Allegato A
Seduta n. 178 del 17/7/2002


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MOZIONI CIMA ED ALTRI N. 1-00082, FIORONI ED ALTRI N. 1-00094, GIORDANO ED ALTRI N. 1-00095 E CALZOLAIO ED ALTRI N. 1-00097 CONCERNENTI IL VERTICE DI JOHANNESBURG SULLO SVILUPPO SOSTENIBILE

(Sezione 1 - Mozioni)

La Camera,
premesso che:
la Dichiarazione di Rio de Janeiro sull'ambiente e lo sviluppo del 1992 (Unceo), approvata dall'assemblea a cui hanno preso parte 172 Governi, 108 dei quali rappresentati ai massimi livelli, impegnava le parti contraenti ad adoperarsi a favore dello sviluppo sostenibile, stabilendo precisi traguardi in campo sociale ed economico, ideando le necessarie misure di conservazione e gestione delle risorse, eliminando i modelli di consumo non sostenibili, istituendo un partenariato globale e prevedendo i necessari strumenti attuativi;
tale Dichiarazione, al punto 5, afferma che lo sviluppo sostenibile può essere realizzato soltanto riducendo le attuali disparità negli standard di vita e che, quindi, l'eliminazione della povertà è un obiettivo prioritario;
l'Agenda 21, anch'essa adottata a Rio de Janeiro, colloca la lotta alla povertà e alla fame, l'equa distribuzione del reddito e lo sviluppo delle risorse umane tra le grandi sfide da affrontare per assicurare uno sviluppo sostenibile, auspica un nuovo protagonismo delle comunità locali e individua le azioni da intraprendere nel XXI secolo, invitando i Governi e le amministrazioni locali a redigere un proprio documento per farsi promotori di piani di azione specifici orientati ad obiettivi di sostenibilità da perseguire per tutti i popoli del mondo;
il World food summit del 1996, affermando nella Dichiarazione di Roma il diritto di ciascuno di essere libero dalla fame e auspicando ogni sforzo per sradicarla, ha fissato per il 2015 l'obiettivo di ridurre del 50 per cento il numero delle persone sottoalimentate;
il piano di azione approvato nello stesso World food summit ha ulteriormente affermato l'urgenza di ridurre drasticamente il numero delle persone sottoalimentate, auspicando ogni sforzo per cercare di anticipare il conseguimento dell'obiettivo al 2010;
nel 1997 la sessione speciale dell'Assemblea generale dell'Onu, denominata «Rio+5», che si è tenuta a New York per verificare l'implementazione dell'Agenda 21, ha rilevato che l'ambiente a livello globale continuava a deteriorarsi nonostante significativi progressi in molte aree in cui l'Agenda 21 era diventata punto di riferimento per le politiche nazionali e, in più di 1800 città nel mondo, base di una sorta di «Agenda 21 locale»;
nel settembre del 2000, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la «Dichiarazione del millennio», in cui vengono definiti otto traguardi di sviluppo che occorre perseguire per raggiungere l'obiettivo, già fissato al World food summit del 1996, di ridurre del 50 per cento entro il 2015 il numero delle persone che vivono in


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condizioni di estrema povertà, ossia con meno di un dollaro al giorno, e il numero delle persone che non dispongono di acqua potabile;
in particolare, la «Dichiarazione del millennio» punta a debellare la povertà estrema e la fame, a realizzare l'istruzione primaria universale, a promuovere la parità di genere e ad attribuire maggiori poteri alle donne, a ridurre la mortalità infantile e a migliorare la salute della madre, a combattere l'hiv/aids, la malaria e altre malattie, ad assicurare la sostenibilità ambientale e a sviluppare una partnership globale per lo sviluppo;
nel mese di settembre 2002 si terrà a Johannesburg il Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile denominato «Rio+10»;
in vista di questo vertice, il Parlamento europeo ha approvato quasi all'unanimità la relazione Papayannakis (A5-0151/2002 - Dieci anni dopo Rio: prepararsi al Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile del 2002) e la relazione Lannoye (A5-0142/2002 - Verso un partenariato globale per uno sviluppo sostenibile); in tali relazioni si delinea il quadro complessivo dei progressi compiuti e dei limiti del «dopo Rio» e si fissano alcune priorità e linee d'azione dell'Unione europea nella prospettiva del vertice di Johannesburg:
a) proteggere la base delle risorse naturali dello sviluppo economico;
b) integrare l'ambiente e la lotta alla povertà;
c) rendere sostenibile la globalizzazione;
d) assicurare il buongoverno ed una maggiore partecipazione e attuazione dei programmi;
e) assicurare lo sviluppo di strumenti attuativi e di meccanismi di controlli adeguati agli obiettivi;
il Vertice di Johannesburg deve delineare le politiche concrete per fare dello sviluppo sostenibile una realtà, per rafforzare il concetto di comunità globale e per estendere, a livello mondiale, quei principi dello sviluppo sostenibile che si prefiggono di conciliare uno sviluppo e una stabilità economica duraturi con elevati requisiti di protezione dell'ambiente e con il miglioramento del livello sociale e delle condizioni di vita;
il Vertice di Johannesburg rappresenta quindi un'opportunità unica per i leader mondiali di stabilire il programma della sostenibilità per i prossimi dieci anni, con un piano di lavoro che si basi sugli accordi scaturiti dal Vertice della terra di Rio e che sappia «passare dalle risposte concordate sulla carta ad azioni sul campo»;
le aspettative createsi alla Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo, che si è svolta a Rio de Janeiro nel 1992, sono state disattese, molti impegni non sono stati rispettati e l'evento, che fu definito dal Segretario generale dell'Onu «una pietra miliare per garantire benessere economico, sociale e ambientale per le generazioni presenti e future», si è rivelato totalmente mancante di applicazione da parte della comunità internazionale;
il 20 per cento della popolazione mondiale è responsabile dell'86 per cento del consumo globale ed entro il 2015 la popolazione mondiale sarà aumentata a 7,5 miliardi di individui, e quindi anche se entro quella data sarà realizzato l'obiettivo ribadito dal vertice del millennio dell'Onu di dimezzare la quota della popolazione che vive in condizioni di estrema povertà, nei Paesi in via di sviluppo ci saranno pur sempre oltre 900 milioni di persone che vivono in condizioni di estrema povertà;
il progresso sociale ed economico e lo sviluppo democratico degli Stati sono obiettivi intimamente legati ed inscindibili nell'ambito di qualunque strategia per lo sviluppo: si devono tenere in particolare considerazione le disparità di cui sono vittima le donne e i bambini e l'eliminazione di tali disparità costituisce un contributo essenziale ad un mondo più sostenibile;


