Risposta. - Sulla base degli elementi forniti dal prefetto di Alessandria, si comunica che nella notte tra il 5 ed il 6 novembre 2002, presso il Sacrario dei Martiri della Benedicta, eretto nella frazione Capanne di Marcarolo del comune di Bosio (Alessandria), sono stati danneggiati l'altare in marmo, la lapide in memoria dei caduti della resistenza e sono stati gettati a terra gli arredi ed i vasi di fiori ornamentali.
dei danni recati, ha intenzione di avviare al più presto i necessari lavori di ripristino.
Risposta. - Sulla scorta di quanto comunicato dall'Amministrazione provinciale di Grosseto e dal commissario delegato al risanamento ambientale della laguna di Orbetello, riguardante la disattivazione del depuratore di Terrarossa che raccoglie i liquami del comune di Monte Argentario e del comune di Orbetello, giova premettere che, ai sensi dell'articolo 18, comma 2, lettera b) del decreto legislativo n. 152 del 1999, l'area lagunare di Orbetello è designata area sensibile e, come tale, richiedente specifiche misure di prevenzione dall'inquinamento e di risanamento.
quelle zone, più in specifico quei corpi idrici che sono soggetti a fenomeni di eutrofizzazione o che lo possono diventare in mancanza di provvedimenti specifici.
è costituita da fognatura mista, per cui la consistente presenza di acque bianche diluisce sensibilmente la concentrazione di liquami.
evitare che la presenza di cloruri danneggi il funzionamento dell'impianto di depurazione.
Risposta. - In occasione dell'incidente in questione, Ministro ha manifestato profonda contrarietà e preoccupazione per il ricorso alle armi da parte di una motovedetta della guardia costiera croata ed ha fatto convocare alla Farnesina l'Ambasciatore di Croazia per esprimergli tali sentimenti e chiedere spiegazioni sulla vicenda, che ho seguito con particolare attenzione.
marzo un messaggio promozionale, molto diffuso con l'uso della «zucca»;
Risposta. - Il messaggio pubblicitario relativo al «Conto Arancio» della ING Direct nel quale viene promessa la corresponsione di un tasso di interesse del 6 per cento per il mese di marzo 2003 è stato interessato dalla pronuncia del giurì di autodisciplina pubblicitaria n. 55 del 2003 del 18 febbraio 2003 che ha dichiarato lo stesso non conforme agli articoli 2 e 27 del codice di autodisciplina pubblicitaria, disponendone la cessazione.
Risposta. - Il «Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti», che fa capo al consig1io d'Europa, rientra nell'ambito degli organismi istituiti dalla convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950.
Tanto i contenuti del rapporto del CPT quanto le osservazioni del Governo possono essere oggetto di pubblica consultazione sul sito web del CPT (www.cpt.coe.n.int).
i diritti fondamentali dell'uomo come previsto da tutte le convenzioni internazionali sottoscritte anche dal nostro paese.
Risposta. - Il Governo italiano ha mantenuto una costante attenzione alla questione del Chiapas ed al rispetto dei diritti umani in Messico nei confronti delle popolazioni indigene locali, in sintonia con la forte sensibilità dimostrata al riguardo anche dall'opinione pubblica del nostro Paese. Tale problematica ha costituito e continua a rappresentare un argomento sollevato in ogni occasione utile nei colloqui a tutti i livelli con le autorità messicane. Ultima tra i membri dell'UE, l'Italia ha ratificato l'accordo di partenariato UE-Messico solo dopo l'affermazione elettorale dell'attuale presidente, Vicente Fox, che per la prima volta in 70 anni di storia messicana ha rappresentato un cambiamento atteso nel quadro politico interno in direzione di più estesi ed approfonditi standard democratici.
che caratterizza da mesi i lavori del Parlamento messicano. Va quindi tenuto presente il limite oggettivo per l'efficacia di una pressione internazionale nei confronti del Governo del presidente Fox che, pur desideroso di pervenire ad una normativa adeguata per le riconosciute esigenze indigene, non riesce a superare le acute resistenze delle forze parlamentari tuttora in disaccordo sul testo della legge.
Risposta. - In riferimento all'atto ispettivo di cui all'oggetto, concernente sgravi sull'ammontare dei contributi previdenziali nel settore edile, previsti dall'articolo 29, comma 2, del decreto-legge 23 giugno 1995, n. 244, (convertito in legge 8 agosto 1995, n. 341) rappresento che la questione posta ha trovato positiva soluzione nel decreto interministeriale (lavoro-economia) 18 febbraio 2002, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 78 del 3 aprile 2002.
il capitale investito nella acquisizione, nel 1996, dell'Unione Italiana di Riassicurazione di cui l'Ina era l'azionista di maggioranza, procedere ad un drastico taglio dei costi del personale; una parte delle attività è stata progressivamente trasferita alla sede di Zurigo;
Risposta. - Dagli accertamenti effettuati dalla direzione provinciale del lavoro di Roma è emerso quanto segue.
su base volontaria, risolveranno il rapporto di lavoro nell'arco temporale di validità dell'accordo, nonché un piano di outplacement accessibile, su base individuale e collettiva, a quei lavoratori che matureranno il diritto a percepire la pensione di anzianità o vecchiaia, secondo la normativa in vigore, oltre i 48 mesi dal momento della risoluzione del rapporto.
Risposta. - Si comunica che nella mattinata dello scorso 30 ottobre circa venti giovani, aderenti al centro sociale «Brankaleone», hanno inscenato a Roma, in via Lavenna, una manifestazione di protesta contro la prosecuzione dei lavori di costruzione di un complesso residenziale, con regolare concessione edilizia.
1999, alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo successivamente, e, da ultimo, alla Direzione dell'ufficio dell'ispettorato del DAP;
Risposta. - Si comunica che il dottor Alfonso Sabella ha fruito a Palermo dei servizi di scorta, tutela e vigilanza fissa, allorquando ricopriva l'incarico di sostituto procuratore presso la procura della Repubblica.
internazionali nell'epoca delle comunicazioni virtuali»;
Risposta. - In vista della candidatura di Trieste ad ospitare un'esposizione internazionale riconosciuta nel 2008, il Ministro degli affari esteri ha programmato di co-finanziare - assieme alla società consortile per azioni TriestExpo Challange che riunisce comune provincia e camera di commercio di Trieste e che sta curando la candidatura triestina - e con il sostegno del Bureau International des Expositions (BIE), un seminario promozionale che dovrebbe riunire nella città giuliana i delegati del BIE, i maggiori esperti dell'ambiente delle esposizioni internazionali e la stampa specializzata nazionale ed estera. Ciò anche in considerazione del fatto che altre due città candidate, Saragozza e Salonicco, hanno annunciato di avere intenzione di realizzare analoghe iniziative nel secondo semestre del 2003.
il Presidente d'onore della Fiat senatore Giovanni Agnelli ha annunciato, giovedì 4 ottobre 2001, il taglio della fabbricazione di centomila automobili e il ricorso alla cassa integrazione;
l'annuncio ha destato, com'è facilmente intuibile, un forte allarme in una regione che, già alle prese con seri problemi occupazionali, è comunque caratterizzata dalla presenza di un numero impressionante di aziende direttamente o indirettamente legate al gruppo Fiat;
la situazione dunque appalesa una serie di rischi concreti sul versante occupazionale -:
se e quali iniziative abbia assunto o intenda assumere per garantire nella misura massima possibile i livelli produttivi ed occupazionali del gruppo Fiat.
Risposta. - Dagli accertamenti effettuati dalla direzione provinciale del lavoro di Torino, è emerso quanto segue.
Risposta. - Si comunica che nel pomeriggio del 28 settembre nel centro cittadino di Milano si è svolta una manifestazione organizzata dal «Movimento per l'opposizione sociale», alla quale hanno partecipato circa 1.000 persone, appartenenti prevalentemente ai centri sociali cittadini ed all'area antagonista del nord Italia.
Si aggiunge che nella citata piazza Cordusio la comunità ebraica di Milano aveva allestito una struttura prefabbricata per festeggiare la ricorrenza della tradizionale festa delle capanne «Sucoth».
Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in discorso con la quale l'interrogante lamenta che al concorso magistrale, bandito nel 1999, è stato precluso l'accesso a coloro che in quell'anno dovevano sostenere l'esame di maturità magistrale con conseguente penalizzazione dei medesimi per l'accesso all'insegnamento per il quale attualmente si richiede la laurea.
Si precisa anche che tutti i diplomi di maturità magistrale, conseguiti entro l'anno scolastico 2001-2002 (esami di Stato luglio 2002) conservano in via permanente l'attuale valore legale e consentono la partecipazione ai concorsi ordinari nella scuola materna ed elementare, come espressamente previsto dalla norma transitoria per il passaggio al sistema di formazione universitaria degli insegnanti di scuola materna ed elementare di cui al decreto interministeriale 10 marzo 1997.
Risposta. - Allo stato attuale l'istituzione di un distaccamento permanente nel comune di Casalnuovo Monterotaro non rientra nei programmi di questa amministrazione.
Risposta. - Si comunica che il 13 luglio 2002, una famiglia di cittadini del Marocco ha occupato abusivamente una piccola casa disabitata, di proprietà dell'azienda territoriale per l'edilizia popolare, sita a Treviso.
Treviso ha messo a disposizione il locale dormitorio comunale.
Spa venissero prodotti, per la parte inerente il circuito stampato, in P.C.B Spa, avrebbe azzerato o quasi le commesse dal marzo 2001 facendo aprire tra le organizzazioni sindacali locali e la P.C.B Spa un contenzioso sulla richiesta di quest'ultima di C.I.G. straordinaria ed ordinaria contrariamente agli accordi sindacali;
Risposta. - Nell'anno 1998 la società ERICSSON telecomunicazioni cede, limitatamente, alle unità produttive di Pagani, due rami di azienda alle società PCB S.p.A. e PBA S.p.A., rispettivamente per le attività di produzione di circuiti stampati e per il montaggio elettronico dei circuiti stampati.
creditorio, tramite il ricorso al concordato preventivo con cessione dei beni presentato al tribunale di Teramo nel mese di ottobre 2002.
i contributi Inpadai per le pensioni decorrenti dal 1 gennaio 1988;
Risposta. - L'INPDAI, nel ribadire la correttezza del calcolo della pensione di invalidità liquidata al signor Buchberger, ha comunicato quanto segue.
cosa intenda fare per porre fine a questa lunga e drammatica catena di infortuni sul lavoro;
Risposta. - Si fa presente quanto emerso dagli accertamenti svolti dal servizio ispezione del lavoro della direzione provinciale del lavoro di Pesaro.
Risposta. - Si ricorda che la regolarizzazione di cittadini immigrati extracomunitari in Italia è uno dei problemi più sentiti e seguiti da parte del Governo e, con particolare attenzione, da questa amministrazione.
cedolino della raccomandata e ne costituisce ricevuta. Tale documento resta nella disponibilità dell'extracomunitario e grazie ad esso il cittadino straniero evita l'espulsione.
Risposta. - Si comunica che il sequestro di dodici «storditori elettrici», operato
in due armerie di Torino il 31 gennaio 2003 (e non il 12 febbraio) da agenti della Polizia di Stato, era giustificato dalla circostanza che detti apparecchi non potevano essere posti in vendita perché privi del riconoscimento e della classificazione richiesti dalla vigente legislazione in materia di armi.
relativi anche alle iscrizioni a classi sperimentali.
Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in discorso, con la quale l'interrogante chiede che vengano apportate modifiche alle disposizioni contenute nell'emanando decreto interministeriale, recante disposizioni sulla determinazione degli organici del personale docente per l'anno scolastico 2003/2004, nella parte riguardante il divieto di procedere all'articolazione delle classi in gruppi relativi ai singoli indirizzi.
RSU) nel verbale della stessa hanno: 1) espresso stupore per la tardiva e inaspettata decisione del dirigente di comunicare al personale l'annullamento dell'assemblea, volendo vietare di fatto al personale di riunirsi; 2) stigmatizzato con vigore l'atteggiamento formalistico e antisindacale del dirigente che ha effettuato una incursione anche durante la stessa assemblea; 3) richiesto immediatamente un tavolo permanente per affrontare le problematiche emerse durante l'assemblea;
Risposta. - L'Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica ha fatto presente quanto segue.
preventiva (comunicazione fatta alla organizzazione sindacale dalla stessa società);
per l'istituzione e relativo intervento della commissione che doveva controllare il rispetto del piano industriale e degli accordi sottoscritti, non verificò che i prodotti commissionati alla PBA spa venissero prodotti, per la parte inerente il circuito stampato in PCB spa, azzerò o quasi le commesse dal marzo 2001 facendo aprire tra le organizzazioni sindacali locali e la PCB spa un contenzioso sulla richiesta di quest'ultima di CIG straordinaria ed ordinaria contrariamente agli accordi sindacali;
Risposta. - Nell'anno 1998 la società ERICSSON Telecomunicazioni cede, limitatamente, alle unità produttive di Pagani, due rami di azienda alle società PCB S.p.A. e PBA S.p.A., rispettivamente per le attività di produzione di circuiti stampati e per il montaggio elettronico dei circuiti stampati.
e finanziaria alla quale il vertice aziendale della PCB ha cercato di porre rimedio, nell'esclusivo interesse del ceto creditorio) tramite il ricorso al concordato preventivo con cessione dei beni presentato al tribunale di Teramo nel mese di ottobre 2002.
Risposta. - La normativa vigente, relativa ai viaggi di congedo del personale del
ministero degli affari esteri in servizio all'estero (in particolare l'articolo 181 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18/67), prevede «il parziale pagamento delle spese per viaggio di congedo», nulla stabilendo circa l'alternativa tra pre-acquisto del biglietto da parte dell'amministrazione e rimborso successivo del biglietto acquistato dal dipendente.
Circa i quesiti specifici posti dall'interrogante, si fa presente quanto segue:
b) con comunicazione del 27 marzo 2003, è stato chiarito al personale che verranno rimborsati i biglietti aerei a tariffa agevolata emessi da qualsiasi compagnia aerea, includendo quindi quelle che offrono più brevi percorsi e/o migliori servizi (si tenga conto che nella stragrande maggioranza dei casi i biglietti emessi da tutte le compagnie aeree per la classe economica - cioè quella spettante a gran parte del personale - sono a tariffa agevolata);
Risposta. - Si risponde su delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
servizio, è stata trasmessa d'ufficio per competenza alla sede provinciale Inpdap di Potenza.
Risposta. - La corte costituzionale con sentenza n. 48 emessa in data 10 febbraio 2003 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 2, della legge regionale della Sardegna 10 luglio 2002, n. 10 (adempimenti conseguenti alla istituzione di nuove province, norme sugli amministratori locali e modifiche alla legge regionale 2 gennaio 1997, n. 4), ed ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1, e degli articoli 2, 3 e 4 della medesima legge regionale della Sardegna n. 10 del 2002, sollevata dal Governo, in
riferimento all'articolo 3 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna), e successive modificazioni.
Risposta. - L'oscillazione del tasso di cambio Euro/dollaro nell'ultimo periodo ha portato ad un indebolimento del dollaro verso la moneta unica europea; prendendo in considerazione gli ultimi tre mesi (3 dicembre 2002-3 marzo 2003), l'Euro si è apprezzato, rispetto alla moneta americana, dell'8,3 per cento circa.
maggiormente rilevanti per una analisi puntuale del mercato petrolifero.
Risposta. - Il 6 novembre 2001 si è svolto, presso la residenza dell'ambasciatore d'Italia a Mosca, un importante evento promozionale del made in Italy sul mercato russo. Si è trattato della presentazione ad un numeroso pubblico qualificato di imprenditori russi di una collezione di pellicce italiane, a cura della più nota fiera italiana
specializzata nel settore (MIFUR) e dell'associazione di categoria di riferimento (associazione italiana pellicciai).
del decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74 ed all'articolo 1 della legge 7 agosto 1982, n. 516. Inoltre, l'articolo 17, comma 2-bis, del citato decreto legge n. 350 del 2001, stabilisce che non si producono gli effetti di cui all'articolo 14 dello stesso decreto e si applica anzi una sanzione pecuniaria pari al 100 per cento del valore corrente delle attività oggetto della dichiarazione riservata, relativamente alla diversa ipotesi di suo utilizzo per l'effettuazione del rimpatrio o della regolarizzazione di attività detenute all'estero derivanti da reati diversi da quelli per i quali è esclusa la punibilità ai sensi della citata lettera e) del comma 1 del medesimo articolo 14.
Risposta. - L'avvio dei lavori di ristrutturazione del VI piano della sede centrale del ministero degli esteri risale al 1992. I contratti furono predisposti a trattativa privata dalla direzione generale del persona1e e dell'amministrazione (D.G.P.A.). La direzione dei lavori fu all'epoca affidata all'unità tecnica erariale del ministero delle finanze, su progettazione dello Studio «Nonis e Franchetti Pardo».
Inoltre, non appena furono comunicati i risultati della perizia effettuata dalla università cattolica, si adottò una serie di misure a tutela della salute dei lavoratori, stabilendo di effettuare delle periodiche misurazioni a campione della qualità dell'aria negli ambienti di lavoro.
c) mancata indicazione di un'opera cosiddetta «accessoria» di rilevante entità quale il raccordo ferroviario di circa 2 km interferente con la zona umida «Palude Frattarolo»;
e la procedura per la localizzazione di depositi costieri di GPL, con capacità superiore a 40.000 mc e con imponenti opere accessorie, tra cui un gasdotto sottomarino;
Risposta. - Si risponde all'interrogazione in oggetto per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Tenuto conto che la messa in esercizio non può che avvenire a lavori di installazione ultimati, si sottolinea che la norma non riporta alcuna limitazione temporale, ma rimette alla piena discrezionalità dell'autorità concedente l'indicazione dei termini.
i prodotti della solidarietà, i prodotti delle cooperative sociali, del commercio equo e solidale, dell'agricoltura biologica;
Risposta. - Sulla base degli elementi forniti dal prefetto di Venezia, si comunica che, nella notte tra il 18 ed il 19 novembre 2002 ignoti hanno appiccato il fuoco, servendosi di liquido infiammabile, in due distinti locali del capannone industriale ubicato nella Via S. Pertini di Martellago (Venezia) sede operativa della «Cooperativa Sociale A.C.L.I. - C.O.O.P. - S.c.a.r.l.», nonché sede amministrativa del «Consorzio Le Botteghe della Solidarietà S.c.a.r.l».
b) da una somma, determinata sulla base dell'allegata tabella D a titolo di restituzione dei contributi versati dall'Amministrazione e dal dipendente per i periodi di servizio effettivo;
Risposta. - Si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
maggiori oneri connessi alla facoltà degli interessati a usufruire, alla cessazione, del trattamento pensionistico più favorevole tra quello determinato in base agli ordinamenti delle richiamate casse pensioni e quello attribuibile alla corrispondente qualifica (articolo 2, comma 1, della citata legge n. 303 del 1974), che sarebbe stata raggiunta in caso di permanenza presso le Istituzioni di provenienza e che, quindi, avrebbe corrisposto l'INPS.
Risposta. - Si comunica che, effettivamente, i quattro omicidi perpetrati nel territorio del comune di Cassano allo Jonio nei mesi di ottobre e novembre scorso sono riconducibili ad uno scontro tra gruppi criminali che interessa l'intera zona della sibaritide.
di pubblica sicurezza di Castrovillari viene ritenuto preferibile alla realizzazione di un nuovo commissariato nel comune di Cassano allo Jonio, che comporterebbe gravosi oneri infrastrutturali e l'impiego di parte del personale in compiti amministrativi e di mera gestione della struttura.
Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare indicata in oggetto con la quale l'interrogante chiede l'adozione di provvedimenti volti a promuovere l'uso della lingua dei segni per l'insegnamento in favore degli alunni sordomuti.
Si fa anche presente che in passato la questione è stata oggetto di esame da parte della consulta delle associazioni - facente parte dell'osservatorio permanente per l'integrazione scolastica delle persone in situazione di handicap, istituita presso questo ministero - nella quale sono state registrate sull'argomento due tesi, e più precisamente, da un lato quella che rivendica il riconoscimento della LIS come mezzo unico e prioritario di comunicazione, e dall'altra quella che accetta la LIS solo ed in via subordinata all'oralismo.
Risposta. - Si comunica che il 15 luglio 2002 è stato completato il trasferimento della compagnia e della stazione dei carabinieri di Cefalù in un immobile facente parte del demanio militare, sito nella medesima località.
nell'agguato è stato ferito il ventottenne Sergio Benedetto;
Risposta. - Si comunica che effettivamente i quattro omicidi perpetrati nel territorio del comune di Cassano allo Jonio nei mesi di ottobre e novembre 2002 sono riconducibili ad uno scontro tra gruppi criminali che interessa l'intera zona della sibaritide.
straordinario di controllo del territorio non solo di quel Comune, ma anche di quelli vicini.
dopo l'entrata in vigore della legge n. 476 del 1998, la nostra, commissione per le adozioni internazionali ha autorizzato circa venti enti italiani a curare pratiche di adozione in Ucraina;
commissione per le adozioni internazionali, che finora ha avallato alcune migliaia di adozioni fatte in Ucraina e continua attualmente a farlo per quelle coppie rientranti nella sanatoria;
Risposta. - La commissione per le adozioni internazionali, nell'ambito delle competenze riconosciutele dalla legge, ha emanato la delibera n. 56 del 26 giugno 2002 con la quale ha temporaneamente sospeso le procedure di adozione di minori ucraini, a seguito dell'esito di un'indagine conoscitiva sullo stato delle adozioni realizzate fino a quel momento in Ucraina.
suscettibile di utilizzo e ripotenziamento, con considerevole risparmio di territorio, suscita;
e irreversibili per l'ambiente, ma è improbabile un completo ripristino ambientale, visto che i dispersori della protezione catodica del metanodotto comportano correnti vaganti corrosive, pregiudizievoli per la vegetazione e che possono aggravare l'instabilità dei versanti e dei suoli;
nei comuni di Costa di Mezzate, Montello, Albano, Scanzorosciate, Villa di Serio;
Risposta. - Si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
montane per «l'esercizio dei compiti e delle funzioni di rispettiva competenza in materia di produzione di energia elettrica», (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 220 del 19 settembre 2002), in cui sono individuati criteri generali di valutazione dei progetti presentati per l'autorizzazione e definite linee comuni per l'espletamento delle attività amministrative di rispettiva competenza, in materia di produzione di energia elettrica.
il commissario straordinario dovrebbe tra l'altro garantire la tutela ambientale del parco nazionale del Circeo, pesantemente aggredito da abusi edilizi per circa 200.000 metri cubi, che hanno devastato oltre 30 ettari del parco;
Risposta. - Si rappresenta che questo dicastero, con DEC/SCN/1269 del 27 novembre 2001, ha provveduto alla nomina del generale Bellassai quale commissario del parco nazionale del Circeo in considerazione della sua esperienza e idoneità professionale, tra l'altro, in un momento delicato per la gestione del parco stante la fase di passaggio verso la costituzione dell'ente parco, come disposto dalla legge n. 179 del 2002, articolo 12, e la presenza sul territorio dell'amministrazione uscente.
accertata, si è sviluppato in una stanza del Tribunale, chiusa a chiave;
Risposta. - L'incendio sviluppatosi il 4 febbraio 2003 al 19o piano della «Torre B» del nuovo palazzo di giustizia di Napoli ha nuovamente evidenziato il problema della sicurezza dell'intero complesso del centro direzionale che, già nel luglio del 1990, registrò la distruzione della Torre A.
Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare in discorso, si comunica che l'incendio appiccato lo scorso mese di luglio presso il circolo Remiero «Lago Patria», nel Comune di Giugliano, ha distrutto 9 barche e ne ha danneggiate altre 15, causando danni rilevanti anche alle strutture e al materiale del centro.
denunciare con maggior serenità i tentativi di estorsione subiti, eliminando situazioni di esposizione personale.
Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare presentata, sulla base degli elementi forniti dal prefetto di Napoli, si comunica che il fenomeno delle estorsioni ai danni dei tassisti, cui la stampa locale ha dato ampio risalto, ha costituito oggetto di approfondimento nella riunione, svoltasi il 31 ottobre 2002, del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, alla quale hanno partecipato anche i rappresentanti del comune partenopeo, per l'individuazione degli interventi prioritari per una più efficace prevenzione dei reati in questione.
Il prefetto di Napoli ha altresì riferito che non risulta presentata alcuna denuncia per gli episodi delittuosi in argomento, per cui ha sottolineato la necessità che i tassisti, vittime di richieste estorsive, facciano segnalazioni anche informali alle forze di polizia, al fine di consentire alle stesse mirate investigazioni volte a contrastare aggressioni criminali anche nell'ambito di tale attività economica.
prioritari a forte rarefazione ed è compresa nella Z.P.S. «Valloni e steppe pedegarganiche» ufficialmente identificata COD IT 9110008 e tutelata dalla Unione Europea;
Se non intendano:
dalla «domanda ISOSAR del 30 ottobre 1997 sulla cui base risulta emesso il Decreto di autorizzazione «...alla costruzione ed esercizio...» del megaimpianto;
Risposta. - Si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
1999, all'articolo 3, ha concesso 2 anni per l'ultimazione dei lavori, ed ha lasciato facoltà al predetto ministero di accordare, con proprio successivo provvedimento autonomo, eventuali ulteriori proroghe.
giovani ingegneri, laureati con 110 e lode, nel cui curriculum fosse presente anche una perfetta conoscenza di lingue straniere certificata da istituzioni statali dei paesi madrelingua;
Risposta. - In ordine all'interrogazione in discorso, si comunica l'esito degli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Bari.
dall'articolo 8 comma 6 della legge n. 407 del 1990, come modificato dall'articolo 16 del decreto-legge 16 maggio 1994, n. 299, convertito dalla legge n. 451 del 1994.
Palacio ha invitato i governi ad anticipare le misure previste dal «pacchetto Erika 1»;
Risposta. - In data 3 dicembre 2002 si è provveduto all'insediamento del comitato di monitoraggio previsto dall'articolo 8 dell'Accordo volontario.
situazione ambientale di Porto Marghera e la bonifica di siti inquinati» - approvato all'unanimità il 23 luglio 2002 - afferma a proposito dell'area Augusta-Priolo-Melilli: «Purtroppo, fenomeni recenti quali quelli avvenuti all'interno degli impianti che sono costati la vita ad alcuni lavoratori e hanno dato vita anche a commissioni d'indagine del Ministero dell'ambiente (la commissione guidata dal professor Clini ha ritenuto necessario predisporre un esame epidemiologico sulla popolazione, predisporre piani di sicurezza e di prevenzione dell'inquinamento diffuso e delle falde idriche) e, soprattutto, la recente individuazione in un pozzo di irrigazione della presenza di idrocarburi dimostra come i siti di Priolo e Augusta, non siano più un'area a rischio di crisi ambientale ma un'area in crisi ambientale per cui si rendono indispensabili interventi legislativi e finanziari che consentano di affrontare con tempestività la drammatica emergenza» -:
Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo in discorso, sulla scorta di quanto comunicato dall'Apat, si riferisce quanto segue.
contro l'1,54 per cento) dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMTS).
Inoltre è stata evidenziata la necessità di acquisire le risultanze delle consulenze tecniche depositate presso la procura di Siracusa, limitatamente agli aspetti scientifici.
di predire il verificarsi di particolari patologie.
Risposta. - In merito a quanto indicato nell'atto di sindacato ispettivo, sulla scorta di quanto comunicato dalla prefettura di La Spezia, si rappresenta quanto segue.
del loro trasferimento alla base militare, la prefettura di La Spezia ha comunicato che si è trattato di una parziale uscita dal piano stradale di un mezzo destinato alla movimentazione dei containers, senza alcuna conseguenza per persone, cose e ambiente.
Risposta. - Al ministero degli affari esteri non risulta che il console generale a Colonia abbia affermato che «per lo svolgimento delle pratiche relative al rinnovo del passaporto non può accettare deleghe a terze persone» e che tale impedimento derivi dalla legge 555 del 1912, sia perché quest'ultima detta norme sulla cittadinanza italiana, sia perché la frase «il titolo di delega non è valido all'estero» non è menzionata né tra i suoi articoli, né in quelli, delle «Norme» per la sua esecuzione. Ciò che il Console riconosce di aver affermato è che «l'istituto della delega non è esplicitamente previsto dalla normativa vigente regolante il rilascio o il rinnovo dei passaporti».
applicato tale legge ed i connazionali potevano delegare un terzo per assolvere le pratiche relative al rinnovo del passaporto» appare priva di fondamento giacché, come già detto, la legge n. 555 del 1912 detta norme in materia di cittadinanza e non di rilascio di passaporti.
Risposta. - In merito all'atto di sindacato ispettivo di cui all'oggetto, concernente la localizzazione del sito nazionale per il deposito di rifiuti radioattivi, va innanzi tutto sottolineato che la realizzazione di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi è da considerare come una necessità divenuta ormai urgentissima.
e, soprattutto, sanitarie, nelle quali sorgenti radioattive sono state e continuano ad essere impiegate, determinando, insieme alle operazioni di mantenimento in sicurezza degli impianti nucleari ancorché spenti, un incremento annuo di alcune centinaia di metri cubi del quantitativo totale di rifiuti già presenti.
Nel più breve tempo possibile, il commissario provvederà a individuare, sulla base degli elementi in possesso, il sito idoneo a smaltire i rifiuti radioattivi.
Status of Force Arrangement (SOFA) i contingenti Kfor possono occupare a loro discrezione edifici pubblici nel periodo del cosiddetto «Protettorato Internazionale»;
Risposta. - L'esigenza di continuare ad assicurare l'integrità e la difesa del monastero di Visoki, a fronte delle pressanti richieste delle autorità NATO tese alla riconsegna alle autorità civili locali delle strutture occupate dal contingente italiano a Pec e a Decani, ha indotto le forze armate italiane a considerare solo la parziale ridislocazione della task force Sauro nel «villaggio Italia» a Belo Polje.
sede dei Democratici di Sinistra di Vigodarzere, colpendo il palco che era stato montato per la festa de l'Unità che si era conclusa il 19 agosto;
Risposta. - Si comunica che sono tuttora in corso le indagini relative all'attentato incendiario oggetto dell'atto di sindacato parlamentare.
le attività e le iniziative dei movimenti estremisti sia di «destra» che di «sinistra».
Risposta. - Si comunica che nella serata del 20 ottobre 2002, operatori della questura di Padova sono intervenuti nello stabile condominiale in cui ha sede il comitato provinciale dell'UNICEF.
comunale dei Democratici di sinistra Giovanni Vettorato;
Risposta. - Si comunica che nel pomeriggio del 19 novembre 2002 un consigliere di maggioranza del comune di Ponte S. Nicolò (Padova) ha denunciato ai Carabinieri della Stazione di Legnaro (Padova) che ignoti, nella notte precedente, avevano imbrattato con vernice spray di colore rosa il cancello e una parete del garage della propria abitazione, nonché l'autoveicolo utilizzato dal figlio che, verosimilmente, nella stessa circostanza, avevano vergato sulla facciata del Municipio una scritta offensiva nei suoi confronti.
non vi è infatti dubbio che da sempre le chiese sono state centri di aggregazione per le popolazioni e che se, come si evince da tutti i documenti ufficiali Onu, il rientro dei rifugiati serbi è una priorità per la comunità internazionale, i nostri militari dovrebbero invece rinforzare le proprie postazioni nei punti chiave e pensare eventualmente al ripiego solo ed esclusivamente quando sarà tornato un numero sufficiente di Serbi in grado di controbilanciare in qualche modo la schiacciante maggioranza albanese -:
Risposta. - L'esigenza di continuare ad assicurare l'integrità e la difesa del Monastero di Visoki, a fronte delle pressanti richieste delle autorità NATO tese alla riconsegna alle autorità civili locali delle strutture occupate dal contingente italiano a Pec e a Decani, ha indotto le forze armate italiane a considerare solo la parziale ridislocazione della task force Sauro nel «villaggio Italia» a Belo Polje.
Risposta. - Dagli accertamenti eseguiti dalla direzione provinciale del lavoro di Genova, è emerso quanto segue.
Le recenti disposizioni legislative in materia di liberalizzazione del mercato del gas, ed in particolare il decreto legislativo n. 164 del 23 maggio 2000, hanno indotto la società Italgas S.p.A. ad avviare un processo di riorganizzazione aziendale, finalizzato ad ottimizzare le proprie strutture operative dislocate sul territorio nazionale.
l'episodio potrebbe rivelare una grave forma di intimidazione nei confronti degli attuali circoli sportivi fruitori di quell'area che, stando a quanto si è appreso da indiscrezioni giornalistiche apparse su numerosi quotidiani nei giorni scorsi, potrebbe essere stata presa di mira da organizzazioni malavitose per la realizzazione di future speculazioni;
Risposta. - Si comunica che l'incendio appiccato nel mese di luglio 2002 presso il Circolo Remiero Lago Patria, nel comune di Giugliano, ha distrutto 9 barche e ne ha danneggiate altre 15, causando danni rilevanti anche alle strutture e al materiale del centro.
vittime, si stanno registrando nell'ultimo periodo, probabilmente anche in conseguenza di tale contesto di maggior collaborazione, segni di una inversione di tendenza, sia pure limitata rispetto alla reale dimensione del fenomeno, con una maggiore disponibilità a fornire informazioni, anche confidenziali.
Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare indicata in oggetto con la quale l'interrogante chiede chiarimenti circa «la notizia della rimozione del direttore della sperimentazione di scuola Città-Pestalozzi».
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in oggetto, che sembra riferirsi alla procedura di approvazione dei partenariati «geografici» della iniziativa comunitaria Equal, si rappresenta che la documentazione citata non è stata trasmessa da nessuna regione al ministero perché adempimento non richiesto.
se intenda negare per motivi di sicurezza e di ordine pubblico il permesso di ingresso nel nostro Paese ai relatori (tutti condannati per reati connessi all'istigazione all'odio razziale) e ad eventuali partecipanti stranieri che intendano prendere parte a quello che il Centro Wiesenthal definisce «Festival dell'odio internazionale»;
Risposta. - Si comunica che la notizia diffusa da organi di stampa, secondo la quale il 14 dicembre 2002 si sarebbe dovuta tenere a Trieste una conferenza internazionale organizzata dal gruppo neonazista «Nuovo Ordine Europeo», non ha avuto alcun riscontro e comunque l'iniziativa non ha avuto luogo.
paesistiche e naturalistiche sono tali da motivare un istituendo parco nazionale;
Risposta. - In merito all'atto di sindacato ispettivo di cui all'oggetto, concernente la localizzazione del sito nazionale per il deposito di rifiuti radioattivi, va innanzi tutto sottolineato che la realizzazione di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi è da considerare come una necessità divenuta ormai urgentissima.
d'intesa con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, con il Ministro della salute e con la conferenza unificata; per la scelta del sito è prevista l'intesa della regione interessata, sentiti gli enti locali interessati.
del Materano, quali possibili siti per lo stoccaggio definitivo delle scorie nucleari radioattive;
Risposta. - In merito all'atto di sindacato ispettivo di cui all'oggetto, concernente la localizzazione del sito nazionale per il deposito di rifiuti radioattivi, va innanzi tutto sottolineato che la realizzazione di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi è da considerare come una necessità divenuta ormai urgentissima.
i siti e preveda che i parametri per la selezione dei siti idonei alla localizzazione siano definiti dal Ministro delle attività produttive, d'intesa con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, con il Ministro della salute e con la conferenza unificata; per la scelta del sito è prevista l'intesa della regione interessata, sentiti gli enti locali interessati.
tra Eni e Ina Naftaplin, scoperto e sviluppato nelle acque della Croazia in Adriatico, 40 chilometri a ovest di Pola, nell'area di circa 4300 chilometri quadrati di Aiza-Laura. Tale giacimento, con stimati 8 miliardi di metri cubi di gas di riserve, punta a produrre circa 1,8 milioni di metri cubi di gas al giorno. Il gas viene attualmente inviato alla centrale Eni di Casalborsetti, a nord di Ravenna e la quota di spettanza Ina torna poi in Croazia attraverso l'esistente serie di metanodotti che passa per Gorizia e la Slovenia. È allo studio un pipeline che unirà direttamente la piattaforma di Ivana a Pola, per poi andare a Zagabria. A fine 2000 il periodo esplorativo dell'area è stato esteso di altri 3 anni fino al 2003;
Risposta. - Le relazioni nel campo dell'estrazione di idrocarburi tra Italia e Croazia non sono regolate a livello statuale. Tuttavia l'ambasciata d'Italia a Zagabria ha segnalato al riguardo che l'8 luglio 2002 è stato firmato in quella capitale un accordo fra l'italiana ENI e l'INA, società petrolifera di Stato croata, per lo sviluppo delle riserve di gas scoperte al largo dell'Adriatico croato. La produzione sarà avviata alla fine del 2004.
speciale disposizione normativa, precisamente con l'articolo 2-bis della legge 206/95. Tale disposizione prevede che «il Ministro dell'Ambiente, d'intesa con la Regione Veneto, sottopone ad una specifica valutazione di compatibilità ambientale i progetti e le attività di coltivazione di giacimenti di idrocarburi liquidi e gassosi nel sottosuolo del tratto di mare compreso tra il parallelo passante per la foce del fiume Tagliamento ed il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po, al fine di valutare l'incidenza di tali attività e progetti sui fenomeni di subsidenza nella loro effettiva estensione. In attesa dell'espletamento di tale valutazione le attività suddette sono sospese e poste in condizione di sicurezza. Tali attività potranno iniziare o riprendere solo nel caso in cui tale valutazione, espressa d'intesa tra il Ministro dell'Ambiente e la regione Veneto, entro il termine di dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, escluda che esse possano contribuire a provocare fenomeni di subsidenza».
Il decreto prevede che la coltivazione di ulteriori giacimenti può essere autorizzata subordinatamente all'esito positivo della coltivazione sperimentale previa stipula di un nuovo accordo di programma.
In conclusione, la pronuncia di compatibilità ambientale risulta ampiamente cautelativa circa eventuali effetti di subsidenza e vieta assolutamente attività di coltivazione in una fascia compresa entro le 12 miglia dalla costa (tratto di mare al di sopra del parallelo passante per la foce di Goro del fiume Po).
Infine si evidenzia che l'articolo 26, comma 2 della legge 31 luglio 2002, n. 179 «Disposizioni in campo ambientale» ha esteso alle acque del golfo di Venezia (nel tratto di mare compreso tra il parallelo passante per la foce del fiume Tagliamento e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po) il divieto di effettuare attività di coltivazione di idrocarburi già previsto dall'articolo 4, comma 1 della legge 9 del 1991 per il golfo di Salerno. Tale divieto fa però salve le concessioni già esistenti.
causato dal naufragio della petroliera Prestige al largo delle coste della Galizia ha reso particolarmente urgente il rafforzamento delle misure di controllo per garantire la sicurezza marittima, delle coste europee, segnatamente nella fase di attuazione di tali misure. Al fine di elevare il livello di protezione delle aree marine e costiere, in occasione del Consiglio UE Trasporti del 28 marzo 2003, cinque Stati membri (Spagna, Francia, Portogallo, Regno Unito e Irlanda) hanno presentato un'iniziativa per definire ed individuare "Zone Marine Particolarmente Sensibili" da attuare in ambito IMO. Si tratta di localizzare aree le cui caratteristiche giustificano l'adozione di misure particolari per la prevenzione, riduzione e controllo dell'inquinamento da parte delle navi, comprese quelle in transito. L'iniziativa è stata accolta favorevolmente dal nostro Paese che ha, peraltro, auspicato l'avvio in tempi brevi di azioni analoghe in tutte le acque di interesse comunitario, compreso il Mar Mediterraneo.
il sacrario dei «martiri della Benedicta», collocato nel territorio del comune di Bosio (Alessandria), è sempre stato considerato uno dei simboli della lotta partigiana sull'Appennino ligure-piemontese, mèta di ricordo, di pietà per i caduti e di riaffermazione dei valori di libertà e di democrazia sui quali si fonda la Repubblica;
i giornali del 7 novembre 2002, riportano la notizia che un raid vandalico è stato compiuto da ignoti contro la chiesetta sorta sul luogo dell'eccidio nazi-fascista, nel corso del quale furono fucilati ben 147 partigiani, ed altri duecento avviati ai campi di concentramento e di sterminio;
in particolare, sarebbe stata spezzata la grande croce di legno posta a ricordo dell'eccidio, e danneggiato fortemente l'altare, insieme a vari pannelli commemorativi dell'evento;
tale notizia, subito diffusa tanto nell'Alessandrino quanto nel territorio genovese, ha suscitato profonda emozione e forti sentimenti di condanna per il suo gesto profondamente lesivo di valori civili profondamente radicati nelle comunità dei due versanti dell'Appennino -:
in che cosa consistano esattamente i fatti segnalati sulla base di quanto accertato sul luogo dalle competenti autorità;
quali iniziative, più in generale, si intendano promuovere ed adottare, d'intesa con gli enti locali delle province interessate, per evitare il ripetersi di fatti analoghi la cui gravità è particolarmente evidente sotto il profilo della provocazione rispetto ai valori da quel sacrario rappresentati.
(4-04437)
A seguito di tale episodio il locale comitato unitario antifascista si è riunito in via d'urgenza il 7 novembre 2002 presso la sede dell'amministrazione provinciale di Alessandria esprimendo ferma condanna per il vile gesto, offensivo verso uno dei luoghi della storia della Il guerra mondiale
Nell'eccidio della Benedicta persero infatti la vita 147 giovani partigiani ed altri 400 vennero deportati in Germania, molti dei quali non fecero più ritorno in patria.
