Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 178 del 17/7/2002
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Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2032-B (ore 18,32)

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2032-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pappaterra. Ne ha facoltà.
A questo punto, visto che i tempi sono esauriti, assegnerò un tempo aggiuntivo di quattro minuti all'onorevole Pappaterra, perché c'è un altro esponente del suo gruppo che interverrà.
Ha facoltà di parlare.

DOMENICO PAPPATERRA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questo breve spazio a disposizione esprimo il voto contrario del gruppo Misto-Socialisti democratici italiani che già in sede di prima lettura era stato espresso dal collega Di Gioia. Le ragioni alla base di questo voto sono diverse e possiamo riassumerle nel modo seguente.
La prima è che non ci convince l'idea del ministero Lunardi di ripartire da zero. Negli anni passati, il piano generale dei trasporti approvato dal Governo dell'Ulivo conteneva in sé, da un lato, una sorta di riequilibrio del trasporto intermodale e, soprattutto, si poneva sul terreno delle infrastrutture, delle grandi opportunità e delle grandi scelte. Non a caso, l'ordine del giorno presentato dal collega Vigni che è stato respinto esprimeva la necessità che alcune opere, che erano state considerate strategiche del Governo dell'Ulivo, non vengano declassificate dal Governo di centrodestra.
La seconda ragione che veniva espressa è che desta molta preoccupazione - peraltro, la Corte dei conti torna oggi su questa materia - questa idea di modificare in maniera violenta la legge e le procedure sugli appalti. Sappiamo che, da un certo punto di vista, ciò può anche consentire l'accelerazione di alcuni interventi, ma sotto un altro profilo, signor Presidente, sicuramente lasciano spazio a problemi che possono anche diventare inquietanti. Non a caso, voglio citare una dichiarazione fatta in questi giorni dal sostituto procuratore della direzione nazionale antimafia di Reggio Calabria, Cisterna, il quale ha detto espressamente che alcune cosche già cominciano a prepararsi per i lavori sul ponte dello stretto di Messina. Questo è un dato molto preoccupante, soprattutto perché queste affermazioni puntano su una azione investigativa già in atto.
Colgo l'occasione, in sede di dichiarazione di voto finale, per invitare il collega Enzo Ceremigna, che è vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia, e lo stesso presidente, senatore Centaro - che in questi giorni andranno a Reggio Calabria per la Commissione antimafia - a chiedere lumi rispetto ad alcune affermazione che non possono non lasciare dubbi.
La politica degli annunci, la politica delle opere a tutti i costi, la politica che non tiene conto in nessun caso di difficoltà legate all'infiltrazione della criminalità organizzata, può creare anche problemi se non si corre ai ripari preventivamente e con tempestività. Peraltro, anche su questo terreno, c'è la seconda censura della Corte dei conti che dice molto chiaramente che le procedure speciali indicate nella legge obiettivo possono favorire l'infiltrazione della mafia: non lo diciamo noi, ma viene detto nei verbali della Corte dei conti.
Signor Presidente, queste cose destano gravi e grandi preoccupazioni. Non siamo contrari ad un processo di ammodernamento infrastrutturale del nostro paese, anzi siamo favorevoli. Tuttavia, gradiremmo che il tutto avvenisse con la massima trasparenza, con la massima linearità e soprattutto con la definizione di autentiche priorità. Per esempio, noi riteniamo che declassare interventi come quelli riguardanti


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tutto il corridoio Adriatico, compresa la strada statale ionica n. 106, sia una scelta sbagliata. Così, veniva detto anche dal collega Grotto e da altri che aver fatto delle scelte in alcune direzioni sbagliate possono provocare sicuramente dei risultati negativi.
L'ultima preoccupazione, per concludere, è che vorrei tornare anch'io sull'articolo 19. Vedete, non vi è un problema, collega Parolo, di mettere in contrapposizione il vostro federalismo con il nostro. Qui è in gioco soprattutto una scelta: con le modifiche del titolo V della Costituzione, lo Stato si è spogliato definitivamente di alcune prerogative.
Non è assolutamente più pensabile che scelte legate ad interventi di carattere locale e tutt'al più regionale possano essere inserite in norme di carattere generale e nazionale. Vi è anche una continua violazione del principio dell'autonomia delle regioni e degli enti locali e, se me lo consentite, anche sul piano del merito sono state fatte scelte che riguardano, in gran parte, comuni del nord. Vi è un profondo ridimensionamento della politica meridionalistica di questo Governo, che nel sud ha preso una gran messe di voti, ma poi, nelle scelte, non corrisponde a questo consenso che ha largamente ricevuto nelle regioni del Mezzogiorno. La stessa vicenda della crisi idrica ne è la dimostrazione; da una parte i grandi annunci e dall'altra si lasciano intere regioni nelle condizioni pietose in cui si trovano in questi giorni. Bene ha fatto il collega Di Gioia - intervenuto stamattina a nome del gruppo - a denunciare con forza questa difficoltà.
Signor Presidente, concludo il mio intervento riconfermando la ragione di fondo del nostro voto contrario al provvedimento in esame. Noi, come socialisti, siamo molto legati all'idea che il paese possa avere reti viarie, reti ferroviarie, una portualità diversa da quella attuale. Siamo molto legati anche alle scelte compiute dal Governo dell'Ulivo nell'ultima fase presieduta dal presidente Amato. Si trattava di scelte di grande equilibrio e di grande opportunità per tutte le realtà del paese.

PRESIDENTE. Onorevole Pappaterra, si avvii a concludere.

DOMENICO PAPPATERRA. Ho concluso, signor Presidente. Queste ragioni ci impongono ancora una volta di opporci ad una politica parziale, ad una politica di scelte che non possono essere condivise da chi come noi, da anni, si è battuto per dare opportunità a tutti (Applausi dei deputati dei gruppi del Misto-Socialisti democratici italiani e del Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raffaldini. Ne ha facoltà.