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è essenziale minimizzare gli impatti negativi delle attività umane sul patrimonio culturale e storico dei Paesi in via di sviluppo;
è giunto il momento di una valutazione complessiva delle tecniche di «ingegneria genetica», partendo dalla convinzione che non sono in discussione le biotecnologie tradizionali, né tantomeno i diversi metodi di selezione per il miglioramento genetico di microrganismi, piante e animali domestici; bisogna porre l'accento sulla differenza profonda che esiste fra l'utilizzazione della variabilità intraspecifica, modellatasi armonicamente durante l'evoluzione, e l'introduzione di questa dall'esterno di componenti ereditarie estranee (caratteristica dell'uso delle cosiddette tecniche del «Dna ricombinate»), applicando il principio di precauzione per gli effetti sull'uomo e sull'intera biosfera, secondo il quale è necessario discutere separatamente (per la loro struttura biologica) di batteri, animali e piante, centrando tuttavia l'attenzione sui diversi obiettivi produttivi che si intendono perseguire e valutare le conseguenze per la salute, ma anche per le condizioni economiche, sociali, di qualità complessiva della vita, di salvaguardia dei principi etici e di dignità individuale e collettiva;
è riconosciuto che i popoli hanno il diritto di pervenire all'autosussistenza alimentare e allo sviluppo sociale ed economico mediante i loro mezzi;
per garantire che la produzione alimentare vada di pari passo con la popolazione da sfamare, è indispensabile trovare il sistema di invertire la precipitosa tendenza al calo di produttività agricola, specialmente in Africa, pianificando e gestendo il patrimonio naturale in modo più responsabile, applicando la convenzione delle Nazioni Unite contro la desertificazione e finanziando la ricerca su nuovi raccolti a prova di siccità;
l'acqua, l'aria, la terra e il patrimonio genetico sono beni comuni dell'umanità e, pertanto, non possono essere considerati beni commerciali come gli altri e devono essere trattati, difesi e preservati in quanto tali;
nel XXI secolo l'approvvigionamento di acqua non contaminata è diventato uno dei problemi più pressanti da risolvere ed essendo un bene comune appartenente a tutti gli abitanti del pianeta, a nessuno è riconosciuto il diritto, né individualmente né come gruppo, di usare l'acqua come strumento di oppressione, di esclusione, di ricatto per lo sviluppo delle comunità e delle proprie o altrui economie;
un terzo della popolazione mondiale non ha accesso a servizi energetici adeguati e, nel contempo, un'utilizzazione non sostenibile dell'energia a livello mondiale rappresenta il fattore principale del cambiamento climatico, ne consegue che la ratifica e l'applicazione del Protocollo di Kyoto da parte dei Governi non sono più rimandabili e l'applicazione degli obiettivi di riduzione dell'emissione di gas serra è la premessa indispensabile per garantire l'accesso a fonti di energia sostenibili e rinnovabili ai due miliardi di poveri del mondo entro il 2012;
dieci anni dopo Rio i cambiamenti climatici indotti dall'uomo proseguono incessantemente, le risorse vitali per la biodiversità, come l'acqua, le foreste e le risorse ittiche, subiscono un ulteriore pericoloso impoverimento e l'abisso tra ricchi e poveri nell'ambito degli Stati e tra di essi si allarga quotidianamente;
dopo il Vertice di Rio le pressioni attuate sull'ambiente e sulle risorse naturali hanno continuato ad aumentare e lo sfruttamento di numerose risorse è stato superiore alla capacità di rinnovamento delle stesse, a tal punto che ogni specie animale e vegetale esistente al mondo corre oggi il gravissimo rischio di estinzione totale;
dopo il Vertice di Rio il processo di globalizzazione ha dimostrato che vi è un'urgente necessità di concordare un concetto di «accordo globale», sostenuto


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dal Consiglio di Goteborg, che riconosca le responsabilità e i ruoli complementari di Governi, aziende e società civile e che rappresenti un nuovo e forte passo avanti per la gente, per il pianeta e per la prosperità;
dieci anni dopo Rio la comunità internazionale dispone di trattati concernenti il cambiamento climatico (Kyoto), il controllo sul commercio di organismi geneticamente modificati (Cartagena), lo sfruttamento di risorse genetiche (Convenzione sulla biodiversità e trattato Fao), l'accesso alla giustizia e all'informazione in materia ambientale (Aarhus), il controllo delle risorse ittiche (piano d'azione Nu/Fao), ma nessuno di questi trattati è efficace o attuato pienamente;
dieci anni fa con gli accordi raggiunti a Rio si pensava di aver trovato una via d'uscita a questa situazione, e oltre al fatto che i progressi sono stati più lenti del previsto, i Paesi sviluppati non hanno tenuto fede alle promesse fatte di proteggere l'ambiente e aiutare il mondo in via di sviluppo: l'economia infatti, sia locale sia globale, considera ancora oggi l'ambiente alla stregua di un ospite indesiderato;
a Rio de Janeiro fu concordato l'obiettivo di portare ad almeno lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo l'aiuto per lo sviluppo dei Paesi più poveri, allo scopo di ridurre significativamente la povertà;
in vista del vertice Fao di Roma è stata approvata una mozione che impegna il Governo italiano a portare entro cinque anni allo 0,70 per cento del prodotto interno lordo la percentuale delle risorse italiane da impegnare per lo sviluppo nel terzo mondo;
il Governo italiano, coerentemente con le decisioni dei Consigli europei di Goteborg e di Laeken, ha dichiarato di perseguire l'obiettivo di portare l'aiuto per lo sviluppo dei Paesi più poveri allo 0,7 per cento del prodotto interno lordo;
il nostro Paese ha indicato la necessità di accompagnare alla cancellazione del debito una serie di interventi strutturali per avviare a soluzione il dramma della povertà nel mondo;
il Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri ad interim ha dichiarato che al prossimo G8, chiederà di portare l'aiuto per lo sviluppo dei Paesi più poveri dallo 0,7 all'1 per cento del prodotto interno lordo;
la partecipazione italiana alla cooperazione allo sviluppo nel 2000 è stata pari allo 0,13 per cento del prodotto interno lordo, collocando l'Italia al penultimo posto tra i Paesi Ocse;
il Parlamento italiano ha già approvato in questa legislatura atti di indirizzo sul vertice FAO, sulla ratifica del protocollo di Kyoto, sulla remissione del debito dei Paesi poveri, sull'aumento del prodotto interno lordo da destinare all'aiuto allo sviluppo;

impegna il Governo:

a farsi parte attiva per la costituzione di un'organizzazione mondiale, facente capo all'Onu, per la tutela dell'ambiente dotata di un mandato per trattare su questioni ambientali e commerciali, e della capacità di applicare le proprie decisioni, di fondi propri e di strumenti di intervento e controllo tali da garantire l'efficacia della sua azione;
ad attivarsi in vista del Vertice di Johannesburg per promuovere:
a) il rafforzamento della Convenzione sulla biodiversità sia con l'azione diplomatica che impegnandosi a fornire risorse congrue, certe e a lungo termine per la sua attuazione, specie a favore dei Paesi in via di sviluppo, sottolineando l'urgenza di ratificare e attuare il protocollo di Cartagena sulla sicurezza biologica allegato alla convenzione sulla biodiversità, allo scopo di garantire un elevato livello di protezione per quanto riguarda il


