Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 312 del 21/5/2003
Back Index Forward

Pag. 71


...
Informativa urgente del Governo sulla situazione dell'ordine pubblico nella provincia di Foggia (ore 17,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla situazione dell'ordine pubblico nella provincia di Foggia.
Dopo l'intervento del sottosegretario per l'interno, onorevole Mantovano, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. È previsto un tempo aggiuntivo per il gruppo misto.
Ha facoltà di parlare il sottosegretario per l'interno, onorevole Mantovano.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'omicidio di Riccardo Cardone, avvenuto lunedì scorso a Foggia, conferma la gravità del quadro della criminalità nel capoluogo e nell'intera provincia dauna.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 17,07)

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Evito di fare il riassunto delle puntate precedenti - cioè di quanto già detto in occasione di risposte a strumenti di sindacato ispettivo - e cerco, innanzitutto, di fornire una valutazione della situazione che, certamente, sarà arricchita dagli interventi relativi al dibattito parlamentare; si tratterà di una valutazione accompagnata dalle misure di prevenzione e di repressione in atto e programmate.
Nella giornata di ieri si è svolta a Foggia una riunione tecnica con i responsabili dell'ordine e della sicurezza pubblica del territorio, nonché delle strutture investigative delle tre forze di polizia. A tale riunione hanno partecipato il vicecapo della polizia, direttore della Criminalpol, prefetto Fera, e il direttore del servizio centrale operativo, dottor Gratteri.
Sono state esaminate le dinamiche delinquenziali della zona, sono state concordate iniziative di natura preventiva e di natura investigativa, intraprese e da intraprendere.
Sono stati concertati ulteriori interventi per un più efficace contrasto alla criminalità.
È ben noto che nel foggiano opera l'organizzazione criminale detta «società», che si articola in più gruppi denominati «batterie» e che, storicamente, è contraddistinta da una notevole conflittualità interna - riconducibile ad una struttura di tipo individualistico - e dalla incapacità di costruire alleanze durature.
Il sodalizio criminale era gestito in passato da due esponenti di spicco, il Sinesi ed il Parisi, che mantenevano un sostanziale equilibrio.
La detenzione del Sinesi e la scomparsa del Parisi hanno aperto la strada ai clan Trisciuoglio e Sinesi Francavilla, tra loro contrapposti.
Si è così assistito negli anni 1998-1999 a numerosi omicidi (quattordici) e tentati omicidi (sei), di pregiudicati coinvolti nello scontro allora in atto.
Dopo un periodo di non belligeranza fra i vari clan, la svolta si è avuta nel 2002 quando il 24 giugno, per gli episodi delittuosi che originano questa informativa, il personale della squadra mobile dell'Arma dei carabinieri ha proceduto, a seguito di indagini coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Bari e nell'ambito dell'operazione denominata «Double Edge», all'esecuzione di ordinanze di custodia


