalia, Ferrovie Nord Milano, Metronapoli, Railitaly, RTC, Del Fungo Giera) e si prepara ad accreditarne altre (Satti, Ferrovie Centrali Umbre, Ferrovie Emilia Romagna, ed altre) con «grandissima disponibilità», a volte per ragioni comprensibili, dovendo mettere in moto un processo complesso e soprattutto senza precedenti in Europa, eccezion fatta per l'Inghilterra;
non sempre, però sarebbero state rispettate le condizioni per il rilascio del certificato di sicurezza (idonea organizzazione, personale competente, materiale rotabile omologato e immatricolato), ma in alcuni casi pare che abbiano prevalso altre ragioni, a fronte di evidenti carenze, soprattutto del materiale rotabile (locomotori);
la situazione non sarebbe diversa nelle cosiddette imprese più grandi:
a) Trenitalia, continua ad essere di casa in RFI, ad influenzarne qualsiasi decisione, anche di natura tecnico regolamentare e si potrebbe anche dire ad utilizzare certamente una condizione di privilegio;
b) Metronapoli, opera in Campania, su alcune tratte e per alcuni servizi, in affitto, da Trenitalia che sembra si prepari a cedere definitivamente tale ramo d'azienda;
c) Ferrovie Nord Milano apparirebbero meglio organizzate, ma lamentandosi dei troppi controlli e vincoli burocratici di RFI, spingono verso una revisione delle competenze del gestore dell'infrastruttura (RFI) e delle imprese ferroviarie, con una sorprendente tempestività e in un'ottica sempre viva di decentramento;
la definizione contenuta nella direttiva europea 12/2001 recita: «Gestore dell'Infrastruttura, qualsiasi organismo o impresa incaricati in particolare della creazione e della manutenzione dell'Infrastruttura Ferroviaria, compresa eventualmente anche la gestione dei sistemi di controllo e di sicurezza dell'Infrastruttura. I compiti del GI per una rete o parte di essa possono essere assegnati a diversi organismi o imprese»;
tale definizione lascia intravedere scenari in cui è possibile avere non più un unico e solo gestore di tutta l'infrastruttura ferroviaria nazionale, ma di molteplici soggetti con compiti diversi, dalla progettazione, alla manutenzione, alla gestione della sicurezza;
ciò vale anche per le imprese ferroviarie. Infatti, la direttiva 12/2002 definisce «Impresa ferroviaria, qualsiasi impresa pubblica o privata titolare di una licenza ai sensi delle vigenti disposizioni comunitarie e la cui attività principale consiste nella prestazione di servizi per il
verosimilmente, di qui a qualche anno, potranno esserci imprese ferroviarie che acquisteranno solo tracce ferroviarie, altre forniranno (non ne saranno proprietari) locomotori, altre i veicoli e così via: tutte si rivolgeranno ad altre Imprese per la manutenzione dei mezzi o per la fornitura di manodopera specializzata (manovratori, macchinisti, capitreno, verificatori per rimanere nelle attività di sicurezza);
già oggi, tutte le imprese ferroviarie, accreditate o in corso di accreditamento, sembrano coese nell'evitare norme contrattuali rigide che disciplinano diritti, orario e salario che sono attualmente diverse da azienda ad azienda; ad esempio, Rail Traction Company, non applica alcuna disciplina contrattuale collettiva ed il rapporto di lavoro con gran parte dei suoi dipendenti è stato instaurato sulla base di accordi individuali, ai quali si affiancano altri «dipendenti» regolati con «contratto di collaborazione coordinata continuativa»; in Rail Italia, l'unica forma di rapporto in atto sono proprio i contratti «CO.CO.CO.»;
sulle questioni contrattuali, RFI, ha mantenuto una posizione pro-imprese, lasciando ad esse ampie autonomie, richiedendo comunque che i turni di lavoro, per alcune attività di sicurezza (personale di condotta, di scorta, di verifica e di formazione treni), garantissero il rispetto di alcuni parametri sugli orari di lavoro (prestazioni lavorative giornaliere e settimanali, riposi giornalieri e settimanali, intervalli, eccetera); che RFI sta favorendo, forzando forse oltre misura le norme, lo scambio di personale tra Imprese Ferroviarie;
la stessa modifica ai ruoli e alle competenze del GI e delle IF, se opportunamente guidate possono realizzare occasioni di sviluppo senza che ciò significhi la riduzione degli standard di sicurezza e dei diritti dei lavoratori;
l'approssimarsi delle gare europee per l'assegnazione su base regionale dei servizi di trasporto locale, compresi quelli ferroviari e, fra questi, quelli finora effettuati da Trenitalia, accentui la necessità di una riflessione delle questioni indicate in premessa;
ad avviso dell'interrogante la diversità dei trattamenti economici retributivi ormai imperante nelle società costituite è un fattore negativo nella gestione del sistema, come si è andato configurando dopo la liberalizzazione delle ferrovie ed è pertanto necessario intervenire per ripristinare il pieno rispetto dei diritti e dei contratti;
sarebbe opportuno verificare la fattibilità, nelle stazioni, delle cosiddette attività di manovra (o di formazione treno), le quali consistono nel comporre o scomporre all'interno delle stazioni, i treni (carri, vagoni, locomotori) attività che sono state trasferite completamente dalle FS a Trenitalia (personale, carrelli di manovra, ed altre) e, a questo riguardo, sembrerebbe opportuno verificare presso le FF.SS. la possibilità della creazione di una specifica società, capace di stabilire forme di partecipazione nei singoli impianti con operatori locali, imprese raccordate, operatori portuali, evitando che la società SERFER, (in corso d'accreditamento) assuma, quanto prima, una sorta di posizione dominante in quest'enorme spazio d'attività, ed in quello strettamente connesso (le tradotte) -:
se la creazione di tante imprese e la mancanza di un loro rigoroso coordinamento non possa pregiudicare la sicurezza che è, oggi, il modo fondamentale, il cui inadeguato livello è la causa principale degli incidenti che si verificano sulla rete;
se sia produttivo che le regioni si preparino alle previste gare europee, andando in ordine sparso; ognuna infatti sta affrontando le questioni con modalità di approccio, orientamenti, priorità e conseguenti decisioni fortemente differenziate;
se il Governo si proponga di utilizzare tutti gli spazi che si apriranno sui territori per promuovere la costituzione di
se e quando il Governo intenda favorire un accordo tra le parti per il contratto unico di settore.
(4-06599)
Per il rilascio del certificato di sicurezza la legge prevede tempi di tre mesi entro i quali il gestore infrastruttura deve analizzare le «attestazioni e/o dichiarazioni» trasmesse dall'impresa ferroviaria, ed effettuare tutte le verifiche tecniche ritenute necessarie al fine di verificare il possesso da parte di questa dei requisiti previsti in termini di organizzazione, personale e materiale rotabile.