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trasferimento, la manipolazione e l'impiego sicuri di organismi geneticamente modificati;
b) l'impegno a fermare entro il 2015 la perdita di biodiversità a livello mondiale, nel quadro delle attività svolte sulla base della convenzione sulla biodiversità;
c) il varo di un trattato internazionale per la condivisione del patrimonio genetico con il fine di proibire, nei Paesi in via di sviluppo che possiedono la più grande ricchezza in biodiversità, ogni brevetto su piante, microrganismi, animali e parti del corpo umano, rifiutando la concessione dei diritti di proprietà intellettuale su qualsiasi organismo vivente e su qualsiasi parte di esso;
d) il rispetto dei diritti umani, in particolare quelli delle donne e dei bambini, lo Stato di diritto, la democrazia, la trasparenza e la lotta contro la corruzione, come parte essenziale della base necessaria per realizzare lo sviluppo sostenibile;
e) il varo di una iniziativa internazionale per l'accesso all'acqua come bene comune, patrimonio dell'umanità e diritto umano imprescrittibile, che garantisca il diritto all'acqua come bene comune di tutte le specie viventi;
f) la fissazione sul piano nazionale di impegni concreti per la riduzione dell'effetto serra prevedendo sanzioni in caso di violazione delle norme;
g) il miglioramento della qualità e dell'efficacia dell'aiuto finalizzato alla riduzione della povertà;
h) la garanzia che gli accordi di partenariato e le iniziative che ne conseguono siano soggetti a criteri formali, rispondano a obiettivi specifici globali o regionali, prevedano risultati e beneficiari chiaramente verificabili e mirati e siano sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale, nonché sul piano economico;
i) l'utilizzo di un approccio fondato sugli indicatori di sviluppo umano nella misurazione della sostenibilità del debito estero;
j) la cancellazione del debito ai Paesi più poveri e la contestuale riforma nel senso dell'allargamento della «Heavily indebted poor countries iniziative» («Iniziativa in favore dei paesi poveri fortemente indebitati»), varata nel settembre 1999 dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale, destinata a riportare il livello dei Paesi più poveri indebitati ad un livello «sostenibile», che riguarda attualmente 41 Paesi, prevalentemente africani ma limitatamente ai paesi «IDA only non HIPC»;
k)
l'inserimento in tutti gli accordi internazionali del principio di precauzione e di azione preventiva;
l) l'adozione di tutte le ulteriori e indispensabili misure che consentano di accrescere in modo sostanziale l'efficienza dell'energia e delle risorse in generale e a dare l'esempio stabilendo come obiettivo che, entro il 2020, il 25 per cento dell'approvvigionamento totale di energia dovrà essere garantito da fonti rinnovabili;
m) l'intensificazione degli sforzi per attuare gli accordi già stipulati in sede Unced, e ratificare e attuare efficacemente le convenzioni e i protocolli adottati dopo l'Unced che si prefiggono lo sviluppo sostenibile, l'approvazione e l'adozione di obiettivi in materia di ambiente e sviluppo, al fine di rivitalizzare l'impegno politico e un'azione più efficace e un seguito a livello nazionale, regionale e internazionale;
n) le iniziative volte a fare in modo che l'assistenza internazionale, compresi il condono del debito e gli aiuti pubblici allo sviluppo, siano da integrazione agli sforzi nazionali e privati a favore dello sviluppo sostenibile;
o) la definizione di un piano globale d'azione dal calendario preciso e corredato di impegni chiari, risorse e meccanismi di monitoraggio, che consenta di conseguire gli obiettivi dello sviluppo internazionale e i traguardi di sviluppo del millennio, in particolare l'obiettivo di dimezzare la povertà estrema nel mondo entro il 2015;


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p) l'integrazione dei criteri attualmente utilizzati nel calcolo della crescita economica con nuovi criteri che tengano conto dello sviluppo umano, quali il livello d'istruzione, il livello sanitario, l'aspettativa di vita, il livello di ripartizione delle ricchezze prodotte, eccetera, nonché l'evoluzione dell'ambiente;
q) la presenza delle donne nelle posizioni decisionali, presenza che deve rappresentare il riconoscimento del loro ruolo cruciale nella promozione di un modello di sviluppo che sia socialmente, economicamente ed ecologicamente sostenibile; come sottolineato in tutti i documenti UNCED, il concetto di sradicamento della povertà sarà conseguito soltanto se le donne disporranno di migliori possibilità economiche, di accesso all'istruzione, ai servizi sanitari e al potere politico, poiché la riduzione delle ineguaglianze tra le diverse società e al loro interno è un fattore essenziale per la riduzione della povertà;
ad attivarsi affinché la posizione generale dell'Unione europea sul Vertice di Johannesburg, che dovrà essere concordata nella riunione di giugno 2002 a Siviglia, così come stabilito dal Consiglio europeo tenutosi a Barcellona nel marzo 2002, sia coerente con quanto sopra;
ad attivare tutto quanto in suo potere per invitare le parti che ancora non l'hanno fatto a ratificare il trattato internazionale Fao sulle risorse genetiche delle piante per l'alimentazione e l'agricoltura, la convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti (Pop), la convenzione di Rotterdam sulla procedura di assenso preliminare in conoscenza di causa (Pic) per taluni prodotti chimici pericolosi e pesticidi nel commercio internazionale, l'accordo sugli stock di pesca delle Nazioni Unite, che comprende vari piani d'azione Fao, la convenzione di Basilea e il protocollo offshore sui movimenti transfrontalieri di rifiuti pericolosi, oltre a ratificare il protocollo di Kyoto e il protocollo di Cartagena sulla biosicurezza;
ad allineare le scelte di politica economica ed ambientale in campo nazionale ai criteri indicati dall'Agenda 21 e dalle successive dichiarazioni approvate nelle conferenze internazionali che ne sono seguite;
ad aumentare gradualmente l'aiuto pubblico per lo sviluppo dell'Italia verso lo 0,33 per cento del PIL da conseguire nel 2006 così come stabilito dal Consiglio europeo di Barcellona e proseguire ulteriormente in successivi incrementi graduali tendendo all'obiettivo internazionale dello 0,7 per cento del PIL, riaffermato dal Consiglio europeo di Goteborg, ed oltre sino all'auspicabile traguardo da concordare a livello internazionale dell'1 per cento;
a procedere nelle iniziative intraprese per la cancellazione del debito estero dei Paesi più poveri e maggiormente indebitati e per favorire la sostenibilità dei futuri impegni finanziari di tali Paesi;
a continuare ad offrire assistenza finanziaria e tecnica per la promozione dello sviluppo sostenibile nei Paesi in via di sviluppo e nei Paesi in fase di transizione, anche per colmare il divario digitale ed agevolare la «rincorsa tecnologica» in settori come quello dell'energia, dei trasporti e della gestione dei rifiuti;
a promuovere la creazione di un centro europeo per la promozione dei trasferimenti di tecnologie ambientalmente sostenibili verso i Paesi in via di sviluppo, con l'obiettivo principale di sostenere l'attuazione di accordi multilaterali in materia di ambiente, quali l'Unfccc e il Protocollo di Kyoto, il Cbd, il Ccd, l'Accordo Onu sulle risorse ittiche, eccetera;
a sostenere l'introduzione, richiesta dal Parlamento europeo entro il 2004, di un quadro normativo che definisca un codice di condotta etico, sociale e ambientale che disciplini la responsabilità sociale e collettiva delle società private dell'Unione europea e imponga agli investitori


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privati di rispettare le norme fondamentali in materia di lavoro e ambiente sancite dalle legislazioni nazionali e dal diritto internazionale;
ad attivarsi affinché le valutazioni dell'impatto sulla sostenibilità e sulle questioni di genere e il principio di precauzione diventino parte integrante del mandato e della conclusione di tutti gli accordi economici internazionali conclusi fra l'Unione ed i Paesi terzi, invitando la Commissione europea a rafforzare il governo sociale e ambientale negli accordi di associazione bilaterali e regionali dell'Unione europea;
a dare seguito all'iniziativa intrapresa dalla conferenza internazionale sull'e-government, svoltasi a Palermo nell'aprile 2002, per promuovere l'uso della tecnologia informatica al fine di migliorare l'efficienza e la trasparenza dell'amministrazione nei Paesi in via di sviluppo, favorendone contestualmente il rafforzamento dei modelli partecipativi e democratici e riducendo il digital divide;
a promuovere iniziative volte a rendere coerente il commercio internazionale con gli aiuti allo sviluppo e a promuovere la cooperazione internazionale in materia fiscale, le iniziative contro le attività speculative e per l'abolizione dei paradisi fiscali, anche attraverso l'adozione di una tassa sullo spostamento dei capitali finanziari a breve termine, al fine di reperire risorse da destinare alla lotta alla fame, alla siccità ed alla povertà;
a realizzare una sempre maggiore collaborazione con le organizzazioni non governative;
a valutare il possibile impatto sui processi di sviluppo di meccanismi tesi a promuovere il commercio equo e solidale, i marchi sociali, i titoli finanziari etici;
a valutare ogni intervento alla luce della sostenibilità ambientale, della riduzione delle emissioni di gas serra, della lotta alla siccità e alla desertificazione, della tutela della biodiversità, in particolare predisponendo una scheda di valutazione della quantità dei livelli di emissione di gas serra connessa ad ogni progetto pubblico o privato promosso in altri Paesi con l'assistenza e il contributo di istituzioni pubbliche italiane.
(1-00082)
(Nuova formulazione) «Cima, Boato, Pecoraro Scanio, Bulgarelli, Cento, Lion, Zanella, Benvenuto, Carboni, Di Gioia, Siniscalchi, Vernetti, Banti, Bellini, Camo, Santino Adamo Loddo, Milanese, Tidei, Pistone, Giulietti, Burani Procaccini, Widmann, Battaglia, Rodeghiero, Lumia, Emerenzio Barbieri».
(13 giugno 2002)

