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PRESIDENTE. L'onorevole Di Serio D'Antona ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00828 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3)
OLGA DI SERIO D'ANTONA. Signor Presidente, questa interpellanza, di cui io sono prima firmataria, porta in realtà 61 firme di colleghi parlamentari, perché non è la prima volta che l'attenzione di questo Governo è stata sollecitata attraverso numerosi atti di sindacato ispettivo sul grave stato di emergenza idrica in cui versa tutto il sud d'Italia ed in particolare la Sicilia. Sono stati presentati 89 atti di sindacato ispettivo tra Camera e Senato, dall'inizio della legislatura ad oggi. Nei giorni scorsi - questo è stato un po' lo stimolo per questa mia interpellanza - alcuni bambini del quartiere Brancaccio, che è uno dei quartieri più poveri di Palermo, sono stati ricoverati in ospedale perché colpiti da gravi intossicazioni e malori intestinali... Posso aspettare che il sottosegretario abbia terminato.
PRESIDENTE. L'attrazione fatale del Governo è terribile.
OLGA DI SERIO D'ANTONA. Come dicevo, alcuni bambini di uno dei quartieri più poveri di Palermo - il quartiere Brancaccio - sono finiti in ospedale per aver bevuto acqua delle reti idriche; acqua che dovrebbe essere considerata potabile ma che, da controlli effettuati, è emerso che così non è, perché una falla si è verificata nella condotta idrica e in essa si riversano i liquami delle fogne. Questo configura un fatto gravissimo ed è un episodio emblematico di uno stato di emergenza idrica in cui versa tutta la realtà siciliana e tutto il sud del paese, ed esso ci riporta alla mente tutti gli accadimenti che si sono verificati in Sicilia un anno fa. Lo scorso anno a Palermo la stato di emergenza idrica raggiunse proporzioni gravissime e per giorni si assistette a blocchi stradali, risse e guerriglie di quartiere, raccolta di firme per petizioni popolari, e veri e propri furti di acqua. La popolazione manifestò così il grave stato di disagio causato dalla mancanza di un'attenta e seria politica di gestione delle acque da parte del Governo e, in particolare, del nuovo commissario straordinario per l'emergenza idrica: il presidente della regione, Salvatore Cuffaro.
Da dati Svimez del 2002 si evince che già nel 2000 il 24 per cento delle famiglie del sud del paese lamentavano irregolarità nell'erogazione idrica; percentuale che nelle isole raggiunge anche il 37 per cento e che in Sicilia giunge fino al 45 per cento. Nel Mezzogiorno d'Italia la crisi idrica interessa ormai addirittura sette italiani su dieci; oltre un terzo, in alcuni casi fino a quasi due terzi, dell'acqua immessa nelle condotte di adduzione di distribuzione meridionali finisce per essere sprecata a causa dello stato di degrado delle reti stesse. Il 40 per cento delle risorse idriche potabili vanno perse nelle condutture e negli impianti colabrodo; il 97 per cento delle acque potabili vengono sperperati per usi impropri. In molti casi c'è uno spreco ingiustificato in alcuni processi industriali o in un'errata irrigazione in agricoltura; e in alcune aree metropolitane gli usi domestici arrivano fino a 500 litri pro capite.
Secondo gli allarmanti dati forniti dal CNR l'emergenza siccità in Italia è aggravata dalla frammentazione della rete idrica e dall'eccessiva dispersione delle acque poiché nel paese ci sono circa ottomila acquedotti e le perdite superano, come ho già detto, il 40 per cento. La nostra società si fonda sull'assunto di una disponibilità illimitata di acqua; occorre invece creare una cultura delle risorse ambientali secondo cui queste sono scarse e irregolari e, come tali, vanno preservate per il futuro.
Quale politica attua questo Governo per regolare i consumi e ridurre gli sprechi? Quali campagne di informazione dirette ai cittadini si intendono adottare affinché si arrivi a considerare l'acqua come un bene comune e non inesauribile? Quali interventi sono previsti nella rete idrica?