Nella stessa giornata del 7 novembre 2002 il comitato ha effettuato un presidio presso il Sacrario, al quale sono stati invitati amministratori provinciali e locali, esponenti delle associazioni partigiane e combattentistiche e la popolazione.
Alla iniziativa hanno aderito, tra gli altri, il Consiglio regionale della Liguria, nonché la provincia ed il comune di Genova in memoria dei partigiani genovesi caduti nell'eccidio ed ha partecipato anche il prefetto di Alessandria.
L'amministrazione provinciale, che ha stimato in circa 15.000 Euro l'ammontare
Le forze dell'ordine hanno svolto immediate indagini per l'identificazione dei responsabili del grave gesto criminoso, che finora non è stato rivendicato.
Sul piano della prevenzione, l'11 novembre 2002 il prefetto di Alessandria ha presieduto una riunione di coordinamento tecnico delle forze di Polizia durante la quale sono state concordate diverse ed immediate misure di vigilanza e difesa passiva del sacrario.
In particolare, è stato disposto il passaggio giornaliero di pattuglie, secondo turni definiti in sede tecnica con ordinanza del questore, con la partecipazione oltre che delle forze di Polizia anche degli agenti provinciali di vigilanza, del servizio di Polizia locale della Comunità montana «Alta Val Lemme-Alto Ovadese» e dei Guardaparco regionali addetti al parco naturale «Capanne di Marcarolo».
Inoltre, in considerazione della notevole distanza dal centro abitato più vicino del sacrario, collegato da una strada montuosa ed impervia, sono stati ritenuti necessari altri interventi, quali il potenziamento dell'illuminazione notturna, l'installazione di una recinzione dotata di sistema di allarme anti intrusione, nonché l'installazione di telecamere con sistema di registrazione delle immagini.
Questi ultimi interventi sono stati portati all'attenzione della provincia e di altri enti, che vi provvederanno in base alle rispettive competenze di gestione del bene monumentale, che fa parte del demanio regionale.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
da oltre tre mesi risulta disattivato il depuratore di Terrarossa, che raccoglie i liquami del comune di Monte Argentario (con Porto Ercole e Porto S. Stefano) e del comune di Orbetello (con Talamone, Albinia e Ansedonia), con conseguenze disastrose per l'ambiente e la vivibilità di molte zone dell'Argentario, come già denunciato dalle associazioni ambientaliste WWF, Italia nostra e Mare Vivo;
l'impianto, anche quando era in funzione, non era sufficiente alle esigenze della zona, limitando peraltro il suo funzionamento al periodo estivo con emanazione di odori nauseabondi;
l'impianto sembra sia costato a suo tempo 50 miliardi di lire;
nei porti risultano mancare i collettori di sversamento per cui, nei momenti di arresto delle pompe, i liquami vengono versati direttamente nella zona portuale invece che in alto mare, come avviene a Porto Ercole dove sembra che le uscite delle vecchie condotte di scarico non siano mai state collegate al depuratore, continuando a riversare materiali maleodoranti nel porto;
il contribuente continua a pagare tasse comunali per servizi inadeguati quali fognature, acqua potabile e gas -:
quali misure il Ministro interrogato intenda adottare per risolvere tale grave situazione che, oltre a danneggiare un patrimonio ambientale unico e pregiato quale quello del Monte Argentario, rende difficile la vita quotidiana di ogni singolo cittadino.
(4-04946)
La definizione di «area sensibile» è prevista nella direttiva 91/271/CEE e riguarda
Per tali aree sensibili, il decreto legislativo 152 del 1999 attuativo della direttiva stessa, all'articolo 32 prevede che gli scarichi in esse recapitanti subiscano, per quanto riguarda i nutrienti, un trattamento di depurazione più spinto rispetto al trattamento secondario o equivalente.
Sul territorio toscano sono presenti solo due agglomerati con più di 10.000 abitanti equivalenti (a.e.) i cui liquami sversano nella laguna di Orbetello, serviti dai depuratori di Neghelli e Terrarossa.
In quanto agglomerati situati in area sensibile avrebbero dovuto essere provvisti di reti fognarie entro il 31 dicembre 1998 ed entro la stessa data gli scarichi provenienti da tali reti fognarie avrebbero dovuto essere sottoposti a trattamenti di depurazione più spinti.
Al fine di fronteggiare le problematiche più urgenti connesse al risanamento ambientale della Laguna di Orbetello, si è fatto ricorso allo strumento straordinario delle ordinanze di protezione civile di cui alla legge 25 del 1992.
Con Ordinanza 16 gennaio 2003, n. 3216 «Ulteriori disposizioni concernenti gli interventi necessari per il risanamento ambientale della laguna di Orbetello», è stato nominato commissario delegato, ai sensi dell'articolo 5 della già citata legge 225 del 1992, il Sindaco del comune di Orbetello, subentrato al Presidente della regione Toscana.
Al Sindaco, tra l'altro, è attribuito il compito del completamento del depuratore di Terrarossa e dei collettori primari in modo da assicurare la funzionalità del complessivo sistema di depurazione all'intero areale, nonché del sistema di telecontrollo degli impianti di depurazione e di sollevamento.
Dalle informazioni fornite dal sindaco- commissario delegato, a sua volta acquisite dalle precedenti gestioni commissariali, non risultano fondate le affermazioni in merito alla disattivazione del depuratore di Terrarossa e ai liquami che vengono conferiti a detto impianto.
Infatti, l'impianto di Terrarossa è funzionante e depura i liquami di Porto S. Stefano, Porto Ercole e del centro storico di Orbetello e non risulta aver subito interruzioni di funzionamento nel corso del 2002; i liquami di Orbetello ed Orbetello scalo vengono depurati dall'impianto di depurazione sito in località Neghelli; i liquami di Talamone e Fonteblanda sono, invece, depurati dall'impianto di depurazione di Fonteblanda, mentre i liquami di depurazione di Albinia sono depurati dal depuratore di Albinia.
Inoltre, all'Ufficio del commissario delegato non risultano essere state presentate segnalazioni di alcun genere dalle associazioni ambientaliste WWF, Italia Nostra e Mare Vivo in ordine alla problematica evidenziata.
La denuncia delle associazioni ambientaliste, cui si fa riferimento nell'atto di sindacato ispettivo, è apparsa in un articolo di stampa pubblicato su un quotidiano locale.
Per quanto attiene in particolare l'impianto di Terrarossa, si fa presente che lo stesso nato con capacità pari a circa 40.000 abitanti equivalenti, sulla base di un progetto dei primi anni '90, ha manifestato, fin dalla entrata in funzione nel 1997, difficoltà a causa della presenza di cloruri nei liquami in arrivo dovuti alla infiltrazioni di acqua salata nelle condotte e nelle stazioni di sollevamento di Porto Ercole e di Porto S. Stefano.
Gli interventi eseguiti hanno sensibilmente ridotto tali infiltrazioni, tuttavia si sono manifestati problemi conseguenti all'impossibilità di garantire il rapporto tra COD e solfati dei liquami nei limiti necessari a garantire la piena funzionalità dell'impianto a causa:
della eccessiva presenza di solfati nei liquami in arrivo dovuti all'elevato tenore dei solfati stessi nelle acque erogate dal pubblico acquedotto, sia pur entro i limiti delle vigenti norme;
del basso valore del COD dovuto al fatto che la rete fognaria di Monte Argentario
I liquami provenienti dal centro storico di Orbetello, dotato di fognature separate per oltre il 90 per cento pur presentando un elevato COD, non riescono tuttavia a compensare le caratteristiche dei liquami di Monte Argentario.
A causa di questi problemi, negli ultimi mesi dell'anno 1998, l'Acquedotto del Fiora, gestore dell'impianto, disattivava la fase anaerobica successiva e di sedimentazione finale, utilizzando le vasche inizialmente destinate a trattamento anaerobico per accumulo dei fanghi estratti e per bilanciamento delle portate.
In questo modo veniva ripristinato un funzionamento dell'impianto tale da consentire uno scarico sostanzialmente conforme alla tabella A della legge 319 del 1976, limitando però la capacità dello stesso a circa 17.000 a.e.
L'impianto, pur con le difficoltà e le limitazioni sopra elencate, funziona comunque ininterrottamente dal novembre 1997 e non solo durante il periodo estivo.
Il cattivo odore lamentato non deriva dal funzionamento dell'impianto, ma, in alcuni casi, dalla stazione di pompaggio ubicata in località Terrarossa (peraltro a distanza di oltre 500 metri dall'impianto stesso), ove è stata comunque installata un'apparecchiatura di deodorizzante, ma che in talune fasi non riesce ad eliminare completamente il cattivo odore. Nel corso dell'anno 2002 sono stati effettuati lavori di potenziamento e ristrutturazione della stazione di pompaggio, durante i quali la necessità di intervenire sulla stazione stessa ha inevitabilmente disperso nell'aria cattivo odore.
L'impianto di depurazione è costato lire 13.353.399.826 oltre IVA ed è stato regolarmente collaudato con verbale di collaudo in data 1o ottobre 1998 dal punto di vista tecnico-amministrativo, senza tuttavia poter procedere al collaudo funzionale per i problemi già evidenziati legati alle caratteristiche dei liquami in arrivo.
L'affermazione sulla mancanza di collettori di sversamento nei porti, sulla base della documentazione inviata dal Commissario delegato, non risulta corretta; infatti, la serie di stazioni di pompaggio che convogliano al depuratore i liquami di Porto S. Stefano o Porto Ercole, solo in caso di guasto, scaricano i liquami, come previsto nei progetti approvati, nelle aree portuali, peraltro interdette permanentemente alla balneazione e non risulta previsto in alcun atto che le stesse stazioni dovessero scaricare, in caso di guasto, in mare.
Lo scarico delle stazioni stesse in mare, nelle aree portuali già interdette alla balneazione, fu concordato con l'ARPAT ed è stato organizzato in modo che eventuali guasti alle stazioni lungo le condotte di adduzione non producessero sversamenti né in laguna né in aree marine al di fuori delle aree portuali suddette.
Inoltre, tutte la stazioni di pompaggio sono dotate di un sistema di telecontrollo in grado di segnalare immediatamente, mediante chiamata telefonica, stati di malfunzionamento o di interruzione del servizio. L'impresa che gestisce il sistema garantisce a questo fine un servizio di reperibilità 24 ore su 24, al fine di ridurre al minimo le fasi di mancato funzionamento.
Trattandosi di reti fognarie miste, il sistema è dotato di sfioratori di piena che scaricano le portate eccedenti, quando viene superato il rapporto di diluizione fissato dalle norme nazionali e regionali in materia di scaricatori di piena. D'altronde non sarebbe ammissibile far confluire acque a bassissimo contenuto di inquinanti all'impianto di depurazione, in quanto le stesse produrrebbero un dilavamento dell'impianto e danneggerebbero irreversibilmente i processi depurativi in atto.
Infine, la condotte di Porto Ercole risultano collegate al sistema di collegamento che adduce i liquami all'impianto di depurazione e, in condizioni normali, funzionano con regolarità. Le stazioni di pompaggio sono anch'esse dotate di sfioratori e vengono disattivate quando alti livelli di marea producono l'ingresso di acqua salata nella rete fognaria di Porto Ercole, per
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
il 20 gennaio 2003 al peschereccio «Eclisse» di Marano Lagunare è stato intimato da una motovedetta croata di abbandonare le acque territoriali croate;
il comandante dell'Eclisse, convinto della correttezza della propria posizione si è rifiutato di accogliere l'invito;
dalla motovedetta sono partiti dei colpi d'arma da fuoco che hanno semidistrutto l'apparato radar dell'Eclisse;
a questo punto l'Eclisse ha invertito la rotta ed è rientrata nel porto di Marano Lagunare;
questo episodio è solo l'ultimo di una lunga serie di incidenti tra pescherecci italiani e autorità marittime croate -:
se il Governo italiano abbia in corso iniziative nei confronti di quello croato che deve porre fine a questi atti di forza esagerati e intollerabili che prima o poi potrebbero avere conseguenze ben più gravi del danneggiamento di scafi e attrezzature navali.
(4-05155)
Su incarico del Ministro, il segretario generale del ministero degli esteri ha quindi ricevuto, il 22 gennaio 2003, l'ambasciatore di Croazia Kraljevic e gli ha sottolineato che l'uso di armi da fuoco in simili circostanze non è ammissibile, né in alcun modo compatibile, con le aspirazioni europee della Croazia, sostenute dall'Italia. Nell'occasione, da parte italiana è stata ribadita la necessità di concordare al più presto misure atte a prevenire il ripetersi di analoghi episodi. I medesimi passi sono stati effettuati presso il governo croato dall'ambasciatore d'Italia a Zagabria.
La vivissima esigenza di concludere un accordo marittimo bilaterale, ripetutamente segnalata dall'Italia alla Croazia, appare ulteriormente rafforzata dall'episodio relativo al motopeschereccio «Eclisse». Il ministero degli affari esteri ha fornito al riguardo un nuovo impulso all'avvio di negoziati con la Croazia, volti a definire le prospettive della collaborazione nel settore marittimo e l'individuazione di misure preventive specifiche, che hanno permesso di delineare un processo di razionalizzazione e definizione della materia. Le autorità croate hanno assicurato di essere intervenute sulla polizia per raccomandare «la massima cautela» in caso di ulteriori episodi di fermo, in attesa che la materia sia compiutamente regolata e che la normativa interna croata, che contempla l'opzione dell'uso delle armi nelle operazioni di fermo, venga modificata.
L'Italia continuerà a svolgere una costante attività di proposizione, monitoraggio e verifica dello svolgimento del negoziato in corso, affinché anche gli strumenti appropriati in fase di individuazione trovino una successiva concreta applicazione da parte croata.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.
come riferisce il Corriere della Sera del 5 febbraio 2002, il Conto Arancio della Ing. Direct ha rimesso in campo per
tale messaggio promette per i depositi un rendimento complessivo lordo annuo del 6 per cento (il 3,7 per cento oltre un premio del 2,3 per cento);
il messaggio pubblicitario precisa soltanto a margine e con caratteri tipografici poco visibili che il premio è limitato a un mese soltanto, appunto il mese di marzo, invece che coprire tutto l'anno come la gran parte dei cittadini è indotta a percepire;
trattasi nella sostanza di messaggio ingannevole che deve essere sottoposto a controllo e sanzione da parte delle Autorità preposte e in particolare dall'antitrust -:
se intenda assumere le iniziative necessarie, attraverso una segnalazione all'Autorità anti-trust, perché il messaggio pubblicitario suddetto venga eliminato o adeguato in modo da non violare la pubblica fede e i diritti del consumatore.
(4-05343)
In conseguenza di ciò, la campagna pubblicitaria del «Conto Arancio», relativa al mese successivo, riporta con caratteri tipografici molto più visibili la precisazione che il premio aggiunto al tasso di interesse offerto è destinato a coprire il solo mese di aprile 2003, fugando la possibilità che il consumatore lo percepisca come remunerazione relativa all'intero anno.
Si ritiene, pertanto, che l'ingannevolezza del messaggio sia venuta meno e che pertanto non ricorrano più le condizioni per una segnalazione all'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.
nel febbraio 2000 si è svolta nel nostro Paese, una visita ispettiva del «Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti»;
ad oggi non si è ancora a conoscenza dei contenuti del rapporto del suddetto Comitato e della risposta del Governo italiano -:
se sia stata formulata risposta al rapporto del suddetto comitato e in caso affermativo, quali siano le ragioni ostative alla pubblicazione degli atti.
(4-03156)
Nel 1994 e nel 1996 la corte di giustizia dell'Unione europea ha espresso parere negativo circa l'adesione dell'Unione alla predetta convenzione. Pertanto, il suddetto comitato appartiene ad un sistema istituzionale internazionale distinto da quello previsto da trattati istitutivi delle Comunità europee e dal trattato sull'Unione europea.
In merito ai quesiti presentati dall'interrogante si informa che è stata già concessa l'autorizzazione alla pubblicazione del rapporto del comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti (CPT) sulla visita effettuata dal 13 al 25 febbraio 2000, e delle osservazioni formulate in merito dal Governo.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.
dopo l'uccisione di 2 militanti dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale e il ferimento di altri sette di essi nel corso di un agguato messo in atto nei giorni scorsi da un'unità paramilitare legata al Partito Rivoluzionario Istituzionale, la situazione sociale nei territori del Chiapas ha raggiunto livelli altissimi di tensione. Un documento sottoscritto da 18 movimenti indigeni parla esplicitamente di «rivolta sociale dietro l'angolo» e accusa il Governo messicano di complicità nell'agguato finalizzato a vincere la resistenza dei movimenti campesinos alla costruzione dell'aeroporto internazionale a San Salvador Atenco;
numerosi osservatori internazionali confermano la gravità della situazione e denunciano il continuo susseguirsi di attacchi armati perpetrati da formazioni filogovernative contro i municipi autonomi situati in Chiapas, Guerriero e Oaxaca. Solo negli ultimi mesi sono stati colpiti i villaggi di La Celebra, Quexil, Altamirano, Reforma, K'anakil, Yocnabil e Amatik, con numerose vittime tra la popolazione (4 morti e 20 feriti, compresi donne e bambini). Numerose testimonianze di osservatori internazionali di pace presenti nei municipi indicano nei gruppi paramilitari Mira e OPDIC i responsabili materiali di tali crimini, attuati con la copertura delle autorità locali che, in alcuni casi, pare abbiano garantito materialmente la logistica per gli agguati. Nessun arresto, del resto, è stato fino ad oggi effettuato dall'esercito che anzi ha rafforzato la pressione verso le comunità indigene - attraverso la dislocazione di ingenti forze armate - al fine di isolare i municipi autonomi e terrorizzare la popolazione;
tutto ciò si inquadra in una più ampia strategia di annientamento delle comunità indigene volta ad inserire i territori chiapanechi sotto il controllo diretto dell'ALCA - Accordo del Libero commercio per le Americhe - attraverso il varo del Plan Puebla Panama che prevede la costruzione di aeroporti, superstrade, posa di fibre ottiche e colture transgeniche e la distruzione delle attività agricole autoctone. È inoltre previsto che il gigantesco oleodotto che ha già devastato l'ambiente naturale e le comunità indigene in Ecuador - alla cui realizzazione hanno partecipato anche società italiane - transiti per i territori del Chiapas, disseminando questi ultimi di fabbriche di assemblaggio e di depositi di rifiuti tossici presso i quali si vorrebbero utilizzare gli indigeni come manodopera a basso costo;
mentre il Governo del Presidente Fox continua a mantenere un colpevole silenzio su tali gravissimi accadimenti, la società civile internazionale si sta mobilitando in tutto il mondo per difendere i diritti delle comunità indigene e preservare la preziosa esperienza di democrazia e di autogestione collettiva rappresentata dai municipi liberati del Chiapas, esperienza che ha destato l'interesse di moltissime amministrazioni locali, soprattutto nel nostro paese, che in essa hanno intravisto la possibilità di riformare in senso solidale e partecipativo le politiche di gestione del territorio -:
se non ritenga doveroso e urgente intervenire presso il Governo messicano e il Governatore del Chiapas affinché essi si adoperino immediatamente per bloccare le continue violenze delle formazioni paramilitari presso le popolazioni indigene e i municipi autonomi del Chiapas, affinché siano assicurati alla giustiziagli autori dei moltissimi crimini a tutt'oggi impuniti commessi dalle formazioni paramilitari;
vengano riconosciuti i diritti e la cultura dei popoli indigeni come stabilito negli accordi di San Andrés e salvaguardati
(4-03770)
Il presidente Fox ha effettivamente conferito assoluta priorità alla soluzione della questione del Chiapas ed è riuscito a riallacciare il dialogo sospeso dal settembre 1996 a causa della mancata traduzione in norme di legge del progetto di legge costituzionale «sui diritti e la cultura indigeni», elaborato nel 1996 dalla Cocopa (commissione per la concordia e la pacificazione) sulla base degli accordi di San Andres e contenente il riconoscimento del principio dell'autodeterminazione delle popolazioni indigene. Il presidente messicano ha inoltre progressivamente ritirato l'esercito dal Chiapas, consentendo a numerosi gruppi di nativi che erano stati allontanati da formazioni paramilitari con la forza dai propri villaggi, di ritornarvi pacificamente. Nell'attesa dell'approvazione della legge, il clima tra il Governo messicano e le popolazioni indigene si è rasserenato come non mai nello scorso decennio e ciò ha fra l'altro consentito il pacifico svolgimento - nel febbraio 2001 - della «marcia» verso Città del Messico di esponenti dell'esercito zapatista di liberazione nazionale (EZLN), accompagnati da numerosi stranieri simpatizzanti della causa zapatista, fra cui molti italiani.
A Fox va dato il merito di avere avviato un processo di consolidamento della democrazia ed una nuova politica in materia di diritti umani. È dunque evidente la difficoltà, per qualsiasi misura adottata dal Governo messicano a tal fine, di sortire effetti stabili ed immediati.
Nel corso di un colloquio che ho avuto con il sottosegretario per i diritti umani ambasciatore signora Acosta Urquidi, durante la mia missione a Città del Messico lo scorso novembre, si è riscontrato che, nonostante i vari progressi compiuti sotto il Governo Fox verso la piena realizzazione dello stato di diritto, persistono violazioni ed abusi che attestano l'esigenza di una profonda riforma delle istituzioni competenti. In quella, come in numerose altre occasioni, sono stati richiesti a tal fine da parte messicana l'aiuto e la solidarietà non solo dell'Italia ma della intera comunità internazionale. Al riguardo, con una dichiarazione del 27 settembre 2002 l'Unione europea, su impulso della Presidenza, ha voluto lanciare al Governo messicano un forte segnale di preoccupazione ed al contempo di incoraggiamento a proseguire negli sforzi per estirpare dal Paese la corruzione e l'impunità e rafforzare la democrazia.
Per quanto riguarda in particolare le popolazioni indigene del Messico, l'Italia non manca di segnalare alle autorità messicane tanto a livello politico che nei normali contatti diplomatici, il nostro interesse per la ricerca di una giusta soluzione, alla situazione del Chiapas che tenga in debita considerazione le aspettative ed i diritti dei locali. L'ambasciatore italiano a Città del Messico ha potuto di recente ribadire tale interesse al competente sottosegretario Acosta e la questione tornerà comunque ad essere nuovamente sollevata dalla delegazione italiana nell'ambito della concertazione politica europea.
Bisogna peraltro prendere atto dello stallo relativo alla revisione della nuova legge in materia, dovuto sia al suo contenuto di merito sia alla dinamica politica
Il Ministro degli affari esteri: Franco Frattini.
il settore costruzioni è estremamente importante nell'economia nazionale e conta in Italia - secondo recenti dati Istat ed Inail - circa 570.000 aziende con 1.620.000 addetti e 1.200.000 dipendenti;
la legge 8 agosto 1995, n. 341 ha disposto, all'articolo 29, l'applicazione per le imprese del settore edile di una riduzione del 9,50 per cento sull'ammontare delle contribuzioni previdenziali ed assistenziali, diverse da quelle di pertinenza del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, dovute all'Inps e all'Inail, per gli operai occupati con orario di lavoro di 40 ore settimanali, a carico dei datori di lavoro;
l'articolo 45, comma 18, della legge 17 maggio 1999, n. 144 ha disposto che il Governo, entro il 31 marzo di ciascun anno e sino al 31 dicembre 2001 - con decreto interministeriale - valuta la possibilità di confermare o di rideterminare la riduzione contributiva che, a partire dal 1997, è stata elevata all'11,50 per cento;
la proroga dello sgravio contributivo, che interessa decine di migliaia di imprese edili - comprese le società cooperative di produzione e lavoro esercenti attività edile anche per i soci lavoratori delle stesse - ha consentito una riduzione del costo del lavoro per le imprese di circa il 2,50 per cento, a seconda della natura industriale o meno dell'azienda e del numero degli occupati;
attualmente, le aziende interessate stanno ancora attendendo l'emanazione del provvedimento del Governo - di norma predisposto entro la fine di ottobre - relativo al 2001 ed annunciato più volte come imminente anche da una comunicazione dell'Inps del 27 settembre 2001, n. 154 -:
quali misure il Governo intenda prendere affinché le imprese edili non debbano scontare l'aumento del costo del lavoro, soprattutto in considerazione del fatto che di tale riduzione contributiva annuale è stato tenuto conto nell'aggiudicazione di molte gare d'appalto per il settore pubblico e nella stipulazione di contratti d'appalto privati.
(4-01765)
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Pasquale Viespoli.
in questi giorni la compagnia Swiss Re Italia ha avviato la procedura per la messa in mobilità di 130 lavoratori pari al 50 per cento del personale, già fortemente ridimensionato negli scorsi anni, a seguito di una precedente ristrutturazione;
la Swiss Re Italia, anziché puntare sullo sviluppo sul territorio italiano ha preferito, per rendere maggiormente remunerativo
al momento dell'operazione in oggetto le parti interessate (Ina e Swiss Re), e le istituzioni (Ministero dell'industria e Isvap) diedero tutte le assicurazioni riguardo le prospettive di sviluppo sul mercato, la garanzia sulla localizzazione dell'attività e i livelli occupazionali cioè si resero garanti della volontà di attuare un investimento industriale e non una pura e semplice operazione speculativa -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e di quali siano le ragioni dell'enorme taglio del personale che, trovandosi senza lavoro, graverà sul «problema» dell'occupazione già grave a Roma e nel Lazio;
se non ritengano altresì opportuno aprire un tavolo di trattative tra l'azienda, i sindacati e gli enti che nel 1996 si fecero garanti della sede romana della Società, per difendere i lavoratori e lo stesso futuro della Swiss Re Italia.
(4-02270)
La SWISS RE ITALIA S.p.A. - già unione italiana di riassicurazione S.p.A. - è un'impresa autorizzata a svolgere l'attività di riassicurazione in qualsiasi ramo di assicurazione con sede in Roma ed una dipendenza sita in Milano.
L'azienda, alla data del 31 dicembre 2001, occupava 290 unità (31 dirigenti e 259 fra impiegati e funzionari).
A causa delle perdite conseguite nel mercato domestico, negli ultimi anni per la situazione critica in cui versa il mercato assicurativo italiano, il gruppo Swiss Re ha deliberato un progetto riorganizzativo della propria attività in Italia proiettato nell'arco di tre anni, con la previsione di una eccedenza di personale pari a 130 unità.
Tale processo riorganizzativo è stato formalmente comunicato alle rappresentanze sindacali aziendali con lettera datata 17 gennaio 2002, ai fini dell'avvio del confronto sindacale previsto dalla disciplina pattizia in vigore fra le parti.
Si fa presente che si sono svolti numerosi incontri fra l'impresa e le organizzazioni sindacali, a livello nazionale ed aziendale, tesi ad acquisire ulteriori maggiori elementi in ordine alla programmata riorganizzazione varata dal predetto gruppo multinazionale relativamente alle attività svolte sul mercato italiano.
Le iniziative intraprese sono sfociate in un accordo, siglato in data 8 maggio 2002, fra la società «SWISS RE ITALIA S.p.A.», le OO.SS. nazionali del settore e la rappresentanza sindacale aziendale, ad esaurimento della procedura ex articolo 15 del vigente CCNL per il settore.
Con tale accordo l'impresa, fra l'altro, si impegna a non fare ricorso alla procedura di cui alla legge n. 223 del 1991 in materia di licenziamenti collettivi sino al 31 dicembre 2004, data di scadenza dell'accordo stesso.
Si fa presente che nelle premesse di cui all'accordo citato - riferito unicamente al personale dipendente non dirigente ed approvato dall'assemblea del personale in data 12 maggio 2002 - si conferma che il «Gruppo Swiss Re» ha deciso di sottoscrivere i contratti di riassicurazione sul mercato domestico attraverso una nuova struttura organizzativa italiana diversa dalla «Swiss Re Italia S.p.A» e che le attività di amministrazione dei contratti sottoscritti dal 1o gennaio 2003 in poi non verranno svolte in Italia.
Inoltre, si conferma l'intendimento del gruppo multinazionale in questione di far svolgere le attività attuali e future di «Swiss Re» in Italia prevalentemente dal personale attualmente in forza, anche attraverso attività di formazione e riqualificazione dello stesso, nonché il mantenimento dell'attuale localizzazione della sede principale in Roma e degli uffici in Milano.
Infine, con la finalità di agevolare l'esodo dei lavoratori, è previsto un piano di incentivazione economica ai dipendenti che,
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.
risulta all'interrogante che nella mattinata del 30 ottobre 2002 le forze dell'ordine siano intervenute con manganelli contro la pacifica manifestazione dei cittadini del quartiere Montesacro di Roma che manifestavano in via Levanna, angolo via Nomentana, contro l'edificazione di alcune palazzine in un'area verde ivi presente;
in seguito all'intervento delle forze dell'ordine quattro giovani del centro sociale Brancaleone sono stati fermati;
da alcune settimane i cittadini si stanno mobilitando in difesa della suddetta area verde;
il prossimo 14 novembre 2002 si terrà a Roma una manifestazione cittadina per ridurre la pressione edilizia prevista per la città di Roma nel Nuovo Piano Regolatore;
è necessario l'intervento di mediazione del comune di Roma per salvaguardare la suddetta area verde e individuare una soluzione alternativa per l'edificazione edilizia prevista in quella sede -:
se quanto riferito in premessa corrisponda al vero e, in caso affermativo se non ritenga spropositato l'intervento delle forze dell'ordine contro i manifestanti e quali iniziative intenda intraprendere perché episodi simili non si ripetano in futuro.
(4-04340)
Nella circostanza, sette manifestanti si sono sdraiati sotto un escavatore, parcheggiato in prossimità del cantiere, allo scopo di impedirne l'utilizzo.
Le forze dell'ordine intervenute sul posto, dopo aver più volte, con esito negativo, invitato i giovani a desistere dalla loro azione, hanno dovuto provvedere al loro accompagnamento nei locali del commissariato di pubblica sicurezza «Montesacro». I giovani, pertanto, sono stati identificati e deferiti alla competente autorità giudiziaria per i reati di manifestazione non autorizzata e per violenza privata.
Il questore di Roma ha rappresentato che, nel corso dell'operazione, nessun mezzo coercitivo è stato utilizzato nei confronti dei dimostranti.
Si soggiunge che già nel luglio e nell'ottobre 2002 gli aderenti al predetto centro sociale avevano inscenato analoghe forme di protesta, rientrate a seguito dell'intervento degli agenti del commissariato «Montesacro».
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
lo Stato ha il dovere di assicurare adeguata protezione a tutti i cittadini, in particolare a quanti operano in situazioni ad alto rischio e per la loro attività sono più esposti agli attacchi della criminalità organizzata e mafiosa;
in una situazione ad alto rischio ha operato fino a pochissimo tempo fa il dottor Alfonso Sabella, alla Procura della Repubblica di Termini Imerese fino al
in queste sue attività il dottor Sabella ha coordinato indagini che hanno condotto alla cattura dei più pericolosi latitanti di Cosa Nostra, ha istruito decine di processi che hanno portato alla condanna di numerosi mafiosi, si è occupato della gestione di detenuti sottoposti a regime di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario -:
se corrisponda al vero che: attualmente il dottor Sabella usufruisca della semplice «tutela» di un solo uomo; questa «tutela» sia limitata alla città di Firenze, dove il dottor Sabella presta la sua opera; il dottor Sabella non goda di alcuna protezione a Roma, città dove vive la sua famiglia e in Sicilia dove vivono i suoi genitori; la decisione di negare la scorta al dottor Sabella sia stata adottata dal Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica di Firenze a distanza di pochi giorni di un'altra deliberazione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica di Roma che aveva invece deciso di mantenere la scorta al dottor Sabella;
se non ritenga che la decisione di negare la scorta al dottor Sabella possa apparire come rinuncia da parte dello Stato a difendere chi rischia la vita per la sicurezza della collettività;
se non ritenga che sia necessario ripristinare la scorta al dottor Sabella nel più breve tempo possibile.
(4-02997)
Nell'ottobre del 1999, a seguito del suo trasferimento al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del ministero della giustizia, i citati servizi sono stati istituiti a Roma e, contestualmente, revocati a Palermo.
Dal mese di febbraio 2002, a seguito del trasferimento del dottor Sabella a Firenze, è stato disposto un servizio di tutela a bordo dell'autovettura dell'amministrazione della giustizia assegnata al medesimo, nonché un servizio di vigilanza generica radiocollegata. Tale servizio di tutela è operante anche Roma, ove risiede la sua famiglia.
Premesso quanto sopra, si rileva che la problematica della sicurezza del magistrato in parola è stata più volte esaminata dalle prefetture-uffici territoriali del governo di Roma, di Firenze e di Agrigento, in sede di riunione di coordinamento delle forze di polizia, e sottoposta alle valutazioni della commissione centrale, consultiva, di cui all'articolo 2 del decreto-legge 6 maggio 2002, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 luglio 2002, n. 133 (recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza personale), anche in relazione alle preoccupazioni espresse dall'interessato e da alcuni esponenti politici.
Il dispositivo di protezione in atto, consistente nella misura della tutela a cura della Polizia di Stato, con autovettura ed autista del dicastero della giustizia, è stato ritenuto congruo, su conforme parere dei rappresentanti dell'autorità giudiziaria.
Si soggiunge che il citato dispositivo è comunque sottoposto a periodico riesame per la verifica dei presupposti che ne hanno determinato l'adozione e per gli eventuali adeguamenti, su proposta dei competenti uffici provinciali per la sicurezza personale, istituiti, ai sensi dell'articolo 5 della precitata normativa, presso le prefetture-uffici territoriali del Governo.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
il 27 marzo 2003, secondo notizie di stampa, si sarebbe dovuto tenere a Trieste un convegno internazionale intitolato: «L'Expo e la globalizzazione, le esposizioni
il convegno sarebbe stato organizzato con la collaborazione del Bie (Bureau international des Expositions) e patrocinato dalla Farnesina e finanziato dalla Fondazione CrT;
il 27 marzo 2003 non si è svolto alcun convegno sul tema a Trieste;
in sede di esame della legge finanziaria, maggioranza e Governo hanno bocciato un emendamento sottoscritto dall'onorevole Illy e dall'interrogante, che si proponeva di finanziare le attività propedeutiche a ottenere l'Expo a Trieste -:
se il Ministro fosse realmente a conoscenza di tale annunciata iniziativa, se avesse davvero concesso il patrocinio e se, in caso affermativo, sia stato posto doverosamente a conoscenza delle ragioni per cui tale convegno non si è svolto.
(4-05930)
Il simposio promozionale, intitolato «L'Expo e la globalizzazione: le esposizioni internazionali nell'epoca delle comunicazioni virtuali», era stato inizialmente programmato per la fine di dicembre 2002 e successivamente rimandato, ad una data da definirsi, a causa delle improvvise decurtazioni di bilancio intervenute al termine dello scorso esercizio finanziario. Nonostante notizie stampa avessero indicato la data di marzo 2003 per lo svolgimento del seminario, il ministero degli esteri, d'intesa con le parti interessate, ha optato, a seguito di una riunione a Parigi tra i delegati italiani ed i vertici del BIE nonché i dirigenti della TriestExpo Challange SpA, per una data che ponesse Trieste nelle condizioni ideali per l'illustrazione del progetto di candidatura. Di concerto con il segretario generale del BIE si è pertanto scelta la data del 19 giugno 2003 per l'inaugurazione del Simposio che si articolerà su tre giorni, dal 19 al 21 giugno 2003. Le nuove date permetteranno a Trieste di avvantaggiarsi dello status di candidato ufficiale per il 2008 (la candidatura infatti dovrebbe essere depositata presso il BIE nel mese di maggio), oltre che di mostrare la città alle delegazioni nazionali dei Paesi membri, dopo averla adeguatamente presentata il 2 e 3 giugno prossimi, in sede di assemblea generale plenaria del BIE a Parigi.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.
(4-00908)
Il ricorso alla cassa integrazione guadagni annunciato il 4 ottobre 2001 dalla FIAT AUTO è stato determinato dall'incertezza del mercato automobilistico che ha costretto i principali costruttori mondiali, tra cui la FIAT stessa, a rivedere i propri obiettivi alla luce della negativa congiuntura economica.
La previsione di una contrazione del mercato automobilistico (acuitasi dopo gli attacchi terroristici negli Stati Uniti) formulata dalla FIAT AUTO, era stata, del resto, secondo la direzione aziendale, ritenuta corretta e condivisa da tutte le principali istituzioni governative.
Il recente crollo della fiducia da parte dei consumatori e l'ulteriore conseguente rallentamento della ripresa hanno messo a nudo, secondo la stessa direzione aziendale, sofferenze che erano già sotto gli occhi di tutti ancora prima dell'estate.
Il ricorso alla CIG da parte dell'azienda in parola è stato dunque un provvedimento necessario e probabilmente non sufficiente da solo a fronteggiare un taglio alla produzione di 100.000 vetture sul conto produzione 2001 e la caduta degli ordinativi tra settembre ed ottobre dell'ordine del 35 per cento secondo quanto riferito dalla direzione aziendale.
Si rappresenta, infine, che il lancio del nuovo modello «Stilo» vuole rappresentare un segnale forte per far sì che la terapia d'urto rappresentata dalla CIG non si spinga oltre, nella convinzione che FIAT AUTO possa superare questa fase congiunturale particolarmente difficile con prospettive e mezzi migliori rispetto alla concorrenza.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
sabato 28 settembre 2002, a Milano, si è svolta una manifestazione organizzata dal «movimento per l'opposizione sociale»;
il percorso dei manifestanti, peraltro debitamente autorizzato, prevedeva il passaggio dinanzi alla «su
a» allestita dagli ebrei milanesi in Piazza Cordusio in occasione di una ricorrenza ebraica;
il giorno precedente la manifestazione le autorità di polizia hanno chiesto alle persone della comunità ebraica site all'interno della capanna allestita di togliere la «kippa» o di coprirla con un cappello, ottenendo un secco e comprensibile rifiuto;
il corteo urlava non soltanto «Palestina libera» ma anche «Israele assassini»;
non vi sono stati, in verità, incidenti -:
se risponda a verità quanto denunciato in premessa e, in caso affermativo, se non ritenga gravissimo e deplorevole il sopruso tentato in danno della comunità ebraica milanese.
(4-04087)
I partecipanti si sono riuniti in piazza XXIV maggio ed hanno percorso in corteo le vie del centro transitando in via Torino, piazza Cordusio sino a piazza della Repubblica, ove la manifestazione ha avuto termine.
Nella stessa giornata si è tenuto anche un convegno indetto da Forza Nuova.
Sono state predisposte adeguate misure di protezione, con l'impiego di 900 unità delle forze dell'ordine che hanno garantito il regolare svolgimento di tutte le manifestazioni concomitanti.
Soltanto nel momento in cui il predetto corteo è transitato nelle immediate vicinanze di piazza Cordusio ed all'esclusivo fine di garantire l'incolumità dei partecipanti alla manifestazione religiosa, il responsabile dei servizi di ordine pubblico presente sul posto ha ritenuto opportuno richiedere cautelativamente ai membri della comunità ebraica di non esporre striscioni in ebraico e di non permanere nelle adiacenze del percorso del corteo per evitare eventuali aggressioni dei facinorosi che avrebbero potuto approfittare della situazione.
Tale scelta operativa è stata dettata da motivazioni puramente tecniche ed ha, tra l'altro, ricevuto piena comprensione anche da parte dal responsabile del centro studi ebraici «Beth Schlomo», che aveva organizzato la «Sukka».
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
nel mese di novembre del 1999 si è tenuto il concorso magistrale;
il termine ultimo per la presentazione delle domande di partecipazione scadeva nel mese di maggio 1999;
il concorso in questione ha visto esclusi dalla partecipazione coloro che, in quell'anno, dovevano sostenere l'esame di maturità magistrale;
coloro che comunque hanno conseguito la maturità magistrale nell'anno 1999, oltre ad essere stati esclusi dal concorso svoltosi in quell'anno, sono per di più definitivamente finalizzati per i futuri concorsi per i quali è richiesta la laurea;
la situazione, per questo particolare segmento di diplomati, è particolarmente penalizzante proprio in ragione del fatto che, al momento dello svolgimento del concorso, avevano conseguito il diploma che ne avrebbe consentito la partecipazione, preclusa in quanto - come detto - il termine di presentazione della domanda di partecipazione scadeva a maggio 1999, e cioè due mesi prima del conseguimento del diploma;
appare evidente il grave pregiudizio che i diplomati del 1999 hanno ritratto per una scansione dei tempi casualmente penalizzante -:
se, in relazione alla particolarissima situazione in cui si sono venuti a creare coloro che hanno conseguito il diploma magistrale nell'anno 1999, non si ritenga, in via eccezionale, di dovere adottare iniziative normative volte a «sanare» la condizione di tali diplomati, consentendone la partecipazione al concorso magistrale.