La Camera,
premesso che:
nel 1992, 172 Governi hanno partecipato a Rio de Janeiro alla Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo (Unced), meglio nota con il nome di «Vertice sulla terra». La Conferenza di Rio ha permesso alla comunità internazionale di determinare una strategia d'azione per affrontare i problemi legati alla tutela dell'ambiente e agli aspetti socio-economici dello sviluppo. Il Vertice della Terra tenutosi a Rio de Janeiro aveva suscitato notevoli aspettative. La comunità internazionale aveva infatti concordato una strategia ambiziosa volta ad affrontare le sfide ambientali e dello sviluppo attraverso la cooperazione a livello mondiale per lo sviluppo sostenibile. Il piano d'azione mondiale in tale direzione è contenuto in particolare in due delle cinque convenzioni definite durante il summit: la Dichiarazione di Rio sull'ambiente e lo sviluppo e l'Agenda 21. Il Vertice ha contribuito all'istituzione della commissione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile (Csd) incaricata di controllare l'attuazione dell'Agenda 21;
la Dichiarazione sull'ambiente e lo sviluppo ha definito in ben 27 articoli i


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diritti e le responsabilità delle nazioni nei riguardi di uno sviluppo sostenibile. In particolare, nei punti 5, 7 e 12 viene ribadito il dovere per tutti gli Stati di cooperare per eliminare la povertà e le disparità tra gli standard di vita, per proteggere e preservare la salute e l'integrità degli ecosistemi terrestri, per promuovere un sistema economico internazionale in grado di garantire una crescita economica e uno sviluppo sostenibile in tutti i Paesi e un migliore approccio verso i problemi connessi al degrado ambientale. Particolarmente importante è l'articolo 25 che recita: «pace, sviluppo e ambiente sono interdipendenti e indivisibili»;
l'Agenda 21 ha individuato lo sviluppo sostenibile come una prospettiva da perseguire per tutti i popoli, affermando nel preambolo che l'umanità si trova a vivere un momento cruciale della sua storia; le disparità tra le nazioni e all'interno delle nazioni, la povertà, la fame, l'emergenza sanitaria e ambientale, l'analfabetismo possono essere combattuti solo con un approccio integrato e interdipendente ai problemi e con la nascita di un partenariato mondiale per uno sviluppo sostenibile;
nel maggio 1994 ad Aalborg, i partecipanti alla conferenza europea sulle città sostenibili hanno approvato la Carta di Aalborg o «Carta delle città europee per uno sviluppo durevole e sostenibile», con la quale le città pongono tra i loro principali obiettivi la giustizia sociale, l'economia sostenibile e compatibile con il rispetto dell'ambiente;
nella IX sessione speciale dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1997, i Governi hanno stabilito due nuovi importanti obiettivi: conseguire maggiori progressi misurabili e disporre di strategie di sviluppo sostenibile a livello nazionale entro il termine previsto per il riesame successivo, ossia il 2002;
al Summit mondiale sull'alimentazione di Roma del 1996, i capi di Stato e di Governo hanno sottoscritto la «Dichiarazione di Roma sulla sicurezza alimentare», in cui hanno proclamato la volontà politica e il conseguente impegno comune per garantire la sicurezza alimentare per tutti, per sradicare la fame in tutti i Paesi e per ridurre a metà il numero di persone (800 milioni) sotto-alimentate entro il 2015 al più tardi;
l'articolo 2 del Trattato di Amsterdam del 1997 ha stabilito che l'Unione europea si impegna a promuovere uno sviluppo sostenibile, armonioso ed equilibrato delle attività economiche, un alto livello di occupazione e di sicurezza sociale, l'eguaglianza tra donne e uomini, una crescita economica sostenibile e non inflattiva, un alto grado di protezione e miglioramento della qualità dell'ambiente, la crescita degli standard e della qualità della vita, la solidarietà e la coesione sociale ed economica tra gli Stati membri;
nel dicembre 1997 i paesi firmatari della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (Unfcc), 38 Paesi a economia avanzata, tra i quali gli Stati dell'Unione europea, Giappone e Stati Uniti, e più di 130 Paesi in via di sviluppo hanno sottoscritto il «protocollo di Kyoto» un documento di fondamentale importanza per la riduzione delle emissioni di gas serra composto di tre elementi essenziali:
a) la fissazione di obiettivi di riduzione delle emissioni dei sei principali gas serra (anidride carbonica, metano, protossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoro di zolfo) per i Paesi industrializzati, con previsioni diverse da Paese a Paese, eccezion fatta per i Paesi dell'Unione europea, che a Kyoto sottoscrissero un autonomo impegno di riduzione (l'8 per cento in meno rispetto ai livelli del 1990), ripartendo successivamente, nel giugno del 1998, fra di loro l'onere relativo, con la decisione nota come accordo di Burden Sharing;
b) la previsione di un termine temporale per la verifica del raggiungimento degli obiettivi da parte dei Paesi industrializzati, fissato nel periodo 2008-2012, come riduzione delle emissioni rispetto all'anno di riferimento individuato nel 1990;


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c) la previsione del ricorso a strumenti di mercato per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni. In particolare, nel Protocollo si indicano alcuni meccanismi di flessibilità consistenti nella possibilità di intervenire per la mitigazione del cambiamento climatico, dove è più efficiente farlo sia in termini di convenienza economica che di efficacia, quindi non solo con interventi nei Paesi industrializzati o in quelli con economia in transizione, ma anche nei Paesi in via di sviluppo; purtroppo l'accordo sulle modalità di implementazione del Protocollo è stato raggiunto solo nel novembre 2001 durante la Conferenza delle parti di Marrakech, seguita alla fallimentare Conferenza dell'Aja dell'anno precedente, che ha provocato l'annuncio da parte degli Usa dell'intenzione di non ratificare il Protocollo (ritenuto contrario agli interessi economici del Paese), e grazie all'accordo raggiunto durante la Conferenza di Bonn che ha dovuto tener conto delle obiezioni di altri importanti Paesi, quali Canada, Giappone e Russia. La citata posizione degli Stati Uniti, essendo questi responsabili del 36 per cento delle emissioni totali dei Paesi industrializzati, impone, a causa del complesso procedimento stabilito a Kyoto per l'entrata in vigore del Protocollo, la ratifica da parte di tutti gli altri Paesi industrializzati. Tale circostanza, ovviamente, ha ritardato l'entrata in vigore del protocollo, che infatti non è ancora pienamente operativo. Di fronte a tale situazione di difficoltà, l'Unione europea ha stabilito, opportunamente, proponendosi in tal modo come guida per tutti gli altri Paesi industrializzati, con la decisione del Consiglio del 25 aprile 2002, di giungere alla ratifica del Protocollo di Kyoto entro l'inizio della Conferenza di Johannesburg, che anche per questo acquista maggiore importanza. La posizione attiva dell'Europa ha poi indotto gli Stati Uniti a garantire un atteggiamento non ostruzionistico nei confronti degli altri Paesi industrializzati e ad annunciare autonome iniziative che tutto sommato si discostano di poco dagli obiettivi di riduzione delle emissioni previsti dal Protocollo: ci si riferisce al Clear skies iniziative e al Global climate change iniziative;
i capi di Stato e di Governo degli otto principali Paesi industrializzati e i rappresentanti dell'Unione europea, nel luglio 2001 al Vertice dei G8 a Genova, hanno sottoscritto una dichiarazione con cui si impegnano a mantenere un'economia globale forte, dinamica, aperta e in crescita e si impegnano, per ridurre la povertà nei Paesi in via di sviluppo, a promuovere la responsabilizzazione e la trasparenza nel settore pubblico, nonché quadri di riferimento giuridici e regimi di gestione dell'impresa per combattere la corruzione, a fornire assistenza bilaterale sugli standard tecnici, sui sistemi doganali, sulle legislazioni necessarie per accedere all'Organizzazione mondiale per il commercio, per la protezione dei diritti di proprietà intellettuale e per lo sviluppo delle risorse umane. Gli stessi capi di Stato e di Governo nel Vertice dei G8 a Genova hanno concordato un alleggerimento del debito dei Paesi poveri per un ammontare pari ad oltre 53 miliardi di dollari, a fronte di un debito iniziale pari a 74 miliardi di dollari, una maggiore partecipazione da parte dei Paesi in via di sviluppo al sistema commerciale globale e una più efficace iniziativa per promuovere salute, istruzione e sicurezza alimentare, adeguati sostegni all'agricoltura e l'impegno a sviluppare la capacità di produzione e distribuzione dei Paesi poveri. Il G8 di Genova ha previsto inoltre la creazione di un fondo globale, con uno stanziamento iniziale di 1,3 miliardi di dollari, per combattere l'Hiv, la malaria e la tubercolosi;
il Parlamento europeo, in preparazione del vertice di Johannesburg, ha approvato quasi all'unanimità la relazione Papayannakis: «Dieci anni dopo Rio: prepararsi al Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile del 2002», con la quale vengono suggeriti quattro obiettivi strategici da conseguire attraverso il vertice: a) una maggiore equità a livello mondiale e una cooperazione efficace per lo sviluppo sostenibile;


