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DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
stretto; così come è destinata a subire per almento un decennio le conseguenze dei lavori di costruzione del ponte;
l'ha totalmente distrutta nel 1908 e quali iniziative concrete intendono al proposito programmare ed attuare. (4-06796)
l'operazione «Alto Impatto» nelle province di Napoli e Caserta rappresenta per l'intero periodo disposto dal Governo, con i suoi 1.200 uomini, i suoi numerosi mezzi ed efficaci servizi, una risposta forte e strategica di rilevante importanza e qualità nella lotta alla micro e macro criminalità, come dimostrano i risultati fin qui ottenuti;
l'invio di un numero così ingente di personale delle forze dell'ordine ha infatti permesso di potenziare l'intera attività di controllo del territorio, qualificando sia l'attività repressiva che quella investigativa di intelligence;
gli interpellanti ritengono che questa risposta forte dello Stato contro la criminalità debba continuare nel tempo e non si possa invece limitare ad una fase temporale, perché i nostri concittadini e corregionali chiedono con forza più sicurezza e più tranquillità;
questa istanza di sicurezza sollevata con forza dai cittadini napoletani e casertani deve essere risolta dal Governo;
opinione e convinzione degli interpellanti che almeno 400 uomini sono una risorsa irrinunciabile per continuare a tutelare la sicurezza dei cittadini delle due province campane anche dopo l'operazione «Alto Impatto», prevista per luglio. Tanti, infatti, sono gli uomini necessari da dislocare in pianta stabile sul territorio, da utilizzare in parte nei compiti operativi e in altra parte per la sostituzione degli uomini che sono tuttora impegnati alla tutela di obiettivi sensibili (scorte) o come «burocrati-amministrativi» nei vari distretti, caserme -:
gli interpellanti chiedono, quindi, con vigore e decisione al Governo di affrontare questa oggettiva carenza di uomini e strutture esistente sulle due province campane, che è stata tra l'altro denunciata più volte dalle stesse organizzazioni sindacali di categoria;
se non ritengano necessario dislocare, dopo il termine dell'operazione «Alto impatto», almeno 400 uomini in pianta stabile nelle due province campane, attraverso il dislocamento di personale da altre sedi del territorio nazionale, una soluzione che potrebbe tradursi senza un dispendio di risorse economiche aggiuntive per il Governo, attraverso il trasferimento di quei tantissimi uomini, di origine campana, in organico nelle diverse forze di polizia che sono tuttora impiegati in altre sedi extraregionali.
(2-00831)
«Pezzella, Taglialatela, Giulio Conti».
la stagione estiva del 2003 ripropone, come ogni anno, la condizione di emergenza in tutto il territorio nazionale ai fini della lotta aerea agli incendi boschivi;
nel 2003, in particolare, lo stato di pericolo è ulteriormente accentuato dal lungo periodo di siccità e dalle temperature, che risultano essere le più elevate degli ultimi decenni;
come ulteriore elemento di accentuazione dei rischi va rilevato che la particolare piovosità della stagione autunnale dell'anno 2002 ha determinato un significativo accrescimento della vegetazione presente nei boschi e nelle aree limitrofe;
appare dunque evidente la necessità di implementare la disponibilità dei mezzi da destinare alla lotta attiva agli incendi boschivi, così come peraltro riconosciuto dalla ordinanza n. 3295 del 19 giugno 2003 della Presidenza del Consiglio dei ministri, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica;
è dunque necessario approfondire il tema della efficienza della struttura preposta ad affrontare il grave problema degli incendi boschivi;
è bene ricordare la preoccupante inadeguatezza che sino ad oggi è stato possibile registrare, atteso che, su di una flotta di quattordici aeromobili, 3 di riserva e 11 operativi, si riscontra la presenza di un'organico di 44 piloti;
