Allegato A
Seduta n. 190 del 23/9/2002


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MOZIONI BRUGGER ED ALTRI N. 1-00066 E VOLONTÈ ED ALTRI N. 1-00040 SULLA CRISI ECONOMICA IN ARGENTINA

(Sezione 1 - Mozioni)

La Camera,
premesso che:
il crescendo delle crisi finanziarie e bancarie - a partire da quelle del 1997 in Asia, Russia e America Latina, fino al più recente crollo della new economy in Usa, alla gigantesca crisi bancaria giapponese in corso e alla bancarotta dell'Argentina - non può che impensierire le popolazioni, le classi dirigenti, le imprese, gli investitori e i risparmiatori, in quanto non si tratta di una serie di casi isolati, ma costituisce piuttosto la manifestazione di una crisi dell'intero sistema finanziario caratterizzato dalla speculazione sfuggita a ogni controllo;
l'intera bolla finanziaria mondiale ha raggiunto la vetta dei 400.000 miliardi di dollari (di cui 140.000 solamente negli Usa), in rapporto ad un prodotto interno lordo mondiale di circa 40.000 miliardi di dollari, e questo divario è andato accentuandosi soprattutto negli ultimi anni;
tale grave situazione finanziaria rischia di provocare una grandissima crisi del risparmio e, in special modo, dei fondi pensione;
la politica monetaristica del Fondo monetario internazionale nei confronti dei cosiddetti Paesi in via di sviluppo, come l'Argentina, è stata negli anni passati direttamente responsabile dell'aggravamento della loro situazione economica, fino alla bancarotta, imponendo il pagamento di alti tassi di interesse e tagli al bilancio e agli investimenti produttivi, che hanno gravemente intaccato il prodotto interno reale di tali Paesi;
la politica di privatizzazioni richiesta dal Fondo monetario internazionale è risultata non adatta per tutte le situazioni, come dimostrano anche i ripensamenti in corso sulle privatizzazioni (per esempio nel settore delle ferrovie) persino in Inghilterra, la nazione che per prima ha esaltato questo orientamento;
il continuo pagamento, imposto dal Fondo monetario internazionale, degli interessi sul debito ha strangolato l'economia argentina (nel 1998 il pagamento degli interessi era pari all'11 per cento del bilancio nazionale, nel 2000 al 15 per cento e nel 2001 al 18 per cento). Questo salasso di ricchezza e di investimenti è andato sempre più ad incidere negativamente sulle entrate fiscali: nel 2001 le entrate fiscali sono crollate del 33 per cento rispetto al 2000;
l'intera America latina negli anni passati ha già pagato più volte l'intero ammontare del suo debito estero: nel 1980 era di 259 miliardi di dollari; nel 1999, dopo aver pagato cumulativamente 628 miliardi di dollari in interesse, «rimanevano» 793 miliardi di debito da pagare (dati della Banca mondiale);
quindi, la crisi argentina non è specifica a questa nazione, bensì riguarda l'intero continente latino-americano, dove il Messico e il Brasile (in cui la svalutazione


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della moneta non ha risolto il problema del debito ma, al contrario, ha creato momenti di tensione con gli altri Paesi del continente), per esempio, sono stati condotti dal Fondo monetario internazionale sull'orlo di un crac, come quello dell'Argentina e di altre Nazioni quali la Turchia e la Polonia, in quella che è una manifestazione molto forte della crisi dell'intero sistema, che si evidenzia in maniera sempre più quantificabile e tangibile anche negli Usa, in Giappone e in Europa, per cui una duratura soluzione per l'Argentina può avere luogo solo nel contesto di un totale riorientamento produttivo e di una riorganizzazione del sistema economico e finanziario internazionale;
il crac in Argentina non può essere imputato semplicemente alla corruzione nazionale, ma al sistema «politico» del Fondo monetario internazionale, che, invece di sostenere effettivamente lo sviluppo della Nazione, ha introdotto meccanismi monetaristici che hanno favorito varie forme di corruzione;
ad esempio, parlamentari del partito argentino Ari, il 31 dicembre 2001, hanno presentato una dettagliata documentazione sulla «struttura bancaria parallela» che ha organizzato illegalmente tra ottobre e dicembre 2001 una fuga di capitali e operazioni di riciclaggio per parecchi miliardi di dollari, che, ad avviso di tali parlamentari, non sarebbero potuti avvenire senza che il Fondo monetario internazionale ne fosse a conoscenza. Il giudice di Buenos Aires, Maria Servini de Cubria, ha aperto un'indagine sul caso;
la Chiesa cattolica argentina ha preso una posizione molto chiara sulla crisi. L'arcivescovo di Rosario, monsignor Eduardo Miràsha, ha detto il 17 novembre 2001: «Un popolo non può morire per pagare il debito». Monsignor Hector Aguer di La Plata, il 20 dicembre 2001, ha diffuso una lettera aperta sul debito estero, dove denuncia tra l'altro la politica (imposta dal Fondo monetario internazionale) di «deficit zero», che ha drasticamente ridotto il benessere generale allo scopo di pagare gli interessi sul debito agli «usurai»: infatti il popolo muore per debiti contratti da altri e per fini chiaramente non di interesse nazionale;
varie forze politiche, economiche, sociali e religiose dell'Argentina hanno posto al centro della discussione la proposta per un programma di ricostruzione e di sovranità nazionale che preveda i seguenti punti:
a) lo sganciamento del peso dal dollaro senza svalutazione o altre forme di dollarizzazione: di fatto una nuova moneta senza obblighi con l'attuale sistema;
b) misure di controllo sui movimenti di cambi e di capitale, come quelle che negli anni cinquanta si rivelarono capaci di proteggere le monete;
c) la creazione di una «banca nazionale» per emettere nuovi crediti a basso tasso di interesse e a lungo termine e per espandere gli investimenti produttivi nell'industria, in particolare nella media industria, e nell'agricoltura;
d) il congelamento di tutti i debiti con l'estero e l'apertura di un'indagine sulla legittimità del debito ancora dovuto;
e) la creazione di un coordinamento di difesa con altri Paesi del continente, mirante anche a creare un mercato comune latino-americano;
f) la reintroduzione del principio inviolabile della sovranità nazionale contro ogni forma di interferenza da parte di strutture sovranazionali della globalizzazione;

