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PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mongiello. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONGIELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di uscire in silenzio, se possibile con passi felpati.
Prego, onorevole Mongiello.
GIOVANNI MONGIELLO. Intorno a questo provvedimento vi è stato un agitarsi senz'altro al di là del consueto, al di là di quanto accade sempre quando un progetto di legge viene affrontato dal Parlamento.
Siamo in quarta lettura: la Camera dei deputati è impegnata a discutere le modifiche apportate dal Senato. Ancora oggi vediamo, al di là dell'affluenza nell'emiciclo dell'aula per la presenza non consueta dei deputati, fra le tribune del pubblico illustri personaggi che vengono a verificare il giudizio di questo ramo del Parlamento nei confronti del provvedimento.
Per quanto mi riguarda, affermo subito - e lo dico senza alcuna perplessità - che sono pronto a votare favorevolmente questa proposta di legge perché ne sono convinto e vi dirò il perché, così come vi dico anche dove sbagliate. Ne sono convinto proprio per ciò che questa legge rappresenta, in un momento in cui parte della magistratura si ostina a non comprendere che la guerra è finita e che tutto quello che è accaduto in un passato recente non c'è più, nonché in un momento in cui vi è una pubblica opinione che guarda alle cose con un'obiettività e con uno stato d'animo senz'altro più sereno. Vi è un giudizio complessivo particolare che si manifesta e che chiede in fondo - è questo il dato più importante - un dispositivo forte, affinché i poteri costituzionali trovino un necessario equilibrio.
Sì, è vero, la magistratura deve essere indipendente e autonoma, ma in questa proposta di legge vogliamo affermare, con molta forza e con molta convinzione, che c'è la politica, il ceto politico, in questo paese, in un momento in cui parte della magistratura, quella magistratura militante e operosa, non dimentica di aggredire il ceto politico e chi lo rappresenta, soprattutto quando al Governo del paese vi è uno schieramento di centrodestra. Il 1994 non lo si è ancora dimenticato: allora un Governo di centrodestra fu messo in condizione di andare via e, pur avendo avuto dal corpo elettorale il riconoscimento della bontà e della capacità per governare, bastò un provvedimento del tribunale di Milano perché tutto fosse messo in discussione. Si vuole ripetere questo?
Il Parlamento è chiamato in questo momento ad intervenire perché vi sia da parte della magistratura una condizione di serenità nell'affrontare questioni importanti, soprattutto quelle questioni che poi riguardano l'iniziativa di aggredire il Parlamento e il Governo del paese.
Vedete, onorevole colleghi, è stato detto anche oggi che questo provvedimento privilegia i mafiosi, privilegia la criminalità organizzata, privilegia la delinquenza, privilegia tutto ciò che è al di fuori dell'ordinario. Ogni volta che si afferma ciò, si vuole creare nel Parlamento, nella Camera dei deputati, e soprattutto nella pubblica opinione, una sorta di intimidazione nei confronti di chi legifera e porta avanti con obiettività una proposta di legge per il fine che si vuole raggiungere.
Credo che l'opposizione debba ricordare in questa sede che anche in altra occasione il Parlamento affrontò la modifica di un articolo del codice penale: l'articolo 323. Allora era Presidente del Consiglio un'esponente dello schieramento di centrosinistra, l'onorevole Romano Prodi, e la Camera dei deputati e il Senato trovarono complessivamente un'unità di intenti per la modifica di quell'articolo. Tale articolo metteva il Presidente del Consiglio dell'epoca in condizioni non di rifugiarsi presso un altro tribunale bensì di trovare la sua impunità, proprio per la modifica dell'articolo stesso. Allora non vi furono girotondi, non vi furono posizioni e manifestazioni di attacco nei confronti dello schieramento di maggioranza. Si utilizzava il Parlamento per dare l'impunità al Presidente del Consiglio dell'epoca. Vi fu da parte dello schieramento di centrodestra la capacità di capire che le istituzioni
vanno garantite e salvaguardate e dunque il centrodestra votò insieme allo schieramento di maggioranza la modifica di quell'articolo del codice penale.
So che, ancora oggi, a Roma ci saranno i girotondi. E vi dico, con molta pacatezza, che rappresentano una minoranza rispetto al giudizio complessivo del paese e della pubblica opinione.
Fino a quando il centrosinistra - oggi schieramento di minoranza - inseguirà i girotondi, i registi o gli editorialisti alla Flores d'Arcais, non troverà mai la capacità di agganciarsi al cuore vero e pulsante del paese, ma si legherà a gruppuscoli di minoranza. Perché dico questo? Perché credo che, come Casa delle libertà, abbiamo la necessità di avere, di trovare uno schieramento di centrosinistra, un'opposizione, in grado di opporsi e di essere alternativa in vista della prossima competizione elettorale. Se le cose stanno così, questo obiettivo si allontana.
Vedete, colleghi dell'opposizione, ci sono lavori, che impegnano alcune strutture bicamerali, che certamente troveranno esiti che non potranno essere di lieve entità.
Ho sentito, da parte di una collega della sinistra, che questo Parlamento, ma soprattutto la maggioranza, affrontando questa proposta di legge, offre un'indecenza. L'indecenza è stata perpetrata in altri momenti; oggi, chi siede in Parlamento lo fa soltanto perché, nel 1989, questo Parlamento trovò il modo e il tempo di amnistiare gravi reati rispetto a quanto si era perpetrato nei confronti dello Stato, nei confronti della comunità nazionale.