(4-05712)
Al riguardo si fa presente che è principio generale che attiene a tutti i pubblici concorsi che coloro che non sono in possesso del titolo di accesso richiesto non possono partecipare alla procedura concorsuale. Pertanto, coloro che hanno conseguito il diploma di maturità magistrale successivamente ai termini di scadenza fissati dai bandi di concorso, di cui ai decreti dirigenziali del 30 marzo e del 1o aprile 1999, sono stati esclusi dalla partecipazione a detti concorsi.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
da parte dei vigili del fuoco, della provincia di Foggia, che tanto si sono impegnati, insieme alle forze dell'ordine, alla protezione civile ed ai volontari, durante il terremoto che ha colpito le zone del basso Molise e del Subappennino dauno, è arrivata a tutte le autorità locali e regionali la proposta di istituire un loro distaccamento permanente a Casalnuovo Monteraro;
questa proposta centra due aspetti fondamentali, il primo è quello di infondere fiducia nelle popolazioni locali che ancora oggi, visto che molti edifici non rispondono ai requisiti antisismici, vivono un profondo senso di frustrazione e la psicosi del crollo, l'altro sarebbe di dare un segnale forte di attenzione, da parte dello Stato, nei confronti di un territorio così profondamente colpito -:
se si intenda prendere nella dovuta considerazione questa ipotesi avanzata dagli stessi vigili del fuoco ed entro quali tempi, eventualmente, si intendano iniziare i lavori che sarebbero, certamente, accolti come un'iniezione di fiducia da parte della popolazione dell'intero territorio.
(4-04633)
Si ritiene che tale comune sia idoneo, invece, ad ospitare un distaccamento a carattere volontario. Qualora pervenissero richieste in tal senso da parte delle istituzioni locali e ricorressero gli altri presupposti, questa amministrazione sarebbe pronta ad esprimere il proprio parere positivo e a compiere gli altri adempimenti di competenza.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Maurizio Balocchi.
l'azienda territoriale per l'edilizia residenziale della provincia di Treviso in questi giorni ha presentato una denuncia alla procura della Repubblica in quanto per l'ennesima volta è stato occupato abusivamente un appartamento, questa volta in via Dindoni n. 53 a Treviso;
altre segnalazioni, avute dai vicinanti degli alloggi sfitti in via Piavesella, indicano la presenza di malintenzionati che si aggirano con l'evidente intento di mettere in atto ulteriori occupazioni;
di fronte alle reiterate iniziative afferenti occupazioni abusive di alloggi ATER, si registrerebbero inquietanti «sponsorizzazioni» da parte di Comitati politicizzati, non ultimo il cosiddetto movimento M21, che giustificherebbero reati come iniziative di protesta politica e di disobbedienza civile;
la sottrazione di alloggi alle disponibilità dell'ATER comporta evidenti impossibilità da parte dell'Azienda a dare risposte alloggiative ai cittadini bisognosi collocati nelle liste di assegnazione -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti segnalati e se intenda adottare le opportune misure di ordine pubblico volte a evitare che occupazioni del tipo descritto non abbiano più a ripetersi.
(4-03568)
Il nucleo familiare, nel prendere possesso dell'alloggio, è stato sostenuto da un gruppo di attivisti del «comitato 21 Marzo», un sodalizio dell'area dei centri sociali del nordest, sorto in questo capoluogo con lo scopo di difendere e reclamare i diritti per gli immigrati.
I predetti extracomunitari sono muniti di valido permesso di soggiorno ed il capofamiglia è occupato presso una locale industria di ceramiche.
L'abitazione in questione, per alcuni mesi dello scorso anno, era già stata oggetto di occupazione illegale ed era stata abbandonata, solo dopo la notifica dell'intimazione a rilasciare l'alloggio, a norma della legge regionale n. 10 del 1996 da parte dei responsabili dell'azienda territoriale per l'edilizia residenziale.
La carenza di sistemazioni alloggiative per gli immigrati che risiedono nella provincia di Treviso per motivi di lavoro si è evidenziata particolarmente negli ultimi anni e riguarda soprattutto la città di Treviso.
Gli extracomunitari risultano molto organizzati ed hanno come punti di riferimento il già citato «comitato 21 Marzo» e il «comitato di Lotta per la Casa» che, dalla seconda metà del 2000 ad oggi, hanno attuato varie occupazioni illegali di immobili pubblici e privati in disuso.
Le locali forze di polizia si sono sempre impegnate nel prevenire le illegalità ed impedire che le diverse situazioni degenerassero in azioni di violenza e di turbativa dell'ordine sociale. Inoltre, sono sempre state svolte le relative indagini per identificare i promotori e gli occupanti abusivi, che sono ogni volta stati denunciati all'autorità giudiziaria.
In particolare, nel novembre del 2001 la questura di Treviso ha dato esecuzione a due provvedimenti giudiziari di sequestro preventivo di due degli immobili sopra citati, allontanando oltre un centinaio di immigrati che in essi avevano trovato alloggio.
Più di recente, in data 22 agosto 2002, ossia successivamente alla presentazione della presente interrogazione, si è svolta una ulteriore operazione di sgombero. Essa ha avuto luogo senza incidenti o turbative per l'ordine e la sicurezza pubblica, con la demolizione degli stabili via via sgomberati.
Gli stessi occupanti abusivi, nel corso delle operazioni, hanno dimostrato pieno senso di responsabilità, comprendendo l'ineluttabilità della situazione e non ostacolandola in alcun modo. Le operazioni hanno riguardato complessivamente otto immobili, all'interno dei quali vivevano 21 nuclei familiari per complessivi 75 cittadini extracomunitari, di cui una ventina minorenni.
Anche nel corso dell'azione di sgombero citata sono state organizzate da elementi appartenenti ai centri sociali del nord est e del locale «comitato 21 Marzo» forme di contestazione volte ad impedire lo svolgimento dei lavori. Costoro hanno condotto all'interno del duomo di Treviso alcuni dei nuclei familiari, sgomberati nella stessa mattinata del 22 agosto. Già in serata tali nuclei si erano spostati all'esterno del duomo stesso, sotto il colonnato, dove unitamente ai detti esponenti di movimenti di area antagonista hanno avviato un presidio di protesta che si è poi concluso nella serata del 29 agosto successivo.
Durante tale periodo, con il coordinamento della Prefettura di Treviso, si sono svolte iniziative volte al reperimento di soluzioni che consentissero la più rapida cessazione del presidio. Con l'ausilio della Curia, delle associazioni di categoria, e tra queste principalmente quella degli industriali, di taluni sindaci e delle associazioni di volontariato sociale, si è riusciti a garantire una sistemazione alloggiativa non precaria per circa undici nuclei familiari. Per quattro nuclei familiari, i cui capi famiglia lavoravano fuori provincia, sono stati attivati contatti con le competenti prefetture per lo svolgimento di possibili interventi. Per sei single il comune di
Si fa presente che le operazioni di sgombero citate sono state realizzate nell'unico fine di attuare un piano di recupero degli alloggi e delle zone abitative, mirato al soddisfacimento di esigenze abitative di edilizia residenziale pubblica, secondo le legittime aspettative dei richiedenti, anche extracomunitari, aventi titolo in conformità alla graduatoria.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
nel periodo 1995-1997 la ERICSSON diede inizio alla «fase di preparazione alla vendita» con richiesta nel luglio 1995 di C.I.G.S per ristrutturazione e riorganizzazione della durata di due anni, richiesta respinta dal Ministero del lavoro nell'aprile 1997;
nel 1995, previa disdetta degli accordi aziendali vigenti procede ad un nuovo accordo con conseguente penalizzazione retributiva dei lavoratori;
nel 1998 la ERICSSON comunica alle organizzazioni sindacali l'intenzione di scindere le due sedi produttive di Pagani, denominando P.C.B Spa quelle delle piastre circuiti stampati e P.B.A Spa quella degli assemblaggi, per effettuare subito dopo il trasferimento dei due rami d'azienda (Articolo 47 legge n. 428 del 29 dicembre 1990);
nel gennaio 1999 la P.C.B. Spa viene trasferita al gruppo El. Man di Corropoli (Teramo);
nel piano industriale e negli accordi sindacali vennero inseriti, come richiesto dalle organizzazioni sindacali maggiori investimenti e maggiori garanzie rispetto a quelli offerti dalle due società in special modo per le nuove tecnologie che avrebbero permesso di produrre piastre più complesse e più remunerative (la El. Man avrebbe dovuto produrre a Pagani anche piastre diverse da quelle per le T.L.C per riequilibrare eventuali cadute del mercato ERICSSON nazionale ed internazionale);
con un accordo commerciale la ERICSSON garantiva alla El. Man nella fase di avviamento e sino al 31 dicembre 2000, la copertura di eventuali perdite economiche e gli accordi sindacali avrebbero garantito per cinque anni la salvaguardia del mantenimento dei livelli occupazionali, la parte economica e normativa vigente e il non ricorso agli ammortizzatori sociali durante la fase degli investimenti concordati;
la El. Man avrebbe investito con enorme ritardo (secondo semestre del 2000), avrebbe mancato di diversificare le produzioni (T.L.C. più altre), avrebbe sospeso a tempo indeterminato i progetti più importanti senza completare la prima trance di investimenti che avrebbe portato ad un reale abbattimento del costo del lavoro con conseguente rilancio sul mercato, avrebbe abbandonato gli impianti, azzerando le manutenzioni delle macchine di vecchia tecnologia ereditate dalla ERICSSON, con relativa caduta di efficienza e qualità e la conseguente perdita di clienti, avrebbe trasferito le commesse, ridotte rispetto al passato, agli altri stabilimenti del gruppo contrariamente a quanto previsto dagli accordi, avrebbe disatteso ogni richiesta di rispetto delle norme sulla sicurezza con conseguenti denunce alle Autorità Competenti, non avrebbe tenuto in alcuna considerazione le stesse preoccupate sollecitazioni dei lavoratori rivolte ai dirigenti per gli impegni sottoscritti e disattesi;
la ERICSSON avrebbe ignorato le richieste delle organizzazioni sindacali locali per l'istituzione e relativo intervento della Commissione che doveva controllare il rispetto del piano industriale e degli accordi sottoscritti, non avrebbe verificato che i prodotti commissionati alla P.B.A
tutta la vicenda su descritta, ha creato in un'area di altissima disoccupazione e di grande disagio civile, una ulteriore perdita di lavoro per 104 dipendenti che hanno già richiesto al Ministero dell'Industria un sollecito incontro per la definizione dell'attuale gravissimo momento in ordine alle responsabilità inerenti al mancato rispetto degli accordi ed all'adozione dei conseguenti provvedimenti per il mantenimento dell'occupazione (assorbimento da parte della ERICSSON T.L.C come dal punto 7 dell'accordo sindacale) -:
se non ritenga di procedere ad un incontro urgentissimo alla presenza del Governo (già richiesto al Ministero dell'Industria) per esaminare l'intricata vicenda e procedere alle iniziative necessarie per riportare alla normalità la gravissima situazione descritta.
(4-01181)
A seguito di accordo sindacale sottoscritto nello stesso anno tra la Ericsson Telecomunicazioni e la PBA S.p.A. le aziende in questione si impegnavano a preservare i livelli occupazionali per i cinque anni successivi.
Il 7 gennaio 1999 la PCB veniva ceduta dalla Ericsson alla EL.MAN. tecnologie elettroniche S.p.A. ed in tale occasione veniva sottoscritto un contratto con cui la Ericsson si impegnava ad affidare, sulla base di ben determinate condizioni, alla stessa società PCB S.p.A., commesse di lavoro, impegnandosi a considerarla quale fornitore preferenziale fino al 31 dicembre 2003 e con un minimo di ordini garantiti per i primi due anni.
In tal senso prendeva corpo un rapporto di partnership commerciale concreto e sostanziale in ogni suo aspetto che, da un lato, offriva ad Ericsson la possibilità di affidare ad aziende adeguatamente strutturate la produzione di un importantissimo componente della telecomunicazione mobile, qual è il circuito stampato, e, dall'altro, consentiva ad EL.MAN. di poter allargare gli orizzonti del proprio gruppo industriale e cogliere quindi le opportunità connesse alle nuove ed interessanti prospettive commerciali derivanti dal mondo Ericsson.
Successivamente, però, per motivi riconducibili a contrazioni di commesse, già dagli inizi dell'anno 2001, la PCB S.p.A. denunciava uno stato di crisi aziendale e richiedeva per le proprie maestranze, nell'aprile 2001, la cassa integrazione guadagni straordinaria.
Nel contempo una repentina crisi delle telecomunicazioni mobili colpiva in misura drammatica l'intero settore. La stessa Ericsson, se pur leader mondiale, rimaneva coinvolta nella sfavorevole congiuntura economica del comparto, per cui non è stato possibile alla società PCB evitare la brusca caduta del mercato e la conseguente drastica contrazione degli ordinativi programmati per l'anno 2001.
Poiché appariva infruttuoso qualsiasi tentativo volto ad assicurare, tramite Ericsson, la continuità produttiva dell'azienda, il consiglio di amministrazione della PCB, dopo aver fatto richiesta, d'intesa con le maestranze, della cassa integrazione guadagni ordinaria per tutti i dipendenti ed aver vanamente tentato di riattivare la produzione, ha dovuto necessariamente procedere alla sospensione dell'attività produttiva nell'intero complesso aziendale di Pagani.
Tutto quanto ha determinato un evidente e irreversibile stato di difficoltà economica e finanziaria alla quale il vertice aziendale della PCB ha cercato di porre rimedio, nell'esclusivo interesse del ceto
Il tribunale di Teramo, con decreto del 3 dicembre 2001, ha dichiarato aperta la suddetta procedura nei confronti della società PCB S.p.A., con sede in Corropoli, la quale ha proposto la cessione «pro solvendo», ai creditori, del complesso dei beni e dei crediti costituenti il patrimonio aziendale, in modo tale da garantire il pagamento integrale dei creditori privilegiati, nonché il pagamento di circa il 40 per cento dei creditori chirografari.
L'adunanza dei creditori, presieduta dal giudice delegato, si è tenuta venerdì 8 febbraio 2002, con voto favorevole al concordato.
Nello scenario che si è venuto a creare, per la crisi ormai perdurante nel settore delle telecomunicazioni, con interessamento anche degli altri settori applicativi, come l'elettronica industriale, l'automazione e l'elettronica militare, la EL.MAN. S.p.A, allo scopo di gestire la grave crisi di commesse, è ricorsa alla cassa integrazione guadagni ordinaria, chiudendo per 8 mesi il proprio stabilimento di Busnago e sospendendo, a zero ore, una parte considerevole della propria forza lavoro nello stabilimento di Corropoli chiedendo, nella prima istanza (dal 10 settembre 2001 all'8 dicembre 2001) la sospensione a zero ore per 50 operai e 16 impiegati su un totale rispettivamente di 77 e 25 lavoratori; e successivamente dal 10 settembre 2001 al 16 marzo 2002 la sospensione a zero ore per 20 operai e 10 impiegati, su un totale rispettivamente di 69 e 24 lavoratori.
Allo scopo di sanare questa situazione, la EL.MAN. S.p.A. si è attivata per aprire nuove agenzie di contatti in Germania e negli Stati Uniti, per acquisire nuovi clienti in settori alternativi a quello delle telecomunicazioni e per riattivare piccoli clienti abbandonati in passato, per saturazione di capacità produttiva.
Per quanto riguarda, infine, i rapporti con la ERICSSON, la EL.MAN. S.p.A. è divenuta fornitrice marginale, dal momento che le commesse sono diventate pressoché nulle.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
il signor Giusto Buchberger, nato a Trieste il 28 novembre 1923 e residente in Via Ovada 19 Milano, è titolare dal 1 gennaio 1973 di pensione invalidità n. 11616 corrisposta dall'Inpadai;
in data 1 febbraio 1992 il signor Buchberger presentava all'Inpadai domanda intesa ad ottenere il riconoscimento dello stato di aggravamento della sua malattia (cirrosi HCV, classe A di Child) sopravvenuto e certificato fin dal 1982, nonché l'aggiornamento del trattamento pensionistico;
a seguito della suddetta domanda il signor Buchberger veniva sottoposto ad accertamenti sanitari da parte della Commissione Medica preposta, al termine dei quali gli veniva riconosciuto un indice di aggravamento dell'85 per cento;
preso atto di quanto precede, l'Inpadai provvedeva ad incrementare, con effetto dal 1 gennaio 1992, l'anzianità convenzionale presa a base della prestazione in corso di godimento, rigettando viceversa il corrispondente aumento della pensione richiesto dal signor Buchberger, significando che, ai sensi della legge n. 160/1988 e del successivo decreto di attuazione n. 422/1988, il ricalcolo di cui trattasi spetterebbe solo ai trattamenti pensionistici con decorrenza successiva al 31 dicembre 1987;
secondo il signor Buchberger, l'interpretazione adottata dall'Inpadai delle suddette disposizioni di legge sarebbe opinabile, in quanto le stesse prevedono limiti massimi di retribuzione su cui vanno calcolati
in verità da una lettura più attenta e rigorosa delle leggi di specie non si può che ritenere legittimi i dubbi espressi al riguardo dal signor Buchberger, il cui trattamento di pensione risale al 1 gennaio 1973 -:
se non ritenga di verificare quale sia la corretta interpretazione della legge n. 160 del 1988 e delle sue disposizioni attuative, anche in relazione ai diritti preogressi più favorevoli acquisiti dal signor Buchberger.
(4-01156)
Il signor Giusto Buchberger, nato il 28 novembre 1923, è titolare di pensione di invalidità, liquidata ai sensi dell'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica 914 del 17 agosto 1955, con decorrenza dal 1o gennaio 1973. A seguito dell'accertamento sanitario, a suo tempo eseguito, è stato riconosciuto al dipendente in questione un grado d'invalidità pari al 65 per cento che comportava l'acquisizione di una anzianità contributiva minima pari a 10 anni, a norma dell'articolo 12 del regolamento di esecuzione del decreto del Presidente della Repubblica n. 914 del 1955.
Successivamente, veniva riconosciuta all'interessato un'invalidità di grado pari all'85 per cento che determinava un incremento dell'anzianità convenzionale fino a 15 anni.
Tale revisione, disciplinata dall'articolo 13 del regolamento sopra citato, ha comportato ai fini del calcolo pensionistico, la sola maggiorazione dell'anzianità convenzionale.
Il signor Buchberger ha contestato la mancata applicazione nel computo della prestazione dell'articolo 3, punto 2-bis, della legge n. 160 del 1988 e dell'articolo 1, punto 4, del successivo decreto di attuazione n. 422 del 1988 che, per i trattamenti pensionistici, aventi decorrenza successiva al 31 dicembre 1987, individua come base del calcolo della retribuzione media, le retribuzioni effettivamente percepite nei cinque anni precedenti la decorrenza pensionistica, nel limite del doppio dei massimali contributivi dei singoli anni.
L'INPDAI, nel precisare che il calcolo della pensione si fonda su due variabili tra loro indipendenti, ossia contribuzione complessivamente maturata ai fini del diritto e media delle retribuzioni utili ai fini della misura della prestazione stessa, ha fatto presente che nel caso in esame assume rilevanza esclusivamente la maggior contribuzione determinata dall'aggravamento dello stato di invalidità riconosciuta.
Per quanto sopra, l'istituto ha evidenziato che le disposizioni di cui alla legge n. 160 del 1988 ed al successivo decreto di attuazione n. 422 del 1968 si applicano ai trattamenti pensionistici con decorrenza successiva al 31 dicembre 1987 e non possono estendersi alle revisioni di prestazioni pensionistiche già definite o a situazioni ricalcolate solo per effetto di un incremento contributivo, anche se sopravvenuto successivamente al 31 dicembre 1987.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Pasquale Viespoli.
il 29 gennaio 2002, un altro infortunio mortale ha colpito un lavoratore della città di Fano (Pesaro): un operaio di Torre Annunziata è morto ieri mattina cadendo dall'impalcatura sulla quale stava lavorando;
l'incidente è avvenuto durante la demolizione dello Zuccherificio, oramai chiuso da anni;
questo ennesimo incidente mortale testimonia della gravità del problema e della necessità di intensificare l'attività di vigilanza preventiva al fine di impedire il drammatico ripetersi di infortuni sul lavoro -:
se non ritenga necessario verificare le circostanze e le eventuali responsabilità dell'incidente in questione e come pensa di potenziare il servizio di vigilanza e prevenzione, in raccordo anche con il Ministero della salute e le Regioni competenti su tale materia.
(4-01992)
Il signor Michele Buonocore, deceduto nell'infortunio occorsogli in data 29 gennaio 2002, era stato regolarmente assunto, in data 15 gennaio 2002, dalla ditta Picaro carpenteria metallica di Picaro Gilberto & C. S.n.c. con sede legale in Fano, con le mansioni di operaio qualificato 5o livello del contratto collettivo nazionale di lavoro artigiani metalmeccanici.
Dalla documentazione esaminata nel corso della verifica amministrativa non sono emerse violazioni circa la posizione occupazionale del signor Buonocore Michele.
Per quanto riguarda, invece, le circostanze e le eventuali responsabilità dell'infortunio in parola si fa presente che sono in corso indagini da parte della procura della Repubblica di Pesaro che ha delegato per tali accertamenti l'A.S.L. di Fano.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
rispetto alle oltre 30.000 domande di regolarizzazione presentate agli uffici della questura di Torino, sembra siano state esaminate appena il 5 per cento delle pratiche in oggetto;
tale situazione di - interminabile incertezza - crea notevolissimi disagi sia ai lavoratori regolarizzandi che alle imprese;
il prefetto di Torino prevede, entro il marzo 2003 il raddoppio degli «sportelli» (da 3 a 6) per la valutazione delle pratiche ma tale misura appare assolutamente insufficiente a gestire una situazione, oggettivamente, eccezionale -:
se non si intenda provvedere, attraverso il ricorso al lavoro interinale o l'utilizzo di militari «amministrativi» di leva, ad un forte potenziamento degli organici degli uffici in oggetto al fine di affrontare l'emergenza-regolarizzazioni.
(4-05424)
Il flusso di domande, come è noto, si è rivelato di gran lunga superiore alle previsioni, oltrepassando le 700 mila unità e mettendo a dura prova gli uffici deputati all'opera di regolarizzazione.
L'avvio delle procedure è stato, infatti, un po' lento e laborioso anche a causa dell'autocompilazione degli stampati. Tale procedura ha dato luogo ad una serie di inconvenienti riconducibili alla gestione del sistema elettronico di lettura ottica: quest'ultimo, pur basandosi su tecnologie di elevata qualità ed affidabilità, inizialmente ha registrato difficoltà di lettura dovute alla complessità dei caratteri stranieri trascritti manualmente nei moduli di regolarizzazione presentati dagli extracomunitari.
Superata la prima fase di assestamento, oggi il sistema di regolarizzazione funziona speditamente grazie anche all'utilizzo di strumenti informatici, che consentono alle questure di abbreviare i tempi per gli accertamenti di polizia e alle prefetture-UTG di effettuare le convocazioni attraverso collegamenti telematici.
Si è, quindi, in grado di seguire in tempo reale gli spostamenti di ogni pratica, che è fornita di un codice a barre stampato sul
Il Governo, inoltre, si è impegnato ad esaminare l'intero carico di domande entro il corrente anno 2003 e, a tal proposito, è stata emanata l'ordinanza n. 3262 del 31 gennaio 2003 con la quale il Presidente del Consiglio dei ministri ha autorizzato l'assunzione di 1250 lavoratori interinali, di cui 900 destinati ad essere inseriti negli organici del Ministero dell'Interno e distribuiti fra Prefetture e Questure, mentre 350 unità, destinate al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sono state collocate agli sportelli dove è presente tale Ministero.
Si sottolinea che per la prima volta in Italia si sta compiendo una profonda e completa regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari: non una semplice sanatoria, come è avvenuto in passato; si passa così da una fase di cronica emergenza al definitivo inserimento dei cittadini extracomunitari nel tessuto lavorativo e produttivo del nostro Paese.
Per quanto concerne la situazione nella provincia di Torino si comunica che le domande di emersione del lavoro irregolare degli stranieri presentate presso gli uffici postali sono state 35.792.
Poste italiane ha trasmesso all'ufficio territoriale del Governo fino ad oggi il 72 per cento delle domande presentate e, per la stipula del contratto di lavoro ed il rilascio del permesso di soggiorno, sono stati convocati circa la metà degli istanti.
Attualmente risultano attive 12 postazioni, per il cui funzionamento sono stati assunti 25 lavoratori interinali; ciò consente di effettuare 300 convocazioni giornaliere.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
in data 12 febbraio 2003 la polizia ha sequestrato alcuni «dissuasori elettrici» presso due armerie di Torino;
esistono valutazioni differenti circa la loro potenzialità «offensiva», il loro inserimento nella categoria delle armi e quindi, la loro legalità e la possibilità di porle in libera vendita -:
quale sia, rispetto alle leggi vigenti, la collocazione dei «dissuasori elettrici» (in particolare quelli prodotti dalla Honecke Industry) e se essi possano essere liberamente venduti;
se esistano studi scientifici e prove effettuate in Italia relativamente a tali strumenti e le eventuali conclusioni a cui siano giunti i medesimi;
se non ritenga di valutare la possibilità di comprendere i «dissuasori elettrici» nell'ambito delle dotazioni delle Forze dell'Ordine.
(4-05425)
in data 12 febbraio 2003 la Polizia ha sequestrato alcuni «dissuasori elettrici» presso due armerie di Torino;
esistono valutazioni differenti circa la loro potenzialità «offensiva», il loro inserimento nella categoria delle armi e quindi, la loro legalità e la possibilità di porle in libera vendita -:
quale sia, rispetto alle leggi vigenti, la collocazione dei «dissuasori elettrici» (in particolare quelli prodotti dalla honechke industry) e se essi possano essere liberamente venduti;
se esistano studi scientifici e prove effettuate in Italia relativamente a tali strumenti e le eventuali conclusioni a cui siano giunti i medesimi;
se non ritenga di valutare la possibilità di adottare iniziative normative volte a comprendere i «dissuasori elettrici» nell'ambito delle dotazioni delle forze dell'ordine e dei corpi di Polizia Municipale.
(4-05470)
Il produttore di tali strumenti, denominati «Schock-tronic», non risultava aver neppure presentato la relativa istanza.
La commissione consultiva centrale per il controllo delle armi, organo tecnico cui compete di esprimersi sul riconoscimento e la classificazione in parola, si è già occupata, in varie occasioni, a partire dal giugno 1989, di strumenti di tale tipo, riscontrando sempre, nei prodotti sottoposti al suo esame, requisiti di offensività sufficienti a farli classificare come «armi comuni non da sparo».
Tali valutazioni sono state eseguite sulla base della documentazione tecnica fornita dai produttori, tutti stranieri, o degli importatori, per cui non è emersa, finora, neppure a richiesta degli interessati, l'esigenza di svolgere ulteriori prove, né sono noti studi scientifici o sperimentazioni effettuate in Italia sugli «storditori elettrici» finora esaminati.
La classificazione che si è detta, finora non contestata da coloro che avevano presentato la relativa istanza, comporta l'assoggettamento degli «storditori» in questione alla disciplina prevista per le armi comuni non da fuoco di cui, come noto, è vietato il porto fuori della propria abitazione; sono consentite, invece, la detenzione, in un luogo da comunicare all'autorità provinciale di pubblica sicurezza, e la vendita a persone munite di licenza di porto d'armi o del nulla-osta del questore.
Al momento non è prevista l'introduzione di tali strumenti nell'armamento delle forze di Polizia italiane; una eventuale determinazione favorevole richiederebbe, in ogni caso, una preventiva fase sperimentale, per valutare l'efficacia degli «storditori» nei tipici servizi di istituto, ed una specifica previsione regolamentare.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
è in via di emanazione, da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il decreto «Disposizioni sulla determinazione degli organici del personale docente per l'anno scolastico 2003/2004»;
tra le disposizioni è compreso il divieto di procedere all'articolazione delle classi in gruppi relativi ai singoli indirizzi che, se confermato, sconvolgerà la tradizionale organizzazione di didattica degli istituti d'arte;
in queste istituzioni scolastiche da decenni si procede alla formazione delle classi aggregando le iscrizioni delle diverse sezioni, cosicché solo le discipline di cultura generale vengono impartite alla classe nella sua interezza, mentre quelle specifiche delle varie sezioni vengono destinate ai diversi gruppi in cui la classe è articolata;
tale disposizione assume il significato oggettivo di disgregazione della formazione artistica nel nostro sistema scolastico e, considerando la drastica riduzione del monte ore settimanali, non consentirà di coltivare vocazioni e attitudini degli studenti, lasciando nel sistema dell'istruzione un liceo «artistico», che di artistico avrà poco più di una intestazione;
si ravvisa una palese violazione rispetto a quanto garantito dalle singole istituzioni scolastiche all'utenza, visto che nell'accogliere le iscrizioni l'amministrazione non aveva comunicato tali nuove disposizioni -:
se ritenga opportuno rivedere la decisione, in previsione dell'emanazione del decreto riguardo «il divieto di procedere all'articolazione delle classi in gruppi relativi ai singoli indirizzi» che inciderebbe sui diritti acquisiti dell'utenza scolastica
(4-05899)
Al riguardo si fa presente che il decreto in parola, nel confermare la precedente normativa secondo, cui le prime classi delle scuole secondarie superiori sono formate da almeno venti alunni, precisa che dette classi non possono essere articolate in gruppi di alunni di diversi indirizzi di studio.
La norma riguarda, pertanto, le sole prime classi ed ha lo scopo di evitare il fenomeno di classi iniziali formate da un numero di alunni molto esiguo, che tende a ridursi ulteriormente negli anni successivi fino ad avere gruppi classi formati da pochissime unità.
La medesima norma non produce la paventata «drastica riduzione del monte ore settimanali» né un abbassamento dei livelli qualitativi di insegnamento negli istituti dell'istruzione artistica, atteso che il piano di studi non subisce modifiche in relazione alla circostanza che le classi siano o no articolate.
Questo ministero, comunque, ha posto in essere ogni intervento intento per garantire una applicazione flessibile della su indicata normativa, evitando soluzioni traumatiche che potrebbero ridurre le consistenze di organico e limitare attitudini e vocazioni degli allievi.
In tale ottica sono state valutate con i dirigenti generali degli uffici scolastici regionali le soluzioni più idonee e praticabili.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
in data 15 gennaio 2002 è stata richiesta dalle organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL e UGL nonché da tutte le Rsu della sede Inpdap di Frosinone l'autorizzazione a svolgere una assemblea sindacale di tutto il personale da tenersi in data 23 gennaio 2002;
solo in data 23 gennaio 2002 e nell'imminenza dell'orario previsto per lo svolgimento dell'assemblea il direttore ha inviato una comunicazione scritta al solo personale con la quale si annullava l'assemblea adducendo come motivazione la mancanza di specifico ordine del giorno;
al contrario nessuna comunicazione, ufficiale e formale, era stata inviata alle organizzazioni sindacali promotrici dell'assemblea, relativa alla mancata autorizzazione;
in mancanza di alcuna comunicazione e considerato che rinviare l'assemblea avrebbe comportato il rinvio di una settimana dell'assemblea e avendo per senso di responsabilità deciso di svolgere l'assemblea del personale in una giornata di chiusura dell'ufficio al pubblico, le organizzazioni sindacali hanno svolto regolarmente l'assemblea;
all'assemblea del 23 gennaio 2002 ha partecipato il 90 per cento dei lavoratori della sede Inpdap di Frosinone che hanno discusso di importanti argomenti e tra questi: 1) dell'accordo quadro in materia di orario di lavoro; 2) dello sciopero generale del pubblico impiego; 3) delle problematiche inerenti aspetti sindacali, contrattuali e lavorativi del personale della sede;
dei partecipanti alla riunione sindacale è stato redatto un elenco con orario di inizio e fine assemblea che è stato consegnato alla segreteria della sede Inpdap di Frosinone;
le organizzazioni sindacali promotrici dell'assemblea, (CGIL, CISL, UIL, UGL e
un comunicato della Confederazione dei comitati di base ha denunciato il fatto che il dirigente ha messo i partecipanti all'assemblea (32 lavoratori su 35) in assenza ingiustificata;
per il 30 gennaio 2002 è stata convocata dalle organizzazioni sindacali un'altra assemblea dei lavoratori della sede Inpdap di Frosinone -:
quali iniziative intenda intraprendere nei confronti del dirigente della sede Inpdap di Frosinone, al fine di garantire il diritto dei lavoratori a riunirsi e a dibattere liberamente;
se non ritenga che nella messa in «assenza ingiustificata» dei lavoratori partecipanti da parte del dirigente della sede Inpdap di Frosinone si ravveda un atteggiamento antisindacale che debba portare al ritiro della decisione presa.
(4-02001)
L'ufficio della direzione centrale del personale dell'istituto, svolta la necessaria istruttoria tendente ad accertare la corretta procedura seguita dalle organizzazioni sindacali nel richiedere l'autorizzazione a svolgere l'assemblea del 23 gennaio 2003 presso la sede INPDAP di Frosinone, ha rilevato che, sulla base della documentazione acquisita in atti, le organizzazioni sindacali e la RSU della sede di Frosinone hanno chiesto con lettera del 15 gennaio 2002 l'autorizzazione allo svolgimento di un'assemblea sindacale per il giorno 23 gennaio 2002 e, quindi, entro i termini previsti dall'articolo 2, comma 3, del CCNQ 8 agosto 1998, omettendo però di indicare contestualmente gli argomenti che sarebbero stati trattati.
Con telegramma del 22 gennaio 2002 il direttore della sede ha comunicato al personale di non autorizzare l'assemblea se priva dell'ordine del giorno.
In pari data le organizzazioni sindacali hanno provveduto ad integrare la richiesta del 15 gennaio 2002 con una nota nella quale si indicavano, come ordine del giorno, argomenti inerenti aspetti sindacali e contrattuali del personale della sede.
Il direttore, nel presupposto che tali precisazioni fossero generiche e che, pertanto, l'ordine del giorno presentato non fosse conforme al protocollo d'intesa tra le organizzazioni sindacali e l'amministrazione, ha ritenuto di confermare il divieto alla riunione e di considerare assenti ingiustificati i dipendenti che avevano partecipato alla assemblea non autorizzata.
Con nota del 30 gennaio 2002 la competente direzione centrale dell'INPDAP ha comunicato al direttore della sede di Frosinone che l'ordine del giorno in parola, seppure generico, era da ritenersi sufficiente nell'ambito della correttezza delle procedure formali connesse alla richiesta di autorizzazione ad indire assemblee e che, sempre a parere della stessa direzione centrale, l'integrazione del 22 gennaio 2002 è conforme alla normativa contrattuale richiamata in premessa.
Si fa presente, infine, che l'INPDAP ha provveduto alla rimozione di tutti quegli effetti derivati dalle azioni promosse dal dirigente pro tempore della sede.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
in questi giorni la società PCB spa sarà messa dal gruppo El.Man. in liquidazione
nel luglio del 1995 la Ericsson presenta per lo stabilimento di Pagani la richiesta di CIGS per ristrutturazione e riorganizzazione della durata di due anni, richiesta che fu respinta dal ministero del lavoro nell'aprile del 1997 e successivamente dal TAR del Lazio grazie a denunce da parte dei lavoratori;
la CIGS rischiava di tradursi in licenziamenti di un certo numero di lavoratori tra i quali i più anziani e i più «costosi»;
nel 1995 comunica, poi, la disdetta degli accordi aziendali vigenti, e il successivo nuovo accordo provoca una notevole riduzione del potere d'acquisto e contrattuale dei lavoratori, iniziando così la fase della vendita;
nel giugno 1998 la Ericsson comunica alle organizzazioni sindacali l'intenzione di scindere le due sedi produttive costituenti il sito di Pagani denominando PCB spa quella delle piastre circuiti stampati e PBA spa quella degli assemblaggi per effettuare subito dopo il trasferimento dei due rami d'azienda (Articolo 47 Lg. N. 428 del 29 dicembre 1990);
nel gennaio 1999 dopo sei mesi di trattative la PCB spa viene trasferita al gruppo El.Man. di Corropoli (Teramo), che per i mancati investimenti da parte della Ericsson (sospesi già dal 1993, cosa che contribuì alla reiezione della CIGS del 1995/1997), la nuova società rilevava un complesso di impianti e di macchine quasi obsolete che oltre la produzione metteva a grave rischio la salute dei lavoratori;
nel piano industriale e negli accordi sindacali che furono sottoscritti, vennero inseriti, così come richiesto dalle organizzazioni sindacali per la sopravvivenza dell'azienda appena venduta, maggiori investimenti e maggiori garanzie rispetto a quelli offerti dalle due società in special modo per le nuove tecnologie che avrebbero permesso di produrre piastre più complesse e più remunerative, infatti la El.Man. avrebbe dovuto produrre in Pagani anche piastre diverse da quelle per le TLC al fine di riequilibrare le eventuali cadute del mercato Ericsson nazionale ed internazionale;
con un accordo commerciale la Ericsson poi garantiva alla El.Man. nella fase di avviamento e sino al 31 dicembre 2000 la copertura di eventuali perdite economiche e gli accordi sindacali avrebbero garantito per cinque anni la salvaguardia del mantenimento dei livelli occupazionali, la parte economica e normativa vigente e il non ricorso agli ammortizzatori sociali durante la fase degli investimenti concordati;
gli impegni e gli oneri assunti in special modo dalla El.Man. furono disattesi già dai primi mesi: investendo poco e con enorme ritardo, mancando di diversificare le produzioni (TLC + altre) ignorando il piano industriale, sospendendo a tempo indeterminato i progetti più importanti senza così completare la prima tranche di investimenti che avrebbe portato ad un reale abbattimento del costo del lavoro con conseguente rilancio sul mercato, abbandonando gli impianti, le macchine di vecchia tecnologia ereditati dalla Ericsson, azzerando le manutenzioni con relativa caduta di efficienza e qualità e la conseguente perdita di clienti, trasferendo le commesse, anche se ridotte rispetto al passato, negli altri stabilimenti del gruppo (Corropoli, Cicerale ed altri) quando gli accordi prevedevano l'esatto contrario con la conseguente apertura di procedura di CIG straordinaria ed ordinaria, disattendendo ed ignorando qualsiasi richiesta di rispetto delle norme di sicurezza sempre più a rischio con conseguenti denunce alle autorità competenti, tenendo, specialmente nei primi due anni, comportamenti antisindacali (atteggiamenti ostili, provocatori ed intimidatori) con i lavoratori che ricordavano al dirigente di turno gli impegni sottoscritti;
la Ericsson ignorò le varie richieste avanzate dalle organizzazioni sindacali locali
quanto sopra era già stato previsto e più volte commentato nella fase delle trattative per la vendita dai lavoratori e dai loro sindacati che di loro iniziativa avevano raccolto informazioni sull'acquirente prescelto risultate molto negative, ma la Ericsson non volle accettare di rivedere le proprie decisioni, infatti le informazioni lasciavano presagire che la piccolezza dell'acquirente - El.Man. srl - (fatturati, utili e capitale sociale insignificanti) avrebbero portato a livello critico la produzione dello stabilimento di Pagani -:
se non ritenga opportuno adottare le opportune iniziative affinché i lavoratori della PCB spa (Gruppo El.Man.) in CIG dal 10 aprile 2001 al 9 settembre 2001 e dal 10 settembre 2001 presenti in fabbrica in attesa di lavoro siano riassorbiti dalla Ericsson TLC così come dal punto 7 dell'accordo sindacale.
(4-01071)
A seguito di accordo sindacale sottoscritto nello stesso anno tra la Ericsson Telecomunicazioni e la PBA S.p.A. le aziende in questione si impegnavano a preservare i livelli occupazionali per i cinque anni successivi.
Il 7 gennaio 1999 la PCB veniva ceduta dalla Ericsson alla EL.MAN. Tecnologie Elettroniche S.p.A. ed in tale occasione veniva sottoscritto un contratto con cui la Ericsson si impegnava ad affidare, sulla base di ben determinate condizioni, alla stessa società PCB S.p.A., commesse di lavoro, impegnandosi a considerarla quale fornitore preferenziale fino al 31 dicembre 2003 e con un minimo di ordini garantiti per i primi due anni.
In tal senso prendeva corpo un rapporto di partnership commerciale concreto e sostanziale in ogni suo aspetto che, da un lato, offriva ad Ericsson la possibilità di affidare ad aziende adeguatamente strutturate la produzione di un importantissimo componente della telecomunicazione mobile, qual è il circuito stampato, e, dall'altro, consentiva ad EL.MAN. di poter allargare gli orizzonti del proprio gruppo industriale e cogliere quindi le opportunità connesse alle nuove ed interessanti prospettive commerciali derivanti dal mondo Ericsson.
Successivamente, però, per motivi riconducibili a contrazioni di commesse, già dagli inizi dell'anno 2001, la PCB S.p.A. denunciava uno stato di crisi aziendale e richiedeva per le proprie maestranze, nell'aprile 2001, la cassa integrazione guadagni straordinaria.
Nel contempo una repentina crisi delle telecomunicazioni mobili colpiva in misura drammatica l'intero settore. La stessa Ericsson, se pur leader mondiale, rimaneva coinvolta nella sfavorevole congiuntura economica del comparto, per cui non è stato possibile alla società PCB evitare la brusca caduta del mercato e la conseguente drastica contrazione degli ordinativi programmati per l'anno 2001.
Poiché appariva infruttuoso qualsiasi tentativo volto ad assicurare, tramite Ericsson, la continuità produttiva dell'azienda, il consiglio di amministrazione della PCB, dopo aver fatto richiesta, d'intesa con le maestranze, della cassa integrazione guadagni ordinaria per tutti i dipendenti ed aver vanamente tentato di riattivare la produzione, ha dovuto necessariamente procedere alla sospensione dell'attività produttiva nell'intero complesso aziendale di Pagani.