la disponibilità di 44 piloti garantisce, al massimo, 22 equipaggi, mentre, per assicurare l'operatività completa nell'arco del giorno nel periodo estivo, servono almeno 33 «crew»;
l'insufficienza dell'organico dei piloti genera, per i malcapitati costretti a governare i velivoli, la necessità di turni disumani con conseguenze operative particolarmente gravi;
gli esperti, infatti, ritengono che un buon pilota, riposato, riesca ad effettuare, nell'arco di un turno, sino a 35 lanci, mentre lo stesso pilota, in condizione di stress, a volte dimezza il numero degli interventi ed affronta una seria area di rischio dal punto di vista della sicurezza;
occorre dunque intervenire in modo serio aumentando i «crew» e curando il loro addestramento, attribuendo loro turni di lavoro compatibili con le normali regole di prudenza dettate dall'esperienza aeronautica;
occorre altresì prestare particolare attenzione al problema dell'affidabilità dei mezzi attraverso la cura della manutenzione ed il controllo rigidissimo sui pezzi di ricambio -:
se siano attivabili i meccanismi e procedure di controllo per garantire, sia ai fini della efficienza del servizio sia ai fini della massima garanzia sotto il profilo della sicurezza del volo, un organico di piloti adeguato alla flotta aerea, per evitare turni di lavoro assolutamente inaccettabili e, di per sé, generatori di pericolo;
se sia possibile attivare controlli anche sotto il profilo dell'addestramento dei piloti;
se non ritenga di dover pretendere la più assoluta efficienza dei veivoli e, soprattutto, accuratissimi nei criteri manutentivi, con attenzione particolare alla ricambistica;
se si ritenga possibile provvedere alla necessaria pianificazione operativa in assenza dei requisiti minimi di personale, di addestramento e di manutenzione;
se non si ritenga di dover precisare, con la necessaria chiarezza e determinazione, che il superamento dei limiti orari del lavoro dei piloti sarà ammesso nei soli casi di acclarata emergenza, senza che esso diventi metodo di lavoro attraverso il quale superare l'evidente, scandalosa ed inaccettabile insufficienza numerica degli equipaggi.
(3-02465)
il collegamento stabile tra Sicilia e Calabria è stato sempre vissuto come una necessità irrealizzabile;
la legge 17 dicembre 1971, n. 1158, ha affermato il prevalente interesse nazionale dell'opera e ne ha affidato lo studio, la progettazione, la costruzione e l'esercizio (del solo collegamento viario) ad una società per azioni (costituita nel 1981 con la denominazione Stretto di Messina S.p.A.);
il ponte sullo stretto di Messina è sempre più visto come realtà ormai prossima;
la società Stretto di Messina S.p.A. opera attivamente per l'attuazione del progetto nel rispetto delle varie fasi previste e, soprattutto, dei tempi preventivati;
accanto alle competenze di quella società e, quindi, alle ricadute sul territorio delle scelte dalla stessa operate, si pongono una serie di questioni, tutte estremamente importanti, che vanno affrontate per tempo in sintonia e, anzi, in sinergia, con gli enti locali - comuni, province e regioni - interessati;
si tratta sia delle procedure espropriative, che, per la gran parte attengono agli interessi dei privati coinvolti; sia delle cosiddette «compensazioni» connesse con il necessario stravolgimento che deriva al territorio nel corso, e a seguito, dell'esecuzione dell'opera; sia di tutto ciò che afferisce al cosiddetto «indotto», relativo tanto alle attività connesse con il ponte quanto a quelle dallo stesso derivate;
in tale stato di cose occorrerà tenere conto delle obiettive esigenze siciliane e calabresi e farsene carico evitando di dare vita ad una competizione inutile e nociva;
occorrerà quindi prevedere opportunamente la dislocazione di iniziative adeguate e certo proporzionate alle realtà territoriali locali;
la Società Stretto di Messina S.p.A. prevede, ad esempio, di istituire un centro direzionale;
