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PRESIDENTE. L'onorevole Peretti ha facoltà di
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, i deputati dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro hanno presentato questa interrogazione per accendere i riflettori su una realtà come quella del Sudan nel quale è in corso una guerra di religione ed etnica di grandi dimensioni.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Peretti; è stato rigorosamente nei tempi.
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il ventennale conflitto in Sudan tra il Governo di Khartoum e, l'opposizione del movimento e dell'esercito di liberazione del popolo sudanese sembra avvicinarsi ad una soluzione negoziata. È in corso in Kenya una conferenza di pace condotta sotto l'egida dell'IGAD (Organizzazione di cooperazione regionale per il Corno d'Africa) alla quale l'Italia partecipa come osservatore con Stati Uniti, Regno Unito e Norvegia.
sul rispetto di diritti umani, che ha aperto la strada agli sviluppi odierni.
PRESIDENTE. L'onorevole Peretti, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, siamo molto soddisfatti delle parole del ministro, perché riteniamo che la soluzione di questo conflitto sia molto importante per la popolazione del Sudan.
Vi sono, fino a questo momento, almeno due milioni di morti. Si parla di 5 milioni di profughi e soprattutto di violenze inaudite sulla popolazione.
Crediamo che la comunità internazionale si debba muovere. Chiediamo che l'Italia si possa muovere per far arrivare al Sudan il senso della solidarietà internazionale ma soprattutto la volontà di far cessare queste violenze.
Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
Nel corso dei negoziati, i partner hanno raggiunto intese di principio su un periodo transitorio di sei anni al termine del quale la struttura costituzionale del paese verrà definitivamente stabilita attraverso un referendum nel Sudan. Trattative sono in corso sul futuro assetto politico-economico, anche in relazione ai proventi del petrolio, nonché sulle questioni relative alla sicurezza, inclusa la ristrutturazione delle Forze armate.
In pendenza di un accordo globale che potrebbe essere raggiunto nei prossimi mesi, le parti hanno concordato la cessazione delle ostilità in tutto il territorio. I meccanismi di monitoraggio concordati confermano che, con l'eccezione della regione, la tregua sostanzialmente tiene in tutto il paese. Questo elemento ci ha portato ad un generale sollievo delle popolazioni sottomesse da decenni a privazioni, sofferenze e violenze indicibili.
I più recenti sviluppi inducono ad una valutazione positiva dei negoziati ai quali anche gli Stati arabi hanno finito per dare il loro sostegno. Negli ultimi tempi, in particolare nell'ultimo anno, la comunità internazionale si è mobilitata per porre fine a questo tragico conflitto e alle persistenti violazioni dei più elementari diritti umani (i primi risultati della mobilitazione si vedono).
L'Italia è stata oltretutto il primo paese a promuovere un dialogo critico con il Governo di Khartoum, incentrato soprattutto
L'inclusione nel recentissimo gruppo dei quattro paesi osservatori che partecipano direttamente ai negoziati di pace è il frutto di questa azione del Governo. Pensiamo che solo le conclusioni di un accordo di pace e la sua applicazione possano creare le condizioni entro le quali le violazioni ed i crimini denunciati possano essere definitivamente estirpati.
Non abbiamo mancato l'opportunità di ribadire - ultimamente, il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, senatore Mantica, a Khartoum poi in Kenya con esponenti del Governo sudanese e dell'esercito di liberazione - che il paese africano, come tutti i membri delle Nazioni Unite, deve rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali contenute nella Carta dell'ONU e nella dichiarazione dei diritti dell'uomo. Come presidente dell'IGAD Partners Forum (organismo che riunisce i paesi membri dell'IGAD e i principali donatori), il Governo italiano ha sottolineato che il flusso degli aiuti allo sviluppo, a parte quelli di natura essenzialmente umanitaria, potrà riprendere solo quando cesseranno queste violazioni ed abusi e saranno compiuti concreti progressi sulla strada della democrazia e della libertà.
Siamo soddisfatti anche per il ruolo dell'Italia, impegnata a portare nella comunità internazionale il peso delle proprie capacità di relazione per risolvere una questione che riteniamo molto importante. Noi vogliamo che la pace e la democrazia ritornino in tutti i paesi ma, soprattutto, vogliamo che finiscano l'odio e la violenza nei confronti della comunità minoritaria cristiana in Sudan, anche per mettere i missionari italiani nella condizione di poter operare in sicurezza nell'interesse delle popolazioni di quel paese (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e di Forza Italia).