TESTO AGGIORNATO AL 21 NOVEMBRE 2002
andare a vivere in piccoli e isolati accampamenti dove praticare la caccia, la pesca e il loro stile di vita ancestrale;
difesa Carlo Scognamiglio evidenziando, fra le altre cose, che in seguito al disastro aereo del Cermis, causato dalla collisione di un aereo militare americano con una cabinovia, furono proibiti tutti i voli a bassa quota nei cieli italiani e le esercitazioni trasferite sul loro territorio e chiesero che i voli degli aerei militari italiani fossero sospesi;
di cooperative a carattere misto finalizzate ad attività di pubblica utilità;
a predisporre un programma di interventi nel sistema penitenziario coerente con le disposizioni dell'ordinamento penitenziario vigente approntando le risorse occorrenti.
premesso che:
gli Innu, che contano oggi circa 15.000 persone, sono la popolazione indigena del territorio da loro chiamato Nitassinan, attualmente compreso in parte dal Labrador ed in parte dal Quèbec;
gli Innu sono un popolo di cacciatori, pescatori e raccoglitori nomadi, che vivono da millenni nelle foreste di pini subartiche della parte più orientale del suddetto territorio, all'interno del Canada e che per la propria sopravvivenza hanno dipeso da secoli dalla selvaggina presente in quell'area, e in particolar modo dalle mandrie di caribù che vivono e migrano nella regione;
gli Innu non hanno mai ceduto la loro terra al Canada, né formalmente né in nessun altro modo, e sono considerati «canadesi» solo perché il Canada, unilateralmente, ha deciso di controllare loro ed il loro territorio che fino a dopo la seconda guerra mondiale non era nemmeno rivendicato dal Canada ma considerato parte della colonia britannica di Terranova;
solo dal 1949, con la rinuncia della Gran Bretagna alla Colonia di Terranova e con la sua contestuale annessione al Canada, ha avuto inizio l'invasione su larga scala del loro territorio - Nitassinan e la disgregazione del loro tradizionale stile di vita;
fra gli anni 1950-1960 furono istituite delle aree di ricovero permanente, denominate «riserve», tramite le quali il governo canadese indusse gli Innu a stabilirsi in comunità stanziali, all'interno delle quali i loro bambini furono forzatamente sottoposti a programmi di studio ed educazione anglofona o francofona;
il passaggio repentino, indesiderato e forzato da uno stile di vita nomade a uno stanziate è ed è stato per loro estremamente traumatico, ed ha provocato disagi sociali tali che, all'interno di tali comunità, i livelli di alcolismo, violenza e disperazione sono a livelli altissimi. I giovani Innu una volta completati gli studi e ricevuta una educazione di tipo inglese o francese, vengono abbandonati a sé stessi nelle loro comunità. A causa però delle offerte di lavoro che nelle loro aree sono indirizzate solo a personale altamente specializzato, e della attuale, contemporanea impossibilità a svolgere le tradizionali attività di sussistenza, i giovani si trovano ad affrontare i rischi legati ai problemi della perdita della propria identità culturale, che sfociano nel triste primato di essere il popolo con il più alto tasso di suicidi al mondo;
il popolo Innu ritiene che il processo che potrà consentire una pacifica coabitazione fra la loro cultura e la cultura canadese sarà lungo e complesso, e che a tal fine il non vedersi negato il diritto di poter vivere in pace ed autonomia sul proprio territorio è di fondamentale importanza;
gli Innu hanno lottato a lungo e stanno ancora lottando pacificamente per mantenere la propria cultura e salvaguardare il loro territorio dalla costruzione di opere di forte impatto ambientale, come le grandi dighe per gli impianti idroelettrici, lo sfruttamento minerario e la deforestazione indiscriminata attuata grazie alla concessione dei diritti di sfruttamento del loro territorio resa dal governo canadese alle grandi multinazionali, e recentemente contro la costruzione di nuovi poligoni di tiro;
tale lotta viene esercitata anche con manifestazioni e occupazioni pacifiche, alle quali il governo canadese ha finora risposto solo con arresti ed intimidazioni;
ancora sino a pochi anni fa le comunità Innu usavano abbandonare le riserve stanziali per 6 mesi all'anno per
a seguito dell'utilizzo del loro territorio per le esercitazioni militari della NATO e dell'aumento dei rischi connessi alla pratica di tali attività, sia per gli Innu che per la selvaggina compresa all'interno dell'area militarizzata, la pratica della caccia e della pesca è andata progressivamente diminuendo, sino a permettere solo a cacciatori adulti esperti l'accesso nei territori e solo per brevi periodi (non più di due mesi). Tale situazione ha portato una larga parte delle comunità Innu a sopravvivere grazie ai sussidi statali;
