ad adottare iniziative normative volte a subordinare la concessione di contributi da parte dello Stato in favore di scuole, centri culturali, luoghi di culto appartenenti a confessioni religiose e associazioni alla previa verifica dell'assenza negli statuti dei predetti enti di disposizioni limitative della capacità giuridica e di agire delle persone, dell'esercizio della libertà, anche religiosa, nonché del diritto in capo agli aderenti e/o agli associati di recedere dal vincolo e dall'appartenenza religiosa o associativa.
fatica ad incentivare politiche di conciliazione tra il lavoro e la scelta di maternità e paternità;
a monitorare con un puntuale e rigoroso programma di indagine quanto la pratica dell'infibulazione sia diffusa in Italia;
l'emergenza rifiuti, comprese le risorse inviate per la bonifica ambientale e dei siti di interesse nazionale (legge n. 426 del 1998) per i quali non è stato previsto ne realizzato alcun intervento;
del prezzo del greggio sui costi finali dei prodotti agricoli.
premesso che:
la concezione giuridica islamica si colloca su un piano del tutto avulso ed indipendente rispetto alla concezione occidentale, in quanto i diritti dell'uomo si impongono come un dato di fede;
i diritti dell'uomo sono, infatti, legati a doveri verso l'Islam e, quindi, non derivano dalla «legge naturale». L'Islam garantisce propri principi di eguaglianza e fratellanza senza discriminazioni di razza, il dovere di reciproca assistenza e la coesistenza pacifica tra i popoli e le religioni;
la concezione islamica sottolinea il dovere del musulmano di seguire la via perfetta tracciata da Dio, e non i diritti fissati dall'uomo. È questa legge divina che assicura l'equilibrio e il benessere della comunità;
sulla base di questa premessa, mentre per la civiltà occidentale i diritti dell'uomo si basano sui due principi fondamentali dell'eguaglianza di tutti gli esseri umani e della loro uguale libertà, il diritto islamico classico, invece, regolamenta anche alcune relazioni di disuguaglianza: in particolare, quelle tra uomo e donna e tra musulmani e non musulmani;
è stabilita, inoltre, l'impossibilità per il musulmano di abbandonare l'Islam, ritenuta religione ultima e perfetta;
quelli sopra menzionati costituiscono i punti di totale cesura tra la cultura occidentale e quella islamica;
nel momento in cui la presenza di cittadini che professano tale religione diventa un dato crescente nel nostro Paese, diviene pertanto indispensabile tutelare l'ordinamento italiano, affinché possa essere evitato che il diritto alla libertà religiosa e associativa diventi indirettamente uno strumento per violare e/o comprimere i principi fondamentali del sistema democratico;
la Costituzione italiana non ammette alcuna forma di limitazione della libertà individuale, dell'integrità fisica, della capacità e della dignità della persona, ancorché fondata su motivazioni di ordine religioso e/o culturale e/o associativo;
l'Unione europea e l'Italia ripudiano espressamente qualsiasi forma di restrizione, anche implicita, della libertà personale ove questa non sia fondata su disposizioni di legge, anche se derivante da vincoli associativi e/o religiosi;
(1-00170)
«Baldi, Moroni, Angela Napoli, Francesca Martini, Garagnani, Carlucci, Aracu, Degennaro, Ercole, Gallo, Galvagno, Anna Maria Leone, Lussana, Milioto, Mongiello».
