Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 145 del 15/5/2002

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TESTO AGGIORNATO AL 16 MAGGIO 2002


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Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2657.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2657)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Galeazzi 3.90.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Michele Ventura.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione su questo emendamento che è molto importante anche se non porta la firma del collega Massidda: viene posta, infatti, la questione relativa alla formazione e all'aggiornamento e vorrei che anche i colleghi della maggioranza fermassero per un momento la loro attenzione. Precedentemente avete respinto gli emendamenti sull'innovazione e sulla ricerca; in questo caso ci troviamo dinanzi ad una limitazione che riguarda la possibilità per i nostri medici di partecipare - e ciò non si riferisce alla parte relativa al turismo congressuale - a convegni all'estero dove, fra l'altro, acquisiscono più credito, anche rispetto al programma di educazione continua riguardante i medici che fa parte del programma ministeriale.
Sarebbe saggio un voto favorevole su questo emendamento perché noi stiamo ulteriormente provincializzando il nostro


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paese. Se non mettiamo i medici nella condizione di poter partecipare ai corsi di formazione e di aggiornamento in Italia e all'estero, non incentiviamo di certo quella qualità che è sempre più richiesta anche in questi campi estremamente delicati ed importanti per la vita del paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galeazzi 3.90, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Onorevole Ciro Alfano, lei deve votare solo per sé e non per altri, mi dispiace ma non è ammesso il voto per procura.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 403
Votanti 400
Astenuti 3
Maggioranza 201
Hanno votato
184
Hanno votato
no 216).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Giuseppe Drago non ha funzionato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Petrella 3.79.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pennacchi. Ne ha facoltà.

LAURA MARIA PENNACCHI. Signor Presidente, colleghi, questi emendamenti che stiamo esaminando, compreso l'emendamento Petrella 3.79, tentano di correggere l'articolo 3 che prevede di realizzare risparmi - da portare a correzione dei conti pubblici - soprattutto sulla spesa farmaceutica e a carico della relativa industria.
Vorrei fare una riflessione più generale: come può il Governo concentrarsi così puntigliosamente e costringere noi ad essere, a nostra volta, così puntigliosamente concentrati su questi aspetti che, in realtà, sono aspetti veramente minuti rispetto alla grande questione che, sempre più, ci sta coinvolgendo? Arrivano dati estremamente allarmanti sull'andamento dei conti pubblici e, soprattutto, sull'andamento dell'economia; del resto, le due cose stanno insieme perché, se l'economia va male, per definizione anche l'impatto sui conti pubblici risulta essere rilevante. Siamo di fronte ad un andamento piatto del prodotto interno lordo e, se queste previsioni verranno confermate, verrà annunziata una crescita appena dello 0,1-0,2 per cento nel primo trimestre di quest'anno che, su base annua, si tradurrà in una crescita appena dello 0,1 per cento. Questo andamento negativo deriva soprattutto dalla flessione degli investimenti, con buona pace dei mirabolanti annunzi che erano stati fatti sugli effetti della legge Tremonti.
In particolare, si è registrato un calo fortissimo della produzione dei beni intermedi il cui andamento anticipa l'andamento della produzione in generale. Buone notizie provengono soltanto sul fronte delle politiche avviate dai governi di centrosinistra.
L'ottimo giudizio positivo espresso da Moody's attiene alle politiche di gestione del debito pubblico e di risanamento finanziario poste in essere dal 1995 al 2000, con riferimento alle quali è stata anche determinante la stabilizzazione della spesa pensionistica sul PIL che, grazie alle nostre politiche, siamo riusciti a realizzare.
Anche su quel fronte voi ora minacciate di scassare, in realtà, gli andamenti; al riguardo si tratta di uno scasso senza nemmeno troppa destrezza, perché la delega previdenziale con la decontribuzione apre una falla ulteriore che la relazione tecnica presentata dallo stesso Governo documenta ampiamente: un ammanco sui conti pubblici.
Il Governo fa l'opposto di ciò che dovrebbe fare, emanando una raffica di provvedimenti a vantaggio di lor signori e dei loro affari (non lo voglio adesso ricordare).


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In questo caso siamo di fronte a misure inefficaci, come quelle di cui stiamo discutendo; qualora quelle, per esempio, previste negli articoli 7 e 8 si dimostrassero efficaci, saranno terribilmente controproducenti.
Niente viene pensato per quanto riguarda un'autentica promozione dello sviluppo; il Mezzogiorno è sparito dall'agenda politica del Governo. Non vi è traccia di politica industriale, né di una politica per l'innovazione, per il salto di specializzazione produttiva, per investimenti di qualità, per una politica del lavoro e dei processi produttivi.
In tale caso, si manifesta una certa coerenza del Governo poiché voi pensate che abbandonarsi agli animal spirit e detassare produrrà automaticamente sviluppo. La realtà è che ci troveremo, anzi ci troviamo già, in una situazione in cui non vi è sviluppo economico ed al suo posto va avanti un processo di imbarbarimento dei rapporti sociali - come sappiamo - e di tribalizzazione delle stesse relazioni economiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Petrella. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PETRELLA. Signor Presidente, signori del Governo, vi rendete conto che con il decreto-legge in esame, in particolare con questo comma, state offendendo l'intera categoria dei medici? Il comma 3 - mi rivolgo anche al collega Parodi - non fa altro che far apparire i medici come concussi e corrotti e le industrie farmaceutiche come corruttrici. Infatti, si vuole fare intendere, neanche sottilmente, che le cause farmaceutiche inviano i medici ai congressi per poi far prescrivere i farmaci.
Questo è assolutamente calunnioso ed offensivo. Penso che tutto il Parlamento dovrebbe opporsi per salvaguardare l'onorabilità della classe medica nazionale, che rappresenta un patrimonio dell'intero paese.
Il provvedimento in esame, inoltre, ha suscitato tante preoccupate valutazioni nei settori produttivi del paese che si occupano, in maniera responsabile, di ricerca scientifica, di aggiornamento e di formazione professionale.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Petrella. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Petrella 3.79, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 388
Votanti 386
Astenuti 2
Maggioranza 194
Hanno votato
171
Hanno votato
no 215).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galeazzi 3.91, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 405
Votanti 402
Astenuti 3
Maggioranza 202
Hanno votato
183
Hanno votato
no 219).