Tutto quanto ha determinato un evidente e irreversibile stato di difficoltà economica
Il tribunale di Teramo, con decreto del 3 dicembre 2001, ha dichiarato aperta la suddetta procedura nei confronti della società PCB S.p.A., con sede in Corropoli, la quale ha proposto la cessione «pro solvendo», ai creditori, del complesso dei beni e dei crediti costituenti il patrimonio aziendale, in modo tale da garantire il pagamento integrale dei creditori privilegiati, nonché il pagamento di circa il 40 per cento dei creditori chirografari.
L'adunanza dei creditori, presieduta dal giudice delegato, si è tenuta venerdì 8 febbraio 2002, con voto favorevole al concordato.
Nello scenario che si è venuto a creare, per la crisi ormai perdurante nel settore delle telecomunicazioni, con interessamento anche degli altri settori applicativi, come l'elettronica industriale, l'automazione e l'elettronica militare, la EL.MAN. S.p.A., allo scopo di gestire la grave crisi di commesse, è ricorsa alla cassa integrazione guadagni ordinaria, chiudendo per 8 mesi il proprio stabilimento di Busnago e sospendendo, a zero ore, una parte considerevole della propria forza lavoro nello stabilimento di Corropoli chiedendo, nella prima istanza (dal 10 settembre 2001 all'8 dicembre 2001) la sospensione a zero ore per 50 operai e 16 impiegati su un totale rispettivamente di 77 e 25 lavoratori; e successivamente dal 10 dicembre 2001 al 16 marzo 2002 la sospensione a zero ore per 20 operai e 10 impiegati, su un totale rispettivamente di 69 e 24 lavoratori.
Allo scopo di sanare questa situazione, la EL.MAN. S.p.A. si è attivata per aprire nuove agenzie di contatti in Germania e negli Stati Uniti, per acquisire nuovi clienti in settori alternativi a quello delle telecomunicazioni e per riattivare piccoli clienti abbandonati in passato, per saturazione di capacità produttiva.
Per quanto riguarda, infine, i rapporti con la ERICSSON, la EL.MAN. S.p.A. è divenuta fornitrice marginale, dal momento che le commesse sono diventate pressoché nulle.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
il ministero per gli affari esteri, dopo soli 3 mesi di esercizio di bilancio, ha sospeso le autorizzazioni per i biglietti di viaggio prepagati per il rientro in patria dei dipendenti e dei familiari a carico in occasione delle ferie, adducendo il motivo di insufficienti fondi nel capitolo di bilancio e che i dipendenti dovranno anticipare le somme necessarie all'acquisto dei biglietti stessi optando per la compagnia aerea che pratica le tariffe più favorevoli -:
con quali metodi e strumenti vengono predisposti i bilanci preventivi del ministero degli affari esteri dato che nel caso specifico è assolutamente prevedibile sulla base della normativa vigente, quanti e quali dipendenti abbiano diritto al pagamento dei biglietti di viaggio in corso d'anno;
sulla base di quale normativa i dipendenti debbono optare per le compagnie aeree che praticano le tariffe più favorevoli e non per quelle che offrono migliori percorsi e/o migliori servizi mentre il ministero per i viaggi di servizio e di trasferimento dei dipendenti paga le tariffe IATA che sono uguali per tutte le compagnie e le più alte in assoluto;
cosa intenda il ministero degli affari esteri per tariffe favorevoli visto che tutti i dipendenti possono essere richiamati in servizio in qualsiasi momento nel corso delle ferie.
(4-06123)
La direzione generale affari amministrativi di questo ministero, con comunicazione del 4 ottobre 2002, aveva fatto stato di un aumento esponenziale delle richieste di biglietti prepagati per viaggi di congedo, che non era possibile soddisfare con le risorse a disposizione. Ciò comportava quindi la necessità, per i viaggi di congedo in occasione delle festività di fine d'anno, di modificare la prassi dell'invio dei prepagati, privilegiando la procedura a rimborso.
Nonostante infatti il relativo capitolo di bilancio sia annoverato tra quelli le cui spese sono «obbligatorie», per la prima volta il ministero dell'economia e finanze aveva concesso un'integrazione minore di quella richiesta. Da tener presente al riguardo che l'invio di biglietti prepagati - soprattutto per le tratte medio-lunghe - comporta un aggravio di spesa pari mediamente al 60-70 per cento rispetto al costo del biglietto acquistato in loco. Tale anomala situazione aveva formato oggetto di numerose segnalazioni da parte dello stesso personale circa il costo abnorme per l'erario del prepagato inoltrato, preferendo acquistare il biglietto localmente per poi chiederne il rimborso.
All'inizio del corrente esercizio finanziario, il ministero degli affari esteri, alla luce del favorevole accoglimento da parte del personale della procedura a rimborso, ha ritenuto di prorogarla per il 2003. Ciò per i seguenti ordini di fattori:
a) la procedura a rimborso consente una maggiore flessibilità nella scelta del vettore e delle tariffe, tenuto conto che il viaggio di congedo spesso è legato a situazioni non programmabili e comunque dipende - per la fissazione di date o condizioni - dalla scelta autonoma del dipendente e dei familiari a carico;
b) procedura a rimborso comporta una notevole semplificazione e snellimento dell'iter amministrativo. L'invio del biglietto prepagato, infatti, impegna le unità di personale sia nella fase preliminare al viaggio (richiesta del dipendente, contatto con l'agenzia di viaggio) sia nella fase di liquidazione, con un'attività di riscontro laboriosa. Infatti per il viaggio di congedo - al contrario di quanto avviene per i viaggi di trasferimento e di servizio - spetta al dipendente solo il parziale pagamento delle relative spese, e ciò spesso comporta la necessità di recuperare la quota a carico del dipendente anticipata dall'amministrazione, con un notevole appesantimento del processo;
c) da quest'anno, con decisione autonoma del MEF, le spese effettuate sul cap. 1506 (viaggi di congedo) non sono più considerate contabilmente «spese obbligatorie». Da ciò deriva la conseguenza che non ci si può avvalere dello specifico «Fondo» costituito presso il MEF e che ha consentito negli anni trascorsi di ricevere le integrazioni necessarie. Infatti negli ultimi anni lo stanziamento iniziale del capitolo veniva sistematicamente integrato di pari ammontare nel corso dell'esercizio. Da quest'anno ciò non sarà più possibile, e ciò sta comportando grandissime difficoltà di gestione, compensate solo in parte grazie al risparmio ottenuto con il passaggio alla procedura a rimborso (da cui si prevede un risparmio pari al 50 per cento del capitolo);
d) la modifica della procedura consente di rimborsare la spesa in tempi molto più ravvicinati.
a) in sede di previsioni di bilancio, il ministero degli esteri ha sempre richiesto uno stanziamento commisurato alle reali necessità. Negli ultimi anni peraltro, lo stanziamento richiesto è stato sensibilmente maggiore, dovendo tenere conto dell'incremento dei costi dei biglietti aerei, soprattutto quelli a tariffa intera. Nonostante ciò, lo stanziamento iniziale accordato è rimasto invariato;
c) anche in occasione dei viaggi di trasferimento e di servizio, allorché il biglietto viene prepagato al dipendente, il ministero ricorre sempre più, quando possibile, a tariffe agevolate più o meno vincolate;
d) la fattispecie dell'interruzione delle ferie per richiamo in servizio viene regolata in maniera differente: le esigenze di servizio che motivano tale richiamo e l'urgenza del rientro in sede consentono comunque il rimborso dei costi sostenuti e documentati.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.
con lettera del 27 dicembre 2000 - prot. n. 3628/00 il dottor Enrico Nardi, Dirigente della Sede Centrale per le prestazioni previdenziali - ufficio 1 Normativa - AA.GG. dell'Inpdap di Roma rispondeva al signor Berardino Colangelo, pensionato già dipendente della regione Basilicata, che chiedeva delucidazioni circa l'interpretazione di alcune norme relative alla legislazione sulla indennità di buonuscita che «... rientra tra i compiti istituzionali di questo ufficio fornire consulenza e chiarimenti in merito a problematiche previdenziali, poste con quesiti dagli enti iscritti, patronati e strutture ufficialmente autorizzate e non anche dai privati individualmente...», e quindi non anche ai cittadini direttamente interessati alla definizione della propria pratica;
a giudizio dell'interrogante la risposta è davvero sconcertante;
il rapporto tra la Pubblica Amministrazione ed il singolo cittadino, se è limpido, non può che essere improntato a puntuale interlocuzione e ai principi fondamentali che tutelano i diritti dei cittadini italiani -:
se non ritenga di dover dare in merito specifiche direttive alle Pubbliche Amministrazioni per tutelare i diritti anche del singolo cittadino;
nel caso specifico, se vi è stata violazione di norme e regolamenti, se non intenda adottare i provvedimenti di competenza.
(4-00782)
Con riferimento all'atto parlamentare in oggetto, l'Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica ha comunicato quanto segue.
Le ragioni addotte dall'ufficio I dell'istituto nella nota, protocollo n. 3628 del 27 dicembre 2000, inviata al signor Bernardino Colangelo in riscontro alla sua richiesta di chiarimenti, erano dirette a delimitare il regime delle competenze le quali, per detto ufficio, consistono esclusivamente nel rispondere su questioni di carattere generale.
Contestualmente la richiesta dell'interessato è stata comunicata alla struttura che è incaricata di fornire chiarimenti su questioni di carattere specifico.
Inoltre, lo stesso ufficio ha prospettato all'interessato la possibilità di rivolgersi, in via alternativa, all'ufficio relazioni con il pubblico, appositamente istituito presso ogni sede Inpdap, per acquisire elementi più diretti presso la struttura competente per il territorio.
Peraltro, la richiesta del signor Colangelo, tendente sostanzialmente ad ottenere delucidazioni in merito alla procedura seguita dall'istituto per determinare l'importo corrispostogli a titolo di trattamento di fine
Da tutto quanto esposto si ritiene che il comportamento tenuto dagli uffici è in perfetta linea con gli strumenti organizzativi che l'istituto ha posto a disposizione per i rapporti con l'utenza.
L'Inpdap ha rappresentato, per completezza di esposizione, che dai successivi accertamenti svolti è risultato che la richiamata sede provinciale ha correttamente operato nel determinare l'importo della liquidazione.
Inoltre è emerso che anche la regione Basilicata, amministrazione dalla quale l'interessato dipendeva ed a cui il medesimo si era rivolto contestando la regolarità dei dati stipendiali forniti all'istituto per la determinazione del TFR, aveva provveduto, già con raccomandata del 26 ottobre 1998, a rassicurare l'interessato sull'esattezza dei dati comunicati all'Inpdap.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Pasquale Viespoli.
con legge Regionale n. 10 del 1 luglio 2002, il consiglio regionale della Sardegna, in attuazione delle leggi regionali nn. 4/1997 e 9/2001, ha stabilito, all'articolo 1, che «le elezioni degli organi delle nuove province hanno luogo nell'ordinario turno di elezioni amministrative dell'anno 2003»;
la Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 21 agosto 2002, ha presentato ricorso davanti alla Corte Costituzionale contro la regione Sardegna per la dichiarazione di illegittimità costituzionale della suddetta legge regionale;
a tuttoggi la Corte Costituzionale non ha ancora fissato la data della discussione del medesimo ricorso e, come appreso dalle vie brevi, verosimilmente tale data non sarà fissata prima della fine del prossimo mese di novembre 2002;
una ritardata pronuncia della Corte Costituzionale potrebbe provocare effetti dalle perverse conseguenze: se, infatti, la pronuncia dovesse giungere quando le elezioni fossero gia state indette e formate le liste, le medesime dovrebbero - in caso di pronuncia negativa - essere immediatamente disdette. Ma si giungerebbe ad una situazione ancora più paradossale nel caso in cui la eventuale pronuncia negativa dovesse pervenire ad elezioni già avvenute, nel qual caso i nuovi eletti sarebbero dichiarati decaduti e verrebbero ripristinate le amministrazioni precedentemente sciolte;
in ogni caso, la messa in moto di una macchina elettorale complessa come quella relativa alle elezioni provinciali, esige oltre ai tempi tecnici anche i tempi politici necessari per la scelta dei candidati e per la formazione delle liste e che questi ultimi, per l'ampiezza del sistema di relazioni da mettere in campo da parte delle varie forze politiche, si stanno facendo sempre più stringenti rimanendo in piedi la norma che prevede le elezioni nella prossima primavera -:
se non ritenga opportuno presentare alla Corte Costituzionale, per il tramite dell'Avvocatura dello Stato, una istanza di fissazione, affinché al ricorso in precedenza sia accordata ogni possibile urgenza.
(4-04244)
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.
il deprezzamento del dollaro avrebbe dovuto compensare gli aumenti che si registrano sui mercati dei prodotti petroliferi;
gli italiani continuano a pagare la benzina ad un prezzo che è il più alto d'Europa, mentre l'ente di Stato (Eni) si associa alla politica dei profitti dei petrolieri alle spalle della povera gente, costretta per lavoro ad adoperare l'auto ed a servirsi del gasolio per riscaldamento -:
se il Governo non ritenga giusto adottare opportune iniziative per intervenire sul vertiginoso aumento del prezzo della benzina e la grossa speculazione che ad avviso dell'interrogante viene portata avanti dalle compagnie petrolifere.
(4-05276)
Il mercato internazionale ha fatto registrare, tuttavia, nello stesso periodo, incrementi ben più consistenti: il greggio ha subìto un aumento del 37,4 per cento passando da un prezzo medio di 0,198 Euro/kg del 3 dicembre 2002 ad un prezzo di 0,272 Euro/kg del 3 marzo 2003; il prezzo d'importazione della benzina senza piombo (quotazione CIF Italy) ha fatto registrare un andamento analogo (+ 37,1 per cento) passando nello stesso periodo da 0,256 Euro/lt a 0,351 Euro/lt.
Per quanto concerne il mercato nazionale è da rilevare che nello stesso periodo il prezzo medio industriale italiano (al netto quindi dell'imposizione fiscale) è aumentato del 15,6 per cento).
Il prezzo medio al consumo della benzina senza piombo è però aumentato, nello stesso periodo, soltanto del 5,9 per cento tenuto conto che una delle due componenti fiscali, ossia l'accisa, è ferma da novembre 2001.
Appare indimostrata l'affermazione che il prezzo al consumo della benzina senza piombo sia il più alto d'Europa. Infatti il 3 marzo 2003 il prodotto era più caro in Olanda, Danimarca, Finlandia, Germania e Gran Bretagna. È invece constante un divario tra il prezzo industriale italiano e la media dei 15 Paesi dell'Unione europea, che alla stessa data era pari a 0,041 Euro/lt. Su tale ultimo dato pesa la particolare struttura della rete nazionale di distribuzione dei carburanti, che pone il nostro Paese in una posizione svantaggiata rispetto agli altri stati membri UE.
Nel merito delle iniziative promosse dal Ministero deve tenersi preliminarmente in conto che il mercato dei prodotti petroliferi è stato liberalizzato sin dal 1994 e che allo stato attuale gli operatori economici operano in regime di concorrenzialità. In tale contesto il Governo, ed in particolare il Ministro delle attività produttive, vigilano costantemente e con particolare attenzione sul mercato petrolifero, tenendo particolarmente conto dell'impatto dei prezzi dei carburanti sui processi inflattivi con conseguenti risvolti sull'andamento economico generale e sulla percezione dell'opinione pubblica in generale. Ciò avviene per mezzo della costante azione di monitoraggio sui prezzi dei prodotti petroliferi alfine, da un lato, di rendere trasparenti le componenti del prezzo dei prodotti petroliferi e, dall'altro, di fornire una informazione più completa e corretta a beneficio dei cittadini/consumatori. Infatti viene verificato l'andamento del prezzo dei carburanti sia nel confronto con gli altri paesi europei che in relazione ai cambi valutari ed al costo del greggio, attraverso la raccolta e la diffusione dei dati, a livello nazionale ed internazionale,
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.
la presenza della mafia russa nel nostro Paese sta assumendo una rilevanza allarmante. Da anni gli investigatori italiani e la magistratura antimafia segnalano la crescita della mafia russa nei nostri territori, soprattutto nell'ambito del riciclaggio della finanza e dell'economia. Dalle stesse notizie di stampa emerge anche la capacità di porre in essere condizionamenti di politico istituzionali;
nel novembre 2001 nel corso di un ricevimento presso l'ambasciata italiana a Mosca organizzato dall'ambasciatore italiano Gianfranco Facco Bonetti che presenzia all'avvenimento, risulterebbe tra gli ospiti Mark Garber all'epoca ricercato in Italia e all'estero perché accusato dall'autorità giudiziaria torinese di associazione a delinquere finalizzata al traffico di armi;
il 20 novembre 2002 il vice Ministro dell'economia e delle finanze, onorevole Adolfo Urso, accompagnato dal Presidente della giunta regionale della Liguria, Sandro Biasotti, e da una delegazione di imprenditori liguri, si è recato in Russia nella regione di Sverdlovsk per un accordo commerciale italo-russo per la produzione di acciaio e alluminio incontrando il governatore russo di quella regione;
nella suddetta regione russa è presente la Duferco Italia holding controllata da una società con sede nel paradiso fiscale delle Isole del canale che sarebbe in affari con il suddetto clan mafioso;
secondo il testimone di giustizia Khaidarov, il clan dei fratelli Chernoy riciclerebbe denaro in Italia;
ad avviso degli interroganti il recente cosiddetto «scudo fiscale» assicurato per il rientro dei capitali all'estero ai quali viene assicurato, tra l'altro, il pieno anonimato, può incentivare pratiche di riciclaggio di denaro sporco e, in particolar modo, quello di origine mafiosa russa -:
quale sia il giudizio sull'iniziativa del novembre 2002 e quale valutazione si abbia sul comportamento dell'ambasciatore Gianfranco Facco Bonetti;
quali iniziative intenda adottare per impedire che capitale mafioso russo possa penetrare nell'economia italiana come recenti investigazioni in alcune regioni italiane - Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna, Lazio - hanno ormai ampiamente dimostrato;
se non ritenga sia il caso di derogare, almeno per quanto riguarda il capitale di provenienza russa, alle protezioni di legge offerte dallo scudo fiscale;
se il Governo sia a conoscenza del fatto che il governatore di Sverdlovsk, secondo Djeld Khaidarov - testimone d'accusa, collaboratore dell'autorità giudiziaria di Israele - sarebbe stato eletto con i voti del clan mafioso facente capo ai fratelli Chernoy e sarebbe un prestanome dei suddetti fratelli e che valutazione dia della vicenda e dei suoi sviluppi;
se l'ambasciatore era a conoscenza delle attività della Duferco nella regione russa e ne aveva avvertito il Governo italiano e in particolare il ministero delle Attività produttive;
quale ritenga debba essere la politica commerciale italiana verso la Russia, in particolare nel settore dell'acciaio e dell'alluminio, alla luce delle recenti novità che vedono una presenza del capitale mafioso russo.
(4-05114)
Il mercato russo assorbe, con ragguardevoli tassi annui di incremento da alcuni anni a questa parte, esportazioni italiane nello specifico settore della pellicceria stimate a più di 40 milioni di dollari nel 2002 (dati ISTAT). L'Italia detiene ormai saldamente in tale settore una quota percentuale del mercato russo che si situa fra l'11 ed il 12 per cento, mentre solo 5 anni fa la nostra presenza si attestava al 5 per cento delle importazioni totali russe.
L'evento promozionale cui si riferisce l'interrogante si inserisce quindi in un contesto di crescente interesse del mercato russo per il prodotto di pellicceria italiana e si è svolto, in conformità con una precisa strategia governativa di valorizzazione del made in Italy nei mercati prioritari e di sinergia istituzionale nella promozione del sistema Paese, nella residenza messa a disposizione dell'ICE dall'ambasciatore Facco Bonetti, giunto nella sede di Mosca appena 24 ore prima della manifestazione.
Con riferimento all'affermazione dell'Onorevole interrogante circa la presunta presenza quale ospite del signor Garber, il Governo esclude che tale invito sia mai stato inoltrato; prima degli articoli di stampa, il signor Garber risultava peraltro sconosciuto all'ambasciata ed all'ufficio ICE in Mosca, nonché agli ambienti economici italiani promotori dell'iniziativa. Come normalmente accade nella preparazione di un evento dalle caratteristiche sopra tratteggiate, l'inoltro degli inviti è avvenuto utilizzando come base una lista di nominativi proposta dall'associazione italiana di categoria citata, lista che comprendeva qualificati esponenti economici locali e partner commerciali operanti nel medesimo comparto. A tale elenco sono stati aggiunti a cura dell'ICE altre personalità russe con lo scopo di massimizzare l'impatto dell'evento nel contesto russo e garantire pertanto il miglior successo all'iniziativa promozionale. Il nome del signor Garber non risulta in alcuno dei suddetti elenchi.
Il Governo, quindi, in merito al comportamento dell'ambasciatore Facco Bonetti non solo non riscontra alcuna responsabilità da sanzionare, ma esprime pieno apprezzamento per avere offerto, analogamente alla prassi seguita da tutti gli altri rappresentanti diplomatici italiani nel mondo, ospitalità nella propria residenza a significative manifestazioni promozionali del Made in Italy e condivide gli obiettivi e le modalità di tali iniziative.
In merito alla minaccia rappresentata dalla criminalità russa si segnala che nel 1998 è stato costituito il gruppo East European Organized Crime (EEOC) per lo scambio di notizie a livello info-operativo, finalizzato al contrasto della criminalità proveniente dai Paesi dell'ex blocco sovietico.
Quanto all'episodio concernente il signor Mark Garber, il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Torino il 6 aprile 2001 ha emesso nei confronti dello stesso un'ordinanza di custodia cautelare per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di armi e per reati connessi al traffico di armi da guerra, previsti e puniti dall'articolo 9 della legge n. 487 del 1974. Va peraltro aggiunto che nel dicembre 2001 la corte di cassazione dispose la revoca dell'ordine di custodia cautelare nei confronti del signor Garber.
Per quanto concerne il quadro normativo relativo al cosiddetto «scudo fiscale», si osserva che il decreto legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito, con modificazioni, nella legge 23 novembre 2001, n. 409, ha introdotto disposizioni volte a consentire l'emersione e la conseguente regolarizzazione delle attività detenute all'estero dai soggetti residenti in Italia, ai quali si applica la normativa sul cosiddetto «monitoraggio fiscale» di cui alla legge n. 227 del 1990 (persone fisiche, società semplici, enti non commerciali).
In particolare, l'articolo 14, comma 1, lettera c), del decreto-legge n. 350, prevede, tra l'altro, a favore dei soggetti che effettuano il rimpatrio o la regolarizzazione, l'esclusione della punibilità per i reati di natura fiscale riguardanti l'omessa o infedele dichiarazione di cui agli articoli 4 e 5
Pertanto, nell'ipotesi descritta dall'interrogante, al punto in cui chiede se non sia il caso «di derogare, almeno per quanto riguarda il capitale di provenienza russa, alle protezioni di legge offerte dallo scudo fiscale», si applica la disposizione di cui all'articolo 17, comma 2-bis, la cui finalità è proprio quella di penalizzare in maniera specifica e più incisiva particolari reati, quali quelli connessi all'attività di riciclaggio.
Per quanto concerne l'attività di controllo, le indagini condotte in particolare dal corpo della guardia di finanza hanno evidenziato che il fenomeno criminale russo è connotato da scarsa visibilità ed è prevalentemente orientato alla gestione economica e finanziaria delle attività illecite originate dalla madrepatria.
I fatti riguardanti il gruppo Chernoy risultano sconosciuti al Governo italiano.
Il Governo italiano è impegnato come noto in una seria e coerente strategia di partenariato economico ed industriale con il Governo di Mosca. In tale azione di ampio respiro si colloca l'iniziativa italiana di trapiantare anche in Russia l'esperienza dei «distretti industriali», quale modello di sviluppo economico e di benessere che si reputa indispensabile anche per la crescita democratica della nuova Russia e per il suo ancoraggio ancora più saldo all'occidente e ai suoi valori.
In questo quadro si è svolta nel novembre 2002 la missione (la seconda in un anno) del vice Ministro Urso a Mosca, Ekaterinburg e Lipetsk e i colloqui ad alto livello avuti nell'occasione nelle tre regioni visitate. Ad Ekaterinburg, come ben noto all'Ambasciatore d'Italia a Mosca, è presente la DUFERCO, che dopo avere progressivamente acquisito la proprietà di uno dei principali stabilimenti siderurgici del Paese, con un investimento di circa 60 milioni di dollari, può oggi vantare la presenza di circa 3.000 dipendenti, di essere stata protagonista della crescita economica della regione, di aver portato la sua produzione di acciaio magnetico dalle iniziali 30.000 tonnellate annue alle attuali 150.000, acquisendo una leadership mondiale nel settore specifico. Ed è la DUFERCO che oggi si pone come punto focale di uno dei primi «distretti industriali» in Russia ispirati al modello italiano, nel settore meccanico e siderurgico e che potrà dare vita ad una «filiera» produttiva con l'attivo coinvolgimento di numerose aziende, in special modo provenienti dalla regione Liguria.
Il ministero dell'economia e finanze, al fine di conoscere e prevenire fenomeni evasivi, tiene costantemente sotto controllo i gruppi societari di rilevanti dimensioni operanti anche all'estero. Il gruppo internazionale Duferco opera in Russia attraverso il controllo della OOO Viz Sthal, società produttrice di acciai speciali magnetici.
Il Governo intende sostenere e consolidare ulteriormente il partenariato privilegiato con la Russia, avviato dal Presidente del Consiglio in piena intesa con il Presidente Putin; un partenariato che arricchisce il ruolo dell'Italia nello scenario mondiale sempre più apprezzato dalla comunità internazionale, poiché contribuisce a rafforzare l'area di pace e sicurezza nel continente europeo, ponendo altresì le basi per il graduale e fondamentale avvicinamento della Federazione russa alle istituzioni comunitarie ed atlantiche, restituendo Mosca alla «grande famiglia» europea, per affrontare insieme le grandi sfide globali dalle quali dipende il futuro stesso del pianeta.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.
negli uffici della direzione generale per la cooperazione allo Sviluppo che hanno sede al VI piano della sede romana del ministero sono stati effettuati, sin dal 1990 a tutt'oggi, una serie di importanti ristrutturazioni consistenti, tra l'altro, in realizzazioni di stanze - alcune senza finestre - di impianti di climatizzazione;
l'impianto di climatizzazione non ha mai garantito il benessere microclimatico previsto dal decreto legislativo n. 626 del 1994, e successivi, causando notevoli disagi fisici al personale colà in servizio, sia nelle giornate più calde che in quelle più fredde costringendo il datore di lavoro ad allontanare il personale dagli uffici nonostante tale impianto sia costato allo Stato diversi miliardi di vecchie lire;
quanto descritto è stato anche rilevato dall'Università Cattolica del Sacro Cuore appositamente interpellata al riguardo, che con una sua perizia avrebbe evidenziato la necessità di effettuare interventi sull'impianto stesso per permettere un funzionamento tale da garantire il benessere al personale;
nonostante le continue lamentele di tutti i lavoratori e l'intervento presso la Direzione Generale per Cooperazione allo Sviluppo dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza sul posto di lavoro (RLS) e l'impegno del Dirigente per la Sicurezza della Cooperazione i problemi - ad oggi - non risultano ancora risolti -:
perché detto impianto non sia stato ancora collaudato a distanza di anni dalla sua realizzazione e anche perché, a collaudo non ancora effettuato, sia consentito ai dipendenti di utilizzare gli Uffici;
quale attività di rivalsa per il danno che l'erario ha subito sia stata intrapresa dalla direzione generale per la cooperazione allo sviluppo nei confronti dei progettisti e degli esecutori dell'impianto di condizionamento, anche relativamente alle numerose spese sostenute per tutti gli interventi sull'impianto, effettuati tra l'altro senza risultato alcuno e quali misure ha adottato o intende adottare il datore di lavoro per garantire ai lavoratori di poter svolgere la loro attività senza incorrere in tutti i rischi ed i disagi che le suindicate circostanze comportano.
(4-04869)
Per quanto attiene in particolare all'impianto di climatizzazione realizzato al VI piano, va precisato che il relativo contratto stipulato a trattativa privata nel 1992 riguardava solo parte del VI piano, tant'è che si rese necessario progettare un secondo impianto contiguo per la fornitura di aria climatizzata. Al termine dei lavori amministrazione verificò che l'impianto, così come era stato strutturato, non era sufficiente a fornire un adeguato condizionamento alle stanze. Pertanto, predispose un nuovo contratto per adeguare il predetto impianto alle effettive esigenze, anche alla luce della sopravvenuta normativa in materia di sicurezza sul posto di lavoro (decreto legislativo n. 626 del 1994).
Nel 1996, in base alle pressanti esigenze di spazio da parte della direzione generale della cooperazione allo sviluppo, dopo aver accertato previamente l'agibilità dei locali e la buona condizione di areazione, fu stabilito di procedere all'impiego dei nuovi locali pur non essendo stati ultimati i lavori e a collaudo non ancora effettuato. A tal fine si ritenne opportuno acquisire la consulenza di un organismo scientificamente competente ed autorevole in merito alla qualità della circolazione dell'aria nei locali di lavoro, individuato nell'università cattolica del Sacro Cuore. La predetta perizia permise di disporre di circostanziati elementi che, pur evidenziando la necessità di effettuare migliorie all'impianto, escludevano danni per la salute dei lavoratori.
I predetti elementi sono stati portati a conoscenza dei rappresentanti del personale e sono stati messi a disposizione del collaudatore nominato dall'agenzia del territorio per le opportune valutazioni, con l'intento di superare definitivamente i punti di minor efficienza dell'impianto.
Si segnala infine che allo stato attuale non appare opportuno, né sotto il profilo tecnico né sotto il profilo amministrativo, effettuare interventi sulle opere realizzate prima della conclusione del relativo collaudo, sollecitato nuovamente all'agenzia del demanio nel gennaio 2003, anche per evitare, in caso di contestazioni alla ditta sui lavori effettuati, che quest'ultima possa sottrarsi alle eventuali constatazioni di inadempienza proprio per ulteriori successivi interventi eseguiti dall'amministrazione sull'impianto prima del collaudo.
Le condizioni di lavoro e la salute del personale costituiscono una priorità per questa amministrazione, la quale - non appena effettuato il sollecitato collaudo - provvederà a verificare ulteriormente l'efficienza degli interventi attuati in passato, anche al fine di rivalse nei confronti della società realizzatrice l'impianto, qualora dovessero evidenziarsi inadempienze da parte di quest'ultima.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.
con decreto 16555 del 12 gennaio 1999, il ministero delle attività produttive concedeva alla ISOSAR srl l'autorizzazione a costruire «... nel territorio del comune di Manfredonia ...» un deposito costiero di stoccaggio ed imbottigliamento di GPL per una capacità complessiva di 60.200 mc;
in detto decreto è testualmente riportata la dicitura, secondo cui si considera «... acquisito in senso favorevole il parere della Regione Puglia ai sensi dell'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 420 ...»;
dagli atti della regione Puglia risulta che la richiesta di parere ministeriale è stata formulata solo in data 16 dicembre 1998 ed è stata registrata nel protocollo di arrivo il 20 gennaio 1999 al n. 251 senza, cioè, che fosse trascorso il periodo di 120 giorni stabilito per il ricorso alla previsione del menzionato articolo 4, comma 9 del decreto del Presidente della Repubblica n. 420 del 1994; in sostanza, la richiesta di parere è stata formulata solo ventisette giorni prima dell'emanazione del decreto, pervenendo - tra l'altro - in regione dopo l'emanazione del decreto stesso;
ad avviso dell'interrogante, dalla lettura del contestato decreto emergerebbe una serie di irregolarità ed omissioni, quali:
a) mancata preliminare VIA del terminale gasiero resa obbligatoria si sensi dell'articolo 1, punto 1) comma a) legge 28 febbraio 1992, n. 220;
mancata applicazione del decreto del Presidente della Repubblica 12 febbraio 1998 di modifica al precedente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 agosto 1988 con cui si è resa obbligatoria la VIA per tutti i nuovi depositi di GPL con capacità superiore a 40.000 mc;
b) mancata indicazione di un sito preciso, tanto più necessaria trattandosi di attività definita «a rischio di incidente rilevante» (decreto del Presidente della Repubblica n. 175 del 1988 - legge Seveso) in una zona dichiarata dallo Stato «ad alto rischio ambientale»;
erronea indicazione del gasdotto, composto da tre tubi, di collegamento dal «porto» (anziché dal terminale gasiero) «al deposito» secondo un tracciato del tutto diverso da quello reale che dovrà svilupparsi per oltre 5 chilometri anche per via sottomarina e non solo per via terra come erroneamente riportato in decreto; la qualcosa ha consentito di eludere l'obbligo della preliminare VIA di cui all'articolo 1 comma c) della già citata legge 28 febbraio 1992, n. 220;
l'area prescelta per la costruzione del megadeposito andrebbe ad interessare un contesto ambientale di primaria importanza naturalistica per effetto di Habitat prioritari a forte rarefazione ed è compresa nella Z.P.S. «Valloni e steppe pedegarganiche» ufficialmente identificata COD IT 9110008 e tutelata dalla Unione europea;
a ridosso dell'insediamento ISOSAR e contiguo alla Z.P.S. insiste anche il SIC (Sito di importanza comunitaria) «Zone Umide della Capitanata» - COD IT 91110005, comprendente la Riserva Naturale «Palude Frattarolo» e le zone umide «Foce del Candelabro» e «Lago Salso»;
secondo quanto risulta all'interrogante, la Commissione europea, a seguito di denuncia, ha aperto un fascicolo per procedura di infrazione contro il nostro Paese con numero 2001/4156.SG (2001) A/2150;
del tutto inopinatamente, il Ministero delle attività produttive con lettera del 16 novembre 2000, n. 224533 D.G.E.R.M-Uff. 4, ha prorogato di altri 2 anni la validità del già irregolare decreto, pur in presenza di:
a) mancato inizio dei lavori che a mente dell'articolo 3 avrebbero dovuto essere ultimati «... non oltre due anni a decorrere dalla data del presente decreto ...» venendo, quindi, in questione un «nuovo» provvedimento assunto in violazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 420 del 18 aprile 1994;
b) parere negativo sulla compatibilità ambientale espresso dalla regione Puglia antecedentemente alla concessione della irrituale proroga con determinazione n. 192 del 27 settembre 2000 regolarmente pubblicata nell'apposito albo e comunicata ai competenti ministeri; determinazione assunta sulla base di analogo parere negativo del comitato regionale di Valutazione di Impatto Ambientale;
c) parere contrario «... ai soli fini ambientali alla realizzazione di un deposito costiero ...» espresso sin dal 27 gennaio 2000 dal Ministero per i beni e le attività culturali con nota ST/403/1968/99;
d) analogo parere negativo aveva espresso la commissione ministeriale VIA con provvedimento n. 387 del 25 ottobre 2000;
sulla base del predetto parere negativo della Commissione ministeriale per la VIA, il ministero dell'ambiente di concerto con quello per i beni e le attività culturali con decreto n. 5673 del 21 dicembre 2000 esprimeva il definitivo giudizio negativo circa la compatibilità ambientale del megadeposito di GPL;
la comunità di Manfredonia è preoccupata dalle notizie riguardanti i tentativi di voler realizzare ad ogni costo il deposito di GPL in dispregio ad ogni norma ed allo stesso buon senso mentre attende ancora interventi di riqualificazione dell'ambiente e del paesaggio per puntare ad un nuovo modello di sviluppo che valorizzi la vocazione turistica del Gargano le cui prospettive già attualmente penalizzate da una rete viaria e ferroviaria deficitaria sarebbero definitivamente compromesse anche dalla movimentazione di circa 200 tra autobotti ed autocarri giornalieri oltre a circa 250 ferroconvogli annui -:
se non intendano:
a) accertare se nell'emanazione del decreto 16555 sia stata osservata la normativa
b) accertare anche da un punto di vista temporale se detto decreto sia stato emesso a seguito di adozioni di atti preliminari e propedeutici secondo le suddette normative e procedure;
c) accertare se i vari pareri dati «per acquisiti» rispecchiano le effettive volontà degli Enti interessati e se gli stessi riguardano le opere che si intendono effettivamente realizzare che risulterebbero diverse per ubicazione, profili progettuali ed opere cosiddette accessorie da quelle desumibili dalla «domanda ISOSAR del 30 ottobre 1997 sulla cui base risulta emesso il decreto di autorizzazione «... alla costruzione ed esercizio ...» del megaimpianto;
d) accertare i motivi e le eventuali responsabilità della concessione della proroga di 2 anni avvenuta sulla scorta della sola richiesta formulata dalla ISOSAR in dispregio delle contrarie volontà espresse già dalla regione, dai ministeri ed organismi competenti, nonché in violazione del decreto del Presidente della Repubblica 12 febbraio 1998 di modifica del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 agosto 1988 e del decreto del Presidente della Repubblica n. 420 del 18 aprile 1994;
revocare l'illegittima proroga o, almeno, sospenderne l'efficacia nelle more di tali accertamenti.
(4-00840)
Con domanda in data 30 ottobre 1997 la società ISOSAR chiedeva al ministero dell'industria (ora ministero delle attività produttive) di essere autorizzata ad installare nel comune di Manfredonia (Foggia) un deposito costiero di GPL, della capacità complessiva di circa 60.000 mc.
In relazione a tale progetto la predetta amministrazione, dopo aver acquisito gli avvisi favorevoli previsti per la fattispecie in esame dal decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 420, e, cioè: quello del comune di Manfredonia, del ministero delle finanze e del ministero dei trasporti e della navigazione, emanava il relativo decreto di concessione n. 16555 del 12 gennaio 1999 con il quale autorizza la realizzazione delle opere definite nella predetta domanda e nei documenti tecnici prodotti a corredo della stessa.
Per quanto concerne, in particolare, il parere della regione Puglia, si precisa che la relativa richiesta è stata formulata dal ministero dell'industria con nota del 15 dicembre 1997, protocollo n. 968529 e che a detta nota non è mai stato fornito riscontro.
La nota del 16 dicembre 1998, indicata nell'interrogazione in esame quale richiesta di parere da parte del ministero dell'industria alla regione Puglia, in realtà è un sollecito, indirizzato alla regione medesima, per un riscontro alla citata nota del 15 dicembre 1997.
Pertanto, il ricorso da parte del ministero dell'industria all'istituto del silenzio assenso previsto dall'articolo 4, comma 9 del decreto del Presidente della Repubblica 420 del 1994 risulta pienamente giustificato essendo trascorso dalla data di richiesta di parere alla regione - 15 dicembre 1997 - alla data di emanazione del decreto concessorio - 12 gennaio 1999 - un lasso di tempo di gran lunga superiore ai 120 giorni previsti dal citato decreto del Presidente della Repubblica n. 420 del 1994.
Quanto alla proroga dei lavori, accordata con atto del 16 novembre 2000, n. 224533, si fa presente che la stessa è corretta sotto il profilo giuridico, in quanto ha trovato applicazione il disposto di cui all'articolo 17 del regio decreto 20 luglio 1934, n. 1303.
Tale articolo nel prescrivere gli elementi da riportare nel decreto concessorio previsto dall'articolo 5 del regio decreto-legge 2 novembre 1933, n. 1741, dispone, alla lettera b), che il decreto stesso deve indicare il termine entro il quale gli interessati sono tenuti a porre in esercizio gli opifici per i quali è stata autorizzata la costruzione.
In armonia con le indicazioni del legislatore, il decreto n. 16555 del 12 gennaio 1999, all'articolo 3, ha concesso 2 anni per l'ultimazione dei lavori, ed ha lasciato facoltà al predetto ministero di accordare, con proprio successivo provvedimento autonomo, eventuali ulteriori proroghe.
Per le ragioni su esposte, si ritiene che i provvedimenti in contestazione siano stati legittimamente emanati e non si ravvisa, dunque, necessità alcuna di procedere alla loro revoca.
Per quanto concerne il decreto concessorio del 12 gennaio 1999 emanato dal ministero dell'industria, si osserva che lo stesso, benché fattispecie autonoma ai sensi della normativa vigente in materia di oli minerali e di GPL, per acquisire rilevanza giuridica, non può prescindere dalle autorizzazioni in materia di sicurezza ed ambiente, tra le quali rientra anche la valutazione di impatto ambientale.
Al riguardo, si fa presente che il progetto in questione è stato assoggettato alla procedura di valutazione dell'impatto ambientale ai sensi dell'articolo 6 della legge 349 del 1989 e che con decreto DEC/VIA 5673 del 21 dicembre 2000, il ministro dell'ambiente di concerto con il ministro per i beni e le attività culturali, ha espresso sullo stesso giudizio negativo di compatibilità ambientale.
Tra le motivazioni che hanno determinato tale giudizio si segnala la localizzazione dell'impianto in un'area designata dalla regione Puglia nel 1996 come sito di importanza comunitaria (SIC) ai sensi della direttiva 92/43/CEE «Habitat» e la localizzazione dello stesso in zona dichiarata zona di protezione speciale (ZPS) ai sensi della direttiva 79/409/CEE «Uccelli Selvatici».
Si fa presente che avverso il provvedimento di pronuncia negativa di compatibilità ambientale, la società ISOSAR ha presentato ricorso presso il TAR del Lazio il quale si è espresso a favore della ricorrente.
Contro la sentenza del TAR, il ministero dell'ambiente ha proposto appello al Consiglio di Stato che con decisione n. 3975 del 2002 ha confermato la predetta sentenza del TAR.
Secondo il Consiglio di Stato il provvedimento di VIA sarebbe illegittimo, in quanto il giudizio di compatibilità ambientale negativo si fonderebbe su una rappresentazione della situazione ambientale che «per un verso non corrisponde alla realtà effettiva e per altro verso non giustifica la determinazione negativa del ministero».