premesso che:
la denatalità è un problema che investe tutte le società avanzate del mondo occidentale a seguito della loro trasformazione post-industriale;
secondo il Consiglio d'Europa, l'Italia è il Paese che ha la maggiore percentuale di anziani (18,2 per cento) seguita da Grecia e Spagna;
nel nostro Paese il fenomeno della denatalità assume particolari caratterizzazioni territoriali tra il nord nel quale tale condizione ha un trend negativo costante già da tempo con l'affermazione della famiglia mononucleare e il conseguente ridimensionamento della rete familiare, e il Mezzogiorno nel quale invece viene a concentrarsi una maggiore dinamicità demografica;
in particolare, in nostro Mezzogiorno si conferma come l'area in cui è presente il maggiore numero di giovani, con il 17,3 per cento della popolazione, che hanno un'età compresa tra 0 e 14 anni, contro una media nazionale pari al 14,4 per cento: il Centro e il Nord Italia presentano, al contrario, la quota maggiore di anziani over 65 (rispettivamente il 19,8 e il 19,5 per cento);
secondo dati Onu, l'età media della popolazione degli abitanti dell'Unione europea è di 38,1 anni. Nel 2050 le previsioni parlano di un'età media di 48,5 e i pensionati saranno il 65 per cento della popolazione;
secondo l'Eurostat, nel 2002 ci sono state più morti che nascite nel 43 per cento dei Paesi dell'Unione europea. Nel 2050 si prevede:
1. una diminuzione della popolazione dai 376 milioni di individua del 2000 a 364 milioni e il declino demografico maggiore si verificherà in Italia (-17 per cento), Spagna e Germania;
2. gli under 14 passeranno da 69 a 58 milioni;
3. la forza lavoro (età 15-64 anni) si ridurrà di 203 milioni. Il decremento maggiore si registrerà in Italia (-33 per cento);
4. gli ultrasessantacinquenni saranno 103 milioni (61 milioni nel 2000). Gran parte dell'incremento è rappresentato dagli over 80, il cui numero sarà triplicato alla fine del cinquantennio;
l'indice di natalità nel nostro Paese è molto basso: il numero medio di figli per donna era 2,41 nel 1960, è poi sceso a 1,18 nel 1995 (record storico negativo), oggi è di 1,25 e si prevede che si attesterà sull'1,40 nel 2010, ampiamente sotto la soglia di riproduzione della popolazione (cioè di crescita), che è di 2,1. L'indice medio di natalità dell'Unione europea è di 1,47 figli per donna;
cinquant'anni fa nel nostro Paese eravamo 47 milioni e nascevano 900.000 bambini l'anno. Oggi siamo 10 milioni in più e nascono 350.000 bambini in meno. Con l'attuale tasso di natalità, nel 2050 saremo 52 milioni;
le forti migrazioni, lo spopolamento delle campagne, una maggiore presenza delle donne sul mercato del lavoro, l'alto costo per il mantenimento dei figli, l'inadeguatezza dell'offerta dei servizi e i mutamenti culturali nella società sono stati tra i fattori che hanno disincentivato, specialmente nei centri urbani, la natalità;
il subentrare di forme accentuate di flessibilità per quanto concerne l'ingresso nel mondo del lavoro non consente alle nuove generazioni di programmare percorsi di vita comune, a discapito della libera volontà di formare una famiglia;
l'andamento demografico vede una crescita esponenziale di popolazione anziana, il che rappresenta una conquista della società moderna ma nel contempo acuisce il divario nell'equilibrio tra natalità e invecchiamento;
il tema della non autosufficienza rappresenta una frontiera sociale importante per il futuro del nostro Paese che ad oggi pone le famiglie sole davanti al problema senza adeguato sostegno da parte della rete delle protezioni sociali;
il nostro Paese, a differenza degli altri paesi dell'Unione europea, ha fatto
l'invecchiamento della popolazione è un fattore che influenzerà fortemente gli equilibri finanziari, le performance economiche e il mercato del lavoro degli Stati membri dell'Unione europea nei prossimi decenni, acuendo sempre più il divario tra le generazioni e, quindi, l'equilibrio tra natalità e invecchiamento;
le linee di intervento a sostegno della famiglia presentate dal Governo nell'ambito del «Libro bianco sul welfare» risultano essere una semplice enunciazione di intenti prive di prospettive di applicazione concreta in assenza di risorse;