Pag. 72

cautelare in carcere nei confronti di 31 pregiudicati per reati associativi di tipo mafioso.
L'operazione ha interessato elementi di spicco della criminalità foggiana (quali Trisciuoglio Federico, Pellegrino Antonio Vincenzo, Mansueto Michele, Bernardo Antonio, Prencipe Salvatore e Francavilla Antonello) e ha inferto un duro colpo all'organizzazione. In particolare, il clan Trisciuoglio è risultato indebolito e si è avuta, come effetto indiretto, una forte espansione del gruppo delinquenziale legato al clan Francavilla Sinesi che ha tentato di riprendere l'egemonia su tutte le attività criminali della città prevalentemente per il controllo delle attività estorsive. Scarcerazioni successive all'operazione «Double Edge» hanno riaperto la lotta tra i clan rivali per forti divergenze sulla spartizione del territorio e dei proventi delle attività illecite.
Ieri, nella riunione tecnica cui facevo riferimento, si è avuta conferma che nella città di Foggia l'aumento del numero degli omicidi è ascrivibile allo scontro tra il clan Trisciuoglio Mansueto Prencipe e quello dominante, allo stato più pericoloso, Sinesi Francavilla Pellegrini. Lo scontro, che si è acuito a partire dal secondo semestre del 2002, ha fatto registrare nelle ultime settimane quattro omicidi e due tentati omicidi. Le vittime degli ultimi episodi, inserite organicamente nelle famiglie della zona in lotta fra loro, erano state tratte in arresto nel giugno del 2002, come prima si ricordava, e sono state scarcerate di recente insieme ad altri pericolosi pregiudicati. Ci si riferisce ai tentati omicidi in pregiudizio di Franco Vitigliani (rimesso in libertà alla fine di febbraio e ferito il 31 marzo), di Angelo Gallucci (scarcerato il 20 marzo e ferito il 10 maggio), nonché all'omicidio di Michele Quinto (uscito dal carcere il 14 novembre 2002 ed ucciso il 24 aprile di quest'anno).
Sarebbero stati originati, invece, da dissidi privati di natura economica altri due omicidi avvenuti a Foggia all'inizio di questo mese (per uno di essi è stato già fermato l'autore materiale). Per converso, l'analisi dei fatti di sangue registrati in provincia di Foggia ha evidenziato che nell'area di Monte Sant'Angelo lo scontro in atto tra i gruppi Libergolis, allo stato predominante, e Primosa per l'egemonia del controllo territoriale, riferito soprattutto al traffico di stupefacenti, ha fatto registrare il 25 aprile 2003 l'omicidio di un elemento collegato con il clan Primosa.
Nel Gargano la contesa per il controllo delle attività illecite tra i sodalizi Tarantino e Ciavarella, collegati rispettivamente ai clan Primosa e Libergolis, ha fatto registrare, nel corrente anno, due omicidi (a marzo ed a maggio) in pregiudizio di elementi vicini ai Tarantino sui quali sono in corso indagini coordinate della procura della Repubblica di Lucera.
Signor Presidente, onorevoli deputati, sono fermamente convinto che, in tema di sicurezza, non debbano esservi polemiche, ma solo lo sforzo comune, pur nella dialettica tra posizioni differenti, per raggiungere condizioni accettabili di convivenza. Tuttavia, il rifiuto della polemica non significa ignorare la realtà e certamente sollevano interrogativi non solo la scarcerazione di tanti soggetti destinatari dei provvedimenti cautelari nel giugno 2002, ma soprattutto le circostanze di fatto relative alla scarcerazione di Michele Quinto che poi è stato ucciso il 20 aprile del 2003. Quinto, condannato in appello a 22 anni di reclusione, mentre era in attesa della decisione in Cassazione, è stato scarcerato dalla Corte di assise di appello di Bari con ordinanza del 14 novembre 2002 sulla base, così si legge nel provvedimento, dell'effetto rieducativo della carcerazione. Fin qui, nulla quaestio. È un atto dell'autorità giudiziaria sul quale il Governo non ha titolo ad interloquire. Contemporaneamente, però, lo stesso Quinto è stato sottoposto ad una misura di prevenzione personale il cui presupposto, come tutti sanno, è la pericolosità sociale giudizialmente accertata. È una presunzione che mal si concilia con l'avvenuta rieducazione (è un dato di fatto sul quale riflettere).
Torno a ciò che ricade nella specifica competenza delle forze di polizia, non senza però sottolineare l'incidenza che sul


Pag. 73

loro operato hanno le decisioni, soprattutto certe decisioni, dell'autorità giudiziaria.
Sono state avviate specifiche iniziative investigative a Foggia: le indagini avviate sul conflitto fra i clan Trisciuoglio e Francavilla, di intesa con la procura distrettuale antimafia di Bari, hanno consentito di arrestare i latitanti Antonello Francavilla, a Modena nel novembre 2002, Franco Vitigliani, nel gennaio 2003 appartenente al gruppo Sinesi-Francavilla e responsabile di un omicidio in pregiudizio di un elemento del clan avverso, a sua volta vittima, come si è detto, di un tentato omicidio il 31 marzo scorso.
Ancora più di recente, nell'ambito dell'indagine sugli ultimi fatti di sangue, sono state arrestate persone organiche al sodalizio Francavilla e responsabili di vari delitti, traffici di droga, di estorsioni aggravate in danno di vari operatori commerciali, nonché sono stati operati sequestri di numerose armi. Nel contempo, è stato sventato un ulteriore tentativo di omicidio in pregiudizio di un soggetto contiguo ai Trisciuoglio. Non si esclude che il lavoro investigativo svolto dalla squadra mobile di Foggia e dall'Arma dei carabinieri possa avere importanti sviluppi a breve. È ovvio che il segreto di indagine impedisce di fornire ulteriori particolari.
Altre due aree di intervento in questo momento sul piano investigativo riguardano il conflitto fra i clan Libergolis e Primosa a Monte Sant'Angelo e quello nella zona garganica che vede contrapposti i clan Tarantino e Ciavarella.
Nel corso dell'incontro di ieri non è mancato l'approfondimento su altri settori di attività illecita praticata dalle organizzazioni criminali operanti nel Foggiano. Sono emersi un contenimento dell'attività di contrabbando di tabacchi lavorati esteri e l'espansione degli interessi della malavita nella gestione del gioco d'azzardo. Dall'agosto 2002 sono state denunciate dalla questura 277 persone e sequestrati 594 videopoker e tre circoli privati; infine, sono state valutate favorevolmente le seguenti misure finalizzate ad integrare l'azione di contrasto della malavita organizzata e la neutralizzazione di profitti acquisiti illecitamente. In primo luogo, il costante ricorso delle forze di polizia all'attuazione del dettato normativo in materia di misure di prevenzione personali e patrimoniali. Anche in questo caso, occorre dire che alla crescita del numero delle proposte finora avanzate non ha fatto seguito una tempestiva adozione dei provvedimenti da parte dell'autorità giudiziaria.
Nei primi due mesi del 2003 sono state presentate alle forze di polizia 101 proposte di applicazione della sorveglianza speciale - erano state 61 nel primo trimestre 2002 - mentre le misure irrogate dall'autorità giudiziaria sono state 13- 24 nel primo semestre del 2002.
Sono state disposte la prosecuzione di indagini economico-finanziarie mirate condotte dalla Guardia di finanza, a sostegno delle iniziative della questura e della procura della Repubblica di Foggia, anche con riferimento a specifiche intromissioni della malavita del capoluogo nei circuiti imprenditoriali e commerciali; vi sono poi le iniziative per elidere i rapporti fra la malavita associata e i circuiti della delinquenza diffusa, anche di etnia diversa, impegnata nella conduzione dello spaccio di droghe di reati contro il patrimonio. A seguito della riunione tecnica, il direttore centrale della polizia criminale e il direttore dello SCO hanno incontrato il procuratore della Repubblica di Foggia.
Tenuto conto delle attività infrainvestigative sinora svolte nella provincia di Foggia e dagli elementi acquisiti nel corso della riunione tecnica, è stato previsto, per mantenere più incisiva l'azione di contrasto alle organizzazioni criminali ivi operanti, il consolidamento del nucleo investigativo costituito nella squadra mobile di Foggia, supportato da elementi della sezione criminalità organizzata della questura di Bari, con il coordinamento dello SCO.
In tale ottica, va considerato altresì il potenziamento che è stato disposto della struttura investigativa del commissariato della polizia di Stato di Cerignola con 10 elementi. Sono state perfezionate in sede centrale le iniziative per un più efficace controllo del territorio, con l'impiego in