FRANCO RAFFALDINI. Signor Presidente, preannuncio il voto contrario a questo provvedimento dei Democratici di sinistra. Il ministro Lunardi aveva una grande occasione che, purtroppo, nel corso di quest'anno, è stata buttata al vento. Dico questo perché la discussione sul collegato alla legge finanziaria per le infrastrutture era ed è il luogo giusto per fare un bilancio del primo anno di Governo che, in materia di infrastrutture e trasporti, è inequivocabilmente fallimentare. Affermo questo, non solo perché rappresento l'opposizione, ma perché così dicono e scrivono organi di informazione al di sopra di ogni sospetto.
È un bilancio fallimentare anzitutto per una politica di trasporti che non c'è. Acqua, terra, mare, aria erano parole simboliche già dalle origini della nostra storia. Ebbene, sul trasporto aereo, sull'autotrasporto, sulla mobilità nelle aree urbane, sull'economia marittima, sul trasporto pubblico locale, sulla sicurezza stradale, sul riequilibrio tra le diverse modalità vediamo grandi buchi, grandi insufficienze, questi, sì, sono veri e grandi buchi.
Il sistema dei trasporti è un sistema complesso, un sistema nervoso per il paese: il sistema dei trasporti non è una galleria. Non è vero quanto afferma Lunardi quando dice: sono arrivato io ed ho trovato il deserto. In Commissione egli ha detto che vi era il ground zero: non è vero!


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Quando il ministro Lunardi è arrivato ha trovato interventi avviati, cantieri aperti, un mercato delle costruzioni che, a partire dalla seconda metà degli anni novanta, aveva avuto una ripresa significativa e che, ora, appare in frenata.
Quali priorità si è dato il ministro Lunardi? Quali sono le infrastrutture di cui l'Italia ha più bisogno? Nella delibera CIPE abbiamo solo un lungo elenco, a cui si sono aggiunti in questo provvedimento tante piccole operette. Non vi è bisogno di un elenco confuso, ma di una programmazione.
Al riguardo, ricordo, con riferimento ad un'affermazione espressa qualche minuto fa dal ministro Martinat, che, ad esempio, e lo riconfermo, tra le 21 opere prioritarie, previste nel documento di programmazione economico-finanziaria, sono state escluse quelle straordinarie, come la variante di valico sul tratto Firenze-Bologna della A1, la E78 Grosseto-Fano, la 106 ionica, la Asti-Cuneo. Non è nemmeno vero ciò che è stato sostenuto dal sottosegretario Martinat, vale a dire che, per quanto riguarda la Grosseto-Fano e la 106 ionica, nelle casse dell'ANAS vi sono risorse a bizzeffe Non è vero: vi sono pochi, pochissimi soldi!
Ebbene, occorre una programmazione, non elenchi sconclusionati. In realtà, si sta smantellando il nuovo piano generale dei trasporti che è stato il primo serio ed intelligente tentativo di programmazione in questi ultimi anni. Ci preoccupa che il piano delle grandi opere rovesci le priorità stabilite dal piano generale dei trasporti che prevedeva il 56 per cento degli investimenti per le ferrovie ed il 28 per cento per le strade e le autostrade. Quell'ordine di priorità è stato rovesciato, con la previsione del 42 per cento degli investimenti per le strade ed il 35 per cento per le ferrovie, con tanti saluti al riequilibrio delle modalità dei trasporti e alla sostenibilità ambientale.
Non è previsto niente per la difesa del suolo, quasi niente per le reti idriche. Nella stessa delibera CIPE, la fetta riservata agli investimenti per le reti idriche è solo del 3 per cento rispetto a quanto previsto per il decennio.
Perché questa politica delle infrastrutture del Governo si è impantanata? Credo per tre ordini di ragioni, e concludo, signor Presidente.
La prima ragione è quella che fa riferimento alle risorse. Nonostante le cifre continuamente annunciate, non vi sono risorse o comunque sono irrisorie rispetto a quanto previsto.
La seconda ragione è che non è stato affrontato per bene, anzi è stato affrontato male, il problema delle regole, quelle degli appalti in particolare. Le suddette regole, sebbene siano state modificate con qualche elemento positivo, attraverso l'azione parlamentare al Senato, danno luogo (e mi riferisco alla partita degli appalti) ad una grande confusione e ad un grande pasticcio.
Il terzo elemento, quello più generale, per cui la politica delle infrastrutture non marcia è che questa politica non è stata delineata. Non esiste una politica dei trasporti; non abbiamo un ministro dei trasporti e, purtroppo, rischieremo, nei prossimi mesi, di non avere nemmeno un Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Per tale motivo, il gruppo dei Democratici di sinistra esprimerà un voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi a cui ricordo che ha a disposizione dieci minuti di tempo. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, siamo alla fase finale dell'esame in terza lettura del collegato in materia di infrastrutture e di trasporti. Molto rapidamente vorrei indicare le ragioni, motivate ed argomentate, che, con grande serenità, ci portano a riconfermare il nostro «no» su tale provvedimento. Si tratta di un provvedimento estremamente confuso, caratterizzato da una linea legislativa che difetta di coerenza, di omogeneità e di chiarezza,


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che contiene due disposizioni di grande rilievo e di grande significato: mi riferisco, in primo luogo, all'articolo 11 con cui il Governo e la maggioranza vogliono ripristinare e determinare la prosecuzione delle concessioni, già rilasciate nel 1990 e nel 1992 a TAV da Ferrovie italiane, con i sottostanti rapporti di general contractor, in merito alla progettazione esecutiva e alla realizzazione delle linee e delle tratte delle infrastrutture dell'alta velocità ferroviaria.
Non c'è stato nulla da fare per farvi riflettere sulla segnalazione, estremamente precisa, da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato che ha ribadito come una tale proposta normativa confligga irrimediabilmente con le direttive comunitarie in tema di appalti, recepite nel nostro ordinamento giuridico, e con i principi generali posti a tutela della concorrenza e del mercato. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha chiarito che soltanto una procedura selettiva e concorrenziale può garantire il rispetto dei principi comunitari e delle regole generali del nostro sistema giuridico. Voi tuttavia pervicacemente dimostrate di voler continuare in questa direzione.
Vi è poi l'articolo 7 che reca una miniriforma, «a pioggia», della legislazione sui lavori pubblici. Una riforma della legge Merloni compiuta in assenza di qualsiasi disegno generale e visione di insieme, senza alcuno sforzo e capacità di confrontarsi con i mondi professionali delle categorie interessate che dimostrano tutte grande insoddisfazione nei confronti dei comportamenti del Governo in questo campo.
Ciò è avvenuto inoltre senza tenere conto anche del problematico e delicato nodo rappresentato dal nuovo equilibrio nel riparto delle competenze legislative fra Stato e regioni in questo campo, alla luce della riforma del titolo V della Costituzione. Invece, la linea scelta è quella di procedere con modifiche per compartimenti-stagno, prendendo in considerazione i singoli aspetti, separati e distinti della legislazione Merloni, senza rendersi conto che le norme sui lavori pubblici compongono un sistema unitario e organico che va considerato nel suo insieme, perché ogni intervento normativo su un tassello o singolo segmento di questo sistema inevitabilmente si ripercuote e si riverbera sul complesso dei passaggi successivi e delle fasi che contraddistinguono l'articolato iter di realizzazione dei lavori pubblici. Invece voi avete voluto seguire questa strada e dobbiamo anche ribadire che stiamo assistendo, dall'inizio della legislatura, ad un vero e proprio valzer della linea del Governo nel campo delle regole sui lavori pubblici.
Attraverso la legge Lunardi ed il decreto delegato di attuazione, avete prefigurato un regime normativo speciale ad hoc in tema di lavori pubblici per grandi infrastrutture ed insediamenti produttivi strategici. Voi modificate con questo disegno di legge collegato, per singole parti, per segmenti, distinti la legislazione Merloni.
Già il viceministro Martinat ha annunciato la settimana scorsa che a fine anno arriverà un nuovo regalo per il mondo delle imprese e degli operatori professionali in questo settore: la Merloni-quater. In appena un anno di Governo avete dimostrato di non avere nessuna linea nel delicato e nevralgico settore dei lavori pubblici. Avete deciso tutto e il contrario di tutto, stabilendo regole in un senso per poi contraddirle puntualmente in altri settori dei lavori pubblici.
Avete poi determinato una situazione particolarmente critica che va sottolineata. Parlate sempre di modernizzazione del paese, di snellimento e semplificazione delle procedure, di sburocratizzazione. Invece cosa state realizzando? La semplificazione passa per la costruzione di regole serie, equilibrate che effettivamente eliminano i passaggi procedurali inutili, i momenti di decisione o di istruttoria che rappresentano sovrapposizioni di atti del procedimento o che comunque disperdono tempo ed energie, dilatando i tempi delle decisioni o allontanandole irrimediabilmente nel tempo.
La semplificazione vera passa attraverso la capacità di confrontarsi con la


