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PRESIDENTE. L'onorevole Fioroni ha facoltà di
GIUSEPPE FIORONI. La ringrazio signor Presidente, ma
PRESIDENTE. Il sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, senatore Ventucci, ha facoltà di
COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Nel rapporto generale consegnato al Governo, la commissione per la ricostruzione delle vicende che hanno caratterizzato in Italia le attività di acquisizione dei beni dei cittadini ebraici da parte di organismi pubblici e privati ha raccomandato l'opportunità di proseguire il lavoro di indagine in materia di risarcimento e restituzioni, in materia di ricerca storica per settori non approfonditi ed in materia di conservazione della memoria e del sostegno ad esperienze didattiche e divulgative sul tema della persecuzione ebraica.
governi, è già al lavoro presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, una apposita commissione di studio, che ha tra i suoi compiti quello di esaminare la possibilità di dare soluzioni in via interpretativa ai profili problematici manifestati dalla legislazione restitutoria.
PRESIDENTE. L'onorevole Fioroni ha facoltà di
GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, salvo la cortesia e la particolare amabilità del sottosegretario Ventucci, ritengo che lo stesso sottosegretario sia consapevole di non aver risposto alla nostra interpellanza, fornendo - come spesso capita al Governo in questo periodo - una risposta che, mentre promette, evidenzia anche l'impossibilità di fornire riscontri certi. Tra l'altro, non si fa a meno di dire : noi qualcosa abbiamo fatto, mentre gli altri cosa hanno fatto?
parte della norma transitoria e oggi gli eredi della famiglia Savoia, legittimamente, sono tornati in Italia. Credo che questa sia una cosa importante. È questa la parte su cui verteva l'interpellanza e alla quale il sottosegretario Ventucci non ha fatto minimamente riferimento: questo Parlamento, questa maggioranza, questo Governo hanno ritenuto indispensabile rimuovere una norma transitoria della Costituzione, utilizzando il concetto del perdono che credo sia molto importante. Ma il perdono necessita anche di una giustizia. Dopo sessantacinque anni, chi è stato vittima di un'ingiustizia fondamentale, promulgata da Vittorio Emanuele III e voluta fortemente dall'allora regime fascista, debba avere qualcosa di più che dieci righe di scuse apparse sui giornali, anche italiani, dopo sessantaquattro anni, da parte degli eredi della famiglia Savoia, ed una rapida dichiarazione pubblicata il 13 settembre, sempre dello scorso anno, dopo che il Vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, in una visita alla comunità ebraica, aveva detto che, tutto sommato, qualche danno era stato subito anche dagli ebrei e qualche responsabilità era da attribuire alla casa Savoia.
confiscati. Su questo, a parte il fatto che il terzo comma della XIII disposizione transitoria resta ancora in vigore, io credo che questo dovrebbe ancora di più indignare un Governo che ha compiuto un atto di perdono in Parlamento, verso qualcuno che non aveva chiesto di essere perdonato, ma che ha ritenuto così di mettere pace, dopo 65 anni, a una vicenda. Credo che noi abbiamo il diritto, non solo di spiegare che quel terzo comma non è stato mai abrogato, ma di verificare tutto questo, il che è molto più facile da accertare - se c'è la volontà di accertarlo -, di quanto non lo sia effettivamente, di cosa è stato tolto agli ebrei e alle vittime dell'olocausto e delle leggi razziali in Italia, accertare se detengono illecitamente dei beni che sono di proprietà del nostro paese. In questo senso, il sottosegretario non ha minimamente fatto riferimento ai fondi. Abbiamo solo parlato di fare una commissione di studio, che manterremo le memorie. È giusto mantenere la memoria nella storia, ma allora, in questo caso, signor sottosegretario, dovrebbe fare qualcosa in più. Impediamo che in questo paese, da parte del ministro della pubblica istruzione e di alcuni governatori delle regioni, si discuta sul fatto di cancellare la memoria della storia, riscrivendo i libri di storia non secondo la verità ma secondo la