Per quanto esposto, il ministero dell'ambiente dovrà porre in essere una nuova istruttoria di VIA, nel rispetto delle procedure previste dall'articolo 6 della legge 349 del 1986 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 agosto 1988 e del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 dicembre 1988, provvedendo ad acquisire ex novo tutti i pareri richiesti da tali normative, alla luce delle attuali condizioni ambientali e dei vincoli presenti nella zona di costruzione dell'impianto.
Risulta che il competente ufficio del ministero dell'ambiente ha assunto le necessarie dovute iniziative al fine di rinnovare gli atti relativi e le fasi procedimentali essenziali per la VIA e, quindi, riformulare il decreto di compatibilità ambientale.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.
un incendio avvenuto nel primo mattino del 19 novembre 2002, presumibilmente di natura dolosa, ha completamente mandato in fumo a Martellago (Venezia) il magazzino e la sede del Consorzio delle Botteghe della Solidarietà;
il Consorzio, di cui le ACLI fanno parte, gestisce una rete di botteghe in diverse grandi città (Roma, Venezia, Milano, Firenze, Padova) che commercializzano
oltre a Botteghe della Solidarietà, questo atto criminale colpisce direttamente anche le ACLI di Venezia, dato che nel magazzino aveva sede l'attività del centro diurno della Cooperativa ACLI Coop di Mirano, che occupava 10 ragazzi disabili e 3 operatori;
è necessario che la Magistratura accerti al più presto l'accaduto e individui i responsabili dell'aggressione -:
quali misure si intendano adottare per garantire la sicurezza e l'incolumità delle persone e delle attività oggetto di questo grave atto.
(4-04553)
Le fiamme, tempestivamente domate dai Vigili del fuoco, hanno provocato la distruzione dell'arredo, delle strutture tecniche e dei manufatti in lavorazione esistenti al piano terra, sede della Cooperativa ACLI. Al piano superiore, sede del consorzio, è stato completamente distrutto un locale adibito a centrale termica.
I responsabili di entrambe le aziende danneggiate hanno dichiarato di non aver mai ricevuto minacce o richieste estorsive di qualunque natura.
Dai primi accertamenti condotti dall'Arma dei carabinieri, in assenza di rivendicazioni di carattere politico e in considerazione delle modalità con cui è stato provocato l'incendio, nonché del fatto che l'ubicazione del capannone era sconosciuta ai più, si ritiene verosimile che l'atto delittuoso sia da collegare a controversie di natura privata.
Dell'episodio è stata informata l'autorità giudiziaria e le relative indagini sono tuttora in corso.
È stata intensificata l'attività di vigilanza e di controllo del territorio da parte delle forze di Polizia.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
gli ex dipendenti delle Istituzioni sanitarie, dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) avevano stipulato con l'INPS (datore di lavoro) un contratto per una previdenza integrativa destinato a coprire gli oneri per la concessione di un trattamento pensionistico autonomo, di carattere complementare rispetto a quello concesso dall'INPS (ente pensionistico);
tale contratto era contenuto nel «Regolamento per il trattamento di previdenza e quiescenza del personale dipendente» che veniva consegnato ad ogni dipendente al momento della sua immissione in ruolo;
tale «Regolamento» non si applicava, quindi, al personale fuori ruolo o avventizio che, però, aveva la facoltà di riscattare il periodo di servizio relativo ai fini della pensione integrativa con una contribuzione (valore di riscatto) a totale proprio carico;
un articolo di tale Regolamento prevedeva che: «All'impiegato cessato dal servizio senza aver maturato il diritto a pensione spetta una indennità una tantum costituita:
a) da una somma a carico dell'INPS, da addebitare alle spese generali di amministrazione, pari a tanti dodicesimi dell'ultima retribuzione spettante per quanti sono gli anni di servizio utile ai fini del trattamento di quiescenza;
c) dalle quote del valore di riscatto eventualmente versate dall'Amministrazione o dal dipendente per la valutazione dei servizi utili ai fini della pensione, maggiorate dei relativi interessi;
nell'ambito della organizzazione funzionale dell'INPS, le case di cura (Sanatori) appartenevano ad una gestione autonoma (Servizio gestione case di cura) che, dopo l'applicazione della legge 12 febbraio 1968, n. 132, ha cessato le sue funzioni. Si può, quindi, ritenere che l'«Ente» gestore delle case di cura dell'INPS sia stato, implicitamente, soppresso e che, pertanto, potrebbe applicarsi al personale delle Case di cura quanto stabilito dalla legge 23 dicembre 1978, n. 833 e dal successivo decreto del Presidente della Repubblica 20 dicembre 1979, n. 761 per il personale degli enti mutualistici soppressi -:
perché, al momento dello scorporo delle Istituzioni sanitarie dell'INPS da questo Istituto e la conseguente istituzione in «Enti ospedalieri», al personale trasferito forzatamente a tali enti non sia stato applicato il disposto del sopracitato articolo;
perché non sia stata data facoltà di optare per il mantenimento della posizione assicurativa già costituita nell'ambito dell'assicurazione generale obbligatoria e nei fondi integrativi di previdenza, al personale dipendente dalle ex Case di cura dell'INPS;
perché l'INPDAP (ente gestore degli attuali trattamenti di previdenza e quiescenza del personale dipendente dalle Aziende USL succedutesi, nel tempo, agli Enti ospedalieri) non ritenga di poter estendere al personale delle ex Case di cura dell'INPS, la decisione dell'Adunanza plenaria del Consiglio di Stato n. 9 del 31 marzo 1992 che riguarda la restituzione al dipendente dei contributi da lui versati al fondo per il pagamento di una pensione integrativa qualora non sia previsto, nell'ordinamento previdenziale di destinazione, un analogo istituto;
quali accordi siano intercorsi fra i due Istituti, e che fine abbiano fatto le somme versate dall'INPS all'INPDAP, nel caso siano state utilizzate, e in che modo e perché, tenuto conto che l'INPS ha versato all'INPDAP le somme accantonate per il Fondo di previdenza integrativo del personale dipendente dalle ex Case di cura e l'INPDAP nega la restituzione agli interessati dei contributi pagati dai dipendenti.
(4-01196)
In riferimento all'atto ispettivo di cui all'oggetto, ed in base ad elementi assunti presso la direzione centrale dell'INPDAP, rappresento quanto segue.
In premessa è opportuno rilevare che i dipendenti delle istituzioni sanitarie dell'INPS, costituite in enti ospedalieri ai sensi dell'articolo 59 della legge 12 febbraio 1968, n. 132, sono stati obbligatoriamente iscritti alle casse pensioni attualmente gestite dall'INPDAP a decorrere dalla data del decreto di costituzione in ente ospedaliero delle istituzioni medesime, ai sensi della legge 14 giugno 1974, n. 303.
L'articolo 1, comma 2 della predetta legge n. 303 del 1974 dispone anche che i contributi versati nella assicurazione generale obbligatoria e nei fondi integrativi o sostitutivi di detta assicurazione, ove costituiti, sono trasferiti alle casse pensioni insieme con i relativi interessi dal 31 dicembre dell'anno precedente a quello del passaggio.
Pertanto, la procedura di restituzione in via amministrativa della contribuzione affluita nei fondi integrativi di previdenza degli enti disciolti non trova applicazione nei confronti dei dipendenti delle richiamate istituzioni sanitarie INPS.
Sotto questo aspetto corre l'obbligo di rappresentare che gli accantonamenti dei contributi già versati nei fondi integrativi di previdenza, successivamente trasferiti alle casse pensioni, sono destinati a sostenere
In base a tali elementi obiettivi non può quindi affermarsi che il personale in questione venga privato dei contributi versati, utilizzati, come dianzi precisato, per il finanziamento dei trattamenti di quiescenza.
Si fa infine presente che, in deroga a quanto disposto dall'articolo 59 della legge 12 febbraio 1968, n. 132, l'articolo 5, comma 1, della più volte citata legge n. 303 del 1974 ha stabilito che il personale a rapporto di impiego delle Istituzioni sanitarie dell'INPS, costituite in enti ospedalieri, avesse facoltà di chiedere di rimanere alle dipendenze dell'INPS secondo le modalità, con le preclusioni e nei termini in esso fissati, salvo quanto già disposto in materia dai singoli enti di provenienza in forza dei rispettivi ordinamenti.
Diversa è la posizione dei dipendenti che, a seguito della soppressione degli enti e delle gestioni sanitarie di appartenenza in conseguenza della istituzione del servizio sanitario nazionale, avvenuta con la legge 23 dicembre 1978, n. 833, vennero obbligatoriamente iscritti alla gestione previdenziale dell'ente di destinazione in virtù delle disposizioni di cui all'articolo 74 del decreto del Presidente della Repubblica 20 dicembre 1979, n. 761, e per i quali la contribuzione integrativa versata nel F.I.P. (fondo di previdenza integrativo) può essere, invece, restituita.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Pasquale Viespoli.
l'omicidio del giovane Carmine Pepe, un ragazzo poco più che quindicenne, trucidato da assassini spietati, al momento non identificati, che dopo averlo inseguito lungo le strade di una zona densamente popolata della città di Cassano alle sette di sera di domenica 3 novembre 2002 lo hanno finito a colpi di pistola, è il quarto omicidio nel volgere di poche settimane;
la giovane vittima è parente di Eduardo Pepe assassinato anche lui, assieme a Fioravante Abbruzzese nei pressi di un poliambulatorio in via Ponte Nuovo, il 3 ottobre scorso;
tutti questi eventi, per le modalità, la scelta dei luoghi e la frequenza con cui sono avvenuti testimoniano come da qualche tempo il territorio della città di Cassano Ionio possa ritenersi oggetto di una sanguinosa faida tra organizzazioni criminali in competizione tra loro per il controllo delle attività criminose: commercio di droga, usura, rapine ed estorsioni. Una falda analoga avvenne in questa stessa città nei primi anni novanta con un bilancio di decine di morti;
alla efferatezza e alla protervia della offensiva criminale corrisponde uno schieramento di forze di polizia assolutamente inadeguato che proprio per questa inadeguatezza richiede a ciascuno dei militari impegnati sul territorio sforzi sovrumani cui non possono corrispondere risultati soddisfacenti;
siamo in presenza di una situazione non più sopportabile né tra gli addetti delle forze dell'ordine, né da parte della popolazione e appare per tanto necessario intervenire immediatamente per ripristinare un minimo di condizioni di sicurezza e di civile convivenza proteggendo i cittadini e le loro attività quotidiane -:
come valuta il Ministro dell'interno la situazione e se non ritenga debba essere dato un tempestivo segnale di una nuova, straordinaria e più efficace presenza dello Stato, a cominciare da un significativo rafforzamento delle forze che sono impegnate per la garanzia dell'ordine pubblico e il contrasto alla criminalità nel territorio di Cassano Ionio e della Sibaritide.
(4-04427)
Le due vittime degli omicidi avvenuti il 3 ottobre 2002, Fioravante Abruzzese ed Eduardo Pepe, erano i capi di una delle principali consorterie criminali dell'area, il così detto «clan degli zingari», che aveva acquisito peso e rilevanza con le uccisioni, nel 1999, di alcuni esponenti del clan Portoraro, stabilendo anche rapporti di alleanza con famiglie mafiose locali e di altre zone della provincia.
Le indagini sul duplice delitto sono incentrate sui rapporti tra la comunità di zingari stanziali residenti nella frazione di Lauropoli ed alcune note famiglie mafiose, innanzitutto quella dei Farao, ed ipotizzano una vendetta per un precedente omicidio ascrivibile ai nomadi.
L'uccisione perpetrata il 24 ottobre a riguardato un pregiudicato della zona, uomo di fiducia di un elemento di spicco della criminalità locale, Vincenzo Forastefano, che, secondo quanto da lui stesso dichiarato, era il principale obiettivo dell'agguato.
Il 3 novembre 2002 è stato ucciso il minore Carmine Pepe, nipote di Eduardo Pepe, di cui si è appena detto: nella circostanza è risultato ferito un pregiudicato che accompagnava la vittima.
Gli omicidi si iscrivono in un contesto criminale preoccupante, tenuto conto che nel territorio di Cassano allo Jonio sono stati commessi, lo scorso anno (al mese di novembre) anche 4 rapine e 10 attentati dinamitardi o incendiari (erano stati, rispettivamente, 2 e 15 l'anno precedente).
Allo stato, su quel territorio comunale operano il commissariato di pubblica sicurezza di Castrovillari, che dispone di 49 unità di personale a fronte di una previsione organica di 36 operatori, la locale stazione dei Carabinieri, che dispone di 17 unità a fronte di una previsione di 14 operatori, e la Brigata della Guardia di finanza di Corigliano Calabro, che dispone di 23 uomini a fronte di una previsione di 18.
L'azione delle forze di Polizia territoriali è stata rafforzata con l'apporto di unità del reparto prevenzione crimine «Calabria», che nei primi dieci mesi del 2002 hanno assicurato una presenza complessiva di 69 equipaggi, per un totale di 207 unità.
In conseguenza degli omicidi cui si è fatto cenno, il prefetto di Cosenza ha convocato due riunioni di coordinamento tecnico delle forze di Polizia, rispettivamente l'11 ottobre ed il 6 novembre, la seconda delle quali proprio presso il comune di Cassano allo Jonio, per un esame della situazione locale e per definire un piano straordinario di controllo del territorio non solo di quel comune, ma anche di quelli vicini.
Il piano messo a punto prevede il potenziamento del dispositivo già in atto con l'impiego giornaliero, dal 13 novembre, di 4 equipaggi dello stesso reparto prevenzione crimine della polizia di Stato, nonché di 4 pattuglie dei Carabinieri provenienti dalla compagnia di Corigliano Calabro, cui si è aggiunto di recente l'apporto di una stazione mobile dell'Arma e di 4 ulteriori equipaggi del nucleo radiomobile, tratti da compagnie della provincia, nonché di 2 pattuglie della guardia di Finanza, con l'obiettivo di garantire, nell'arco delle 24 ore, l'esecuzione di posti di controllo, una maggiore vigilanza sugli esercizi pubblici noti come ritrovo di pregiudicati, sui soggetti sottoposti a misure di prevenzione e di detenzione domiciliare, nonché perquisizioni per la ricerca di armi e di latitanti.
È stata anche istituita una sezione della squadra mobile con elementi dei commissariati di pubblica sicurezza di Rossano e Castrovillari, con operatività esclusiva nell'area di Cassano allo Jonio.
In ogni caso, il ministero dell'interno ha ben presente l'esigenza di un rafforzamento degli organici delle forze di Polizia in servizio nell'area della sibaritide e sta operando per reperire le risorse occorrenti.
Per quanto riguarda la polizia di Stato, il rafforzamento dell'organico del commissariato
Tra l'altro, si fa presente che ogni determinazione in ordine alla costituzione di nuovi presidi della Polizia di Stato è sospesa in attesa delle conclusioni cui perverrà il gruppo di lavoro interforze costituito presso il dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell'interno, con il compito di riesaminarne ed ottimizzare la distribuzione del personale e la dislocazione su tutto il territorio nazionale degli uffici e reparti delle forze di Polizia, recuperando anche operatori da destinare al controllo del territorio.
Per quanto riguarda l'Arma dei carabinieri, si sta operando per elevare la stazione di tale comune in tenenza e per la realizzazione di una nuova caserma, attraverso l'acquisto e l'adattamento, da parte dell'amministrazione comunale, di uno stabile adeguato; al riguardo si è appreso che, anche grazie all'interessamento della prefettura, la cassa depositi e prestiti ha concesso, poche settimane fa, il mutuo richiesto.
Nella prospettiva di un potenziamento delle strutture dell'Arma operanti nell'area è già stato disposto dal comando regione carabinieri l'invio di alcune unità aggiuntive di personale presso la stazione di Sibari, operante pure sul territorio di Cassano allo Jonio.
Quest'ultimo comune ospiterà, inoltre, il reparto dei «Baschi Verdi» della Guardia di finanza, attualmente alloggiato presso il comando brigata di Corigliano Calabro, allorché sarà disponibile la relativa caserma, ottenuta dall'adattamento e dalla risistemazione di un immobile confiscato ad organizzazioni criminali del luogo; tale reparto, comunque, già ora concorre ai servizi di ordine pubblico in quel comune.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
in data 17 giugno 1988 il Parlamento europeo, con propria risoluzione, ha riconosciuto la lingua dei segni come lingua utilizzata dai sordi e il diritto delle persone sorde;
la risoluzione del Parlamento europeo enumera una serie di provvedimenti volti a promuovere l'uso della lingua dei segni da parte dei sordi esortando gli Stati membri, la Commissione e le istituzioni interessate ad indirizzarsi in questa direzione;
da ultimo in data 13 febbraio 2002 il governo francese, su iniziativa del Ministro della cultura, ha riconosciuto ufficialmente la lingua dei segni francese rendendola materia di insegnamento negli ordinamenti scolastici francesi -:
quali iniziative il Governo intenda promuovere affinché anche in Italia la lingua italiana dei segni possa divenire materia di insegnamento in favore dei sordomuti dando quindi applicazione alla risoluzione del Parlamento europeo.
(4-03021)
Al riguardo si fa presente che sin dal 1996 sono stati promossi corsi di alta qualificazione, destinati ai docenti già specializzati nel sostegno, per l'approfondimento di tecniche particolari, tra cui i linguaggi non verbali e la lingua dei segni (ordinanze ministeriali n. 169 del 1996 e n. 782 del 1997).
Occorre d'altra parte far presente che la stessa legge quadro 5 febbraio 1992, n. 104, ha operato una precisa scelta che si orienta verso l'integrazione sociale della persona in situazione di handicap, pur non escludendo tutti quei mezzi, istituzionali e tecnici che possono comunque favorire e facilitare l'integrazione stessa.
Le istanze rappresentate dall'interrogante saranno, comunque, sottoposte all'apposito gruppo di lavoro per l'esame delle tematiche riguardanti gli allievi disabili affinché le problematiche degli allievi non udenti possano trovare ampia e qualificata attenzione.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
la stazione dei carabinieri ed il commissariato di pubblica sicurezza di Cefalù (Palermo) sono stati sfrattati per morosità dagli immobili nei quali sono ubicati i rispettivi uffici e che lo sfratto è già esecutivo -:
quali provvedimenti intendano adottare i Ministri competenti per evitare che i garanti dell'ordine pubblico debbano essere costretti ad abbandonare i propri presidi lasciando la città, che si trova in un territorio notoriamente interessato da significativi fenomeni di criminalità organizzata anche di tipo mafioso e che ha all'attivo un notevole flusso turistico, priva di qualsiasi presenza delle forze dell'ordine.
(4-01430)
In precedenza i menzionati reparti erano allocati in un immobile di proprietà privata.
È in corso di liquidazione la somma dovuta per l'occupazione ditale edificio dal 1o gennaio al 15 luglio 2002, che sarà corrisposta dalla competente direzione provinciale del tesoro.
Per quanto riguarda il commissariato distaccato di pubblica sicurezza di Cefalù, lo stesso, allo stato, ha sede in uno stabile il cui contratto di locazione è scaduto il 31 dicembre 1996.
I proprietari, che avevano manifestato la volontà di non proseguire la locazione, hanno intimato lo sfratto per morosità, successivamente convalidato in sede giudiziaria, con condanna dell'amministrazione a corrispondere i canoni a decorrere dal 10 gennaio 1997; i pagamenti relativi al periodo fino al 31 dicembre del 2000 hanno avuto luogo, mentre anche in questo caso è in corso la liquidazione per il periodo successivo.
Nel frattempo, è stato individuato un nuovo stabile, ritenuto idoneo per le finalità istituzionali dell'ufficio di polizia, i cui proprietari hanno sottoscritto lo schema preliminare di contratto, impegnandosi, nel contempo, ad effettuare i necessari lavori di ristrutturazione dell'immobile.
Al riguardo, il dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell'interno ha autorizzato la stipula del contratto di locazione, previa acquisizione del nulla osta alla spesa della competente agenzia del demanio; successivamente alla conclusione del negozio giuridico, si procederà al trasferimento del commissariato.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
il 3 novembre 2002 a Cassano Jonio è stato ucciso, in un agguato di mafia, il quindicenne Carmine Pepe;
l'omicidio del giovane si inquadra nella faida iniziata lo scorso mese di ottobre con l'omicidio di Edoardo Pepe, esponente di spicco della cosca di Cassano, e che ad oggi ha registrato ben quattro omicidi;
l'intera comunità cassanese è estremamente intimidita e preoccupata;
il sindaco, l'amministrazione e tutto il consiglio comunale di Cassano Jonio hanno annunciato le dimissioni quale forma di protesta per testimoniare con clamore lo sdegno e la preoccupazione per la recrudescenza criminale esplosa nel territorio cassanese, che inciderà negativamente sulla già debole realtà;
con insistenza vengono richiesti maggiori controlli ed interventi immediati -:
quali urgenti iniziative intenda attuare per garantire la sicurezza dei cittadini preoccupati di Cassano Jonio;
se non ritenga necessario ed urgente sia aumentare la dotazione organica dei carabinieri di Cassano, sia l'istituzione del commissariato di polizia di Stato a Sibari.
(4-04388)
Le due vittime degli omicidi avvenuti il 3 ottobre 2002, Fioravante Abruzzese ed Eduardo Pepe, erano i capi di una delle principali consorterie criminali dell'area, il così detto «clan degli zingari», che aveva acquisito peso e rilevanza con le uccisioni, nel 1999, di alcuni esponenti del clan Portoraro, stabilendo anche rapporti di alleanza con famiglie mafiose locali e di altre zone della provincia.
Le indagini sul duplice delitto sono incentrate sui rapporti tra la comunità di zingari stanziali residenti nella frazione di Lauropoli ed alcune note famiglie mafiose, innanzitutto quella dei Farao, ed ipotizzano una vendetta per un precedente omicidio ascrivibile ai nomadi.
L'uccisione perpetrata il 24 ottobre 2002 ha riguardato un pregiudicato della zona, uomo di fiducia di un elemento di spicco della criminalità locale, Vincenzo Forastefano, che, secondo quanto da lui stesso dichiarato, era il principale obiettivo dell'agguato.
Il 3 novembre 2002 è stato ucciso il minore Carmine Pepe, nipote di Eduardo Pepe, di cui si è appena detto: nella circostanza è risultato ferito un pregiudicato che accompagnava la vittima.
Le indagini su tali delitti sono condotte dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.
Gli omicidi si iscrivono in un contesto criminale preoccupante, tenuto conto che nel territorio di Cassano allo Jonio sono stati commessi, lo scorso anno (al mese di novembre) anche 4 rapine e 10 attentati dinamitardi o incendiari (erano stati, rispettivamente, 2 e 15 l'anno precedente).
Allo stato, su quel territorio comunale operano il commissariato di pubblica sicurezza di Castrovillari, che dispone di 49 unità di personale a fronte di una previsione organica di 36 operatori, la locale stazione dei Carabinieri, che dispone di 17 unità a fronte di una previsione di 14 operatori, e la brigata della guardia di Finanza di Corigliano Calabro, che dispone di 23 uomini a fronte di una previsione di 18.
L'azione delle forze di Polizia territoriali è stata rafforzata con l'apporto di unità del reparto prevenzione crimine «Calabria», che nei primi dieci mesi del 2002 hanno assicurato una presenza complessiva di 69 equipaggi, per un totale di 207 unità.
In conseguenza degli omicidi cui si è fatto cenno, il prefetto di Cosenza ha convocato due riunioni di coordinamento tecnico delle forze di Polizia, rispettivamente l'11 ottobre ed il 6 novembre, la seconda delle quali proprio presso il comune di Cassano allo Jonio, per un esame della situazione locale e per definire un piano
Il piano messo a punto prevede il potenziamento del dispositivo già in atto con l'impiego giornaliero, dal 13 novembre, di 4 equipaggi dello stesso reparto prevenzione crimine della polizia di Stato, nonché di 4 pattuglie dei Carabinieri provenienti dalla compagnia di Corigliano Calabro, cui si è aggiunto di recente l'apporto di una stazione mobile dell'arma e di 4 ulteriori equipaggi del nucleo radiomobile, tratti da compagnie della provincia, nonché di 2 pattuglie della guardia di Finanza, con l'obiettivo di garantire, nell'arco delle 24 ore, l'esecuzione di posti di controllo, una maggiore vigilanza sugli esercizi pubblici noti come ritrovo di pregiudicati, sui soggetti sottoposti a misure di prevenzione e di detenzione domiciliare, nonché perquisizioni per la ricerca di armi e di latitanti.
È stata anche istituita una sezione della squadra mobile con elementi dei commissariati di pubblica sicurezza di Rossano e Castrovillari, con operatività esclusiva nell'area di Cassano allo Jonio.
In ogni caso, il ministero dell'interno ha ben presente l'esigenza di un rafforzamento degli organici delle forze di Polizia in servizio nell'area della sibaritide e sta operando per reperire le risorse occorrenti.
Per quanto riguarda la polizia di Stato, il rafforzamento dell'organico del commissariato di pubblica sicurezza di Castrovillari viene ritenuto preferibile alla realizzazione di un nuovo commissariato nel comune di Cassano allo Jonio, che comporterebbe gravosi oneri infrastrutturali e l'impiego di parte del personale in compiti amministrativi e di mera gestione della struttura.
Tra l'altro, si fa presente che ogni determinazione in ordine alla costituzione di nuovi presidi della polizia di Stato è sospesa in attesa delle conclusioni cui perverrà il gruppo di lavoro interforze costituito presso il dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell'interno, con il compito di riesaminare ed ottimizzare la distribuzione del personale e la dislocazione su tutto il territorio nazionale degli uffici e reparti delle forze di polizia, recuperando anche operatori da destinare al controllo del territorio.
Per quanto riguarda l'arma dei Carabinieri, si sta operando per elevare la stazione di tale comune in Tenenza e per la realizzazione di una nuova caserma, attraverso l'acquisto e l'adattamento, da parte dell'amministrazione comunale, di uno stabile adeguato; al riguardo si è appreso che, anche grazie all'interessamento della prefettura, la cassa depositi e prestiti ha concesso, poche settimane fa, il mutuo richiesto.
Nella prospettiva di un potenziamento delle strutture dell'Arma operanti nell'area è già stato disposto dal comando regione Carabinieri l'invio di alcune unità aggiuntive di personale presso la stazione di Sibari, operante pure sul territorio di Cassano allo Jonio.
Quest'ultimo comune ospiterà, inoltre, il reparto dei «Baschi Verdi» della guardia di Finanza, attualmente alloggiato presso il comando brigata di Corigliano Calabro, allorché sarà disponibile la relativa caserma, ottenuta dall'adattamento e dalla risistemazione di un immobile confiscato ad organizzazioni criminali del luogo; tale reparto, comunque, già ora concorre ai servizi di ordine pubblico in quel Comune.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
l'Ucraina, pur non avendo ancora aderito alla Convenzione de l'Aja del 29 maggio 1993, sin dal 1966 si è dotata di una legislazione in materia di adozioni moderna e conforme alla Convenzione;
pur in mancanza di un accordo bilaterale in materia, sin dal 1977, coppie italiane adottano minori di quel Paese;
ciò ha determinato un aumento massiccio del numero delle coppie italiane che si recano in quel Paese per adottare bambini tanto che oggi l'Ucraina è la nazione straniera con il maggior numero di adozioni da parte di famiglie italiane;
la commissione per le adozioni internazionali ha sempre riconosciuto che le adozioni effettuate in Ucraina sono conformi alle Convenzioni internazionali ed ai nostri principi, tanto che nella motivazione di alcune migliaia di provvedimenti di autorizzazione all'ingresso in Italia di minori ucraini adottati da coppie italiane è sempre inserita la dizione «letta la documentazione allegata ...», da cui emerge che il minore si trova in situazione di abbandono e risulta impossibile il suo affidamento o adozione nel Paese di origine e che sussistono i requisiti di cui all'articolo 4 della Convenzione de l'Aja del 29 maggio 1993;
la stessa commissione per le adozioni internazionali, però, con provvedimento del 26 giugno 2002, ha unilateralmente sospeso le adozioni in Ucraina, fino alla formalizzazione di un accordo bilaterale tra Italia e Ucraina;
il provvedimento, che sembrerebbe subordinare il proseguimento delle adozioni alla stipula dell'accordo bilaterale, è motivato da presunte irregolarità nella fase dell'abbinamento, anche se, in effetti, le irregolarità lamentate non sono addebitabili alla parte ucraina, ma ad alcuni ben individuabili enti autorizzati, che hanno operato in modo non del tutto corretto, tanto che nei loro confronti si sarebbero dovuti adottare da tempo gli opportuni provvedimenti;
la sospensione imposta a tutti indistintamente ha finito, da una parte, per penalizzare gli enti che hanno bene operato e le coppie da essi assistite, dall'altra per servire da obiettiva copertura per quegli enti che hanno male operato;
la sospensione, comunque, non si applica alle coppie i cui documenti il 26 febbraio 2002 erano stati già inviati al centro per le adozioni di Kiev;
successivamente la commissione per le adozioni internazionali ha di fatto operato una sanatoria consentendo agli enti autorizzati di depositare i documenti di nuove richieste fatte da altre coppie entro la data del 31 luglio 2002;
attualmente, pertanto, sono sospese le adozioni per quelle coppie i cui documenti sono stati inviati al centro delle adozioni di Kiev dopo la data del 31 luglio 2002, mentre proseguono regolarmente per quelle coppie che sono riuscite a rispettare il termine previsto dalla sanatoria;
illegittimo ed inopportuno è attualmente subordinare la ripresa delle adozioni in Ucraina, parzialmente sospese per gli inadempimenti di taluni enti, alla stipula di un accordo bilaterale, sia perché tale accordo non è essenziale (tanto che la stessa Commissione in sua mancanza aveva autorizzato circa venti enti ad operare in Ucraina), sia perché penalizza ingiustamente e discrimina le coppie che, per motivi ad esse non imputabili, non hanno potuto depositare i documenti entro il termine del 31 luglio 2002;
in base alla legge 4 maggio 1983, n. 184, che regolamenta le adozioni, le coppie italiane dichiarate idonee possono adottare sia nei paesi aderenti alla Convenzione de l'Aja, sia nei Paesi firmatari di accordi bilaterali, sia ancora nei Paesi non aderenti alla Convenzione de l'Aja e non firmatari di accordi bilaterali, purché in tale ultimo caso sia accertata la condizione di abbandono o vi sia il consenso dei genitori naturali ad un'adozione che determini per il minore l'acquisizione dello stato di figlio legittimo degli adottanti e siano rispettate le indicazioni contenute nel decreto di idoneità (articolo 36);
la non essenzialità di un accordo bilaterale è sempre stata riconosciuta dalla
se tale accordo fosse essenziale non potrebbe adottare in Ucraina (o in altri Paesi non firmatari per i quali stranamente non sono stati adottati provvedimenti restrittivi) nessuna coppia, indipendentemente dalla data del deposito dei documenti -:
se non ritengano di intervenire con le più opportune ed urgenti iniziative perché centinaia di adozioni in attesa possano, così come accadde in tutti gli altri Paesi Europei e non (Francia, Spagna, Germania, Belgio, Svizzera, Svezia USA, Canada, Israele) quasi tutti aderenti alla Convenzione de l'Aja, che continuano ad adottare regolarmente in Ucraina pur in mancanza di accordi bilaterali, trovare la loro definizione.
(4-05578)
Tale indagine, svoltasi attraverso l'audizione di tutti i responsabili degli enti italiani autorizzati allo svolgimento di pratiche di adozione internazionale in Ucraina e di un campione di coppie adottive, ha evidenziato l'esistenza di gravi irregolarità soprattutto nella fase di abbinamento del minore alla coppia. Tale situazione è attribuibile anche al fatto che l'Ucraina - non avendo, diversamente dall'Italia, ratificato la convenzione dell'Aja del 1993 in materia di adozione internazionale di minori - non riconosce secondo il proprio ordinamento, e pertanto non accredita, gli enti italiani autorizzati allo svolgimento delle procedure di adozione. In tali circostanze, le coppie, nella fase di individuazione del bambino, si trovavano a trattare direttamente con il centro adozioni di Kiev, accompagnate da un interprete che non era in grado di fornire assistenza per ciò che concerne l'abbinamento del minore. In pratica, i minori venivano «scelti» dalla coppia attraverso cataloghi recanti fotografie degli stessi spesso risalenti indietro nel tempo e corredate da schede sanitarie non sempre veritiere.
La situazione di fatto creatasi non è stata pertanto ritenuta idonea a tutelare il superiore interesse del minore e degli aspiranti genitori adottivi né il corretto svolgimento delle procedure, sia in Italia che all'estero, nello spirito della citata convenzione dell'Aja, che stabilisce il rispetto dei diritti fondamentali del minore e la necessità che la coppia adottante venga adeguatamente assistita nell'iter dell'adozione.
Dal provvedimento della commissione sono state comunque escluse le coppie per le quali le procedure di adozione erano in corso e che avrebbero inviato, entro il 31 luglio 2002, la documentazione richiesta al centro di Kiev. Dal 10 luglio al 31 dicembre 2002 sono state completate 378 pratiche di adozione di bambini ucraini, più che nello stesso periodo del 2001.
Si fa peraltro presente che la commissione ha successivamente revocato, con delibera n. 38 del 20 marzo 2003, la sospensione temporanea delle procedure di adozione dei minori ucraini che difatti sono regolarmente riprese.
Infine si precisa che il testo relativo ad un accordo bilaterale in materia di adozioni internazionali, che rappresenterebbe un'ulteriore garanzia per le parti coinvolte, è già stato concordato con le autorità ucraine. Si è in attesa che le stesse si pronuncino sulla data della firma di tale Intesa. L'ambasciata d'Italia a Kiev ha inoltre informato che l'Ucraina avrebbe altresì avviato le procedure di adesione alla convenzione dell'Aja, che dovrebbe rendere più semplice la soluzione dei problemi emersi nelle procedure di adozione di minori ucraini.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.
nel comune di Villa di Serio (Bergamo) è in progetto la realizzazione, da parte del gruppo Italcementi, di una nuova centrale termoelettrica da 190 Mwatt;
tale centrale andrà a sostituire quella vecchia già esistente, di cui è prevista la demolizione, che attualmente genera una potenza di 22 Mwatt;
il comune di Villa di Serio è situato in una zona definita a rischio;
la centrale sorgerà sulla riva del fiume Serio; sulla sponda opposta al fiume è già presente un'altra centrale termoelettrica (del gruppo Pigna) di 90 Mwatt;
tra le due centrali passa una strada sulla quale transitano 40.000 veicoli al giorno;
per fare funzionare la nuova centrale verrà costruito un gasdotto lungo 39.850 metri attraversando aziende agricole, vigneti e perforerà un monte con una galleria di 950 metri; nel progetto del gasdotto non è stato fatto nessuno studio di impatto ambientale;
al progetto è stata assegnata la procedura d'urgenza prevista dal decreto-legge 7 febbraio 2002, n. 7, motivata dalla necessità di evitare il pericolo di interruzione di fornitura di energia elettrica, mentre, secondo quanto emerso dall'indagine conoscitiva della X Commissione della Camera dei deputati, non sussistono i pericoli ipotizzati;
la procedura semplificata introdotta dalla nuova normativa non può trovare applicazione alla realizzazione del metanodotto riferito come necessario per l'alimentazione della centrale, che si snoda per 40 Km attraversando i territori di ben 20 comuni, con un tracciato che interessa aree a vocazione agricola, di indubbia importanza quindi non solo paesistica ma anche ambientale - di cui talune oggetto anche dì importantissime e pregiate coltivazioni di origine controllata, garantita o protetta (basti citare il Moscato di Scanzo e il Valcalepio) - aree protette, aree soggette a vincoli idrogeologici, boschivi e di altra natura, con conseguente pesante alterazione degli habitat e dei territori interessati dall'opera;
secondo le osservazioni effettuate dalla sezione Lombardia del WWF il metanodotto avrebbe una lunghezza superiore a quella indicata in progetto;
appare incomprensibile che il progetto del metanodotto e la documentazione relativa non fossero stati resi disponibili per l'esame e la presentazione delle osservazioni insieme al progetto della centrale, e sono state necessarie le pressioni dei comitati e dei comuni interessati per ottenere, con grave ritardo, il deposito, presso gli uffici della regione Lombardia, degli elaborati relativi all'opera;
dall'esame della citata documentazione, in una lettura unitaria con il disegno di ripotenziamento della centrale, è emersa la certezza della non complementarietà dell'opera, così configurata, con la centrale;
il metanodotto, come già rilevato da alcuni Comuni, non può essere strumentalmente considerato come opera connessa e complementare al ripotenziamento della centrale elettrica Italgen in quanto l'alimentazione necessaria alla centrale (1/4 circa della potenziale capacità di trasporto complessiva dell'impianto), la sua sezione geometrica tipica, la sua portata, la sua pressione di esercizio (75 bar) lo qualificano di fatto quale nuova dorsale distributiva della SNAM, come tale opera soggetta ad una propria ed autonoma procedura di approvazione da parte degli enti competenti, non autorizzabile secondo le procedure semplificate del citato decreto-legge 7/02;
ulteriori perplessità sulla necessità di ricorrere agli strumenti di semplificazione delle procedure derivano da:
la presenza di un altro metanodotto che collega Seriate a Villa di Serio,
i dati emersi da uno studio dell'I.R.S. - Istituto per la Ricerca Sociale dell'università degli Studi di Milano - secondo i quali l'energia elettrica prodotta, convogliata a Gorlago, proseguirebbe per la sottostazione di Chiari, e sarebbe quindi destinata alla commercializzazione e non al soddisfacimento delle esigenze della centrale o della collettività locale;
il ripotenziamento della centrale non dovrebbe trovare realizzazione nel comune di Villa di Serio, qualificato come «zona critica» dal punto di vista ambientale dalla Regione Lombardia con la D.G.R. 6501 del 19 ottobre 2001, che vieta l'autorizzazione di impianti di produzione di energia elettrica per scopi commerciali, rispondendo al disegno regionale di sviluppare solo nuovi impianti di piccola potenza e baricentrici rispetto ai consumi;
lo studio di impatto ambientale dell'opera risulta assolutamente carente ed inadeguato sia per quanto riguarda l'analisi dei fattori compromettibili dal ripotenziamento della centrale che per quanto riguarda la realizzazione del metanodotto;
secondo gli studi effettuati dal Movimento Medicina Democratica, per quanto riguarda più propriamente gli aspetti ambientali e gli aspetti climatici, dalla realizzazione della centrale deriverebbe un innalzamento delle temperature atmosferiche di indubbio impatto su fauna e flora dell'intera vallata;
lo studio dell'inquinamento atmosferico presenta indubbie carenze, mentre alquanto discutibili sono i presunti benefici derivanti dalla realizzazione di una centrale a metano o gas naturale, poiché, per il volume delle emissioni derivanti dalla nuova centrale, non si avrebbe alcun significativo miglioramento dell'inquinamento della zona, tra i più critici dell'intera Lombardia, e come è stato riconosciuto dalla stessa regione Lombardia, che in ragione di questa criticità con la D.G.R. 6501 del 19 ottobre 2001 aveva vietato la realizzazione di nuove centrali in loco;
una fortissima carenza dello studio di impatto ambientale consiste inoltre nella omessa valutazione della presenza, a poche decine di metri, della nuova centrale della Pigna s.p.a, posta sempre sulle sponde del fiume Serio, nel comune di Alzano Lombardo;
le emissioni previste per la nuova centrale verrebbero a costituire, secondo le stime di Medicina Democratica, ben 1/3 di tutte le emissioni di monossido di carbonio da gas metano dell'intera provincia di Bergamo, e circa 1/6 di tutte le emissioni di biossido di carbonio dell'intera provincia di Bergamo;
è del tutto assente anche un'analisi degli effetti derivanti dalla realizzazione delle opere sulla qualità delle acque: l'innalzamento previsto della temperatura delle acque della Roggia Borgogna, non è stato valutato in relazione alle differenti portate del corso d'acqua stesso; analoghe considerazioni valgono per la ricaduta inquinante degli scarichi del processo produttivo, pari a 2 mc/ora, destinati a confluire nel Serio, con carattere torrentizio e poche capacità di autodepurazione per i lunghi periodi di magra;
è evidente che le opere di captazione e modifica influirebbero, con effetti deleteri, sul patrimonio boschivo e sulle colture proprie delle zone collinari, tra cui si annoverano pregiati vigneti, la cui presenza è elemento di forte valorizzazione paesistica, oltre che strumento di preservazione del territorio rurale dall'edificazione;
appare poco probabile quanto riportato nell'originario studio di impatto ambientale, dove si sostiene non vi saranno interferenze di rilievo se non in fase di cantiere e che le stesse si annulleranno in quanto si procederà al ripristino ambientale; infatti, non solo la captazione delle acque sotterranee comporta effetti permanenti
i cantieri e i lavori di realizzazione e di interramento del metanodotto comportano, nelle fasce boscate, il taglio di alberi di alto fusto che, ovviamente, non potranno trovare omologhi neanche in fase di reimpianto;
le lacune sono probabilmente legate al fatto che i documenti predisposti dalla Snamprogetti non costituiscono propriamente uno studio di impatto ambientale, ed è quindi auspicabile che esso venga tempestivamente realizzato e depositato per la presentazione di osservazioni;
per quanto riguarda le altre opere definite come accessorie, ed in particolare gli elettrodotti, va detto che le costituende servitù di elettrodotto comportano non solo il taglio di piante, ove insistenti in zona boscata, ma creano, per tutto il tracciato dell'elettrodotto, una fascia disboscata estesa in cui non possono più crescere piante di alto fusto; inoltre normalmente, per la manutenzione degli elettrodotti, si creano piste tagliafuoco o di accesso ed appare difficile sostenere che non si verifichino effetti irreversibili;
per quanto concerne il metanodotto, tra gli elementi carenti si segnalano i seguenti:
scelta del tracciato: nella relazione tecnica sono descritti i criteri «di base» scelti ma non è contenuto alcun raffronto né alcuna descrizione della motivazione della soluzione progettuale prescelta rispetto a quelle alternative possibili, tra cui il già menzionato utilizzo del metanodotto esistente in fregio al Serio, che consentirebbe il risparmio di gran parte della zona collinare boscata e coltivata;
è assente ogni valutazione in merito alla possibilità, alle caratteristiche e alle quantità di emissioni di metano e/o di altre sostanze in atmosfera;
è assente una analisi dei malfunzionamenti e dei possibili incidenti, con le relative conseguenze ambientali nonché le predisposizioni per situazioni di emergenza;
sotto il profilo ambientale nessuna indicazione è stata formulata in merito ai rischi di potenziali inquinamenti in caso di rotture incidentali così come relativamente agli impatti in caso di smantellamento;
in sostanza i documenti citati svolgono una analisi parziale, evidenziando sotto il profilo programmatico e progettuale le implicazioni connesse con la realizzazione del metanodotto, mentre appaiono carenti - o presentano considerazioni sommarie - sotto il profilo degli impatti ambientali che vengono sostanzialmente derubricati a interferenze momentanee e completamente reversibili mediante i diversi ripristini;
tra le principali emergenze ambientali non affatto considerate vi sono inoltre:
la mancata considerazione del fatto che il tracciato interferisce con zone sottoposte a vincolo idrogeologico (nei comuni di Albano S. Alessandro, Torre dei Poveri, Scanzorosciate, Villa di Serio) per 3,2 km;
la mancata considerazione del fatto che il tracciato interferisce per 190 metri nell'area a vincolo paesaggistico «Vallo Colleonico» in comune di Martinengo;
la mancata considerazione che il tracciato interferisce con parchi fluviali (Naviglio Meletta - comune di Fontanella; Roggia Zerra - comuni di Cividate al Piano, Paloscio, Martinengo, Mornico al Serio; Fiume Cherio - comuni di Calcinate e Bolgare; torrente Zerra - comuni di Albano, S. Paolo d'Argon, Scanzorosciate, Villa di Serio; fiume Serio in comune di Villa di Serio) per complessivi 3,68 km;
la mancata considerazione che il tracciato interferisce per 3,79 km complessivi in aree con vincoli forestali/boschivi
la mancata considerazione che il tracciato incontra zone con vincoli di diverso genere nei comuni di Fontanella, Antegnate, Cividate al Piano, Bolgare, Costa di Mezzate, Montello, Albano, Scanzorosciate, Villa di Serio, per lo più di carattere agricolo e connessi alla presenza di aree con valore naturalistico o paesistico, in un caso anche archeologiche;
la difformità tra i dati della perizia giurata e quelli resi nello studio sintetico presentato a corredo della domanda di autorizzazione, non inducono certo a credere in una esaustiva rappresentazione della problematica ambientale alle autorità chiamate a decidere sulla compatibilità ambientale dell'opera o ai cittadini, associazioni e soggetti interessati a valutare il progetto e a presentare le proprie osservazioni;
per quanto concerne le ripercussioni sanitarie ed epidemiologiche sulle popolazioni interessate vanno evidenziati: l'inquinamento atmosferico notevole dell'abitato e della vallata, l'innalzamento delle temperature in atmosfera, l'aumento degli scarichi inquinanti nelle acque, l'aumento dell'inquinamento acustico già fuori norma, secondo i dati forniti dall'ARPA, l'inquinamento elettromagnetico derivante dai nuovi tratti dell'elettrodotto -:
se i Ministri interrogati non ritengano che le procedure di realizzazione della centrale siano in contrasto con i principi di federalismo e di autonomia delle regioni, sanciti dalle modifiche al titolo V della Costituzione;
se non ritengano opportuno coinvolgere la regione Lombardia in una accurata e circostanziata analisi del progetto, in virtù anche di quanto disposto dalla citata deliberazione della Giunta Regionale della Lombardia n. 6501 del 19 ottobre 2001 che vieterebbe la realizzazione dell'opera poiché in zona critica dal punto di vista ambientale;
se non ritengano che per la realizzazione del metanodotto, in quanto opera non connessa funzionalmente e da sottoporre ad iter autorizzatorio ordinario ed autonomo, non sia applicabile la procedura di cui al decreto-legge n. 7 del 2002;
se non ritengano che si possa optare preferibilmente per l'utilizzo del metanodotto già esistente che da Seriate porta a Villa di Serio costeggiando il fiume Serio;
se non intendano garantire, in ogni caso, che venga effettuato un vero e proprio studio di impatto ambientale per il metanodotto e per tutte le altre opere connesse.