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realtà amministrativa e normativa esistente nel paese, vedendo quali siano i tasselli e i punti di criticità e superandoli con la costruzione paziente di nuove regole, che possono e debbono snellire e semplificare, ma sempre facendo riferimento ad un principio generale.
Si deve agire cioè per «alleggerire» i procedimenti e non per smantellare ogni sistema di regole e di controllo. Voi invece confondete la semplificazione con la deregolamentazione selvaggia, lo snellimento e la sburocratizzazione con l'abbattimento della presenza dei pubblici poteri in nome di un'azione senza limiti e vincoli delle forze e delle iniziative private sul mercato.
In questo senso, con lo schema di decreto delegato Lunardi, avete indebolito anche il ruolo essenziale della conferenza dei servizi che, per le grandi opere, riducete al rango di attività istruttoria, non più grande sede di decisioni contestuali che hanno consentito in questi anni alle amministrazioni pubbliche di realizzare interventi ed opere pubbliche in tempi estremamente ravvicinati rispetto al passato.
Avete scelto di sopprimere anche la norma che prevedeva lo spostamento dal consiglio alla giunta comunale della competenza ad approvare gli strumenti urbanistici attuativi, conformi al disegno urbanistico generale di quel comune, prendendo una posizione conforme alla modifica introdotta dal Senato. Questo è lo spirito che anima la vostra semplificazione!
Vi è poi quel gioiello di legislazione ispirata da un localismo esasperato e selvaggio, da una polverizzazione degli interventi, dalla distruzione di ogni dimensione e di ogni spessore della normazione come complesso di disposizioni che normano, in via generale ed astratta, come si insegna ad uno studente del primo anno di giurisprudenza. Infatti, con l'articolo 19, per le opere di interesse locale, si è frammentato l'intervento dello Stato nel campo delle grandi opere pubbliche in una serie di microinterventi per singoli tasselli e per singoli segmenti di opere di dimensioni tutto sommato circoscritte.
Ecco per quale ragione, signor Presidente, vogliamo ripetere il nostro voto negativo, riaffermando la nostra posizione. Abbiamo sostenuto una battaglia con grande serenità e rigore, ma, consentitecelo, anche con grande impegno e con grande dignità legislativa. Voi avete giocato sul terreno delle grandi infrastrutture e delle opere pubbliche una grande partita, una grande sfida.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI (ore 18,54)

TINO IANNUZZI. Su questo terreno avete promesso molto, avete lanciato slogan mirabolanti, avete raccolto tanti voti e tanti consensi, ma da quattordici mesi è iniziata la partita vera, la sfida vera: la verifica dei fatti, il confronto con la realtà. Ebbene, in questi quattordici mesi, noi ci siamo mossi con serietà, sforzandoci sempre di avanzare proposte, senza limitarci a giudicare o a contrastare i vostri disegni, che pure riteniamo totalmente negativi. Voi, in questa direzione, avete proseguito e continuate a proseguire in un solo modo: con parole ad effetto, con slogan vuoti, senza alcun fatto, senza alcuna realizzazione nel campo delle infrastrutture.
Continuate a comportarvi come se foste all'opposizione e non al Governo, come se non foste investiti della dura e delicata responsabilità di decisioni che debbono produrre risultati concreti, di messaggi a cui debbono corrispondere fatti, di impegni a cui debbono corrispondere realizzazioni. Tutto questo non c'è stato. Unite nel campo delle regole dei lavori pubblici una grande incertezza, una grande confusione ed una grande contraddittorietà. La mano destra di questo Governo e di questa maggioranza, nel campo dei lavori pubblici, non sa quello che fa la mano sinistra.
Ma questa partita, questa sfida, su cui avete tanto investito e tanto avete raccolto, è destinata ad avere un termine. Se continuerete in questa direzione, il paese e la pubblica opinione capiranno che alle promesse e agli slogan non seguono i fatti e le realizzazioni, che la stagione dell'eden e