Pag. 74

aggiunta alle risorse territoriali, di 35 elementi della Polizia di Stato, 20 dei reparti di prevenzione crimine, di 15 unità tratte dalla scuola allievi agenti della Polizia di Stato di Foggia e di 15 elementi della compagnia di intervento operativo dell'Arma dei carabinieri. In totale si tratta di 60 unità fra Cerignola e l'intera provincia, in particolare della città di Foggia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Antonio Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, innanzi tutto voglio ringraziare il sottosegretario Mantovano per la sensibilità e la celerità con cui è venuto in Parlamento ad informarci, non solo di quello che è accaduto ma anche di quello che il Governo sta facendo per cercare di arginare quella che non è un'emergenza, ma addirittura una guerra che si sta verificando a Foggia. Lo ha fatto, debbo dire, con una informativa fatta non di parole vuote, ma di dati e di chiarezza di intenti su quanto il Governo ha fatto ed intende fare per arginare questa emergenza.
Il sottosegretario ha colto un punto preciso: non si tratta di una criminalità diffusa, di un fenomeno, come avviene in altre zone d'Italia, che viene fuori da una organizzazione legata allo stesso tessuto, ma di un momento particolare che deriva da guerre tra bande, momento che sta toccando l'apice e che sta portando all'esasperazione i cittadini di Foggia. Grazie a Dio, tutto quello che è accaduto fino ad ora si è risolto soltanto con un regolamento di conti tra le due bande contrapposte, senza intaccare altri, se non la sensibilità e la capacità dei cittadini di Foggia e dell'intera provincia di mettersi in allarme per quanto sta accadendo.
Il quadro che emerge da questi dati non è certo soddisfacente, però, una volta che il Governo ha preso atto della situazione e delle misure che bisogna adottare, è necessario evitare la strumentalizzazione per impedire che la popolazione della città di Foggia e della provincia venga catalogata in un certo modo (come è accaduto in questi giorni, da parte di qualcuno che ricopre un ruolo istituzionale, in preda forse ad un momento di particolare agitazione). Infatti, nel momento in cui si viene ad inserire il contesto individuato dalla relazione del sottosegretario in un contesto diverso, si comincia a parlare di cittadini omertosi e di incapacità di chi ha governato quella città, anche da parte di colleghi che siedono in quest'aula. Bisogna evitare, invece, di sbattere sul territorio considerazioni di questo genere, per impedire che l'illegalità diventi il baluardo di chi vede nella denigrazione delle istituzioni una possibilità per accedere a quella oramai diffusa - non solo in provincia di Foggia, ma in tutta Italia - tendenza alla illegalità.
Quello che sta accadendo non deve quindi consentire a nessuno di intaccare le prerogative di una popolazione - quale è quella di Foggia e della provincia della Capitanata - che non ha mai avuto nulla a che fare con un tipo di criminalità organizzata, così come, purtroppo, accade in altre zone d'Italia, fino ad identificare questa criminalità con un Leitmotiv che permea il tessuto sociale ed economico dell'intera provincia e della città di Foggia.
Appreso dell'energica presa di posizione del Governo - l'invio di uomini è una decisione presa intelligentemente -, a differenza di chi - compreso forse anche qualcuno della mia stessa parte politica - invoca addirittura l'invio dell'esercito, ritengo che la mira con cui questo Governo vuole riuscire a debellare questa momentanea fase di contrapposizione tra clan malavitosi sia l'unica strada. Credo che quella indicata - e già adottata - dal Governo sicuramente potrà condurre a risultati, per far sì che la città di Foggia non balzi più alla cronaca (purtroppo) per queste nefaste vicende che sono accadute. Ringrazio il Governo per quanto ha fatto e per quanto ancora potrà fare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Folena. Ne ha facoltà.

