Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 147 del 27/5/2002
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INTERVENTO DEL DEPUTATO LAURA CIMA IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2666

LAURA CIMA. Signor Presidente, i Verdi hanno votato convintamente contro la nostra partecipazione alla missione Enduring freedom e, in occasione della prima reiterazione del decreto-legge, hanno chiesto con i loro emendamenti di mantenere solo la missione ISAF e il codice militare di pace per tutte le missioni dei nostri militari all'estero.
Se infatti nelle missioni di pace i nostri militari sono sempre accolti con simpatia e si adoperano per fronteggiare anche i gravi problemi umanitari delle popolazioni coinvolte dalla guerra, spesso correndo gravi rischi, come nel caso dell'ultimo militare morto in Macedonia, noi siamo sempre più convinti, a distanza di mesi, che il nostro voto fosse giusto e quindi ribadiamo il nostro «no» al decreto per la parte che riguarda la missione Enduring freedom e l'applicazione del codice militare di guerra. Anche perché la missione è fallita nel suo obiettivo principale di catturare Bin Laden e il mullah Omar, ed è evidente che ora non ha più senso cercarli in Afghanistan; neppure l'organizzazione Al Queida è stata smantellata e le


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ultime dichiarazioni di Bush su nuovi possibili attentati negli USA hanno diffuso il panico (pochi giorni prima, peraltro, il suo prestigio era crollato in seguito alle rivelazioni che la CIA e l'FBI avevano già avvisato con sufficiente precisione in luglio e agosto che sarebbero stati possibili attentati e che le scuole di volo erano stranamente frequentate da molti allievi mediorientali senza che il Presidente Bush ritenesse di dover intervenire e informare del rischio).
Inoltre, il secondo obiettivo - la democratizzazione dell'Afghanistan è ancora in predicato nonostante l'operato del governo provvisorio Karzai e l'impegno dei contingenti internazionali sul territorio. Oggi l'Afghanistan ha bisogno essenzialmente di essere appoggiato nel processo di democratizzazione aperto e quindi il nostro contingente sotto l'egida ONU pare il più adatto.
Per questo chiediamo l'impegno a proseguire la missione oltre il 30 giugno fissato per ora dall'ONU.
Dobbiamo registrare che il ministro Martino non è venuto in Parlamento a fare un bilancio delle missioni, in particolare in Afghanistan, prima di reiterare il decreto e che la maggioranza non ha presentato un provvedimento che evitasse di reiterare continuamente i decreti in materia.
Esistono inoltre preoccupazioni che la missione di guerra possa venir spostata in Iraq, situazione mediorientale permettendo, dove Bush ha più volte preannunciato di voler intervenire con pesanti bombardamenti per proseguire a suo modo la lotta al terrorismo.
Se non ci fosse questa possibilità, bisognerebbe concordare con la nostra posizione e vedo che già autorevoli colleghi dell'opposizione sono venuti parzialmente sulle nostre posizioni, ad esempio rispetto alla scelta di non applicare il codice militare di guerra.
Noi riteniamo che il Parlamento debba essere messo in condizione di valutare seriamente la situazione e non vogliamo trovarci di fronte a fatti compiuti: il mondo ha oggi più che mai bisogno di pace e di una più equa distribuzione della ricchezza per mandare avanti il processo di democratizzazione e vincere il terrorismo senza «bombardamenti a tappeto» e demagogie su missioni di giustizia o libertà infinita.
È importante quindi discutere seriamente, a partire da questo decreto, dell'opportunità di finanziare ancora missioni di guerra senza dare per scontate reiterazioni di cui non si afferra il senso politico.

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