Allora, chiariamo e diciamo subito e interamente il nostro pensiero. Questo è un Parlamento che, per quanto ci riguarda e per quella che è la volontà degli elettori, deve trovare il suo approdo finale nel 2006. Noi della maggioranza lavoreremo affinché un colpo di mano giudiziario non possa trovare la capacità di aggredire il Governo, la maggioranza e, quindi, la volontà degli elettori.
La legge Cirami non serve soltanto ad alcuni imputati eccellenti, come è stato detto - tra l'altro, si tratta di cittadini come gli altri -, ma soprattutto al paese, per fornire una risposta a tutta la magistratura perché si sappia che c'è un Parlamento che vede la situazione. Esiste la posizione di una parte molto esigua - ma militante, operosa, feconda - della magistratura che va al di là del vero dettato costituzionale e del vero ruolo costituzionale del magistrato; è necessario che il magistrato applichi la legge e non la interpreti.
Infatti, quando vedo che da Milano c'è l'iniziativa di chiedere, per quanto riguarda l'interpretazione della legge, un giudizio alla Corte europea, mi rifaccio al giudizio di un grande giurista, Giovanni Leone, il quale affermava che, se un giudice intende interpretare la legge e lo fa al di là del dettato costituzionale rigido della sua espressione e della sua affermazione come legge, allora la magistratura non può più essere un corpo che si afferma mediante un concorso.
Se il magistrato deve interpretare la legge, allora deve rifarsi ad una richiesta di suffragio universale, di votazione da parte del corpo elettorale o del Parlamento. Se questa magistratura interpreta la legge e fa riferimento alla Corte europea, attraverso il rinvio di una norma, è evidente che siamo al di là del dettato costituzionale.
Per tutti questi motivi l'Unione dei democratici cristiani di centro voterà convinta, e in maniera oltretutto serena, a favore della proposta di legge Cirami, sperando che tutto questo possa essere un auspicio affinché i tre poteri costituzionali dello Stato ritrovino un necessario equilibrio (Applausi dei deputati del gruppo UDC(CCD-CDU)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.
Onorevole Mascia, le ricordo che ha otto minuti di tempo a sua disposizione.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, siamo chiamati ad esprimere un voto su un unico articolo, seppure molto
importante perché, come abbiamo visto con le votazioni a scrutinio segreto, incide direttamente sulla libertà personale, in questo caso, dell'imputato. Si tratta di una modifica che è stata introdotta dal Senato e che, in conseguenza della sospensione automatica del processo, determina la sospensione automatica dei termini di custodia cautelare. È una norma ingiusta che viene applicata sulla base di un provvedimento amministrativo, semplicemente a seguito di una verifica di ammissibilità da parte del Presidente della Corte costituzionale.
Dunque, la nostra contrarietà a questo articolo è totale perché si lede un principio fondamentale. Noi abbiamo sempre dimostrato, non soltanto in quest'occasione, che i principi mai possono e devono essere messi in discussione, chiunque sia la persona interessata o direttamente coinvolta nel momento in cui si discute o si approva un provvedimento. Ci battiamo perché i diritti individuali di tutti siano sempre assolutamente garantiti. E questo argomento da solo potrebbe essere sufficiente a determinare la nostra contrarietà alla modifica dell'articolo 47. Tuttavia, il voto che stiamo per esprimere è anche l'ultimo su un testo di legge molto contrastato che noi consideriamo gravissimo per le modifiche che introduce nel codice di procedura penale.
Si tratta di un testo di legge che abbiamo contestato per due ragioni di fondo. La prima ragione è di merito, per i principi che vengono profondamente messi in discussione e per il contrasto di questo testo con le norme costituzionali. In particolare, richiamo gli articoli 25 e 111 della Costituzione. L'articolo 111, che voi avete richiamato facendo riferimento all'esigenza del giusto processo per tutti e che dimenticate nella modifica dell'articolo 47 del codice di procedura penale che stiamo per approvare, è lo stesso che ci richiama ad una ragionevole durata del processo, profondamente messa in discussione proprio dalle norme che abbiamo votato nelle precedenti sedute.
Dunque, nonostante l'introduzione di modifiche migliorative, che abbiamo riconosciuto ma che non risolvono per nulla il problema di un testo di legge profondamente sbagliato, la nostra contrarietà di fondo deriva dal fatto che si introduce nuovamente il concetto evanescente del legittimo sospetto che già tanti danni ha fatto nella storia del nostro paese. Esprimiamo, quindi, un voto contro la modifica di uno specifico articolo e contro un testo di legge sbagliato a cui ci siamo opposti con gli argomenti e con la consapevolezza che, strada facendo, è cresciuta nel paese. Vi sono principi che pensiamo sia bene ribadire ancora, anche per il modo in cui si è svolta la discussione e per la fretta che si è imposta al Parlamento nell'approvazione di queste norme.
Vi è una seconda ragione, politica, per cui abbiamo contestato la proposta di legge Cirami: la stretta connessione dei contenuti del provvedimento e dei tempi imposti al Parlamento con i processi in corso. La pongo come seconda ma è una ragione di fondo, importante, perché comunque ha a che fare con un principio che - anche questo - non dovrebbe essere mai violato. Mi riferisco all'uso privato del Parlamento. Abbiamo denunciato quest'uso privato. Ciò non dovrebbe mai accadere perché si ledono profondamente i fondamenti della democrazia nel nostro paese. E tale lesione si è prodotta con questa proposta di legge.