PIETRO FOLENA. Signor Presidente, apprezzo il fatto che il Governo abbia


Pag. 75

accolto l'invito formulato ieri dall'opposizione - a cui si è associata anche la maggioranza - di venire subito a riferire in aula.
Tuttavia, dopo il dodicesimo morto dall'inizio del 2003, il nono nella città di Foggia dall'inizio della nuova guerra di mafia, cominciata - come lei ha ricordato - nel giugno scorso, debbo dirle, onorevole Mantovano, considerato che con lei abbiamo già discusso di questi temi, in aula, circa due mesi fa, in occasione dello svolgimento di una nostra interrogazione parlamentare, che sono profondamente insoddisfatto. Infatti, da lei abbiamo appreso che solo ieri, all'indomani della dodicesima vittima e nel pieno di una guerra di mafia che sta colpendo pesantemente la città di Foggia, si è svolta una riunione importante, operativa, di analisi (lei ha riferito in Parlamento quanto è stato espresso durante tale riunione)
Parliamo di delitti che avvengono in pieno giorno con rischi crescenti per i cittadini. Sarà pur vero, onorevole Antonio Leone, che, fino ad ora, a Foggia, non sono stati - per fortuna - colpiti cittadini innocenti, tuttavia vorrei ricordare che a San Severo, nel giugno scorso, morì, suscitando un'emozione immensa nell'opinione pubblica dell'intero paese, una bambina molto piccola. Fu colpita da un proiettile sparato da un membro di queste bande che si fronteggiano in diversi comuni della Capitanata.
È tardi, dunque, troppo tardi. Si prende atto che non siamo di fronte ad un mero scontro fra gruppi contrapposti attraverso i quali una parte del mondo politico locale - lo dico con grande rispetto nei confronti del collega Antonio Leone, ma ho sentito tale eco, poco fa, anche nelle sue parole - continua ad interpretare i fenomeni della Capitanata. La mia opinione, invece, è quella espressa dal dottor Vigna, nel corso di un'intervista rilasciata ad un giornale pugliese, proprio ieri, e dal presidente Centaro della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, esponente della maggioranza (opinione che anche lei ha espresso, in una certa misura, su questo terreno), ossia che ci troviamo di fronte ad una vera e propria organizzazione sul modello mafioso; un'organizzazione che ha un carattere monolitico particolare nella quale, in tempi diversi, si aprono lotte per la supremazia e per il controllo e che, a differenza di altre organizzazioni - la sacra corona unita, la camorra, la mafia siciliana, la 'ndrangheta -, non ha conosciuto pentiti (nella sua storia ne ha conosciuto uno solo), che ha una capacità di incidenza sul tessuto economico commerciale pesante per l'azione che esercita nel campo dell'usura e del racket. Sono questi gli aspetti di fondo che creano insicurezza e timore tra i cittadini.
Da questo punto di vista, il prefetto ha avuto modo di dire, qualche settimana fa, che vi è scarsa collaborazione. L'onorevole Antonio Leone ha polemizzato con il prefetto di Foggia quasi che quest'ultimo avesse accusato indistintamente l'intera popolazione. Sono del tutto convinto che la stragrande maggioranza della città e della provincia di Foggia, anche per le sue straordinarie tradizioni democratiche e popolari, per l'esperienza di solidarietà organizzata nel sindacato, anche con riferimento alle grandi forze popolari, democratiche, della sinistra che storicamente si sono radicate in quella provincia, non può negare e non vedere come questa presenza intimidatoria, questa sorta di monopolio impunito da parte dell'organizzazione mafiosa della società, senza aver avuto conseguenze, se non tardive, abbia determinato una situazione molto pericolosa: una situazione che deve essere stroncata rapidamente se non vogliamo guai peggiori. Lo dico perché è a tutti noto che in questo Parlamento, nel corso di questa legislatura, sono state approvate norme, come quelle sulle rogatorie, di cui le grandi organizzazioni criminali pugliesi purtroppo si sono ampiamente servite nei dibattimenti ancora in corso in molti uffici giudiziari della Puglia; i segnali giunti dall'alto non sono stati, quindi, incoraggianti.
Da questo punto di vista, dobbiamo anche sapere, come ci dice la Commissione