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delle meraviglie che avete promesso in campagna elettorale non esiste, che la fiducia e il consenso che vi è stato dato vanno ritirati, perché per costruire un paese moderno, più europeo e più adeguato nel settore delle infrastrutture, occorrono una politica e un metodo di azione di governo completamente diversi da quelli che avete dimostrato di seguire in questi quattordici mesi (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, se vi fosse stata la necessità di dimostrare ancora una volta le difficoltà ed anche le impostazioni della politica economica, industriale ed infrastrutturale di questo Governo, credo che la discussione che abbiamo sviluppato su questo disegno di legge dimostri chiaramente la sua inefficienza e la sua incapacità di agire nello sviluppo complessivo del nostro territorio.
Oltretutto, questo provvedimento esprime con chiarezza la filosofia fortemente liberista di questo Governo, che tenta soprattutto di rafforzare alcune realtà della nostra nazione e di emaginarne altre.
Ciò è previsto nel provvedimento al nostro esame, partendo dalle considerazioni circa la verifica del piano nazionale dei trasporti e, quindi, eliminando una serie di programmazioni organiche del territorio nazionale che già il Governo di centrosinistra aveva definito nella scorsa legislatura.
Per quanto riguarda gli aspetti relativi alla modifica della legge Merloni - la famosa legge n. 109 del 1994 -, oggettivamente, si specificano gli interventi chiave per garantire - come giustamente è stato rilevato durante questo dibattito - alcune particolarità o, per meglio dire, alcune grandi imprese della nostra realtà nazionale. Ciò evidenzia chiaramente la scelta politica che questo Governo, fin dal suo insediamento, continua a perseguire con grande tenacia, facendo in modo di squilibrare tutto il sistema economico, industriale ed infrastrutturale. Di ciò dovete assumervi le responsabilità di fronte al Parlamento italiano e soprattutto di fronte alla nazione, perché i cittadini - come veniva rilevato con precisione - vi hanno consentito di raggiungere la maggioranza per governare; ma i quattordici mesi trascorsi dall'insediamento di questo Governo dimostrano che a fronte della fiducia che vi è stata accordata per cambiare l'Italia - come avete più volte ribadito, sia sulle reti televisive sia sui giornali, - vi è una grande falsità, per l'impostazione di progettualità e soprattutto per ciò che concerne lo sviluppo infrastrutturale. Siamo - ed eravamo - profondamente convinti che la nostra nazione necessita di grandi opere infrastrutturali e dell'ammodernamento delle opere infrastrutturali. Per questo motivo il Governo di centrosinistra si era incamminato verso la realizzazione di queste opere attraverso il piano nazionale dei trasporti. Tale piano era organico, guardava con estrema puntualità allo sviluppo del trasporto aereo, marittimo, stradale e ferroviario.

PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia...

LELLO DI GIOIA. Oggi, di fatto, in questo provvedimento, si intravedono chiaramente le scelte che vanno verso il potenziamento del trasporto su gomma; quello ferroviario viene sistematicamente svilito e, sotto certi aspetti, demotivato. Basti guardare l'addendum della società Ferrovie dello Stato per capire quali investimenti la stessa realizzerà, non però nel Mezzogiorno d'Italia. Su questo vi dovete assumere grandi responsabilità politiche per la crescita...

PRESIDENTE. Onorevole Di Gioia, la devo richiamare al tempo che ha abbondantemente superato.

LELLO DI GIOIA. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, ringraziandola per la sua pazienza. Avrei voluto ringraziare - mi consenta questa parentesi -


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anche il Presidente Casini, perché - come lei stesso, del resto - dimostra come si governa un'Assemblea: con grande imparzialità e soprattutto con grande senso politico della discussione, perché fare politica in quest'aula significa qualificare il Parlamento e dimostrare ai cittadini italiani che lo stesso è in grado di legiferare in modo serio, ciò che questo Governo non riesce a fare, compiendo atti sicuramente iniqui che certamente non vanno nella direzione del soddisfacimento dei bisogni dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lion. Ne ha facoltà.

MARCO LION. Signor Presidente, onorevoli colleghi, giunge al varo definitivo il collegato alla legge finanziaria in materia di infrastrutture e trasporti che Il Sole 24 Ore ebbe a definire, nel febbraio scorso, operoso pantano, stigmatizzando, in particolare, la farraginosità delle nuove norme e soprattutto l'assoluta inadeguatezza delle risorse per tutto l'elenco faraonico di opere previste e strombazzate da Berlusconi e dai suoi fidi ministri.
Noi Verdi non voteremo questo provvedimento, non solo perché abbiamo una visione della politica, del territorio e delle infrastrutture antitetica rispetto a questo Governo, ma anche perché l'iter alla Camera ha evidenziato, se mai ve ne fosse stato bisogno, che questo Governo e questa maggioranza perseverano, con arroganza, a non tenere in alcuna considerazione le osservazioni, i commenti e le proposte di chi siede nei banchi dell'opposizione.
Allora, ci dichiariamo arcicontenti per il fatto che, al Senato, è stata stralciata quella parte dell'articolo 34 che reintroduceva, surrettiziamente, la vergogna dell'articolo 71 del disegno di legge finanziaria, che prevedeva di svendere le spiagge ed il resto del demanio consentendo il condono a tutti coloro che avevano realizzato opere abusive su tali beni, che sono della collettività, che appartengono a tutti. Grazie al lavoro svolto dai Verdi al Senato ed anche grazie ad un confronto più libero e democratico sulle proposte dell'opposizione - che, in quella sede, evidentemente, è possibile - sono stati introdotti i seguenti, importanti correttivi: è stata eliminata la previsione della Livorno-Civitavecchia ed è stata confermata la sospensione della concessione alla SAT (ora, gli enti locali e la regione Toscana potranno riappropriarsi delle decisioni in merito al tracciato del corridoio tirrenico che non portino ad una nuova devastante autostrada ed evitino, così, di sfasciare la Maremma con tutte quelle gallerie così care all'ingegner Lunardi); sono stati dati incentivi all'intermodalità ed al cabotaggio; sono state mantenute ai consigli comunali le competenze sui piani particolareggiati; è stato modificato un articolo sbagliato del decreto legislativo sugli espropri, facendo rivivere i piani particolareggiati; sono state modificate le norme peggiorative sulle società di trasformazione urbana; è stato soppresso un articolo incostituzionale che prevedeva il silenzio assenso sui piani regolatori; soprattutto, è stata ripristinata quella norma della legge Merloni che fissa la soglia del subappalto da parte dei concessionari di lavori pubblici al 30 per cento e non al 50, come ebbe a deliberare, purtroppo, questa Camera. C'è voluto l'intervento della procura nazionale antimafia...

PRESIDENTE. Voglio segnalare agli uffici che, per la seconda volta, oggi, quando parla l'onorevole Lion si accende un altro microfono e si determina un'interferenza che non gli permette di proseguire l'intervento.

MARCO LION. È una magia, signor Presidente!

PRESIDENTE. Magia!

PIETRO ARMANI. È perché lui è contro l'elettrosmog!

PRESIDENTE. Prosegua pure, onorevole Lion.


