Allegato B
Seduta n. 151 del 31/5/2002


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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
ai sensi della legge 257 del 1992, recante norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto, in data 6 febbraio 1998 la società Sailem di Palermo, operante dal 1948, dichiarava (tramite autodenuncia) che il proprio personale aveva lavorato sino al 31 dicembre 1986 sotto rischio di amianto e di aver bonificato le aree a rischio dal 1986 al 1987 utilizzando i propri dipendenti;
mentre tale relazione veniva bocciata dall'Inail senza nessuna verifica, in data 17 dicembre 1998 la ASL n. 6 di Palermo effettuava ispezioni nei locali della ditta, inviando i risultati delle stesse alla magistratura che emetteva un ordine di sequestro della ditta, eseguito in data 23 dicembre 1998, ed imponeva ai lavoratori, già vessati dalla lunga inattività e dal notevole ritardo dei pagamenti (14 mensilità), di abbandonare il posto di lavoro;
il tribunale di Palermo emetteva in data 26 gennaio 1999 sentenza di fallimento della società Sailem e della collegata Seda (15 dicembre 1998);
alcune organizzazioni sindacali si premurarono di inviare copia del dispositivo del sequestro all'Inail al fine del riesame delle esposizioni delle maestranze a rischio amianto;
in assenza della relazione della Sailem sui cicli produttivi e sull'esposizione del personale a rischio amianto, venne inviata all'Inail da parte delle organizzazioni sindacali una propria relazione sulla situazione;
in data 29 dicembre 1999 l'Inail consegnava alle organizzazioni sindacali i certificati negativi per tutto il personale, ad esclusione di tre dipendenti (di cui solo uno risultò poi essere utile);
in data 11 gennaio 2000, le organizzazioni sindacali, che avevano richiesto copia della documentazione prodotta dalla Sailem e dalla Contarp, venivano ricevute dall'ufficio tecnico della stessa Contarp che illustrò (senza consegnare) il contenuto della documentazione in base alla quale soltanto tre categorie (macchinisti, fuochisti e calderari) potevano considerarsi a rischio, contrariamente a quanto dichiarato nella prima relazione dalla ditta Sailem;
non essendo pervenuta nei giorni successivi all'incontro la predetta documentazione, i lavoratori procedevano all'occupazione degli uffici della sede che veniva sospesa soltanto per chiedere alla procura della Repubblica il sequestro di tutti gli atti -:
quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di tutelare la salute e gli interessi dei lavoratori;
per quali motivi, nonostante il rischio evidente e la prima relazione della ditta, non si sia ritenuto di applicare ai lavoratori della Sailem i benefici pensionistici dovuti all'esposizione ad amianto.
(2-00350) «Romano».

Interrogazioni a risposta scritta:

CENTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società GEMMA SpA (gestione elaborazioni misurazioni monitoraggio per


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l'amministrazione) con sede a Roma è stata costituita ai sensi del decreto legislativo n. 608 del 28 novembre 1996 e del decreto legislativo n. 468 del 1o dicembre 1997 e successive modificazioni, per dare lavoro stabile a personale LSU/LPU per lo svolgimento di attività affidate in convenzione dal comune di Roma;
la società è nata appunto con l'intento di reimpiegare i circa quattrocento lavoratori (cassaintegrati gruppo IRI, iscritti alle liste di mobilità, disoccupati in godimento del sussidio) già precedentemente utilizzati dal comune di Roma (a partire dal 1995) nel progetto lavoro socialmente utile, ed assegnati all'ufficio condono edilizio (U.S.C.E.) allo scopo di evadere le molteplici pratiche giacenti presso la XV ripartizione, e successivamente anche la gestione di tasse e tributi, condono edilizio, libretto del fabbricato;
le assunzioni del personale della società sono avvenute prevalentemente a scaglioni partendo dal 1999, inquadrando i lavoratori nel contratto del commercio per molti in contrasto con il tipo di lavoro svolto e le loro qualifiche professionali. Infatti i lavoratori LSU/LPU sono stati assunti tutti come se fossero al primo impiego, equiparando lavoratori cinquantenni e con 30 anni di anzianità lavorativa a giovani di vent'anni con scarsa esperienza professionale;
diversamente, il personale che è pervenuto dalle società del gruppo IRI ha mantenuto tutti i diritti acquisiti in precedenza, quali anzianità, contribuzione e livello professionale;
le assunzioni sono iniziate in data 1o giugno 1999 e sono state ultimate in data 1o novembre 2001, ma la dirigenza di Gemma SpA ha manifestato più volte la volontà di non assumere tutti i quattrocento lavoratori del bacino LSU/LPU e, conseguentemente, si è rilevata una certa inattività nel cercare nuove commesse di lavoro tanto che i lavoratori temono lo spettro della disoccupazione quando la pubblica amministrazione uscirà, come già previsto, dal pacchetto azionario della società stessa -:
se il ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero;
quali iniziative intenda intraprendere affinché siano tutelati il posto e la qualità del lavoro per il personale dipendente della società Gemma SpA, minacciato appunto dall'uscita di uno dei maggiori azionisti dell'azienda;
quali iniziative intenda intraprendere affinché si possa aprire un tavolo di trattative tra la dirigenza della suddetta società e i lavoratori stessi che, a quanto risulta all'interrogante, lamentano discriminazioni di contribuzioni salariali e la non trasparenza nei criteri utilizzati per le relative assegnazioni delle mansioni da svolgere.
(4-03076)