Tra l'altro, va detto che anche dopo le cosiddette modifiche, miglioramenti o riduzioni del danno - poche devo dire - che sono state introdotte, lo stesso giudizio profondamente negativo viene confermato da illustri giuristi nel nostro paese sulle questioni di fondo. Tuttavia, fra queste valutazioni e giudizi conclusivi, abbiamo ascoltato e letto un'altra volta una contestazione giuridica, che considero importante, del professore Glauco Giostra il quale, insieme a contributi importanti che ci ha dato nel corso della discussione, oggi sostiene che, nonostante la fretta con cui si è introdotta questa norma, il rischio è che questa fretta vada a finire in niente. In altre parole, egli sostiene - credo che l'argomento sia molto fondato, non solo per le argomentazioni che egli ha usato,
ma perché era stato oggetto anche di discussione durante l'esame in Commissione ed il problema era stato posto persino dall'onorevole Taormina - che, così come è formulata la norma, questa legge potrebbe non trovare un'applicazione nei processi in corso. A Milano si dice San Giuan fa minga d'ingan. In altre parole, se così fosse, voi avreste fatto una corsa inutile, avreste prodotto una legge sbagliata e chiaramente, ormai agli occhi di tutti i cittadini italiani, finalizzata ad una specifica persona, mentre, in realtà, questa ricaduta potrebbe non esserci. Quindi, siccome c'è una giustizia divina, che noi non riconosciamo ma che a volte capita, penso che tutto questo potrebbe essere letto in questa chiave.
Nonostante ciò, noi siamo chiamati a valutare il merito di questo provvedimento nel suo insieme. Inoltre, nel caso specifico, noi pensiamo che alla fine di questo iter sia bene che, per la responsabilità connessa al mandato di ogni singolo parlamentare, chi si sente di assumersi la responsabilità di questo voto finale debba essere molto chiaro e molto esplicito in quest'aula. Noi questa responsabilità non ce la vogliamo assumere, seppure dopo aver fatto tutto questo percorso. Pertanto, per affermare la nostra contrarietà ed evidenziare meglio la responsabilità grave che vi assumerete, non parteciperemo al voto di questo provvedimento, di questo unico articolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filippo Mancuso al quale ricordo che ha tre minuti a disposizione. Ne ha facoltà.
FILIPPO MANCUSO. Signor Presidente, signori deputati, da cinque a tre. Tuttavia, spero bastino a comunicare dal romitaggio in cui mi sono volontariamente consegnato una emozione ed un pensiero, nel senso, entrambi, di una obiettività che non ho mai mancato, ovunque fossi, di praticare come principio. Siamo davanti ad un modello di sublegge, un modello scadente senza causa lecita. Tuttavia, dobbiamo dare ad essa un voto, nel momento in cui sullo schieramento dei favorevoli e su quello dei contrari vedo campeggiare il volto equivoco di Giano, sempre preda delle contraddizioni sulla propria identità.
Mi chiedo, dunque - e non per provocazione o per malanimo in genere -, come è possibile approvare una legge come la Cirami, la quale è una cointeressenza assoluta di antigarantismo - e ne sono state fornite le ragioni -, e, al tempo stesso, dalle medesime persone, levare la voce contro l'abusivismo giudiziario o l'abusivismo legislativo.
Sono due realtà contrapposte ma identiche, se si accettano, le si deve accettare entrambe, se si negano, le si deve negare entrambe. Similmente, non è possibile disapprovare il submodello di legge Cirami quando, invece, si approvano le altre escrescenze della illegalità giudiziaria e non giudiziaria. Questo è un fenomeno che va risolto, prima che nella politica e nella cultura, nell'ambito delle coscienze individuali, che sono le motrici delle grandi acquisizioni politiche e culturali. Noi non possiamo, in questo momento di forte contrasto, dire - non dall'alto, dove non sappiamo porci, ma dall'interno della questione - che né l'una né l'altra fazione è meritevole di totale approvazione. Guardiamo oltre questo passaggio perché le nazioni non crescono con le marce o con le grandi parole, ma con l'acquisizione comune dei valori che unificano (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e del Misto-Verdi-l'Ulivo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, si conclude oggi una delle pagine più oscure e negative per la storia del Parlamento in materia di giustizia. Proprio perché vogliamo esplicitamente dissociare la nostra responsabilità da quella che consideriamo gravissima della maggioranza di centrodestra, noi deputati dell'Ulivo e dell'opposizione
rimarremo in aula ma non parteciperemo al voto finale.
La nostra radicale opposizione a questa proposta di legge si tradurrà in un atto parlamentare che vuole così segnare la nostra totale estraneità a questo modo di piegare le istituzioni rappresentative, non solo agli interessi di parte, ma addirittura agli interessi di singole persone che fanno parte di questo Parlamento che, esclusivamente con la forza dei numeri, hanno voluto piegare ai propri interessi personali. Neppure la Democrazia cristiana e le diverse maggioranze che hanno governato nei quattro decenni della prima Repubblica avevano mai osato tanto sul terreno legislativo per difendere i propri esponenti politici.