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MARCO LION. C'è voluto l'intervento della procura nazionale antimafia e della Commissione parlamentare antimafia per ripristinare una norma che potesse garantire un maggior controllo sugli appalti e sulle conseguenti attività illecite della criminalità organizzata!
Eppure, ancora lunedì, durante la discussione sulle linee generali, abbiamo ascoltato dai colleghi della maggioranza le testuali parole: «La semplificazione delle procedure rappresenta, infatti, uno dei principi fondamentali per combattere le distorsioni che generano illegalità e non è certo con una riduzione della percentuale delle soglie per il subappalto che si combattono le infiltrazioni malavitose»; e ancora: «Il problema, dunque, deve essere affrontato da un punto di vista culturale».
Bene, cari colleghi, proprio dal punto di vista storico e culturale, non cogliamo ancora alcun segnale che ci indichi che è cessata la corruzione nella pubblica amministrazione né, tanto meno, abbiamo colto nelle dichiarazioni del procuratore nazionale antimafia la possibilità di abbassare la guardia nei confronti della mafia e della sua propensione ad inserirsi nei lavori pubblici.
Non è certamente un caso se questo Governo scopre solo oggi che la gestione della risorsa idrica in Sicilia è in mano alla mafia. Comunque, se siete così tranquilli, andate a spiegare all'ingegnere Lunardi che con la mafia non si può convivere...

PIETRO ARMANI. Presidente, tempo!

MAURIZIO ENZO LUPI. Presidente, tempo!

MARCO LION. ...ma la si deve combattere e che ad essa non va aperto alcun varco.
Onorevoli colleghi, noi Verdi siamo convinti che la politica, le modalità scelte dal Governo Berlusconi per le strombazzate grandi opere si risolveranno, in realtà, in un rifiorire di tangenti e di mazzette, in un grande affare per la criminalità organizzata. Siamo purtroppo certi che su questi temi avremo ben presto occasione di intervenire e di dibattere di nuovo in questa Assemblea. Per il resto, ribadiamo che la politica berlusconiana delle grandi opere non risolverà i problemi del trasporto e della mobilità del nostro paese.

GIORGIO BORNACIN. Presidente, tempo!

MARCO LION. Certi sono i danni ambientali, certo sarà lo sperpero del denaro pubblico dopo la disastrosa esperienza della TAV e del general contractor, che noi Verdi avevamo combattuto fin dall'inizio. Speravamo si fosse oggi più attenti per evitare la lievitazione continua dei costi e per favorire una sana concorrenza.

PIETRO ARMANI. Verde di rabbia sei!

MARCO LION. Con questo provvedimento dimostrate il contrario. Non sono servite neanche le censure da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, la quale ha segnalato l'incongruenza delle vostre norme con le direttive dell'Unione europea, le evidenti incompatibilità con i principi generali della concorrenza.
Concludo, Presidente. Avete messo in piedi un meccanismo perverso che non riuscirete a governare. La vostra furia nella deregulation normativa aprirà le porte ad una nuova Tangentopoli; molti progetti rimarranno sulla carta, i costi aumenteranno, continueranno a lievitare, i tempi di realizzazione delle vostre opere si allungheranno. Riempirete l'Italia di incompiute.
Per questo oggi non ci resta che dichiarare il nostro fermo, convinto e irriducibile voto contrario. Chiedo alla Presidenza l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza senz'altro.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vendola. Ne ha facoltà.

NICHI VENDOLA. Signor Presidente, Rifondazione comunista ribadisce un dissenso radicale nei confronti di questo provvedimento. Credo che subito dopo, nella serata o nella mattinata di domani (non conosco il calendario), discuteremo della mozione sul vertice di Johannesburg e penso che a quel proposito i discorsi che ruoteranno attorno a quella formula inglese che è il sustainable development, lo sviluppo sostenibile, si sprecheranno...

PIETRO ARMANI. Ammazza, sa pure l'inglese!

NICHI VENDOLA. ...perché quando si tratta di rincorrere le farfalle e le bolle di sapone c'è una disponibilità ecumenica della classe politica. Quando si tratta di tradurre queste indicazioni, che dovrebbero essere cogenti per l'agenda della politica e per l'agenda del fare, in provvedimenti concreti, lo sviluppo sostenibile diventa qualcosa di paradossalmente capovolto.
Noi ci troviamo davanti un provvedimento che è centrato sul tema delle infrastrutture e dei trasporti. Intanto, segnaliamo un'opposizione che riguarda lo stile della legislazione, che non soltanto è, come più volte abbiamo sottolineato, fatto di sciatteria, di insensatezza, ma anche apertamente autoritario. Basta guardare le opposizioni che provengono dall'ANCI. Non è soltanto autoritario nei confronti della democrazia territoriale, è autoritario anche nei confronti della democrazia economica perché, mentre nei confronti delle grandi opere e delle grandi centrali appaltatrici vi è un atteggiamento di totale deregolamentazione e vi sono dei regimi speciali, invece, per i piccoli operatori economici addirittura si restringono le maglie e vi è una vera e propria angheria istituzionale.
Questa normativa è, come sappiamo, l'omicidio annunciato della legge Merloni, attraverso il suo svuotamento, attraverso la sua frammentazione. Vorrei dire ai colleghi che non bisogna neppure leggere gli allarmi che arrivano dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria per capire di che cosa stiamo parlando e per capire che questi allarmi non riguardano ipotesi, ipotetiche presenze della 'ndrangheta, degli interessi di Morabito, del suo clan o di cosa nostra per esempio sul ponte sullo stretto.
I colleghi forse non sanno - certamente non lo sa il ministro Lunardi perché i tecnocrati non si occupano di queste cose - che sul progetto del ponte sullo stretto vi è già stata una guerra di mafia con i morti, e che nel 1985, dopo l'annuncio del Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, diciamo in un suo momento di lunardismo ante litteram, ci furono già riunioni di cosche ed anche episodi di conflitto.
Allora, quella che voi chiamate, con linguaggio aulico, semplificazione delle procedure o regime speciale è semplicemente la messa in mora dell'idea di legalità e devo dire che la Commissione antimafia è riuscita a praticare quella politica che, saggiamente, si chiama di riduzione del danno per cui, perlomeno, è stata introdotta qualche parziale, benché importante, correzione.
Per quanto riguarda i trasporti siamo alla devastazione di quello che era il piano generale dei trasporti, cioè alla distruzione di un'idea di programmazione nel settore dei trasporti. Possiamo fare i convegni, ahimè, commuoverci per i dati dell'inquinamento ambientale, ascoltare, come se si trattasse di omelie, gli appelli della comunità scientifica, ma, in realtà, quella che voi ci proponete è la più vecchia, la più vetusta, la più inquinata ed inquinante tra le politiche della mobilità: quella fondata sul primato degli interessi forti e soprattutto del trasporto su gomma, laddove, invece, avremmo bisogno, strategicamente, di costruire le intermodalità ed un ruolo crescente del trasporto su rotaia e del cabotaggio marittimo. A questo aggiungo, come nota comica, di folklore, che avete perfino aggiunto un pezzo di legislazione particolaristica: quell'articolo 19 fatto di prebende, di sottopassi, di cavalcavia (con la crisi idrica avreste anche potuto pensare