Inoltre, la disponibilità di risorse che viene dichiarata dalle imprese ferroviarie è sempre sottoposta ad un controllo per verificare l'esistenza di idonei processi interni all'impresa relativi alla formazione ed al mantenimento delle competenze e dei requisiti fisici del personale nonché al mantenimento delle condizioni di sicurezza per l'impiego del materiale rotabile nel rispetto dei piani di manutenzione adottati.
Viene infine verificato che esistano le condizioni logistiche, organizzative ed operative per l'impiego dei personale nel rispetto della normativa vigente in materia di orario di lavoro.
Il certificato di sicurezza non ha scadenza, ma da parte del gestore infrastruttura vengono attivate procedure di monitoraggio e di audit per controllare il mantenimento nel tempo dei requisiti verificati all'atto del rilascio dello stesso certificato.
Alla luce delle risultanze dell'attività di vigilanza che ha condotto fino ad oggi il ministero delle infrastrutture e dei trasporti, non risulta che a Trenitalia SpA sia stata riconosciuta alcuna posizione di privilegio, né che questa abbia esercitato particolare influenza sulle decisioni adottate, come dimostrano le prescrizioni di carattere tecnico ed organizzativo che sono state emanate dal gestore dell'infrastruttura e concepite per essere ugualmente severe per tutte le imprese ferroviarie.
In merito alle questioni contrattuali, RFI SpA ha riferito di essersi attenuta alla verifica del rispetto delle normative in vigore.
Infatti le verifiche svolte non sono mai entrate nel merito della tipologia dei contratti e/o dei rapporti di lavoro, ma si sono basate sul controllo del rispetto delle condizioni di impiego del personale secondo le regole fissate da normative europee, da accordi fra gli stati membri dell'unione europea, nonché da leggi dello Stato italiano.
L'attenzione è quindi rivolta esclusivamente a verificare che i turni di lavoro comunicati e le risorse a disposizione siano congruenti con la suddetta normativa in relazione alle ore di lavoro e ai riposi giornalieri e settimanali, nonché alla durata delle lavorazioni notturne e degli intervalli.
Premesso quanto sopra va comunque evidenziato che, secondo le statistiche stilate annualmente dall'UIC, i livelli di sicurezza delle ferrovie italiane risultano essere tra i più elevati nel contesto europeo e può certamente affermarsi che sono il frutto del continuo impegno esercitato da tutte le parti competenti per garantire la sicurezza della circolazione ferroviaria.
In particolare, si osserva che la presenza di una molteplicità di imprese nel settore non pregiudica la sicurezza, in quanto questa viene garantita da:
adozione del Sistema di gestione della sicurezza secondo le modalità e le condizioni stabilite da disposizioni emanate dal gestore infrastruttura. L'adozione di tale Sistema, che costituisce l'applicazione anticipata di uno dei punti fondamentali della proposta di direttiva sulla sicurezza attualmente all'esame del Parlamento europeo, è in fase di perfezionamento sia da parte delle Imprese ferroviarie sia da parte del gestore dell'infrastruttura e consente una gestione complessiva del sistema ferroviario per gli
impiego del personale, nel rispetto delle norme sopra indicate e nel rispetto di processi finalizzati non solo all'adeguata formazione professionale, ma anche al conseguente mantenimento nel tempo delle competenze acquisite ed alla verifica periodica del possesso dei previsti requisiti fisici e psico-attitudinali;
impiego di materiale rotabile omologato secondo le normative vigenti, coerenti con gli standard tecnici europei e con le particolari condizioni tecniche e tecnologiche proprie della infrastruttura italiana. Ogni elemento di materiale rotabile è impiegato, infine, nel rispetto di regole manutentive stabilite e formalizzate in piani di manutenzione trasmessi da parte di ogni impresa ferroviaria a gestore infrastruttura e da questo validati.
Si aggiunge altresì che ai sensi della legge costituzionale 3/2001, che ha modificato il Titolo V della Costituzione, le regioni possono regolare la materia con proprie leggi nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.
Per ciò che concerne la richiesta di un intervento del Governo teso a promuovere la costituzione di nuove imprese ferroviarie e la creazione di imprese fornitrici di servizi specialistici a sostegno delle attività ferroviarie, è d'obbligo ricordare l'impegno del Governo nel settore relativo al trasporto merci, che ha trovato conferma nel disposto dell'articolo 38 del collegato alla finanziaria 2002 (legge n. 166 del 2002).
Difatti, con tale disposizione sono stati previsti, per la prima volta, interventi finanziari di tutto rilievo per l'incentivazione del trasporto ferroviario di merci pericolose, e del trasporto ferroviario combinato - accompagnato (autostrada viaggiante) e non - secondo modalità da definire con un regolamento, attualmente all'approvazione degli organi comunitari competenti.
L'introduzione di contributi al trasporto ferroviario merci, a cui possono accedere tutte quelle imprese che si impegnano contrattualmente a realizzare o a far realizzare un quantitativo minimo annuo di treni, rappresenta il presupposto di una politica a carattere innovativo intesa a favorire da una parte l'ingresso sul mercato ferroviario di nuovi operatori e, dall'altra, a stimolare Trenitalia SpA ad aumentare la propria offerta di servizi di trasporto merci.
Va infine evidenziato quanto il Governo sta facendo nell'ambito del processo di recepimento di tre importanti direttive comunitarie (2001/12/CE, 2001/13/CE, 2001/14/CE), per le quali ha predisposto un decreto legislativo caratterizzato da contenuti fortemente innovatori e liberistici, tra cui vanno evidenziati proprio quelli relativi ai servizi da fornire alle imprese ferroviarie per l'esercizio dei servizi di trasporto. Tra tali servizi rientrano quello cruciale, citato dall'interrogante, della manovra e quello della gestione dei terminal merci, che, secondo quanto previsto dallo schema di decreto legislativo, dovranno essere forniti da soggetti indipendenti dalle imprese ferroviarie, creando quindi le condizioni favorevoli alla creazione - fortemente auspicata dall'interrogante - di nuova ed altamente specializzata imprenditoria ferroviaria.
Da ultimo, per quanto riguarda l'accordo fra le parti, così come auspicato nell'atto, Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che la problematica può considerarsi superata dalla recente stipula tra Agens-Confindustria e le organizzazioni sindacali FILT/CGIL, FIT/CISL, UILTRASPORTI, UGL e SMA del 1o contratto collettivo nazionale di lavoro delle attività ferroviarie, avvenuta il 16 aprile 2003.