Per rendere più evidente tutto questo tutti i gruppi dell'opposizione rinunciano, inoltre, a chiedere lo scrutinio segreto del voto finale, cui pur avrebbero diritto a norma di regolamento e per equilibrata decisione del Presidente della Camera.
Voi, colleghi del centrodestra, approverete la proposta di legge Cirami a scrutinio palese, assumendovi ciascuno di voi - e solo voi - la responsabilità politica e personale di questa scelta.
Sia in prima che in seconda lettura, con le nostre pregiudiziali e con i nostri emendamenti, vi abbiamo posto tanto i problemi di costituzionalità, quanto le innumerevoli questioni di merito inerenti a questa legge. A luglio avete cominciato in Senato dichiarando che il testo Cirami - varato dalla Commissione - era perfetto e non aveva bisogno di modifiche; in seguito, con un colpo di mano, l'avete cambiato in aula grazie all'emendamento Carrara all'inizio di agosto. Avete ripreso questa manfrina all'inizio di settembre in Commissione alla Camera; il testo Cirami-Carrara secondo voi era perfetto e non aveva più bisogno di ulteriori modifiche, per questo motivo avete respinto tutti i nostri emendamenti di merito.
Arrivati con questa supponenza e con questa arroganza in aula alla Camera, avete nuovamente cambiato il testo - dichiarato perfetto ed inemendabile - con un maxiemendamento che persino i relatori hanno conosciuto all'ultimo momento, al punto che hanno ricopiato la versione sbagliata e hanno dovuto nuovamente subemendarlo in aula. Per la quarta volta, senza alcun senso del pudore e della decenza istituzionale, avete dichiarato che la legge era perfetta rasentando il limite del ridicolo, quindi avete respinto un nostro emendamento all'articolo 47 del codice di procedura penale.
Una legge così perfetta non aveva bisogno di miglioramenti da parte dell'opposizione. Siete, quindi, tornati al Senato, convinti di poter definitivamente e finalmente concludere questa perfetta operazione di manipolazione legislativa ed istituzionale. La gente semplice dice: il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. La vostra legge, perfetta, si fa per dire, al Senato ha dovuto essere nuovamente modificata perché conteneva un errore macroscopico. Dunque la legge perfetta è dovuta tornare nuovamente alla Camera, ma, come dice la gente semplice: la gatta frettolosa fa i gattini ciechi.
La modifica ulteriore, introdotta al Senato, ha inserito nella legge Cirami un nuovo motivo di incostituzionalità e proprio in materia di libertà personale e di garanzie del giusto processo, violando l'articolo 111 della seconda parte della Costituzione, ma anche gli articoli 3,13 e 24 della prima parte. La gente semplice direbbe in veneto: peso el tacon del buso, mentre in italiano: peggio la toppa del buco.
Questa volta, però, vi siete fermati perché le ragioni delle garanzie costituzionali in materia di libertà personale e di custodia cautelare sono evidentemente meno importanti della necessità di arrivare allo scopo per cui la proposta di legge è nata: piegare alla propria volontà un processo in corso, impedire, inoltre, alla Corte costituzionale di pronunciarsi, pur dopo aver sollevato la questione di costituzionalità ed avere invocato il giudizio della Corte costituzionale stessa di fronte alle sezioni unite penali della Cassazione, quella Corte di cassazione a cui vogliamo esprimere il nostro rispetto, anche di
fronte ad attacchi indiscriminati, da qualunque parte provengano, comprese le aule giudiziarie.
Questo testo si è dimostrato una proposta di legge non solo dilacerante in Parlamento e di fronte all'opinione pubblica e alla società civile, che più volte ha fatto sentire e farà sentire anche oggi la propria voce e la propria indignazione, ma anche destabilizzante rispetto alle principali istituzioni del nostro ordinamento repubblicano e del nostro sistema di garanzie.
L'iter forzato e convulso di questa proposta di legge ha ripetutamente messo in difficoltà il Presidente del Senato che è la seconda autorità dello Stato. Ha chiamato in causa il ruolo della Cassazione che è stata sollecitata a cambiare la propria precedente giurisprudenza in materia di rimessione, chiamando in causa, a sua volta, la Corte costituzionale.
La stessa Corte costituzionale, a cui ci si è rivolti perché pronunciasse il suo giudizio di costituzionalità, è ora il principale oggetto di questa gara legislativa per arrivare prima della sua pronuncia, anzi per impedirla, dopo averla strumentalmente richiesta.
Anche il Consiglio superiore della magistratura è stato duramente attraversato dalle tensioni istituzionali prodotte da questa proposta, certo, di iniziativa parlamentare, ma che, guarda caso, ha visto i banchi del Governo affollati, come mai in altre circostanze.
MARCO BOATO. Non basta! Anche la Presidenza della Repubblica, a cui vanno il nostro totale rispetto e la nostra incondizionata solidarietà istituzionale, è stata ripetutamente chiamata in causa, tanto da far ritenere ai principali organi di informazione che talune delle modifiche introdotte siano state finalizzate a cercare di attenuare i rischi di una eventuale mancata promulgazione della legge. Non credo che saremo considerati cattivi profeti se, fin d'ora, immaginiamo che, prima o poi, questa legge, anche se promulgata, potrà comunque essere sottoposta al giudizio della Corte costituzionale sotto diversi profili di incostituzionalità che, a nostro parere, ancora permangono.