Pag. 76

parlamentare antimafia - vedremo la relazione che da questa verrà -, che esiste, accanto alla presenza criminale organizzata vera e propria, un'ampia zona grigia di illegalità, di corruzione, di affarismo e di cattiva amministrazione, nella quale, purtroppo, questi fenomeni criminali trovano un aggancio. Allora, occorrono risposte e reazioni di qualità diversa.
Signor sottosegretario, oggi, a tre giorni dalle elezioni provinciali, lei ci ha annunciato che arriveranno dieci agenti a Cerignola e qualche altro in provincia. Lei stesso, onorevole Mantovano, recatosi a San Severo dopo l'omicidio di quella bambina, qualche mese fa, aveva avuto modo di dire che, in carenza di personale, bisognava redistribuire il personale delle forze di polizia e dell'Arma dei carabinieri esistente all'interno della provincia di Foggia. No! Dobbiamo potenziare la presenza della polizia e, soprattutto, la presenza delle volanti della polizia sulle strade, di giorno e di notte, nelle città di Cerignola, San Severo, Manfredonia, nelle altre città e, prima di tutto, nelle città di Bari e di Foggia. Inoltre, abbiamo bisogno di fare anche scelte più significative. In modo particolare, io credo che sia necessaria l'istituzione di una sezione staccata della corte d'appello di Bari nella città di Foggia, come io ed altri colleghi abbiamo proposto da tempo, avendo riguardo a tutto quello che tale misura potrebbe attivare.

PRESIDENTE. Onorevole Folena...

PIETRO FOLENA. Mi riferisco all'attività della DDA ed alle attività delle forze investigative. A mio modo di vedere, tutto ciò è un dovere, un obbligo per dare risposte molto più energiche ad un fenomeno che ha superato ogni livello di guardia.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Folena.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, ringrazio il Governo sia perché è venuto a riferire sollecitamente al Parlamento sulla situazione della criminalità nella provincia di Foggia sia per le rassicurazioni fornite dal sottosegretario Mantovano sulle iniziative volte a contrastare tale criminalità.
È una situazione, quella della criminalità nel Foggiano, che definire allarmante è poco. Dall'inizio del 2003, sono avvenuti, in provincia di Foggia, ben 12 omicidi, di cui 6 nella città capoluogo. A questi vanno ad aggiungersi quelli avvenuti nel 2002. Questa recrudescenza della criminalità comune ed organizzata, questa guerra tra bande alla quale faceva riferimento, poco fa, l'onorevole Antonio Leone, ha sicuramente creato un senso di insicurezza nella popolazione civile, ha determinato un clima di paura e di allarme e, forse, rischia di destabilizzare le libertà essenziali dei cittadini.
Tuttavia, onorevole Folena, bisogna evitare le speculazioni politiche: la legge sulle rogatorie non c'entra niente ed il problema, che certamente preoccupa tutti, può essere risolto soltanto se lavoriamo insieme e lo affrontiamo senza contrapposizioni.
Le forze dell'ordine e la magistratura compiono il loro dovere al meglio, ma vanno aiutati. Ecco perché anch'io invito i cittadini della provincia di Foggia a collaborare al massimo, denunciando e riferendo fatti ed episodi che possono essere utili alle indagini, ma prendo atto che il Governo invierà maggiori uomini e mezzi nel territorio al fine di garantire una completa copertura della legalità, cosa che anche noi abbiamo chiesto, qualche giorno fa, mediante la presentazione di interrogazioni parlamentari.
La pianta organica risale agli anni ottanta. Nel frattempo, è cambiato il territorio, è aumentata la popolazione, sono aumentati i fenomeni criminali. Ecco perché è giusto dotare la provincia di Foggia di un adeguato numero di elementi delle forze dell'ordine, tenendo conto che la Capitanata costituisce un territorio complesso ed influenzato da infiltrazioni criminali provenienti anche da territori limitrofi. Va ricollocato a Foggia il reparto prevenzione crimini, una forza specializzata


