Allegato B
Seduta n. 174 dell'11/7/2002


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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

PATARINO, LISI, VILLANI MIGLIETTA, GALLO, CANELLI, LA GRUA, FATUZZO, MEROI, TAGLIALATELA, ANGELA NAPOLI, CANNELLA, ANTONIO PEPE, LAMORTE, ONNIS, GIRONDA VERALDI e CARUSO. - Al Ministro dell'economia


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e delle finanze, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia Sviluppo Italia versa in gravissime condizioni economiche;
una tale condizione di crisi diventa sempre più preoccupante perché a farne le spese sono tanti giovani che, singolarmente, in società o in cooperative, hanno investito tutte le loro risorse (e spesso i risparmi dei propri genitori) facendo ricorso alle leggi di finanziamento gestite dalla agenzia;
numerosi sono i progetti di nuove e costituende imprese cui hanno dato e stanno dando vita i predetti giovani che hanno ricevuto, già da tempo, il parere favorevole del Cda e, al termine di un iter lungo e complesso, sono in attesa solo del contratto di finanziamento;
in virtù di quei pareri favorevoli molte di quelle imprese si sono fortemente indebitate per fare i necessari investimenti;
l'impossibilità di onorare i debiti contratti per il mancato rispetto da parte dell'Agenzia della stipula del contratto di finanziamento rende sempre più drammaticamente incerta la sopravvivenza delle imprese;
l'intera situazione assume nello stesso tempo aspetti assurdi e grotteschi se si considerano le ingenti spese già sopportate dallo Stato per l'analisi e la valutazione di quei progetti, che, se venissero prontamente finanziati assicurerebbero grandi possibilità occupazionali -:
se non ritengano di intervenire con la massima urgenza per:
a) fare i necessari approfondimenti per avere piena contezza dei danni arrecati alle imprese che hanno in corso programmi di investimenti ai sensi delle leggi n. 236 del 1993, n. 95 del 1995, n. 135 del 1997 e n. 448 del 1998, che hanno trovato organica sistemazione al titolo 1 del decreto n. 185 del 2000 sotto la definizione di «misure per l'Autoimprenditorialità»;
b) fornire il quadro preciso (per numero di imprese, per investimenti complessivi previsti, per numero di occupati e per le risorse finanziarie necessarie allo sblocco delle diverse pratiche) delle aziende che, dopo aver superato positivamente la prima fase di progettazione, hanno concluso anche quella della progettazione esecutiva e sono in attesa solo della firma dell'amministratore delegato;
c) stabilire tempi e modi per definire l'intera vicenda, tenendo conto che le imprese hanno già avviato i programmi di spesa e attendono solo la stipula dei contratti di finanziamento;
d) considerare l'ipotesi di un provvedimento d'urgenza per il reperimento e l'assegnazione dei fondi;
e) autorizzare immediatamente Sviluppo Italia alla sottoscrizione dei contratti per le imprese che hanno concluso la fase della progettazione esecutiva al fine di garantire alle stesse la possibilità di fornire agli istituti di credito sufficienti garanzie sulla loro capacità di onorare i debiti contratti.
(4-03472)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle attività produttive, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 185 del 2000, affidando a Sviluppo Italia la gestione delle forme di incentivazione che fanno riferimento alle leggi nn. 236 del 1993, 95 del 1995, 608 del 1996, 135 del 1997 e 448 del 1998, ha unificato i fondi per il finanziamento di queste forme di agevolazione dell'imprenditorialità giovanile, precedentemente distinti in autoimpiego ed autoimprenditorialità;
l'unificazione dei fondi, a causa del successo riscosso dalle forme di autoimpiego previste al titolo II del decreto