Ricordo che l'emendamento Minoli Rota 3.109 è stato ritirato.

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, lo faccio mio!

PRESIDENTE. Onorevole Labate, non può farlo perché è stato ritirato prima dell'inizio della seduta.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Carbonella 3.110.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onore Carbonella. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, le motivazioni che mi hanno indotto a presentare questo emendamento risiedono nella profonda convinzione di quanto sbagliato, negativo e penalizzante sia il provvedimento che intende adottare il Governo circa la riduzione delle risorse previste per la convegnistica sia di carattere informativo sia di carattere scientifico; tutto ciò è stato promosso ovviamente dalle industrie farmaceutiche.
Ci sarebbe da discutere molto; tuttavia mi limiterò soltanto a formulare due osservazioni. La prima consiste nella possibilità, attraverso questo metodo, di aggiornare, informare e promuovere i prodotti farmaceutici con il duplice risultato di consentire alla medesima industria di consolidare e sviluppare la propria attività produttiva, con notevoli ricadute sul piano occupazionale. Inoltre, si offre ai cittadini la possibilità di essere continuamente informati su argomenti di notevole rilevanza.
L'altro aspetto che il Governo trascura è quello relativo al movimento che gravita intorno alla convegnistica ed al tipo di volano economico che essa riesce a mettere in moto. Peraltro, non è difficile prevedere, nel caso in cui questo emendamento non fosse accolto, una forte penalizzazione per molte zone del sud d'Italia che si vedrebbero private di presenze che alimentano, con una certa continuità ed in modo consistente, le attività di importanti settori, quali l'alberghiero, la ristorazione ed il turismo, alimentati dall'azione che questi convegni producono. Sono motivazioni queste, ancorché sintetiche, che ritengo rilevanti affinché questo mio emendamento venga accolto.
Peraltro, sono molto preoccupato del fatto che questa materia, di fondamentale importanza, venga trattata dal Governo con grande superficialità. Immagino che questo sia dovuto sempre all'annoso problema che concerne la decretazione d'urgenza.
Signor Presidente, già in altre occasioni, abbiamo avuto modo di stigmatizzare l'uso scriteriato dei decreto-legge che, di per sé, risulta essere uno strumento generalmente indigesto perché limita la volontà di espressione, soffoca il dibattito, cancella il confronto dialettico tra maggioranza ed opposizione, impedisce il possibile arricchimento propositivo su certe soluzioni che, ancorché considerate esaustive, non possono essere certo ritenute tali a prescindere.
Quando poi tale metodo di normazione è utilizzato in occasione di provvedimenti di grande rilevanza, come quello in essere, ancor più questo risulta inaccettabile, oltre che ingiustificato. Dico questo perché, nonostante sia in atto un malcelato tentativo di ridimensionare la portata delle misure che con questo provvedimento si intendono adottare, è del tutto evidente invece che siamo di fronte ad una manovra correttiva che mira ad aggiustare, in corso d'opera, conti economici non più in linea con le previsioni a suo tempo ipotizzate.
Onorevoli colleghi, se ci si rende conto di aver sbagliato le previsioni, non è un dramma: non c'è nulla di male a riconoscerlo e conseguentemente ad apportare le dovute correzioni. Il problema non è questo: tuttavia, dobbiamo dire che fummo facili profeti allorquando, nel corso della discussione sulla manovra finanziaria, mettemmo in guardia il Governo circa la friabilità, la aleatorietà, l'inconsistenza dell'intera impalcatura che reggeva quella manovra. La cosa ancora più grave che voi pretendete con l'artificio odierno è quella di negare l'evidenza e presentare un provvedimento pasticciato, inconcludente e, in alcune sue parti, anche incostituzionale.
Peraltro, si pretende inoltre una fiducia cieca, non solo nei confronti della maggioranza, ma anche dell'opposizione, dal momento che dovremmo votare al buio queste misure, senza offrire al Parlamento strumenti conoscitivi su cui basare il proprio orientamento. Mi riferisco in particolare all'assenza di elementi certi circa l'andamento dei conti pubblici: non sono chiare le conseguenze finanziarie dei provvedimenti proposti da parte dell'esecutivo;


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vi è preoccupazione circa il processo di razionalizzazione, così come è impostato, circa il problema dei costi e dell'iniziativa farmaceutica, come ricordavo prima. C'è contrasto tra la maggioranza e l'opposizione e all'interno della stessa maggioranza sul problema delle fondazioni, il cui preconcetto contro il Sud d'Italia è prevalso stamani in occasione della discussione e si evince dalle obiezioni sollevate da parte di quest'Assemblea.
Vi sono seri dubbi, inoltre, sull'istituzione delle società Patrimonio Spa e Infrastrutture Spa, le cui finalità restano poco chiare. Persistono, inoltre, elementi di dubbia costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Carbonella, ma il tempo a sua disposizione è terminato.

GIOVANNI CARBONELLA. In tal caso, signor Presidente, chiederei l'autorizzazione della Presidenza alla pubblicazione del testo integrale della mia dichiarazione di voto in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente senz'altro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, vorrei invitare il Governo ad accogliere l'emendamento Carbonella 3.110, soppressivo del comma 4, ed a proporre, eventualmente, una riformulazione del comma, nel senso che il tetto di spesa, anziché essere applicato alle spese per convegni, sia applicato alle spese per pubblicità televisiva da parte delle case farmaceutiche. Credo che ne avremmo un beneficio in termini di gettito (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.