Pag. 77

per prevenire, appunto, i crimini; la direzione distrettuale antimafia potrebbe distaccare un magistrato direttamente a Foggia per seguire in loco le indagini; si può anche istituire a Foggia una sezione staccata della corte d'appello, onorevole Folena. Questa è una vecchia battaglia che noi stiamo conducendo! Abbiamo presentato proposte di legge ed abbiamo fatto inserire nella legge finanziaria dell'anno scorso ed in quella di quest'anno fondi appositi per istituire a Foggia una sezione staccata della corte d'appello. Questa è, ripeto, una vecchia battaglia di Alleanza nazionale e dell'intera Casa delle libertà! Ci auguriamo di riuscire a portare a termine questa rivendicazione giusta per la città di Foggia in questa legislatura.
Alla situazione di carenza di uomini delle forze dell'ordine si aggiunge, però, anche una forte carenza di organico dell'amministrazione giudiziaria. Abbiamo sollecitato più volte, per il tribunale di Foggia, l'invio di più personale e di più magistrati. Una giustizia rapida e, magari, un maggior ricorso ai processi per direttissima, ove ne ricorrano i presupposti, è essenziale per combattere la criminalità perché consente di assicurare alla giustizia gli autori dei reati e di mettere questi ultimi nelle condizioni di non nuocere. Una giustizia rapida e la certezza della pena sono importanti per sconfiggere la criminalità.
Occorre sicuramente individuare anche il rapporto esistente tra criminalità organizzata e criminalità diffusa, cui faceva riferimento poco fa nel suo intervento il sottosegretario Mantovano, per spezzare i rapporti in essere; ma sconfiggere la criminalità organizzata significa anche giocare d'anticipo, usare tempestivamente le misure di prevenzione, a cui pure faceva riferimento il sottosegretario, e lasciare in carcere i colpevoli. A tutto questo va unita un'azione parallela diretta a costruire una cultura della legalità, la fiducia in uno Stato retto da regole. Illegalità zero noi chiediamo per la Capitanata, e siamo certi che l'azione del Governo, assicurataci un attimo fa dal sottosegretario Mantovano - e per ciò voglio ancora ringraziarlo -, l'impegno della magistratura e delle forze dell'ordine, la collaborazione dei cittadini, riusciranno a sconfiggere la criminalità organizzata nella mia provincia e riusciranno a far tornare la tranquillità nei cittadini di Foggia (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio anche il Governo per la tempestività dell'intervento con cui è venuto in aula a riferire sulla vicenda o sulle vicende che hanno ferito profondamente la comunità della Capitanata, oltre ad aver provocato la morte di numerosi soggetti. Non mi sono mai sognato di immaginare che sulle questioni della sicurezza si dovesse far polemica, ho grande fiducia nelle nostre risorse investigative, ma credo che qui bisogna fare un ragionamento assai diverso da quello consueto e ordinario che viene fatto in queste circostanze. Intanto, signor Presidente, onorevoli colleghi, sulla vicenda foggiana ci sono almeno tre contraddizioni che vanno risolte.
La prima contraddizione riguarda una segnalazione fatta dal SISDE. Il direttore del SISDE, il generale, ora prefetto, Mori denunciò in Commissione parlamentare antimafia il pericolo gravissimo, la minaccia all'economia e alla politica per la terra di Capitanata, determinata da una riorganizzazione della cosiddetta «società» in una forma nuova, appunto la «nuova società». Giunti a Foggia, le autorità di pubblica sicurezza locali ci guardavano come persone venute da chissà quale mondo nel registrare gli avvenimenti, denunciando il fatto che di questa mafia sostanzialmente non vi era traccia e che vi era una criminalità stracciona, non in grado di far paura praticamente a nessuno. È la prima contraddizione.
La seconda contraddizione è la mafia che non c'è. Io ho sentito anche poco fa il collega Antonio Leone: non parliamo di una mafia che riguarda altri territori. E qui c'è anche un'altra contraddizione,