impegna il Governo:

per quanto riguarda direttamente l'Argentina, ferma restando la necessità che il Paese si doti di una politica economica, come sopra riportata, nell'interesse del popolo argentino:
a) a sostenere, in particolar modo, la richiesta di moratoria sul debito estero;


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b) a sostenere, anche con la partecipazione diretta, i progetti di rilancio degli investimenti nell'economia produttiva;
c) a portare questa mobilitazione anche nelle istituzioni dell'Unione europea, così da trasformare questo sostegno italiano in sostegno europeo e rilanciare in modo concreto l'impegno già assunto dall'Europa per l'America latina con l'appoggio al progetto del Mercosur;
per quanto riguarda la crisi dell'intero sistema finanziario e monetario internazionale:
a) a portare avanti in tutte le sedi la richiesta di una totale revisione del ruolo e delle politiche del Fondo monetario internazionale;
b) a prendere, in particolare, l'iniziativa di proporre la convocazione di una nuova conferenza internazionale a livello di Capi di Stato e di Governo, come quella che si tenne a Bretton Woods nel 1944, allo scopo di fondare un nuovo sistema monetario internazionale e di prendere quelle misure necessarie per eliminare i meccanismi che hanno condotto alla creazione della bolla speculativa e al crac finanziario sistemico e per mettere in moto programmi di ricostruzione dell'economia mondiale.
(1-00066)
«Brugger, Boato, Collè, Widmann, Zeller, Detomas, Banti, Benvenuto, Gerardo Bianco, Bielli, Camo, Carboni, Ceremigna, Cima, Cossa, D'Agrò, Illy, Intini, Kessler, Landi di Chiavenna, Santino Adamo Loddo, Lusetti, Paola Mariani, Migliori, Nigra, Pisa, Pisapia, Ricciotti, Rizzo, Rodeghiero, Siniscalchi, Vernetti, Alfredo Vito, Albertini, Lettieri, Maccanico, Ramponi, Carbonella, Biondi, Nesi, Rocchi, Buontempo, Damiani, Melandri, Bressa, Olivieri».
(16 aprile 2002)

La Camera,
premesso che:
la tendenza negativa dell'economia mondiale, a causa della congiuntura negli Stati Uniti d'America, in Giappone e in Europa, come illustrata nei recenti rapporti della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, si ripercuote in maniera penalizzante sia sulle economie dei Paesi emergenti, che su quelle dei Paesi meno avanzati;
le esigenze di una diffusa stabilità socio-economica sono ancor più impellenti in un momento in cui si richiede all'intera comunità internazionale sostegno nella lotta contro il terrorismo;
gli impegni assunti in occasione dell'ultimo vertice euro-latinoamericano sollecitano una cooperazione rafforzata tra Unione europea e America latina;
la predetta crisi economica si ripercuote in maniera particolarmente acuta in Argentina, proprio in conseguenza della struttura economica del Paese, pienamente aperto al libero mercato, con gravissime conseguenze sul piano finanziario e sociale;
tra Italia ed Argentina esiste un rapporto di partenariato strategico, da cui discendono particolari doveri di cooperazione;
fortissimi sono i vincoli culturali che legano Italia e Argentina in ragione della storia comune condivisa da generazioni di italiani emigranti, vincoli rafforzati, da ultimo, dai processi formativi congiunti scaturiti con le numerose cooperazioni interuniversitarie tra Italia ed Argentina;
vivissime sono in Argentina le attese di solidarietà dall'Italia, riscontrate in recenti visite ufficiali, innanzitutto in occasione della visita svolta dal Capo dello Stato all'inizio del 2001;

impegna il Governo:

a dare un segnale politico preciso dell'impegno italiano ad essere al fianco


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dell'Argentina nell'alleviare le presenti difficoltà socio-economiche, con particolare riferimento alle fasce di popolazione maggiormente disagiate;
a fornire, nel rispetto della legislazione interna e degli impegni internazionali vigenti, tutto il possibile supporto politico, finanziario e tecnico per la ripresa socio-economica dell'Argentina;
a rafforzare le forme di cooperazione bilaterale e multilaterale - in particolare attraverso la Banca interamericana di sviluppo e le agenzie internazionali preposte allo sviluppo ed alla difesa dell'ambiente - reintroducendo l'Argentina nel novero dei Paesi eligibili a ricevere crediti di aiuto italiani;
ad ammettere l'Argentina ad accedere alle facilitazioni relative alla riduzione e riconversione del debito estero, incluso quello derivante da pregressi crediti di aiuto.
(1-00040)
«Volontè, Ciro Alfano, Emerenzio Barbieri, Dorina Bianchi, Brusco, Riccardo Conti, Cozzi, D'Agrò, D'Alia, Degennaro, De Laurentiis, Di Giandomenico, Filippo Maria Drago, Giuseppe Drago, Follini, Giuseppe Gianni, Grillo, Anna Maria Leone, Liotta, Lucchese, Maninetti, Mazzoni, Mereu, Mongiello, Montecuollo, Naro, Peretti, Ranieli, Romano, Tabacci, Tanzilli».
(14 gennaio 2002)