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all'autoclave per qualche deputato e per il suo collegio), una concezione offensiva da un lato e disvelatrice, dall'altro, di quanto sia retorica la prosopopea lunardiana sulle grandi opere.
Questo provvedimento chiude il cerchio di quello che avete voluto con la Tremonti-bis, con l'infamia di quella Infrastrutture Spa finanziata dalla Patrimonio dello Stato Spa.
Il Presidente della Repubblica, dall'alto del suo colle, avrà avuto modo di osservare quanto siano state prese in considerazione dal Presidente del Consiglio le sue note epistolari; probabilmente avrebbe potuto fare di più, il Presidente Ciampi, che non inviare una letterina al Presidente del Consiglio.

PIETRO ARMANI. Se ci fosse stato Scalfaro!

NICHI VENDOLA. Ma, tant'è, siamo in una condizione in cui la deregolamentazione selvaggia, quella che io considero una febbre ideologica, e gli appetiti dell'insieme dei poteri forti porteranno alla più incredibile e sistematica devastazione del nostro paese. Giunge una stagione che ci farà ritenere che l'epoca dei Ciancimino era semplicemente l'epoca dei dilettanti (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Verdi-l'Ulivo).

FRANCESCO GIORDANO. Il Presidente della Commissione disturba continuamente!

PRESIDENTE. Sono rappresentazioni dialettiche delle posizioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Laurentiis. Ne ha facoltà.

RODOLFO DE LAURENTIIS. Signor Presidente, ho seguito con grande attenzione il dibattito e le motivazioni che i colleghi dell'opposizione hanno portato su questo provvedimento e vorrei aggiungere soltanto alcune brevi riflessioni che, del resto, ho già avuto modo di esprimere durante tutto l'iter parlamentare di questo provvedimento.
Intervengo, innanzitutto, per dichiarare il voto favorevole del gruppo UDC su questo provvedimento in materia di infrastrutture e trasporti perché siamo convinti che sia essenziale e necessario per il nostro paese avviare il rilancio di una politica importante e fattiva delle opere pubbliche che consenta, finalmente, di colmare e ridurre il gap infrastrutturale che la separa dalle altre grandi realtà europee.
La dotazione infrastrutturale di una nazione determina la sua capacità competitiva, sia supportandone le strategie di sviluppo, sia prefigurando le condizioni ed i futuri assetti del territorio, anche in termini di riequilibrio.
Questo è particolarmente vero per l'Italia che, a causa della sua configurazione geografica, nonché per la dislocazione dell'apparato produttivo che la caratterizza, ha la necessità di dotarsi di un adeguato sistema di infrastrutture, capace di valorizzarne il sistema delle imprese, di annullare le distanze, non solo geografiche, tra nord e sud. In tale prospettiva trova risalto l'impegno del Governo sia nel destinare somme ingenti per la realizzazione delle opere previste sia nel voler restringere i tempi, ad esempio per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina che, dopo anni di promesse, oggi sembra molto più vicino.
All'interno di questa politica attiva di infrastrutturazione del paese, rimane però a nostro avviso strategico l'obiettivo di potenziare le aree interne del Mezzogiorno, migliorando i livelli di accessibilità per il sostentamento delle opportunità di sviluppo finalizzate al turismo, alle attività agricole e produttive in genere; insomma, per lo sviluppo.
Negli anni passati abbiamo assistito ad un rallentamento, se non ad un vero e proprio stop, nella realizzazione delle opere pubbliche. Questo ha spinto ad elaborare un testo finalizzato a dinamicizzare la normativa sugli appalti dei lavori pubblici che possa realmente produrre


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risultati positivi migliorando le nostre reti. Queste possono veramente avvantaggiare tutte le circoscrizioni regionali, collegandole opportunamente con l'Europa, arrivando a determinare una dimensione competitiva con i più grandi spazi europei e, al tempo stesso, salvaguardandone l'integrità territoriale e le loro specificità.
Non bisogna poi dimenticare gli interventi per migliorare la sicurezza della rete viaria nazionale, oggi carente, o quelli per la riqualificazione urbana delle nostre città. Particolare attenzione, anzi, è stata riservata ai programmi di riabilitazione urbana, soprattutto per il miglioramento dell'accessibilità e per la connessione tra i grandi nodi delle aree urbane, soprattutto delle loro periferie. Per questo si sono volute aggiungere ed integrare le connessioni tra i grandi nodi, oggi serviti dalle ferrovie, con una rete nazionale di autostazioni, necessarie per soddisfare le esigenze di collegamento tra le aree urbane più interne e per migliorare la qualità del servizio del trasporto pubblico su gomma.
Riteniamo altrettanto qualificanti tutti gli interventi atti a favorire il rilancio delle ferrovie, il sostegno delle imprese armatoriali e per il cabotaggio, che, se letti insieme, sostengono ciò che in una sola parola si definisce intermodalità. Questi interventi andranno cioè a disegnare un sistema dei trasporti non solo efficiente, efficace e moderno, ma anche sostenibile dal punto di vista ambientale.
Credo che questo provvedimento di legge, collegato alla manovra di finanza pubblica, vada interpretato in un contesto più ampio, che ricomprende, oltre alla legge finanziaria, anche la legge obiettivo. Il Governo cioè vuole dare un seguito a quanto fatto con le suddette leggi, realizzando una politica dei trasporti che, rispettosa dei poteri assegnati alle regioni ed agli enti locali, intervenga a 360 gradi sull'intero territorio nazionale. Siamo convinti che la legge finanziaria, la legge obiettivo ed il collegato alla finanziaria rappresentino assieme, per la prima volta, una grande operazione fondata sulla fiducia; che si possa finalmente avviare una stagione nuova, di modernizzazione del nostro paese; che si possa aprire un nuovo modello di realizzazione delle opere, che punti ad effetti nel medio-lungo periodo per una modernizzazione del meccanismo di sviluppo economico del paese e per la liberalizzazione del mercato.
Queste sono soltanto alcune delle considerazioni che ci portano a respingere con forza le affermazioni dei colleghi dell'opposizione e che conducono altresì i deputati del gruppo dell'UDC ad esprimere il voto favorevole sul presente provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo del gruppo dell'UDC (CCD-CDU)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.

