Allegato B
Seduta n. 324 del 17/6/2003


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AFFARI ESTERI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il Ministro dell'interno Pisanu ha confermato l'allarme lanciato dall'ex Ministro Enzo Bianco secondo il quale quasi due milioni di clandestini sarebbero pronti a salpare verso il nostro Paese dalla Libia, divenuta ormai, nelle parole dello stesso Pisanu, «la principale area di transito delle correnti migratorie del continente africano e del continente asiatico»;
il nostro Governo ha scelto la linea del dialogo e della cooperazione con Tripoli, imputando all'embargo ONU del 1992 contro le esportazioni di armi l'impossibilità per il governo libico di contenere e gestire i flussi migratori illegali, e non ad una mancanza di un vero impegno in tal senso da parte del Regime di Gheddafi;
la visita del Presidente del Consiglio Berlusconi a Tripoli del 28 ottobre 2003 sembrava aver aperto una nuova stagione di distensione e di collaborazione tra i due paesi, con la sigla di accordi commerciali, la realizzazione, in Libia a spese del nostro Paese, di un ospedale, ed un impegno preciso al risarcimento da parte della Libia nei confronti degli investitori italiani espropriati da Gheddafi negli anni settanta, ponendo fine ad una annosa questione che ha posto in serie difficoltà centinaia di imprenditori italiani e che già era rimasta irrisolta dopo l'accordo siglato dal centrosinistra nel 1998;
il capo di Stato libico ha dato l'ennesima prova della propria inaffidabilità, non dando seguito ad alcuno dei pagamenti previsti entro il 31 marzo 2003 e offrendo anzi soluzioni di entità trascurabile e ricattatoria, come denunciato dall'AIRIL, associazione che tutela suddette imprese;
l'inattività della Libia contro il traffico di clandestini non si può imputare solo all'embargo; è evidente a questo punto la mancata volontà di agire in tal senso. Ulteriore conferma di ciò è data dal fatto che la Libia non ha nemmeno sottoscritto il protocollo di Palermo alla Convenzione contro il crimine organizzato relativo al traffico di immigrati, come è invece stato fatto da altri 78 Paesi del mondo;
il leader Libico è considerato oltre che inaffidabile anche potenzialmente pericoloso per la protezione ed i finanziamenti che da sempre ha fornito al terrorismo internazionale, ora confermati da dati dell'intelligence americana, riportati anche da Il Corriere della Sera del 31 ottobre 2002, secondo i quali Gheddafi avrebbe avviato programmi per la realizzazione di armi chimiche e batteriologiche, o addirittura nucleari;
la revoca dell'embargo, oltre che richiedere tempi lunghi, non è assolutamente garanzia di impegno da parte libica a collaborare fattivamente con l'Europa contro l'immigrazione, e non rappresenta, ma anzi toglie, uno strumento di pressione nei confronti di Tripoli;
inoltre, occorre tenere presente che i risultati dell'azione di contrasto della Libia all'immigrazione clandestina devono essere, dopo i recenti episodi, immediati, concreti, e mirati, per fermare l'imponente ondata di clandestini in arrivo ed allo stesso tempo evitare ulteriori vittime dei ripetuti naufragi che si verificano nella navigazione verso le nostre coste -:
se e quali impegni precisi e garanzie siano state date dalla Libia, al momento dell'avvio di relazioni commerciali nell'ottobre 2002, anche contro il traffico di clandestini;
se, alla luce degli ultimi avvenimenti e delle ennesime prove di inaffidabilità da parte di Tripoli, non sia il caso di minacciare l'immediata interruzione delle relazioni diplomatiche se la controparte non


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darà subito prova concreta dell'impegno al contrasto alla fonte delle partenze illegali dirette verso il nostro Paese.
(2-00801)«Bricolo, Rizzi, Polledri, Cè».

