Allegato B
Seduta n. 335 del 7/7/2003


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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

FRAGALÀ. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa risulta che in data 27 Gennaio 2003 si è concluso il primo atto dell'inchiesta romana sul caso «Eurocomputers and company»;
trattasi di una mega-asta pubblica da 3 mila miliardi di vecchie lire, secondo la tesi accusatoria, suddetta asta sarebbe stata truccata, ed avrebbe visto come protagonisti un alto funzionario delle Finanzee quattro manager di Op Computers, ex ramo informatico della Olivetti, il processo si svolgerà a Roma il 4 giugno 2003;
sempre secondo tale tesi, in data 31 maggio 1999 il dipartimento territoriale del ministero delle finanze pubblicò sulla Gazzetta Ufficiale l'avviso per «l'affidamento in concessione delle attività di recupero, deposito, redazione, inventario ed alienazione» dei veicoli confiscati in tutta Italia;
chi si fosse aggiudicato l'appalto, avrebbe gestito per sei anni un affare stimato di circa 3 mila miliardi di vecchie lire; il requisito fondamentale per gareggiare al pubblico incanto era però quello di produrre un fatturato minimo di 830 miliardi di lire per anni '95 '96 '97;
ciò che desta sospetti all'interrogante è che al Dicastero giunse solo un offerta, quella appunto della «Eurocomputers», società costituita in data Gennaio '99 circa;
in data Settembre 2002 il pubblico ministero Giuseppe De Falco, della Procura di Roma, formalizza l'accusa: l'«Eurocomputers» non ha soltanto presentato bilanci di un'altra società (la Op Computers, fallita peraltro in data 12 maggio 1999; pochi giorni prima della pubblicazione dell'avviso sulla Gazzetta Ufficiale, e presa in affitto il 2 Giugno 1999 dalla stessa «Eurocomputers», uno dei cui dirigenti risulta essere anche l'Amministratore delegato della Op Computers), ma dopo aver vinto la gara ha pure ceduto l'appalto a due società collegate, la «Sistra» e la «Euroservitia»;
sembra inoltre che nello scorso autunno la procura di Napoli abbia aperto un fascicolo di indagini sulla gara aggiudicata ad «Eurocomputers»;
la notizia si evince dal quotidiano della Lega Nord Padania «La Padania», il quale in data 24 ottobre 2002 rivela che «la Procura della Repubblica di Napoli avrebbe convocato, in qualità di "persona sottoposta a indagini", Roberto Colaninno»;
l'ex Amministratore delegato dell'Olivetti, sarebbe accusato di falso in atto pubblico, e turbativa d'asta;
nel 1999 avrebbe falsamente attestato che la società «Eurocomputer» da tre anni aveva lavorato per conto della stessa Olivetti;
il sostituto Procuratore della Repubblica di Napoli, Maria Cristina Ribera, che ha già interrogato l'ingegnere Carlo De Benedetti e l'ex Amministratore Delegato dell'Olivetti Claudio Passera, avrebbe appurato che la società «Eurocomputers», all'epoca della gara indetta dal Ministero delle Finanze, era una società satellite della Olivetti;
su questa notizia, ad oggi, non risulta che alla Padania siano pervenute smentite -:
se tutto quanto riportato dalla stampa risponda alla realtà dei fatti descritti e quali iniziative si intendano assumere per intervenire su una vicenda oscura, anomala, e probabilmente illecita;
quali provvedimenti revocatori si intenda voler adottare riguardo la concessione della EuroComputers S.p.a.;
quali verifiche, quali indagini e quali inchieste di carattere amministrativo, si