(4-04687)
Ai generali obiettivi di diversificazione delle fonti primarie di energia e di riduzione dei costi nella produzione di energia elettrica i quali da lungo tempo costituiscono vincoli strutturali del sistema elettrico nazionale, si è aggiunta di recente la necessità del rafforzamento del parco di generazione al fine di evitare crisi ed interruzioni della fornitura di energia elettrica, soprattutto nel prossimo triennio.
Per far fronte a tale emergenza nel medio termine, il Governo ha adottato il decreto legge 7 febbraio 2002, n. 7, convertito in legge 9 aprile 2002, n. 55, (cosiddetto decreto «sblocca centrali»), che ha permesso di ricondurre in unico procedimento, dai tempi certi e definiti, la valutazione delle varie iniziative energetiche proposte per nuove centrali, ivi comprese le opere connesse e le infrastrutture indispensabili all'esercizio dell'impianto medesimo. Il rilascio dell'autorizzazione è subordinato al pregiudiziale espletamento della procedura di valutazione dell'impatto ambientale e al raggiungimento di un'intesa con la regione interessata; inoltre nel corso del procedimento, sono obbligatoriamente raccolti i pareri motivati del comune e della provincia nel cui territorio ricade l'impianto.
Peraltro, nel mese di settembre dello scorso anno è stato sancito un accordo tra Governo, regioni, province, comuni e comunità
In merito alla richiesta di autorizzazione presentata dalla società Italgen SpA per il ripotenziamento di un impianto di produzione di energia elettrica nel territorio del comune di Villa di Serio, alimentato a olio combustibile - dagli attuali 90 MW circa ai 190 MW circa prodotti con utilizzo di metano - è stato avviato il procedimento amministrativo in base alla legge n. 55 citata e nel mese di giugno dello scorso anno si è tenuta la prima riunione della conferenza dei servizi. Il progetto in questione prevede la realizzazione delle opere connesse che comprendono un metanodotto di circa 40 chilometri (interessante il territorio di 19 comuni) e un elettrodotto, le cui strutture, già esistenti, dovranno essere rese compatibili con le esigenze del nuovo impianto.
Nell'ambito della riunione sopra richiamata la società ha esposto le caratteristiche del progetto ed ha evidenziato che, per tale iniziativa, è previsto l'utilizzo delle più moderne tecnologie per la riduzione dell'impatto ambientale. È stata, inoltre, avanzata la richiesta di documentazione integrativa relativa al progetto di ripotenziamento e una relazione più dettagliata sulla progettazione del metanodotto citato; la società ha presentato la documentazione integrativa in data 25 luglio 2002.
L'insieme delle osservazioni di carattere ambientale evidenziate dall'interrogante saranno oggetto della valutazione dell'impatto ambientale per la cui istruttoria tecnica è preposta una apposita commissione presso il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio. In tale sede saranno tenuti in considerazione gli interessi di tutela dell'ambiente e della salute e valutato l'impatto sul territorio, tenendo conto anche delle altre realtà industriali, come la centrale di Pigna di Alzano, citata dall'interrogante. Solo nel caso di favorevole pronuncia di compatibilità ambientale, le amministrazioni direttamente interessate saranno successivamente chiamate ad esprimere le rispettive determinazioni e la regione, in particolare, chiamata ad esprimere l'intesa di cui alla legge n. 55 del 2002, elemento necessario per il rilascio dell'autorizzazione.
Per quanto riguarda le obiezioni alla realizzazione dell'iniziativa in quanto la regione Lombardia non ha ancora definito il proprio piano energetico regionale, si osserva preliminarmente che la mancanza di un piano energetico regionale - strumento di programmazione che peraltro poco si armonizza con la liberalizzazione dell'attività di produzione di energia elettrica, sancita dal decreto legislativo n. 79 del 1999 regolante il mercato interno dell'energia elettrica - non appare certamente ostativa alla eventuale realizzazione dell'iniziativa. In ogni caso, il recente accordo tra Stato, regioni ed enti locali fornisce sufficienti criteri per una corretta valutazione delle proposte presentate sotto un profilo anche di coerenza con le esigenze del territorio.
In ogni caso, la richiesta di sospensione degli iter di autorizzazione non è compatibile con l'attuazione di una legge appositamente emanata per fronteggiare una situazione di criticità strutturale che i dati ufficiali sul settore elettrico dimostrano ampiamente.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.
il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio aveva provveduto alla nomina dell'ex generale Bellasai, già sindaco di Sabaudia, in qualità di commissario straordinario del parco nazionale del Circeo;
nel territorio del comune di Sabaudia, dal 1997 al marzo 2002, sono stati accertati 272 abusi e, di fatto, a quanto risulta agli interroganti, l'ex sindaco Bellasai non si sarebbe impegnato fino in fondo per debellare l'abusivismo, essendo infatti state eseguite solo 13 ordinanze di demolizione sulle 211 emesse per abusi nel territorio del comune di Sabaudia all'interno del parco;
per i motivi suesposti l'ex generale Bellasai, già sindaco di Sabaudia, ora commissario straordinario del parco, non garantirebbe il necessario impegno ai fini della tutela ambientale del parco -:
se il Ministro interrogato intenda:
a) verificare l'attività finora svolta dal commissario straordinario in materia di tutela ambientale, ed in particolare contro l'abusivismo nel parco;
b) considerare l'opportunità di revocare la nomina a commissario straordinario del parco del Circeo del generale Bellasai e designare una personalità del mondo scientifico che si sia distinta per l'impegno in materia di valorizzazione e tutela ambientale.
(4-05459)
Può affermarsi che il commissario Bellassai garantisce fattivamente a tutt'oggi la gestione del territorio protetto per conto del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.
Per quanto riguarda il problema degli abusi edilizi, certamente non imputabile all'attuale commissario, risalendo lo stesso a molti anni addietro, è da evidenziarsi come proprio il generale Bellassai, supportato dal coordinamento di questo ministero, insieme a tutte le altre amministrazioni interessate, ha propriamente operato per la risoluzione di tale problematica.
Attualmente, infatti, sulla base di una serie di parametri elaborati da una commissione Interministeriale, previa intesa con i comuni interessati, la provincia di Latina e la regione Lazio, coordinata da questo ministero, dopo anni sono finalmente all'esame del parco le pratiche di condono relative agli abusi edilizi commessi nel territorio protetto.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
la scorso 4 febbraio 2002, un grave incendio è divampato al 19 piano del Palazzo di Giustizia, sito nel centro direzionale, nel cuore della città di Napoli;
i pompieri si sono trovati di fronte ad uno scenario infernale, reso più greve dal rumore di vetri infranti dall'onda d'urto emessa dal calore;
una tragedia sfiorata, se si considera che fino a pochi minuti prima dello svilupparsi dell'incendio alcuni giudici erano riuniti in camera di consiglio per decidere su alcune istanze urgenti;
un primo sopralluogo ha evidenziato ingenti danni materiali, in particolare per il settore del riesame;
tenuto conto che solo una settimana prima, il 29 gennaio 2002 un altro incendio, la cui dinamica non è stata ancora
in entrambi i casi, gli agenti del commissariato di Castelcapuano, chiamati ad indagare, non escludono la matrice dolosa degli incendi -:
quali misure si intendano adottare per salvaguardare l'incolumità di quanti lavorano nella struttura.
(4-02219)
Il tema della sicurezza delle strutture giudiziarie è stato immediatamente affrontato, il 7 febbraio 2003, sia sotto il profilo tecnico sia con riferimento alle competenze devolute alle Forze di polizia, in sede di riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia.
In quella sede è stato evidenziato come l'accaduto - le cui cause sono ancora in corso di accertamento - abbia confermato la problematicità della resistenza al fuoco delle strutture portanti dell'edificio giudiziario, per le quali non risulta ancora esibita al comando dei vigili del fuoco la relativa certificazione.
Nella riunione si è anche sottolineato il fatto che i danni provocati avrebbero potuto essere minori in presenza di una più efficiente e minuta manutenzione dell'immobile e di un intervento del personale interno più tempestivo ed efficace.
Infatti, nonostante il soccorso immediato e la breve durata dell'incendio sono stati danneggiati due pilastri portanti in acciaio e sono rimaste deformate numerose travi di acciaio della struttura secondaria del solaio fra il 19o e il 20o piano.
Quanto poi agli standard di sicurezza, bisogna distinguere fra sicurezza interna alle strutture - affidata al Ministero della giustizia - e sicurezza esterna - di competenza della Polizia di Stato.
Riguardo a quest'ultima la prefettura-UTG di Napoli ha comunicato che il dispositivo operativo per il nuovo palazzo di giustizia prevede presidi fissi 24 ore su 24 agli ingressi e l'impiego di pattuglie automontate - sempre 24 ore su 24 - per la vigilanza del perimetro esterno. Inoltre sono presenti militari dell'Arma dei carabinieri in funzione di assistenza ai dibattimenti nella fascia oraria 8-14 estesa - per due giorni alla settimana - alla fascia oraria pomeridiana. Le normali attività di ordine pubblico sono comunque assicurate dal personale della polizia di Stato.
Per la sicurezza interna agli immobili, il dicastero della giustizia ha comunicato che - in seguito all'incendio - (con decreto a firma congiunta del presidente della Corte d'appello e del procuratore generale) le attività giudiziarie furono sospese, e furono previsti contestualmente presidi allocati in altre zone della medesima struttura per tutta l'attività con carattere di urgenza.
In relazione al dissesto statico verificatosi in conseguenza dell'incendio, la Procura della Repubblica ha emesso decreto di autorizzazione all'immediata esecuzione dei lavori di puntellamento, revocando l'interdizione all'accesso per il tempo strettamente necessario. Sono stati emessi ulteriori provvedimenti di sospensione delle udienze e successive revoche fino al decreto in data 15 febbraio 2002 con il quale il procuratore generale disponeva la revoca dell'interdizione al pubblico della torre, con alcune limitazioni.
È stato comunque disposto dal provveditorato alle opere pubbliche per la Campania un intervento di somma urgenza finalizzato al miglioramento delle caratteristiche di protezione delle strutture metalliche.
Una perizia dello stesso Istituto è stata già disposta al fine del ripristino dei locali danneggiati dall'incendio.
Con riferimento, infine, alla matrice degli incendi citati dagli onorevoli interroganti (quello del 4 febbraio 2002 e l'altro, precedente, del 29 gennaio 2002) sono stati istruiti due distinti procedimenti penali. Allo stato delle indagini investigative, ancora in corso, le fattispecie non paiono dolose.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Maurizio Balocchi.
il 15 luglio, un incendio, di chiara matrice dolosa, ha ridotto in fiamme lo stadio del Remo di Lago Patria, in provincia di Napoli;
nell'incendio è andato distrutto anche il deposito della Canottieri Napoli, la squadra partenopea di canottaggio;
da un primo sopralluogo sarebbero circa sette le imbarcazioni distrutte;
secondo quanto affermato dagli agenti della squadra investigativa del commissariato di Giugliano che si occupano delle indagini e che hanno effettato i sopralluoghi, l'incendio sarebbe opera di professionisti del racket, intenzionati ad assumere il controllo della struttura;
tenuto conto degli ingenti danni causati alla struttura ed alle imbarcazioni custodite, l'episodio rientra in un chiaro progetto della malavita di impossessarsi dei luoghi più in vista del napoletano, frequentati da personaggi noti e da sportivi-:
quali misure urgenti intenda intraprendere il Ministro, per arginare il fenomeno delle estorsioni che sul territorio ha assunto dimensioni impressionanti;
come si intenda garantire l'incolumità di coloro che frequentano questi luoghi normalmente deputati allo svago ed al divertimento.
(4-03551)
Le indagini hanno confermato la natura dolosa dell'incendio, ma non hanno consentito, finora, di individuarne gli autori; comunque, le acquisizioni raggiunte tendono ad escludere il coinvolgimento della criminalità organizzata.
La struttura che ospita il circolo aveva già subito, in precedenza, specie agli inizi dell'anno, altri atti vandalici di minore entità; dalle indagini svolte, tuttavia, non sono emersi collegamenti tra i vari episodi, che sono stati ritenuti riconducibili ad azioni di teppismo.
Per quanto concerne il fenomeno criminale delle estorsioni, assai diffuso nell'intera provincia, si informa che negli ultimi mesi sono state dedicate all'adeguamento della strategia di contrasto varie riunioni del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, cui hanno partecipato anche rappresentanti della magistratura, degli enti locali, delle organizzazioni sindacali e di categoria, dell'associazionismo, nonché lo stesso commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura.
Si tratta di un tipo di reati caratteristici, nel napoletano, della criminalità organizzata, che se ne serve per finanziarsi e per rendere palese l'influenza dei vari clan sul territorio.
Le riunioni sono state occasione per stimolare più intense forme di raccordo e cooperazione con la magistratura, con gli enti locali e con le forme associative della società civile.
È stato, anzi, sottolineato il ruolo importante che l'associazionismo potrebbe svolgere nel contrasto del fenomeno, rendendo possibile quel dialogo tra le vittime, la società e le istituzioni, necessario a conquistare la fiducia negli organi dello Stato ed a meglio orientarne l'azione.
Si è convenuto, perciò, in primo luogo, di intensificare l'attività di controllo del territorio, sollecitando gli enti locali ed i soggetti privati a raccogliere ed a fornire indicazioni sugli obiettivi a rischio; a questo fine le forze dell'ordine hanno assicurato maggiori forme di raccordo operativo ed informativo.
Sotto il profilo investigativo, vi è un impegno comune a favorire ogni strumento (denuncia collettiva o informazione informale) che metta le vittime in condizione di
Da parte loro, le forze di polizia hanno assicurato la massima riservatezza delle rivelazioni. A questo riguardo, si ha notizia che i rappresentanti delle categorie interessate hanno dato corso a varie iniziative per sviluppare il ricorso alla denuncia collettiva, convenendo con gli associati sulla possibilità di presentarla anche attraverso le associazioni medesime.
A fronte di un generalizzato e tradizionale atteggiamento di assuefazione da parte delle vittime, si stanno registrando nell'ultimo periodo, probabilmente anche in conseguenza di tale contesto di maggior collaborazione, segni di una inversione di tendenza, sia pure limitata rispetto alla reale dimensione del fenomeno, con una maggiore disponibilità a fornire informazioni, anche confidenziali.
Per quanto riguarda, più in generale, l'azione di contrasto della criminalità comune e camorristica nella provincia, si comunica che nei primi sette mesi del 2002 sono state denunciate 14.276 persone (-4,12 per cento rispetto allo stesso periodo del precedente anno); sono invece risultate in aumento le persone arrestate, che sono state 6.175 a fronte delle 5.630 dello stesso periodo dell'anno precedente (+9,68 per cento).
Nello stesso periodo, nella provincia di Napoli, sono state denunciate per usura 44 persone, di cui 27 in stato di arresto e, per estorsione, altre 174; inoltre sono stati catturati 16 pericolosi latitanti.
In tutta la regione, nello stesso arco temporale, i latitanti catturati sono stati 38, 29 dei quali appartenenti alla camorra. Due latitanti dei 18 arrestati fuori dalla provincia, erano inseriti nell'«Opuscolo dei 500» (nel 2001 i latitanti arrestati nella regione erano stati 41).
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
secondo quanto riportato sul quotidiano Il Mattino, nell'edizione del 14 ottobre 2002, i tassisti di Napoli, ed in particolare quelli che esercitano nelle zone di Pianura, e Capodichino, sarebbero costretti a soccombere alle pesanti richieste estorsive della malavita dedita al racket;
l'allarme è scattato a seguito delle denuncie di alcuni tassisti, che una volta derubati del taxi, venivano rintracciati ed obbligare a pagare cifre molto alte, circa 1.500 euro per riavere la propria auto;
una situazione divenuta intollerabile, per il numero dei casi verificatisi, e per la gravità delle minacce occorse ai conducenti dei taxi -:
quali iniziative urgenti a tutela dell'ordine pubblico intenda intraprendere il Ministro interrogato per tutelare i tanti tassisti che esercitano onestamente il proprio lavoro nel napoletano.
(4-04190)
È stata segnalata, in particolare, l'opportunità che l'amministrazione comunale ripristini, nell'immediato, l'uso delle colonnine telefoniche ai parcheggi dei taxi e si stanno valutando iniziative per consentire la segnalazione in tempi reali alla sala operativa della questura del capoluogo di qualsiasi situazione di pericolo dei tassisti.
In sede tecnico-operativa, d'intesa con le associazioni di categoria, è stato ulteriormente affinato il progetto per l'identificazione delle segnalazioni di pericolo per l'immediata localizzazione dei taxi da parte delle forze di polizia.
Sul piano della prevenzione, è stata disposta l'intensificazione del dispositivo di controllo delle aree maggiormente a rischio.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
nel 1998 alla ISOSAR s.r.l. di Napoli veniva erogata una prima rata di lire 5.838.130.000 del contributo in c/impianto ex legge 488/92 (decreto ministeriale 31964/97) di lire 17.514.420.000;
con decreto 16555 del 12 gennaio 1999, il Ministero delle attività produttive concedeva alla ISOSAR s.r.l. l'autorizzazione a costruire «...nel territorio del comune di Manfredonia...» un deposito costiero di stoccaggio ed imbottigliamento di GPL per una capacità complessiva di 60.200 mc.;
in detto decreto è testualmente riportata la dicitura, secondo cui si considera «... acquisito in senso favorevole il parere della regione Puglia ai sensi dell'articolo 4 decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994 n. 420...»;
dagli atti della regione Puglia risulta che la richiesta di parere ministeriale è stata formulata solo in data 16 dicembre 1998 ed è stata registrata nel protocollo di arrivo il 20 gennaio 1999 al n. 251 senza, cioè, che fosse trascorso il periodo di 120 giorni stabilito per il ricorso alla previsione del menzionato articolo 4, comma 9 del decreto del Presidente della Repubblica 420/94; in sostanza, la richiesta di parere è stata formulata solo 27 giorni prima dell'emanazione del decreto, pervenendo - tra l'altro - in regione dopo l'emanazione del decreto stesso;
ad avviso dell'interrogante dalla lettura del contestato Decreto emergerebbe una serie di irregolarità ed omissioni, quali:
1. mancata preliminare V.I.A del terminale gasiero resa obbligatoria ai sensi dell'articolo 1, punto 1), comma a) Legge 28 febbraio 1992 n. 220;
2. mancata applicazione del decreto del Presidente della Repubblica 12 febbraio 1998 di modifica al precedente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 agosto 1988 con cui si è resa obbligatoria la V.I.A. per tutti i nuovi depositi di GPL con capacità superiore a 40.000 mc;
3. mancata indicazione di un sito preciso, tanto più necessaria trattandosi di attività definita «a rischio di incidente rilevante» (decreto del Presidente della Repubblica 175/88 - Legge Seveso) in una zona dichiarata dallo Stato «ad alto rischio ambientale»;
4. mancata indicazione di un'opera c.d. «accessoria» di rilevante entità quale il raccordo ferroviario di circa 2 km. interferente con la zona umida «Palude Frattarolo»;
5. erronea indicazione del gasdotto, composto da tre tubi, di collegamento dal «porto» (anziché dal terminale gasiero) «al deposito» secondo un tracciato del tutto diverso da quello reale che dovrà svilupparsi per oltre 5 km anche per via sottomarina e non solo per via terra come erroneamente riportato in Decreto; la qualcosa ha consentito di eludere l'obbligo della preliminare V.I.A. di cui all'articolo 1 comma c) della già citata Legge 28 febbraio 1992 n. 220;
l'area prescelta per la costruzione del megadeposito andrebbe ad interessare un contesto ambientale di primaria importanza naturalistica per effetto di Habitat
a ridosso dell'insediamento ISOSAR e contiguo alla Z.P.S. insiste anche il SIC (Sito di importanza comunitaria) «Zone Umide della Capitanata» - COD IT 91110005, comprendente la Riserva Naturale «Palude Frattarolo» e le zone umide «Foce del Candelabro» e «Lago Salso»;
secondo quanto risulta all'interrogante, la Commissione Europea, a seguito di denuncia, ha aperto una fascicolo per procedura di infrazione contro il nostro Paese con numero 2001/4156.SG (2001) A/2150;
del tutto inopinatamente, il Ministero delle attività produttive con lettera del 16 novembre 2000 n. 224533 D.G.E.R.M-Uff 4,. ha prorogato di altri 2 anni la validità del già irregolare Decreto, pur in presenza di:
a) mancato inizio dei lavori che a mente dell'articolo 3 avrebbero dovuto essere ultimati «... non oltre due anni a decorrere dalla data del presente decreto...». Venendo, quindi, in questione un «nuovo» provvedimento assunto in violazione del decreto del Presidente della Repubblica 420/18 aprile 1994;
b) parere negativo sulla compatibilità ambientale espresso dalla regione Puglia antecedentemente alla concessione della irrituale proroga con Determinazione n. 192 del 27 settembre 2000 regolarmente pubblicata nell'apposito Albo e comunicata ai competenti Ministeri; determinazione assunta sulla base di analogo parere negativo del Comitato regionale di Valutazione di Impatto Ambientale;
c) parere contrario «...ai soli fini ambientali alla realizzazione di un deposito costiero...» espresso sin dal 27 gennaio 2000 dal Ministero per i beni e le attività culturali con nota ST/403/1968/99;
d) analogo parere negativo aveva espresso la Commissione Ministeriale VIA con Provvedimento n. 387 del 25 ottobre 2000;
sulla base del predetto parere negativo della «Commissione ministeriale per la V.I.A., il Ministero dell'ambiente di concerto con quello per i beni e le attività culturali con Decreto n. 5673 del 21 dicembre 2000 esprimeva il definitivo giudizio negativo circa la compatibilità ambientale del megadeposito di GPL;
la Comunità di Manfredonia è preoccupata dalle notizie riguardanti i tentativi di voler realizzare ad ogni costo il deposito di GPL a giudizio dell'interrogante in dispregio ad ogni norma ed allo stesso buon senso mentre attende ancora interventi di riqualificazione dell'ambiente e del paesaggio per puntare ad un nuovo modello di sviluppo che valorizzi la vocazione turistica del Gargano le cui prospettive già attualmente penalizzate da una rete viaria e ferroviaria deficitaria sarebbero definitivamente compromesse anche dalla movimentazione di circa 200 tra autobotti ed autocarri giornalieri oltre a circa 250 ferroconvogli annui -:
accertare se nell'emanazione del Decreto 16555 sia stata osservata la normativa e la procedura per la localizzazione di depositi costieri di GPL, con capacità superiore a 40.000 mc. e con imponenti opere accessorie, tra cui un gasdotto sottomarino;
accertare anche da un punto di vista temporale se detto decreto sia stato emesso a seguito di adozioni di atti preliminari e propedeutici secondo le suddette normative e procedure;
accertare se i vari pareri dati «per acquisiti» rispecchino le effettive volontà degli Enti interessati e se gli stessi riguardano le opere che si intendono effettivamente realizzare che risulterebbero diverse per ubicazione, profili progettuali ed opere c.d. accessorie da quelle desumibili
accertare i motivi e le eventuali responsabilità della concessione della proroga di 2 anni avvenuta sulla scorta della sola richiesta formulata dalla ISOSAR in dispregio delle contrarie volontà espresse già dalla Regione, dai Ministeri ed organismi competenti, nonché in violazione del decreto del Presidente della Repubblica 12 febbraio 1998 di modifica del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 agosto 1988 e del decreto del Presidente della Repubblica 420/18 aprile 1994;
revocare la illegittima proroga o, almeno, sospenderne l'efficacia nelle more di tali accertamenti.
(4-00784)
In relazione all'interrogazione in discorso, si fa presente, in via preliminare, che le agevolazioni di cui alla legge 488 del 1992, già concesse alla società Isosar con decreto ministeriale n. 31964 del 30 giugno 1997, sono state revocate con decreto ministeriale n. 99973 del 29 maggio 2001, per rinuncia alle stesse da parte dell'impresa.
Per le altre questioni sollevate nell'atto medesimo si rappresenta quanto segue.
Con domanda in data 30 ottobre 1997 la società Isosar chiedeva al ministero dell'industria (ora ministero delle attività produttive) di essere autorizzata ad installare nel comune di Manfredonia (Foggia) un deposito costiero di GPL, della capacità complessiva di circa 60.000 mc.
In relazione a tale progetto la predetta amministrazione, dopo aver acquisito gli avvisi favorevoli previsti per la fattispecie in esame dal decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 420, e, cioè: quello del comune di Manfredonia, del ministero delle finanze e del ministero dei trasporti e della navigazione, emanava il relativo decreto di concessione n. 16555 del 12 gennaio 1999 con il quale autorizza la realizzazione delle opere definite nella predetta domanda e nei documenti tecnici prodotti a corredo della stessa.
Per quanto concerne, in particolare, il parere della regione Puglia, si precisa che la relativa richiesta è stata formulata dal ministero dell'industria con nota del 15 dicembre 1997, protocollo n. 968529 e che a detta nota non è mai stato fornito riscontro.
La nota del 15 dicembre 1998, indicata nell'interrogazione in esame quale richiesta di parere da parte del ministero dell'industria alla regione Puglia, in realtà è un sollecito, indirizzato alla regione medesima, per un riscontro alla citata nota del 15 dicembre 1997.
Pertanto, il ricorso da parte del ministero dell'industria all'istituto del silenzio assenso previsto dall'articolo 4, comma 9 del decreto del Presidente della Repubblica n. 420 del 1994 risulta pienamente giustificato essendo trascorso dalla data di richiesta di parere alla regione - 15 dicembre 1997 - alla data di emanazione del decreto concessorio - 12 gennaio 1999 - un lasso di tempo di gran lunga superiore ai 120 giorni previsti dal citato decreto del Presidente della Repubblica n. 420 del 1994.
Quanto alla proroga dei lavori, accordata con atto del 16 novembre 2000, n. 224533, si fa presente che la stessa è corretta sotto il profilo giuridico, in quanto ha trovato applicazione il disposto di cui all'articolo 17 del Regio Decreto 20 luglio 1934, n. 1303.
Tale articolo nel prescrivere gli elementi da riportare nel decreto concessorio previsto dall'articolo 5 del regio decreto legge 2 novembre 1933, n. 1741, dispone, alla lettera b), che il decreto stesso deve indicare il termine entro il quale gli interessati sono tenuti a porre in esercizio gli opifici per i quali è stata autorizzata la costruzione.
Tenuto conto che la messa in esercizio non può che avvenire a lavori di installazione ultimati, si sottolinea che la norma non riporta alcuna limitazione temporale, ma rimette alla piena discrezionalità dell'Autorità concedente l'indicazione dei termini.
In armonia con le indicazioni del legislatore, il decreto n. 16555 del 12 gennaio
Per le ragioni su esposte, si ritiene che i provvedimenti in contestazione siano stati legittimamente emanati e non si ravvisa, dunque, necessità alcuna di procedere alla loro revoca.
Per quanto concerne il decreto concessorio del 12 gennaio 1999 emanato dal Ministero dell'industria, si osserva che lo stesso, benché fattispecie autonoma ai sensi della normativa vigente in materia di oli minerali e di GPL, per acquisire rilevanza giuridica, non può prescindere dalle autorizzazioni in materia di sicurezza ed ambiente, tra le quali rientra anche la valutazione di impatto ambientale.
Al riguardo, si fa presente che il progetto in questione è stato assoggettato alla procedura di valutazione dell'impatto ambientale ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 349 del 1989 e che con decreto DEC/VIA 5673 del 21 dicembre 2000, il ministro dell'ambiente di concerto con il ministro per i beni e le attività culturali, ha espresso sullo stesso giudizio negativo di compatibilità ambientale.
Tra le motivazioni che hanno determinato tale giudizio si segnala la localizzazione dell'impianto in un'area designata dalla regione Puglia nel 1996 come sito di importanza comunitaria (SIC) ai sensi della Direttiva 92/43/CEE «Habitat» e la localizzazione dello stesso in zona dichiarata zona di protezione speciale (ZPS) ai sensi della direttiva 79/409/CEE «uccelli selvatici».
Si fa presente che avverso il provvedimento di pronuncia negativa di compatibilità ambientale, la società Isosar ha presentato ricorso presso il TAR del Lazio il quale si è espresso a favore della ricorrente.
Contro la sentenza del TAR il ministero dell'ambiente ha proposto appello al Consiglio di Stato che con decisione n. 3975 del 2002 ha confermato la predetta sentenza del TAR.
Secondo il Consiglio di Stato, il provvedimento di Valutazione di impatto ambientale sarebbe illegittimo, in quanto il giudizio di compatibilità ambientale negativo si fonderebbe su una rappresentazione della situazione ambientale che «per un verso non corrisponde alla realtà effettiva e per altro verso non giustifica la determinazione negativa del Ministero».
Per quanto esposto, il ministero dell'ambiente dovrà porre in essere una nuova istruttoria di Valutazione di impatto ambientale, nel rispetto delle procedure previste dall'articolo 6 della legge 349 del 1986, del DPCM 10 agosto 1988 e del DPCM 27 dicembre 1988, provvedendo ad acquisire ex novo tutti i pareri richiesti da tali normative, alla luce delle attuali condizioni ambientali e dei vincoli presenti nella zona di costruzione dell'impianto.
Risulta che il competente ufficio del ministero dell'ambiente ha assunto le necessarie dovute iniziative al fine di rinnovare gli atti relativi e le fasi procedimentali essenziali per la Valutazione di impatto ambientale e, quindi, riformulare il decreto di compatibilità ambientale.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovanni Dell'Elce.
si è verificato in più circostanze che aziende di nazionalità diverse dall'italiana abbiano impiantato nel sud del paese stabilimenti e linee di produzione, salutate con grande partecipazione dalla società meridionale, per il ruolo di lenimento dell'endemico disagio occupazionale;
tali insediamenti, al pari di ogni altra attività d'impresa di nazionalità italiana, fruiscono delle agevolazioni e sono titolari delle prerogative previste dalla normativa nazionale, in particolare la speciale tipologia contrattuale della «formazione-lavoro»;
utilizzando, pertanto, il contratto di formazione-lavoro, la OM-Pinespo, società del gruppo Linde Ag (società tedesca leader nel mondo della produzione di carrelli elevatori), ha proceduto ad assunzioni di
dopo adeguati periodi di formazione presso gli stabilimenti Linde in Germania, uno degli ingegneri titolari del contratto di formazione al 6 livello del Ccnl dei Metalmeccanici, venne inviato ad Oyama (Giappone) presso la sede della Komatsu Ltd per svolgere funzioni di interprete e coordinatore del gruppo per l'implementazione di una nuova linea di produzione in serie dei carrelli Komatsu nello stabilimento di Bari; linea di produzione che poi ebbe a realizzarsi sotto la responsabilità dello stesso ingegnere;
a conclusione del contratto di formazione-lavoro l'ingegnere in questione, alla stregua di altri suoi colleghi italiani vede esaurirsi il rapporto con l'azienda tedesca nonostante il suo curriculum, nonostante l'ottima prova offerta nel corso dei 24 mesi e testimoniata da lettere di encomio della stessa azienda «in considerazione delle positiva valutazione dell'impegno dimostrato nello svolgimento delle attività collegato al ruolo attualmente ricoperto in azienda»;
tale arbitrario licenziamento senza «giusta causa», praticato sistematicamente nei confronti delle professionalità italiane, arreca un vantaggio economico alle società straniere che, in ragione di un vorticoso turn-over, riescono a trarre beneficio dalle sovvenzioni e agevolazioni previste nel nostro paese per le nuove assunzioni, mentre si traduce in una inaccettabile penalizzazione per le nostre maestranze e per le nostre migliori professionalità che sono mortificate nella loro dignità e piegate da una frustrante esperienza di licenziamento. Mentre ancora una volta l'arricchimento di alcune aziende viene effettuato attraverso il depauperamento di aree meridionali già provate dalla acuta difficoltà occupazionale delle giovani generazioni -:
quali urgenti provvedimenti il Ministro intenda adottare per affrontare adeguatamente la difficile situazione e garantire che la normativa di favore disposta dal nostro ordinamento per promuovere l'assunzione di giovani nelle aziende non si risolva in un improprio strumento di lucupletazione per società straniere, per giunta a scapito degli stessi giovani in favore dei quali era stata originariamente concepita.
(4-02181)
La Fiat OM carrelli elevatori S.p.A., con attuale marchio OM Pimespo, oggetto della suddetta interrogazione, avente sede legale in Lainate (Milano) e unità locale nella zona industriale di Modugno (Bari), svolge attività di produzione e commercializzazione di carrelli elevatori.
Lo stabilimento di Modugno, che occupa 539 dipendenti, di cui 75 con contratto di formazione e lavoro, è stato aperto nell'anno 1970, allorché il settore carrelli elevatori, ad avvenuta incorporazione della società OM, faceva parte del gruppo Fiat S.p.A.
Nel 1976, a seguito della costituzione del gruppo Iveco e dello scorporo del settore carrelli elevatori dalla Fiat S.p.A., si è costituita la società Fiat carrelli elevatori S.p.A. con pacchetto azionario detenuto dalla International Holding Fiat.
A partire dal 1992, Linde AG., società tedesca leader mondiale nel settore carrelli elevatori, ha iniziato l'acquisizione del pacchetto azionario della società in argomento dapprima con una quota del 51 per cento, passata nel 1995 al 75 per cento e attualmente del 65 per cento a causa della cessione del 10 per cento alla società giapponese Komatsu per un accordo di collaborazione produttivo e commerciale.
Dall'esame della documentazione di lavoro aziendale, è emerso che, a fronte dei progetti di formazione e lavoro presentati e delle conseguenti assunzioni effettuate, la società ha provveduto a trasformare quasi tutte le assunzioni effettuate in rapporti a tempo indeterminato, nel pieno rispetto del limite quantitativo del 60 per cento previsto
In proposito si fa presente che il contratto di formazione lavoro è un contratto a termine e che, alla scadenza del periodo previsto, è facoltà dell'azienda convertire o meno lo stesso a tempo indeterminato, ferma restando la possibilità per il lavoratore di rivolgersi alla magistratura del lavoro, qualora ritenga di aver subito un danno a causa della mancata conversione, nonostante la propria dimostrata capacità professionale.
La ditta in questione ha provveduto ad effettuare, con contratto di formazione lavoro, numerose assunzioni di operai e di giovani ingegneri, non considerando vincolante, per questi ultimi, nella valutazione dei curricula, né il punteggio di laurea né la perfetta conoscenza della lingua straniera.
La società in parola, nel periodo 1999-2000 ha ottenuto l'approvazione di diversi progetti per l'assunzione di n. 191 unità con contratto di formazione lavoro (71 per qualifiche elevate e 120 operai) ed attualmente ha provveduto all'avviamento di n. 109 unità.
In merito a quanto rappresentato nell'interrogazione è risultato che uno degli ingegneri assunto in data 15 maggio 2000 con contratto di formazione lavoro, dopo un periodo di formazione tecnica effettuato sia presso lo stabilimento di Modugno sia in Germania, è stato inviato in trasferta in Giappone, presso lo stabilimento della Komatsu in Oyama, dal 24 settembre 2000 al 14 ottobre 2000, unitamente ad altri due ingegneri, al fine di verificare, sotto la direzione di manager tedeschi, le procedure di assemblaggio dei carrelli elevatori Komatsu realizzati, a partire dallo scorso anno, presso lo stabilimento di Modugno.
Il suddetto ingegnere, ascoltato in merito, ha precisato di aver svolto in Giappone funzioni di interprete del gruppo, date le proprie avanzate conoscenze della lingua inglese e, rientrato a Modugno, ha ottenuto l'incarico di seguire la realizzazione di impianti e la responsabilità del controllo di qualità del carrello Komatsu. Lo stesso ha evidenziato di aver ricevuto, da parte dell'azienda, lettera di encomio in data 16 luglio 2001 con il riconoscimento di un aumento economico decorrente dal mese di maggio 2001. In merito il responsabile del personale della ditta suddetta ha fatto presente che è prassi aziendale riconoscere al personale laureato, assunto con contratto di formazione, con lettera di encomio ed allo scadere dei primi 12 mesi di formazione lavoro, un beneficio economico al fine di motivare il personale medesimo.
Il predetto ingegnere, ha poi precisato di aver avuto un rapporto difficile con il proprio diretto responsabile di origine tedesca sino allo scorso mese di febbraio, allorché a quest'ultimo è subentrato altro responsabile, e che tali difficoltà avrebbero determinato un giudizio negativo sulla sua prestazione professionale nell'ambito del progetto Komatsu e, comunque, sulla sua permanenza in azienda allo scadere dei 24 mesi (14 maggio 2002) del proprio contratto di formazione lavoro.