Nel nuovo contratto, considerato dagli osservatori e dalla stessa Confindustria che
È evidente che, a norma dell'articolo 41 della Costituzione, rimane, comunque confermato il diritto dell'imprenditore di scegliere quale tipo di contratto applicare.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
il programma di ristrutturazione della rete ferroviaria promosso dalla Rete ferroviaria italiana prevede la progressiva modernizzazione della linea, il superamento delle stazioni, una diversa dislocazione dei comandi compartimentali, riordinati secondo criteri territoriali non più o non sempre coincidenti con la dimensione regionale;
il progetto relativo al Lazio prevede l'aggregazione della rete e delle stazioni a Nord di Maccarese della provincia di Roma e di Viterbo, alla rete ferroviaria della Toscana, con comando unico a Pisa, a sua volta coordinato dalla centrale di Firenze;
la ipotesi di cui sopra, ove realizzata, smembra il patrimonio della Ferrovia in 3 settori, quello metropolitano (Roma), quello a Nord di Roma-Maccarese e quello a Sud, frantumando il personale, le strutture, le attrezzature che verrebbero distribuite a centrali diverse, spezzando la unicità del territorio del Lazio e depotenziando il ruolo del Lazio;
la prospettiva di cui si parla suscita malcontento nel personale perché rischia di subire una drammatica rottura dei rapporti interpersonali e professionali creatisi nel corso delle carriere e un inatteso cambiamento delle proprie collocazioni -:
se non ritenga necessario bloccare il progetto e riesaminare l'ipotesi privilegiando la modernizzazione di cui si condivide la non rinviabile attuazione, senza tuttavia rompere la unità regionale del Lazio e senza imporre l'indesiderata dipendenza dell'Alto Lazio dalla Toscana.
(4-06600)
Ciò premesso, Ferrovie dello Stato S.p.a. ha evidenziato che il progetto Sistema comando e controllo (S.C.C.) è appunto ricompreso nel contratto di programma 1994-2000 e relativi Addenda.
Peraltro, la sua ideazione, risalente alla metà degli anni '90 come progetto Comando centralizzato del traffico-grande rete fu dettata dalla necessità di riorganizzare la rete ferroviaria italiana con criteri di massima uniformità degli standard dell'infrastruttura, con l'applicazione di sistemi innovativi supportati da tecnologia informatica e con l'intento di realizzare la centralizzazione della gestione della circolazione dei treni per mezzo del telecomando degli apparati di segnalamento e di sicurezza, insieme alla diagnostica delle apparecchiature.
In particolare, l'attuale progetto razionalizza il sistema d'esercizio della rete ferroviaria, e si finalizza per il miglioramento degli indici di qualità del servizio offerto in termini di regolarità del traffico ferroviario realizzando, nel contempo, un contenimento dei costi di produzione del servizio stesso.
Il progetto prevede, secondo modelli già consolidati dalle altre principali Reti ferroviarie europee, che la gestione della circolazione dei treni sia concentrata in posti centrali da cui sia possibile intervenire per risolvere tempestivamente ed in modo omogeneo tutte le problematiche connesse alla marcia dei treni sulle direttrici ferroviarie.
L'intento del progetto, ovviamente, supera tutte le logiche riduttive relative ai confini regionali, poiché, ponendosi ad un alto livello strategico, ha come obiettivo il miglioramento dell'utilizzazione della rete ferroviaria italiana mantenendo quale caposaldo l'ottimizzazione del servizio del trasporto merci e viaggiatori per la breve e per la lunga distanza.
Ferrovie dello Stato S.p.a. sta procedendo all'attuazione del progetto, gradualmente e per fasi funzionali. Al momento i lavori di realizzazione interessano la direttrice tirrenica nord con posto centrale a Pisa, la direttrice adriatica con posto centrale a Bari e l'Area veneta con posto centrale a Venezia Mestre.
La società ha, inoltre, riferito che sono stati effettuati alcuni incontri con le organizzazioni sindacali sia a livello delle sedi periferiche interessate alle prime attivazioni sia a livello di sede centrale.
A tale riguardo Ferrovie dello Stato S.p.a. ritiene che la graduale attuazione del progetto in questione consentirà, con una fattiva collaborazione delle organizzazioni sindacali più rappresentative, di affrontare e risolvere congiuntamente tutti gli aspetti organizzativi e di utilizzazione delle risorse umane, in modo da superare al meglio le specifiche problematiche connesse all'attuazione dello stesso progetto, importante per la modernizzazione delle rete ferroviaria italiana.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
il tre dicembre 2001 a Mestrino (Padova) due operai sono precipitati da un'altezza di dieci metri mentre stavano lavorando al tetto di un capannone industriale;
uno di loro, Riccardo Fedato, 25 anni, di Trevignano (Treviso), è morto, mentre il suo compagno, Simone Peraro (28), di Zero Branco (Treviso), è rimasto gravemente ferito;
i due, dipendenti di una ditta padovana di precompressi, stavano lavorando all'interno dell'area della Dab, un'azienda che produce elettropompe;
stavano erigendo un nuovo capannone ed erano impegnati nell'assemblaggio del tetto quando, nel posare una lastra in cemento, hanno sentito la copertura cedere sotto i loro piedi e sono precipitati;
pur se soccorsi immediatamente dai compagni di lavoro, che nel frattempo hanno chiesto l'intervento delle ambulanze del Suem, le condizioni di Fedato sono apparse però disperate e il giovane operaio è deceduto poco dopo il ricovero all'ospedale di Padova;
gravi fratture e lesioni per Peraro, ricoverato in rianimazione con riserva di prognosi;
il capannone è stato posto sotto sequestro dai tecnici del servizio Spisal -:
quali siano le risultanze delle indagini compiute circa le cause di tale gravissimo e mortale incidente sul lavoro;
se entrambe le ditte (quella di precompressi della quale i due operai erano dipendenti e la Dab, presso cui stavano effettuando il lavoro) risultino in regola con le norme previste dal decreto legislativo n. 626 del 1994;
quali iniziative intenda prendere affinché anche nelle industrie del nord-est veneto vengano rispettate le norme che garantiscono la sicurezza sul lavoro;
come intenda procedere sul terreno della prevenzione di tali incidenti.
(4-01651)
Non sono state riscontrate, invece, irregolarità a carico delle ditte interessate - Ipermontaggi (appaltatore) e Dab S.p.A. (committente) - per quanto riguarda gli obblighi previsti dal d.lgs. N 626/94 (nomina del responsabile della sicurezza, comunicazioni agli enti, alle r.s.u., ecc.).
La direzione provinciale del lavoro di Padova, che ha esperito delle indagini in merito all'infortunio, ha rilevato quanto segue.
La Dab S.p.A. di Mestrino aveva appaltato la costruzione di un nuovo capannone a diverse imprese ed, in particolare, aveva subappaltato alla Ipermontaggi la posa in opera di lastre e cemento per edificare la struttura del capannone.