Pag. 78

quella riferitaci dalle stesse autorità di pubblica sicurezza locali: non c'è una mafia nel Foggiano, ma ci sono 800 affiliati ad associazioni mafiose.
Vi è una terza contraddizione, che vorrei riportare e che sta anche nell'intervento del sottosegretario Mantovano. Conosciamo benissimo le aree, i luoghi e i clan, le famiglie che muovono questi interessi criminali e che determinano le scelte omicide, ma non perseguiamo nessuno, perché il vero problema, caro Presidente, onorevoli colleghi, della terra di Capitanata è che c'è una sostanziale, generalizzata impunità dei colpevoli. E allora io mi permetto di fare un'analisi alternativa a quella che è stata fatta, sulla quale vorrei che ci fosse un po' di attenzione: 12 omicidi dall'inizio dell'anno in provincia di Foggia; 1 omicidio a Cagnano Varano con feriti tra gli innocenti e incolpevoli passanti (altro che un regolamento di conti tra di loro!); un regolamento di conti a San Severo, dove - è stato ricordato - una povera bambina di 11 anni è rimasta uccisa, testimone innocente; un sequestro di persona a Cerignola (Ciannamea, un ragazzo di 16 anni). Quest'ultimo lo ricordo perché, anche se fuori da tale periodo temporale, dopo essere stato sequestrato è stato ucciso, ma quello che è più grave è che ora sotto protezione sono i familiari della vittima perché sono stati minacciati da coloro che sono stati ritenuti colpevoli. Ma continuo: 9 omicidi a Manfredonia, tutti omicidi senza un autore, fino ad oggi, alcuni dei quali in strada, in ore di passeggio, terrorizzando la comunità, comunità nella quale c'è un magistrato coraggioso, che è quello che ha indagato sui clan, che ha subìto un'intimidazione l'anno scorso e un attentato quest'anno. Anche questa intimidazione e questo attentato sono stati sottovalutati.
Vi è stato un omicidio a San Giovanni Rotondo sul sagrato del santuario di Padre Pio; evidentemente, una predilezione per i sagrati tenuto conto che anche al santuario dell'arcangelo San Michele è stato consumato un altro omicidio. Ma, come se non bastasse, a Sannicandro sono stati commessi due omicidi con agguati tipicamente mafiosi. Ed ora si parla, leggendo un clamoroso articolo apparso sui giornali, anche di un'ingerenza all'interno delle attività di vendita di souvenir a San Giovanni Rotondo dove, addirittura, vi sarebbe anche uno spaccio di sostanze stupefacenti, e persino non sarebbero immuni da questioni di questa natura anche alcuni lavori che si effettuano all'interno del contratto d'area di Manfredonia.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, sicurezza e sviluppo sono il binomio indispensabile e inscindibile per far crescere il sud del paese. Noi abbiamo visto che Foggia è stata destinataria di una sostanziale quanto assolutamente ingiustificata distrazione da parte di chi è preposto ad intervenire in questa materia; mi riferisco agli interventi che sono stati offerti dal Governo che - mi dispiace dirlo - sono oggettivamente modesti stanti le proporzioni e, in qualche misura, troppo consueti per essere efficaci. A nostro avviso, l'impunità di questi delitti richiede altre risorse investigative che siano più efficaci, più professionali e più capaci di incidere in quel tessuto che non è omertoso perché è proprio della cultura locale, ma è la giusta paura per l'impunità che determina l'omertà di quella comunità. Occorre, inoltre, recuperare l'impegno per quel programma di sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno che vedeva in Manfredonia e in Foggia un punto di orgoglio.

PRESIDENTE. Onorevole Sinisi, si avvii a concludere.

GIANNICOLA SINISI. Ho finito, Presidente. Noi non vogliamo essere rasserenati per i risultati ma vogliamo che si lasci il posto ai progetti, agli interventi e alle riforme, e siamo pronti a discutere e disposti, nell'interesse della comunità foggiana, anche ad escogitare ragioni. Speriamo soltanto che dall'altra parte ci sia qualcuno che voglia ragionare insieme a noi (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mongiello. Ne ha facoltà.


Pag. 79

GIOVANNI MONGIELLO. Signor Presidente, non vivo quotidianamente la situazione di Foggia, tuttavia, avendo vissuto in tale città e avendo ricoperto anche la carica di sindaco, tutto ciò, evidentemente, non fa che pesare sulla mia coscienza e mi fa riflettere.
Ho ascoltato i colleghi che mi hanno preceduto e debbo dire che non c'è una sottovalutazione della situazione. C'è anzi un riconoscimento per la storia di questa comunità cittadina e provinciale della Capitanata, ed è storia di gente perbene. C'è, infatti, un tessuto sociale e civile che è stato per lunghi anni il punto di riferimento per una sana convivenza civile; e tutto questo non è venuto meno.
Considero l'intervento svolto dal sottosegretario Mantovano corretto e serio in quanto fotografa la situazione attuale. Foggia non è la nuova Chicago dell'Italia, ma vive un momento particolare e incredibilmente singolare in ordine ad una situazione dell'economia e dell'occupazione non esaltante. Foggia vive, infatti, una profonda disoccupazione e, quindi, uno stato economico e sociale non all'altezza delle esigenze della comunità locale come, d'altronde, si può apprendere leggendo le graduatorie stilate da Il Sole 24 Ore.
Alla città di Foggia mancano parecchie cose e, pertanto, vi è la necessità di un intervento pubblico in modo che si diano ai giovani delle opportunità per impedire che possano essere arruolati dalla criminalità organizzata, e possano essere invece indirizzati verso un'esistenza laboriosa ed operosa; ciò potrà avvenire chiedendo e possibilmente ottenendo un lavoro.
Per quanto mi riguarda, Foggia è comunque una comunità composta ancora da gente sana e perbene.
L'onorevole Sinisi ha tratteggiato, per grandi linee, una situazione che non è quella che è stata illustrata dagli altri colleghi. Il collega Antonio Pepe mi ha riferito che, nella scorsa legislatura, era stato chiesto all'allora sottosegretario all'interno Sinisi un rafforzamento degli organici di polizia, ma che egli rispose non ce ne era bisogno, perché non ne sussisteva l'esigenza. Oggi l'onorevole Sinisi ha affermato che le cose non stanno così; bene, è evidente che vi è la necessità di intervenire, ma per quanto mi riguarda, vorrei affermare con serenità d'animo - vorrei rappresentare, al riguardo, che non sono stato eletto parlamentare nella provincia di Foggia, ma che sono foggiano da sempre, e che sono stato sindaco di quel comune fino al 1983, anno in cui venni eletto in Parlamento - che Foggia è una città sana ed ha una comunità ancora sana.
Ritengo che vi sia la necessità di un intervento da parte dell'autorità giudiziaria, quando leggo su un giornale titoli come «sciolse un bambino nell'acido, è già a casa» (Applausi del deputato Angela Napoli)! Si tratta di messaggi che inducono la gente a delinquere, sapendo che c'è comunque...