Nelle settimane scorse, da più parti - lo ha chiesto il Presidente della Repubblica Ciampi e persino il cardinale Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana - si è auspicato che il confronto politico sia meno aspro, meno reciprocamente delegittimante e demonizzante. Vi sarebbero motivi molto seri per condividere questo appello.
La democrazia dell'alternanza funziona e si dimostra forte e matura solo se lo scontro politico, anche il più duro, si basa su una condivisione di valori democratici e costituzionali comuni e sulla conseguente e reciproca legittimazione degli schieramenti di maggioranza e di opposizione. Tuttavia, sarà, purtroppo, difficile - e lo ripeto, colleghi - che tutto questo avvenga davvero, se continuerà questa prassi che ha caratterizzato tutta la prima parte della legislatura. Una prassi finalizzata a piegare il potere legislativo non solo ad interessi di parte, ma addirittura ad interessi esclusivamente personali. Attorno a questi interessi la maggioranza di centrodestra, anche a scrutinio segreto, è apparsa compatta come intorno ad un baluardo da difendere.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego.
MARCO BOATO. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione.
PRESIDENTE. Onorevole Boato, non mi riferivo a lei.
MARCO BOATO. Ripeto: attorno a questi interessi la maggioranza di centrodestra, anche a scrutinio segreto, è apparsa compatta come intorno ad un baluardo da difendere ad ogni costo.
I banchi del Governo, così spesso vuoti ed abbandonati a se stessi, presidiati solo da qualche sperduto sottosegretario, sono
apparsi in queste circostanze affollati di ministri e sottosegretari, quasi per un richiamo disciplinare più forte di quei doveri istituzionali che quasi mai inducono ministri e sottosegretari a questo tipo di solerte ed assidua presenza.
Questa apparente compattezza non è segno di forza politico-istituzionale, bensì segno di drammatica debolezza politica, istituzionale e, consentitemi, probabilmente anche etica, sotto il profilo dell'etica della responsabilità.
È per questa etica della responsabilità, a cui cerchiamo di ispirare il nostro impegno politico ed istituzionale di deputati dell'Ulivo e dell'opposizione, che, pur rimanendo in aula, non parteciperemo al voto finale su questa proposta di legge infausta rispetto alla quale rimarchiamo così la nostra totale estraneità.
Una legge che segna una pagina nera nella storia del Parlamento e più in generale, ahimè, nella storia delle istituzioni repubblicane (Applausi dei deputati dei gruppi del Misto-Verdi-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani - Molte congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.
LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è a tutti chiaro che con questa legge non parliamo soltanto di codice penale, ma si entra anche nel merito di uno scontro in essere fra la politica, che rappresenta la sovranità popolare, e apparati dello Stato che si sono organizzati politicamente, da ormai troppo tempo, e che fanno riferimento alla magistratura. Questo è il legittimo sospetto che noi abbiamo: un sospetto che la magistratura stia agendo seguendo logiche e motivazioni politiche.
D'altronde, le varie correnti politiche in cui sono divise incredibilmente le varie anime che compongono la magistratura altro non sono che cinghie di trasmissione della lotta politica! Come spiegare diversamente le plateali dimostrazioni di dissenso registrate, ad esempio, in apertura dell'anno giudiziario e messe in atto dai giudici di sinistra, con l'abbandono dell'aula all'arrivo del ministro della giustizia?
Gli stessi giudici avrebbero dovuto fare autocritica per il totale fallimento dell'amministrazione della giustizia in un paese come questo che ha il più alto numero di magistrati in rapporto alla popolazione che si registra nell'intera Unione europea, in un paese che ha milioni di processi arretrati e che continua a scarcerare gente condannata in primo grado all'ergastolo per decorrenza dei termini processuali, salvo scoprire successivamente che nei tribunali si perde tempo per processare ad esempio i contadini che manifestavano per le quote latte o i poliziotti che hanno impedito al movimento no-global di distruggere alcune città (Applausi di deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!
Che dire poi del Consiglio superiore della magistratura che si è trasformato, a seguito delle dichiarate appartenenze politiche dei propri componenti, in un secondo Parlamento abusivo e senza alcun mandato popolare? Tutti noi sappiamo tra l'altro quali siano le enormi competenze gestite in piena autonomia da questo Consiglio.
È inutile ricordare che lo scontro aperto fra politica e certa magistratura di sinistra nasce apertamente nel 1994 con lo squallido avviso di garanzia, consegnato in diretta televisiva, all'allora Presidente del Consiglio Berlusconi a Napoli.
Era chiaro l'intento di delegittimare un Governo utilizzando un giudice che, a mio avviso, era semplicemente militarizzato (e per questa ragione il Consiglio superiore della magistratura, tra l'altro, non ha condannato nessuno). La Lega, che è stata perseguitata per anni dal giudice Papalia, potrebbe scrivere interi libri sul legittimo sospetto che un giudice cerchi di impedire ad un partito politico di rappresentare le esigenze di centinaia di migliaia di cittadini elettori.
C'è da chiedersi se non sia comprensibile e legittimo il sospetto di un cittadino
che si vede processare da un giudice che, accompagnati i figli alle manifestazioni no global - magari dichiarando anche, come è successo, che la polizia, in quel caso, non è stata degna di appartenere ad uno Stato civile -, ha poi mandato sotto processo gli stessi poliziotti che stavano lavorando per ripristinare l'ordine in quella città. Oppure c'è da chiedersi se non sia legittimo il sospetto di un cittadino che si vede processare da giudici girotondini che manifestano contro la politica di un Governo che lo stesso cittadino ha contribuito ad eleggere con il suo voto. Con questi presupposti c'è da chiedersi come questi giudici possano garantire l'imparzialità e la terzietà ai nostri cittadini.