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b) una migliore integrazione e una maggiore coerenza a livello internazionale; c) l'adozione di obiettivi ambientali e di sviluppo per rivitalizzare e delineare con maggior precisione l'impegno politico; d) un'azione più efficace a livello nazionale e un controllo a livello internazionale;
anche il Consiglio europeo di Goteborg del giugno 2001 ha affrontato il problema dello sviluppo sostenibile, impegnando l'Unione europea a rendere lo sviluppo sostenibile un obiettivo della cooperazione bilaterale allo sviluppo e di tutte le organizzazioni internazionali e le agenzie specializzate. La Commissione europea si è impegnata, inoltre, a centrare al più presto l'obiettivo dell'Onu relativo a un aiuto pubblico allo sviluppo pari allo 0,7 per cento del prodotto interno lordo e a conseguire progressi concreti verso il raggiungimento di questa finalità prima del Vertice mondiale che si terrà a Johannesburg, riaffermando il suo impegno a conseguire gli obiettivi di Kyoto, invitando la Banca europea per gli investimenti a promuovere la strategia per lo sviluppo sostenibile e a cooperare con la Commissione europea nell'attuazione della politica dell'Unione europea sui cambiamenti climatici;
la Dichiarazione di Laeken del dicembre 2001 ha affermato che l'Europa deve assumere le proprie responsabilità nella gestione della globalizzazione e deve porsi come «una potenza che vuole iscrivere la mondializzazione entro un quadro etico, calarla in un contesto di solidarietà e di sviluppo sostenibile»;
la Santa Sede, in vista del prossimo vertice di Johannesburg, ha affermato, in un documento sull'«Ambiente, sullo sviluppo e sulla crescita demografica», l'importanza di una globalizzazione fondata sui principi di sussidiarietà e solidarietà, sottolineando la centralità della lotta alla povertà, concentrata in particolare nella «popolazione rurale, che costituisce attualmente circa la metà della presenza demografica planetaria». La Chiesa auspica la «crescita della cooperazione internazionale, per migliorare i Governi dei Paesi in via di sviluppo dove problemi come la corruzione e lo sfruttamento sono ancora determinanti» e incoraggia uno sviluppo sostenibile inteso come «sviluppo integrale e solidale di tutti gli uomini»;
durante la quarta consultazione delle conferenze episcopali europee (Venezia 23-29 maggio 2002), che ha avuto come tema guida il rapporto fra la concezione del lavoro ed i problemi legati alla responsabilità per il creato, le Chiese europee hanno chiesto all'Europa di contribuire in maniera decisiva affinché l'Agenda 21 diventi un percorso vincolante per l'attuazione concreta di uno sviluppo sostenibile. I partecipanti alla consultazione hanno stabilito le seguenti priorità:
a) solidarietà mondiale nella lotta alla povertà attraverso la tutela dell'acqua potabile e dei terreni agricoli fertili, un ampio accesso all'educazione, alla formazione e all'assistenza sanitaria di base, attraverso opportunità di commercio migliori per i Paesi in via di sviluppo nel contesto di un sistema economico globale giusto, un progressivo aumento - fino ad una quota dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo - da parte dei Paesi industrializzati dei finanziamenti per progetti di sviluppo;
b) cambiamento degli stili di vita e di lavoro sulla base di una visione integrale dell'uomo e dei suoi valori;
c) tutela globale del clima attraverso la ratifica del protocollo di Kyoto, che prevede non solo la riduzione delle emissioni di CO2, ma anche la promozione di programmi di ecoefficienza per il risparmio energetico e l'utilizzo di energie rinnovabili;
a dieci anni dal Vertice di Rio le questioni da risolvere sono purtroppo ancora le stesse: riduzione delle emissioni nocive, protezione della biodiversità, lotta contro la povertà. Le condizioni ambientali del pianeta tendono a deteriorarsi e l'accesso alle risorse risulta sempre più