In Italia le tubature, in pessimo stato di manutenzione, sono vecchie di 25 e 40 anni e gli investimenti in risorse idriche, dagli anni '80 ad oggi, sono diminuiti del 70 per cento. In agricoltura persistono ancora pratiche di irrigazione altamente dispersive, mentre sarebbe indispensabile l'uso di tecnologie moderne tese ad un maggiore risparmio delle risorse idriche, al potenziamento del riciclo delle acque reflue e la sua estensione a più vasti settori di impiego. Quali politiche intende attuare questo Governo per la razionalizzazione e il contenimento dei consumi idrici in agricoltura? In Italia è quasi nulla l'attività di recupero delle acque sporche.
Il cattivo funzionamento dei depuratori rende impossibile riutilizzarle per scopi industriali e irrigui, con il conseguente sperpero quotidiano di milioni di metri cubi di acqua.
Dal primo rapporto nazionale sull'acqua, curato dal comitato italiano per il contratto mondiale dell'acqua, emerge l'immagine di un paese incapace di fare un uso razionale delle risorse idriche.
In Italia il consumo dell'acqua è più alto rispetto agli altri paesi europei. Il nostro prelievo pro capite è di 980 metri cubi annui, rispetto ai 719 della Germania e ai 647 della Francia. Appare opportuno riflettere su alcuni punti forniti dal rapporto nazionale sull'acqua. Un terzo degli italiani non gode di un accesso regolare e sufficiente dell'acqua potabile, pur essendo l'Italia il paese dell'Unione europea con il consumo di acqua pro capite più elevato, 78 metri cubi l'anno per ogni abitante. Gli italiani sono i primi consumatori di acqua minerale al mondo, nonostante sia molto dispendiosa. Gli italiani non si fidano dell'acqua di acquedotto: solo il 40 per cento la beve, e l'episodio di Palermo dimostra che hanno ragione.
Il degrado del patrimonio idrico del paese non cessa di aggravarsi: il 30 per cento degli abitanti vive in capoluoghi che non hanno un sistema di depurazione; sono rare le città del sud del paese dove la depurazione supera il 25 per cento delle acque reflue.
La mancata applicazione della legge Galli ha lasciato persistere una grande frammentazione nella gestione dell'acqua, tuttora competenza di 8 mila comuni. La mancanza di coordinamento nella gestione delle risorse idriche privilegia, di fatto, la via della privatizzazione. Lo stesso consulente del governo nazionale per l'emergenza idrica, il generale Roberto Iucci, già commissario straordinario per le acque in Sicilia, ha più volte sostenuto che in Sicilia, come nell'intero paese, occorre una gestione unitaria delle risorse idriche, e che il problema non risiede nella scarsità di acqua, ma nella vetustà ed inadeguatezza degli impianti, delle condotte idriche e delle dighe. Basti pensare alle dighe utilizzate solo parzialmente, alla mancanza in alcuni paesi di condotte e alle scarse o inesistenti manutenzioni delle reti idriche.
I dati allarmanti forniti dall'ANBI evidenziano che la quantità di acqua trattenuta dagli invasi di alcune località è lontanissima dalle potenzialità degli invasi stessi. Basti pensare che, ad esempio, in Sicilia, a Salso, a fronte di una capacità dell'invaso di 113 milioni di metri cubi, il volume attuale è di appena 5,2 milioni di metri cubi. La perdurante e grave fatiscenza
delle reti idriche raggiunge nelle regioni meridionali la dispersione di circa l'80 per cento delle risorse idriche.