quel centro dovrebbe ospitare gli uffici della società e le attività connesse con la costruzione (prima), con la gestione (dopo), con l'informazione e con la promozione (prima, durante e dopo) indispensabili per un'opera di quella portata;
Messina è la sede legittima e naturale di quella importante struttura, così come, anche psicologicamente, dovrebbe essere, o comunque, diventare quella legale della società Stretto di Messina S.p.A;
Messina - capoluogo di provincia e 12a città d'Italia per numero di abitanti - da sempre promotrice e sostenitrice delle iniziative tese alla realizzazione del ponte sullo stretto, da decenni subisce, senza indennizzo di sorta, la penalizzazione del traffico «gommato», soprattutto pesante, finalizzato all'attraversamento dello
l'opinione pubblica messinese ha contribuito in maniera determinante all'avvio di tale progetto e, giustamente sollecita una riflessione circa la destinazione dei pochi benefici possibili e, quindi, per primo quello di ospitare la sede del Centro Direzionale;
le conseguenze negative connesse alla possibile individuazione in altro luogo della sede logistica degli uffici del centro direzionale, sono molteplici e gravi anche in termini psicologici: il Centro direzionale a Messina, infatti, presuppone il convincimento della realizzazione e si pone in termini di collegamento già attivato. Diversamente, sarebbe come dire che l'Italia continua a fermarsi in Calabria anche nei proponimenti di chi dovrebbe credere di più al collegamento stabile e dare l'esempio;
le opere necessarie alla realizzazione del ponte dureranno parecchi anni e rappresentano un sicuro incentivo al rilancio economico della città;
è prevedibile un aumento di interesse dei mezzi d'informazione per il territorio messinese, una maggiore affluenza nelle strutture turistico alberghiere e, trattandosi di un'opera di altissima ingegneria che avrà eco in tutto il mondo, un ritorno pubblicitario per la città di Messina. È chiaro che tutto ciò, almeno per i primi anni, ruoterà intorno al centro direzionale e, dunque, alla città che ne diverrà sede;
tra l'altro potrebbe agevolare tale destinazione l'esistenza di strutture idonee per ospitare quegli uffici;
il tempo necessario per la costruzione del ponte deve essere utilizzato anche per la realizzazione di una città ridisegnata che risponda alle esigenze dei cittadini che hanno diritto ad una qualità di vita almeno soddisfacente;
la città ridisegnata ed il ponte vanno realizzati insieme e, semmai, va realizzata prima la parte relativa alla città;
Messina non può ancora essere considerata «scartata» (come l'ha definita, di recente, il Procuratore della Repubblica davanti alla Commissione Antimafia), né può subire il ponte come l'ennesimo terremoto;
coniugare la prioritaria esigenza della qualità della vita con lo sviluppo del territorio è attività fondamentale e meritoria;
perdere l'opportunità che si presenta finalmente realizzabile non potrebbe essere perdonato a chi, avendo la responsabilità del ruolo e, quindi, delle decisioni condannerebbe la città ad un definitivo degrado -:
quali iniziative concrete e immediate intendono adottare perché la città di Messina cominci a beneficiare delle iniziative e delle opere connesse con la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina e/o con quella realizzazione comunque collegate (anche se, rispetto ad essa, precedenti, coeve o successive), importanti e significative sia sotto il profilo della salvaguardia delle peculiarità territoriali, sia sotto il profilo della cosiddetta compensazione rispetto all'inevitabile «trasformazione» del territorio, sia sotto il profilo della informazione e della promozione relative all'opera;
se, in particolare, non ritengano che la città di Messina debba essere il punto obiettivo di riferimento delle iniziative comunque collegate al ponte da svolgere in sintonia, o meglio, in sinergia con gli enti locali direttamente interessati (comune di Messina e comune di Villa San Giovanni provincia di Messina e provincia di Reggio Calabria, regione Siciliana e regione Calabria), nonché con tutte le istituzioni legittimate e comunque portatrici di utili iniziative;