UGO PAROLO. Signor Presidente, credo sia inutile continuare a ripetere quanto già è stato detto durante la discussione del provvedimento sia in questi giorni, sia nel corso del suo esame in prima lettura. Il mio intervento sarà pertanto molto sintetico. Annuncio il voto favorevole dei deputati della Lega nord e ricordo solamente i tanti articoli qualificanti presenti all'interno del provvedimento. Inizio dall'articolo 7, che modifica la legge Merloni, per molti aspetti in senso positivo, e dall'articolo 5, che attiene alla proroga delle espropriazioni per quanto riguarda le procedure già avviate rispetto al testo unico.
Vorrei ricordare, inoltre, l'articolo 13, che attua cospicui finanziamenti all'interno della legge obiettivo (circa 7 miliardi di euro) e gli articoli 15 e 16 che riguardano le strade: in particolare, il primo concerne la sicurezza stradale e il secondo istituisce un fondo di rotazione per interventi di compensazione ambientale sul sistema stradale italiano.
Infine, vorrei ricordare l'articolo 18, che riguarda la mobilità ciclistica, e gli articoli 19 e seguenti, concernenti la realizzazione di opere di interesse locale, che consideriamo una risposta positiva e concreta rispetto alle esigenze poste dagli enti locali.


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Inoltre, signor Presidente, per concludere vorrei accennare ad alcuni aspetti che non ci trovano completamente d'accordo e sui quali, ovviamente, abbiamo espresso il nostro voto favorevole per senso di responsabilità verso il Governo; ci auguriamo, tuttavia che non si ripetano.
Mi riferisco, ad esempio, all'articolo 24, che introduce inspiegabili facilitazioni e deroghe per l'utilizzo dei fondi assegnati alla città di Palermo in occasione della conferenza ONU del dicembre 2000. Non si capisce per quale motivo si debba continuare ad autorizzare questa procedura, in deroga alla legge, per il comune di Palermo, non sussistendo più alcun tipo di emergenza. L'articolo 42 dispone ulteriori finanziamenti (non sono di cospicua entità: si parla di qualche decina di miliardi di lire) a favore dell'area di Foggia e dintorni, per un terremoto che è avvenuto vent'anni fa. Inoltre, l'articolo 43 dispone facilitazioni per il terremoto del Belice che, pur condivisibili nella sostanza, dovrebbero, però, essere estese a tutti i territori che hanno subìto danni derivanti da calamità. Infatti, il principio introdotto per il Belice dovrebbe e potrebbe trovare applicazione su tutto il territorio nazionale.
Abbiamo anche registrato che in ordine a questi aspetti, che certamente non sono qualificanti, l'opposizione ha tenuto un profilo molto basso e crediamo anche di comprenderne le ragioni. Noi, pur facendo parte della maggioranza, abbiamo il coraggio di dire che questi aspetti non ci convincono fino in fondo.
Comunque, ribadisco che il contenuto del provvedimento nel suo insieme è estremamente positivo. Si tratta di attuare gran parte delle previsioni contenute nel programma della Casa delle libertà e anche di dare attuazione ad alcune disponibilità finanziarie contenute nella legge di bilancio. Pertanto, ribadisco il nostro voto favorevole con piena convinzione (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, il convinto voto favorevole del gruppo di Alleanza nazionale sul provvedimento al nostro esame deriva dal pregevole lavoro compiuto in Commissione anche con l'appoggio del Governo. Devo dare atto al viceministro Martinat di avere seguito i lavori della Commissione con grande attenzione e di avere sempre cercato di trovare le ragioni per l'accoglimento di eventuali proposte migliorative, senza soffermarsi troppo sul fatto che le stesse provenissero dalla maggioranza o dall'opposizione. Pertanto, vi è stata un'obiettività di fondo che ha portato ad un provvedimento nei confronti del quale - come era prevedibile - l'opposizione ha le armi spuntate. È evidente, infatti, che dopo aver criticato l'impostazione iniziale e dopo aver quasi giudicato inutile il provvedimento, essa non poteva fare altro che chiudersi in alcune dichiarazioni di principio fin troppo scontate.
In questa sede voglio ricordare, soprattutto al collega Vendola che è stato vicepresidente della Commissione antimafia fino all'inizio di questa legislatura, che il continuo ricorso a frasi ad effetto, quale quella relativa all'assassinio della legge Merloni, francamente, non gli fa onore.
Peraltro, che la legge Merloni sia sbagliata in molte sue parti non siamo noi a dirlo, bensì le decine e decine di amministratori di centro, di destra e di sinistra che non riescono a confrontarsi con questo testo legislativo e a rendere operativi gli uffici comunali.
Dobbiamo renderci conto che non si può pensare di sconfiggere la corruzione alimentando norme così complesse. È vero proprio il contrario: quanto più le norme sono facili e di semplice applicazione, tanto più la trasparenza degli atti diventa visibile da parte di tutti. Soprattutto, in tal modo abbiamo la possibilità concreta di capire cosa non funziona nel sistema degli


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appalti anziché dover alimentare, come abbiamo fatto in questi anni, decine e decine di ricorsi al TAR.
Devo anche prendere atto che si è parlato di una disastrosa esperienza della TAV. Su questo punto dovete mettervi d'accordo nell'ampia famiglia della sinistra. L'ex ministro Bersani pochi minuti fa, intervenendo sul punto, asseriva l'incapacità della maggioranza di centrodestra di valorizzare fino in fondo quella grande opera europea di ammodernamento per il tramite della TAV; questa sinistra sorella, cugina, separata in casa, invece, sostiene che quell'operazione è un disastro. Cercate almeno di mettervi d'accordo su problemi di grande importanza per il paese prima di criticare chi, come il centrodestra, ha cercato, assumendosene fino in fondo la responsabilità, di sbloccare cantieri e chiudere contenziosi che, diversamente, avrebbero seppellito quel grande progetto per chissà quanti anni ancora.
Penso di poter dire che in questo disegno di legge vi siano norme di sicuro effetto che consentiranno, finalmente, al sistema dei lavori pubblici di ripartire. Aggiungo che, contrariamente al pensiero di molti dell'opposizione, Alleanza nazionale ritiene si debba mettere mano da settembre ad una riforma radicale della legge Merloni (Applausi del deputato Armani) per eliminare i vincoli che fino ad oggi hanno impedito un sistema degli appalti efficace, efficiente e trasparente. Ritengo che Alleanza nazionale ed i parlamentari della Casa delle libertà di ciò si faranno carico confrontandosi con l'opposizione e con il Governo, perché soltanto la miopia politica di pochi può ritenere che, rimanendo così le cose, il paese possa proseguire sulla strada della modernizzazione.
Questo paese è bloccato perché così, per cinque anni, ha voluto la sinistra. Infatti, le sue contraddizioni politiche interne (mi riferisco a Rifondazione, ai Verdi, agli ambientalisti di ritorno, a Di Pietro) le hanno impedito di sviluppare quel programma di libertà che, invece, le forze politiche al Governo del paese in questo momento possono permettersi di sviluppare e di cui possono vantarsi. Si tratta di forze politiche libere da vincoli ideologici, pragmatiche nella loro essenza e che vogliono, finalmente, che questo paese sia competitivo anche in termini di infrastrutture con gli altri paesi della Unione europea e non sia quel fanalino di coda che cinque anni di miope politica dell'Ulivo ci hanno assegnato nelle classifiche europee.
In ragione di ciò il voto di Alleanza nazionale sarà favorevole a quella che, fra pochi minuti, sarà una delle leggi significative del 2002 (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stradella. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 19,30)

