Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 227 del 21/11/2002
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(Mancato acquisto dei diritti radiotelevisivi delle coppe del mondo di sci da parte della RAI - n. 2-00532)

PRESIDENTE. L'onorevole Arnoldi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00532 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 8).

GIANANTONIO ARNOLDI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario (mi riferisco al Presidente, anche in qualità di partecipe alla nomina dei consiglieri di amministrazione della RAI e di protagonista, poiché riveste una posizione sicuramente importante con riferimento a questo argomento), quasi metà del Parlamento ha sottoscritto questa interpellanza. Pertanto, un numero importante, eccezionale e decisivo di parlamentari di tutte le parti politiche si è schierato a favore di quanto in essa sostenuto. Al riguardo, ho qui una copiosissima rassegna stampa che dimostra una forte sensibilità su questo argomento.
L'argomento in oggetto non è meramente limitato alla politica sportiva, ma è importante anche per lo sviluppo dell'economia del nostro paese. Come dicevo prima, è indifferente l'appartenenza politica dei sottoscrittori dell'interpellanza. Tutte le parti politiche sostengono che si debba fare qualcosa di decisivo e che la risposta su un argomento come questo non possa essere lasciata al caso o al mero calcolo di qualche funzionario della TV pubblica.
Tutti ci siamo riferiti ad un dovere della RAI e ci siamo riferiti ad essa - intendo in questo modo rispondere anche a qualche affermazione rilasciata in questo periodo ai giornali da qualche dirigente RAI - perché alla RAI ci possiamo e ci dobbiamo riferire. Non abbiamo alcuna facoltà ed alcun dovere di riferirci ad altri strumenti di comunicazione.
Crediamo di rappresentare comunque un momento di controllo o di avere la facoltà di rappresentare un momento di indirizzo sulla TV pubblica, almeno fin tanto che questa televisione rimane tale e finché questi canali rimangono pubblici. Pertanto, è nostro dovere, lo è stato e lo sarà anche in futuro rivolgerci alla RAI. Non ci siamo rivolti alle TV private e ci rivolgiamo alla RAI perché riteniamo che questo sia un nostro dovere e che la stessa abbia un dovere di attenzione rispetto ad un equilibrio economico ed educativo del paese.
La gente di montagna, per la quale in qualche modo la promozione degli sport invernali è un fatto importante, secondo i dati che sono in possesso dei ministeri dell'economia e delle finanze e delle comunicazioni, paga il canone in una percentuale maggiore rispetto agli altri.
Ci troviamo di fronte a gente che, nonostante i più o meno puntuali servizi della RAI, non si nasconde dietro ad una mancanza di pagamento o a qualche trucco del caso (e non voglio esprimere un giudizio sul fatto che tale trucco sia motivato o meno, perché la polemica è aperta). Il dato di fatto è che la gente di montagna paga il canone più di tutti gli altri ed è sulle nostre montagne che stanno i ripetitori della RAI. Dunque, tramite le nostre montagne la RAI - e non solo la RAI - diffonde il suo segnale, i suoi messaggi e tutto ciò che contribuisce ad essere strumento dal punto di vista economico.
Questo è stato l'anno internazionale delle montagne: abbiamo dato un bel segnale alle nostre montagne ed al mondo dello sci, che è promozione delle nostre montagne, non acquisendo i diritti della coppa del mondo di sci! Ciò quando i diritti della coppa del mondo di sci costavano né più né meno che i diritti dell'Atalanta, squadra della mia città, che sicuramente non è in un momento di grande gloria...


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PRESIDENTE. Può sempre migliorare!