Alla luce di tutto questo, quali sono le risposte del Governo? Vogliamo sapere quali provvedimenti intenda attuare per far fronte all'allarmante situazione che affligge il nostro paese, ed in particolare tutto il sud d'Italia. Vogliamo risposte sulle misure che si intendono adottare a tutela del diritto alla salute e nel rispetto delle esigenze primarie della popolazione.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, senatore Ventucci, ha facoltà di
COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, desidero innanzitutto informare l'onorevole Di Serio D'Antona che rispondo al posto del sottosegretario Guidi, assente per un improvviso impegno non dico istituzionale, ma non derogabile.
dicembre 2001, n. 443 e la conseguente delibera CIPE n. 121 del 2001, hanno individuato e pianificato 64 grandi opere nell'area territoriale corrispondente all'intero Mezzogiorno, per un importo complessivo di 4641,398 milioni di euro.
PRESIDENTE. L'onorevole Di Serio D'Antona ha facoltà di
OLGA DI SERIO D'ANTONA. Innanzitutto, vorrei esprimere il mio stupore nell'apprendere che il sottosegretario Ventucci è in questa sede in sostituzione dell'onorevole Guidi, sottosegretario di Stato per la salute. Ciò mi fa pensare ad una scarsa attenzione del Governo all'emergenza idrica.
d'acqua pro capite, laddove il fabbisogno minimo si attesta intorno ai 200 litri. Il mancato collaudo di gran parte delle dighe non consente di utilizzare appieno gli invasi ed, inoltre, gli acquedotti continuano a perdere la metà dell'acqua che trasportano, quando addirittura non fluiscono nelle condutture stesse le acque delle fogne, come nel caso di Palermo.
Si risponde all'interpellanza in esame a seguito di delega della Presidenza del Consiglio dei ministri, anche sulla base degli elementi pervenuti dai Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della tutela del territorio.
Le competenze e le funzioni riguardanti il settore dei servizi idrici sono state trasferite dallo Stato alle regioni, ed alle amministrazioni centrali dello Stato è devoluto esclusivamente il compito di assistere tecnicamente le stesse regioni nello svolgimento delle attività settoriali previste dai relativi programmi operativi regionali, mediante un programma operativo nazionale di assistenza tecnica, rivolto alla formazione di personale regionale e degli enti locali in materia di risorse idriche e alla fornitura di un supporto metodologico e di esperienza.
Inoltre, sono in corso di stipulazione tra le amministrazioni interessate (Ministeri dell'economia e delle finanze, dell'ambiente e della tutela del territorio, delle infrastrutture e dei trasporti, delle politiche agricole e forestali) e le regioni - nell'ambito delle intese istituzionali di programma Stato-regioni, di cui alla legge 23 dicembre 1996, n. 662 e successive modificazioni ed integrazioni - specifici accordi di programma quadro (i famosi APQ) nel settore della tutela e gestione integrata delle risorse idriche.
Ad oggi, nel settore risorse idriche sono stati definiti gli accordi di programma quadro con le regioni Sicilia, Calabria, Sardegna, Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana, Piemonte, Veneto, Basilicata, Molise e Puglia, mentre è in corso di avanzata trattativa quello con la Campania.
Nell'ambito di tali accordi, viene previsto il finanziamento congiunto Stato-regione, con risorse immediatamente disponibili o da reperire, rivolto alla realizzazione di: interventi finalizzati alla realizzazione ed adeguamento delle infrastrutture irrigue di accumulo, trasporto e distribuzione, per limitare le perdite d'acqua lungo i percorsi, anche attraverso l'installazione di contatori e di strumenti di controllo; interventi in materia di adeguamento e completamento delle infrastrutture idriche dei comuni, al fine di ridurre le perdite e di migliorare il livello di efficienza gestionale, nonché di realizzare le condotte adduttrici e distributrici eliminando le condotte in cemento-amianto; interventi di completamento di opere idriche coerenti con la programmazione nazionale e regionale finanziata in precedenza.
Tra le altre misure contemplate negli accordi di programma quadro vi è la riduzione del numero di enti ed organi che intervengono nella gestione delle risorse idriche, allo scopo di realizzare in ciascuna regione un unico livello di governo delle acque.