Quanto alle iniziative intraprese sul territorio, si fa presente che, a livello locale, le problematiche e gli interventi in materia di sicurezza sono coordinati e diretti dal Comitato di coordinamento, ai sensi dell'articolo 27, comma 1, del d.lgs. 626/94, costituito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 dicembre 1997 «al fine di realizzare sul territorio l'uniformità degli interventi della pubblica amministrazione in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro ed il necessario raccordo con la Commissione consultiva permanente»; il Comitato è presieduto «dal Presidente della giunta regionale o da un suo delegato».
A livello nazionale, questa amministrazione, cui è attribuita in via istituzionale la funzione di controllo sulla corretta applicazione della normativa giuslavoristica, svolge un'importante opera di prevenzione attraverso un'opportuna ed incisiva attività di programmazione degli interventi ispettivi, con un'attenzione particolare per la sicurezza sui luoghi di lavoro nel settore dell'edilizia e dei pubblici appalti.
Si fa presente che, allo stato attuale, titolare delle indagini è la procura della Repubblica di Padova e che il procedimento non è stato ancora definito.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
sempre più acuta, in larghi strati dell'opinione pubblica meridionale, è la coscienza dei gravi rischi di compromissione irreversibile di delicati eco-sistemi e di pezzi rilevanti del patrimonio paesaggistico-ambientale nelle regioni Basilicata e Calabria;
in particolare vengono segnalati, anche dalla meritoria opera delle associazioni ambientaliste, i rischi legati alla coltivazione di OGM (organismi geneticamente modificati) in campo aperto a Pantanello (Matera); i presunti traffici illeciti di rifiuti radioattivi ruotanti attorno alla sede dell'ENEA di Rotondella (Matera); le svariate discariche abusive di rifiuti speciali e pericolosi disseminate in Val Basento; le discutibili estrazioni petrolifere in Val d'Agri. È in questo quadro di incuria ambientale che si può leggere l'aggressione a segmenti rilevanti della costa jonica: segmenti talmente degradati da essere privati, con ordinanza delle Autorità competenti, dei permessi di balneazione;
una prima emergenza è la salvaguardia e la messa in sicurezza delle spiagge: emergenza acuita dalla recente approvazione del Piano di utilizzo delle zone demaniali e marittime della costa jonica da parte della Regione Basilicata. Il piano infatti, oltre ad essere generico e lacunoso nel valutare la sostenibilità ambientale, lascia di fatto spazio aperto alla cementificazione selvaggia di una delle ultime coste ancora vergini d'Italia;
nel mezzo della pineta costiera jonica, starebbero nascendo enormi ammassi di cemento che custodiscono alloro interno piccoli paradisi destinati esclusivamente ad un turismo d'élite;
la costa jonica lucana (lunga circa 40 chilometri) è classificata dal programma dell'Unione Europea denominato «Rete Natura 2000» - traente la sua natura giuridica dalle Direttive Comunitarie n. 409 del 1979 (Uccelli) e n. 43 del 1992 (Habitat) - per il rilevante interesse rappresentato dalla presenza di «tipi particolari» di flora e fauna;
ai sensi delle succitate Direttive, sono stati individuati cinque «Siti di Importanza Comunitaria» (SIC) così distribuiti: «Foce Sinni» di ettari 928, «Foce Agri» di ettari 659, «Foce Basento» di ettari 499, «Foce Bradano» di ettari 467 e «Foce Cavone» di ettari 433. Le cinque aree precitate hanno un rilevante interesse naturalistico per via della peculiarità degli habitat ed inoltre la «Foce Sinni» è classificata come «Zona di Protezione Speciale» (ZPS) grazie alla presenza di peculiari sistemi faunistici;
il Piano Turistico Regionale della Regione Basilicata prevede una serie di interventi edilizi e non, su tutta la costa jonica, che non terrebbe conto dei problemi che si verrebbero a manifestare nel momento in cui queste opere andranno a fine, come ad esempio: inquinamento della costa, erosione della costa, salinizzazione delle falde, eccetera eccetera;
i progetti acquisiti dal succitato Piano sono: il progetto Marinagri, il progetto Cit Holding, il progetto per la costruzione del porto degli Argonauiti ed il progetto Piano dei Lidi;
la società Marinagri S.p.A. - da cui prende il nome il progetto - dopo aver richiesto la procedura di rilascio in concessione di terreni demaniali per la realizzazione di un porto turistico - ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 509 del 1997 - avrebbe redatto un progetto per la messa in opera di un «Centro Turistico Ecologico Integrato Marinagri» da realizzarsi in prossimità della foce del fiume Agri, ricadente il tutto nei territori dei comuni di Scanzano Jonico (Matera) e di Policoro (Matera);
il principio base su cui si fonda la realizzazione del centro turistico sarebbe quello di realizzare un sistema «ecologico» di relax e svago, mirato a creare un connubio tra l'elemento dell'acqua - presente in detto territorio sotto forma di mare, laguna e fiume - ed una serie di servizi di altissimo livello ben inseriti nel verde e nell'ambiente;
il progetto della Marinagri S.p.A., dopo aver ottenuto la legittimazione urbanistica con l'approvazione del Piano Particolareggiato d'Ambito denominato «Foce d'Agri» (approvato dal Comune di Policoro con delibera consigliare n. 74 del 1996), prevede come atto successivo la realizzazione del porto turistico in sostituzione del preesistente bacino di acquicoltura ittica dimesso (in origine i diritti dei godimenti reali appartenevano alla Valdagri S.p.A., la quale ha ceduto il tutto alla Marinagri S.p.A.);
per la messa in opera del «Centro Turistico Ecologico Integrato Marinagri» sarebbe previsto un vasto complesso di opere così identificate:
1) villaggio turistico «Ios» costituito da 650 posti letto;
2) villaggio turistico «Thira» costituito da 630 posti letto;
3) villaggio portuale «Akiris» comprendente:
a) porto turistico da 225 posti barca, con annesso cantiere navale, con i relativi impianti di distribuzione del carburante e tutti i servizi nautici necessari al reale utilizzo della struttura;
b) villaggio turistico «Oia» da 600 posti letto;
c) hotel «Ormos» con la classificazione alberghiera di un quattro stelle composto da 190 posti letto;
d) club nautico, disco bar ed un ristorante;
e) residence su un'area di 74.800 mq;
f) pianeta commerciale con gli annessi servizi esteso su un'area di 18.400 mq;
per quanto riguarda la costruzione del villaggio lagunare le opere che verrebbero poste in essere sono le seguenti:
a) residence per complessivi 19.000 mq;
b) centro ricevimenti con parco acquatico e delfinario;
c) hotel «Thalas» con la classificazione alberghiera di un quattro stelle composto da 320 posti letto;
d) centro di talassoterapia per una ricettività di 250 persone;
e) hotel «Poseidon» con la classificazione alberghiera di un tre stelle - con l'iscrizione nelle guide internazionali alberghiere - composto da 400 posti letto, centro convegni ed anfiteatro;
f) attività ricreative comprendenti: campo da golf di 18 buche, parco acquatico naturale e delfinario, parco ornitologico, orto botanico e un centro sportivo polifunzionale;
la Marinagri S.p.A. ha incaricato la società Modimar s.r.l. (società che ha redatto e messo appunto i diversi progetti) di effettuare indagini meteomarine per rilevare le probabili incongruenze con le opere suddescritte e l'ecosistema preesistente: e, difatti, dalle indagini effettuate è apparsa evidente la tendenza all'arretramento della linea di costa jonica;
