Allegato B
Seduta n. 217 del 5/11/2002


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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il codice doganale internazionale, gestito in sede WTO dall'organizzazione mondiale doganale (OMD), prevede l'assegnazione di un codice doganale identificativo per le sementi, i derivati alimentari e le materie prime agricole;
tale sistema armonizzato interessa la gestione degli scambi commerciali internazionali ed è nato dall'esigenza di individuare in modo univoco ed agevole il complesso delle merci oggetto di negoziazione sul mercato mondiale;
il codice doganale codifica e classifica le merci attraverso una razionale valutazione delle loro caratteristiche intrinseche, con una nomenclatura comune accettata a livello internazionale e pertanto permette il collegamento tra prodotto, tariffa e dazio;
l'assenza del codice doganale di una merce esportata, importata e trasportata non permette il collegamento tra lo stesso, la tariffa e il dazio previsti, provocando de facto l'elusione fiscale;
il codice doganale europeo, gestito dal comitato del codice doganale con sede in Lussemburgo, è disciplinato dal Regolamento (CEE) n. 2658/87, relativo alla nomenclatura tariffaria e statistica ed alla tariffa doganale comune, successivamente modificato dai Regolamenti CE 2204/99 e 1230/2001, oltre a essere disciplinato dai regolamenti comunitari PAC;
nella normativa italiana, il «Testo Unico delle Disposizioni legislative in materia doganale», decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43, come modificato e innovato dalla normativa comunitaria, prevede che la violazione della normativa fiscale doganale può rientrare nella ipotesi del contrabbando doganale verso Paesi terzi, quantomeno quod poenam. Quindi, i prodotti che transitano dai Paesi terzi verso l'Unione europea, sprovvisti di codice doganale, appaiono catalogabili quali merci di contrabbando;
nessuna delle molteplici specie di organismi geneticamente modificati commercializzate dispone di un codice doganale che la possa distinguere, sul piano fiscale, da sementi o da materia prima agricola di origine naturale. Ciò in palese violazione delle disposizioni in materia doganale internazionalmente condivise -:
come il Governo intenda procedere per impedire l'esportazione, l'importazione ed il trasporto di sementi, derivati alimentari e materie prime agricole contaminate da organismi geneticamente modificati prive di codice doganale identificativo;
se il Governo intenda attivare un coordinamento delle istituzioni tecniche di controllo e di diagnostica, presenti presso il ministero dell'economia e delle finanze, il ministero della salute ed il Ministero delle politiche agricole e forestali, al fine di monitorare tutti i carichi di sementi, derivati alimentari e materie prime agricole in ingresso nei porti e nei principali valichi del Paese per accertare l'eventuale contaminazione da organismi geneticamente modificati e, se confermata questa ipotesi, disporne l'immediato respingimento ai Paesi di provenienza;


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se il Governo intenda attivarsi immediatamente per chiedere al comitato del codice doganale dell'Unione europea l'assegnazione di un codice doganale di identificazione a ciascun organismo geneticamente modificato autorizzato alla commercializzazione in territorio comunitario;
se il Governo sostenga il principio di una rigorosa segregazione dei prodotti derivati da organismi geneticamente modificati da quelli naturali e consideri come strategici nella propria condotta politica il «principio di precauzione» è la libertà di scelta del consumatore, dell'agricoltore e dell'imprenditore agro-alimentare.
(2-00529)
«Pecoraro Scanio, Zanella, Lion, Cento, Boato, Bulgarelli, Cima».

Interrogazioni a risposta orale:

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le amministrazioni fiscali dei Pesi dell'Unione europea, in ragione della sempre più intensa globalizzazione dell'economia e dei mercati, hanno negli ultimi anni intensificato la collaborazione internazionale;
il documento Com. 15/2002/Ce dell'Unione europea ha avviato il programma denominato «Fiscalis» per il periodo 2003-2007 per implementare lo scambio di informazioni tra gli Stati membri al fine di contrastare sempre più efficacemente il fenomeno dell'evasione fiscale anche nel campo delle imposte dirette, sin qui lasciato al controllo esclusivo dei singoli Stati, creando un nuovo strumento da collegare ai sistemi informatici «Vies» e «Scent», relativi alla materia dell'IVA introcomunitaria e delle accise;
risultano attivate tre diverse tipologie di collaborazione amministrativa:
a) l'assistenza «su richiesta», che rappresenta la forma principale di collaborazione;
b) l'assistenza «automatica», che si traduce in un consolidato accordo tra i Paesi dell'Unione europea per lo scambio sistematico di taluni generi di informazione;
c) l'assistenza «spontanea», con la quale un Paese, senza averne ricevuto richiesta, invia informazioni ritenute utili ad un altro Stato;
è intuibile da una parte l'importanza di tale reciproco scambio di informazioni, e dall'altra la grande complessità della messa a regime di un tale sistema -:
quali iniziative il Ministero abbia assunto - o intenda assumere - per organizzare in termini di efficienza e di efficacia il sistema informativo in questione, e quali risorse (umane, strumentali e finanziarie) ritenga di dover mettere a disposizione per la realizzazione del progetto «Fiscalis».
(3-01553)