Gli accordi intendono, altresì, sviluppare e generalizzare il riutilizzo delle acque reflue depurate per gli usi agricoli, civili ed industriali, in modo da perseguire il risparmio delle risorse primarie e da salvaguardare, nel contempo, i corpi idrici superficiali tramite la riduzione e l'eliminazione degli scarichi.
Per quanto riguarda gli interventi di realizzazione di opere infrastrutturali nel settore idrico, si ricorda che la legge 21
L'effettivo finanziamento e la realizzazione di questi interventi debbono far seguito ad una serie di intese preliminari con le regioni interessate, volte alla successiva stipula dei necessari accordi di programma, ai sensi dell'articolo 17 della legge 5 gennaio 1994, n. 36, qualora gli interventi stessi comportino trasferimenti di acqua fra regioni diverse.
Nel dicembre 2002, sono state sottoscritte intese preliminari con le regioni Puglia, Molise e Basilicata.
Conseguentemente, il CIPE nella seduta del 19 dicembre 2002 ha approvato le opere di seguito indicate. Per quanto riguarda gli schemi idrici Sicilia vi sono: l'acquedotto Gela-Aragona (finanziamento per 53,57 milioni di euro, a fronte di un costo totale di 89,21 milioni di euro); l'acquedotto Favara di Burgio (finanziamento per 39,56 milioni di euro, a fronte di un costo totale di 65,90 milioni di euro).
Per quanto riguarda gli schemi idrici Puglia-Basilicata vi sono: l'adduttore del Sinni: ristrutturazione e telecontrollo (finanziamento per 18,40 milioni di euro, a fronte di un costo totale di 20 milioni di euro); l'acquedotto del Frida, Sinni e Pertusillo: completamento dell'impianto di potabilizzazione di Montalbano Jonico-1o lotto funzionale (finanziamento per 16 milioni di euro, a fronte di un costo totale di 16 milioni di euro); completamento del riordino ed ammodernamento degli impianti irrigui ricadenti nel comprensorio «Destra Ofanto - Destra Rendina» in agro di Lavello (finanziamento per 20 milioni di euro, a fronte di un costo totale di 20 milioni di euro).
Inoltre, entro questo mese di luglio, verranno sottoposte alle determinazioni e all'approvazione finanziaria del CIPE una serie di opere infrastrutturali idriche relative alle regioni Sardegna e Molise, per un importo presuntivo di circa 350 milioni di euro.
In particolare, per la Sicilia, è stata trasmessa dal Ministero dell'ambiente una documentata relazione sul programma del Governo per l'attuazione del servizio idrico integrato e le scelte operate dalla regione. Per ragioni di tempo citerò soltanto alcune iniziative.
Con decreto del presidente della regione n. 114 del 16 maggio 2000, sono stati delimitati gli ambiti territoriali ottimali i quali, nella fattispecie, coincidono con la delimitazione territoriale della provincia. Con successivo decreto del presidente della regione del 7 agosto 2001 si è poi provveduto all'indicazione delle modalità di costituzione delle autorità d'ambito.
Gli ambiti territoriali ottimali identificati risultano 9 di cui 5 (Palermo, Ragusa, Enna, Caltanissetta e Trapani) costituiti e già operativi. La forma di cooperazione prescelta conformemente alle previsioni della legge quadro in materia di servizio idrico integrato negli ATO già costituiti è la convenzione, nel caso di Trapani, Ragusa e Palermo, il consorzio dell'ATO nel caso di Enna e Caltanissetta. Negli ATO operativi sono già stati redatti i piani d'ambito.
Di recente, è stata costituita una società denominata Sicilacque, partecipata per il 75 per cento dal raggruppamento che si è aggiudicato la gara, ENEL-Vivendi ed altri - come riportato diffusamente sulla stampa - per il 20 per cento dall'EAS (ente acquedotti siciliani) e per il 5 per cento dalla regione, che si occuperà della captazione, accumulo, potabilizzazione ed adduzione dell'acqua.