l'Università degli Studi della Basilicata ed in particolare la LATIBI (Laboratorio di Tecnologie Informative nella pianificazione dei Bacini Idrografici), avrebbero effettuato studi più approfonditi i quali affermerebbero lo scarso ripascimento naturale della linea di costa a causa dell'esiguo apporto di detriti da parte dei diversi fiumi che sfociano nel Mar Ionio. I fiumi sono «costretti» dalla realizzazione di invasi artificiali (Monte Cutugno sul Sinni, Monte Pertusillo e Monte Gannano sull'Agri, Monte Camastra sull'affluente destro del Basento) per l'accumulo e la irrogazione dell'acqua ad uso irriguo e potabile;
alla realizzazione degli sbarramenti artificiali si aggiunga l'opera di numerose imprese (abusive e non) dedite alla estrazione di inerti fluviali per il confezionamento di conglomerati cementizi e bituminosi: e tutto ciò sta già comportando un progressivo arretramento della linea di costa e una rotazione verso nord delle foci dei principali fiumi lucani;
secondo quanto sviluppato dalla Modimar s.r.l. tramite un programma numerico, la realizzazione del porto turistico a servizio del Villaggio Portuale «Akiris», aumenterebbe notevolmente il fronte erosivo della linea di costa, con un arretramento di circa 100 metri della foce del fiume Agri con la conseguente perdita di ampie zone fluviali e lagunari, zone queste necessarie allo scambio idrico e solido tra il fiume e il mare;
l'arretramento della costa sarebbe così evidente ed accentuato che i progettisti hanno dovuto prevedere delle opere di mitigazione le quali, però, presenterebbero un notevole impatto diretto sul fiume Agri. Sarebbero infatti previste delle iniezioni di 30.000 metri cubi di sabbia all'anno (più di tre metri cubi di sabbia al giorno) per far fronte all'arretramento incipiente della costa;
per il ripascimento artificiale della costa si prevede la realizzazione di tre pennelli aggettanti in mare della lunghezza di 20 metri e una barriera longitudinale parallela alla costa della lunghezza complessiva di 920 metri, di cui 720 metri sommersi e 160 metri emergenti. Lo scopo sarebbe quello di ridurre l'erosione della zona sottoflutto, dove insiste la foce del fiume Agri, prelevando la sabbia dalla zona sopraflutto che invece sarà interessata da un avanzamento della linea di costa a causa dello sbarramento in dossi dal molo destro del porto;
diversi sarebbero i Comitati sorti in difesa della costa jonica che esprimono riserve radicali legate all'incompatibilità tra l'opera proposta e gli aspetti paesistici e naturalistici della zona, in relazione al fatto che:
1) l'area è «Sito di Importanza Comunitaria» (SIC);
2) nel tempo si è venuto a creare un habitat particolarmente interessante dove l'avifauna sosta, nidifica e trova sostentamento; tra le specie animali presenti si annovera la lontra;
3) la prevista struttura portuale altererebbe l'equilibrio delle aree golenali ed esturiali del corso naturale dell'acqua con possibili esondazioni che renderebbero insicuro il tutto;
4) l'area, per i suoi valori naturalistici e paesaggistici, è stata delimitata e sottoposta a maggiore tutela, per cui le eventuali trasformazioni devono essere compatibili con quanto prescritto dalla cosiddetta «Scheda di Ambito D» del Piano Paesistico del Metapontino regolamentato dalla legge regionale n. 3 del 1990;
l'Ufficio Regionale per lo Sviluppo Economico del Territorio con delibera n. 1 del 20 dicembre 2000 ha dato parere favorevole alla localizzazione di un Centro Turistico Integrato a Scanzano Jonico ad opera della Cit Holding S.p.A.;
il progetto del Centro Turistico Integrato prevede la realizzazione di:
1) tre villaggi albergo da 3.432 posti letto su una superficie di 81.845 mq;
2) due case albergo da 1.877 posti letto su una superficie di 47.397 mq;
3) un centro di formazione turistica da 250 posti;
4) un parco acquatico;
5) un aviosuperficie;
6) reti stradali e parcheggi;
nonostante la succitata delibera abbia espresso parere favorevole alla localizzazione in agro di Scanzano Jonico del citato centro, l'Ufficio Compatibilità Ambientale avrebbe sottolineato il fatto che parte dell'area in oggetto ricade nel Piano d'Ambito del Metapontino ovvero nel Piano Territoriale Paesistico di area vasta del Metapontino;
tale Piano Territoriale sarebbe stato recentemente modificato nel perimetro con una Delibera del Consiglio Regionale n. 474 del 18 marzo 2002 e da un successivo Decreto del Presidente della Giunta n. 62: tale modifica avrebbe consentito il rilascio del nulla osta per l'inizio dei lavori;
la LIPU (Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli) in data 3 giugno 2002 avrebbe presentato al TAR Basilicata la richiesta di sospensiva dei succitati atti normativi di competenza regionale;
il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), per il progetto della Cit Holding S.p.A. avrebbe stanziato la cifra di 500 miliardi di vecchie lire;
il porto turistico denominato Porto degli Argonauti, si inserirebbe in un contesto più ampio di riqualificazione e miglioramento delle infrastrutture turistiche della costa jonica lucana rappresentando in tal modo il fulcro del «Complesso Turistico Integrato degli Argonauti» previsto in prossimità della foce del fiume Basento;
il porto prevederebbe l'accoglienza di 481 barche di lunghezza dagli 8 ai 15 metri a cui si accompagnerebbero tutte le opere accessorie come: pontili, darsene, ricovero per le imbarcazioni, officine e rimesse;
lo studio di impatto ambientale relativo al Porto degli Argonauti avrebbe stabilito la necessità di una serie di interventi di mitigazione per la risoluzione dei problemi idraulici connessi all'interazione tra il fiume Basento e il mare;
l'intera costa jonica è interessata, dal secondo dopoguerra a oggi, da un intenso fenomeno erosivo che produce l'arretramento di oltre 100 metri di costa in periodi variabili in base alle condizioni climatiche contingenti;
lo studio idraulico condotto sull'intera area, avrebbe evidenziato la particolare vulnerabilità dei terreni attigui al corso d'acqua rispetto a piene di elevata intensità. In funzione di detto studio, sarebbero state previste delle misure di contenimento delle piene attraverso la realizzazione
il decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977 delega alle regioni il compito di gestire amministrativamente i litorali e le relative aree demaniali. In ordine al citato decreto la Regione Basilicata ha adottato con una direttiva della Giunta regionale n. 394 del 2001 la gestione delle aree demaniali e dei litorali redigendo un «Piano di Utilizzazione delle Aree Demaniali della Costa Jonica»;
i principi fondamentali su cui si basa il piano sarebbero:
1) elevata rilevanza naturalistica, paesaggistico-ambientale ed economica del mare, dell'arenile e della pineta prospiciente;
2) miglioramento della offerta turista regionale;
3) coerenza con il «Piano Paesistico» vigente e il «Piano di Sviluppo Regionale»;
tale piano è stato successivamente denominato Piano dei Lidi il quale prevederebbe la realizzazione di una elevata quantità di opere edilizie e non (quali stabilimenti balneari, spiagge attrezzate con la possibilità di realizzare bar, docce, spogliatoi, bagni e pronto soccorso, campus naturalistici, zone verdi attrezzate e zone per l'attività di pesca) nei seguenti comuni di Nova Siri (Matera), Rotondella (Matera), Policoro (Matera), Scanzano Jonico (Matera), Pisticci (Matera), Bernalda (Matera) -:
quale giudizio diano i Ministri interrogati del complesso delle vicende suddescritte;
quali interventi si intenda porre in essere per impedire l'ulteriore scempio della costa jonica e per la salvaguardia e la valorizzazione di un territorio che la Comunità Europea ha classificato: «Sito di Interesse Comunitario».