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intenda assumere per accertare eventuali responsabilità favoritismi e lesioni dell'interesse pubblico.
(3-02486)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ALBERTO GIORGETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è notizia di oggi che Eurostat ha fornito un primo parere positivo sulla trasformazione della Cassa Depositi e Prestiti Spa;
tale passaggio, ove si verificasse, comporterebbe una vera e propria rivoluzione nell'assetto dell'Istituto che costituisce da più di cento anni elemento di importante supporto alla Pubblica Amministrazione;
se al riguardo l'intento del Ministero competente è certamente ispirato ad uno snellimento e ad una accelerazione dei processi di prestito, è altrettanto vero che la delicatezza dell'operazione necessita un'accurata analisi ed il coinvolgimento del Parlamento;
in occasione dell'audizione del Ministro presso la Commissione Bilancio della Camera del 10 giugno 2003, l'interrogante aveva posto la questione della prospettiva della Cassa Depositi e Prestiti anche in relazione alla creazione delle società Patrimonio Spa e infrastrutture Spa, sottolineando la necessità di capire se questo prezioso strumento pubblico stesse producendo i risultati attesi ed al riguardo verso quale direzione potesse dirigersi l'azione congiunta di Governo e Parlamento;
il Ministro aveva allora risposto che per ciò che riguardava «la Cassa Depositi e Prestiti, il regolamento organizzativo del ministero che recepisce il parere parlamentare è in fase di esame preliminare al Consiglio dei Ministri», aggiungendo poi che si sarebbe a breve esaminato quale ruolo avrebbe potuto avere la Cassa -:
quali iniziative immediate intenda il Ministro promuovere per coinvolgere nello studio del percorso di trasformazione della Cassa Depositi e Prestiti in spa anche il Parlamento per la competenza e l'attenzione e soprattutto il supporto dimostrati alla linea economica di Governo ed agli strumenti attuativi dell'azione, anche per valutare con attenzione quale natura giuridica potrebbe assumere in via definitiva la Cassa Depositi e Prestiti perché su di essa venga comunque mantenuta la funzione essenziale di sostegno alla Pubblica Amministrazione attraverso sì processi creditizi più celeri, ma che non ne snaturino il ruolo.
(5-02216)

RAFFAELLA MARIANI, FLUVI, CARLI e FILIPPESCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze.- Per sapere - premesso che:
sono trascorsi oltre tre anni e mezzo da quando la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca ha venduto alla Banca Popolare di Lodi la Cassa di Risparmio di Lucca spa, con pagamento dilazionato in tre tranche;
recentemente gli organi dirigenti della Fondazione hanno deciso, modificando una precedente decisione dell'organo di indirizzo di segno opposto, di rinviare per la seconda volta l'esercizio del diritto a vendere al prezzo concordato;
in conseguenza di tale decisione, il credito di 258 milioni di euro in scadenza il prossimo 16 giugno verrà liquidato in contanti soltanto per circa 46 milioni di euro, mentre tutta la parte restante sarà trasformata in azioni di banche del Gruppo B.P.L. e addirittura utilizzato per partecipare ad un aumento di capitale nella Cassa di Risparmio di Lucca spa;
le condizioni previste dalla Banca B.P.L. per questa operazione, sia in relazione al tasso di interesse concordato per il rinvio, che alla nuova fideiussione ottenuta a garanzia, sollevano seri dubbi circa la tutela degli interessi della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca;
l'operazione si configura di fatto come una nuova proroga del «put» e che


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avendo come conseguenza l'effetto di aumentare, anziché diminuire la partecipazione della Fondazione in Cassa di Risparmio spa e in altre aziende bancarie del Gruppo B.P.L., appare in netta controtendenza rispetto alle direttive ministeriali e alla legge di riferimento -:
se il ministro sia a conoscenza delle motivazioni per cui la Fondazione, in controtendenza rispetto alle direttive ministeriali e alla legge di riferimento, ha deciso di aumentare anziché diminuire la partecipazione in Cassa di Risparmio di Lucca spa. e in altre aziende bancarie del gruppo B.P.L., nonché delle motivazioni per cui la Fondazione intenda rafforzare sempre più il rapporto con il gruppo B.P.L. arrivando perfino ad allocare tutte le proprie disponibilità liquide nella Cassa di Risparmio di Lucca spa;
le motivazioni in base alle quali la Fondazione ha ritenuto addirittura di dare corso alla sottoscrizione dell'aumento di capitale sociale lanciato da B.P.L. e, anche in relazione a questo, il contenuto della nuova fideiussione e l'idoneità di quest'ultima.
(5-02217)

Interrogazioni a risposta scritta:

CUSUMANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 62 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 (legge finanziaria per il 2003), riorganizzando la materia del credito d'imposta di cui all'articolo 8 della legge n. 388 del 2000, prevedendo un sistema di monitoraggio degli aiuti per gli investimenti nelle aree svantaggiate, al comma 1, lettera a) del citato articolo 62, ha previsto che i soggetti che hanno conseguito il diritto al contributo anteriormente alla data dell'8 luglio 2002 comunicano all'agenzia delle entrate i dati occorrenti per la ricognizione degli investimenti realizzati -:
se non sia il caso di rimuovere la decadenza del beneficio per i soggetti che, conseguito il diritto al contributo di cui sopra, non hanno provveduto alla relativa comunicazione;
se non ritenga, in particolare, di adottare iniziative volte ad una revisione normativa, dando la possibilità ad altri di poter beneficiare in futuro del contributo.
(4-06822)

VIALE e TABORELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
numerose imprese italiane importano dalla Cina seta greggia non torta, al fine di sottoporla a lavorazione per trasformarla in filato di seta (codice doganale 5004 00
10);
altre aziende italiane acquistano il filato, effettuando a loro volta lavorazioni su tale prodotto, che viene successivamente rivenduto (codice doganale 5004 00 909) ad aziende estere, in molti casi rumene, le quali lavorano il filato per trasformarlo in tessuti che vengono reimportati in Italia (codice doganale 5007) -:
se il filato lavorato da imprese italiane e venduto alle imprese rumene sia sottoposto a dazio doganale in Italia o in Romania;
se la successiva reimportazione dalla Romania all'Italia dei tessuti sia a sua volta sottoposta a dazio in Romania o in Italia;
se sia possibile che la cessione dei filati alle imprese rumene da parte di imprese italiane e la successiva reimportazione in Italia dei tessuti possa avvenire in temporanea sospensione d'imposta, senza pagamento di dazi doganali.
(4-06834)

REALACCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
nel dossier di Legambiente «Mare monstrum 2003, i numeri e le storie dell'assalto


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alle coste» presentato a Roma il 2 luglio 2003, tra le altre illegalità denunciate, vengono evidenziati anche i 16.656 reati, pari a due ogni ora, compiuti lungo le nostre coste;
a fronte di questo numero di reati, rilevati dalle Forze dell'Ordine, Legambiente ha anche denunciato nel suo dossier che nella Finanziaria 2003 sono stati decurtati del 30 per cento i fondi da destinare alle attività dei mezzi nautici delle Capitanerie di Porto;
tali fondi in particolare sono utilizzati per i rifornimenti di carburante, olio motore e per la manutenzione delle motovedette in dotazione alle Capitanerie di Porto;
con questi tagli si rischia di ridurre al minimo i servizi di vigilanza e controllo sul mare che hanno l'obiettivo di sanzionare e dissuadere comportamenti illegittimi, reati ambientali e prevenire incidenti;
tali preoccupazioni sono state avanzate inoltre dal Comandante della Capitaneria di Porto della Spezia che, dalle pagine del quotidiano nazionale «Il Secolo XIX» del 4 giugno 2003, ha dichiarato che «... Manca all'appello un terzo dei fondi della stagione 2002 ...» e che «... Delle tre imbarcazioni che l'anno scorso vegliavano sulla sicurezza dei bagnanti, ne resterà in funzione solo una. Buona parte dei servizi di sorveglianza delle spiagge e di prevenzione di incidenti dovrà essere svolta da terra ...»;
se corrisponda al vero che i fondi destinati alle attività dei mezzi nautici sarebbero stati così fortemente decurtati;
se corrisponda al vero che anche in altre Capitanerie di Porto si stiano verificando gli stessi problemi e le stesse carenze evidenziate dalla Capitaneria di Porto della Spezia;
se non si intenda intervenire immediatamente per ripristinare i fondi decurtati a tutela dell'ecosistema marino e della sicurezza dei bagnanti.
(4-06836)