le donne Innu sono in prima fila nella lotta per la difesa dei diritti e della cultura del loro popolo, in quanto i lunghi periodi di separazione a cui sono costrette le famiglie a causa dell'impossibilità di seguire i cacciatori all'interno dei territori, costituiscono un grave problema per le donne Innu che devono sopportare per intero il peso della cura dei figli e degli anziani;
la base aeronautica di Goose Bay, in pieno territorio Innu, fu costruita durante la seconda guerra mondiale per servire da base per il ponte aereo fra il Nord America e la Gran Bretagna, e che solo in quell'occasione, per la prima volta nella storia, una grande comunità di non-Innu si stabilì all'interno di Nitassinan;
dal 1979 il Canada ha concesso la base di Goose Bay in uso alle forze aeree della NATO per le esercitazioni di volo a bassa e bassissima quota di difesa e di bombardamento;
tali esercitazioni si svolgono su un'area di circa 100.000 Kmq che comprende al suo interno molti poligoni di tiro su cui gli aerei militari testano e mettono a punto i sistemi d'arma;
dal 2000 la base di Goose Bay è usata anche dalla aviazione militare italiana per esercitazioni di volo a bassa e bassissima quota sino a 30 metri da terra, a velocità che possono arrivare sino a 900 Km/h;
gli accordi esistenti fra il Canada e i paesi della NATO attualmente coinvolti (Olanda, Gran Bretagna, Germania, Italia), consentono di compiere complessivamente 8.000 voli a bassissima quota all'anno i quali però, in realtà, vengono effettuati nei mesi da aprile a settembre in cui si hanno condizioni meteorologiche favorevoli, con conseguenti picchi delle medie di numero dei voli effettuati al giorno elevatissime (40-50 passaggi giornalieri);
le aree più frequentate dagli aerei militari, e cioè i laghi e le vallate dei fiumi, sono proprio quelle più favorevoli alle attività tradizionali degli Innu, vengono sorvolate proprio nei periodi più favorevoli alla caccia ed alla pesca, rendendo queste attività di fatto impossibili e costringendo le famiglie alla rinuncia alle attività di sostentamento tradizionali e a lunghi periodi di separazione dai cacciatori per ragioni di sicurezza;
il 6 aprile 1999 il Comitato dei Diritti dell'Uomo delle Nazioni Unite al momento della presentazione del rapporto presentato dagli Stati parti del Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici delle Nazioni Unite, di cui il Canada è firmatario, ha fatto la seguente osservazione alla delegazione canadese. «Il Comitato constata, come riconoscono anche gli Stati parti medesimi, che la situazione degli Autoctoni resta il problema più pressante con cui si confrontano i canadesi. Il Comitato sottolinea che il diritto all'autodeterminazione esige nondimeno, che tutti i popoli siano messi in condizione di disporre liberamente delle loro ricchezze e risorse naturali e che gli stessi non possono essere privati dei loro modi di sussistenza ... [il Comitato] raccomanda ugualmente che la politica consistente nell'estinguere i diritti naturali degli Autoctoni siano abbandonati perché incompatibili con l'Articolo Primo del patto»;
il 2 giugno 1999 gli Innu hanno scritto in forma ufficiale al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, all'allora Ministro degli affari esteri Lamberto Dini ed all'allora Ministro della
l'Articolo 16 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo stabilisce che uomini e donne hanno il diritto di avere una famiglia e che la famiglia ha diritto ad essere protetta;
nel 2000 vi sono state consultazioni tra il Governo Italiano e quello Canadese che hanno dato luogo a ipotesi di regolamentazione dei voli a bassa quota;
ad aprire un confronto con i rappresentanti legittimi del popolo Innu;
a sospendere i voli della aeronautica militare italiana sul territorio Innu, a ritirare il personale militare e le relative attrezzature ed armamenti dalla base di Goose Bay e da ogni altra base militare insistente sul territorio Innu, ovvero sui territori del Labrador e del Quebec;
ad adoperarsi in sede NATO affinché anche gli altri paesi membri cessino le loro attività militari sui predetti territori;
ad intervenire presso gli altri Governi europei coinvolti in questo tipo di esercitazioni allo scopo di persuaderli ad abbandonare tali attività.