GIANANTONIO ARNOLDI. Gli sport invernali hanno sempre rappresentato un mondo sano intorno al quale non si sono mai generate polemiche sulla trasparenza degli atteggiamenti degli sportivi o, perlomeno, polemiche tali da rendere non auspicabile per i nostri giovani questa pratica sportiva.
Non è una politica di sovvenzione o di aiuto che si chiede alla RAI. L'economia della montagna vede nello sci uno dei punti di riferimento più importanti e lo stesso vale per gran parte dell'economia del nostro paese, non solo dal punto di vista turistico, ma anche da quello strettamente industriale. Ad esempio, i negozi di articoli sportivi di Roma non esisterebbero se non vi fosse la pratica dello sci e se non vi fosse una promozione sana del mondo delle nostre montagne, del mondo che gravita intorno a quello dello sci.
Non trascuriamo il fatto che nei prossimi anni in Italia vi saranno le universiadi (nel 2003), i campionati del mondo di fondo, i campionati del mondo di sci alpino e le olimpiadi, come ho scritto nell'interpellanza. Lo Stato italiano ha investito un miliardo di euro, 2 mila miliardi di vecchie lire, a sostegno di tali iniziative e la RAI non trasmette ciò che è prodromico all'ottimo risultato di tali iniziative. Mi riferisco alla trasmissione della coppa del mondo di sci che per buona parte si svolge all'estero, ma per una parte si realizza anche in Italia.
Si tratta di un mondo che anche dal punto di vista economico rappresenta la linfa vitale dell'economia sportiva, dell'economia turistica, di quella del mondo dell'abbigliamento. Sapendo che i suddetti diritti costano 4 milioni e 500 mila euro e che solo il Superski Dolomiti, che in questi giorni sta facendo pubblicità, ha investito tramite la Sipra diversi miliardi, vi è qualcosa che non va. Qualcuno potrebbe pensare vi sia un accanimento nei confronti di un certo mondo o di una certa area del paese.
Ciò tanto più se pensiamo che la RAI ha speso decine di miliardi per acquisire i diritti di Luna Rossa, che poi perde contro la Svizzera (che non mi sembra abbia una grande tradizione di mare), ma lasciamo perdere. Ebbene, in quel caso non c'è stato nessuno che ha avuto niente da dire, mentre in questo caso si è stati lì a controllare l'audience e lo share del mondo dello sci, facendo anche dei calcoli sbagliati, perché lo share degli anni passati ci ha portato ad affermare che lo sci è in termini televisivi il secondo sport nei mesi di dicembre e di gennaio e nei primi giorni di febbraio, e che comunque è il quarto sport nel paese. Quindi anche dal punto di vista dei calcoli meramente economici della RAI non credo ciò sia sostenibile.
Siamo chiamati a vigilare su una politica economica di sviluppo, attenta al mercato più importante del nostro paese. La montagna e gli sport invernali non chiedono nulla; semmai offrono un veicolo incredibile di sviluppo economico perché lo sci è un veicolo incredibile di sviluppo economico, non solo per quanto riguarda - come dicevo prima - l'effetto sportivo in sé, ma per l'economia a cascata. Dio solo sa quanto sia importante che le nostre montagne continuino ad essere vissute e non subiscano l'effetto di spopolamento, perché chi vive nelle nostre montagne rappresenta la garanzia e la sentinella del mantenimento di un equilibrio ambientale e idrogeologico, che è poi la garanzia di uno sviluppo ecoambientale del nostro paese. Se noi quindi penalizziamo ciò che in qualche modo promuove le nostre montagne, alla fine avremo la responsabilità di promuoverne lo spopolamento.
Molto più della vela e di tutti gli altri sport messi insieme, il mondo dello sci è capace di generare lo sviluppo economico. Lo sci non può essere quindi un'incursione nel palinsesto televisivo, così come non è sufficiente la risposta di queste ore da parte del direttore generale della RAI, il quale dice: sì, adesso cominciamo a comprare i diritti, per dicembre o gennaio, vediamo e così via. No, noi chiediamo un'attenzione a questa problematica, perché questa è un'attenzione all'economia del paese.


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI (ore 17,09)

GIANANTONIO ARNOLDI. Noi siamo certi che una sana e seria programmazione degli sport invernali rappresenta non un costo per la RAI ma certamente un introito economico.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le comunicazioni, onorevole Innocenzi, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO INNOCENZI, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Fuori sacco raccolgo il grido di dolore di un uomo di montagna, essendo anch'io trentino; quindi per quanto riguarda l'aspetto specifico riferito alla gente di montagna, sicuramente mi associo. Con riferimento, invece, al contenuto specifico dell'interpellanza, devo ovviamente attenermi ai limiti specifici dell'attività del Governo. Infatti, in relazione all'atto parlamentare in esame, si sottolinea che non rientra fra i poteri del Governo quello di sindacare l'operato della RAI per la parte riguardante la programmazione televisiva. La legge 14 aprile 1975, n. 103, ha infatti sottratto la materia dei controlli sulla programmazione alla sfera di competenza dell'attività governativa per assegnarla alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, la quale determina gli indirizzi dei vari programmi vigilando sul loro contenuto e adotta le deliberazioni ritenute necessarie ai fini dell'osservanza degli indirizzi medesimi.
Al Ministero delle comunicazioni compete la vigilanza circa l'assolvimento degli obblighi contenuti nel contratto di servizio. Quest'ultimo, quanto agli sport, prevede che venga dato risalto sia agli eventi di principale richiamo sia alle discipline cosiddette minori, ma certamente non giunge ad imporre un vero e proprio obbligo di trasmettere determinati eventi sportivi.
Tuttavia, il ministero ha provveduto non solo a richiedere alla concessionaria elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dagli onorevoli interpellanti, ma anche, nel rispetto delle competenze che la legge gli assegna, a segnalare l'importanza che la questione riveste per i risvolti culturali ed economici messi in luce dagli interpellanti nonché l'opportunità di addivenire ad una soddisfacente soluzione.
La RAI ha comunicato che il dipartimento RAI sport - impegnato con circa 4 mila ore di trasmissione l'anno, riguardanti tutte le discipline sportive in onda sia in chiaro sui tre canali RAI sia a pagamento sulla rete tematica - non opera alcuna discriminazione nei confronti degli sport invernali.
A conferma di ciò la medesima RAI ha precisato che, nei primi due mesi del prossimo anno, verranno dedicati ampi spazi ai campionati del mondo di sci alpino di Saint Moritz, ai campionati del mondo di sci nordico della Val di Fiemme, alle universiadi di Tarvisio e ad altri eventi minori che hanno comportato costi piuttosto contenuti.
Per ciò che concerne, invece, la trasmissione delle gare della coppa del mondo di sci, la società RAI, in un primo momento, ha fatto presente che erano sorti numerosi problemi legati alla richiesta, giudicata particolarmente onerosa, avanzata dal broker internazionale Media partners, che ammonta a 8,4 milioni di euro l'anno per quattro anni, pari ad oltre 65 miliardi di lire.
A ciò deve aggiungersi che la RAI, comunque, avrebbe dovuto sopportare l'onere di riprendere le competizioni che si sarebbero svolte in territorio italiano con propri mezzi tecnici e proprio personale, con un ulteriore incremento dell'esborso.
Tale impegno economico, pertanto, era stato ritenuto dalla RAI non in linea con la politica di contenimento dei costi, perseguita dalla società per tutti i programmi in generale e, in particolare, per quelli sportivi, come dimostra, ad esempio, anche la vicenda legata al campionato di calcio italiano e alle relative trattative con la lega.