(4-03384)
In particolare la regione ha precisato che l'area interessata dall'intervento ricade all'interno del piano paesistico di Area Vasta del Metapontino (già strumento di tutela e salvaguardia di aree di particolare pregio) che prevede per l'ambito denominato «Foce del fiume Agri» la redazione di un piano particolareggiato esecutivo d'ambito.
Tale piano è stato approvato con decreto del Presidente della giunta regionale n. 711 del 9 settembre 1997.
Per tale intervento non si sarebbe proceduto alla valutazione di impatto ambientale in quanto la L.R. n.3/96 aveva precedentemente abolito l'obbligo della V.I.A. a piani e programmi; non si sarebbe altresì proceduto alla valutazione d'incidenza nei termini e nei modi stabiliti dal decreto del Presidente della Repubblica n.357 del 8 settembre 1997 in quanto lo stesso è entrato in vigore successivamente alla data di approvazione definitiva del piano.
A seguito all'approvazione definitiva del PPEA (Piano particolareggiato esecutivo d'ambito), la società Marinagri S.p.A, in qualità di soggetto attuatore del piano, avrebbe predisposto la progettazione del Centro turistico integrato «Marinagri» e del relativo porticciolo turistico «Akiris» in conformità al piano medesimo.
Per questo intervento si sarebbe avviata la procedura di valutazione di impatto ambientale ai sensi della legge regionale n. 47 del 14 dicembre 1998, in data 20 marzo 2000.
In ossequio al disposto del comma 5 dell'articolo 5 del decreto del Presidente
In tal senso, lo Studio di impatto ambientale comprenderebbe gli elementi specifici atti a identificare le possibili incidenze negative per le specie e per gli habitat in base ai quali il sito in questione è stato individuato come sito Natura 2000. Infatti la costa ionica lucana rientra nella Rete Natura 2000 per la presenza di peculiari sistemi di flora e fauna; in tale area sono stati individuati, ai sensi della direttiva «Habitat», i siti d'importanza comunitaria: IT 9220055 «Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica»; IT 9220080 «Costa Ionica Foce Agri»; IT 9220085 «Costa Ionica Foce Basento»; IT 9220030 «Costa Ionica Foce Bravano».
L'individuazione di tali aree quali siti d'importanza comunitaria risale al 1995, per cui a partire da tale data, per le zone in esame vanno applicate le disposizioni previste dalla normativa comunitaria vigente in materia.
Lo stesso progetto sarebbe stato inoltre presentato anche all'ufficio urbanistica e tutela del paesaggio della regione per l'ottenimento delle autorizzazioni richieste dal decreto legislativo 490/99.
A conclusione delle istruttorie condotte dall'Ufficio compatibilità ambientale e dall'ufficio urbanistica e tutela del paesaggio, il progetto relativo alla costruzione del Centro turistico ecologico integrato «Marinagri» sarebbe stato esaminato dal Comitato tecnico regionale per l'ambiente che avrebbe espresso il proprio giudizio favorevole subordinato ad alcune prescrizioni.
Tutto ciò considerato, la giunta regionale, con DGR n. 2463 del 27 novembre 2001 e DGR n. 1023 del 10 giugno 2002, ha espresso il proprio giudizio favorevole di compatibilità ambientale, ai sensi della legge regionale 47/98 e rilasciato l'autorizzazione paesaggistica, ai sensi del decreto legislativo 490/99.
Successivamente, in ottemperanza alle prescrizioni imposte con le citate deliberazioni di giunta, la società proponente ha presentato all'ufficio compatibilità ambientale il piano di monitoraggio relativo al controllo della costa, della qualità delle acque marine, della qualità dell'aria e della qualità floro-faunistica, piano che è stato approvato dal dirigente dell'ufficio con propria determinazione dirigenziale.
Tutto ciò premesso, la regione ritiene di aver ottemperato nel rispetto delle norme in materia di valutazione di incidenza per il progetto in esame.
Questo ministero, non considerando esauriente quanto rappresantato dalla regione, soprattutto in merito al riscontro o meno di incidenze negative sul sito causate dall'intervento in questione e sull'eventuale applicazione di misure di salvaguardia dell'integrità dell'area, ha chiesto ulteriori delucidazioni in merito al parere espresso dalla giunta regionale sull'argomento precisando nel contempo, che nel caso in esame, trattandosi di siti caratterizzati dalla presenza di un habitat prioritario, cod. 22.50 «Dune Costiere con Juniperus ssp», qualora si sia verificata la possibilità di un'incidenza negativa, per la realizzazione dell'intervento, possono solo essere addotte considerazioni connesse con la salute dell'uomo e la sicurezza pubblica o relative a conseguenze di primaria importanza per l'ambiente o, previo parere della Commissione, altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico.