commissione fatta a misura di coloro che oggi governano. Pertanto, lasciamo una memoria che rispecchi nei libri di storia la verità dei fatti di coloro che sono stati vittime di queste leggi razziali. È importante ricostruire gli archivi della comunità ebraica, ma è anche importante non più studiare, ma andare avanti. È vero che la commissione Anselmi ha detto che dopo la guerra vi sono stati dei risarcimenti, ma con riferimento a risarcimenti parziali, limitati solamente ai casi in cui erano state compiute espoliazioni in denaro e ed espropriazioni di abitazioni che erano ancora costruite e non erano state distrutte: ciò riguarda una parte minima. Il resto deve essere per forza indennizzato e per farlo bisogna finalizzare risorse e bisogna prendere quegli 8 mila decreti di confisca che già sono allegati e su quelli procedere a rimborsare gli eredi di quelle famiglie. Questo è un rimborso materiale che non assolve né risarcisce i danni morali e le violenze che sono state subite, ma che perlomeno consentirà a quelle famiglie di avere un'attenzione da parte di uno Stato e di un Parlamento che hanno perdonato i loro carnefici che emanarono le leggi razziali e che non dedicano un minuto di attenzione alle vittime di quelle ruberie e alle vittime di quelle violenze.
studio, ma che rimborsi i danni agli eredi legittimi, a chi è stato punito in questo paese.
Nella condivisione di tali raccomandazioni, il Governo ha avviato importanti iniziative quali: la pubblicazione sul sito Internet del Governo del rapporto generale della commissione Anselmi, rendendolo immediatamente consultabile per chiunque abbia interesse a conoscere l'importante documento; l'istituzione, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di una commissione di studio per la ricostruzione delle vicende che portarono alla dispersione del patrimonio bibliografico della comunità di Roma; l'intensificazione dell'attività di divulgazione sul tema della persecuzione razziale.
Sulla delicata problematica dei risarcimenti individuali e delle restituzioni il Governo, in sede di valutazione delle misure da adottare in via prioritaria, ha tenuto conto, come dato di partenza, delle indicazioni che la stessa commissione Anselmi ha fornito nelle considerazioni conclusive del rapporto. Mi riferisco, in particolare, alle considerazioni in merito alla sufficiente tempestività, nonostante i gravi limiti riscontrati, della legislazione restitutoria e risarcitoria dell'immediato dopoguerra.
È la stessa Commissione ad affermare che: «nonostante le accertate lungaggini, le interpretazioni spesso restrittive delle norme giuridiche da parte degli organi consultivi, gli inevitabili contenziosi (...) si ha motivo di ritenere che l'opera di restituzione dei beni in favore dei beneficiari non scomparsi in deportazioni fu quasi sempre completa per gli ex perseguitati che si attivarono in tal senso o limitatamente ai beni che non andarono razziati, dispersi o distrutti» e che «la mancata restituzione dei beni riguardò soprattutto quelli non reclamati dagli aventi diritto o dai loro eredi» e che «in ogni caso per quante restituzioni poterono avvenire non annullarono le conseguenze economiche delle limitazioni di proprietà e delle spoliazioni, ma ancor più le sofferenze morali che ad esse si accompagnarono».
Pertanto, è sui gravi limiti riscontrati nell'applicazione della legislazione restitutoria che il Governo ha ritenuto di dover innanzitutto intervenire, rispondendo alle numerose istanze di risarcimento delle violenze morali subite per effetto degli atti di persecuzione razziale che, almeno fino ad oggi, non hanno trovato sufficiente tutela e riparazione.
Per la soluzione di questi gravi problemi, mai seriamente affrontati dei precedenti
Tale soluzione, agevolata dall'orientamento, assunto dalla magistratura competente, favorevole ad un'interpretazione estensiva delle norme e aderente ai principi costituzionali, assumerebbe la forma della direttiva del Presidente del Consiglio, idonea ad indirizzare l'azione amministrativa nel senso favorevole alle istanze di chi è stato pregiudicato nei propri diritti e nei propri bene a causa di spregevoli atti di persecuzione razziale.