Con riguardo al recupero delle acque reflue ai fini del loro utilizzo, il Ministero, con la convenzione stipulata in data 30 dicembre 2002, ha affidato alla Sogesid Spa l'incarico di definire gli interventi necessari per l'ottimizzazione tecnica, economica e funzionale del recupero delle acque reflue ai fini del loro riutilizzo, ivi compresa la predisposizione di analisi di fattibilità e progettazione.
L'attività oggetto dell'incarico consentirà l'identificazione delle fonti e delle opportunità di riutilizzo delle acque reflue depurate.
Per quanto riguarda, infine, la situazione verificatasi di recente nel quartiere Brancaccio di Palermo, il locale ufficio territoriale del Governo ha comunicato che, in data 23 giugno 2003, a seguito di reclamo dei cittadini, il servizio idrico dell'AMAP Spa, ente gestore della rete idropotabile civica, ha predisposto il campionamento dell'acqua erogata alle utenze della via San Ciro.
I risultati delle analisi, acquisite dall'AMAP il 25 giugno 2003, hanno evidenziato caratteristiche di qualità dell'acqua non conformi alla legge e, pertanto, l'azienda ha immediatamente sospeso l'erogazione idrica a tutte le utenze interessate chiedendo, contestualmente, all'ufficio comunale di protezione civile, l'attivazione del servizio di approvvigionamento idropotabile alternativo, mediante l'impiego delle autobotti del cantiere municipale.
L'AMAP ha quindi svolto accurate indagini rivolte ad individuare possibili perdite ed interferenze con il sistema fognario: in esito a tali indagini è stato riscontrato che, all'altezza del civico n. 49 della via San Ciro, una diramazione di utenza presentava una rottura verificatasi in corrispondenza di un fognolo anch'esso rotto.
Sono stati eseguiti i necessari lavaggi della condotta interessata, mentre l'attività di campionamento dell'acqua e di ricerca delle eventuali ulteriori perdite è tuttora in corso.
L'approvvigionamento delle utenze della via San Ciro, nel tratto tra il viale Regione Siciliana e la via Fichidindia (circa 30 famiglie), continuerà ad essere garantito a mezzo delle autobotti municipali, fino a quando non verranno conclusi i controlli e le verifiche a tutela della salute della popolazione residente nella zona.
È opportuno segnalare che, nell'ambito degli interventi finanziati dall'Unione europea mediante il quadro comunitario di sostegno per il periodo 1994-1999, è stato finanziato anche il rifacimento totale della rete idrica di più del 50 per cento della città di Palermo, con un investimento di circa 100 milioni di euro, per un complesso di otto interventi, tutti conclusi ed operanti, salvo la realizzazione dei serbatoi esterni, che verrà ultimata entro il settembre 2003.
In realtà la mia interpellanza era rivolta alla Presidenza del Consiglio, in quanto sappiamo entrambi - sia il sottosegretario Ventucci, sia la sottoscritta - che esiste un commissario straordinario, che è il presidente della regione Sicilia, nella persona di Cuffaro e, pertanto, competente a rispondere alla mia interpellanza è sicuramente la Presidenza del Consiglio dei ministri; ad ogni modo ben venga, oggi, la presenza del sottosegretario Ventucci.
Vorrei dire che la risposta è solo parzialmente soddisfacente. Sappiamo dell'esistenza della legge n. 443, che in realtà è una legge del 2001, mentre gli episodi dei quali ho parlato nella mia interpellanza si sono verificati non più di dieci giorni fa. Dalla gravità di tali episodi e dalle misure adottate - perché poi alle leggi devono seguire anche decreti attuativi e fatti concreti -, vediamo che il Governo continua a dimostrare da questo punto di vista scarsa efficienza e, d'altronde, l'estate che è in corso, e il mese di agosto che verrà, sarà un po' la prova di tutto questo.