Interrogazioni a risposta orale:

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
continua sempre più virulenta la polemica dell'opinione pubblica americana ed inglese in relazione ai sempre più clamorosi sospetti circa la manipolazione della verità e circa la ormai certa diffusione di notizie false in ordine alla presenza di armi di distruzioni di massa in territorio iracheno;
sembra ormai assodato, dunque, che la ragione prima per la quale è stata fortemente voluta la guerra del marzo 2003 contro l'Iraq era una menzogna di cui erano consapevoli i governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna;
recentemente il Consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca all'epoca della Presidenza Carter, Zbigniew Brzezinski, ha apertamente affermato, in relazione al presunto ed inesistente acquisto di uranio arricchito in Niger - fatto citato dal Presidente degli Stati Uniti d'America addirittura nel discorso sullo stato dell'Unione - che i documenti falsi erano stati contraffatti dai servizi segreti italiani e britannici (cfr. La Stampa di domenica 15 giugno 2003 alla pagina 2);
la Cia avrebbe quindi acriticamente trasmesso alla Casa Bianca tali documenti falsi;
nell'intervista al citato giornale Brzezinski si chiede testualmente: «Qualcuno nel Governo italiano ha cercato apposta di sviarci?»;
l'autorevolezza del personaggio induce a ritenere che difficilmente egli possa aver rilasciato dichiarazioni così precise e nel contempo così gravi senza interpretare il pensiero, sin qui inespresso, dell'amministrazione americana;
peraltro le affermazioni sono al tempo stesso gravi e perentorie, sì da esigere una ufficiale conferma o smentita -:
se i servizi segreti italiani si siano interessati di acquisire notizie e documentazione relativa al possesso di armi di distruzione di massa da parte del regime di Saddam Hussein;
se abbiano trasmesso notizie a documentazioni alla Cia;
se abbiano falsificato documenti e comunque trasmesso documenti falsificati ai servizi americani;
se non si ritenga di dover smentire l'affermazione grave di Brzezinski secondo cui non sarebbe da escludere che qualcuno, nel Governo italiano, abbia voluto fornire informazioni scientemente false per scatenare la guerra contro l'Iraq;
se non si ritenga che tali affermazioni costituiscano semplicemente patetiche giustificazioni a posteriori di una guerra consapevolmente illegittima al momento del suo avvio.
(3-02385)

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 25 aprile 2003 il vice-premier iracheno Tareq Aziz si consegnava alle autorità militari americane di occupazione;
secondo fonti di informazioni accreditate, Tareq Aziz, insieme a molti altri dirigenti di rilievo del regime di Saddam Hussein, sarebbe tuttora imprigionato nel carcere allestito nei sotterranei dell'aeroporto della capitale Baghdad, ove gli interrogatori sarebbero condotti dagli specialisti della Cia e dai funzionari dei servizi di intelligence (cfr. La Stampa di domenica 15 giugno 2003 alla pagina 2);


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la situazione di Tareq Aziz e degli altri personaggi dell'establishement del regime di Saddam Hussein è, dal punto di vista giuridico, decisamente incomprensibile;
non si comprende a quale titolo l'amministrazione americana possa continuare a privare della libertà uomini rispetto ai quali non ha ovviamente alcuna legittimità giurisdizionale;
l'Italia, peraltro, proprio in ragione dell'aperto appoggio diplomatico e politico offerto agli Stati Uniti ed alla Gran Bretagna in occasione del conflitto del marzo scorso, ha titolo per richiedere spiegazioni agli alleati circa l'attuale condizione giuridica in cui versa Tareq Aziz anche al fine di avere la conferma che siano rispettati i diritti umani e le regole del diritto internazionale -:
se non intenda avanzare una richiesta di chiarimenti agli Stati Uniti per conoscere quale sia il titolo giuridico in ragione del quale l'ex vice-premier iracheno Tareq Aziz, oltre ad altri alti esponenti del regime iracheno di Saddam Hussein, è attualmente trattenuto in prigionia.
(3-02387)

Interrogazione a risposta in Commissione:

