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di infrastrutture finalizzate alla ricostruzione e allo sviluppo del dopo sisma del 23 novembre 1980;
mettendo in discussione i principali fattori di successo che in passato hanno rappresentato la forza delle piccole e medie imprese;
tramite la quale si è provveduto a «congelare» il diritto di voto di EDF al 2 per cento;
X Commissione:
la strada Nerico-Muro Lucano-Baragiano fu finanziata con la legge n. 219 del 1981, che all'articolo 32 prevede il finanziamento
l'appalto o meglio la concessione relativa a tale strada fu data dai Ministri commissari alla società ATI-ICLA;
sono passati quasi venti anni e la strada è ancora incompiuta nonostante i miliardi spesi;
tra le molteplici cause a cui imputare il ritardo vi è anche il contenzioso che si è aperto con le imprese;
il Ministero delle attività produttive, a cui è affidata la competenza dell'Ufficio B5 della gestione separata del terremoto per le aree terremotate ex lege 219 del 1981 e gli insediamenti produttivi, non ha ancora sbloccato una situazione che sta paralizzando il decollo dell'area comprensoriale;
per l'ulteriore prosecuzione dei lavori ed il definitivo completamento della importante arteria, che collega la Basilicata nord occidentale ad aree della Campania sono stati stanziati ulteriori fondi con il finanziamento del cosiddetto decreto Bersani;
con un verbale di intesa del luglio 1997, con le regioni Campania e Basilicata ed altri soggetti pubblici, il completamento della viabilità in questione venne incluso tra le opere prioritarie per un importo di 50 miliardi di lire;
ad oggi la strada è ancora incompleta comportando notevoli danni al comprensorio in termini economici e sociali accrescendo il livello di marginalità ed isolamento in un contesto che necessità di interventi infrastrutturali -:
quali provvedimenti, anche di natura straordinaria, intenda adottare con urgenza il Governo per il completamento, in tempi brevi, della strada Nerico-Muro Lucano e del suo prolungamento fino a Baragiano.
(5-01052)
i «sistemi locali» hanno svolto e svolgono un ruolo importante nello sviluppo del nostro paese. Il loro contributo alle attività economiche è stimato nel 20/25 per cento del prodotto interno lordo e dell'occupazione; la loro quota sul totale delle esportazioni italiane è superiore al 25 per cento. Tuttavia, i problemi specifici e le potenzialità in termini di occupazione di queste realtà locali non hanno trovato adeguato riconoscimento presso il mondo politico;
i sistemi locali sono caratterizzati da una pluralità di settori e da modi di organizzare la produzione diversi tra loro. Tra questi i più noti sono i distretti industriali anche perché si presentano con una identità forte, associata a pochi elementi: la specializzazione in un settore manifatturiero, la divisione del lavoro tra le imprese, l'alto grado di imprenditorialità e la compenetrazione tra la vita sociale e quella economica;
con la legge 317 del 1991 è stato trasferito alle Regioni potere di intervento anche se alla luce della recente riforma costituzionale le competenze non appaiono ben definite;
spesso i Distretti affrontano problemi diversi tra loro, dalla formazione professionale, alla depurazione delle acque, all'internazionalizzazione delle imprese, alla localizzazione degli insediamenti industriali;
i criteri fissati dal Ministero dell'industria per identificare i distretti industriali (decreto ministeriale del 21 aprile 1993) si sono rivelati macchinosi e di difficile attuazione burocratizzando strutture che dovrebbero invece fare della flessibilità ed elasticità d'intervento il proprio obiettivo principale;
i Distretti subiscono oggi una pesante concorrenza dall'estero, tanto che i processi di globalizzazione dei mercati stanno
il ministro per le attività produttive, Antonio Marzano, in vari interventi pubblici ha manifestato l'intenzione di assumere iniziative di sostegno ai distretti industriali anche attraverso la promozione di un marchio di qualità -:
quali programmi intende avviare il ministero delle attività produttive in materia di Distretti industriali con particolare riferimento ai temi dell'internazionalizzazione e dell'innovazione.