Per questi motivi, questa legge, a nostro avviso, cerca di ripristinare il diritto dei cittadini, anche di quelli impegnati in politica, di pretendere di non essere giudicati da giudici di parte o dichiaratamente politicizzati. Il nostro voto, pertanto, sarà favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra). Onorevoli colleghi, vi prego. Capisco che forse si tratta di goliardia... prego, onorevole Adornato.
FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, vorrei anticipare subito il messaggio politico che intendiamo lanciare al paese, giunti alla fine di questa estenuante battaglia sulla legge Cirami (Commenti) e cioè la necessità, per la maggioranza come per l'opposizione, di voltare pagina, di aprire una nuova fase più matura e più serena della discussione sulla giustizia (Commenti)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, vi prego di avere un po' di educazione; è stato così per tutti coloro che hanno parlato. Onorevole Adornato, vada avanti perché, onestamente, l'onorevole Boato non ha parlato in condizioni migliori delle sue.
FERDINANDO ADORNATO. Ma prima, non posso fare a meno di affrontare il merito dello scontro politico acceso intorno al legittimo sospetto.
Come è stato riconosciuto, in sé il testo Cirami non ha caratteristiche tali da suscitare aspri conflitti. Esisteva già nel nostro codice, la Cassazione aveva segnalato un possibile vuoto giuridico e non si vede quale sconquasso debba provocare la reintroduzione del diritto di chiedere alla Suprema corte di cassazione la verifica di legittimità di un eventuale sospetto intorno all'operato di un tribunale.
È evidente - e lo è a maggior ragione dopo le modifiche apportate dal Senato - che, in un altro momento politico, con un altro quadro politico, l'opposizione avrebbe forse tranquillamente votato questa legge, che non è straordinaria, ma è solo una normalissima buona legge. La pietra dello scandalo, lo sappiamo, sta altrove: il motivo di tante pubbliche indignazioni non sta nel testo, sta nel contesto. La pietra dello scandalo si chiama Cesare Previti. Ed io non voglio minimamente eludere tale questione, anzi, vorrei parlare soprattutto di questa, per un dovere nei confronti dell'opinione pubblica e perché essa non ci provoca alcun imbarazzo.
L'opposizione dice: con l'approvazione di questo provvedimento, la legge non è più uguale per tutti. Perdonate, ma a noi appare esattamente il contrario. Appare cioè che sia l'opposizione a lagnarsi che la legge sia uguale proprio per tutti perché, in realtà, vorrebbe che fosse uguale per tutti meno che per uno o forse per due (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
Perché mai altrimenti una legge ordinaria, che in un altro contesto forse avreste votato, diventa di colpo indegna? L'opposizione insiste: ma per nessun altro cittadino avreste confezionato una legge ad hoc! Anche in questo caso, però, il ragionamento non regge, non solo per la sua capziosità, perché formalmente il Parlamento
interviene a sanare un vuoto legislativo, ipotizzato anche dalla Cassazione, ma anche per una questione sostanziale. Da sempre, infatti, le più aspre contese giudiziarie si sono aperte proprio partendo dall'esemplarità di casi personali che, talvolta, costringono il legislatore ad accelerare le riforme (Vivi commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
Non citerò casi storici...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi...
FERDINANDO ADORNATO. Non citerò casi storici, pure numerosi... (Vivi commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi...
FERDINANDO ADORNATO. Presidente, ho ascoltato con rispetto e serenità...
PRESIDENTE. Lei ha ragione. Ha assolutamente ragione giacché questa dovrebbe essere la regola che vale per tutti.
FERDINANDO ADORNATO. Salvo che la sinistra non sia interessata al dialogo ma solo al monologo. Allora quest'aula ne trarrebbe non certo giovamento...
PRESIDENTE. Non so cosa dire. Colleghi...
FERDINANDO ADORNATO. Non citerò casi storici, pure numerosi, atteniamoci a ciò che ci è più vicino: Tortora, Andreotti, Sofri, ma anche tanti episodi della cronaca. Non sono state spesso le vicende personali a segnalarci ciò che non va nella giustizia (Commenti del deputato Bindi)?
Avremmo forse rivisto la legislazione sui pentiti senza le polemiche sui tribunali che giudicavano Tortora o Andreotti? Allora, dov'è lo stupore se, dopo l'atteggiamento pregiudiziale espresso, in mille interviste, dal pool di Milano - che ha addirittura elaborato una linea politica di resistenza ai poteri democratici - si decide che non Nanni Moretti né Cesare Previti ma la Cassazione giudichi in materia?
Il problema non è se ci sia o no un interesse personale. In ogni vicenda giudiziaria tale interesse c'è e c'è sempre (Commenti del deputato Bindi)! Il vero problema è se esso corrisponda o no ad un interesse generale estendibile a tutti i cittadini. È assai difficile che, in questo caso, si possa sostenere il contrario.
Il fatto è che l'opposizione è accecata dal considerare Previti certamente colpevole, creando così un pericolosissimo corto circuito tra piazza, politica e diritto. A noi deputati, anche a noi della Casa delle libertà, non spetta, né oggi né mai, di giudicare se Cesare Previti o un qualsiasi altro cittadino sia colpevole o innocente! A noi spetta di fare leggi (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi...