GRAZIA LABATE. La ringrazio, signor Presidente. Volevo attirare l'attenzione dei colleghi della maggioranza sull'emendamento Carbonella 3.110, perché già precedentemente ci siamo sforzati, a proposito del comma 3, di far comprendere alla maggioranza e al Governo che il contenuto di quel comma è esattamente sbagliato per questioni di merito e in considerazione del nostro ordinamento attuale. Tanto è vero che la relazione tecnica di questo provvedimento non fornisce elementi sugli effetti finanziari di questo comma e, quindi, delle due l'una: o c'è un chiarimento da parte del Governo, visto che si colloca all'interno di una manovra di razionalizzazione e contenimento della spesa farmaceutica o, altrimenti, come hanno detto i colleghi, con questo comma rischiamo grosso rispetto a due questioni, a cui pregherei i colleghi della maggioranza di porre molta attenzione.
La prima questione è legata al nostro ordinamento, al decreto legislativo n. 541 del 1992, che reca tutte le disposizioni per disciplinare convegni, congressi e iniziative scientifiche da parte delle case farmaceutiche, direttamente o quando sponsorizzano congressi di carattere scientifico per conto di società scientifiche e organizzazioni mediche nel nostro paese. Dal momento che il provvedimento risale al 1992, probabilmente se ne è persa la congruità e la sostanza perché in base a quel provvedimento, noi non possiamo rilasciare autorizzazioni per congressi che non siano comprovatamente accertati dal punto di vista della loro caratura scientifica, con presenza sia nazionale che straniera.
Vorrei richiamare l'attenzione del sottosegretario Armosino - che mi è sembrata sensibile alle modificazioni di contenuto di questo provvedimento - per farle soltanto due esempi. Tra breve si dovrà tenere il congresso scientifico della società italiana di pediatria e di quella di cardiologia, perché nostri ricercatori, al New York Sloan Kettering, hanno inventato una molecola immunosoppressiva molto importante. Questo congresso, preventivato


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già l'anno scorso, è stato autorizzato dal Ministero della salute. Che cosa ne sarà?
Il provvedimento in questione mette in discussione, effettivamente, la portata scientifica dei congressi, se il Ministero della salute li ha autorizzati in base alla normativa del decreto legislativo del 1992. Inoltre - i colleghi lo hanno sottolineato, ma io lo ribadisco con forza - nei confronti del Governo e della maggioranza ciò potrà costituire motivo di grande rivolta da parte della classe medica.
Il ministro Sirchia ha recentemente concordato con le regioni italiane il sistema di punteggio della formazione continua medica, legata a congressi e attività convegnistiche e, giustamente, il ministro ha detto che i punteggi diventano più elevati quanto più il congresso è scientifico, seriamente presentato, frequentato full time dall'organizzazione medica. Quei punti, onorevole Armosino, consentono alla classe medica di questo paese di poter accedere ai livelli di qualificazione di carriera all'interno del servizio sanitario nazionale.
Con questo provvedimento - ed in particolare con il comma 4 dell'articolo 3 - vi assumete una duplice responsabilità. In primo luogo, perché il provvedimento non è finalizzato al risparmio di spesa, perché la relazione tecnica non è stata - e, d'altra parte, non poteva esserlo - in grado di specificare a quanto questo ammonti, incidendo la legge finanziaria del 2001 già pesantemente sulle spese di deducibilità. L'altra responsabilità che vi assumete è che non si potranno tenere nel nostro paese convegni scientifici (comprovati e autorizzati come scientifici), facendo - consentitemi, colleghi - una figura da «Italietta» di fronte all'Europa, agli Stati Uniti e al Giappone! Inoltre, penalizzate la classe medica. Vi invito davvero a riflettere: stiamo votando un non senso ordinamentale.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Labate.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, vorrei introdurre una altro tipo di riflessione. Proprio perché anch'io, come tanti colleghi, faccio il medico, vorrei affermare francamente che questo panegirico sulla convegnistica non mi appassiona. Voglio essere molto trasparente. Credo che tale questione abbia delle luci e delle ombre. Non sono tutte luci. Alcune osservazioni e proposte critiche mi possono trovare anche d'accordo come, ad esempio, il condizionamento che la presenza costante delle case farmaceutiche - anch'io, come voi, ho fatto esperienza in ospedale - esercita sulle scelte, non perché i medici siano corrotti, ma perché, oggettivamente, le case farmaceutiche garantiscono più informazione, il monitoraggio dei farmaci e l'efficacia del monitoraggio stesso.
La scelta sarebbe dovuta essere, in ogni caso, come abbiamo tentato di fare noi, del centrosinistra, con la riforma (decreto legislativo n. 229 del 1999) (mi appello alla logica, al buon senso, all'esperienza alla qualità, alla professionalità dei medici e degli operatori, anche di coloro che sono dall'altra parte), quella di mettere al primo posto del governo del sistema la qualità della professionalità, non solo dei servizi, ma anche degli operatori, quindi dell'aggiornamento continuo dei medici, attraverso risorse certe che non possono essere garantite dai convegni e dalle case farmaceutiche. Questa è la mia critica.
Il provvedimento all'esame mi ha anche stupito: è un po' lo specchietto per le allodole. Avete una schizofrenia perché, con demagogia e populismo, siete penalizzanti, avete atteggiamenti verticistici su tale questione, anche in contraddizione con le vostre scelte. Ma fondamentalmente, gli interessi più lobbistici, di mercato, di business (non legati alla qualità) li avete garantiti alle case farmaceutiche. Chi, se non voi, infatti, ha introdotto i capitali delle imprese, delle case farmaceutiche, nelle fondazioni, senza controllo? Chi, se non voi, ha sostenuto la


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possibilità dell'informazione sanitaria, il cardine dell'appropriatezza, del controllo, anche dal punto di vista della prescrizione e della domanda? Voi avete introdotto, nell'informazione sanitaria, la possibilità di fare profitti, la propaganda, la pubblicità garantita alle case farmaceutiche.
Quindi, le mie critiche sono assolutamente nel merito. Non mi sconvolge tanto questa riduzione, sebbene noti in tanti colleghi l'atteggiamento dirigistico, la penalizzazione di strumenti che, comunque, possono essere oggettivamente a favore dei medici. Ma voi non garantite la certezza di ciò che noi - Governo del centrosinistra - avevano garantito, ossia il fondo per l'aggiornamento continuo.
Ricordo, inoltre, per quanto riguarda la copertura (era stato rilevato da alcuni colleghi durante la discussione in Commissione), che per garantire questo provvedimento - cosa che nessuno ha ancora detto - sottraete risorse al fondo per gli investimenti per l'edilizia sanitaria. Credo che queste siano le critiche di merito da fare e ritengo che vi siano molti motivi per votare contro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Carbonella 3.110, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 414
Votanti 413
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato
189
Hanno votato
no 224).