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A conferma dell'eccessiva onerosità della proposta di Media partners, la RAI proponeva il confronto con il costo per l'acquisto dei diritti per la trasmissione del campionato del mondo di sci per la stagione 2001-2002, che era stato di 4,5 miliardi di lire, sulla base di un accordo che prevedeva l'acquisizione di tali diritti con due modalità: la prima, del valore di 4,5 miliardi di vecchie lire, garantiva la trasmissione delle gare dal 6 dicembre 2001 al 31 gennaio 2002 sia sul canale tematico sia sulla rete terrestre; la seconda, del valore di 2,4 miliardi di vecchie lire, era sottoposta alla condizione che l'ascolto medio delle gare trasmesse sulla rete terrestre dovesse risultare pari ad almeno il 10 per cento di share. Tale opzione non era stata poi operata, in quanto lo share, calcolato con media aritmetica, era risultato del 7,17 per cento.
Quanto alla valorizzazione della località turistiche, la RAI teneva a precisare che la promozione delle località turistiche che ospitano gli avvenimenti sportivi avviene sistematicamente, sottolineando, peraltro, che circa tre quarti delle gare di coppa del mondo si disputano all'estero.
Tuttavia, proprio alla luce dell'intervento del Ministero, affinché venisse compiuto ogni sforzo per soddisfare l'utenza e, nello stesso tempo, contenere l'acquisto dei diritti entro costi ragionevoli, la RAI ha successivamente comunicato di aver nuovamente ripreso, in data 20 novembre, la trattativa con Media partners, cui avrebbe manifestato l'interesse all'acquisizione dei diritti e delle competizioni, assicurando il massimo impegno affinché possa essere raggiunto un rapido e soddisfacente accordo.
Il Governo, anche per la sollecitazione che perviene dal mondo dello sport e delle amministrazioni locali, auspica il raggiungimento di un duplice obiettivo: la visione dell'evento sportivo e l'applicazione di logiche di mercato e di sana gestione dell'azienda.
Verso lo stesso obiettivo il Governo si è già proteso, assicurando la visione in chiaro del campionato di calcio.

PRESIDENTE. L'onorevole Arnoldi ha facoltà di replicare.