FERDINANDO ADORNATO. ...che consentano a chiunque, deputato o uomo della strada, di sentirsi tutelato nei propri diritti e noi questo, solo questo, stiamo facendo! Sul resto, infatti, deciderà, comunque, com'è giusto, la magistratura.
Mi è già capitato di osservare la diversità dell'atteggiamento tenuto dalla sinistra...
GIORGIO PANATTONI. Falla giudicare!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, francamente, non capisco queste manifestazioni. L'onorevole Adornato sta facendo un discorso... Sto ascoltando il contenuto del discorso dell'onorevole Adornato e credo che meriti un minimo di rispetto. Non è possibile... (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
Credo sia autolesionista questa posizione, perché è democrazia parlare ed ascoltare gli altri, non lo è parlare senza ascoltare gli altri (Applausi dei deputati dei
gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell'UDC (CCD-CDU) o disturbando gli altri! Se poi volete disturbare...
Prego, onorevole Adornato.
FERDINANDO ADORNATO. La ringrazio, signor Presidente. Mi è già capitato di osservare la diversità dell'atteggiamento tenuto da parte della sinistra all'epoca del caso Sofri. Intendiamoci, non c'è alcuna relazione tra le due vicende: in un caso è omicidio, nell'altro corruzione (Commenti dei deputati dei Democratici di sinistra-l'Ulivo); né vi è alcun legame storico. Peraltro, Sofri è stato condannato e Previti, invece, deve essere ancora giudicato. C'è solo un piccolo ma cruciale paragone: entrambi i loro processi sono stati e sono giudicati processi puramente indiziari. Tralascio, per brevità, la citazione del quotidiano la Repubblica - un giornale insospettabile - sul processo indiziario di Milano.
Solo che, nel caso Previti, sono stati inscenati infuocati girotondi perché l'imputato non potesse sfuggire all'offensiva puramente indiziaria dei pubblici ministeri; nel caso Sofri, all'opposto, appelli, proteste e manifestazione - si badi, anche da parte nostra, di chi parla, di esponenti della maggioranza che rifiutano la logica dei due pesi e delle due misure - sono state rivolte tutte contro i magistrati in una campagna degna dell'affare Dreyfus (Commenti).
Il pentito da cui era partita l'accusa contro Sofri, Leonardo Marino, viene dipinto come un infame mercenario. Stefania Ariosto, invece, la teste chiave contro Previti, è stata a lungo presentata come una sorta di eroina flaubertiana (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell'UDC (CCD-CDU)). Eppure il primo si dichiarava correo, la seconda no.
Ecco, allora, un pericolo che vi vogliamo segnalare, ossia che, parte dalla sinistra, ancora assume, nei confronti della giustizia, una posizione ideologica e morale. Se sei un avversario, diventi figlio di un dio minore, sottoposto ad una violenta campagna di delegittimazione morale; se, invece, godi di frequentazioni politicamente corrette, diventi l'icona di una nobile lotta di libertà (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell'UDC (CCD-CDU))!
MARIO LANDOLFI. Bravo!
IGNAZIO LA RUSSA. Si vede che li conosci!
FERDINANDO ADORNATO. Una classe dirigente matura non può, non deve, ragionare così. Soprattutto dopo ciò che è accaduto in Italia nell'ultimo decennio. Vogliamo, possiamo, far finta di niente?
I partiti che hanno governato l'Italia sono scomparsi, un Presidente del Consiglio è stato messo ai servizi sociali, ad un altro è stato impedito di ritornare in Italia per curarsi, un terzo è stato processato per sei lunghi anni come sodale della mafia!
La storia ci dice che siamo andati clamorosamente oltre le legittime contestazioni ai singoli (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'UDC (CCD-CDU) e Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI), che siamo visibilmente entrati nel clima di un grande processo politico alla democrazia italiana! E c'è chi questo processo vuole continuarlo ancora oggi!
Dov'è, allora, onorevoli colleghi, il confine tra il dovere della magistratura di indagare su tutti i reati e quello, ancora più grande, di difendere la libertà politica? Questo confine, evidentissimamente, è stato spostato e, dunque, va riscritto.
È inutile, allora, accapigliarci perché il problema riguarda tutti, nessuno escluso: anche voi, colleghi della sinistra, perché è un problema della democrazia.
Onorevole Franceschini - mi riferisco al suo appassionato intervento nel corso della precedente lettura - c'è una spiegazione obbiettiva del perché tanti cittadini, non solo quelli di Alleanza nazionale o della Lega, come lei ha detto, hanno inizialmente avuto simpatia per «mani pulite» e, poi, hanno corretto il loro giudizio.
VALTER BIELLI. Come te!
FERDINANDO ADORNATO. Come me, sì! E allora? E allora (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)? Lo sto dicendo!
C'è una spiegazione! All'inizio sembrava che si potesse aprire un'era di superamento dell'impunità della politica; ma rapidamente, nel giro di pochi mesi, ci si è resi conto che, invece, se ne stava affermando un'altra o c'era il rischio che se ne affermasse un'altra: l'era dell'impunità dei magistrati, in una notte della Repubblica in cui si restituiva al paese l'idea che cinquant'anni di democrazia fossero nient'altro che mezzo secolo di corruzione, infangando culture e tradizioni che avevano reso libero e forte il nostro paese (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'UDC (CCD-CDU), della Lega nord Padania e Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI).