SERENI, CRUCIANELLI, LUCÀ, SPINI, CABRAS, FOLENA e MELANDRI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere, premesso che:
il Governo italiano ha ripetutamente dichiarato l'intenzione di aumentare i fondi dell'Aiuto Pubblico allo Sviluppo, fino al recente incontro del G8 a Evian;
la credibilità di un paese nei suoi rapporti con i PVS si basa sul rispetto degli impegni presi e dei tempi per la loro trasformazione in interventi che portino un contributo alle popolazioni più vulnerabili;
l'esperienza degli ultimi anni ha mostrato che tra l'approvazione di una iniziativa da parti del comitato direzionale ed il decreto di approvazione che rende operativo l'impegno trascorrono indicativamente sei mesi per i progetti multilaterali e fino a due anni per quelli bilaterali;
le iniziative approvate nel Comitato direzionale entro il mese di giugno rappresentano il quadro di riferimento della cooperazione italiana per l'anno successivo;
a differenza degli anni passati, nei quali i Comitati direzionali si riunivano mediamente su base mensile, nel 2003 il Ministro degli affari esteri ha convocato un solo comitato direzionale a gennaio e le iniziative in esso approvate, in assenza di una nuova riunione, potrebbero essere le uniche a diventare operative nel 2004, comportando una drastica riduzione della presenza della cooperazione italiana nel 2004;
in particolare a soffrire di tale riduzione saranno i progetti delle ONG precedentemente stralciati dagli ultimi Comitati Direzionali del 2002;
la cooperazione non governativa rischia una pesante crisi a causa di scelte di tipo apparentemente burocratico;
tali criticità evidenziano la scarsa attenzione da parte del Ministro degli affari esteri verso la cooperazione come componente fondamentale della Politica estera, elemento ancor più grave per la credibilità del nostro Paese nel momento in cui si assume la presidenza dell'Unione europea;
sembrerebbe tuttavia che la situazione si sia ulteriormente aggravata, a seguito del ritiro dei fondi per le attività di cooperazione attraverso l'azzeramento dei capitoli di bilancio relativi ai progetti multilaterali e multibilaterali, ai progetti bilaterali, di emergenza, a progetti ONG promossi ed alle borse di studio;
una tale iniziativa da parte del ministero dell'economia e delle finanze comporterebbe l'immediato blocco d tutte le


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attività a causa della impossibilità di procedere a pagamenti dovuti (le mensilità delle borse di studio, le fatture su contratti, le rate delle convenzioni con ONG, le annualità di progetti eseguiti da organismi internazionali, l'invio di aiuti d'emergenza e di esperti già programmati);
da notizie di stampa il provvedimento assunto dal Ministero dell'economia e delle finanze sembrerebbe connesso al finanziamento relativo alla missione italiana in territorio iracheno -:
se corrisponda al vero la notizia dell'azzeramento dei fondi nei capitoli di bilancio relativi ad iniziative multilaterali e multilaterali, progetti bilaterali, emergenza, progetti ONG promossi e borse di studio e, in tal caso, quanti fondi siano stati bloccati;
per quali ragioni sarebbe stato assunto un tale provvedimento e se esso sia stato concordato con il Ministro degli affari esteri;
se corrisponda a verità la notizia che i fondi originariamente destinati ad iniziative di cooperazione siano stati ridotti per indirizzarli al pagamento delle spese relative alla missione in Iraq;
se e quando i fondi saranno resi nuovamente disponibili per i pagamenti dovuti e quali saranno i costi per i ritardati pagamenti e per i danni generati ai progetti in corso;
se e quando le annualità di progetti regolarmente operanti, dovute alle ONG, saranno erogate;
per quali ragioni non siano stati più convocati comitati direzionali da gennaio 2003 e se nuovi comitati direzionali saranno convocati nel prossimo futuro;
quali misure il Ministro degli affari esteri intenda prendere per ridare credibilità alla cooperazione italiana.
(5-02105)