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limitato e in alcuni casi impossibile. Esiste ancora un forte contrasto tra livelli di consumo nei Paesi industrializzati e in quelli in via di sviluppo. I risultati che si attendevano a dieci anni dal Vertice di Rio sono ancora lontani dall'essere soddisfatti, la maggior parte degli abitanti del pianeta non ha percepito i benefici della globalizzazione e le pressioni sull'ambiente sono in aumento;
la popolazione mondiale ha raggiunto i 6 miliardi nel 2000 e, anche se la sua crescita rallenta, entro il 2025 raggiungerà i 9 miliardi di abitanti, la maggior parte dei quali interesserà quasi per intero i Paesi in via di sviluppo e ciò potrà comportare impatti negativi sia a livello sociale che ambientale;
il 15 per cento della popolazione mondiale che vive nei Paesi a reddito elevato assorbe il 56 per cento dei consumi mondiali, mentre il 40 per cento della popolazione che vive nei Paesi più poveri non ne assorbe che l'11 per cento;
il 29 per cento della popolazione dei Paesi in via di sviluppo vive con un dollaro al giorno. In totale, il numero di persone che vive al di sotto della soglia di povertà è di 1,2 miliardi (1 persona su 5 nel mondo);
il numero di Paesi nei quali i bambini malnutriti sono più del 40 per cento è quasi raddoppiato, passando da 7 Paesi nel 1992 a 13 nel 1998, principalmente in Asia meridionale;
i bambini che muoiono prima del quinto anno di età sono il 20 per cento nei Paesi in via di sviluppo, rispetto a meno dell'1 per cento nei Paesi industrializzati. E, in base alle dinamiche attuali, il mondo non sembra essere avviato verso il conseguimento dell'obiettivo indicato dall'Ocse di ridurre di due terzi entro il 2015 i tassi di mortalità infantile, in parte a causa del fatto che il 20 per cento della popolazione mondiale non ha accesso all'acqua potabile sicura e che 2,5 miliardi di persone nel mondo mancano di strutture sanitarie adeguate;
la carenza di acqua si ripercuote inevitabilmente sulla ricchezza del terreno e ciò, insieme a pratiche agricole inadeguate, ha contribuito, dal 1990, al degrado di 562 milioni di ettari di terreno, circa il 38 per cento del miliardo e mezzo di ettari di terreno coltivabile del mondo intero. In Africa, la caduta della produzione dovuta alla sola erosione del suolo, secondo le stime supera l'8 per cento, raggiungendo il 20 per cento in alcuni Paesi asiatici e del Medio Oriente. Per quanto riguarda la biodiversità, il 25 per cento delle specie di mammiferi e l'11 per cento di quelle degli uccelli corrono un significativo rischio di estinzione, dovuto principalmente alla distruzione degli habitat;
nel corso degli anni novanta, le condizioni sanitarie sono generalmente migliorate, con un'aspettativa di vita media in aumento e tassi di mortalità diminuiti. Ciononostante, in numerosi Paesi in via di sviluppo prevalgono condizioni sanitarie modeste a causa di fonti idriche contaminate, di impianti fognari insufficienti, della malaria e di altre malattie infettive, oltre che della diffusione dell'Hiv/Aids. In alcune nazioni l'Hiv/Aids ha riportato l'aspettativa di vita ai livelli precedenti al 1980, mentre in nove Paesi l'aspettativa di vita è diminuita di 6,3 anni. Nel mondo ci sono 36 milioni di persone affette dall'Hiv/Aids, il 95 per cento dei quali vive nei Paesi in via di sviluppo, con 25 milioni di malati che si concentrano nell'Africa sub-sahariana. Più di 12 milioni di africani sono morti a causa dell'Aids e 13,2 milioni di bambini sono rimasti orfani per colpa di questa malattia. Nel giugno del 2000, durante la 26a Assemblea generale delle Nazioni Unite, espressamente dedicata all'Aids, i Capi di Stato e di Governo concordavano «sull'urgente necessità di riesaminare e di affrontare il problema dell'Hiv/Aids in tutti i suoi aspetti, assicurando un impegno globale...». Il fondo globale per combattere l'Hiv/Aids, la malaria e la tubercolosi è ben poca cosa (1,3 miliardi di dollari), rispetto ai 2.000 miliardi di dollari spesi ogni anno dai Paesi più ricchi per la sanità;


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gli aiuti pubblici allo sviluppo sono diminuiti nel corso degli anni novanta, passando dai 58,3 miliardi di dollari del 1992 a 53,1 miliardi di dollari nel 2000. Solo cinque paesi, Danimarca, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia, hanno raggiunto l'obiettivo dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo in aiuti allo sviluppo nel 2000;
a dieci anni dal Vertice di Rio, il vertice mondiale di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile può divenire occasione per rivitalizzare lo spirito di quell'importante vertice e dare concretezza agli impegni di tutti i Paesi in favore dello sviluppo sostenibile, in direzione di una trasformazione in senso sostenibile dei modelli di produzione e consumo, affinché la crescita economica non debba avvenire a scapito dell'ambiente e dei paesi poveri e in via di sviluppo;

impegna il Governo:

ad attivarsi, in previsione del Vertice di Johannesburg, vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile denominato «Rio+10» (che si terrà dal 26 agosto al 4 settembre 2002), a sostegno di principi e di un piano d'azione comune in favore dello sviluppo sostenibile, anche mediante la fissazione di priorità quali la lotta alla povertà in Africa e all'Hiv/Aids, come le questioni più urgenti da affrontare;
in particolare, ad indirizzarsi verso soluzioni concrete, affinché:
a) siano chiariti i meccanismi di erogazione, di gestione e impiego delle risorse stanziate in favore del fondo globale per la lotta all'Aids, la tubercolosi e la malaria, istituito dal G8;
b) siano resi noti i progetti realizzati fino ad ora grazie a tali risorse;
c) sia previsto un finanziamento adeguato al ruolo rivendicato dal nostro Paese, stimabile in una cifra annuale di 376 milioni di dollari (lo 0,035 del prodotto interno lordo);
d) siano apprestate garanzie a tutela dell'utilizzo del fondo, in conformità alla Dichiarazione di Doha, assicurando a tutti i Paesi membri dell'Organizzazione mondiale del commercio il diritto di proteggere la salute pubblica e a promuovere l'accesso alle cure per tutti, attraverso politiche che sostengano ed attuino un sistema di differenziazione dei prezzi, la produzione locale di farmaci, l'acquisizione di farmaci di qualità al minor prezzo e la competizione dei farmaci generici, l'adozione di salvaguardie dell'accordo Trips nelle legislazioni nazionali;
a farsi promotore in vista del 2003, anno internazionale dell'acqua, di un trattato internazionale che affermi che l'acqua è un bene insostituibile e comune a tutti gli abitanti della terra e che nessuno può appropriarsene a titolo di proprietà privata; in quanto l'accesso all'acqua è un diritto umano e sociale, individuale e collettivo, imprescrittibile e inalienabile, come tale deve essere tutelato mediante l'adozione di meccanismi di distribuzione in grado di stabilire e mantenere un equilibrio tra la protezione ecologica dei bisogni domestici, industriali e agricoli degli uomini; il Governo italiano di recente (con risoluzione Camera 6-00020) sul tema delle risorse idriche si è assunto l'impegno a sollecitare, anche in ambito comunitario, politiche che consentano efficienti ed eque iniziative atte a fronteggiare l'emergenza idrica; in seguito anche a tale impegno, si rende urgente affermare, anche in sede comunitaria, il carattere di urgenza della questione dell'accesso alle fonti idriche come questione di scelte relative al «vivere insieme», sostenendo tutte le iniziative volte alla promozione di un partenariato strategico, con la partecipazione di Governi e di altre parti interessate, per l'accesso all'acqua potabile sicura e ai servizi igienici e alla gestione sostenibile delle risorse idriche, basata sul principio della gestione integrata dei bacini idrografici;
a realizzare l'obiettivo di uno sviluppo sostenibile per i Paesi più poveri, affermando il principio che ogni uomo è