MARCELLA LUCIDI. La Russa!
FERDINANDO ADORNATO. Opera assai dannosa, ancorché destinata al fallimento, perché, nella storia, possono chiudere i partiti e sparire i loro leader, ma non si possono chiudere le idee! E le idee democristiana, socialista (Commenti dei deputati dei Democratici di sinistra-l'Ulivo) repubblicana, liberale, che hanno fatto grande l'Italia, sono, infatti, ancora qui su questi banchi, vive come prima, sia nel centrodestra che nel centrosinistra. Ecco perché ci saremmo aspettati, almeno dal gruppo della Margherita, maggiore comprensione: perché questo passaggio, così delicato, parlava anche, e molto, del passato (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia). Non ci saremo certo aspettati di vedervi votare sulla base delle indicazioni di Flores d'Arcais!
Ed anche per il presente, signori magistrati di Milano, vale lo stesso ragionamento: i vostri teoremi politici possono colpire, certo, persone e simboli, ma sono anche oggi destinati a fallire, perché Forza Italia, così come la Casa delle libertà, non è un clan, non è una loggia, non è un'associazione omertosa, ma un grande partito popolare (Commenti dei deputati dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)...
SALVATORE CICU, Sottosegretario di Stato per la difesa. Bravo!
FERDINANDO ADORNATO. ...che raccoglie le ansie ed i progetti della maggioranza degli italiani ed è parte decisiva del partito popolare europeo.
GUSTAVO SELVA. Bravo!
MARIO LANDOLFI. Bravo!
FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, vorrei tornare, allora, al messaggio politico di cui parlavo all'inizio: la necessità, per la maggioranza come per l'opposizione, di voltare pagina.
Per i cittadini, infatti, non ha grande rilievo se, in un assurdo conflitto fratricida, vinca l'impunità della magistratura o quella della politica. Il vero problema di una democrazia liberale è che nessun potere divenga irresponsabile ed impunibile, che esistano, per ciascun potere, efficaci strumenti di controllo e che questi risiedano, in ultima istanza, nella sovranità popolare.
Da questo punto di vista, va riconosciuta, qui in quest'aula, una verità storica: la politica ha già saputo fare un passo indietro, cominciando, faticosamente, la politica di tutti ed un'opera di autoriforma. Parte della magistratura, invece, non l'ha ancora fatto: non solo non sembra in grado di procedere ad un'autoriforma, ma si oppone ad ogni riforma, arrivando, in alcuni casi, a sfidare il sovrano potere del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia). Per questo, onorevoli signori del Governo, la maggioranza ha il dovere, oggi, chiuso questo capitolo, di non procedere più per miniprovvedimenti tampone, ma di affrontare una riforma organica dell'ordinamento giudiziario (Commenti dei deputati dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti
italiani), senza alterare un sistema di indipendenza pressoché unico nel mondo, ma distinguendo con evidenza la professione giudicante da quella inquirente (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e di deputati del gruppo dell'UDC (CCD-CDU)).
L'opposizione dovrebbe forse riflettere se conviene continuare ancora a girare in tondo o capire che questa non è un'esigenza di parte ma una necessità della nostra giovane democrazia bipolare. Possiamo immaginare strumenti bicamerali, come ha suggerito il presidente Cossiga, o procedere ordinariamente. In ogni caso, ci chiediamo e vi chiediamo di tornare a dialogare. L'Italia non siete voi, come in un impeto integralista avete scritto sui vostri cartelli. L'Italia siamo noi, tutti insieme.
MARCO RIZZO. Dipendente! Sei un dipendente!
FERDINANDO ADORNATO. Sarebbe allora il caso di onorare con maggiore senso di responsabilità il nostro compito di fronte alla nazione (Vivi applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'UDC (CCD-CDU), della Lega nord Padania e Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
OLIVIERO DILIBERTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
OLIVIERO DILIBERTO. Signor Presidente, voglio sollevare un problema di natura completamente diversa. Si tratta effettivamente di un intervento sull'ordine dei lavori. Noi siamo qui a discutere aspramente su un provvedimento della delicatezza che tutti conosciamo e siamo tutti deputati - da una parte e dall'altra -, costretti istituzionalmente, anche per scelta, ad essere qui. Contemporaneamente, alle ore 13, è stata convocata la Commissione bicamerale - non monocamerale, ma bicamerale - di inchiesta sul dossier Mitrokhin. Era stato richiesto da parte di alcuni di noi lo spostamento, che non è stato concesso dal presidente della Commissione, che è un senatore, ed oggi è in corso da un'ora e dieci minuti un'audizione delicatissima con il generale Siracusa, già comandante generale dei carabinieri e prima ancora direttore del Sismi. Le chiedo per cortesia di levare, a tutela nostra, una protesta.
PRESIDENTE. Ho dato la massima collaborazione al presidente della Commissione bicamerale anche per tante esigenze che quella Commissione aveva, ma non c'è dubbio che, nel caso specifico, lei abbia pienamente ragione. Per questo io mi attiverò immediatamente perché fatti simili non si ripetano. Quando ci sono votazioni in Assemblea, le Commissioni bicamerali, su richiesta, devono essere sconvocate, se non altro per un minimo di fair play che esiste tra di noi.
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