FRANCESCO STRADELLA. Signor Presidente, prendo la parola anche a nome del mio gruppo per confermare che Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento con grande senso di responsabilità. Riteniamo prioritario che il paese avvii la sua fase di modernità rispetto all'esigenza di modificare alcune norme che, con questo provvedimento, non siamo riusciti a modificare.
Sappiamo che per rendere stabile e sicuro qualsiasi manufatto è necessario poggiarlo su fondamenta solide e corrispondenti alle esigenze del manufatto stesso. Purtroppo ci troviamo nella necessità di continuare a modificare una legislazione, che era la figlia di un pregiudizio: che nelle opere pubbliche si annidasse la malavita - anche oggi è stato più volte ricordato - e che le imprese di costruzione e quelle operanti nel settore delle opere pubbliche siano i manutengoli della mafia e della malavita organizzata. Su questa base è stata prodotta una legislazione che non è affatto funzionale alla crescita del paese e alla crescita di questo settore, ma è soltanto ed esclusivamente figlia dell'esigenza del controllo di un


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processo produttivo che, diversamente da altri processi produttivi, non ha mai goduto in questo paese di buona fama e di libertà di operare.
Vorrei ringraziare l'opposizione che, in alcuni suoi interventi di richiesta di approvazione degli emendamenti da essa presentati - che abbiamo rifiutato, ma sui quali, in prima lettura qui alla Camera, avevamo fornito il nostro assenso -, ci ha autorizzati a sperare che in futuro vi sia, da parte dei partiti di opposizione, una maggiore apertura e una maggiore liberalità nel valutare le esigenze delle imprese. Conosciamo perfettamente - il collega Vigni ci ha illustrato il contenuto di una lettera di un'importante associazione di imprese - le esigenze di queste imprese così come delle altre.
Voi avete sempre ritenuto che lì si annidassero fattori di turbativa del mercato e fattori di malavita. Noi invece riteniamo che queste imprese chiedano regole diverse, regole certe, norme precise, ma non chiedano controlli asfissianti, così come non richiedano controlli asfissianti le amministrazioni, sia di centro, sia di centrosinistra, sia di centrodestra. Infatti la stragrande maggioranza degli amministratori del nostro paese è composta da persone serie e responsabili. Voi invece avete sempre ritenuto che ci dovesse essere una mente che controllava l'operato di tutti questi signori, ritenendo che non fossero all'altezza delle situazioni, ma soprattutto ritenendo che anche nelle amministrazioni comunali si annidassero la malavita o quelle distorsioni del mercato, che vi hanno obbligati a legiferare nel modo in cui avete legiferato nel passato.
Speriamo che con i prossimi provvedimenti legislativi - con atti di Governo, con atti del Parlamento - si possa rimettere mano a quell'impedimento alla crescita del paese e alla dotazione di un sistema infrastrutturale non solo relativo alle grandi opere, bensì anche alle opere che ogni amministrazione comunale deve intraprendere per dotare il paese di strumenti di sviluppo e di modernità. Speriamo altresì che in futuro si possa legiferare in modo più sereno e tranquillo e che soprattutto cessi questo pregiudizio vergognoso - che ancora oggi in questo Parlamento si è sentito - sia nei confronti delle imprese, sia nei confronti degli amministratori di questo paese. Riteniamo infatti che tale pregiudizio non sia meritato e pertanto faremo di tutto per evitare che possa essere ancora ripetuto in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

PIETRO ARMANI, Presidente dell'VIII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIETRO ARMANI, Presidente dell'VIII Commissione. Grazie Presidente. Anche a nome del collega Romani, ringrazio i due relatori e tutti i membri delle due Commissioni, la VIII e la IX, che hanno lavorato intensamente per giungere all'approvazione definitiva, e quindi in prospettiva alla promulgazione da parte del Presidente della Repubblica e infine alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, di questo secondo collegato, riguardante l'ambiente e le infrastrutture, che rappresenta un'importante pietra angolare per il programma del centrodestra.
Le vicende della discussione parlamentare tra Camera e Senato hanno dimostrato, a mio avviso, due cose. Una - evidenziata molto correttamente dall'onorevole Foti - è l'incapacità di organizzare una riforma completa della legge Merloni. Dunque, ritengo che i colleghi della maggioranza della Commissione che presiedo, alla ripresa dei lavori parlamentari, porranno certamente in lavorazione una riforma organica e completa della legge Merloni proprio per evitare queste distorsioni determinatesi nel passaggio tra la Camera e il Senato.
Un altro aspetto che ha portato alle vicende tormentate di questo collegato dimostra che dobbiamo porre mano alla riforma delle competenze concorrenti inserite


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nel nuovo titolo V della Costituzione; infatti, sono estremamente vaghe, confuse e generatrici di contenzioso tra i diversi livelli di Governo di questo paese: tra Stato, regioni ed enti locali.
Dobbiamo intervenire su questo aspetto, in quanto non si può continuare a gestire una riforma costituzionale, approvata con 4 voti di maggioranza al termine della precedente legislatura, consentendo a noi di gestire un sistema difficoltoso e confuso come quello relativo alle competenze concorrenti che - come è già avvenuto - sono state generatrici di contenzioso tra i diversi livelli di Governo. In tal modo, si è dato lavoro alla Corte costituzionale e ai TAR senza avviare i cantieri che, invece, costituiscono la vera esigenza di questo paese (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e della Lega nord Padania).

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