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DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
alcun modo coinvolto in processi trattati dal consigliere Squillante, di non averlo mai avuto come giudice e quindi di non aver avuto alcun motivo per corromperlo;
«Rowena» sul quale, secondo la sentenza IMI-SIR, transitarono i fondi copiosissimi della corruzione in atti giudiziari -:
obbligati ad investire le somme ricavate dalla imposta Ici esclusivamente in opere pubbliche;
l'onorevole Berlusconi ha affermato in più occasioni di non essere mai stato in
in particolare il Presidente del Consiglio ha affermato quanto sopra in una conferenza stampa in Lussemburgo il 24 maggio 2003, davanti al Tribunale di Milano il 17 giugno 2003 e in un'intervista al periodico inglese Spectator;
in un articolo del quotidiano La Repubblica del 15 settembre si afferma che il Presidente del Consiglio Berlusconi ha dichiarato il falso, poiché l'onorevole Berlusconi è stato imputato nel 1984 davanti al giudice istruttore Renato Squillante, per un reato connesso alla sua posizione di presidente del gruppo Fininvest e costituito dalla interferenza illecita attraverso i propri ripetitori TV nelle frequenze radio della Protezione civile e dell'aeroporto di Fiumicino;
secondo il quotidiano La Repubblica, in particolare l'onorevole Berlusconi è stato interrogato proprio dal consigliere Squillante, alla presenza dell'avvocato Cesare Previti, in data 24 maggio 1984 -:
quali siano le ragioni per le quali il Presidente del Consiglio abbia affermato più volte di fronte ai giudici e all'opinione pubblica italiana una versione dei fatti che non risponde alla verità.
(2-00894)
«Fanfani, Mantini, Papini, Ruta, Annunziata».
il giorno 14 settembre 2003 sul quotidiano La Repubblica è apparso un articolo a firma di Carlo Bovini e Giuseppe d'Avanzo recante il titolo «Squillante e la bugia del Cavaliere»;
in esso si denuncia che il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in tre occasioni e precisamente in una conferenza stampa tenuta nello scorso mese di maggio a Lussemburgo, il successivo 17 giugno davanti ai Tribunale di Milano ed, infine, in una recentissima intervista resa al settimanale inglese Spectator, ha testualmente affermato «non ho mai incontrato il dottor Squillante... perché il mio gruppo avrebbe dovuto pagare Squillante se non c'era una mia sola sola causa che lui aveva per le mani...»;
il dottor Squillante è stato recentemente condannato con sentenza resa in primo grado e, quindi non ancora definitiva, ad 8 anni e sei mesi di reclusione perché riconosciuto responsabile del reato di corruzione in atti giudiziari nell'ambito del processo milanese noto come processo IMI-SIR/Lodo Mondatori, nel quale risultano coinvolte aziende di proprietà del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e uomini vicini al Presidente del Consiglio come l'onorevole Cesare Previti;
la denuncia giornalistica si fonda sulla circostanza inoppugnabile che le dichiarazioni del Presidente del Consiglio sono clamorosamente smentite dal verbale dell'interrogatorio reso dall'imputato Berlusconi Silvio, il 24 maggio 1984, al giudice istruttorio di Roma dottor Renato Squillante, interrogatorio dopo il quale il dottor Berlusconi venne assolto dalle imputazioni ascrittegli;
i fatti esposti, se corrispondenti al vero, pongono questioni di natura politico-istituzionale: il capo di Governo può dichiarare circostanze non corrispondenti a verità dinanzi all'opinione pubblica nazionale e internazionale in ordine a fatti e circostanze che lo riguardano direttamente ed oggetto di diffuso dibattito nazionale? Corrispondono tali comportamenti a criteri di rigore istituzionale? Sono compatibili con la realtà di una democrazia evoluta e consolidata?;
tali interrogativi di chiara natura retorica assumono poi più cospicua significazione laddove si consideri che sei mesi dopo l'interrogatorio del 24 maggio 1984 il giudice Squillante apriva il conto bancario
se i fatti esposti nell'articolo di cui in premessa corrispondono alla reale sequenza degli accadimenti;
in caso affermativo se ritenga tali comportamenti compatibili con il ruolo istituzionale del Presidente del Consiglio.