(5-01053)
gli organi di stampa locale hanno nuovamente portato all'attenzione dell'opinione pubblica le problematiche legate alla realizzazione del capannone per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari a Caorso e si stanno studiando soluzioni alternative solo ora;
a distanza di più di due anni dall'emanazione del cosiddetto decreto Bersani (n. 79/99), in ottemperanza del quale è stata costituita la SOGIN, nulla, o quasi, è stato fatto relativamente alla costruzione del deposito nazionale per lo stoccaggio dei rifiuti e per la gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi;
sia i sindacati sia le RSU della centrale di Caorso hanno manifestato la propria preoccupazione definendo, in una nota diffusa nei giorni scorsi, «non più tollerabile la situazione stagnante di Caorso», denunciando, così, apertamente l'immobilismo delle attività di dismissione del sito in questione;
dal comunicato sindacale si evince che SOGIN ha ritardato, inspiegabilmente, la presentazione dei documenti organizzativi indispensabili per la concessione delle autorizzazioni, quali il regolamento di Esercizio, le Linee Guida per il Monitoraggio e il Piano di garanzia della qualità;
SOGIN viene, continuamente, meno alle intese sindacali precedentemente intervenute non procedendo al reintegro delle posizioni vacanti sia a livello di responsabilità (quadri), sia a livello operativo (assistenti specialisti);
tale situazione preoccupa fortemente le associazioni sindacali le quali temono che lo stallo delle attività possa portare, in un immediato futuro, ad una contrazione dell'organico che finirebbe per essere dimensionato alla sola messa in custodia protettiva passiva rimandando di decenni l'avvio delle attività di dismissione -:
quali iniziative il Governo intenda adottare, d'intesa con l'Amministrazione Provinciale e Regionale, per ridare slancio alle attività di SOGIN chiarendo e rimuovendo le ragioni della situazione di stallo che si è venuta a creare.
(5-01054)
cresce nell'opinione pubblica la consapevolezza, corroborata da notizie di stampa e da atti societari tendenti a confermarla, che, ad oltre un anno di distanza dall'acquisizione di Montedison da parte di Fiat e Electricité de France alla quale fece seguito la nascita di Italenergia, quest'ultima sarà oggetto di rilevanti rimaneggiamenti di peso azionario. Saranno così minati gli equilibri originariamente intervenuti tra i soggetti fondatori, con beneficio per il monopolista francese nel settore elettrico, sino a prefigurarne il ruolo di socio di maggioranza, oltre che di proprietario della Edison;
essendo la società suddetta partner della «cordata» che ha acquisito la seconda GENCO alienata da ENEL, notoriamente concorrente diretta nel mercato italiano ed europeo di EDF medesima, ciò fa emergere una manifesta situazione di asimmetria non sanabile con la sola applicazione della legge 20 luglio 2001 n. 301
di conseguenza dovrebbero prevedersi norme di tutela della concorrenza operanti anche verso quelle società partecipate da società a loro volta partecipate da quote azionarie di soggetti ai quali si applica la norma di «congelamento» succitata;
non viene meno la condizione di monopolista di quella società pubblica che dovesse cedere al mercato privato una parte della propria partecipazione azionaria, come da notizie di stampa è preannunciato potrebbe avvenire per EDF in Francia -:
se, nell'ambito dell'annunciato disegno di legge di riordino del settore energetico, che è ancora in forte ritardo rispetto alla data di presentazione formulata dalla Camera e accolta dal Governo stesso, il Ministro delle attività produttive non intenda intervenire con una formazione organica meno rispondente alle ragioni dell'emergenza ed invece protesa a regolamentare, per l'intera fase di transizione alla compiuta liberalizzazione del mercato energetico europeo, il ruolo di soggetti esteri monopolisti nel Paese di origine, restringendone il campo di azione nel rispetto e per la salvaguardia dei principi di liberalizzazione oggi operanti nel nostro paese.
(5-01056)
l'acquisto del gruppo ISI-Eridania da parte di Finbieticola-Coprobi-Sadac, ha momentaneamente scongiurato la consegna del 40 per cento della quota zucchero italiana alle multinazionali estere;
detta positiva acquisizione non esime dal rilevare che nello zuccherificio di Sarmato (Piacenza) si registra un preoccupante ritardo per quanto riguarda gli investimenti strumentali e formativi, indispensabili per una seria riorganizzazione industriale -:
alla luce delle legittime preoccupazioni rappresentate in merito sia dai lavoratori del predetto zuccherificio, sia da parte dei bieticoltori, quali iniziative intenda assumere al fine anche di escludere l'ipotesi, recentemente avanzata, di smembramento del gruppo.
(4-03305)