Infine si precisa che l'azienda suddetta non usufruisce del beneficio previsto dall'articolo 16, comma 6 della legge n. 451 del 1994, come modificato dall'articolo 15 della legge 196 che estende l'agevolazione contributiva per i contratti di formazione e lavoro trasformati e di durata pari a 24 mesi, per i successivi 12 mesi, a causa della mancanza del requisito dell'incremento netto del personale.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
dopo l'ennesima catastrofe ai danni del mare e dell'ambiente, occorsa nei giorni scorsi sulle coste spagnole, la Commissaria europea ai trasporti Loyola de
il cosiddetto «pacchetto Erika 1» prevedeva, tra le altre, misure destinate a ridurre il rischio di incidenti nel trasporto di materiali inquinanti attraverso l'eliminazione delle navi prive dei requisiti di sicurezza;
il problema dell'inadeguatezza degli scafi appare come uno dei problemi maggiori per la sicurezza del mare. Secondo dati di fonte Confitarma delle 8.911 navi cisterna in circolazione sarebbero 6.844 quelle a scafo singolo. Tra queste ultime anche la Prestige, una nave che aveva ventisei anni e quindi ben oltre l'età massima (20 anni) che gli standard internazionali considerano ammissibile per questo tipo di navi;
la Prestige secondo quanto dichiarato dal Governo spagnolo, non veniva sottoposta al Mou (Memorandum of understanding, la convenzione tra Stati relativa alla sicurezza delle petroliere) dal 1999, data in cui l'ultimo controllo effettuato nel porto di Rotterdam aveva evidenziato tre deficienze gravi che non risulta fossero state risolte;
la vicenda di ieri dimostra in ogni caso che anche norme più severe (Erika 1) non sono state in grado di evitare uno dei disastri ecologici più gravi nella storia degli incidenti di petroliere;
l'Italia è il principale importatore di olio combustibile al mondo e più della metà del greggio circolante nel Mediterraneo lambisce le coste del nostro Paese che, per la particolare configurazione e per le straordinarie peculiarità naturalistiche che lo caratterizzano, si configura come il più esposto ai rischi di incidenti di questa natura e, di conseguenza, quello che dovrebbe essere più interessato all'adozione di misure più severe in materia;
ogni anno finiscono in mare, da varie fonti, più di un milione di tonnellate di petrolio (dati dell'unione petrolifera), e questo fa si che il Mediterraneo risulti oggi il mare con il maggior inquinamento da catrame del mondo;
nel giugno 2001 era stato siglato un accordo volontario presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio tra associazioni imprenditoriali, ministeri e associazioni ambientaliste e di categoria ed in particolare tra i Ministri dell'ambiente e tutela del territorio e delle infrastrutture e della dei trasporti, la Confindustria, la Confitarma, l'Assocostieri, le organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl, Uil, Ugl), le associazioni ambientaliste (Legambiente, Wwf, Italia Nostra, Amici della Terra), che prevedeva di misure più severe di quelle previste dal pacchetto Erika 1 in termini di eliminazione di navi monoscafo anticipando addirittura di 4 anni le scadenze fissate dall'Unione europea e dall'IMO (International Maritime Organization);
l'accordo in questione prevedeva inoltre misure di tutela più stringenti per aree particolarmente sensibili ed in particolare per le Bocche di Bonifacio e la laguna di Venezia dove è tuttora consentito il transito delle petroliere monoscafo;
la stipula dell'accordo in questione aveva determinato infatti il ritiro delle ordinanze emesse dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio (in particolare quella che vietava l'ingresso di petroliere monoscafo nella laguna di Venezia) che avrebbero garantito livelli di sicurezza analoghi a quelli previsti dall'accordo;
l'accordo volontario può configurarsi come una risposta esauriente a quanto richiesto dalla Commissaria europea ai Trasporti in termini di anticipazione delle misure previste dal pacchetto Erika 1 -:
per quali motivi il suddetto accordo sia rimasto, a tutt'oggi, lettera morta;
cosa i Ministri interrogati intendano fare per migliorare le misure di sicurezza nel nostro Paese e rispetto al resto del Mediterraneo in materia di trasporto di petrolio e di sostanze pericolose più in generale.
(4-04555)
Sulla base delle decisioni assunte nel corso della riunione, in data 18 dicembre 2002 è stata trasmessa la lettera circolare alle parti firmatarie dell'Accordo con la richiesta di riferire, entro la data del 10 gennaio 2003, sullo stato di attuazione degli interventi assunti, per quanto di competenza, in sede di sottoscrizione dell'Accordo.
Le relazioni tecniche pervenute sono state esaminate e discusse nel corso della seconda riunione del comitato di monitoraggio tenutosi il 20 gennaio 2003.
Allo stato attuale si sta procedendo alla verifica tecnica di quanto relazionato dalle parti, nonché alla valutazione dell'opportunità di creare specifici sottogruppi di lavoro nell'ambito del comitato di monitoraggio con il compito di approfondire specifiche tematiche e, se del caso, proporre anche eventuali iniziative amministrative-legislative finalizzate al rafforzamento dei livelli di sicurezza ambientale del trasporto marittimo nelle acque nazionali.
Si aggiunge che, in ordine alle iniziative finalizzate ad impedire il transito nei nostri mari di navi monoscafo, con più di 15 anni di anzianità, sono stati adottati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con questa Amministrazione, due decreti, in data 21 febbraio e 18 aprile, che recano «il divieto di accesso di alcune navi nei porti nazionali per la salvaguardia della sicurezza della navigazione».
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
le indagini compiute dalla procura e dalla guardia di finanza di Siracusa, ed i conseguenti arresti svelano uno scenario inquietante ai danni della salute e all'ambiente da parte dell'Enichem di Priolo;
i dirigenti dello stabilimento ancora in mano allo Stato avrebbero, secondo gli inquirenti, costituito un'associazione a delinquere finalizzata allo smaltimento di rifiuti pericolosi contaminati da mercurio; con ciò di fatto scaricando sulla collettività i costi dello smaltimento e della bonifica dei siti che quei rifiuti sono andati a contaminare, senza curarsi delle pesanti conseguenze sanitarie;
il fatto è ancor più preoccupante se pensiamo che c'è un precedente che ha coinvolto lo stabilimento chimico di Pertusola di Crotone, del gruppo Eni: in questo caso vennero smaltiti illecitamente 30 mila tonnellate di rifiuti pericolosi che sarebbero stati interrati nell'area di Cassano allo Ionio e nella Piana di Sibari, oppure utilizzati per la pavimentazione di strade rurali;
l'area industriale di Priolo, Augusta e Melilli è, inoltre, gravemente contaminata come dimostrano anche gli allarmanti dati sanitari: nel recente studio sulla mortalità negli anni 1990-1994 l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha ritrovato, tra la popolazione residente nel raggio di 39 chilometri dell'area, eccessi di mortalità pari al 10 per cento in più rispetto alla media regionale tra gli uomini per tutte le cause tumorali. L'andamento nel tempo (dal 1981 al 1994) mette in evidenza inoltre un aumento degli eccessi rispetto alla media nazionale, sia per la mortalità generale che per alcune patologie, come tutti i tumori, e il tumore polmonare in particolare;
le indagini della magistratura siracusana sul caso dell'alto tasso di nati malformati nell'area hanno recentemente dimostrato che erano sostanzialmente corretti i dati forniti dalle strutture pubbliche e che tale tasso è prossimo al 6 per cento;
è ancora grave la problematica relativa all'inquinamento da idrocarburi di numerosi pozzi d'acqua del territorio di Priolo;
la 13 Commissione Ambiente del Senato dopo le visite effettuate nelle aree industriali del Paese, nel suo «documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulla
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno e urgente costituire una commissione d'inchiesta interministeriale per verificare quali conseguenze abbia sul piano ambientale, sanitario e produttivo quella che sembra essere una prassi consolidata di smaltimento illecito e se in essa vi siano gli interessi delle ecomafie;
quali strumenti programmatici e finanziari si intendano mettere in campo per dotare la zona delle indispensabili strutture di trattamento e corretto smaltimento dei rifiuti;
quale politica ambientale ed industriale si intenda varare per affermare nei fatti la strategicità della chimica e per rendere possibile la sopravvivenza del patrimonio industriale innovandolo e rendendolo ecocompatibile;
se il Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, non ritenga opportuno e urgente istruire una commissione di inchiesta per esaminare la problematica delle malformazioni dei nati nell'area a rischio e per individuare i nessi causali tra le lavorazioni, le sostanze presenti nell'area e le gravi conseguenze sanitarie registrate e ciò al fine di provvedere alla rimozione di tali sostanze oltre che restituire salute e serenità alle popolazioni coinvolte;
se non ritengano necessaria l'istituzione di un fondo nazionale, finanziato con un'apposita tassa sulle produzioni e le merci inquinanti, per la bonifica delle migliaia di siti inquinati del territorio nazionale.
(4-05082)
L'area compresa tra i comuni di Augusta, Priolo, Melilli, Siracusa, Floridia e Solarino è stata dichiarata, insieme ad altre distribuite lungo tutto il territorio italiano, «area ad elevato rischio di crisi ambientale».
Nel 1994, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio affidò al Centro europeo ambiente e salute dell'Organizzazione mondiale della sanità e ad altri enti di ricerca (tra cui l'Istituto superiore della sanità e il C.R. Enea) il compito di effettuare uno studio e valutazione dello stato di salute delle popolazioni residenti nelle aree ad alto rischio di crisi ambientale.
Lo studio è stato basato sull'analisi di dati di mortalità nelle aree a rischio, nel quinquennio 1990-1994, ed è stato pubblicato sulla rivista Epidemiologia e prevenzione n. 26 supplemento.
Le analisi condotte nell'area di Augusta-Priolo indicano una mortalità per tutte le cause essenzialmente allineata ai valori regionali, ma allo stesso tempo hanno rivelato eccessi statisticamente significativi, soprattutto nella popolazione maschile, per l'insieme di tutti i tumori.
Nelle conclusioni dello studio effettuato si ritiene, come per altre aree ad alto rischio ambientale, verosimile che questi eccessi siano riconducibili in parte ad esposizioni professionali e in parte ambientali.
Nella stessa area, secondo quanto riportato dalla stampa nazionale: «la percentuale dei bambini nati malformati è tre volte superiore alla soglia fissata (il 5,5 per cento
Da una verifica fatta presso il Centro europeo ambiente e salute è risultato che l'OMS non ha mai condotto alcuno studio al riguardo né fissata alcuna soglia limite. Le percentuali in realtà sono da considerare valori attesi e non soglie; tali valori vengono elaborati da studi statistici condotti su scala internazionale da centri come l'International centre for birth monitoring status e si basano su dati presenti in registri di malformazioni neonatali tenuti dai consorzi, anch'essi a carattere internazionale.
Informazioni più dettagliate in proposito potranno essere fornite alla fine dell'inchiesta giudiziaria, aperta nei primi mesi del 2002, dal capo della procura di Siracusa.
Il procuratore capo, che segue personalmente le indagini, ha affidato, ad alcuni suoi consulenti tecnici, l'incarico di analizzare e valutare i dati contenuti nelle schede inviate dai medici del comprensorio. I risultati dello studio consentiranno di verificare se esistono collegamenti diretti tra le attività illecite riscontrate nell'inchiesta per violazione della normativa sullo smaltimento dei rifiuti tossici da parte dello stabilimento Enichem di Priolo e le percentuali di malformazioni congenite riscontrate nella zona Augusta-Priolo.
Parallelamente all'indagine penale, alcune delle istituzioni che compongono la conferenza di servizi istituita ai sensi della legge n. 471 del 1999 relativamente ai siti inquinati di Priolo, Gela e Altavilla, stanno conducendo indagini conoscitive e mettendo a punto progetti di ricerca epidemiologici ognuna nell'ambito dei propri compiti istituzionali.
Durante la riunione tenutasi a Siracusa il 10 febbraio 2003, è stata presentata un'indagine, condotta dal CR sullo stato di salute delle popolazioni residenti nell'area di Augusta-Priolo per il quinquiennio 1995-1999.
Dall'indagine risultano confermati alcuni risultati dello studio precedente, in particolare è stata evidenziata una maggiore mortalità per tumore nella popolazione maschile rispetto a quella femminile che spinge a presupporre una maggiore influenza di esposizioni di tipo professionale rispetto a quelle ambientali.
In seguito alla riunione di Siracusa, la Conferenza di servizi ha istituito un gruppo di lavoro per uno studio epidemiologico sull'area di Priolo. Il gruppo di lavoro è costituito dall'Istituto superiore di sanità (ISS), in collaborazione con il Centro europeo salute e ambiente dell'OSM, l'Enea, il Dipartimento di medicina interna dell'università di Catania, il laboratorio di fisiologia clinica del CNR di Pisa e il Dipartimento di biologia animale e dell'uomo dell'università La Sapienza di Roma.
Il gruppo di lavoro ha proposto un progetto di ricerca che seguirà due linee di ricerca: patologie tumorali e malformazioni congenite; attività di supporto tossicologico.
Il progetto, come risulta dal verbale della prima riunione del gruppo di lavoro svoltasi a Roma presso l'ISS, è stato presentato formalmente dal Presidente dell'ISS al Commissario delegato per l'emergenza rifiuti e la tutela delle acque e al direttore del servizio rifiuti e bonifiche di questo ministero.
Nel corso della riunione sono stati individuati gli studi e i dati al momento disponibili:
a) i risultati dello studio «Atlante della mortalità per tumori e le patologie cronico degenerative in provincia di Siracusa nel quinquenni 1995/1999» condotto dal registro territoriale di patologia dell'ASL 8 di Siracusa;
b) i dati dello studio «Relazione sullo stato di avanzamento della registrazione dei casi accertati di mesotelioma in Sicilia: 1998/2000» condotto dal registro tumori di Ragusa in collaborazione con l'osservatorio epidemiologico regionale.
In più momenti della riunione è stata sottolineata, inoltre, l'importanza dei dati relativi al monitoraggio ambientale e biologico, specifici in ogni sito, che permetterebbero
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
in data 17 gennaio 2003 venivano collocati sul territorio comunale di La Spezia, all'interno della perimetrazione del sito di Pitelli ai sensi della legge n. 426 del 1998, 240 fusti contenuti in tre containers della compagnia Iranian Shipping Lines sequestrati nel porto di Genova;
tali fusti contengono verosimilmente quaranta tonnellate di un composto denominato «Morfolina»;
la morfolina è un composto infiammabile, provoca ustioni alle mucose, determina tosse, difficoltà respiratorie, come effetti sistemici, determina ingenti danni epatici e renali e forma miscele esplosive con l'aria;
detta sostanza è considerata, in base alla direttiva 91/155/CEE, tossico nociva;
la legge n. 979 del 1982 (legge sulla protezione del mare) inserisce la morfolina nella lista di sostanze delle quali è severamente vietato lo sversamento in acque territoriali;
risulta all'interrogante che durante il trasporto uno dei carrelli utilizzati si sia ribaltato in un fossato, a dimostrazione di quanto scarsa sia la sicurezza del luogo di stoccaggio -:
se il ministro sia stato preventivamente informato dalle autorità procedenti e, in caso contrario, se non ritenga opportuno attivare apposita ispezione da parte del servizio rifiuti e bonifiche per far luce sulla natura e la tipologia delle sostanze che la Marina Militare deposita nel territorio comunale di La Spezia senza darne preventiva notizia ai competenti enti;
se ritenga che il sito della Polveriera Militare in Vallegrande (La Spezia) abbia tutte le specifiche caratteristiche e dotazioni per il deposito e la custodia di detti fusti;
se non ritenga opportuno far svolgere, nel contempo, la caratterizzazione chimico fisica dei luoghi interessati, la determinazione dei fattori di rischio per la popolazione residente e per i lavoratori dei siti industriali adiacenti alla Polveriera.
(4-05330)
A seguito di un'operazione di polizia giudiziaria svoltasi nel porto di Genova nel mese di gennaio 2003, sono stati sottoposti a sequestro penale dalla Guardia di finanza tre containers all'interno di quali vi erano fusti contenenti un composto chimico denominato morfolina.
In considerazione della necessità di individuare un sito adeguato per la temporanea custodia e vigilanza del materiale suddetto, su espressa richiesta dell'autorità giudiziaria, il comando in capo del dipartimento militare marittimo alto Tirreno di La Spezia ha dato la disponibilità, senza oneri aggiuntivi per lo Stato, di un'area di stoccaggio collocata all'interno del deposito munizioni di Vallegrande (La Spezia), ove posizionare i suddetti containers in condizioni di sicurezza e con la dovuta sorveglianza.
Su disposizione della stessa autorità giudiziaria il contenuto dei containers sequestrati è stato controllato, il 12 febbraio 2003, mediante un'apparecchiatura scanner mobile in dotazione alla dogana di Livorno, il cui utilizzo è stato autorizzato a seguito di una conferenza di servizi che si è tenuta presso la medesima prefettura con tutti gli enti interessati. Ciò al fine di acquisire i relativi pareri di competenza necessari per un utilizzo di detta strumentazione in condizioni di assoluta sicurezza per gli operatori, per la collettività e per l'ambiente.
In merito al presunto ribaltamento in un fossato di uno dei containers, nel corso
Successivamente i containers posti sotto sequestro sono stati svuotati e trasportati altrove, a cura del personale della Guardia di finanza, mentre il carico di morfolina, è stato ricollocato all'interno di nuovi containers, che risultano tuttora stoccati nella citata area militare.
Nel corso delle operazioni descritte non si sono registrate fuoriuscite di morfolina né dai containers né dai singoli contenitori, le cui caratteristiche, pertanto, non presentano fattori di rischio per l'ambiente circostante.
La prefettura di La Spezia, infine, comunica che il titolare del carico - un'agenzia marittima belga - avrebbe avanzato alla competente autorità giudiziaria istanza di dissequestro del materiale di cui trattasi, al fine di ottenerne la restituzione; ciò consentirà, in tempi brevi, lo sgombero dell'area militare di Vallegrande (La Spezia).
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
il signor Gianfranco Colognato, console generale di Colonia ha affermato a nostri connazionali che per lo svolgimento delle pratiche relative al rinnovo del passaporto non può accettare deleghe a terze persone, affermando che tale impedimento gli deriva dalla legge n. 555 del 1912, la quale stabilisce che «il titolo di delega non è valido all'estero»;
il succitato console, su esplicita richiesta scritta si è rifiutato di motivare le ragioni che lo hanno indotto all'applicazione della legge n. 555 del 1912. Fino a due mesi fa, infatti, il console non aveva mai applicato tale legge ed i connazionali potevano delegare un terzo per assolvere le pratiche relative al rinnovo del passaporto -:
se ai consoli sia stata inviata una circolare da parte del Ministro interrogato che rammenterebbe la necessaria applicazione della legge n. 555 del 1912 relativa al divieto di accettare la delega per pratiche amministrative all'estero;
quali azioni intenda intraprendere il ministro interrogato in ordine al ristabilimento della funzionalità dell'ufficio consolare di Colonia per i nostri connazionali residenti nella circoscrizione;
se non ritenga che possa individuarsi nell'agire del console una errata applicazione della legge ad esclusivo danno dei connazionali per i quali dovrebbe compiere il proprio lavoro e dovere di rappresentante dello Stato, ed in caso affermativo, quali iniziative di propria competenza intenda adottare.
(4-05808)
In merito all'affermazione dell'interrogante secondo la quale il console generale si sarebbe rifiutato di motivare le ragioni che lo avrebbero indotto ad applicare la legge n. 555 del 1912, si fa presente che all'unica richiesta scritta sull'argomento del 23 dicembre 2002, firmata dal signor Franco Pugliese di Troisdorf, il predetto console generale risulta aver dato risposta con quattro comunicazioni, rispettivamente del 20 gennaio, del 6 e del 10 febbraio e del 17 marzo 2003.
Quanto all'asserzione che «fino a due mesi fa, infatti, il console non aveva mai
Peraltro, l'unica persona nella circoscrizione consolare di Colonia - prima dell'arrivo del console generale Gianfranco Colognato, nel dicembre 1999 - ad agire con delega per la consegna ed il ritiro dei passaporti dei connazionali era il suddetto signor Pugliese. Il console generale, dopo aver analizzato il funzionamento dei servizi consolari e tenuto conto che il signor Pugliese svolgeva attività non previste dalla normativa in vigore sui passaporti e dalle istruzioni emanate dal ministero degli affari esteri (in particolare, la circolare n. 4 del 12 aprile 1999) al fine di ovviare a detta anomalia nominava con suo decreto, in base all'articolo 52 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1957, il signor Franco Pugliese, corrispondente consolare il 27 settembre 2000. Successivamente, il 4 dicembre 2002, lo stesso console generale provvedeva alla relativa revoca avocando a sé la competenza in materia.
Si precisa infine che nessuna istruzione ministeriale è stata diramata alle rappresentanze diplomatico-consolari in merito al ricorso alle deleghe per il rilascio o rinnovo di passaporti. La circolare ministeriale n. 4 del 12 aprile 1999 prevede infatti due sole fattispecie: la presentazione dei documenti personalmente o il loro invio per mezzo postale.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.
l'Enea ha individuato ben 65 siti sul territorio pugliese su un totale di 214 a livello nazionale per lo stoccaggio di scorie nucleari;
la Puglia è la regione ad alto rischio di dissesto idrogeologico, con 207 zone censite dal Ministro dell'ambiente, con tre aree individuate ad alto rischio ambientale (Taranto-Brindisi-Manfredonia), sede di centinaia di discariche abusive, con un sottosuolo carsico che presenta circa 1.500 grotte non ancora censite;
nella provincia di Lecce, da qualche tempo, sono stati evidenziati livelli superiori alla media nazionale di gravi patologie neoplastiche e polmonari e questo fatto è stato messo in relazione anche all'azione inquinante dei siti industriali di Taranto e Brindisi, la cui influenza negativa, per cause atmosferiche, ricade in particolar modo nell'area salentina;
l'economia a vocazione spiccatamente agricola e turistica della Puglia e del Salento in particolare, subirebbe gravissimi danni da una scelta di così grave impatto ambientale;
per queste ragioni sono da respingere fermamente ipotesi di localizzazione in Puglia a favore di una politica di forte difesa del territorio contro scelte sciagurate che avrebbero una gravissima ricaduta negativa in termini sanitari ed economici -:
se il Governo non ritenga, alla luce delle suesposte considerazioni, di dover escludere in modo netto e chiaro il territorio della regione Puglia dai siti individuati per lo stoccaggio di scorie nucleari, tutelando così l'ambiente e la salute dei cittadini.
(4-05400)
In Italia sono infatti già presenti, per la maggior parte precariamente stoccati presso i siti di produzione, oltre 25.000 metri cubi di rifiuti radioattivi derivanti dal pregresso funzionamento degli impianti nucleari, attivi sino alla seconda metà degli anni '80, nonché dalle attività industriali, di ricerca
Circa 6000 ulteriori metri cubi dovranno rientrare in Italia dagli impianti inglesi ove è stata riprocessata la maggior parte del combustibile nucleare a suo tempo utilizzato nelle centrali ENEL.
Inoltre, dalla disponibilità del deposito nazionale dipenderà l'effettiva possibilità di smantellare gli impianti nucleari spenti e di restituire quindi i loro rispettivi siti ad ogni successivo uso, esenti da vincoli di natura radiologica. Il decommissioning degli impianti produrrà infatti alcune decine di migliaia di metri cubi di rifiuti radioattivi che dovranno essere idoneamente depositati.
Va altresì premesso che, dal punto di vista radiologico, un deposito di rifiuti, realizzato e gestito secondo gli standard appropriati, presenta rischi praticamente nulli, che non debbono essere assimilati a quelli di un reattore o di altri impianti nucleari. Si tratta infatti di un'opera di tipo passivo, che non richiede cioè, per la sua sicurezza, il funzionamento di sistemi e di componenti. Nelle soluzioni più ricorrenti, infatti, un deposito di rifiuti radioattivi è costituito da alcuni edifici di contenimento dotati di pareti in cemento armato di grosso spessore, completamente riempiti di fusti metallici contenenti i rifiuti, previamente trasformati, attraverso il processo di condizionamento, in blocchi di cemento che riempiono interamente il fusto metallico.
In alcune soluzioni, gli interstizi tra i fusti vengono a loro volta riempiti con cemento, in modo tale che l'edificio risulta in pratica trasformato in un unico blocco monolitico; in altre soluzioni, i fusti sono inglobati in moduli cubici di calcestruzzo di circa 2 metri di lato (18 fusti per modulo) che vengono poi collocati a riempire l'edificio. Questa seconda soluzione rende possibile un eventuale recupero dei rifiuti inglobati in un singolo modulo.
Per quanto attiene alla localizzazione del deposito, si è a conoscenza dell'attività svolta da una task force dell'ENEA, che ha sin qui condotto una selezione di aree potenzialmente idonee all'insediamento del deposito, aree presenti, peraltro, in numerose regioni italiane e sulle quali la stessa task force sta ancora effettuando valutazioni.
In merito a tale attività, svolta certamente su solide basi scientifiche, va tuttavia precisato che i criteri di selezione adottati sono stati definiti dalla stessa task force e, pur se possono apparire rispondenti a standard condivisibili, non sono stati oggetto di alcuna validazione da parte dell'APAT e delle amministrazioni a ciò preposte, tanto meno di alcuna considerazione per quanto riguarda le compatibilità tra l'insediamento del deposito e le diverse vocazioni dei territori.
Al riguardo si osserva che in un disegno di legge delega in materia di gestione dei rifiuti radioattivi di proposta governativa (disegno di legge 3297, articolo 27) è previsto, tra l'altro, che il decreto legislativo delegato attribuisca ad un soggetto idoneo la responsabilità di individuare i siti e preveda che i parametri per la selezione dei siti idonei alla localizzazione siano definiti dal Ministro delle attività produttive, d'intesa con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, con il Ministro della salute e con la conferenza unificata; per la scelta del sito è prevista l'intesa della regione interessata, sentiti gli enti locali interessati.
La necessità di accelerare i tempi, su una questione così delicata, ha portato all'emanazione della recente ordinanza del 7 marzo 2003 n. 3267 del Presidente del Consiglio dei Ministri, che, come è noto, ha nominato un Commissario delegato per la messa in sicurezza dei materiali nucleari.
L'ordinanza prevede che il commissario provveda, d'intesa con la conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome, a «porre in essere ogni iniziativa utile per la predisposizione di uno studio volto a definire le soluzioni idonee a consentire la gestione centralizzata delle modalità di deposito dei rifiuti radioattivi».
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
da più parti, oltre che da una recente inchiesta del mensile cattolico «30 Giorni» (diretto dal collega parlamentare, senatore Giulio Andreotti), giungono segnali di possibile trasferimento della base militare italiana della forza a guida Nato KFOR (Kosovo Force) che si trova nel complesso a ridosso del monastero serbo ortodosso di Visoki Decani, nel Kosovo Occidentale;
secondo quanto si apprende, la Task Force Sauro - questo è il nome operativo del raggruppamento responsabile dell'area della municipalità di Decani (al momento composta da un reggimento dei Lancieri di Novara) all'inizio della primavera sarà rilocata nel «Villaggio italiano», il nuovo campo militare appena costruito alle porte di Pec. Per chi conosce bene quel teatro di operazione, dal 1999 vari reggimenti dell'esercito italiano si sono alternati a salvaguardia del monastero, rappresentando l'unico baluardo di speranza in un ambiente decisamente ostile. Vi sono stati almeno due attacchi, anche con colpi di artiglieria, nel periodo in questione. Anche se verrà presumibilmente mantenuto il posto fisso militare di controllo dell'accesso al monastero, verrà a mancare la presenza di 3/400 militari che negli ultimi anni ha salvaguardato la sopravvivenza dell'edificio e dei circa trenta monaci che vi risiedono permanentemente e che rappresentano l'unica presenza serba rimasta nel comune di Decani;
è opportuno ricordare che più di cento chiese Ortodosse sono state danneggiate e distrutte finora in Kosovo. Non più tardi dello scorso novembre 2002 la chiesa di San Basilio di Ostrog, a meno di due km dalla base italiana KFOR di Banja, è stata rasa al suolo e quella poco distante di Ognissanti Serbi gravemente danneggiata da due quasi simultanee esplosioni causate da potentissime cariche di dinamite;
l'onorevole Vittorio Sgarbi, in una lettera al neo generale comandante della KFOR Fabio Mini nell'ottobre 2002, aveva esortato a non abbassare la guardia nella vigilanza ai siti religiosi e di studiare una formula di salvaguardia internazionale a lungo termine degli stessi. Purtroppo le sue parole sono rimaste inascoltate ed è successo poco dopo quanto detto in precedenza;
l'interrogante in un precedente atto di sindacato ispettivo aveva criticato la decisione delle Forze Kfor di ridurre le presenze nei siti religiosi ortodossi, denunciando la disattenzione che ha portato alla distruzione delle due chiese nel novembre scorso. In una risposta assai interlocutoria, il sottosegretario degli affari esteri, Antonione, tra le altre cose, ha affermato che le due chiese si trovavano in zone non più abitate da serbi, quando invece si trovano nel comune di Istok che è proprio luogo dove da più di un anno è in atto uno dei pochissimi (e di gran lunga più consistente) programmi di rientro dei profughi serbi. È di questi giorni la ventilata proposta di un ministro del neonato Governo del Kosovo di abbattere la cattedrale serbo ortodossa, in quanto da parte kosovaro albanese si ritiene costruita illegalmente negli anni '90, circostanza che è stata seccamente smentita dal Vescovo Artemije. Aggiungo anche, per completezza, che non v'è alcun obbligo giuridico-contrattuale per la restituzione dell'immobile dove sono acquartierate le truppe italiane. Se è vero che da parte albanese kosovaro ci sono state pressioni per avere disponibilità di diversi stabili occupati dalla Kfor (e sulla cui legittima proprietà non v'è, peraltro, sempre chiarezza) è ancor più vero che in base alla risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle nazioni Unite ed ai vari protocolli militari -
da quanto risulta all'interrogante, il Capo e Vice capo di Stato Maggiore dell'esercito, generali Ottogalli e Speciale, sono stati informati anche recentemente dalle autorità monastiche delle loro preoccupazioni e lo stesso Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che ebbe modo di visitare Visoki Decani nel gennaio 2001, è a conoscenza della delicata situazione in cui versa il Monastero in questione;
il sottosegretario della difesa Berselli (in un lancio Ansa del 20 febbraio 2003) ha confermato che la compagnia assegnata alla sicurezza del Monastero continuerà la sua missione (senza peraltro specificare dove sarà collocata), ma nulla ha detto sul futuro dislocamento della Task Force Sauro, ossia le rimanenti quattro compagnie -:
come stiano realmente le cose con riferimento a quanto esposto in premessa;
se i Ministri interrogati siano consapevoli delle drammatiche conseguenze che il ritiro della Task Force, se confermato, comporterebbe non solo per la sicurezza e l'incolumità del sito religioso - che risale al secolo XIV e contiene affreschi di inestimabile valore - ma per la stessa vita monastica tuttora florida, ed anche per lo stesso progetto di rientro delle migliaia di rifugiati Serbo-Kosovari per i quali il nostro Governo nel 2002 ha investito alcuni miliardi di vecchie lire;
se intendano seguire con estrema attenzione la vicenda per non permettere, in alcun modo, che un glorioso reggimento come i lancieri di Novara ed un generale italiano, l'attuale comandante in capo della KFOR Fabio Mini, passino alla storia come coloro che hanno abbandonato al proprio destino uno dei più preziosi gioielli dell'arte medioevale europea, minacciato dall'intolleranza etnico/religiosa.
(4-05611)
In particolare, a Decani rimarranno il comando della task force Sauro ed una compagnia, che occuperanno in un primo tempo la «ex colonia» e, successivamente, un campo militare costruito appositamente nell'area del monastero di Visoki, utilizzando i moduli abitativi recuperati dalla fabbrica di Zastana in Pec.
La predetta soluzione, che comporta un notevole sforzo economico, consente di contemperare sia le richiamate richieste delle autorità NATO, sia la necessità di assicurare migliori condizioni di vita al personale militare impiegato in teatro - oggi accasermato in condizioni non idonee - sia ancora l'esigenza di assicurare la difesa del Monastero di Visoki.
La nuova articolazione della task force Sauro sarà assunta, prevedibilmente, nel prossimo mese di maggio.
La sensibilità dell'Italia per il patrimonio culturale e storico del Kossovo è testimoniata tra l'altro dalla messa a disposizione di fondi nel quadro della legge n. 84 del 2001 per interventi di ricostruzione e di restauro di alcune fra le più importanti testimonianze della cultura religiosa locale, quali il monastero e la moschea di Decani ed il patriarcato di Pec («Confidence Building Project. Cultural Heritage in the PEC/PEC Region» - 700.000,00 Euro).
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.
nella notte tra giovedì 22 agosto e venerdì 23 agosto 2002 cinque bottiglie incendiarie sono state lanciate contro la
si tratta di un fatto gravissimo: solo la fortunata circostanza della copertura ignifuga del palco ha impedito sviluppi drammatici che potevano mettere in pericolo le abitazioni vicine;
dal 1998 ad oggi le sedi Ds padovane sono state obiettivo di 8 attentati (sono state colpite le sezioni del partito a Voltabarozzo per due volte, a Mortise, a Este, a Monselice il 27 gennaio e il 12 aprile 2001, la sede cittadina Camporese con un atto vandalico il 30 aprile) e di numerosi atti intimidatori e scritte offensive;
questo gesto di violenza non è isolato, basti pensare alle bottiglie incendiarie lanciate pochi giorni dopo sul sagrato del Duomo di Treviso, occupato da alcuni lavoratori extracomunitari senza casa, da parte di alcuni esponenti dell'estrema destra (prontamente identificati dalle forze dell'ordine) -:
quali misure il Ministro intenda adottare per fare in modo che fatti del genere non si ripetano, data la preoccupante frequenza di atti di violenza preordinati all'intimidazione politica;
come il Ministro intenda organizzare una efficace attività di prevenzione e di controllo nei confronti di quegli ambienti dell'estrema destra che sempre più si rendono protagonisti di atti di intolleranza politico-razziale;
se siano state aperte indagini per i reati previsti dalla legge Mancino.
(4-03841)
Il prefetto di Padova ha riferito che dal 25 agosto 2002 è stata disposta, in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, l'intensificazione della vigilanza, già in atto, presso le sedi di partito
In merito agli episodi di intimidazione politica, verificatisi dal 1998 e richiamati nell'interrogazione, si rappresenta che nella notte del 5 agosto 1998 presso la sede della sezione dei democratici di sinistra «G. Contin» di Padova è esploso un rudimentale ordigno incendiario che ha provocato lievi danni alla porta d'ingresso.
Sempre a Padova, alle prime ore dell'alba del 24 ottobre 1998, un analogo ordigno è stato fatto deflagrare a ridosso di un'altra locale sezione dei D.S.
Nella notte del 1o maggio 1999 ignoti hanno infranto con un martello la vetrata della porta d'ingresso della predetta sezione «G. Contin», mentre il successivo 15 maggio il tentativo d'incendio del portone d'ingresso della sezione dei D.S. di Este (PD) è stato sventato dal sopraggiungere di una pattuglia delle forze dell'ordine.
Alle prime ore dell'alba del 27 gennaio del 2001 ignoti hanno dato fuoco al portone d'ingresso della sede elettorale dell'ulivo di Monselice (Padova), vergando con il simbolo della falce e martello un muro adiacente. L'episodio è stato ripetuto ai danni della stessa sede con analoghe modalità il successivo 13 aprile.
Il 22 agosto 2002 davanti al sagrato del duomo di Treviso, alcuni giovani aderenti a movimenti politici di estrema destra hanno aggredito un gruppo di extracomunitari. Tre di essi sono stati successivamente riconosciuti mediante un filmato e denunciati dalla Digos della locale questura per i reati di tentate lesioni personali, minacce ed ingiurie aggravate.
Per gli attentati di Este e per quelli compiuti a Monselice la matrice degli stessi sembra, verosimilmente, attribuibile ad aderenti all'area «antagonista-disobbediente», piuttosto che agli ambienti di estrema destra locali.
Sul piano della prevenzione, la Digos della questura di Padova segue con attenzione
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
tra sabato 19 e domenica 20 ottobre è stata devastata la sede dell'UNICEF di Padova, sita in piazza dei Frutti n. 36;
tale episodio ha colpito pesantemente un'associazione che non aveva denaro o altri beni di particolare valore custoditi all'interno della propria sede e, questa circostanza, fa supporre una matrice vandalica, come testimonierebbe la vistosa chiazza di urina lasciata sul pavimento;
i teppisti che si sono intrufolati hanno comunque rubato di tutto, dai giocattoli alle magliette per i bambini, dal materiale di cancelleria ad alcune decine di euro, causando comunque un grave danno alla capacità di operare dell'associazione;
tale episodio, non giustificabile dal punto di vista del ritorno economico, ha tutti i caratteri di un preoccupante attacco ad un'associazione come l'UNICEF che ha fatto e fa moltissimo per i bambini di tutto il mondo -:
se il Ministro sia a conoscenza di questo grave e preoccupante episodio avvenuto nella città di Padova;
quali misure il Governo intenda adottare per prevenire che atti vandalici di questo tipo si ripetano;
se il Governo non ritenga opportuno intervenire anche economicamente per consentire alle associazioni che operano nel sociale - spesso vittime di atti vandalici e di gravissime intimidazioni - di continuare la loro fondamentale attività in favore dei più deboli.
(4-04262)
Dai primi accertamenti è emerso che ignoti, verosimilmente nel corso della notte precedente, erano riusciti a forzare la porta di accesso della citata Sezione e quella di uno studio professionale - entrambe non di tipo blindato - ed avevano tentato, senza successo, l'effrazione anche della porta d'ingresso della sede di una ditta.
Secondo quanto denunciato dalla Segreteria del suddetto comitato, i ladri, si sono impossessati di 40 euro in contanti, di valori bollati per un valore di 70 euro, di 5 carnet di biglietti dell'autobus urbano e di alcuni gadget dell'associazione.
La mancanza di qualsivoglia rivendicazione, nonché le modalità di esecuzione del reato e il contesto nel quale è stato realizzato inducono ad escludere la matrice vandalica dell'azione, orientando le indagini verso gli ambienti dei tossicodipendenti e dei nomadi, dediti al compimento di furti «multipli» in palazzi condominiali.
Dell'episodio è stata informata l'autorità giudiziaria e sono tuttora in corso le indagini per l'individuazione degli autori.
Il prefetto di Padova ha riferito di aver disposto l'intensificazione dei dispositivi delle forze dell'ordine dedicati al controllo del territorio.
Infine, non si hanno specifici elementi in ordine al quesito finale posto dall'interrogante, pur non potendosi non condividere l'opportunità di interventi di natura economica a favore di associazioni di volontariato vittime di atti vandalici.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
nella notte tra lunedì 18 e martedì 19 novembre 2002, davanti alla sede del Consiglio comunale di Ponte San Nicolò è comparsa la scritta «Vettorato verme»;
si tratta di una chiara e grave intimidazione nei confronti del consigliere
la scritta è stata cancellata dopo essere stata mostrata ai carabinieri di Legnaro;
la denuncia è stata presentata dal sindaco di Ponte San Nicolò, che si è dichiarato turbato per quanto accaduto -:
se il Governo sia a conoscenza dell'accaduto;
se il Governo non ritenga molto gravi le minacce esplicite rivolte ad un consigliere comunale;
come il Governo intenda prevenire gravissimi atti di intimidazione, che hanno l'evidente scopo di condizionare il lavoro nelle istituzioni di cittadini che si mettono al servizio della propria comunità.
(4-04564)
Il consigliere comunale ha dichiarato altresì di non aver in precedenza mai ricevuto minacce o intimidazioni di sorta, escludendo l'esistenza di qualsiasi situazione, personale o istituzionale, tale da motivare i citati episodi.
Le relative indagini vengono condotte anche dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Piove di Sacco (Padova).
A scopo precauzionale sono stati intensificati i servizi di vigilanza presso l'abitazione del consigliere comunale in parola.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
da più parti, oltre che da una recente inchiesta del mensile cattolico 30 giorni e da due recenti speciali de La 7 e Canale 5, giungono segnali di un possibile trasferimento della base militare italiana della forza a guida Nato KFOR (Kosovo Force) che si trova nel complesso a ridosso del monastero serbo ortodosso di Visoki Decani, nel Kosovo occidentale;
secondo quanto si apprende, la Task Force Sauro - questo è il nome operativo del raggruppamento responsabile dell'area di Decani, al momento composta da un reggimento dei lancieri di Novara - all'inizio della primavera sarà trasferita nel «Villaggio Italiano», il nuovo campo militare appena terminato di costruire alle porte di Pec;
il sottosegretario Berselli, in un lancio Ansa del 20 febbraio 2003, ha solamente confermato che la compagnia assegnata alla sicurezza del monastero continuerà la sua missione (senza peraltro specificare dove sarà collocata), ma ha glissato sul futuro dislocamento della Task Force Sauro;
dal 1999 vari reggimenti dell'esercito italiano si sono alternati a salvaguardia del monastero, rappresentando l'unico baluardo di speranza in un ambiente decisamente ostile. Si sono verificati almeno due attacchi, anche con colpi di artiglieria, nel periodo in questione;
il ritiro della Task Force - se confermata - comporterebbe drammatiche conseguenze non solo per la sicurezza e l'incolumità del sito religioso che risale al secolo XIV, è un gioiello dell'arte medievale europea e contiene affreschi di inestimabile valore, ma anche per la vita monastica tuttora florida, nonché per il progetto di rientro delle migliaia di rifugiati Serbo-Kosovari per i quali proprio il nostro Governo lo scorso anno ha donato alcuni miliardi di vecchie lire;
se la base militare italiana che si trova nel Kosovo occidentale, presso il monastero ortodosso di Visoki Decani verrà trasferita.