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento Parodi 3.108, sono dichiarati assorbiti gli emendamenti Stradiotto 3.7 e Gambini 3.66.
Ricordo, altresì, che l'emendamento Minoli Rota 3.111 è stato ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galeazzi 3.72, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 417
Votanti 413
Astenuti 4
Maggioranza 207
Hanno votato
188
Hanno votato
no 225).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Benvenuto 3.73.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, l'approvazione, da parte dell'Assemblea, dell'emendamento Parodi 3.108 ha, di fatto, rassicurato le tante società scientifiche che avevano avviato, a livello organizzativo, la realizzazione di momenti formativi nel nostro paese. È stata data anche una risposta positiva alla valutazione preoccupata degli operatori del turismo congressuale.
Non c'è dubbio, però, che le restanti parti dell'articolo 3 che fanno riferimento alla formazione determinano qualche preoccupazione. Infatti, vengono ad essere ulteriormente contratte le iniziative medico-scientifiche. Il ministro della salute, nelle sue interviste, ha voluto ribadire più volte, facendo riferimento all'Europa, il ruolo centrale della formazione continua del medico. Al ministro, però, vogliamo segnalare, da quest'aula, che non è prevista alcuna risorsa pubblica per la formazione permanente. Chi dovrà svolgere, dunque, questa funzione? Da un lato, si vogliono medici più preparati, più formati, tanto è vero che si stabilisce l'obbligo, per legge, di acquisire i crediti formativi; dall'altra, non solo non si prevedono risorse


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pubbliche destinate a soddisfare tale esigenza, ma si vogliano limitare anche quelle private.
È per questo che abbiamo proposto quest'importante emendamento. Riteniamo si possa, anzi si debba, aprire un rapporto sinergico tra la commissione permanente per la formazione e le industrie farmaceutiche affinché vengano realizzati i congressi finalizzati al credito formativo. Tenevamo a ribadirlo anche perché si è parlato della necessità di moralizzare il settore. Ebbene, non si tiene conto che, nel nostro paese, sono stati fatti tanti passi avanti anche sotto questo aspetto. Infatti, sono state recepite le direttive europee che obbligano le industrie farmaceutiche non solo a promuovere i loro prodotti, ma anche a dare una finalità alla ricerca e alla valutazione sugli effetti e sulla tollerabilità dei prodotti medesimi.
Ebbene, credo che approvare questo nostro emendamento significhi confermare l'esigenza di rendere seria la formazione nel nostro paese, anche con il concorso dei privati (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benvenuto. Ne ha facoltà.

GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, è proprio vero: il ministro dell'economia e delle finanze ha modellato queste misure con l'accetta! Forse, sarebbe stato bene che il Governo le avesse approfondite in sede collegiale e, inoltre, che fossero stati sentiti anche gli operatori.
Con il mio emendamento 3.73 sosteniamo la necessità di salvaguardare la formazione medica continua.
Abbiamo visto che sono stati respinti degli emendamenti sull'innovazione e sulla ricerca e vengono respinti anche gli emendamenti sui problemi della formazione. Questo ci colpisce perché ci sono due pesi e due misure. Si è attuata una misura con la legge Tremonti-bis, che si sta rivelando fallimentare, nella quale si parla dei problemi della formazione e della ricerca; ne parla il ministro Moratti, la signora (guarda caso signora in un settore importante e delicato come quello della sanità), ne parla lo stesso Presidente del Consiglio, ma non quando ci sono dei problemi concreti.
Noi tutti giustamente condanniamo la malasanità, ma facciamo molte volte male a fare dell'ironia sui medici: infatti, accanto ad episodi di malasanità che vanno denunciati, accanto a sprechi che possono essere determinati da un ricorso troppo facile alla convegnistica, che non è di formazione, ma può essere di riparto, noi usiamo lo stesso peso e la stessa misura quando poniamo il problema della formazione medica continua e non diamo un sostegno, un appoggio a medici che rappresentano un potenziale del nostro paese. Voglio ricordare, per esempio, che stamani noi abbiamo appreso la notizia dell'operazione straordinaria che è stata fatta a Torino. Ci sono molti cose importanti che vengono fatte nel settore della medicina. Ecco perché non capisco questo modo di procedere, questa insensibilità, per cui quando si parla in concreto di innovazione, ricerca e formazione la risposta è sempre negativa (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, io non so se l'assenza del ministro Sirchia e dei sottosegretari di Stato per la salute sia un'assenza politica o se sia casuale. Mi sembra molto strano che, mentre noi qui stiamo parlando di farmaci e di formazione medica continua, ci sia la totale assenza del Ministero della salute. Questo è molto grave perché il senso di questo emendamento - invito la maggioranza a riflettere - è di evidenziare che, proprio nel momento in cui stiamo cercando di dare concretezza ad una norma già prevista dal decreto legislativo n. 502 del 1992, che dà la possibilità di sviluppare un'azione permanente di formazione (qui si parla di formazione medica, ma non soltanto dei medici, di tutti gli operatori sanitari) mettiamo in discussione la possibilità


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(tra l'altro in una fase in cui non abbiamo grandi risorse né nell'ambito del fondo sanitario né nell'ambito delle disponibilità finanziarie dello Stato per finanziare questo tipo di formazione) di sviluppare attività formative che diano ai medici ed agli operatori sanitari l'opportunità di formarsi nell'ambito dei programmi della formazione medica continua. Questo è grave.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 3.73, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 399
Votanti 398
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato
186
Hanno votato
no 212).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 3.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

LUANA ZANELLA. Presidente! Avevo chiesto di parlare!

PIERO RUZZANTE. Presidente!

PRESIDENTE. Non ricominciamo, per favore...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 381
Votanti 380
Astenuti 1
Maggioranza 191
Hanno votato
180
Hanno votato
no 200).