MICHELI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
la società Viasistem, con sede in Usa, in seguito al crollo delle sue azioni sul mercato di Sant Louis, ha espresso l'intenzione di tagliare almeno il 30 per cento dei suoi dipendenti, ovvero circa seimila unità;
lo stabilimento di Terni, in località Maratta, uno dei tre stabilimenti europei, è particolarmente a rischio in quanto produce solo componenti meccaniche a basso valore aggiunto;
l'azienda ha sottoscritto presso il ministero del lavoro e delle politiche sociali, nel mese di febbraio 2002, un accordo per la ristrutturazione dell'azienda stessa;
di fronte ad una ipotesi iniziale che parlava di circa ottanta esuberi e che sarebbe già stata pesante, ora si fa avanti concretamente la possibilità di una procedura di richiesta, da parte dell'azienda, di cassa integrazione per «crisi» che potrebbe aprire la strada ad un disimpegno definitivo della casa madre ed alla chiusura dello stabilimento di Terni;


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la cassa integrazione e la successiva mobilità metterebbero a rischio non solo i 200 lavoratori che attualmente sono occupati nell'azienda, ma anche altri 200 lavoratori che ne costituiscono l'indotto, con riflessi molto gravi sia sull'occupazione che sull'ordine pubblico;
le istituzioni locali si sono prontamente attivate per garantire sostegno alle iniziative dei lavoratori;
il Ministro del lavoro e delle politiche sociali è il soggetto garante dell'accordo stipulato nel febbraio 2002 -:
se il Ministro interrogato non ritenga indispensabile convocare con urgenza un tavolo di confronto fra le parti per garantire il rispetto degli accordi.
(4-03078)

TRUPIA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da alcuni colloqui con i rappresentanti INCA-CGIL di Vicenza l'interrogante è venuta a conoscenza della situazione in cui versano alcuni dipendenti ed ex dipendenti delle ferrovie dello Stato vicentine, alcuni dei quali, tramite lo stesso sindacato INCA-CGIL, si sono rivolti all'INPS di Vicenza per comprendere il motivo della mancata erogazione delle loro pensioni;
ci si riferisce nello specifico a 13 ex-dipendenti regolarmente dismessi nel periodo ottobre 2001-gennaio 2002 e non interessati da alcuna problematica particolare, che non hanno ancora ricevuto trattamento di pensione né, tantomeno, motivazioni del ritardo;
a questi si aggiungono altri 13 lavoratori delle ferrovie dello Stato che, pure in presenza di specifiche domande di pensione presentate in data 3 dicembre 2001 in cui chiedono di usufruire dei benefici pensionistici derivanti dalla normativa vigente sull'esposizione all'amianto, peraltro riconosciuti con sentenze nominative, sono «trattenuti in servizio» in attesa di accoglimento delle loro domande da parte dell'INPS;
infine si verifica che altri quindici dipendenti già andati in pensione in base alla normativa sull'esposizione all'amianto, attendano da mesi l'erogazione delle pensioni. Anche per questi ultimi due casi l'INPS a tutt'oggi non ha risposto, né ha comunicato le motivazioni del ritardo stesso -:
se il Ministro intenda attivarsi per superare questa grave discriminazione venutasi a creare, che agisce direttamente su queste categorie di lavoratori e se intenda verificare presso l'INPS le motivazioni del mancato pagamento delle relative pensioni.
(4-03082)