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ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, si è verificato un episodio per il quale debbo riproporre una questione che si è ripresentata in maniera aggravata. La questione è quella che ho già sollevato più volte anche in sede di Giunta per il regolamento. Accade ancora purtroppo - ed è disdicevole - che nel corso di una votazione segreta venga reso palese il voto espresso da un collega. Questo è assolutamente sbagliato! Ne abbiamo discusso
più volte ed io ho sollevato la questione anche in aula. Esiste al riguardo una interpretazione resa dai Presidenti della Camera che però non condivido affatto, perché c'è un principio di ordine generale tale per cui se il voto è segreto esso deve essere segreto. E i meccanismi e le procedure di votazione non possono comunque essere tali da trasgredire un principio di ordine generale.
Ma questa sera abbiamo assistito all'aggravante di un collega che è stato «costretto» a precisare che egli intendeva esprimere un voto; ovviamente, essendo un voto segreto, non ha potuto nemmeno dire che tipo di voto avrebbe espresso. Vede quante conseguenze ci sono rispetto alla trasgressione di un principio? Quando si trasgredisce un principio, si mette poi in moto una catena di trasgressioni che determinano situazioni che io ritengo spontanee - anzi, sono certo, conoscendo il collega, che siano spontanee -, però potrebbe anche accadere che qualcuno sia poi costretto a fare di queste precisazioni. Quindi, non solo non è garantito il voto segreto, ma sottoponiamo anche il collega che eventualmente ha deciso di astenersi dal voto - e dunque, di votare «bianco» - all'onere di dover poi rettificare il proprio voto sotto pressioni che possono essere intervenute, perché il fatto assume anche una connotazione politica.
Signor Presidente, io torno a dire che questa non è una questione di secondaria importanza in un momento nel quale sulla difesa della privacy del cittadino spendiamo non solo parole, ma anche leggi; noi abbiamo un regolamento, una legge forte che tutela il voto segreto nelle materie delicate, e poi, per l'interpretazione che viene data - a mio avviso, in modo perlomeno estemporaneo - del regolamento, facciamo soggiacere un principio a procedure regolamentari, cosa che, francamente, mi pare una cosa disdicevole.
Signor Presidente, ho sollevato tale questione sia in Assemblea sia nella Giunta per il regolamento, ma mi si oppongono sempre dei precedenti e delle interpretazioni: ebbene, precedenti ed interpretazioni non possono avere più valore di un principio sacrosanto di ordine generale che tutela la segretezza del voto in quest'aula quando tale voto è ammesso. Quindi, signor Presidente, o si prende un provvedimento, oppure questa è una questione che sta diventando intollerabile per il tenore e la qualità della democrazia e del voto che si esprime in questa Assemblea. La ringrazio.
PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, il collega Boccia pone solitamente questo tema sin dall'inizio della legislatura, però questa volta non voglio lasciarlo in perfetta solitudine a porre questa questione. Il nostro regolamento, all'articolo 49, non esplicita che il voto è segreto solo per chi intende votare favorevolmente o in maniera contraria rispetto alla proposta oggetto delle votazioni, ma chiarisce solo che il voto è segreto e si può esprimere o attraverso le palline, nel caso di indicazione di nomi (questo vale soprattutto per le Commissioni), oppure attraverso la votazione mediante procedimento elettronico, senza chiarire che il voto è segreto per tutti, salvo che per coloro che vogliono esprimere un voto di astensione.
Quindi, credo che, anche a norma e in applicazione di quello che è previsto nel nostro regolamento all'articolo 49, non sia prevista la fattispecie del voto non segreto solo per quei colleghi che vogliano astenersi. L'opportunità di voto anche nelle votazioni segrete consta di tre possibilità per il deputato, il quale può esprimere un voto favorevole, un voto contrario o l'astensione.
Non si capisce per quale motivo i voti di astensione appaiano non solo nella schermata ma anche nei tabulati che vengono resi ai gruppi. Si può evincere, ad esempio, in maniera molto chiara ed esplicita che il collega Serena si è astenuto: è scritto proprio nel tabulato.
Riteniamo che tale questione vada affrontata una volta per tutte, anche per consentire ai colleghi che volessero farlo di esprimere un voto di astensione mantenendo la segretezza del voto stesso e, quindi, gli stessi diritti di cui sono in possesso gli altri deputati nel momento in cui esprimono il loro voto.
Pertanto, a nome del mio gruppo, chiedo anch'io alla Presidenza di risolvere il problema una volta per tutte, anche perché - lo ripeto - nel nostro regolamento non è prevista la fattispecie del voto di astensione come voto non segreto ma palese. Credo, quindi, che la segretezza del voto debba valere per tutte le possibilità e le opportunità di espressione concesse ad un deputato rispetto al provvedimento in discussione.
PRESIDENTE. La questione sollevata non mi sembra manifestamente infondata: è talmente poco infondata che è in discussione presso la Giunta per il regolamento. Più che l'interesse per il mio parere questa sera, credo sia importante che la Presidenza della Camera faccia in modo che la Giunta per il regolamento arrivi rapidamente ad una conclusione, dando una risposta definitiva al quesito che si pone ogni volta che vi è un voto segreto. La questione c'è non perché la sollevino l'onorevole Boccia e gli altri che si associano, ma perché esiste.
Pertanto, solleciterò il Presidente della Camera, affinché in Giunta si arrivi a definire formalmente il profilo di tale questione e ringrazio i colleghi per averla posta.
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