ANGELA NAPOLI. Bravo!

GIOVANNI MONGIELLO. ...un'impunità garantita dall'autorità giudiziaria! Questi sono messaggi devastanti che non dovrebbero essere presenti in una società civile che vuole organizzarsi serenamente e pacificamente.
Per quanto mi riguarda, ringrazio il Governo ed il sottosegretario Mantovano, e vorrei concludere dicendo che Foggia ha bisogno non di un po' di elemosina per la sua sicurezza, ma di ciò che effettivamente le serve: lavoro, e possibilmente più agenti di polizia ed un maggiore controllo del territorio (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Spina Diana, che ha a disposizione un minuto di tempo, poiché era previsto l'intervento di un deputato per ciascun gruppo, ma comprendo come l'importanza del tema possa suscitare il desidero di intervenire. Ne ha facoltà.

DOMENICANTONIO SPINA DIANA. Signor Presidente, come dirigente del Ministero dell'interno ho prestato servizio


Pag. 80

per tredici anni presso la prefettura di Foggia, e pertanto conosco le statistiche degli anni settanta e dei primi anni ottanta sulla criminalità della Capitanata e della sua provincia.
Credo che fare oggi della retorica su questo fenomeno, che io ritengo sì sussistente, ma anche contingente, e determinato anche da specifiche situazioni locali, non renda merito a tutti quei magistrati, prefetti, questori e comandanti di gruppo di altissimo livello professionale che hanno prestato servizio negli ultimi trent'anni a Foggia e nella sua provincia. Si è trattato, infatti, di funzionari di grandissimo livello, che hanno assolto alla loro funzione con notevole impegno e con rilevanti risultati, al punto che oggi è possibile affermare che quelle statistiche degli anni settanta ed ottanta sono scomparse; per tale ragione, questi episodi di criminalità possono essere veramente definiti sporadici, e comunque non sono tutti collegati o collegabili tra di loro al punto tale da affermare che esiste un rapporto di mafia o un racket generalizzato nella nostra provincia.
Ritengo anch'io, come hanno già illustrato altri colleghi, che una migliore organizzazione e distribuzione delle forze dell'ordine, l'istituzione a Foggia di una sezione della Corte d'appello e l'istituzione a San Giovanni Rotondo, un territorio al centro del Gargano in grande espansione economica, di una sezione distaccata del tribunale siano provvedimenti tecnici in grado di migliorare la situazione dell'ordine pubblico e di contrastare la criminalità.
Signor Presidente, in conclusione, mi consenta di rivolgere questa domanda: dopo 30, 40 anni di grande impegno delle forze dell'ordine e della magistratura nella nostra provincia, da dove viene questo arruolamento, se non da quelle sacche di disoccupazione giovanile che ancora persistono nella nostra provincia e dal fortissimo ed alto indice di evasione scolastica dovuto anche ad un piano di scolarizzazione e di realizzazione scolastica approvato e finanziato nel 1985 dall'amministrazione provinciale di Foggia e non ancora attuato? Questi nuovi professionisti vengono pescati dall'evasione scolastica e, infine, dal tessuto sociale e dalla mancanza di fondi di cui gli enti locali soffrono in materia di servizi sociali.
Da quando si è attuata la legge n. 382, ossia dal 2000, gli enti locali non ricevono più fondi per i servizi sociali e non si riesce ad eliminare quel cordone ombelicale che dalle attività criminose arriva fino ai tossicodipendenti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Onorevole collega, mi dispiace doverla interrompere, ma il tempo a sua disposizione è terminato. Lei aveva a disposizione un minuto e lo ha ampiamente superato. Mi dispiace, perché l'avrei ascoltata volentieri.
Abbiamo così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sulla situazione dell'ordine pubblico nella provincia di Foggia.
Ringrazio i colleghi che sono intervenuti su questo importante tema.

Back Index Forward