Non ricominciamo significa non ricominciamo...
Passiamo alla votazione dell'emendamento Petrella 3.92.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione voto l'onorevole Petrella. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PETRELLA. Signor Presidente, signori del Governo, vi rendete conto che l'articolo 3 del decreto-legge introduce alcune regole ed oneri a carico delle imprese farmaceutiche, incidendo negativamente sulla programmazione di congressi, convegni, seminari e riunioni disciplinata dall'articolo 12 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502?
Vi rendete conto che le agenzie congressuali, a causa dell'annullamento delle manifestazioni potrebbero dover pagare le previste penali? Vi rendete conto che nel settore alberghiero ricettivo le attività congressuali hanno rappresentato un prolungamento della relativa stagione e che tale nuova disciplina potrebbe determinarne la riduzione implicando, conseguentemente, licenziamenti anticipati del personale stagionale e naturalmente una riduzione del gettito fiscale?
Signori del Governo, vi rendete conto che queste riduzioni avranno l'effetto di ridimensionare le entrate della cassa dello Stato?
Signor Presidente della Camera, tutto questo non l'ho scritto io, fa parte di una interrogazione a risposta orale rivolta dall'onorevole Massidda al ministro della salute ed al ministro dell'economia e delle finanze. Vorrei sapere, quindi, come farà ora a votare contro il mio emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, avevo chiesto la parola prima per illustrare il mio emendamento 3.8 che è già stato votato. In ogni caso, nell'annunciare il voto favorevole dei Verdi all'emendamento Petrella 3.92 voglio sottolineare che,


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con questo provvedimento c'è, di fatto, un indebolimento del servizio sanitario nazionale.
Per quanto riguarda la formazione medica continua, che ricordo essere obbligatoria, non c'è una lira. Abbiamo una commissione per la formazione, che abbiamo anche aumentato di dimensioni e di funzioni che, però, si trova praticamente a gestire il nulla. Come è stato sottolineato da parte dell'onorevole Maura Cossutta, 250 milioni di euro sono stati prelevati dal fondo per l'edilizia sanitaria e per la sicurezza per destinarli a coprire il deficit di Alitalia. Quindi siamo di fronte ad un provvedimento - e qui anch'io devo lamentare l'assenza di rappresentanti del ministero della salute - che non tiene in considerazione se non il taglio della spesa pubblica, in questo caso della spesa sanitaria, anche in quei comparti e per quegli obiettivi di salute posti dai vari piani sanitari al fine di garantire il diritto universale alla salute.
Concludo sottolineando che la forza di un servizio sanitario si misura anche in base - e, lo abbiamo visto, gli emendamenti tendono anche a rafforzare questo principio - alla propria autonomia nei confronti dei vari interessi e nei confronti della ricerca. Ma sappiamo che i sistemi sanitari moderni si avvalgono di strumenti sia per valutare i risultati della ricerca effettuata al di fuori dei propri organismi, sia per valutare se gli obiettivi di salute siano stati raggiunti dalle politiche poste in atto dalle varie agenzie. Al contrario, indebolendo il servizio sanitario nel suo aspetto pubblico, nella sua funzione, ma anche negli strumenti di cui lo si dota, noi creiamo uno squilibrio ed una impossibilità di gestire e di portare ad attuazione la politica sanitaria.
Questi emendamenti sarebbero serviti anche a raddrizzare ed a raggiungere gli obiettivi che il piano sanitario si propone, e invece vediamo che l'approccio è totalmente ragionieristico, economicistico e quindi poco utile e poco efficace dal punto di vista del raggiungimento degli obiettivi di salute.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, nel Governo abbiamo un ministro per le politiche sociali che si fa soffiare 100 miliardi dal fondo per le politiche sociali e non dice niente; abbiamo un ministro della salute che non solo si fa dettare tutti gli indirizzi dal ministro del tesoro, ma si fa togliere 500 miliardi per l'edilizia sanitaria e non dice niente. E, soprattutto, si fa imporre una politica del farmaco senza alcuna scelta di qualità, senza alcuna valutazione dei problemi reali del servizio farmaceutico.
Questo emendamento vi invita a riflettere su una questione; se il Governo, invece di dire, in modo ragionieristico, che vi è la necessità di abbattere del 50 per cento le spese per determinate iniziative delle industrie farmaceutiche, avesse guardato maggiormente al proprio operato, avremmo capito. Se il Ministero della salute avesse detto: compiamo una valutazione dei progetti presentati e cerchiamo di finanziare solamente quelli che hanno un contenuto veramente qualitativo e con base scientifica...

PRESIDENTE. Onorevole Battaglia, la ringrazio. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Petrella 3.92, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 407
Maggioranza 204
Hanno votato
178
Hanno votato
no 229).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Camo 3.112, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 413
Maggioranza 207
Hanno votato
182
Hanno votato
no 231).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Galeazzi 3.74.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.

ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, per la verità l'emendamento Camo 3.112 avrebbe meritato maggiore attenzione; l'emendamento Galeazzi 3.74 richiama comunque, anche se in termini meno consistenti, il medesimo argomento, e vorrei pertanto cogliere l'occasione per porre all'attenzione di tutti un determinato fatto. Poc'anzi si è votata una norma relativa al rapporto tra spese per convegni e formazione e l'attività di tutte le case farmaceutiche. Ora stiamo invece parlando delle nuove attività, cioè di coloro che avviano un'impresa. Ovviamente, si tratta di attività non conosciute; tra l'altro, oggi non è ben chiaro nemmeno se ce ne saranno, date le condizioni che si stanno determinando. Poniamo comunque che qualcuno si voglia lanciare in una nuova attività, malgrado tutto. Ebbene, esiste un problema: come si fa ad imporre un limite così basso di fatturato per chi comincia un'attività e, di conseguenza, ha forse l'esigenza di andare oltre i margini fissati per gli altri? Questa è la ragione per cui insisto con i relatori ed il Governo affinché abbiano un ripensamento ed accolgano questo che, in fondo, più che un emendamento di spesa, è un emendamento di prudenza: evitiamo di imporre vincoli troppo rigidi per le aziende di nuova costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto, a titolo personale, l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, il problema è sempre il medesimo, e mi dispiace che né il ministro Sirchia né il sottosegretario Cursi abbiano la compiacenza di venire in aula per discutere di assistenza farmaceutica. In questo caso si vuole addirittura entrare nel merito dei bilanci delle imprese, mentre, invece, non si fa nulla per un approfondimento dei programmi e delle attività formative che vengono poste in campo. Nulla si fa per la loro qualità, e non ci si interessa se queste siano promosse dalle imprese, dalle università o, ancora, da società scientifiche o aziende del servizio sanitario nazionale, tutti soggetti che sono direttamente interessati a realizzare quella formazione continua degli operatori sanitari, prevista dalla legge n. 502, che, oggi, siamo chiamati a realizzare. Si è voluta privilegiare una logica di bilancio, senza entrare nel merito della qualità delle prestazioni sanitarie erogate e della qualità delle attività congressuali e formative che, invece, è importante siano attivate se vogliamo avere un personale medico ed un personale addetto ai servizi sanitari adeguatamente preparato...