(4-05661)
In particolare, a Decani rimarranno il comando della task force Sauro ed una compagnia, che occuperanno in un primo tempo la «ex colonia» e, successivamente, un campo militare costruito appositamente nell'area del Monastero di Visoki, utilizzando i moduli abitativi recuperati dalla fabbrica di Zastana in Pec.
La predetta soluzione, che comporta un notevole sforzo economico, consente di contemperare sia le richiamate richieste delle autorità NATO, sia la necessità di assicurare migliori condizioni di vita al personale militare impiegato in teatro - oggi accasermato in condizioni non idonee - sia ancora l'esigenza di assicurare la difesa del monastero di Visoki.
La nuova articolazione della task force Sauro sarà assunta, prevedibilmente, nel prossimo mese di maggio.
L'attenzione dell'Italia per il patrimonio culturale e storico del Kosovo è testimoniata tra l'altro dalla messa a disposizione di fondi nel quadro della legge 84 del 2001 per interventi di ricostruzione e di restauro di alcune fra le più importanti testimonianze della cultura religiosa locale, quali il Monastero e la Moschea di Decani ed il Patriarcato di Pec («Confidence Building Project Cultural Heritage in the Pec/Pec Region» - 700.000,00 Euro).
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.
nel presentare il nuovo piano industriale, per il biennio 2001/2002, la Società Italgas ha annunciato la presenza di circa 1.700 esuberi a livello nazionale e prevede, per i prossimi tre anni, ulteriori e ingenti tagli occupazionali, pari al 18 per cento;
nel «piano nazionale della fuoriuscita dalla azienda», la nuova strategia concentra nella zona del Tigullio la più alta percentuale di esuberi, variabile tra il 41 e il 45 per cento, su un organico censito, al 31 dicembre 2000, di 151 dipendenti;
per i previsti esuberi, oltre ai prepensionamenti e la mobilità, saranno adottate altre forme di «riorganizzazione», quali la esternalizzazione, ossia la cessione di rami aziendali a piccole società esterne, costituite con l'unico obiettivo strategico di generare esuberi, senza alcuna prospettiva futura per molte professionalità, e cassa integrazione -:
se non ritenga opportuno intervenire per scongiurare l'applicazione di tale piano e, di concerto con il Ministro dell'industria, adoperarsi presso la società Italgas per aprire un tavolo di trattativa, finalizzato alla ricerca di soluzioni alternative, nel pieno rispetto della dignità e dei diritti dei lavoratori.
(4-00734)
Il nuovo assetto organizzativo ha comportato, allo stato attuale, le prime significative eccedenze di personale, tra l'altro non ancora quantificate nel loro complesso, i cui riflessi sono stati oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali nazionali e locali.
Nell'anno 2001 sono state individuate, su scala nazionale, circa 1.000 unità in esubero; mentre per l'anno 2002 è stata stimata un'eccedenza della forza lavoro pari a circa 500 unità, rispetto alle effettive esigenze organizzative aziendali.
Per quanto riguarda, in particolare, la zona del Tigullio, le varie fasi del processo di riorganizzazione hanno prodotto eccedenze di risorse che l'azienda ha gestito, fino ad oggi, senza fare ricorso agli ammortizzatori sociali, attraverso una serie di strumenti quali, in particolare, risoluzioni incentivate, outsourcing e riconversione professionale.
Al riguardo, le risorse interessate dalla riconversione professionale sono state reimpiegate nelle strutture aziendali operanti nelle zone di Chiavari e Rapallo, tra le quali le unità «Call Center», «Settore Idrico», «Cartografia informatizzata» e «Laboratorio Chimico».
Il personale addetto alla lettura dei contatori è transitato, congiuntamente ai beni strumentali aziendali, a specifici operatori del settore nel rispetto della normativa vigente in materia, così come confermato dall'accordo sottoscritto con le organizzazioni sindacali, di settore in data 17 settembre 2001 presso questo ministero.
Allo stato attuale, nella zona del Tigullio, la fase di riorganizzazione ha evidenziato un numero di risorse in eccedenza pari a n. 8 unità, a fronte di un organico complessivo di n. 143 dipendenti.
Il processo di riorganizzazione, comunque, non si è ancora definitivamente concluso e, in prospettiva, potrà determinare ulteriori ripercussioni sui livelli occupazionali, al momento oggetto di valutazione da parte della Direzione aziendale.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
nei giorni scorsi si è verificato nel comune di Giugliano (Napoli) un attentato incendiario di estrema gravità che ha suscitato sgomento ed indignazione nell'intera comunità campana;
presso lo stadio del Remo, a Lago Patria, nella tarda notte tra il 14 ed il 15 luglio 2002, un incendio di rilevante espansione ha completamente distrutto circa quindici imbarcazioni del Circolo Canottieri di Napoli che si trovavano all'interno di un capannone;
l'ingente danno, oltre che di natura squisitamente economica ha investito il patrimonio affettivo di tutti gli sportivi campani ed italiani legati al canottaggio essendo andate in cenere le imbarcazioni utilizzate dagli atleti nelle più prestigiose competizioni nazionali ed internazionali;
tutto l'ambiente degli sportivi napoletani composto dagli atleti, dai soci e dai numerosi simpatizzanti dei prestigiosi circoli nautici della città, è rimasto profondamente scosso per quanto accaduto;
il presidente della regione Campania in relazione al grave episodio ed alla profonda ferita inferta all'intera comunità, ha annunciato uno stanziamento straordinario per assicurare la pronta ripresa dell'attività sportiva dopo la perdita delle imbarcazioni e di parte delle strutture;
stando a quanto avrebbero accertato forze dell'ordine e vigili del fuoco, la ricostruzione della dinamica degli accadimenti escluderebbe la natura colposa ed accidentale dell'incendio;
alcuni giorni prima del denunciato episodio, nella periferia orientale di Napoli, in località Marina di Vigliena, si era sviluppato un incendio dalle modalità realizzative analoghe, che aveva determinato la distruzione di quattro motrici parcheggiate in un deposito di autocarri -:
quali iniziative il Ministro interrogato nell'ambito della propria competenza intenda adottare;
se il Ministro dell'interno, anche alla luce della preoccupazione e dello sgomento suscitato, da questi gravi e recentissimi accadimenti, nella comunità direttamente coinvolta, non ritenga di assumere mirate iniziative dirette a garantire un rafforzamento più capillare del controllo e della vigilanza notturna da parte delle forze dell'ordine.
(4-03556)
Le indagini hanno confermato la natura dolosa dell'incendio, ma non hanno consentito, finora, di individuarne gli autori; comunque, le acquisizioni raggiunte tendono ad escludere il coinvolgimento della criminalità organizzata.
La struttura che ospita il circolo aveva già subito, in precedenza, specie agli inizi dell'anno, altri atti vandalici di minore entità; dalle indagini svolte, tuttavia, non sono emersi collegamenti tra i vari episodi, che sono stati ritenuti riconducibili ad azioni di teppismo.
Per quanto concerne il fenomeno criminale delle estorsioni, assai diffuso nell'intera provincia, si informa che negli ultimi mesi sono state dedicate all'adeguamento della strategia di contrasto varie riunioni del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, cui hanno partecipato anche rappresentanti della magistratura, degli enti locali, delle organizzazioni sindacali e di categoria, dell'associazionismo, nonché lo stesso commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura.
Si tratta di un tipo di reati caratteristici, nel napoletano, della criminalità organizzata, che se ne serve per finanziarsi e per rendere palese l'influenza dei vari clan, sul territorio.
Le riunioni sono state occasione per stimolare più intense forme di raccordo e cooperazione con la magistratura, con gli enti locali e con le forme associative della società civile.
È stato, anzi, sottolineato il ruolo importante che l'associazionismo potrebbe svolgere nel contrasto del fenomeno, rendendo possibile quel dialogo tra le vittime, la società e le istituzioni, necessario a conquistare la fiducia negli organi dello Stato ed a meglio orientarne l'azione.
Si è convenuto, perciò, in primo luogo, di intensificare l'attività di controllo del territorio, sollecitando gli enti locali ed i soggetti privati a raccogliere ed a fornire indicazioni sugli obiettivi a rischio; a questo fine le forze dell'ordine hanno assicurato maggiori forme di raccordo operativo ed informativo.
Sotto il profilo investigativo, vi è un impegno comune a favorire ogni strumento (denuncia collettiva o informazione informale) che metta le vittime in condizione di denunciare con maggior serenità i tentativi di estorsione subiti, eliminando situazioni di esposizione personale.
Da parte loro, le forze di polizia hanno assicurato la massima riservatezza delle rivelazioni. A questo riguardo, si ha notizia che i rappresentanti delle categorie interessate hanno dato corso a varie iniziative per sviluppare il ricorso alla denuncia collettiva, convenendo con gli associati sulla possibilità di presentarla anche attraverso le associazioni medesime.
A fronte di un generalizzato e tradizionale atteggiamento di assuefazione da parte delle
Per quanto riguarda, più in generale, l'azione di contrasto della criminalità comune e camorristica nella provincia, si comunica che nei primi sette mesi del 2002 sono state denunciate 14.276 persone (-4,12 per cento rispetto allo stesso periodo del precedente anno); sono invece risultate in aumento le persone arrestate, che sono state 6.175 a fronte delle 5.630 dello stesso periodo dell'anno precedente (+9,68 per cento).
Nello stesso periodo, nella provincia di Napoli, sono state denunciate per usura 44 persone, di cui 27 in stato di arresto e, per estorsione, altre 174; inoltre sono stati catturati 16 pericolosi latitanti.
In tutta la regione, nello stesso arco temporale, i latitanti catturati sono stati 38, 29 dei quali appartenenti alla camorra. Due latitanti dei 18 arrestati fuori dalla provincia, erano inseriti nell'«Opuscolo dei 500» (nel 2001 i latitanti arrestati nella regione erano stati 41).
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
nel 1945 il grande pedagogista Ernesto Codignola fondò a Firenze la Scuola-Città Pestalozzi, che svolge da più di 50 anni un ruolo insostituibile per il rinnovamento e l'aggiornamento della scuola italiana;
in questa scuola sono stati sperimentati tempo pieno, organi collegiali, lavoro di équipe, biblioteca di scuola, lingua straniera fin dalla prima elementare, continuità fra elementare e medie, organizzazione per bienni, lavoro per progetti e multimedialità -:
se risponda a verità la notizia della rimozione del direttore della sperimentazione di Scuola-Città Pestalozzi;
se questa decisione non rischi di far chiudere la scuola stessa;
se il Governo non ritenga che in tal modo verrebbe a mancare l'autonomia di una scuola che rappresenta una preziosa esperienza di sperimentazione pedagogica e didattica di successo.
(4-05520)
Al riguardo si fa presente che il piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche della regione Toscana, approvato dal competente consiglio regionale, ha previsto per l'anno 1999/2000 l'unificazione della scuola sperimentale «Città-Pestalozzi» e della scuola media «Carducci» di Firenze.
Tale unificazione non poteva non comportare, di conseguenza, l'assunzione delle relative componenti e strutture nell'ambito di un'unica istituzione scolastica e la preposizione alla stessa di un solo dirigente scolastico. Non avrebbe potuto, infatti, sopravvivere l'originaria distinta identità delle due scuole una volta adottato il provvedimento di dimensionamento. Né poteva essere mantenuto in posizione di comando il dirigente scolastico della scuola «Città-Pestalozzi» professor Testi, ostandovi una serie di impedimenti e di situazioni anomale, riscontrate dai revisori dei conti per i connessi riflessi di aggravio contabile.
Peraltro, la revoca del comando non ha interrotto l'esperienza in atto. Infatti, il competente direttore generale, al fine di assicurare continuità delle azioni in corso presso la scuola, con lettera del 24 febbraio 2003, sulla base del parere favorevole del dirigente scolastico della scuola media «Carducci» e della dichiarata disponibilità del prof Testi, ha dato il proprio assenso affinché quest'ultimo possa fornire consulenza e supporto didattico pedagogico sia al personale che al comitato tecnico scientifico della scuola stessa.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
per quanto riguarda l'«Iniziativa comunitaria Equal», avviso 02/01 del 7 maggio 2001 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, se al Ministro interrogato siano state trasmesse, oltre alla graduatoria:
a) il decreto di nomina del nucleo di valutazione e tutti gli atti conseguenziali;
b) i compiti del nucleo di valutazione;
c) la griglia di valutazione dei progetti ed i tempi di adozione della griglia;
d) le eventuali lettere di dimissioni di alcuni dei membri del nucleo di valutazione con motivazioni dovute ad incompatibilità politiche con l'assessore;
e) l'eventuale decreto di sostituzione dei membri del nucleo di valutazione;
f) i verbali del nucleo di valutazione relativi ai progetti ammessi ed esclusi;
g) le schede di valutazione relative ai progetti ammessi ed esclusi.
(4-01522)
La fase di valutazione dei progetti, infatti, è stata affidata dal programma operativo per intero alle regioni che al termine della procedura hanno trasmesso al ministero la sola graduatoria di approvazione dei progetti, per la successiva comunicazione da parte degli uffici ministeriali alla commissione europea.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Pasquale Viespoli.
fin dal 3 dicembre 2002 è comparsa su internet la notizia che il Centro Simon Wiesenthal di Parigi, che lavora ad un monitoraggio costante dei gruppi e delle attività antisemite nel mondo, avrebbe rivolto direttamente al Presidente del Consiglio dei ministri e al Vicepremier Gianfranco Fini, un appello perché intervenga a vietare il convegno che sarebbe stato organizzato dal gruppo neonazista «Nuovo Ordine Europeo» per il 14 dicembre 2002 a Trieste;
secondo il centro ebraico, che ha mandato una lettera a Berlusconi e Fini, la conferenza «in memoria di milioni di vittime civili delle democrazie e delle loro menzogne» va vietata perché è destinata ad alimentare le forze del terrorismo, del razzismo e dell'antisemitismo;
tra i relatori sono indicati l'ex capitano dell'esercito marocchino Ahmed Rami, fondatore a Stoccolma di Radio Islam e già condannato a più riprese in Svezia per «istigazione all'odio razziale»; l'iraniano Ahmad Soroush Nejad, appartenente a gruppi finanziatori della propaganda antiebraica mondiale, il francese Vincent Reynovard, già condannato per alcune pubblicazioni negazioniste, gli svizzeri Rene Louis Berclaz, responsabile dell'associazione Veritè et Justice e Gaston Armand Amaudruz, entrambi condannati da tribunali elvetici per attività nell'ambito della destra radicale;
quello di Trieste sarebbe il terzo incontro organizzato da «Nuovo Ordine Europeo», dopo quelli di Trieste dell'ottobre 2001 e nel maggio 2002 nei quali si è portato avanti un disegno mirante a legare la nuova situazione internazionale all'antisemitismo e a presentare come «omaggio alla memoria dei milioni di vittime civili delle democrazie e delle loro menzogne» il tentativo di coniugare le tesi neonaziste e razziste con quelle di Bin Laden e dei movimenti contro la guerra globale;
nell'ottobre 2002 le autorità italiane hanno vietato una conferenza simile in programma a Verona -:
se e come intenda garantire alla Trieste democratica la possibilità di manifestare pacificamente ma fermamente contro questa riunione, contro le tesi negazioniste, contro ogni tentativo di reinterpretare e modificare la storia per giustificare tesi razziste e naziste che non devono avere in nessun luogo alcuna cittadinanza.
(4-04845)
Si è svolto, invece, a Pordenone, un incontro in forma privata presso l'hotel «Residence Italia» sul tema «Risorgimento e Guerra di secessione americana», organizzato per conto di un «Gruppo di studi storici per la verità e la pace», al quale hanno partecipato una ventina di persone, tra le quali Vincent Reynovard, menzionato nell'atto parlamentare cui si risponde.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.
il quotidiano la Gazzetta del Mezzogiorno in data 12 maggio 2001 pubblicava la notizia che la località di Venosa (Potenza) è stata designata quale area per lo smaltimento e lo scarico di scorie nucleari;
la suddetta notizia ha destato allarme e agitazione sia nella cittadinanza di Venosa e sia nelle popolazioni dell'area Vulture-alto Bradano, area di particolare interesse paesaggistico;
in data 17 maggio 2001 il quotidiano la Gazzetta del Mezzogiorno raccoglieva notizie non ufficiali circa l'ipotesi che in Capitanata e nella Murgia Barese possa essere stoccato materiale di risulta dello smantellamento di alcune centrali nucleari, disattivate dopo il referendum popolare del 1987;
i dati oggetto dell'articolo su richiamato sono il risultato di una ricerca commissionata all'Enea nel 1997;
dallo studio esperito da un gruppo di ricercatori dell'Enea è emersa l'ipotesi che debbano essere smaltiti 130 mila metri cubi di materiale di risulta, costituito non soltanto da scorie radioattive ma anche da residui dello smantellamento delle strutture;
la summenzionata ricerca avrebbe individuato quattro siti: due in Puglia, uno in Basilicata ed uno nel Lazio;
per quanto riguarda l'individuazione in Puglia del sito per lo smaltimento, lo stesso parrebbe essere stato individuato in una imprecisata area del subappennino dauno oppure in qualche cava dismessa ricadente nella località di Apricena (Foggia) -:
quali siano i motivi e le argomentazioni scientifiche che hanno indotto i ricercatori dell'Enea ad individuare in Basilicata, nel Lazio ed in Puglia i siti per lo smaltimento delle scorie radioattive;
quali iniziative di propria competenza il Ministro intenda porre in essere per scongiurare l'individuazione nel territorio pugliese di siti per lo smaltimento delle scorie radioattive, essendo la Puglia una realtà territoriale fortemente compromessa dalle tante emergenze ambientali e in particolare da una disseminazione selvaggia di discariche legali ma anche abusive;
quale sia la località della Murgia Barese individuata dall'Enea per lo smaltimento delle scorie radioattive e se non si ritenga già sufficientemente compromessa dal punto di vista igienico-ambientale un'area le cui peculiarità
quali siano le linee politico-programmatiche che il Governo intende assumere per affrontare positivamente il problema dello smaltimento delle scorie radioattive delle ex centrali nucleari presenti sul territorio nazionale.
(4-00305)
In Italia sono infatti già presenti, per la maggior parte precariamente stoccati presso i siti di produzione, oltre 25000 metri cubi di rifiuti radioattivi derivanti dal pregresso funzionamento degli impianti nucleari, attivi sino alla seconda metà degli anni '80, nonché dalle attività industriali, di ricerca e, soprattutto, sanitarie, nelle quali sorgenti radioattive sono state e continuano ad essere impiegate, determinando, insieme alle operazioni di mantenimento in sicurezza degli impianti nucleari ancorché spenti, un incremento annuo di alcune centinaia di metri cubi del quantitativo totale di rifiuti già presenti.
Circa 6000 ulteriori metri cubi dovranno rientrare in Italia dagli impianti inglesi ove è stata riprocessata la maggior parte del combustibile nucleare a suo tempo utilizzato nelle centrali ENEL.
Inoltre, dalla disponibilità del deposito nazionale dipenderà l'effettiva possibilità di smantellare gli impianti nucleari spenti e di restituire quindi i loro rispettivi siti ad ogni successivo uso, esenti da vincoli di natura radiologica. Il decommissioning degli impianti produrrà infatti alcune decine di migliaia di metri cubi di rifiuti radioattivi che dovranno essere idoneamente depositati.
Va altresì premesso che, dal punto di vista radiologico, un deposito di rifiuti, realizzato e gestito secondo gli standard appropriati, presenta rischi praticamente nulli, che non debbono essere assimilati a quelli di un reattore o di altri impianti nucleari. Si tratta infatti di un'opera di tipo passivo, che non richiede cioè, per la sua sicurezza, il funzionamento di sistemi e di componenti. Nelle soluzioni più ricorrenti, infatti, un deposito di rifiuti radioattivi è costituito da alcuni edifici di contenimento dotati di pareti in cemento armato di grosso spessore, completamente riempiti di fusti metallici contenenti i rifiuti, previamente trasformati, attraverso il processo di condizionamento, in blocchi di cemento che riempiono interamente il fusto metallico.
In alcune soluzioni, gli interstizi tra i fusti vengono a loro volta riempiti con cemento, in modo tale che l'edificio risulta in pratica trasformato in un unico blocco monolitico; in altre soluzioni, i fusti sono inglobati in moduli cubici di calcestruzzo di circa 2 metri di lato (18 fusti per modulo) che vengono poi collocati a riempire l'edificio. Questa seconda soluzione rende possibile un eventuale recupero dei rifiuti inglobati in un singolo modulo.
Per quanto attiene alla localizzazione del deposito, si è a conoscenza dell'attività svolta da una task force dell'ENEA, che ha sin qui condotto una selezione di aree potenzialmente idonee all'insediamento del deposito, aree presenti, peraltro, in numerose regioni italiane e sulle quali la stessa task force sta ancora effettuando valutazioni.
In merito a tale attività, svolta certamente su solide basi scientifiche, va tuttavia precisato che i criteri di selezione adottati sono stati definiti dalla stessa task force e, pur se possono apparire rispondenti a standard condivisibili, non sono stati oggetto di alcuna validazione da parte dell'APAT e delle Amministrazioni a ciò preposte, tanto meno di alcuna considerazione per quanto riguarda le compatibilità tra l'insediamento del deposito e le diverse vocazioni dei territori.
Al riguardo si osserva che in un disegno di legge delega in materia di gestione dei rifiuti radioattivi di proposta governativa (ddl 3297, articolo 27) è previsto, tra l'altro, che il decreto legislativo delegato attribuisca ad un soggetto idoneo la responsabilità di individuare i siti e preveda che i parametri per la selezione dei siti idonei alla localizzazione siano definiti dal Ministro delle attività produttive,
La necessità di accelerare i tempi, su una questione così delicata, ha portato all'emanazione della recente ordinanza del 7 marzo 2003, n. 3267 del Presidente del Consiglio dei ministri, che, come è noto, ha nominato un commissario delegato per la messa in sicurezza dei materiali nucleari.
L'ordinanza prevede che il commissario provveda, d'intesa con la conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome, a «porre in essere ogni iniziativa utile per la predisposizione di uno studio volto a definire le soluzioni idonee a consentire la gestione centralizzata delle modalità di deposito dei rifiuti radioattivi».
Nel più breve tempo possibile il commissario provvederà a individuare, sulla base degli elementi in possesso, il sito idoneo a smaltire i rifiuti radioattivi.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
l'ENEA, di concerto con la commissione interministeriale «Grandi Rischi», ha indicato in una mappatura dei siti nucleari che il Metapontino e la Murgia materana potrebbero divenire delle «pattumiere» per rifiuti nucleari. Le due citate porzioni di territorio lucano e pugliese, potrebbero addirittura essere idonee ad ospitare il sito nazionale per lo stoccaggio definitivo di scorie radioattive;
una buona percentuale di aree idonee ad ospitare siti per lo stoccaggio definitivo delle scorie radioattive vengono segnalate precisamente lungo il confine tra la Puglia e la Basilicata;
un precedente studio dell'ENEA indicava il comune di Poggiorsini (BA) quale possibile zona per lo stoccaggio;
sempre secondo l'ultimo studio dell'ENEA anche la Calabria sarebbe stata inserita nella mappatura per lo stoccaggio definitivo di scorie radioattive;
il sito per lo stoccaggio, segnalato in Basilicata, dovrebbe interessare una superficie di circa un chilometro quadrato considerando anche le infrastrutture di gestione; nel suo interno dovrebbe ospitare in via definitiva le scorie di materiale radioattivo utilizzato nei decenni passati in diversi progetti di ricerca e di studio sull'energia nucleare;
l'ENEA ha precisato che la commissione di esperti ha tenuto conto di tantissimi parametri prima di indicare un territorio come idoneo; i parametri che hanno indotto ad evidenziare i succitati luoghi come idonei ad ospitare il sito o i siti sarebbero: la sufficiente lontananza dai centri abitati, dalle arterie di comunicazione, da invasi e corsi d'acqua e la minima esposizione a rischi alluvionali, geologici o sismici;
la mappatura stilata dall'ENEA non contiene riferimenti a territori che ricadono in singoli comuni; la mappatura è stata disegnata per zone e fasce di interessamento e, pertanto, non si sa se un eventuale sito nel Metapontino possa ricadere in territorio amministrativo di Rotondella (comune già nuclearizzato) o di Policoro;
il Metapontino e il Materano sono due territori assai popolosi e ricchi d'acqua, segnati entrambi da una forte vocazione agricola; inoltre il Materano è considerato a rischio sismico e franoso;
le suddescritte peculiarità dei territori sono in netta antinomia con i criteri di valutazione posti in essere dall'ENEA e dalla commissione interministeriale «Grandi Rischi» -:
quali criteri siano stati usati per individuare la Puglia, la Basilicata e la Calabria, e in particolare i territori del Metapontino e
quali interventi urgenti il Governo intenda porre in essere per salvaguardare le straordinarie peculiarità paesistico-ambientali dei territori individuati come «pattumiere nucleari», e per salvaguardare la salute pubblica delle comunità interessate, e per non compromettere le vocazioni economico-sociali di aree a prevalente caratterizzazione agricola e turistica.
(4-05266)
In Italia sono infatti già presenti, per la maggior parte precariamente stoccati presso i siti di produzione, oltre 25000 metri cubi di rifiuti radioattivi derivanti dal pregresso funzionamento degli impianti nucleari, attivi sino alla seconda metà degli anni '80, nonché dalle attività industriali, di ricerca e, soprattutto, sanitarie, nelle quali sorgenti radioattive sono state e continuano ad essere impiegate, determinando, insieme alle operazioni di mantenimento in sicurezza degli impianti nucleari ancorché spenti, un incremento annuo di alcune centinaia di metri cubi del quantitativo totale di rifiuti già presenti.
Circa 6000 ulteriori metri cubi dovranno rientrare in Italia dagli impianti inglesi ove è stata riprocessata la maggior parte del combustibile nucleare a suo tempo utilizzato nelle centrali ENEL.
Inoltre, dalla disponibilità del deposito nazionale dipenderà l'effettiva possibilità di smantellare gli impianti nucleari spenti e di restituire quindi i loro rispettivi siti ad ogni successivo uso, esenti da vincoli di natura radiologica. Il decommissioning degli impianti produrrà infatti alcune decine di migliaia di metri cubi di rifiuti radioattivi che dovranno essere idoneamente depositati.
Va altresì premesso che, dal punto di vista radiologico, un deposito di rifiuti, realizzato e gestito secondo gli standard appropriati, presenta rischi praticamente nulli, che non debbono essere assimilati a quelli di un reattore o di altri impianti nucleari. Si tratta infatti di un'opera di tipo passivo, che non richiede cioè, per la sua sicurezza, il funzionamento di sistemi e di componenti. Nelle soluzioni più ricorrenti, infatti, un deposito di rifiuti radioattivi è costituito da alcuni edifici di contenimento dotati di pareti in cemento armato di grosso spessore, completamente riempiti di fusti metallici contenenti i rifiuti, previamente trasformati, attraverso il processo di condizionamento, in blocchi di cemento che riempiono interamente il fusto metallico.
In alcune soluzioni, gli interstizi tra i fusti vengono a loro volta riempiti con cemento, in modo tale che l'edificio risulta in pratica trasformato in un unico blocco monolitico; in altre soluzioni, i fusti sono inglobati in moduli cubici di calcestruzzo di circa 2 metri di lato (18 fusti per modulo) che vengono poi collocati a riempire l'edificio. Questa seconda soluzione rende possibile un eventuale recupero dei rifiuti inglobati in un singolo modulo.
Per quanto attiene alla localizzazione del deposito, si è a conoscenza dell'attività svolta da una task force dell'ENEA, che ha sin qui condotto una selezione di aree potenzialmente idonee all'insediamento del deposito, aree presenti, peraltro, in numerose regioni italiane e sulle quali la stessa task force sta ancora effettuando valutazioni.
In merito a tale attività, svolta certamente su solide basi scientifiche, va tuttavia precisato che i criteri di selezione adottati sono stati definiti dalla stessa task force e, pur se possono apparire rispondenti a standard condivisibili, non sono stati oggetto di alcuna validazione da parte dell'APAT e delle Amministrazioni a ciò preposte, tanto meno di alcuna considerazione per quanto riguarda le compatibilità tra l'insediamento del deposito e le diverse vocazioni dei territori.
Al riguardo si osserva che in un disegno di legge delega in materia di gestione dei rifiuti radioattivi di proposta governativa (ddl 3297, articolo 27) è previsto, tra l'altro, che il decreto legislativo delegato attribuisca ad un soggetto idoneo la responsabilità di individuare
La necessità di accelerare i tempi, su una questione così delicata, ha portato all'emanazione della recente ordinanza del 7 marzo 2003, n. 3267 del Presidente del Consiglio dei ministri, che, come è noto, ha nominato un Commissario delegato per la messa in sicurezza dei materiali nucleari.
L'ordinanza prevede che il commissario provveda, d'intesa con la conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome, a «porre in essere ogni iniziativa utile per la predisposizione di uno studio volto a definire le soluzioni idonee a consentire la gestione centralizzata delle modalità di deposito dei rifiuti radioattivi».
Nel più breve tempo possibile il commissario provvederà a individuare, sulla base degli elementi in possesso, il sito idoneo a smaltire i rifiuti radioattivi.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
il decreto del ministero dell'ambiente 3 dicembre 1999 - Progetto di sviluppo alto Adriatico - vieta, all'articolo 1, «l'attività di coltivazione di idrocarburi liquidi o gassosi entro 12 miglia nautiche dalla linea di costa del tratto di mare compreso tra il parallelo passante per la foce del fiume Tagliamento e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po», in considerazione dei pericoli di subsidenza a cui va soggetto l'alto Adriatico, area di formazione geologica molto recente, con sedimentazioni alluvionali del quaternario, e soggetta ad un processo di compattazione e di subsidenza naturale (da 4 a 10 centimetri al secolo, con valori superiori nel Delta del Po), che ha tra le conseguenze più evidenti il fenomeno delle «acque alte» a Venezia e a Chioggia, ulteriormente aggravatosi negli ultimi decenni per l'innalzamento del livello del mare (eustatismo di 8,8-10,5 centimetri in questo secolo);
tali fenomeni di subsidenza, che interessano anche il fondo marino, indeboliscono il sistema delle «difese a mare» che si sta ricostruendo e consolidando da alcuni anni, diminuendo o impedendo il rifacimento naturale o artificiale dei litorali e innescando processi di erosione che confliggono con l'uso turistico-balneare delle spiagge;
sino ad oggi non si dispone di una sicura tecnologia che consenta di ripressurizzare il sottosuolo contestualmente all'estrazione di gas, unica soluzione che potrebbe rendere teoricamente possibile l'estrazione del gas dal sottosuolo senza ingenerare fenomeni di subsidenza e preservando la tenuta delle faglie tettoniche dal rischio di movimenti sismici;
a parere di molti studiosi le estrazioni di metano in Adriatico provocano subsidenza anche se effettuate al di là delle 12 miglia di distanza dalla costa previste dal decreto del ministero dell'ambiente del 3 dicembre 1999, come dimostrano gli effetti provocati dall'estrazione e la coltivazione di idrocarburi da parte dell'Eni (in virtù della concessione accordata con decreto ministeriale 16 novembre 2000) nell'area di 40 chilometri quadrati ubicata a sud est del delta del fiume Po, a una distanza di 10 chilometri circa dalla foce del Po di Goro ed a una distanza media di 20 chilometri dalla costa, attività in seguito alla quale la zona costiera del ravennate e del basso ferrarese ha subito un rapido, ulteriore degrado erosivo delle spiagge e una significativa subsidenza del suolo che, secondo alcune stime scientifiche, nell'arco dei prossimi 15-20 anni, comporterà uno sprofondamento del fondo marino di volume confrontabile con il volume del gas estratto;
il 3 novembre 2000 è iniziata la produzione del giacimento a gas di Ivana da parte dell'Inagip, joint venture paritetica italo-croata
nel settembre 1998 è stato firmato tra Eni e la compagnia di Stato croata Ina un accordo quadro finalizzato alla realizzazione del progetto Gea (Gas energy Adria) riguardante un gasdotto dall'Italia alla Croazia, con possibilità di estensione ai paesi limitrofi, nonché attività congiunte di trasporto e commercializzazione del gas ed, eventualmente, di generazione di energia elettrica. Il progetto rientra nell'ambito delle iniziative volte alla fornitura di gas naturale ai mercati dell'Europa centro orientale e si inserisce nel più ampio contesto del processo di privatizzazione in atto dell'Ina e di separazione proprietaria della rete di trasporto ad essa appartenente. Nel dicembre del 2000 la commissione di impatto ambientale del ministero dell'ambiente italiano ha approvato il progetto. Attraverso il nuovo gasdotto, lungo 330 chilometri (di cui 130 nell'offshore) e della capacità massima di trasporto di 5 miliardi di metri cubi l'anno, saranno portati a regime i 2,2 miliardi di metri cubi/anno di gas naturale oggetto del contratto di fornitura stipulato con l'Ina;
è in avanzato stato di definizione il nuovo assetto proprietario del settore del gas in Croazia, che riceverà un forte impulso dalla costituzione di una nuova società, partecipata al 51 per cento da Ina e al 49 per cento da un partner strategico in fase di individuazione, che avrà la proprietà e la gestione della rete di trasporto gas in Croazia, nonché il controllo delle attività di approvvigionamento e vendita ai grandi clienti industriali e termoelettrici e alle società di distribuzione locale;
alla luce degli accordi commerciali già stipulati e dei numerosi progetti avviati tra Eni e autorità croate per l'intensificazione delle attività estrattive nel mare Adriatico, è ragionevole ritenere che nel prossimo futuro le prospezioni di idrocarburi nel versante adriatico orientale riceveranno un forte impulso, con conseguenze per l'ambiente di incalcolabile gravità, sia per la costa croata sia, in virtù dell'interconnessione sottomarina dei giacimenti, per quella italiana -:
quale sia lo «stato dell'arte» dei rapporti diplomatici e commerciali tra Stato italiano e Stato croato in materia di estrazioni di idrocarburi nel mare Adriatico e, in particolare, se siano in previsione o in fase di progettazione o esecuzione iniziative comuni in tale settore;
in che misura, con quali strumenti e in osservanza di quali normative, nazionali e internazionali, si intenda tutelare l'ambiente naturale dai danni, scientificamente accertati, connessi alle attività estrattive nel mare Adriatico;
se non ritenga opportuno investire la Comunità europea nella definizione di precisi vincoli ambientali e architettonici e di tutela del territorio marino ai quali subordinare la concessione di qualsiasi tipo di autorizzazione per l'estrazione di idrocarburi nel mare Adriatico.
(4-03299)
I progetti di coltivazione di idrocarburi gassosi in Alto Adriatico proposti da ENI S.p.A.-Divisione AGIP sono stati unitariamente assoggettati a valutazione dell'impatto ambientale, in base a quanto stabilito da una
Per l'attuazione di tali disposizioni è stata effettuata una speciale procedura di valutazione d'impatto ambientale, che ha in particolare riguardato gli aspetti di subsidenza, a conclusione della quale, è stato espresso il giudizio di compatibilità ambientale, emesso con decreto n. DEC/VIA/4307 del 3 dicembre 1999, che porta le seguenti conclusioni:
a) il divieto di coltivazione di idrocarburi nella fascia compresa entro 12 miglia nautiche dalla linea di costa del tratto di mare compreso tra il parallelo passante per la foce del fiume Tagliamento e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po;
b) la possibilità di stipulare un accordo di programma tra ministero dell'ambiente, regione Veneto e concessionario del titolo minerario per eventualmente individuare i giacimenti più distanti dalla costa per i quali possa essere autorizzata una prima «fase sperimentale» di coltivazione e in base al quale poter definire una rete di monitoraggio della subsidenza indotta dall'attività di estrazione.
L'avvio della coltivazione sperimentale nei giacimenti più distanti è comunque subordinata ad una serie di condizioni e in particolare:
a) la preventiva predisposizione di una rete di monitoraggio della subsidenza di alta precisione in corrispondenza della linea di costa;
b) l'effettuazione da parte del proponente, prima dell'inizio delle attività di coltivazione, di una simulazione modellistica della subsidenza secondo scenari conservativi, mediante i modelli più avanzati disponibili (con la supervisione da parte della commissione di esperti) e con la previsione di rilevazione di dati attraverso il metodo dei markers radioattivi, o altre tecniche eventualmente più avanzate;
c) in corrispondenza del limite delle 6 miglia nautiche dalla costa, la subsidenza non dovrà superare 1 cm in dieci anni, valore in prossimità del quale le attività di coltivazione devono essere interrotte;
d) la prosecuzione dell'attività per l'intera durata della coltivazione e per almeno i dieci anni successivi.
Per completezza di informazione si deve evidenziare che il «Progetto Alto Adriatico», fermo restando il rispetto dei vincoli derivanti dal DEC/VIA/4307 del 3 dicembre 1999, è compreso nel 1o Programma delle infrastrutture di cui alla delibera CIPE 21 dicembre 2001 che ha individuato le opere di interesse strategico da approvare ai sensi del decreto legislativo 1901 del 2002 recante norme per la realizzazione delle infrastrutture e degli insediamenti produttivi strategici e di interesse nazionale, in attuazione della legge 21 dicembre 2001, n. 443.
Per quanto riguarda i progetti di coltivazione di idrocarburi tra l'Italia e Croazia, il Ministero dell'Ambiente ha effettuato la procedura di valutazione dell'impatto ambientale ai sensi dell'articolo 6 della legge 349 del 1986 di due progetti in contesto italo-croato compresi tra le categorie di progetti in contesto italo-croato compresi tra le categorie di progetti di cui all'allegato I della convenzione internazionale sulla valutazione d'impatto ambientale in contesto transfrontaliero, fatto ad Espoo il 25 febbraio 1991, ratificata con legge 3 novembre 1994, n. 640.
Tali opere in particolare riguardano il Progetto Ivana-Garibaldi e il Progetto Gea (Gas Energy Adria).
I due progetti sono compresi nell'allegato I della convenzione internazionale di Espoo sulla VIA in contesto trasfrontaliero, pertanto per tali opere sono state applicate le disposizioni della medesima convenzione.
In particolare, la convenzione prevede che per quei progetti che presumibilmente possono comportare un impatto ambientale verso un altro Paese, la «Parte di origine» si attivi al fine di fornire al «Paese colpito» tutte le informazioni possibili sulla natura del progetto da realizzare e sulla natura ed entità degli impatti presupposti e dia la possibilità al Paese colpito di partecipare al procedimento di valutazione. La convenzione prevede altresì che sia informato il pubblico del Paese colpito e che a detto pubblico sia data la possibilità di esprimere le proprie osservazioni.
Ciò premesso, considerato che per la natura dei progetti sopra descritti i Paesi potevano allo stesso tempo essere considerati Paese d'origine e Paese colpito, l'Italia e la Croazia hanno concordato di costituire un joint body costituito da rappresentanti dei due Paesi con il compito di scambiarsi informazioni e stabilire i dettagli delle procedure di valutazione, anche nella prospettiva di sviluppo di ulteriori futuri progetti e, in riferimento ai due progetti in questione, hanno concordato: la natura delle informazioni da mettere a disposizione delle autorità nazionali competenti; le modalità di informazione del pubblico; le modalità di effettuazione della VIA.
In particolare, per quanto specificamente riguarda la procedura di valutazione d'impatto ambientale, secondo questi accordi, fermo restando l'impegno di scambiarsi informazioni relative agli esiti dei procedimenti, ciascun Paese avrebbe condotto la valutazione, per la parte di progetto ricadente nel proprio territorio, con riferimento alla propria specifica normativa di settore; di conseguenza l'Italia ha effettuato le proprie procedure di VIA sui due progetti emanando giudizi positivi di compatibilità ambientale con prescrizioni.
In riferimento a future possibili iniziative, la direzione VIA del ministero dell'ambiente è stata informata dalla società INAGIP della possibilità di realizzare altri progetti in comune (sia per quanto riguarda gli aspetti localizzativi sia per quelli economici) con la Repubblica Croata. In particolare, tali progetti riguardano lo sviluppo di campi (Ida, Ika, Annamaria, Manca) localizzati a cavallo della linea di confine italo-croato per i quali comunque non sono ancora state attivate le relative procedure di VIA.
Da quanto sopra esposto risulta evidente come gli aspetti ambientali sono stati e saranno valutati secondo le disposizioni nazionali ed internazionali vigenti (convenzione di Espoo, articolo 6, legge 349 del 1986, decreto del Presidente della Repubblica 526 del 1994) e secondo gli specifici accordi stabiliti con le autorità croate. In ogni caso, si evidenzia che la rete di focal point costituita per l'implementazione della convenzione di Espoo garantisce frequenti e continui scambi di informazioni formali ed informali tra i firmatari della convenzione e nel caso specifico tra le competenti strutture italiane e croate (ministeri dell'ambiente italiano e croato).
Inoltre per quanto concerne l'ultimo quesito posto dall'interrogante, il recente disastro
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.