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legislativo in questione, ha di fatto comportato un «prosciugamento» degli stessi, con la conseguenza che circa una cinquantina di neo-aziende, facenti capo alla forma di autoimprenditorialità, previste al titolo I dello stesso decreto, sono prossime alla bancarotta;
le singole iniziative imprenditoriali che fruiscono degli incentivi di cui al titolo I del decreto n. 185 del 2000, infatti, comportano un impegno di risorse, finanziarie ed umane, molto più consistenti rispetto a quelle richieste dal «Prestito d'onore»;
i progetti delle neo-aziende di cui al titolo I del decreto in questione, dopo aver superato le fasi di valutativa (F1) ed esecutiva (F2) hanno proseguito con i primi investimenti che in taluni casi sono arrivati al 50 per cento del valore del progetto; pertanto, le imprese interessate hanno già avviato, per esplicita richiesta di Sviluppo Italia, i propri programmi di spesa, con risorse proprie, e/o con affidamenti bancari;
lo scorso 3 maggio 2002 il dicastero dell'economia e delle finanze ha bloccato qualsiasi ulteriore impegno finanziario da parte di Sviluppo Italia, per cui le imprese che attendono solo la firma del contratto non possono far fronte agli impegni assunti in conseguenza dei primi investimenti;
chiaramente tutto avrà conseguenze in termini di lavoro e peraltro nella parte di territorio nazionale che già presenta alto tasso di disoccupazione, alla luce del fatto che il maggior numero di imprese interessate vede coinvolto il Mezzogiorno d'Italia -:
se, prendendo atto della politica di riordino posta in essere dai nuovi amministratori di Sviluppo Italia, non ritengano necessario ed urgente avviare le iniziative utili a reperire le risorse finanziarie necessarie a coprire gli investimenti programmati per la realizzazione dei progetti facenti capo al titolo I del decreto legislativo n. 185 del 2000.
(4-03479)

LO PRESTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato ha presentato il bilancio d'esercizio e il bilancio consolidato 2002 con un utile pari a 40,9 milioni di euro;
un risultato positivo, sotto l'aspetto contabile, presentato con molta enfasi dal vertice aziendale che tuttavia nasconde numerosi problemi irrisolti del cosiddetto «risanamento aziendale» più volte annunciato dall'ex presidente Iri;
un'attenta lettura dei dati contabili attribuisce questo «successo» a:
fattori eccezionali non ripetibili legati alla commessa euro, gestita peraltro con pesanti extracosti e con scarsa lungimiranza: attualmente la Zecca è ferma per mancanza di commesse, in assenza di una politica commerciale dell'IPZS, con ben 25 linee di produzione, su 28, completamente bloccate;
dalla vendita delle Cartiere Miliani di Fabriano, prestigioso marchio ceduto per circa 40 milioni di euro. Non sono state cedute, viceversa, aziende come Editalia, che hanno accumulato negli ultimi quattro anni circa 30 miliardi di perdite;
al minore onere sostenuto, pari a 150 miliardi annui, caricato nelle casse dello Stato, per il prepensionamento di circa 3.000 operai di elevata qualificazione, con competenza professionale non sostituibile rapidamente. Una ulteriore perdita di valore dell'Ente;
al contributo di 80 miliardi erogati dal bilancio statale per la ristrutturazione dell'Istituto;
di converso, i dati contabili non menzionano il notevole ridimensionamento delle aree d'affari dell'Istituto registrato nel 2001, proseguito nel 2002, che ha visto l'Ente perdere porzioni importanti della modulistica fiscale (tra cui 730 - UNICO) tutte le lotterie, sia istantanee che tradizionali, il Bingo, un costante decremento delle commesse pubbliche e una perdita


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di fatturato persino nella Gazzetta Ufficiale, ridottasi di un terzo nelle copie stampate e vendute. Un'autentica voragine che i futuri amministratori avranno in dote -:
quale sia il giudizio del Ministro interrogato su quanto descritto in premessa;
se sia vero che, in base al piano industriale presentato dagli attuali amministratori, l'IPZS sarà a breve trasformato in SPA;
in caso affermativo se tale decisione è stata assunta sulla scorta di un audit svolto da un advisor di fiducia del Ministro dell'economia;
nell'ipotesi di cui sopra quali strumenti finanziari e di gestione saranno effettivamente assegnati all'IPZS per svolgere la sua nuova missione;
se risponda al vero la circostanza che in relazione alle assicurazioni fornite dagli attuali amministratori sullo stato finanziario dell'Istituto il contributo destinato alla ristrutturazione aziendale, trasformato in fondo di dotazione, sia stato ridotto di 400 miliardi;
se non si ritenga, infine, che il quadro descritto, se rispondente al vero, non salverebbe l'Istituto - come sostenuto anche recentemente dalla Corte dei conti - e le sue maestranze da una precoce dissoluzione per la mancanza di solide basi finanziarie e patrimoniali e di un credibile assetto industriale nel caso di una rapida privatizzazione.
(4-03490)