STRADELLA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel quartiere romano di Trastevere esiste un locale cinematografico di proprietà della sezione dopolavoro dei Monopoli di Stato denominato «Cinema Teatro Arena Nuovo»;
la struttura è stata affidata in locazione agli esercizi cinematografici romani (E.C.R.) nel 1988 per nove anni rinnovabili ad un canone pari all'8 per cento degli incassi;
la E.C.R. ha concesso nel 1988 in locazione l'Azienda Cinematografica e Teatrale esercitata nei locali condotti alla Sacher Film di Giovanni Moretti con conseguente, ex lege, subingresso nel contratto di locazione;
l'E.C.R. non ha mai consegnato i borderò di incasso effettivo utile alla quantificazione del canone;
il regista Giovanni Moretti ha tenuto all'interno del cinema, il giorno 3 settembre 2002, una riunione organizzativa preparatoria


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dell'assemblea del 14 settembre 2002 degli Stati Maggiori dei cosiddetti «girotondi», organizzazione di chiara matrice politica;
per espressa previsione contrattuale il cinema ed i locali accessori possono essere destinati esclusivamente per l'esercizio di attività teatrali e cinematografiche -:
se i Monopoli di Stato abbiano adottato iniziative per recuperare la disponibilità dell'immobile, nei confronti di E.C.R. o della Sacher Film.
(3-01556)

Interrogazioni a risposta scritta:

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in base alla normativa vigente già dal mese di luglio 2002 la misura del risarcimento che l'Inail corrisponde ai lavoratori vittime di infortunio o di malattia professionale, avrebbe dovuto essere adeguata sulla base della svalutazione monetaria rilevata per l'anno 2001;
in particolare l'articolo 11 del decreto legislativo n. 38 del 2000 prevede appunto che le rendite riconosciute dall'Inail agli invalidi del lavoro debbono essere annualmente rivalutate su delibera del Consiglio di Amministrazione dell'Inail e sulla base della variazione effettiva dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati rispetto all'anno precedente, con decreto del ministero del lavoro, di concerto con i Ministri dell'economia e della salute;
i decreti di rivalutazione, già firmati dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali sono stati trasmessi, per la controfirma, al Ministro dell'economia e delle finanze sin dal 17 settembre 2002 e vane sono risultate, ad oggi, le reiterate sollecitazioni dell'Associazione nazionale mutilati ed invalidi del lavoro (ANMIL);
la questione riguarda un milione e duecentomila infortuni sul lavoro e deve essere considerato che, dal momento della controfirma del Ministro dell'economia e delle finanze, occorrerà attendere un tempo tecnico di almeno altri due mesi affinché l'Inps provveda materialmente al pagamento dei nuovi importi rivalutati e degli arretrati dal 1o luglio 2002;
appare francamente ingiustificabile il ritardo nella sottoscrizione dei decreti di rivalutazione, così come appare incomprensibile la mancanza di sensibilità nei confronti di cittadini lavoratori che, dopo aver subito la disgrazia di infortuni invalidanti, debbono rincorrere lo Stato per ottenere semplicemente l'adeguamento delle loro rendite, già oggettivamente insufficienti, all'erosione inflazionistica -:
se non ritenga di dover provvedere senza indugio alla valutazione ed alla controfirma dei decreti di rivalutazione previsti dall'articolo 11 del decreto legislativo n. 38 del 2000.
(4-04355)

MACERATINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel momento in cui uno dei maggiori problemi dell'economia nazionale è rappresentato dalla carenza dei flussi finanziari all'INPS, i Ministri interrogandi dovrebbero essere informati di come il direttore provinciale, dottor Mario Acampa, e il responsabile dell'ufficio legale, avvocato Antonio Donatelli, della sede di Modena dell'INPS, gestiscono la riscossione dei crediti dell'ente, attività che, come si è verificato nel caso del fallimento Atlantic Zenith Ceramica s.p.a. (Reg. Fall. n. 24/97 - Tribunale di Modena), non è certo condotta all'insegna dei doverosi criteri di diligenza e in ossequio alla normativa vigente in tema di recupero dei crediti nelle procedure concorsuali;
infatti l'INPS si era surrogato ai lavoratori dipendenti, avendo anticipato agli stessi il trattamento di fine rapporto (si trattava di alcuni milioni di euro) e, di conseguenza, vantava ingentissimi crediti;