Il Governo è consapevole che il quadro conoscitivo in ordine al fenomeno delle spoliazioni e, quindi, alle dimensioni delle esigenze risarcitorie, non è ancora completo e, pertanto, merita di essere ulteriormente approfondito, dichiarando fin d'ora che avvierà le opportune iniziative seguendo e sviluppando le principali linee di ricerca già individuate dalla commissione Anselmi.
Su un tema di tale importanza la nostra interpellanza intendeva porre in rilievo due aspetti. In primo luogo, ricordo che, il 18 novembre del 2002, avevamo già interrogato il Governo su un analogo argomento, proprio perché il precedente Governo di centrosinistra aveva portato a compimento l'importante lavoro svolto dalla commissione Anselmi per conto del nostro esecutivo.
Tale lavoro ha messo in evidenza non soltanto alcuni aspetti di espoliazione ai danni della popolazione ebraica italiana, come ha ricordato il sottosegretario Ventucci, ma anche tutta una serie di altri fenomeni che non possono sfuggire al sottosegretario Ventucci e al Governo e che riguardano veri e propri furti, depredazioni, violenze morali, violenze materiali, danni ingenti che non possono essere archiviati semplicemente dicendo: mettiamo in piedi una nuova commissione di studio per verificare come operare i risarcimenti. Intanto, cerchiamo di mettere le cose in fila. Credo sia un aspetto che a noi interessa molto.
Stiamo parlando di un problema che nasce nel 1938, sessantacinque anni fa, quando il 17 novembre, Vittorio Emanuele III, per grazia di Dio e volontà della nazione re d'Italia e imperatore di Etiopia, ritenne urgente ed indispensabile provvedere ad emanare una serie di leggi che pongono un marchio indelebile sulla responsabilità della monarchia e del regime fascista nel nostro paese. Credo che questo sia il primo punto di cui parlare. Le leggi razziali, che hanno riguardato la difesa della razza, hanno posto limiti agli ebrei, stabilendo con chi potessero sposarsi o prevedendo l'impossibilità di prestare servizio militare, di esercitare l'ufficio di curatore di minori o di incapaci, di essere proprietari o gestori a qualsiasi titolo. Si sono previste limitazioni della capacità genitoriale e limitazioni nell'esercizio di qualunque tipo di attività sul territorio nazionale. Le leggi razziali hanno riguardato la professione degli ebrei. Si sono presi provvedimenti anche nei confronti degli ebrei stranieri e provvedimenti per evitare l'integrazione dei bambini ebrei nelle nostre scuole, senza parlare delle leggi emanate non dalla casa Savoia ma dalla Repubblica sociale.
Ebbene, rispetto a questo contesto di leggi, di cui Emanuele III vede sia la necessità che l'inderogabile urgenza, questo Parlamento ha giustamente detto che bisognava voltare pagina, ha abrogato una
Allora, se vogliamo essere onesti, accanto al perdono verso la famiglia Savoia, che rientra in Italia, grazie all'annullamento della disposizione transitoria della Costituzione, credo vi sia la necessità, da parte del Governo italiano e di questo Parlamento, di fare giustizia, dopo sessantacinque anni, nei confronti di coloro che da quella famiglia, da quella monarchia e da quel regime hanno subito danni. Non si è trattato soltanto di espoliazioni. Vi sono stati ruberie, furti e violenze di ogni tipo. Se il sottosegretario Ventucci o il Presidente del Consiglio hanno il tempo o la bontà, leggano - come è capitato di fare a noi - per intero le 540 pagine della relazione della commissione Anselmi su quello che è avvenuto tra il 1938 e il 1945 e, soprattutto gli 8 mila decreti di confisca. È vero che molto è ancora da studiare, ma in quegli 8 mila decreti si legge la crudeltà con cui quelle disposizioni sono state applicate. La crudeltà non ha riguardato soltanto i beni mobili, non ha riguardato soltanto le azioni, non ha riguardato soltanto i depositi bancari. Si è avuta la capacità di espropriare la famiglia anche delle pantofole e degli spazzolini da denti dei figli. Credo non si possa dire che, oggi, non siamo in grado di effettuare i risarcimenti. Non possiamo pretendere ciò.