se, infine, non ritengano che la realizzazione del ponte rappresenti per Messina una opportunità da utilizzare per quella ricostruzione e, più ampiamente, per quella «attenzione» che la città merita ed attende ormai sin dal terremoto che
la viticoltura di Mazzarrone (Catania) è seriamente messa in pericolo dal prolungato stato di siccità che ha colpito la Sicilia in queste ultime settimane;
i dati più recenti evidenziano in modo netto come ben ottomila ettari di produzione siano a rischio;
tale situazione risulta ancor più inaccettabile se si considera che nel territorio di Licodia Eubea, area confinante a quella di Mazzarrone, sia presente l'invaso del Regoleto, il quale, con un potenziale di 26 milioni di metri cubi d'acqua, rappresenterebbe la soluzione naturale al problema;
tuttavia, l'Agip Petroli SpA, ente gestore di tale invaso, concede solo il 30 per cento dei prelievi necessari, pur non destinando la quota rimanente ad altri fini di natura industriale;
a complicare ulteriormente la situazione è il fatto che la competenza sul Regoleto, pur essendo quest'ultimo situato nel territorio di Catania, sia affidata al Consorzio di bonifica di Ragusa -:
se non ritenga di intervenire presso il commissario straordinario per l'emergenza idrica superando gli ostacoli burocratici al fine di sventare l'incombente pericolo di danni irreparabili alla viticoltura di Mazzarrone, intenda adottare provvedimenti concreti ed urgenti disponendo, se necessario, anche l'utilizzo dell'invaso del Regoleto.
(4-06803)
l'Enpam, Ente nazionale di previdenza e assistenza medici, trasformato in fondazione di diritto privato in virtù del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, ha un consistente patrimonio immobiliare acquisito dai prelievi obbligatori di contributi previdenziali a carico di tutti i medici e odontoiatri, siano essi liberi professionisti e non;
l'Enpam nonostante la cosiddetta privatizzazione, continua ad essere assoggettato al controllo da parte delle Corte dei Conti in considerazione del perseguimento di fondamentali interessi pubblici da parte della sua gestione ed è sottoposto alla vigilanza dei Ministeri competenti;
l'Enpam sta ponendo in atto una serie di operazioni immobiliari alquanto discutibili come già evidenziato, tra l'altro nei recenti documenti di sindacato ispettivo rimasti senza risposta, n. 4-05113, primo firmatario, onorevole Alfonso Gianni e n. 5-05311 a firma dell'interrogante;
recentemente l'Enpam ha pubblicato un bando di gara per la vendita in unico lotto dei complessi immobiliari di cui è proprietario in Ostia in via Casana, Via Stiepovich, via Acton e via Fiamme Gialle, per un prezzo base di 52 milioni di euro (l'immobile è iscritto in bilancio per un valore di circa 27 milioni di euro);
non risulta all'interrogante che l'Enpam si sia fatto carico di un confronto con le associazioni degli inquilini per assicurare il rispetto delle loro legittime aspettative e per evitare agli inquilini le preoccupazioni derivanti da una alienazione in blocco a terzi che rischia di inserirli nell'ambito della precarietà abitativa, tra l'altro in un'area urbana in cui la situazione abitativa è già alquanto critica, trattandosi in gran parte di inquilini anziani o lavoratori monoreddito con capacità economica medio bassa -:
quali iniziative intendano assumere per garantire la tutela del diritto alla casa degli inquilini degli alloggi dell'Enpam ubicati a Ostia (Roma) oggetto di vendita in blocco;
se non ritenga necessario conoscere la motivazione, dell'Enpam, alla base della decisione di vendere in blocco gli immobili di Ostia e di non procedere prioritariamente alla vendita in prelazione agli inquilini;
come l'Enpam intenda garantire la stabilità abitativa per gli inquilini degli immobili di Ostia oggetto di vendita in blocco a soggetti privati terzi.
(4-06804)