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tuttavia, il responsabile dell'ufficio legale INPS, avvocato Antonio Donatelli, invece di richiederne l'ammissione allo stato passivo con il grado di prededuzione, come avrebbe potuto per legge (e, pertanto, come avrebbe dovuto), ha richiesto l'attribuzione dell'ordinario privilegio, contrariamente a quanto avevano fatto i legali dei lavoratori che agivano in proprio per i loro crediti da lavoro e per il trattamento di fine rapporto. Così, a causa dell'incuria e/o della carente preparazione giuridica dei responsabili dell'ufficio legale dell'INPS-sede di Modena, è stato ritardato l'incasso a favore dell'ente di circa cinque miliardi di vecchie lire, pari ad euro 2.582.284,5, per oltre un anno, posto che il credito stesso sarebbe stato liquidato col primo riparto, donde una perdita di interessi, ai tassi allora correnti, di alcune centinaia di milioni di lire;
lo stesso ufficio legale dell'INPS ha aggravato la già imponente perdita, rinnovandosi nella negligenza: infatti, un anno dopo la prima occasione perduta, la riscossione delle ingenti somme, che spettavano in virtù dell'approvazione del secondo piano di riparto (si trattava in totale di lire 7.976.660.978, pari ad euro 4.119.601,59), è stata ritardata di oltre un anno con un ulteriore detrimento di interessi, pari a circa lire 300 milioni; il tutto per aver atteso dodici mesi prima di comunicare il richiesto numero di conto corrente su cui il curatore avrebbe accreditato tempestivamente, come poi ha fatto, l'importo dovuto;
la cosa più grave è che l'ufficio legale dell'INPS ha giustificato la propria clamorosa sbadatezza, imputandola alle modalità con le quali il curatore fallimentare, avvocato Giorgio Bigarelli, provvedeva, con il beneplacito del giudice delegato che ha sottoscritto i relativi mandati, a pagare i creditori. Il curatore, al contrario, si è sempre prodigato e, ritenendo rischioso trasmettere per posta uno o più assegni di importo miliardario, stante il prolungato silenzio dell'ente, ha invitato all'INPS stesso, con atto notificato a mezzo ufficiale giudiziario, a comunicargli le coordinate bancarie, al fine di versare la somma in modo rapido e sicuro;
ciò, si ripete, con il beneplacito del giudice delegato, che ha permesso di agevolare, con le medesime modalità, la riscossione da parte di tutti i creditori per somme superiori ai 50 milioni di lire. Questi ultimi hanno comunicato immediatamente le coordinate bancarie e nulla hanno eccepito in ordine all'iniziativa dell'ufficio fallimentare, volta a razionalizzare l'adempimento;
è opportuno porre in evidenza che l'INPS ha sollevato la questione solo dopo che, Il Resto del Carlino aveva stigmatizzato la scandalosa inettitudine dei responsabili della sede di Modena dell'Istituto Previdenziale, mentre nessuna doglianza era stata manifestata nel comunicare le coordinate bancarie utilizzate al fine dal curatore per pagare nel termine di 24 ore l'importo liquidato;
a quanto risulta all'interrogante, dopo la manifestazione dell'intenzione di esperire, a carico del curatore, azioni risarcitorie, non meglio definite, l'ufficio legale dell'INPS di Modena ha protratto, ad avviso dell'interrogante, il tentativo di distrarre l'attenzione dalle proprie responsabilità, aggravando, senza soluzione di continuità, il pregiudizio economico provocato in questa vicenda, e lo ha fatto con la promozione di anodine iniziative giudiziarie, presso il tribunale fallimentare di Modena, volte ad ottenere gli interessi irrimediabilmente perduti;
l'INPS di Modena, tramite il proprio ufficio legale ha, infatti, presentato, dapprima, una generica istanza al giudice delegato e, successivamente, un reclamo al tribunale, entrambi rigettati dalle rispettive autorità giudiziarie per l'insussistenza dei requisiti sostanziali, formali e processuali. Infine, non paghi degli effetti negativi sortiti, peraltro prevedibili, questi ineffabili funzionari hanno promosso una nuova causa, con un ricorso per tardiva insinuazione di credito allo stato passivo, cercando, senza fine, di deflettere le conseguenze giuridiche e amministrative delle documentate inadempienze -:


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come valutino i Ministri interrogati il comportamento della dirigenza e dell'ufficio legale dell'INPS-sede di Modena, i quali tardano un intero anno a comunicare un numero di conto corrente e poi si imbarcano in una serie di improbabili azioni giudiziarie e richieste di risarcimento a carico di un curatore fallimentare, che ha dovuto ricorrere a formale atto di intimazione notificato a mezzo ufficiale giudiziario per ottenere risposta alla precedente richiesta e che, ottenutala, nel volgere di 24 ore, ha provveduto a pagare oltre sette miliardi di lire, il cui pagamento i funzionari dell'INPS,-sede di Modena, non hanno neppure ritenuto di sollecitare durante i dodici mesi precedenti;
se ritengano i Ministri che il comportamento tenuto dalla dirigenza e dai responsabili dell'ufficio legale dell'INPS - sede di Modena, nella menzionata vicenda si sia uniformato ai principi di correttezza, efficienza e diligenza, ai quali una pubblica amministrazione deve auspicabilmente ispirarsi;
se risulti ai Ministri che sia stata informata della vicenda la Corte dei conti ed, in caso contrario, se ritengano opportuno sollecitare l'intervento della Corte dei conti medesima affinché valuti la sussistenza di responsabilità in capo al direttore provinciale dell'INPS-sede di Modena, dottor Mario Acampa, e al responsabile dell'ufficio legale, avvocato Antonio Donatelli, per il grave danno economico che l'ente ha patito.
(4-04362)