la denatalità e il sostegno alle famiglie non sono problemi esclusivamente finanziari e risolvibili monetizzandoli;
manca da parte del Governo una visione d'insieme a sostegno della famiglia, in quanto i principali provvedimenti che il Governo ha adottato, come nel caso della delega sul mercato del lavoro e dei tagli ai trasferimenti per gli enti locali, o che intende adottare, come nel caso della delega previdenziali, ridimensionano la rete di protezione della famiglia e minano il principio di costituzione materiale della solidarietà tra generazioni,
ad intervenire al fine di predisporre azioni di sostegno alla genitorialità, attraverso l'implementazione di un sistema di servizi tesi ad incrementare la natalità, a partire dall'applicazione dell'articolo 16 della legge n. 328 del 2000, e dotando di risorse adeguate il fondo nazionale per le politiche sociali;
ad indirizzare le politiche di welfare per dare priorità agli interventi per le famiglie, che hanno figli o che ne vogliono avere, predisponendo una maggiore assistenza nella cura a sostegno della crescita dei figli;
a potenziare l'offerta di servizi educativi per la prima e primissima infanzia in tutto il territorio nazionale;
a promuovere e sostenere la scelta verso la maternità responsabile delle donne, siano esse semplicemente madri o anche lavoratrici, garantendo le condizioni per una piena libertà di scelta di maternità;
a potenziare, di concerto con le Regioni, le strutture dei consultori familiari su tutto il territorio nazionale con specifica attenzione alle aree a maggior rischio di disagio sociale;
ad agevolare l'impegno professionale dei genitori, facilitando l'accudimento dei figli, attraverso una riorganizzazione del mercato del lavoro ce consenta percorsi lavorativi più flessibili a domanda e, comunque, finalizzati ad una ridistribuzione degli orari e dei tempi di lavoro nell'arco della giornata e della vita (part time, telelavoro, maggiore flessibilità degli orari, potenziamento dei servizi per la prima infanzia ed altri), al fine di promuovere concrete politiche di conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare, a partire dalla piena applicazione della legge n. 53 del 2000 (Disposizione per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città);
a promuovere azioni positive capaci di superare l'esistente penalizzazione che le lavoratrici madri subiscono nei percorsi di carriera e di lavoro;
a garantire la piena applicazione della normativa della legge n. 53 del 2000 nella parte relativa ai tempi delle città in modo da incentivare l'organizzazione dei tempi dei servizi, dei negozi e dei trasporti, che siano finalizzati a favorire politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia;
a promuovere politiche per la casa a favore di tutte le giovani coppie, al fine di rispondere al desiderio di formazione di nuove famiglie, ma soprattutto di incentivarne la scelta di genitorialità responsabile;
a ripensare il sistema fiscale e redistributivo in funzione dei carichi familiari;
ad aumentare l'importo degli assegni familiari, estendendoli per le famiglie monoreddito anche ai figli che al compimento del diciottesimo anno di età risultino impegnati in percorsi formativi oltre la scuola secondaria superiore e, comunque, non oltre il ventiseiesimo anno di età;
a promuovere politiche di contrasto della povertà per i nuclei familiari a partire dal mantenimento dello strumento del reddito minimo di inserimento legato a percorsi formativi per la ricerca di occupazione, in particolar modo nel Mezzogiorno;
a sostenere le famiglie a cui carico vi sono persone anziane non autosufficienti, con la creazione di un fondo nazionale per la non autosufficienza a carico della fiscalità generale;
a sostenere le famiglie che hanno figli portatori di handicap con la modifica della normativa vigente in materia di congedi parentali in senso più favorevole per i genitori;
ad attivare politiche di ricongiungimento familiare per i lavoratori extracomunitari e a favorire politiche di integrazione di bambini stranieri, facilitandone la piena cittadinanza nel nostro paese;
a potenziare le politiche a favore delle famiglie disponibili ad accogliere e adottare bambini senza famiglia.