(1-00117)
«Bandoli, Calzolaio, Preda, Ruzzante, Russo Spena, Realacci, Lolli, Maura Cossutta, Titti De Simone, Deiana, Grillini, Zanella, Cento, Cima, Pecoraro Scanio, Lion, Crucianelli, Grandi, Di Serio D'Antona, Cennamo, Carboni, Bonito, Giachetti, Annunziata, Vendola».
premesso che:
dal 9 settembre 2002 ad oggi in oltre 100 istituti penitenziari su 205 operanti nel sistema penitenziario italiano si sono svolte - ed altre sono state annunciate - manifestazioni di protesta da parte dei detenuti, definitivamente condannati ed in attesa di giudizio;
le manifestazioni di protesta si sono svolte e continueranno in varie forme:
con il rifiuto del vitto fornito dall'amministrazione (il cosiddetto sciopero del carrello);
con l'interruzione delle attività scolastiche, didattiche e di formazione professionale;
con l'astensione dalle attività lavorative domestiche ed esterne;
con lo sciopero della fame e della sete;
la protesta dei detenuti, che si è svolta dovunque in forme corrette e civili come hanno dichiarato - contrariamente alle affermazioni del Ministro della giustizia - il direttore del D.A.P. e numerosi direttori di istituti penitenziari (tra gli altri il direttore dell'istituto Pagliarelli di Palermo, il direttore di San Vittore ed il direttore di Rebibbia nuovo complesso), è stata ed è motivata dalle inumane condizioni esistenti negli istituti penitenziari a causa:
del sovraffollamento: sono presenti circa 56.000 detenuti a fronte di una capienza tollerabile di 43.000 persone (con un incremento di circa 2.000 persone nel periodo settembre 2001-settembre 2002);
dell'assistenza sanitaria pressoché inesistente poiché il sistema non è stato ancora trasferito al servizio sanitario nazionale;
della difficoltà e spesso dell'impossibilità di avere contatti con i familiari;
delle scarse e spesso non idonee opportunità di studio e di formazione professionale;
della carenza del personale addetto al trattamento (meno di 600 unità su 56.000 detenuti);
delle opportunità di lavoro esterno pressoché inesistenti e delle scarse opportunità di lavoro domestico;
della difficoltà di accesso alle misure alternative;
questo stato di cose ha provocato e tuttora provoca episodi di suicidio (70 nel 2001 ed oltre 50 nei primi mesi del corrente anno) e centinaia di casi di autolesionismo; si registra, inoltre, un'altissima richiesta di psicofarmaci da parte di moltissimi detenuti anche non tossicodipendenti;
il Governo ed il Ministro della giustizia hanno sinora dimostrato attenzione scarsa ed inadeguata verso questa situazione ormai gravissima ed insostenibile, infatti:
le risorse contenute nella legge 23 dicembre 2000, n. 388 (finanziaria per l'anno 2001) destinate nel triennio 2002-2004 alla costruzione di nuovi istituti penitenziari, anche con la collaborazione degli enti locali ed in forma di locazione finanziaria, sono state trasferite con la legge 28 dicembre 2001, n. 488 (finanziaria per l'anno 2002 - prima del Governo Berlusconi) nel triennio 2004-2006;
non risulta esservi alcun programma di intervento finalizzato alla ristrutturazione degli istituti ancora ritenuti utilizzabili per adeguarli alle nuove disposizioni regolamentari volte a garantire normali condizioni di vita ai detenuti e di lavoro ai personale operante: polizia penitenziaria, dipendenti civili ed operatori del trattamento;
il trasferimento al servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie svolte dall'amministrazione penitenziaria previsto a partire dal 1o gennaio 2000 dal decreto legislativo 22 giugno 1999, n. 230 e prorogato al 30 giugno 2002, non è stato ancora attuato provocando la caduta del livello di qualità dei servizi resi dal sistema sanitario interno ed in particolare dei servizi di medicina specialistica;