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una risorsa e un bene prezioso per gli altri e che la dignità della vita umana è un valore che non può essere messo in discussione e che nessuna persona può essere considerata solo un soggetto economico passivo, il cui valore è commisurato alla sua capacità d'acquisto, come sostenuto dal Papa in occasione della giornata mondiale della gioventù: «In quest'alba del terzo millennio, gli uomini devono essere le sentinelle del mattino (Is 21, 11-12). Nel corso del secolo che muore, migliaia di persone venivano convocate in adunate oceaniche per imparare ad odiare. Nel secolo nuovo nessun uomo si deve prestare a essere strumento di violenza e di distruzione; bisogna difendere la pace, pagando anche di persona se necessario. Non ci si deve rassegnare a un mondo in cui altri esseri muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Bisogna difendere la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno e sforzarsi di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti»;
a rafforzare la credibilità dell'Unione europea sulla scena internazionale in relazione alle priorità ribadite nella relazione approvata dal Parlamento europeo «Dieci anni dopo Rio, prepararsi al vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile del 2002», assicurando nel contempo la coerenza e la complementarità delle strategie degli Stati membri dell'Unione, compatibilmente con il «principio di precauzione» sancito dalla Commissione europea nel trattato di Amsterdam;
ad adoperarsi affinché l'Europa assuma sempre più autorevolezza nella gestione della globalizzazione entro un quadro etico, in un contesto di solidarietà e di sviluppo sostenibile, così come sostenuto anche nella Dichiarazione di Laeken;
ad adoperarsi per incoraggiare le azioni in sede di Unione europea volte all'eliminazione della povertà e lo sviluppo sostenibile e a concentrarsi, in particolare, sull'accesso alle fonti di energia sostenibili, alle tecnologie pulite ed energie rinnovabili, rivolgendo un'azione particolare all'Africa;
ad impegnarsi ad agevolare un nuovo tipo di istituzioni a livello mondiale, fra cui si caratterizza per rilevanza la proposta di istituzione di una nuova agenzia dell'Onu per le energie rinnovabili e in difesa dell'ambiente, allo scopo di facilitare lo scambio di informazioni, tecnologie e programmi di formazione fra i Paesi membri e le popolazioni locali e al fine di sovrintendere all'azione dei Governi in favore di uno sviluppo sostenibile e all'applicazione degli accordi tendenti a questo obiettivo;
a farsi promotore presso le sedi competenti di un'azione per la costituzione di una «agenzia europea per lo sviluppo sostenibile» con compiti operativi e di coordinamento delle strategie dei Paesi membri in rapporto agli interventi e alle politiche di sviluppo sostenibile nei paesi poveri. L'agenzia europea per lo sviluppo sostenibile può svolgere una funzione di osservatorio e di monitoraggio, con compiti di raccolta, elaborazione dati e gestione delle informazioni, e fungere da importante raccordo fra gli organi comunitari, gli organi degli Stati nazionali e i Paesi in via di sviluppo, al fine di coordinare gli interventi di politica comunitaria ed espandere l'intervento dell'Unione europea, anche mediante l'incoraggiamento e la spinta alla predisposizione di accordi di partenariato con i Paesi in via di sviluppo (sull'esempio di quelli stipulati dall'Unione euroepa con gli Stati ACP-Paesi dell'Africa, dei Carabi e del Pacifico);
a rendere più coerenti le iniziative della Unione europea in materia di cooperazione internazionale, coordinando le azioni degli Stati membri e avvalendosi del supporto delle organizzazioni non governative per i compiti operativi e per l'individuazione delle tipologie di intervento più adeguate in rapporto alle diverse esigenze locali;
a realizzare progetti che abbiano come obiettivo fondamentale la creazione delle condizioni sociali, culturali, ambientali e tecnologiche che permettano ai Paesi in via di sviluppo di realizzare un proprio


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disegno di sviluppo sostenibile, coerente con le diverse realtà locali e col coinvolgimento delle popolazioni del luogo. Per separare il degrado dell'ambiente e il consumo delle risorse dalla crescita economica, occorre non solo cambiare le abitudini di consumo e produzione non sostenibili, ma occorre riorientare gli investimenti pubblici e privati verso nuove tecnologie rispettose dell'ambiente e sostenere il rafforzamento di un quadro giuridico di istituzioni trasparenti, democratiche e affidabili, a sostegno di misure destinate a promuovere e tutelare i diritti umani.
(1-00094)
«Fioroni, Castagnetti, Bindi, Pistelli, Realacci, Franceschini, Monaco, Loiero, Vernetti, Bimbi, Giovanni Bianchi, Mosella».
(9 luglio 2002)

La Camera,
premesso che:
dal 2 all'11 settembre 2002 si terrà a Johannesburg la conferenza denominata Rio + 10;
la conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo svoltasi nel 1992 a Rio De Janeiro stabilì impegni e attese ad oggi fallimentari per diretta responsabilità dei Paesi economicamente più forti a livello internazionale;
una minoranza della popolazione mondiale consuma circa il 90 per cento delle risorse mondiali;
la conferenza ONU di Monterrey in merito a «Finanza e Sviluppo» ha avuto un esito assolutamente insufficiente così come sono falliti tutti gli impegni, da parte dei Paesi donatori ad aumentare il livello dell'aiuto pubblico allo sviluppo, finalizzato al raggiungimento del Millenium development goals, (gli obiettivi di sviluppo e lotta alla povertà contenuti nella «Dichiarazione del Millennio»);
è necessario sostenere e promuovere l'approvazione di un trattato internazionale che, tra l'altro, proibisce, in particolare nei Paesi in via di sviluppo che possiedono una enorme ricchezza in materia di biodiversità, ogni brevetto su piante, microrganismi, animali e parti del corpo umano;
è altresì necessario sostenere e promuovere l'approvazione di un trattato internazionale per l'accesso all'acqua in quanto patrimonio dell'umanità non inesauribile che preveda la proibizione di qualsiasi politica privatizzatrice e la salvaguardia degli sprechi derivanti dall'uso umano, nonché da parte dell'agricoltura intensiva e delle attività industriali a partire da quelle inquinanti;
lo stesso Protocollo di Kyoto relativo alle riduzioni delle emissioni di gas serra risulta essere fallimentare;
nel 2020 le emissioni di gas serra saranno il 50 per cento in più di quelle attuali, nel 2010 l'Europa registrerà emissioni di circa il 20 per cento superiori rispetto all'obiettivo fissato dal Protocollo di Kyoto, in Italia tra il 1990 e il 2001 le emissioni di gas serra sono aumentate del 5,6 per cento mentre il citato protocollo impegnava il nostro Paese ad una riduzione del 6,5 per cento delle emissioni;
appare evidente che a solenni impegni internazionali non corrisponde una azione efficace per lo sviluppo sostenibile e a difesa della salute dei cittadini;
è necessario intervenire per il sostegno di concrete politiche per il trasporto delle merci su treno o utilizzando le cosiddette «autostrade del mare»;
è necessario il rigoroso rispetto della volontà popolare espressasi attraverso referendum per contrastare e sconfiggere i tentativi di ritorno al nucleare, sostenendo politiche di sviluppo della produzione di energia attraverso lo sviluppo delle fonti rinnovabili alternative tra le quali, quella solare ed eolica;
nell'ambito dei rifiuti solidi urbani è necessario intraprendere la via strategica della raccolta differenziata e del riuso;


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impegna il Governo:

nel corso della Conferenza Rio + 10 che si terrà a Joannesburg dal 2 all'11 settembre 2002 e nelle riunioni preparatorie a livello di Unione europea a sostenere e favorire l'approvazione di trattati internazionali, che prevedano:
a) la proibizione, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, a tutela della biodiversità, della brevettabilità su piante, microrganismi, animali e parti del corpo umano, nonché il divieto all'uso di organismi geneticamente modificati sia nella produzione che nella distribuzione e consumo di prodotto con presenza di organismi geneticamente modificati;
b) il diritto all'accesso all'acqua in quanto patrimonio dell'umanità, prevedendo il divieto a qualsiasi politica di privatizzazione, la salvaguardia dagli sprechi derivante dalle reti idriche, nonché dall'uso umano, da parte dell'agricoltura e dalla zootecnia intensiva e delle produzioni industriali a partire da quelle inquinanti;
c) la progressiva riduzione della produzione di energia attraverso il nucleare con lo sviluppo dell'utilizzo di energia da fonti rinnovabili e alternative tra le quali il solare e l'eolico;
d) la revisione e il superamento degli obiettivi minimi relativi alle emissioni di gas serra stabiliti dal Protocollo di Kyoto, attuandoli attraverso interventi concreti e adeguatamente sostenuti finanziariamente, in particolare in merito al trasporto merci, prevedendo in caso di inadempienza da parte di Paesi firmatari congrue sanzioni, anche di carattere economico;
e) l'adozione di una tassa minima sullo spostamento dei capitali finanziari a breve termine al fine di reperire risorse da destinare alla lotta alla fame, alla siccità ed alla povertà e per lo sviluppo sostenibile;
f) la cancellazione del debito ai Paesi più poveri;
g) all'aumento dell'aiuto pubblico allo sviluppo dei Paesi più poveri e la preparazione di una calendario vincolante per il raggiungimento effettivo e in tempi certi di una quota pari all'1 per cento del prodotto interno lordo;
h) a non sostenere, né a favorire, il alcun modo né diretto, né indiretto, il ritorno alla produzione di energia nucleare sia sul territorio nazionale, che internazionale in ottemperanza all'esito del referendum popolare svoltosi nel nostro Paese;
i) a intervenire concretamente al fine di ridurre le emissioni di gas serra con adeguate risorse economiche in materia di trasporti e mobilità, disincentivando il trasporto delle merci su gomma, sviluppando quello su rotaia e utilizzando anche il trasporto su nave; a incentivare, con adeguate risorse economiche, a partire delle grandi aree urbane, il trasporto pubblico e il sistema di metropolitane;
l) a sostenere e favorire anche con adeguate risorse economiche la raccolta differenziata dei rifiuti e il riciclo;
m) al fine di contrastare il dissesto idrogeologico nel nostro Paese ad avviare un piano straordinario di interventi sostenuti da adeguati e congrui finanziamenti.
(1-00095)
«Giordano, Mantovani, Vendola, Deiana, Titti De Simone, Alfonso Gianni, Mascia, Pisapia, Russo Spena, Valpiana».
(10 luglio 2002)