Anche i Savoia non ci hanno chiesto, signor sottosegretario, di rientrare in Italia e questo Parlamento ha ritenuto che era ora di avviare una vicenda di riappacificazione nazionale. Credo che non dobbiamo aspettare che coloro che a seguito delle leggi razziali hanno subito danni immensi e incalcolabili vengano a chiederci memoria dei danni che lo Stato o i privati gli hanno provocato a seguito di quelle leggi.
E dire che dopo 65 anni, mentre si sono completamente dimenticati e assolti quelli che quelle leggi hanno promulgato, - e ciò non significa far ricadere le colpe dei padri sui figli, ma significa rendere corresponsabili coloro che hanno promulgato quelle leggi e che con due righe hanno detto che «qualche responsabilità l'avevamo anche noi nell'aver promulgato quelle leggi, che restano una vergogna per la nostra famiglia» -, si ha l'opportunità di rispondere facendoci, noi Stato, parte diligente nel rimborsare coloro che forse non hanno tempo di andare su Internet e forse non sanno neanche di cosa sono stati depredati. In ogni caso, in quegli otto mila decreti di confisca abbiamo tutta la capacità di individuare chi sono, dove sono, chi sono gli eredi, come anche quella di acquisire negli archivi rimasti gli ulteriori elementi, senza grossi sforzi, di una capacità di ruberia e di una violenza infinita che è stata esercitata su cittadini italiani, semplicemente perché un re di questo paese aveva emanato una legge che consentiva di sottoporli a questa violenza.
Signor sottosegretario, nel momento in cui hanno messo piede per la prima volta nel nostro paese, a seguito della norma che il nostro Parlamento ha approvato, si è parlato per un lungo periodo di tempo anche di poter far rientrare in possesso i Savoia dei beni che gli erano stati giustamente
Tutto ciò può sembrare qualcosa di anacronistico. Tuttavia, oggi facciamo questo dibattito in una singolare coincidenza. Mentre vediamo quanto succede per una guerra che pensavamo di avere cancellata, ovvero la seconda guerra mondiale, oggi ne vediamo quasi una terza che sta avvenendo in Iraq e ciascuno di noi si commuove nel vedere abitazioni distrutte, ospedali distrutti, bambini morti, genitori anziani feriti sulle strade.
Ci commuoviamo e pensiamo agli aiuti umanitari e a come ricostruiremo. Bene, tutto ciò deve indurci a pensare che, dopo 65 anni, in questo paese, ci sono ancora persone che hanno subito danni, violenze, furti, ruberie ed espropriazioni e non hanno avuto dallo Stato italiano alcun gesto di attenzione e, a proposito di quegli 8 mila decreti di confisca, non hanno avuto alcuna risposta fattiva.
Ritengo, quindi, che non vi sia più la necessità di commissioni di studio ma solo un'opportunità e una volontà politica (semmai c'è).
La stessa determinazione che avete profuso per fare rientrare i Savoia, abrogando il terzo comma della XIII disposizione transitoria della Costituzione, questa stessa determinazione, ritengo che la si possa dimostrare per restituire ciò che è stato ingiustamente tolto a seguito delle leggi razziali.
Così, avremo perdonato i Savoia, ma lo avremo fatto anche avendo riportato la giustizia nel nostro paese. Così, avremo ottenuto la vera pace e un perdono a seguito di un atto di giustizia, per il quale non serve studiare ma semplicemente basta riprendere quei decreti di confisca e mettere al lavoro una commissione, non di
Forse, in questo modo, molto probabilmente, avremo fatto qualcosa di buono, perché non credo che la comunità ebraica che ha subito questi danni sia rimasta soddisfatta dalle banali dieci righe di ringraziamento e di scuse che la famiglia Savoia ha rivolto ad essa quando è rientrata in Italia.