Il ministero dell'ambiente ha sottolineato sia la necessità di predisporre, qualora l'intervento debba comunque essere realizzato, nonostante la presenza di incidenze negative, adeguate misure di compensazione atte a contrastare gli effetti negativi dell'intervento, quindi, anche, la necessità di effettuare ex novo un'adeguata valutazione d'incidenza, qualora la procedura di valutazione d'impatto ambientale non contenga tutti gli elementi atti ad identificare le possibili conseguenze negative per gli habitat e le specie presenti nel sito riguardo agli obiettivi di conservazione dello stesso ed anche alla coerenza globale della struttura e della funzionalità della Rete Natura 2000.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
da oltre un decennio gli uffici della dogana di Gela (Caltanissetta), ai quali fanno capo il polo Petrolchimico e di Caltanissetta e di Enna sono ubicati in una zona periferica della città, per lo stato pericolante dei precedenti uffici, ubicati in via Mare; - i locali oggi adibiti ad ufficio sono stati dichiarati inagibili dalle autorità sanitarie locali; - sorgono gravi problemi per la celerità ed efficacia dei controlli mercantili e di «intelligence» volti a combattere eventuali frodi comunitarie, per la loro disagevole dislocazione sul territorio;
gli uffici della dogana assicurano allo Stato circa quattrocento miliardi all'anno pur disponendo di personale al di sotto delle necessità;
la città di Gela oltre a detenere una posizione strategica nel Mediterraneo è sede di uno dei tre petrolchimici della Sicilia -:
se non ritenga opportuno provvedere in tempi rapidi la ristrutturazione della sede naturale e storica della dogana del comune di Gela, in quanto tale sede è sita in zona portuale, ricoprendo un ruolo importantissimo per le entrate fiscali dello Stato;
quali iniziative intenda mettere in atto per conseguire il fine auspicato.
(4-01467)
Occorre ricordare brevemente le vicende della dogana di Gela, che, fino al 13 aprile 1988, ha avuto sede in un vecchio edificio sito in via Mare, dotato anche di ampi spazi adibiti a circuito doganale, in carico al demanio pubblico dello Stato-Ramo marina mercantile. Detto bene demaniale, unico allora disponibile e situato nella zona portuale in posizione assai favorevole, non è risultato più idoneo all'uso cui era destinato a causa del degrado in cui versava, come accertato dall'ufficio del genio civile per le opere marittime di Palermo.
In attesa che l'edificio fosse reso funzionale, sicuro ed igienico, mediante opere di pronto intervento e di radicale ristrutturazione, l'Agenzia del demanio ha ritenuto necessario trasferire provvisoriamente gli uffici doganali nei locali privati di via Venezia n. 369, prontamente disponibili ed offerti in locazione, situati però in una zona periferica, a 5 chilometri circa dall'ambito portuale.
Senonché, anche gli anzidetti locali privati non si sono mostrati idonei. Pertanto si è ripresentata l'urgenza di ricercare nuove e più idonee soluzioni strutturali e logistiche adeguate alle reali necessità operative di quella dogana, tali da rendere necessaria la provvisoria dislocazione della Sezione operativa territoriale presso la sede della raffineria di quella città.
La predetta Agenzia ha inoltre precisato che la causa del ritardo nell'opera di ripristino della vecchia struttura di via Mare va individuata nella carenza dei fondi necessari, che, in generale, ha impedito di far fronte prontamente all'opera di recupero e di risanamento degli immobili statali in uso alla stessa Agenzia e in particolare ha impedito di finalizzare gli impegni diretti a realizzare interventi strutturali di miglioramento delle sedi degli uffici doganali.
Ciò ha reso necessario l'intervento della competente circoscrizione regionale dell'Agenzia delle dogane che ha coinvolto anche l'amministrazione comunale nell'elaborazione di un progetto di ristrutturazione, da inoltrare all'Agenzia del demanio, per sensibilizzare a provvedere, nel futuro più immediato, il finanziamento dei dovuti interventi indispensabili ed urgenti che per l'immobile in argomento determinerebbero un costo di circa 258.228,45 euro.
A tale proposito è stato evidenziato che la ristrutturazione dello stabile demaniale rappresenta la situazione ottimale sia sotto il profilo della riduzione dei costi di
Ciò posto, l'Agenzia delle dogane, sentita al riguardo, concorda con quanto manifestato nella interrogazione circa la situazione di precarietà in cui versa tutt'ora la vecchia struttura della dogana di Gela e la soluzione ottimale auspicata, ai fini di una riduzione dei costi e di una maggiore celerità ed efficacia sui controlli mercantili e di intelligence nella lotta alle frodi comunitarie, è il ripristino della vecchia struttura demaniale di via Mare, più idonea sotto il profilo logistico ed operativo.
A tale riguardo, la stessa Agenzia, in data 27 marzo 2002, ha segnalato (nota protocollo n. 1035) all'Agenzia del demanio, competente per materia, la necessità di riadattamento dello stabile sito in Gela, dichiarato inagibile per carenze igieniche ed ambientali. Tuttavia, quest'ultima ha risposto che le esigenze di ristrutturazione dello stabile demaniale potranno essere tenute in considerazione nella programmazione degli esercizi futuri, poiché le risorse finanziarie attualmente disponibili sono già state impegnate per altri interventi già da tempo programmati.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Maria Teresa Armosino.
il valico di Ponte Ribellasca in Valle Vigezzo, provincia del Verbano Cusio Ossola, segna il confine tra Italia e Svizzera e la strada statale 337 che lo raggiunge è stata oggetto, nel recente passato, di numerose interruzioni;
in particolare, il ponte che segna il confine italo-svizzero presenta evidenti segnali di cedimento che hanno comportato un restringimento della carreggiata;
anche il viadotto Melezzo 1, al chilometro 25, necessita di interventi di consolidamento;
sono carenti di reti di protezione al chilometro 27 con rischio di caduta massi -:
se il ministro abbia conoscenza delle iniziative che l'Anas intenda intraprendere per mettere finalmente in sicurezza la strada statale 337;
se siano state intraprese iniziative d'intesa con le autorità elvetiche per la sistemazione del ponte di confine.
(4-06226)
La società stradale informa, inoltre, che è stato affidato l'incarico di assistenza alla redazione del progetto preliminare e di verifica ambientale (legge regionale n. 40 del 1998), con scadenza prevista per la fine di luglio 2003, cui seguirà la convocazione della Conferenza dei Servizi.
Successivamente, verrà redatto il progetto definitivo in conformità con quanto previsto dalla normativa vigente in materia di appalto integrato.
Per quanto concerne il viadotto Melezzo al km. 25+000, l'ANAS rende noto che sono in corso, da parte dei tecnici della società stessa, verifiche sulle fondazioni alle quali farà seguito la progettazione degli interventi di risanamento e consolidamento delle fondazioni e delle pile, per un importo presunto di circa 1.000.000 di euro.
L'ANAS rende noto che, oltre al già citato intervento dal km. 27+200 al km. 29+750, sono in corso le seguenti progettazioni:
È stato redatto il progetto preliminare ed è in fase di redazione la verifica di impatto ambientale (LR 40/98), che permetterà la convocazione della Conferenza dei servizi. Se quest'ultima avrà esito positivo si potrà procedere, presumibilmente per l'inizio della stagione estiva 2003, alla redazione del progetto definitivo con le modalità dell'appalto integrato, comprensivo delle relative autorizzazioni.