la drastica riduzione delle spese sanitarie causata dalla contrazione delle dotazioni finanziarie per l'anno 2002 prevista dalla legge finanziaria 2001 ha provocato, inoltre, una riduzione dell'offerta complessiva degli standards sanitari per il servizio di guardia medica ed infermieristica, per i servizi specialistici, per i prodotti farmaceutici e per la dotazione di apparecchiature e strumenti sanitari;
la situazione del lavoro penitenziario, che occupa solo il 23 per cento della popolazione detenuta, con prevalente impiego nel cosiddetto lavoro domestico (circa 11.000 addetti su 12.500) non ha registrato variazioni di rilievo in riferimento alle risorse stanziate con la legge finanziaria per il 2002 e con il disegno di legge finanziaria e di bilancio per il 2003; in particolare:
non vi è alcun programma di iniziative idonee a stimolare la scarsa presenza del mondo imprenditoriale all'interno del sistema del lavoro penitenziario e ad incrementare il numero dei detenuti lavoranti non alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria, in particolare dei semiliberi e dei detenuti ammessi al lavoro esterno;
non risultano ancora emanati i decreti ministeriali in attuazione della legge 22 giugno 2000, n. 193 (cosiddetta legge Smuraglia) necessari per definire le agevolazioni contributive e gli sgravi fiscali in favore di cooperative sociali ed imprese pubbliche e private che intendano assumere lavoratori detenuti o svolgere attività formative all'interno degli istituti;
non vi sono interventi mirati ad organizzare tramite le Regioni in ottemperanza ai compiti loro assegnati per l'assistenza post carceraria ex articolo 46 dell'ordinamento penitenziario, la costituzione
non vi è un programma complessivo o di indirizzo della formazione professionale, talché vi sono condizioni di forte squilibrio tra gli istituti con situazioni di assoluta carenza formativa;
ilMinistro della giustizia rifiuta di considerare la gravità di questa situazione, infatti:
ha affermato durante le sue consuete vacanze estive nella colonia penale «Is Arenas» in Sardegna che con l'applicazione del nuovo regolamento gli istituti penitenziari sarebbero paragonabili ad hotels a cinque stelle posto che i detenuti dispongono già di televisori a colori;
ritiene utopistica l'applicazione del vigente regolamento penitenziario che, invece, è suo dovere applicare, soprattutto in riferimento alla carenza di organico del personale addetto al trattamento;
ha attribuito ai parlamentari dell'opposizione che hanno esercitato ed esercitano il diritto dovere di conoscenza e di controllo con le visite negli istituti, la responsabilità di avere attivato le manifestazioni iniziate nello scorso mese di settembre e tuttora in corso in diversi istituti;
Il programma dovrà necessariamente contenere:
l'adeguamento delle strutture esistenti alle disposizioni dell'ordinamento penitenziario sia per gli spazi individuali che per quelli collettivi di svago, di affettività, di studio e di lavoro e per quelli riservati ai servizi sanitari ed alle attività trattamentali;
la predisposizione, di concerto con regioni ed enti locali, degli strumenti idonei a garantire l'assistenza post carceraria, con particolare riferimento alle opportunità di lavoro;
l'emanazione dei decreti attuativi della legge n. 193 del 2000 per agevolare le attività di lavoro esterno e le attività formative all'interno degli istituti;
la costruzione in collaborazione con regioni ed enti locali ed utilizzando il sistema della locazione finanziaria, di nuovi istituti penitenziari in sostituzione di quelli ritenuti non più idonei;
il trasferimento delle funzioni sanitarie al servizio sanitario nazionale;
l'eliminazione delle attuali carenze di organico del corpo della polizia penitenziaria, del personale amministrativo e di quello addetto al trattamento.
(1-00118)
«Finocchiaro, Fanfani, Boato, Maura Cossutta, Buemi, Cento, Pisicchio, Bonito, Carboni, Lucidi, Montecchi, Detomas, Molinari».