La Camera,
premesso che:
dal 26 agosto al 4 settembre 2002 l'ONU ha convocato a Johannesburg in Sudafrica il World Summit on Sustainable Development (WSSD) «dieci anni dopo Rio», dieci anni dopo la Conferenza su sviluppo e ambiente svoltasi a Rio in Brasile nel 1992;


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dieci anni fa il negoziato preliminare aveva prodotto un elenco di decisioni vasto, definito e concreto: Capi di Stato e di Governo, condividendo apparentemente una nuova coscienza delle risorse planetarie, firmarono due convenzioni concertate nei mesi precedenti (clima e biodiversità), un'agenda di impegni e obiettivi organica ed anticipatrice (Agenda XXI), convennero di approvare presto un'altra convenzione globale (contro siccità e desertificazione, soprattutto in Africa) e stabilirono che era necessario almeno lo 0,7 per cento del PIL dei paesi ricchi per l'aiuto allo sviluppo;
le molte riunioni preparatorie del WSSD non hanno finora consentito di predisporre nuove convenzioni globali o nuovi protocolli attuativi, di concertare impegni quantificati e scadenzati nel tempo, di spiegare e correggere il mancato raggiungimento degli impegni formalmente assunti in passato;
il Parlamento italiano ha già approvato in questa legislatura atti di indirizzo su vari aspetti dello sviluppo sostenibile, sull'accesso alle risorse idriche e sulla lotta alla fame e recentemente, il 13 giugno 2002, una risoluzione sull'aiuto allo sviluppo dei Paesi poveri che, fra l'altro, pone l'obiettivo di destinare l'1 per cento del prodotto interno lordo ai Paesi in via di sviluppo, sottolinea la centralità del flesso povertà - ambiente per il WSSD e impegna il Governo a presentare a Johannesburg il programma «prima della pioggia»;
il Governo il 20 giugno 2002 ha già risposto presso la Commissione affari esteri della Canera dei deputati ad una interrogazione sul WSSD;
il Parlamento europeo ha già approvato una importante condivisibile risoluzione sul WSSD;
il Presidente del Consiglio dei ministri ha più volte annunciato la propria partecipazione al WSSD;

impegna il Governo:

a verificare e attuare gli impegni già presi in Parlamento sui temi del vertice di Johannesburg;
a sostenere che nei documenti conclusivi del WSSD vi siano obiettivi precisi e quantificati, in particolare: il programma per l'accesso alla tutela sanitaria entro il 2015, la percentuale di energie rinnovabili da diffondere entro il 2010, l'adozione del principio di precauzione per i prodotti chimici entro il 2020, il parziale obiettivo di riduzione dei gas serra concordato a Kyoto, l'inversione di tendenza nella perdita di diversità e di risorse entro il 2010 e 2015 anche a livello dei singoli paesi, nuovi e chiari indicatori per lo sviluppo sostenibile;
a promuovere piani di azione a livello multilaterale, bilaterale e nazionale che consentano, in tempi determinati e verificati, soprattutto da parte dei paesi ricchi, di ridurre la propria impronta ecologica attraverso: la promozione di sistemi di produzione efficienti, la promozione di pattern di consumo equi e sostenibili, la conservazione dei sistemi naturali, la loro migliore gestione ed il mantenimento dei servizi ecologici essenziali; l'accesso alle risorse ed ai servizi di base: il cibo, l'energia, l'acqua, la casa, la sanità, la salute, il welfare, l'educazione, i trasporti, il credito; la sicurezza dei mezzi di sostentamento attraverso programmi di transizione sociale ed occupazionale; il rispetto della libertà di associazione e dei core labour standards; la protezione della libertà umana ed economica negli accordi commerciali internazionali; l'abbattimento delle barriere sociali basate sulle differenze di genere, di sesso, d'età e sulle caratteristiche fisiche;
a proporre, a Johannesburg e in sede ONU, un «testo unico» per gli impegni ambientali mondiali, meno riunioni e più verifiche, meno negoziati e più controlli; è necessario evidenziare chiaramente gli impegni e le responsabilità delle singole istituzioni multilaterali all'interno dei piani di azione e far agire questi attori in maniera


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concertata, trasparente ed aperta alla società civile, monitorando ratifiche e rifiuti, implementazione e controlli, tempi e modi; un comitato ristretto ad hoc potrebbe essere formato per essere garante dell'attuazione degli impegni presi dai vari attori a livello internazionale ed evitare che gli impegni rimangano soltanto sulla carta;
a promuovere, valutando l'eventuale proposta di un protocollo aggiuntivo contro la siccità l'accesso al minimo indispensabile di acqua da parte di ogni vivente sul pianeta, anche attraverso l'inserimento del degrado del suolo fra le «focal areas» del GEF (Global Environmental Facility) e l'individuazione del GEF come un meccanismo finanziario della UNCCD, con riferimento al punto 39/F del Documento di Bali;
a sostenere gli impegni indicati nelle risoluzioni del Parlamento europeo sul WSSD;
a favorire la più ampia qualificata rappresentativa presenza delle delegazioni dell'Italia a Johannesburg, guidata al più alto livello governativo;
ad accelerare l'attuazione della legge sul debito estero, promuovendo anche a livello internazionale una gestione del debito attraverso un processo di arbitrato equo e trasparente, che protegga i diritti umani e l'ambiente;
a sostenere i contenuti della dichiarazione delle associazioni mondiali delle autorità locali e in particolare l'adozione di strumenti per il sostegno alle Agende XXI locali e per l'integrazione dell'ambiente nei piani e nei programmi economici territoriali, con particolare attenzione alle aree montane;
a proseguire la propria azione, anche nell'Assemblea generale del prossimo settembre, a favore di una complessiva riforma del sistema delle Nazioni Unite, per consentirne il necessario aggiornamento, garantendone una maggiore universalità e democraticità; è necessaria una nuova gestione dei rapporti tra i vari poteri a livello internazionale, incluse le istituzioni internazionali e i vari attori privati transnazionali, improntata alla trasparenza, responsabilità, «accountability»; è necessario un nuovo potere di indirizzo multilaterale sull'intero sistema ONU; l'ONU rimane l'unico sistema di regolazione pubblica multilaterale ed è necessario rafforzare in maniera innovativa i meccanismi decisionali a livello multilaterale.
(1-00097)
(Nuova formulazione) «Calzolaio, Violante, Montecchi, Innocenti, Agostini, Bogi, Magnolfi, Ruzzante, Nicola Rossi, Spini, Sereni, Cabras, Crucianelli, Folena, Fumagalli, Melandri, Ranieri, Vigni, Abbondanzieri».
(11 luglio 2002)