(1-00171)
«Violante, Castagnetti, Boato, Di Gioia, Bolognesi, Bindi, Battaglia, Monaco, Turco, Mazzuca Poggiolini».
premesso che:
in molte parti del mondo esistono ancora pratiche di mutilazioni genitali femminili;
in diverse sedi internazionali sono stati adottati indirizzi per la lotta a tale aberrante fenomeno;
in alcuni Stati sono state approvate leggi tendenti ad arrestare questi penosi comportamenti di violenza contro la persona;
la Commissione giustizia del Senato ha approvato, in sede referente, una proposta di legge di modifica del codice penale che rende illegale l'infibulazione sul territorio nazionale;
è assolutamente disumano che in molte parti del mondo ed anche nel nostro Paese si pratichino le mutilazioni genitali femminili;
si rende assolutamente necessario assumere ogni possibile iniziativa per far cessare queste disdicevoli pratiche;
a riferire al Parlamento sulle conclusioni dell'indagine con una dettagliata relazione;
ad assumere, intanto, ogni utile misura per sensibilizzare la comunità contro la pratica di infibulazione;
ed approvare un programma di azioni dirette a combattere la perpetuazione di episodi di mutilazioni genitali femminili;
a diramare una circolare di indirizzo a tutte le pubbliche amministrazioni affinché operino contro il permanere di tali pratiche disumane;
a coinvolgere tutte le associazioni, i movimenti, le strutture delle forze sociali, le realtà religiose e civili impegnate nella promozione della persona umana, le istanze istituzionali ed associative impegnate a promuovere e difendere la dignità della persona-donna, in una forte azione di sensibilizzazione;
a promuovere e sostenere ogni iniziativa internazionale tendente a combattere il fenomeno dell'infibulazione;
a sostenere nelle competenti sedi internazionali l'opportunità che in tutti gli Stati venga assicurata l'accoglienza e la tutela delle donne che intendono chiedere soccorso ed asilo per sottrarsi alla pratica dell'infibulazione.
(1-00172) «Rocchi, Giachetti, Boccia».
premesso che:
da alcuni giorni, nella regione Campania e segnatamente nella provincia di Caserta, è stata scoperta una contaminazione ambientale e degli alimenti di origine animale da diossina. La contaminazione risulterebbe da reperti analitici su campioni di latte bovino, ovicaprino e bufalino e di formaggio nonché di erba, fieno e foglie raccolte nelle stesse località nei quali sono stati riscontrati livelli di diossina eccedenti, se pur di poco, ai limiti imposti dalla legge (3 pg TEQ/gr di grasso per i campioni di latte e 0,75 pg TEQ/gr per i campioni di foraggio);
in provincia di Caserta è stato riscontrata, tra le principali fonti di inquinamento, la presenza di combustione dei rifiuti di ogni genere;
la regione Campania, da anni, è attanagliata da un degrado ambientale forte tant'è che alcuni siti venivano dichiarati ad alto rischio ambientale ed inseriti nella legge n. 426 del 1998;
la regione Campania è attualmente in stato di emergenza per quanto concerne i rifiuti, le bonifiche e la tutela delle acque, dichiarato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell'11 febbraio 1994, ai sensi dell'articolo 5, comma 1 della legge n. 225 del 1992. Lo stato di emergenza è stato ultimamente prorogato, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20 dicembre 2002, sino al 31 dicembre 2003;
la situazione in tutta la regione Campania, dopo 8 anni di gestione, è ormai di una «normale emergenza», ossia non è dato sapere se e quando si ritornerà alla normalità. Inoltre, la gestione commissariale viene giudicata insoddisfacente da tutti i livelli istituzionali della regione (presidenti di province-sindaci) soprattutto perché portata avanti in maniera monocratica e senza alcun confronto con i rappresentanti locali, a colpi di ordinanza quasi tutte impugnate per evidenti profili di illegittimità. Al riguardo, basti osservare quanto segue: il ciclo dei rifiuti così come previsto dal piano regionale è incompleto, in quanto non sono stati completati tutti gli impianti per la produzione del CDR; non sono ancora iniziati i lavori per la realizzazione dei termovalorizzatori (impianto che completa il ciclo dei rifiuti); i siti di stoccaggio provvisorio di rifiuti solidi urbani sono senza alcuna protezione dagli agenti atmosferici; i siti di stoccaggio provvisorio di CDR, di sovvalle e frazione umida sono disseminati in tutta la regione;