(3-02682)
l'impegno della nostra cooperazione nei Paesi del Sud Mediterraneo può contribuire allo sviluppo economico ma anche culturale e sociale d'integrazione mediterranea;
la Tunisia è uno dei pochi Paesi che ha l'accordo con l'Italia per riprendersi eventuali clandestini;
la Tunisia è un Paese dove sono presenti 800 aziende a partecipazione italiana e che ha siglato l'accordo con la comunità europea per entrare nel 2008 nella «zona di libero scambio». Si è sviluppata in questi ultimi anni un'intensa rete di cooperazione decentrata tra diverse Regioni italiane e Governatorati tunisini;
vi è tra gli altri un accordo tra regione Lombardia e i governatorati di Gafsa e Kasserine che prevede anche la gestione di una quota dei flussi migratori;
tale gestione è basata su un accordo tra il nostro Ministero del lavoro e l'Agenzia Regionale del lavoro della Lombardia -:
se corrisponda al vero che l'Ufficio Visti dell'Ufficio Consolare di Tunisi usi metodi di lavoro e comportamenti verso l'utenza italiana e tunisina tali da danneggiare e ostacolare lo sviluppo dei rapporti economici e commerciali tra i due Paesi;
se corrisponda al vero che i cittadini che si rivolgono a tale ufficio vengono spesso trattati con disprezzo se non maltrattati da funzionari e da personale di servizio;
se corrisponda al vero che al numero telefonico di questo ufficio non venga mai data risposta;
se corrisponda al vero che vi sono casi nei quali da parte di operatori di quest'ufficio si sia vilipeso il Parlamento e insultati i parlamentari italiani;
se corrisponda al vero che si siano verificati casi nei quali la straordinaria discrezionalità con la quale tale ufficio ha deciso se e quando accordare i visti d'ingresso in Italia, abbia provocato ingiusti danni all'utenza e agli operatori e indirizzato acquisti di tecnologia verso altri Paesi;
se corrisponda al vero che una buona parte di cittadini tunisini si vede costretta ad acquisire il visto dall'Ufficio Consolare di altri Paesi europei per entrare attraverso essi in Italia;
in quali modi il Governo intenda verificare tale grave situazione dannosa per il nostro Paese, per la sua economia e per la sua immagine e quali provvedimenti intenda prendere perché la situazione rientri nell'alveo corretto delle leggi e dei regolamenti che devono essere applicati trasparentemente, equamente e nel costante rispetto dei cittadini utenti.
(4-07424)
se non ritenga di predisporre una norma che stabilisca che i comuni sono
tutto ciò anche per evitare che i soldi ricavati dalla odiosa imposta, che costituisce il dramma delle famiglie italiane, vengano utilizzati per spese effimere.
(4-07431)
le società pagano centinaia di milioni per ogni giocatore, tali cifre potrebbero essere ridotte e investite per curare l'ordine negli stadi;
la polizia di Stato, in tal caso, potrebbe limitarsi a coadiuvare o intervenire in casi particolari -:
se non ritengano di adottare le opportune iniziative normative volte a prevedere rispetto alle questioni della sorveglianza degli stadi di calcio un impegno delle società calcistiche per curare a loro spese un servizio d'ordine, anche ricorrendo alle agenzie di polizia privata.
(4-07432)
se non ritengano di inserire nella legge finanziaria per il 2004 previsioni volte a stabilire che i pensionati con reddito mensile inferiore ai 5.000 euro sono tenuti a pagare l'imposta comunale sugli immobili decurtata del 50 per cento, mentre quanti non superano i mille euro mensili sono esentati dal pagamento delle stesse.
(4-07433)
il 19 settembre scorso, l'onorevole Umberto Bossi, intervistato dal quotidiano la Padania, ha testualmente affermato: «per me la capitale è Milano, non Roma. Il Governo dovrebbe stare al Nord, a Milano, e il Parlamento tra Venezia e Torino, o il contrario. È la continuazione di uno degli errori principali fatti dai Savoia e da Garibaldi. È incredibile come i massoni, che erano nati per ammazzare il Papa, arrivati a Roma - invece di fare i fatti - si siano messi a banchettare con l'Oltretevere. È un banchetto che dura da oltre 150 anni. Dovevano lasciarla a Firenze la Capitale, meglio ancora a Torino. Dovunque ma non a Roma dove c'è già un re: il Papa»;
l'onorevole Umberto Bossi, oltre che leader del movimento politico «Lega Nord», è, dal 10 giugno 2001, Ministro per le Riforme istituzionali e la devoluzione della Repubblica italiana, cui ha prestato giuramento davanti al Presidente della Repubblica, come da articolo 93 della Costituzione;
il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile; mantiene l'unità di indirizzo politico e amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei Ministri, come da articolo 95 della Costituzione;
a parere dell'interrogante, le suddette dichiarazioni rilasciate dal Ministro per le Riforme istituzionali, Umberto Bossi, oltre ad attaccare direttamente e pesantemente la Capitale dello Stato italiano, che egli stesso dovrebbe rappresentare, sono frutto di una ricostruzione distorta e sbagliata della storia d'Italia e sono chiaramente in contrasto con la nostra Carta costituzionale -:
quali atti intenda adottare, in qualità di Presidente del Consiglio dei ministri, al fine di ristabilire un sereno e civile clima istituzionale, capace di garantire al Paese tutto un Ministro per le Riforme istituzionali e la devoluzione che sia il vero e reale rappresentante di tutti i cittadini e di tutto il territorio della Repubblica italiana.
(4-07439)