MELANDRI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'economia, con decreto del 21 novembre 2002 ha trasferito alla società SCIP immobili appartenenti agli Enti Previdenziali e allo Stato, nell'ambito della operazione di cartolarizzazione avviata con legge n. 410 del 2001;
molti di questi immobili ricadono nel territorio della città di Roma;
la distinzione esistente, nell'ambito di questa operazione, tra immobili considerati «di pregio» e «non di pregio» va fatta risalire all'articolo 3 della predetta legge n. 410 del 2001 che ha riconosciuto solo ed esclusivamente ai titolari di contratto di locazione degli immobili considerati «non di pregio» la possibilità di usufruire di uno sconto pari al 30 per cento sul prezzo di vendita dell'alloggio;
la legge n. 410 del 2001 ha, quindi, posto delle sostanziali differenze di trattamento tra inquilini degli immobili previdenziali fondandosi, nella distinzione tra immobili «di pregio» e «non di pregio», su generiche ed affrettate considerazioni;
risulta all'interrogante che nel giugno 2003 l'Agenzia del Territorio ha attribuito allo stabile di proprietà INPS sito a Roma, in Viale Parioli 47A e classificato «non di pregio» la valutazione di euro 3.700 a metro quadro, dandone formale comunicazione all'Ente proprietario che ha dato inizio agli adempimenti successivi previsti dalla procedura di cartolarizzazione degli immobili di proprietà degli Enti previdenziali;
sarebbero quindi intervenuti sul posto i tecnici della Società Romeo, incaricata della vendita, che hanno provveduto alla misurazione dei singoli appartamenti, nonché delle parti in comune, operazione


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propedeutica all'invio a ciascun inquilino della proposta di acquisto dell'appartamento condotto in affitto;
risulta all'interrogante che ai primi di giugno si è diffusa la notizia, successivamente confermata verbalmente da parte di un funzionario dell'INPS preposto agli adempimenti relativi alla vendita degli immobili, che l'Agenzia del Territorio aveva bloccato presso tutti gli Enti la procedura di vendita degli immobili situati nella zona dei Parioli, con l'intento di rivedere al rialzo la valutazione di partenza già comunicata con il chiaro intento di superare la «soglia» di euro 3.884 al metro quadro, attualmente stabilita per rendere un edificio «di pregio», e quindi, non soggetto allo sconto del 30 per cento del prezzo;
è doveroso aggiungere che allo stabile in questione, per il quale erano già iniziate le procedure di vendita nel 2001, interrotte per il sopravvenire delle nuove disposizioni legislative emanate dal Governo attualmente in carica, era stata attribuita dai tecnici dell'Istituto proprietario, in base alla vetustà dell'edificio e alla tipologia riconducibile a quelle di edilizia popolare, dell'epoca, una valutazione a metro quadro di lire 5.500.000 pari a euro 2.840;
va evidenziato, che gli inquilini dello stabile, definiti «VIP» da una superficiale campagna mediatica condotta da alcuni organi di stampa due anni fa, nella stragrande maggioranza sono, invece, pensionati, vedove di pensionati e lavoratori dipendenti; molti di essi abitano in questo stabile da oltre quaranta anni e, per accedere all'acquisto dell'appartamento condotto in affitto sulla base della precedente normativa, hanno costituito una cooperativa, con conseguenti, pesanti aggravi economici -:
se sono reali le voci secondo le quali la procedura di vendita avviata per l'immobile sito in Viale Parioli di cui sopra sia stata bloccata al fine di rivedere la valutazione del valore dell'immobile stesso in maniera tale da poterlo inserire nella categoria «di pregio» e, di conseguenza, non applicare lo sconto del 30 per cento al prezzo di vendita per gli attuali inquilini;
se non ritenga, più in generale, che le modalità con cui sta procedendo in tutta Italia e a Roma in particolare il piano di vendite di immobili sia molto pericoloso in ordine agli effetti sociali che esso può comportare. La mancata decurtazione del prezzo di vendita del 30 per cento nasce, infatti, nella presunzione di incontrare negli immobili che vengono classificati come «di pregio», inquilini dai redditi medio alti ed invece, nella realtà, si indirizza ad una stragrande maggioranza di inquilini dai redditi medio-bassi;
se non ritenga necessario, quindi, fornire certezze agli inquilini dell'immobile in questione.
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