la valutazione non positiva della efficacia dell'azione del Commissario delegato è emersa anche dalla deliberazione n. 31 del 2001 della Corte dei Conti - sezione centrale di controllo - che ha evidenziato quanto segue: ordinanze lacunose e non coerenti con il disegno della legge n. 225 del 1992; inefficienza organizzativa della gestione; utilizzazione di personale verosimilmente eccessiva e indifferenziata, con conseguenti costi elevati e scarsa produttività complessiva; nomina di subcommissari non previsti da nessuna ordinanza; nessuna azione per i rifiuti speciali, tossici e nocivi; modestissimi sono gli interventi per la raccolta differenziata: nessuna messa in sicurezza di discariche esaurite;
da fonti del Ministero dell'Ambiente risulterebbe che la gestione Commissariale della Campania ha utilizzato circa 1.600 miliardi delle vecchie lire per
la situazione attuale della regione Campania nella materia dei rifiuti è di incertezza e confusione totale: il Consiglio di Stato prima con una sentenza del 2 luglio 2002 e, ultimamente, con la sentenza n. 6809 del 13 dicembre 2002 dichiarava la illegittimità delle ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri n. 2425/96 - 2470/96 - 2560/97 - 2774/98 - 2948/99 - 3011/99 - 3031/99 - 3032/99 - 3060/00 e 3100/00, affermando che le stesse incidono direttamente sulla sfera giuridica della Provincia, relativamente alle proprie competenze nella materia dei rifiuti che l'articolo 20 del decreto legislativo n. 22 del 5 febbraio 1997 individua più precisamente nella programmazione e organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale;
la situazione di degrado ambientale in provincia di Caserta è ancor più grave se si pensa alla mancanza assoluta di controllo del territorio: i rifiuti di ogni genere vengono abbandonati e incendiati nel totale disinteresse delle istituzioni. In proposito va ricordato lo sforzo dell'ente provincia di Caserta che, con delibera di Giunta n. 276 del 25 luglio 2000, istituiva il corpo di polizia provinciale con un organico di 172 unità preposti al controllo ambientale, urbanistico, stradale e venatorio del territorio. Purtroppo il progetto non è mai stato finanziato dalla regione Campania;
è urgente l'intervento del Governo per coordinare una serie di iniziative mirate alla attenuazione del fenomeno diossina, verificando, sulla base di approfondimenti scientifici e tecnici, oggi possibile origine del fenomeno.
ad istituire una «unità di crisi» tra tutti i ministeri e gli altri enti interessati per coordinare tutti gli interventi che si riterranno utili ed opportuni al fine di scongiurare il proliferare della contaminazione da diossina.
(7-00221)
«Coronella, Cosentino, Taglialatela, Scalia, Santulli, Antonio Barbieri, Maione, Brusco, Mazzoni, Landolfi».
premesso che:
i venti di guerra e la situazione generale internazionale hanno determinato un aumento del prezzo del greggio, con una previsione del costo di riferimento del carburante gasolio a euro 0,76 al litro, creando notevoli di danni soprattutto all'agricoltura;
il settore agricolo consuma mediamente, in un anno, circa 2 milioni di tonnellate solo per le proprie necessità colturali, con una spesa complessiva, per l'anno 2003, di oltre 2 miliardi di euro;
un ulteriore aggravio di spesa è previsto anche per il combustibile occorrente per i trasporti diversi (merci varie, prodotti, attrezzi eccetera);
per far fronte alla concorrenza sempre più dura dei mercati, le imprese agricole sono costrette a spendere sempre di più per produrre e vendere prodotti a prezzi immutati;
l'aumento del costo del greggio va a sommarsi alla tendenza di rialzo dei prezzi derivati dagli eventi atmosferici negativi che hanno colpito, nei mesi scorsi, molte parti del territorio nazionale;
a mettere in atto le più opportune iniziative a sostegno del settore agricolo, ivi compreso un provvedimento di congelamento degli aumenti dei carburanti, per limitare l'impatto negativo dell'aumento
(7-00222)
«Patarino, Losurdo, La Grua, Gallo, Onnis, Villani Miglietta, Catanoso, Canelli, Cardiello».