PRESIDENTE. Onorevole Battaglia, la ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, anch'io, come già è stato fatto da altri colleghi, vorrei sottolineare come il comma 5 dell'articolo 3 ponga un diverso vincolo di spesa per le imprese, si dice, di nuova costituzione. Sarebbe opportuno che il Governo, a questo proposito, fosse più preciso: si tratta di imprese di nuova costituzione nate dopo l'entrata in vigore del decreto-legge, di imprese di nuova costituzione nate nell'ultimo anno o di altro ancora? Se questo aspetto non viene precisato non riesco infatti proprio a comprendere come, dal punto di vista economico, sarà applicata tale norma, posto che la si applica in base al fatturato dell'anno precedente. Il Governo, su tale aspetto,


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non ha però fornito alcuna risposta, neanche in Commissione.
Chiedo pertanto ai colleghi di compiere un minimo sforzo di riflessione prima di approvare una normativa che rischia di vedere vanificato lo sforzo di investimento in innovazione e ricerca, nonché quello attuato nelle politiche commerciali al fine di conquistare fette di mercato, posto in essere dalle imprese e, in particolare, da quelle di nuova costituzione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galeazzi 3.74, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevoli colleghi, vi invito a votare ognuno per sé.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 400
Votanti 397
Astenuti 3
Maggioranza 199
Hanno votato
176
Hanno votato
no 221).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delbono 3.113, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 389
Votanti 388
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato
166
Hanno votato
no 222).

Avverto che l'emendamento Petrella 3.77 risulta assorbito.
Ricordo, inoltre, che l'emendamento Giachetti 3.114 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galeazzi 3.68, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 397
Votanti 390
Astenuti 7
Maggioranza 196
Hanno votato
168
Hanno votato
no 222).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Petrella 3.75.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Petrella. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PETRELLA. Signor Presidente, vorrei sapere quanto tempo ho a disposizione, perché nel corso del precedente intervento, dopo due minuti e mezzo, lei mi ha tolto la parola.

PRESIDENTE. È impossibile. Posso anche commettere uno sbaglio ma in senso opposto, ossia concedendo più tempo di quello a disposizione.

GIUSEPPE PETRELLA. In tal caso, le chiedo scusa.
Signor Presidente, con questo decreto-legge stiamo assistendo ad un furore antindustriale. È uno dei più grandi paradossi di un Governo notoriamente filoaziendale. Nel nostro paese, grazie a questo Governo, si rischia di perdere, tra le attività produttive, quella che in tutto il mondo è considerata tra le più strategiche. Ciò avviene nel silenzio assordante e colpevole di due ministri, quello della salute e quello dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Evidentemente, il ministro «chi lo ha visto», scimmiottando il Premier, ha preso ad interim questi due Ministeri. Altrimenti, non si riesce a capire


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la logica di questi due ministri che assistono, supinamente, allo sfascio di attività che dovrebbero appartenere istituzionalmente ai loro Ministeri.
Signori del Governo, in ballo c'è molto di più. Si fa mostra di menefreghismo, come sta avvenendo anche oggi in quest'aula. È ciò a cui lei, Presidente Casini, giustamente, ha fatto riferimento sulla stampa. Ho letto con molta attenzione le sue parole circa il fatto che l'opposizione bisogna farla in Parlamento. Assisto, però, a un completo menefreghismo del Governo, con l'assenza del ministro Tremonti, del ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e del ministro della salute. Allora, se per farci ascoltare dobbiamo andare nelle piazze, lo faremo, perché qui non ci ascolta nessuno. Aggiungo, inoltre, che il menefreghismo del Governo sta a significare che quest'ultimo non comprende assolutamente la ripercussione scientifica ed economica che la negazione di questo settore ha sul paese e sull'intero sistema sanitario.
Signor Presidente, si tratta di questo: ormai l'industria farmaceutica, volente o nolente, è diventata, suo malgrado, una questione di interesse generale, perché riguarda i malati, i medici, gli operatori economici, l'opinione pubblica, l'università, il sindacato e gli addetti ai lavori. Presto o tardi ci renderemo conto di cosa significhi insufficienza scientifica, perdita di cervelli, dipendenza dai paesi produttori ed inventori, razionamento delle terapie, ingiustizie consumate sempre e solo sulla pelle dei cittadini.
Signori colleghi, non è una visione apocalittica, ma per chi si intende di questa materia (in Parlamento in tutti i gruppi vi sono tanti illustri colleghi che si intendono di sanità) è semplicemente il coraggio di guardare in faccia la realtà e, con senso di responsabilità, denunciarla per quella che è. Pertanto, mi rivolgo a quanti hanno a cuore il progresso della ricerca e, quindi, il progresso del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la sanità moderna è attraversata da continui fenomeni di trasformazione legati, in particolare, all'introduzione delle nuove tecnologie in sanità, legati ai risultati della ricerca medica e biomedica, che aprono nuove strade e ci danno la possibilità di usufruire di farmaci più innovativi ed avanzati e, quindi, di poter curare malattie e stati patologici che, magari, qualche anno fa venivano considerati incurabili.
Per questi motivi la formazione nel campo della sanità, sia per quanto riguarda il personale medico sia per quanto riguarda il personale delle altre professioni sanitarie, è diventata un aspetto strategico, tant'è che ci siamo preoccupati di inserire nel testo norme che prevedono una formazione continua.
Il problema è che spesso non abbiamo la possibilità, per difficoltà finanziarie, di realizzare quei programmi di formazione continua che sarebbero importanti e, in alcuni casi, necessari ed indispensabili per il miglioramento delle attività dei servizi sanitari. In particolare, dovendo operare una selezione, credo che dovremmo incoraggiare e sostenere soprattutto quelle attività della formazione sanitaria che si sviluppano per iniziativa, con il sostegno e con la partecipazione delle società scientifiche, delle facoltà di medicina, delle ASL territoriali ospedaliere, delle cattedre di insegnamento universitario così come, del resto, è previsto dalla norma.
Con questo emendamento vogliamo sollecitare il Parlamento a riflettere su questi argomenti. Se non operiamo questo tipo di scelte e se non privilegiamo le attività e le iniziative di formazione di più elevata qualità e con più forte base scientifica, rischiamo di fare un'operazione di puro taglio finanziario senza prestare attenzione alla qualità di quello che facciamo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento


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Petrella 3.75, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 405
Votanti 403
Astenuti 2
Maggioranza 202
Hanno votato
178
Hanno votato
no 225).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 3.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 409
Votanti 408
Astenuti 1
Maggioranza 205
Hanno votato
182
Hanno votato
no 226).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galeazzi 3.69, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 378
Votanti 376
Astenuti 2
Maggioranza 189
Hanno votato
163
Hanno votato
no 213).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Santori non ha funzionato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanella 3.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 396
Votanti 392
Astenuti 4
Maggioranza 197
Hanno votato
170
Hanno votato
no 222).

Ricordo che gli emendamenti Gambini 3.100 e Stradiotto 3.11 sono inammissibili.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Petrella 3.94.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Petrella. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PETRELLA. Signor Presidente, mi rivolgo al ministro che non c'è, Tremonti, che, se non sbaglio, dovrebbe essere anche un docente universitario. Penso, pertanto, che come tale avrà organizzato qualche congresso scientifico importante e non oratoriale. Sa il ministro Tremonti che le società scientifiche programmano almeno tre anni prima la sede di un congresso e che, pertanto, il presidente del congresso inizia almeno due anni prima a programmare il tutto da un punto di vista sia scientifico, sia economico? Cosa risponde il ministro Tremonti alla lettera di oltre cinquanta presidenti delle più prestigiose società scientifiche italiane che hanno avanzato gli stessi interrogativi che sto avanzando io ora? Nulla. Cosa ha risposto il Governo? Nulla.
Mi auguro che almeno il Parlamento risponda riconoscendo il ruolo centrale di questa attività nella formazione continua del medico che è stata giustamente ed ufficialmente riconosciuta più volte come irrinunciabile non solo in ambito europeo, ma anche dalle autorità nazionali.
Qualsiasi provvedimento limitativo delle iniziative finanziate non può che


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generare evidenti impatti negativi sull'equilibrio economico di tutti gli operatori del settore aventi effetti nefasti sulla formazione del medico e ripercussioni destabilizzanti su un vastissimo comparto economico con inevitabili conseguenze in termini di occupazione per tutto il comparto del turismo. Mi riferisco agli alberghi, alle agenzie di viaggi, ai catering, ai trasporti, alle tipografie, agli interpreti, e via dicendo. Ecco, quindi, il regalo che la Casa delle libertà fa nel primo anniversario: regala a centinaia e centinaia di migliaia di lavoratori solamente pessime previsioni sulle ricadute occupazionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, devo confessare che è un po' frustrante partecipare ad un dibattito parlamentare in cui l'argomento è quello della sanità, dell'assistenza farmaceutica, della formazione dell'area medica e delle professioni sanitarie senza la presenza di alcun membro del Governo che si occupi di sanità. Tale esponente potrebbe entrare nel merito dei problemi, potrebbe dirci quali sono le sue strategie per quanto riguarda la formazione degli operatori della sanità, potrebbe dirci come pensa di dare attuazione ai programmi di formazione permanente del personale sanitario e potrebbe rispondere alle nostre argomentazioni, magari anche dicendo di non essere d'accordo, affermando di non condividerle.
Questo noi lo accetteremmo. Quello che ci sembra inaccettabile è che tutto ciò avvenga, non solo senza la presenza dei diretti interessati, ma senza che da parte né del Governo né dei colleghi della maggioranza ci siano alcuna risposta ed alcun intervento in materia, oltretutto sapendo che le stesse nostre preoccupazioni sono largamente diffuse anche tra i banchi della maggioranza. Infatti, i colleghi della Commissione affari sociali - che conoscono come noi i problemi della società, del farmaco e della formazione degli operatori sanitari - hanno le nostre stesse perplessità, i nostri stessi dubbi e hanno presentato, nei limiti cui loro era possibile, anche diversi emendamenti, dei quali, del resto, alcuni sono stati anche accolti.
Tuttavia, mi pare che questo silenzio e questa mancanza di risposte non ci mettano nella condizione più opportuna per poter migliorare il provvedimento al nostro esame, che potrebbe accadere se avessimo maggiore attenzione, più che alla quantità anche alla qualità. Di conseguenza, siccome la formazione è un problema di qualità e di scientificità delle iniziative che mettiamo in campo, credo che ignorare i nostri emendamenti, in particolare l'emendamento Petrella 3.94, che pone il problema delle iniziative promosse dalle facoltà di medicina - che, per legge, sono chiamate alla formazione di tutte le professioni sanitarie -, da cattedre di insegnamento e da società scientifiche che operano nel contesto della sanità, sia un grave errore.
Del resto, nel corso di queste settimane non abbiamo sentito tanto la pressione delle case farmaceutiche ma, soprattutto, la pressione e le sollecitazioni da parte delle società scientifiche che organizzano i congressi e le attività formative di maggior livello e con maggior base scientifica.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI (ore 17,37).

AUGUSTO BATTAGLIA. Le stesse sono preoccupate del futuro e dell'organizzazione non solo delle iniziative che già hanno messo in campo e programmato, per le quali si è messa in moto una macchina organizzativa, ma anche per quelle che intendono promuovere nel futuro, iniziative che sono estremamente importanti per la sanità pubblica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giacco. Ne ha facoltà.