L'accesso all'acqua dovrebbe essere un diritto per tutti i cittadini, non ultimi quelli del meridione; pertanto su questo richiamiamo l'attenzione del Governo. Ciò mette anche in crisi le grandi potenzialità, che il meridione ha saputo esprimere in questi anni. In tutto il sud d'Italia, in particolare in Sicilia, è vero che piove poco, ma è anche vero che se quel poco fosse raccolto e ben distribuito basterebbe a garantire tra i 210 e i 250 litri giornalieri
Alla scarsità di acqua si dovrebbe far fronte con un uso più razionale e con pratiche irrigue più efficienti. Se le acque reflue fossero depurate, si potrebbe coprire fino al 29 per cento dei quantitativi necessari per l'irrigazione. Una corretta gestione dovrebbe puntare a ridurre le perdite e a rendere più efficienti le strutture già esistenti. È evidente il mancato impegno dell'attuale maggioranza a riordinare il sistema complessivo dei bacini e ad avviare la razionalizzazione, la stabilizzazione e il rilancio dei principali acquedotti.
Vorrei ricordare che con i Governi centrosinistra sono state emanate due delibere CIPE: la n. 229 del 21 dicembre 1999, relativa al programma nazionale per la lotta alla siccità e alla desertificazione; la delibera CIPE del 3 maggio 2001, per l'assegnazione di risorse destinate al funzionamento del comitato nazionale per la lotta alla siccità e alla desertificazione. Non vediamo un sufficiente impegno da parte dell'attuale Governo per la manutenzione ordinaria delle ormai fatiscenti reti idriche, né alcunché per la manutenzione degli invasi. Nell'attuale piano del Governo, secondo la delibera CIPE del 21 dicembre 2001, non si prevede quasi nulla per evitare le perdite idriche degli acquedotti, né per gli interventi infrastrutturali utili, ad esempio a promuovere la depurazione delle acque nere.
I fondi previsti nel prossimo decennio per le reti idriche sono evidentemente esigui, rispetto alle già scarse risorse destinate al Mezzogiorno. Con la delibera del 21 dicembre 2001 si assegnarono quasi 5 miliardi di euro agli investimenti in campo idrico del Mezzogiorno, ma ad essi corrispondevano non più di 200 milioni di euro di effettivi stanziamenti per il 2002. Non si può pensare che la logica commissariale, di carattere puramente emergenziale, possa sostituire interventi normativi di una programmazione seria.
L'emergenza idrica che si è verificata in questi ultimi anni nelle regioni del Mezzogiorno e che è stata messa in evidenza dagli eventi di questi ultimi giorni in Sicilia, Sardegna, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria, ha ormai assunto dimensioni drammatiche, per la vastità dei territori interessati e per l'intensità del fenomeno.
Ingenti sono i danni in tutti i settori produttivi. Secondo un rapporto dell'INEA, il 27 per cento del territorio nazionale è oggi esposto al rischio di desertificazione a causa di vari fenomeni: siccità, dissesto idrogeologico, salinazione delle falde causata da un uso scorretto delle risorse disponibili, con gravissimi danni per il comparto agricolo e zootecnico. Solo nel 2001 ammontano, infatti, a 1,7 miliardi di euro i danni causati all'agricoltura in termini di mancata produzione e, nel 2002, l'entità dei danni ha raggiunto circa i 2,5 miliardi di euro.
Alla luce di tutto ciò, le risposte fornite dal Governo non sembrano essere soddisfacenti. Ritengo che l'esecutivo, prima di promettere ai cittadini spese faraoniche per realizzare il ponte sullo Stretto di Messina - che, certo, costituirebbe una bella cosa -, dovrebbe investire risorse economiche per far fronte ad esigenze primarie dei cittadini che, invece, non vengono esaudite.