2. Lavori di allargamento delle sede stradale nel tratto compreso tra i km. 23+000 e 24+000 in corrispondenza del Santuario di Re.
Il progetto preliminare è stato già redatto e si è provveduto ad affidare i servizi di assistenza alla progettazione definitiva ed esecutiva. Il completamento della progettazione definitiva è previsto per la fine di luglio 2003. Seguirà immediatamente la Conferenza dei servizi, la cui conclusione è prevista per l'inizio di settembre 2003. La redazione del progetto esecutivo è prevista entro il mese di novembre 2003.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
si annuncia come imminente l'apertura della terza corsia della tangenziale di Mestre;
secondo i dati relativi agli anni 2000 e 2001 dell'Agenzia per la protezione ambientale della regione Veneto (ARPAV), la tangenziale di Mestre rappresenta la principale fonte d'inquinamento atmosferico della città veneta sia direttamente, soprattutto per gli idrocarburi policiclici aromatici (I.P.A.) e le polveri inalabili (PM 10, PM 2,5), che indirettamente per la congestione causata sulle altre strade principali cittadine sulle quali si scarica il traffico; le rilevazioni sulle polveri inalabili (dati ARPAV 2001) mostrano inoltre che qualsiasi intervento sul traffico urbano risulta scarsamente efficace sulla qualità dell'aria a Mestre se non si interviene sulla tangenziale;
secondo le tesi di chi l'ha progettata e commissionata, l'uso della corsia di emergenza come terza corsia di scorrimento dovrebbe rendere il traffico più fluido e conseguentemente ridurre l'inquinamento, ma in realtà il traffico potenziale in transito sulla tangenziale aumenterà di una volta e mezzo e quindi, in caso di rallentamenti, l'inquinamento, già oggi fuori dei limiti accettabili, potrà crescere in futuro del 50 per cento;
sulla progettazione dell'opera non è stata effettuata una valutazione di impatto ambientale adducendo come motivazione il fatto che il progetto non prevedeva l'allargamento del sedime stradale, come se «l'uso della corsia di emergenza come terza corsia di scorrimento» non comporti di fatto un potenziamento della portata della strada di una volta e mezza con possibili impatti sull'ambiente che andavano quanto meno studiati;
si prevede di aprire la terza corsia senza che sia stata completata la posa di barriere fonoassorbenti e senza che sia avvenuta la stesura di asfalto fonoassorbente sull'intera tratta della tangenziale;
tale situazione genera forti preoccupazioni sulla popolazione che risiede nell'area a ridosso della tangenziale e che teme un consistente incremento dell'inquinamento acustico e atmosferico considerando che il progetto per la terza corsia e la relativa spesa sono stati centrati sul problema della viabilità, sottovalutando palesemente il problema dell'impatto sulla salute degli abitanti e minimizzando i possibili interventi di riduzione di questo impatto;
dal punto di vista della sicurezza e delle rapidità degli interventi di soccorso la situazione è ben lontana dall'essere definita accettabile -:
se non ritenga opportuno richiedere alla Società Autostrade Venezia-Padova la posticipazione dell'apertura ai flussi di traffico delle terza corsia sino a che non
(4-06051)
L'insieme dei due tratti viene definito comunemente «tangenziale di Mestre».
Il tratto di tangenziale oggetto dell'intervento di trasformazione della corsia di emergenza è compreso tra la progressiva chilometrica 259+300, di competenza della società Venezia/Padova, e la progressiva chilometrica 3+000, di competenza di Autovie Venete.
L'Anas fa conoscere che il progetto di utilizzo della corsia di emergenza come terza corsia di marcia è stato commissionato da Unindustria di Venezia mentre il coordinamento del progetto è stato effettuato dal compartimento Anas di Venezia.
La Conferenza dei servizi tenutasi il giorno 26 ottobre 1999, presso la sede di compartimento Anas di Venezia, ha preso atto dell'intesa favorevole sul progetto di tutte le amministrazioni ed enti interessati, anche sotto il profilo ambientale.
In tale contesto sono stati previsti importanti interventi prioritariamente indirizzati alla sicurezza ed alla protezione dell'ambiente. In particolare, sono state posizionate circa 2000 metri di barriere fonoassorbenti che si sommano a quelle precedentemente installate per complessivi 7000 metri.
L'Anas fa presente che il progetto approvato non prevede la posa di pavimentazione drenante/fonoassorbente ma in base al programma di manutenzione periodica si provvederà alla stesa del tappeto di usura su alcuni brevi tratti. Peraltro, si osserva che le barriere fonoassorbenti posizionate lungo la Tangenziale assicurano abbattimenti delle emissioni di rumore decisamente superiori a quelli di qualsiasi pavimentazione che, invece, si limita al contenimento del solo rumore prodotto dal rotolamento dei pneumatici sul fondo stradale.
Gli interventi a garanzia della sicurezza stradale previsti nel progetto, e realizzati dalla Società Venezia-Padova, sono stati preventivamente individuati e concordati da una apposita commissione composta da polizia stradale, vigili del fuoco, Suem 118 vigili urbani.
L'Anas rappresenta, altresì, che durante l'esecuzione dei lavori è stato predisposto dalle società autostradali, con il contributo dei soggetti preposti alla sicurezza, un piano relativo alle procedure di intervento da attuare in caso di incidente sulla tangenziale, proprio al fine di favorire un'azione coordinata. L'obiettivo primario è quello di garantire la massima sicurezza per gli utenti e gli addetti sia in condizioni ordinarie sia in situazione critiche e di emergenza, in modo che il traffico si svolga in condizioni controllate per evitare i possibili incidenti secondari.
Tale documento è stato approvato e sottoscritto da tutti i soggetti interessati presso la prefettura di Venezia il 18 dicembre 2002.
L'Anas rende noto, inoltre, che nello scorso mese di aprile è stata svolta con esito positivo la visita di ricognizione da parte dei propri funzionari per la verifica delle condizioni di sicurezza della circolazione, ai fini dell'apertura al traffico della terza corsia.
Nel corso dello stesso mese di aprile, è stata, quindi, aperta al traffico la terza corsia della carreggiata ovest della tangenziale (direzione Trieste-Milano), dalla progressiva chilometrica 265+811 alla progressiva chilometrica 259+200. Mentre per l'apertura al traffico della terza corsia sulla carreggiata Est e del restante tratto della carreggiata ovest, si dovrà attendere l'ultimazione
L'Anas fa presente, infine, che l'uso dinamico della corsia di emergenza come terza corsia di marcia, non comporta alcun aumento di traffico in tangenziale ma ha lo scopo di rendere più fluido il transito dei veicoli che percorrono detta arteria nei periodi di punta.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.