GIANANTONIO ARNOLDI. Sono soddisfatto della risposta fornita dal Governo, un po' meno di quella della RAI, che si intravede tra le righe della risposta del Governo.
Non so se a voi capita spesso di vedere la televisione la mattina, ad esempio la trasmissione Uno mattina, che costituisce un contenitore abbastanza noto.
Probabilmente, adesso la situazione è cambiata ma, fino a poco tempo fa, se guardavi Uno mattina, assistevi al festival dei disastri che si verificano nel mondo, con tutto il rispetto per queste situazioni: l'associazione delle mamme che hanno avuto i figli morti in un incidente stradale; l'associazione delle signore che hanno avuto il cancro alla mammella; l'associazione dei genitori che hanno avuto i figli incarcerati. Ripeto che sono tutti soggetti dignitosi e degni di rispetto. E non vado avanti. Alle 10,30 del mattino, credo che una persona, piuttosto che alzarsi e andare a lavorare, avrebbe voglia di fare qualsiasi altra cosa. Dico questo perché abbiamo l'esigenza di una televisione che si mostri attenta anche all'educazione della nostra vita e alla tensione verso lo sviluppo armonico di quanto ci accade intorno.
Abbiamo posto il problema della violenza negli stadi. Abbiamo posto il problema dell'attenzione verso le fasce protette. Abbiamo mostrato grande attenzione nei confronti di una programmazione televisiva che, in qualche modo, molto spesso ci ha preoccupato. Se avessimo mostrato più interesse per la trasmissione degli eventi sportivi, e mi riferisco in particolare al mondo dello sci, avremmo ottenuto risultati non soltanto dal punto di vista dello share ma anche, e soprattutto, dal punto di vista dell'educazione dei nostri figli o, comunque, dei giovani del nostro paese. Avremmo, forse, risolto in modo diverso anche il problema della violenza nel mondo dello sport e di certe modalità di approccio allo sport non auspicabili.
Per quanto riguarda la promozione dell'attività delle stazioni sportive di montagna,


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seguo il settore, in quanto vicepresidente del gruppo amici della montagna del Parlamento e, quindi, insieme ad altri colleghi sono spesso a confronto con le realtà turistiche e sportive delle nostre montagne. Tra l'altro, oggi ho la fortuna di avere qui il ministro Castelli, il quale è sicuramente un amico della montagna, ed anche il sottosegretario Mammola, il quale si trova in una realtà che nei prossimi anni vedrà, davvero, il trionfo degli sport invernali.
Quando mi si dice che la RAI ha contribuito a promuovere le nostre stazioni sportive, mi si racconta qualcosa che non corrisponde a quanto ci viene detto dalla gente di montagna. Sono stanco di sentirmi dire da albergatori e da aziende turistiche che le settimane bianche vengono annullate per colpa della RAI perché nel telegiornale del venerdì, del sabato e della domenica ti dicono: weekend disastroso per gli sciatori. Ormai, la neve programmata c'è dappertutto e si scia benissimo da tutte le parti. Invece, in questo modo vengono annullate le settimane bianche, con tutti i danni annessi e connessi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 17,20)

GIANANTONIO ARNOLDI. Va bene difendere la RAI, quando è di centrodestra da parte di chi è di centrodestra e quando è di centrosinistra da parte di chi è di centrosinistra. In questo caso è indifendibile. Su questo tema la RAI è indifendibile. Non mi possono dire che quello degli sport invernali è un tema che va misurato in termini di share, quando intorno all'economia degli sport invernali ruota l'economia di questo paese. Se lo share non si raggiunge questa settimana, si raggiungerà la prossima. Ma, intorno a questo mondo c'è il mercato economico del paese; c'è il massimo del valore aggiunto del nostro paese. Quindi, o la RAI pensa di essere in una grande famiglia, che è la famiglia dell'economia di questo paese, o pensa di essere fuori dal gioco. Accetto che il Governo, purtroppo, non abbia responsabilità diretta; tuttavia, ho anche detto all'inizio che avrei riservato all'attenzione del Presidente della Camera un significato particolare, perché tutti sappiamo cosa sta succedendo.
Evito di darvi i numeri dello sci, oltre che contestare quanto affermato dalla RAI dal punto di vista dello share, perché quando, per esempio, ci riferiamo alla coppa del mondo di sci di Madonna di Campiglio, abbiamo uno share del 30 per cento!
Certamente, lo ripeto, se la programmazione è organizzata in modo da rappresentare una incursione nel palinsesto, i risultati non li otterranno né loro, né le nostre montagne.
Se il mercato nel mondo va come sappiamo, Dio solo sa quanto sia importante e decisivo il mercato dello sci in Italia: non possiamo esonerarci dall'intervenire!
La coppa del mondo rappresenta il momento di promozione dello sci a tutti i livelli e non mi si venga a dire che è organizzata la trasmissione dei campionati del mondo di Saint Moritz o delle universiadi perché allora ci prendiamo in giro: se infatti così non fosse, sarebbe tutta da ridere!
Non siamo qui per chiedere ciò che è scontato che venga trasmesso! Siamo qui per chiedere ciò che è doveroso che venga trasmesso, cioè la coppa del mondo, nell'ambito della quale vantiamo campioni e intorno alla quale si genera un mercato sul quale vivono il nostro paese, le nostre montagne, il turismo e l'economia (per esempio, dal punto di vista dell'abbigliamento e dell'industria del tessuto).
Non possiamo quindi tirarci fuori o ritenerci estranei ad una responsabilità di questo tipo!

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