LUIGI GIACCO. Signor Presidente, con l'emendamento Petrella 3.94 vogliamo sottolineare


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come questi convegni, organizzati da società scientifiche e da facoltà universitarie, possano avere un riscontro estremamente positivo all'interno del mondo scientifico italiano. Tutto ciò faciliterebbe anche la non penalizzazione da parte dell'industria turistica ed alberghiera. Già nella finanziaria del 2001, per le industrie farmaceutiche era stata ridotta al 20 per cento la possibilità di portare in detrazione le spese per l'organizzazione di questi convegni; ridurre ulteriormente questa possibilità significa sicuramente penalizzare in misura notevole una possibilità di sviluppare l'attività scientifica e convegnistica.
Per tali motivi, chiediamo ai colleghi, soprattutto della maggioranza, di far sì che sull'emendamento Petrella 3.94, che riguarda soprattutto società scientifiche e facoltà universitarie, possa essere espresso un voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Petrella 3.94 non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 414
Votanti 410
Astenuti 4
Maggioranza 206
Hanno votato
178
Hanno votato
no 232).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santagata 3.70, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 423
Maggioranza 212
Hanno votato
188
Hanno votato
no 235).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 3.71.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Rossi. Ne ha facoltà.

NICOLA ROSSI. Signor Presidente, per quanto ricordo, una quota non irrilevante dei deputati eletti nella Casa delle libertà sono imprenditori. Allora, vorrei che, per un attimo, immaginassero di aver fatto investimenti rilevanti in un determinato prodotto, di aver speso risorse consistenti anche con un rischio non banale sulla base di una legge esplicita per quanto riguarda i diritti brevettuali e, poi, di vederseli cambiati di punto in bianco dal Governo. Immagino che molti di loro sarebbero assolutamente imbestialiti da questo comportamento del Governo che, in maniera unilaterale, modifica un elemento fondamentale del calcolo economico di un'impresa.
Con questo emendamento non si vuole far altro che stabilire che, se il Governo vuole mutare le regole brevettuali per le imprese farmaceutiche, può farlo per quei prodotti non coperti da brevetto.
Coloro che, all'interno della maggioranza, hanno a cuore le ragioni dell'impresa dovrebbero, francamente, votare facilmente a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 3.71, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 415
Votanti 413
Astenuti 2


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Maggioranza 207
Hanno votato
184
Hanno votato
no 229).

Passiamo alla votazione degli emendamenti Leo 3.1 e Crosetto 3.61, di analogo contenuto normativo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benvenuto. Ne ha facoltà.

GIORGIO BENVENUTO. Il Governo e il relatore hanno espresso parere favorevole su tali emendamenti, sui quali preannuncio il voto favorevole del gruppo dei Democratici di Sinistra-l'Ulivo.
Il problema sollevato è importante, in quanto tiene conto, anche se in minima parte, della questione legata all'azienda farmaceutica italiana. Infatti, il problema della protezione complementare per la copertura brevettuale è reale. Non c'è una richiesta così tassativa come sostiene il Governo, in quanto rinunciamo a questa copertura, ma una gradualità che salvaguardi la nostra industria nazionale e - ripeto - non sia in contrasto con le posizioni dell'Unione europea.
Mi sembra che la posizione del Governo fosse quella di essere più realisti del re; ecco perché siamo d'accordo su questa modifica di parere che il Governo ha fatto e il relatore ha proposto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, intervengo per preannunciare il voto favorevole del gruppo della Margherita su questi emendamenti.
Non sono intervenuto sul mio emendamento 3.70, che richiamava il regolamento dell'Unione europea n. 1768/1992, tuttavia voglio ricordare che l'articolo 20 di quel regolamento prevede una clausola di salvaguardia per i brevetti e per i certificati integrativi già approvati prima dell'entrata in vigore del regolamento medesimo.
Quando si fa riferimento all'Europa sarebbe corretto far riferimento a tutta la normativa e non solo alla parte che fa comodo per coprire alcuni interventi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, il collega Santagata ha appena richiamato l'attenzione del Governo e della maggioranza sulla comprensione globale della normativa europea.
Vorrei evidenziare ai colleghi della maggioranza che, recentemente, il Commissario europeo, durante l'esame di un'interrogazione formulata relativamente alla disarmonia della copertura brevettuale italiana, ha risposto richiamando gli Stati membri a contenersi, ad essere assolutamente ragionevoli sulle disposizioni transitorie e a non accelerare il periodo, in quanto potremmo incorrere in una sanzione perché ciò rappresenterebbe una turbativa di mercato.
Quindi, invito i colleghi a riflettere sulla formulazione di questo comma 8.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti Leo 3.1 e Crosetto 3.61, di analogo contenuto normativo, accettati dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 410
Votanti 409
Astenuti 1
Maggioranza 205
Hanno votato
397
Hanno votato
no 12).

Avverto che gli emendamenti Ercole 3.14 e 3.54 sono preclusi dall'approvazione degli emendamenti Leo 3.1 e Crosetto 3.61 di analogo contenuto normativo.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leo 3.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 410
Astenuti 3
Maggioranza 206
Hanno votato
186
Hanno votato
no 224).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 3.3 e Crosetto 3.60 , non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 420
Votanti 416
Astenuti 4
Maggioranza 209
Hanno votato
186
Hanno votato
no 230).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Giuseppe Drago 3.121 e Crosetto 3.64, accettati dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 425
Votanti 420
Astenuti 5
Maggioranza 211
Hanno votato
411
Hanno votato
no 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Labate 3.122, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 418
Votanti 412
Astenuti 6
Maggioranza 207
Hanno votato
178
Hanno votato
no 234).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fioroni 3.51, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 422
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato
192
Hanno votato
no 230).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Giuseppe Drago 3.123.

CARMINE DEGENNARO. Signor Presidente, ritiro l'emendamento Giuseppe Drago 3.123, di cui sono cofirmatario.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, faccio mio l'emendamento Giuseppe Drago 3.123, a nome del gruppo dei Democratici di sinistra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. È davvero


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strano che i colleghi della maggioranza, che pur vedono accettate in Commissione, dal relatore o dal Governo, alcune indicazioni contenute nei loro emendamenti, poi li ritirino. In questo caso, mi pare che in Commissione fosse stato formulato un invito al ritiro da parte del Governo, mentre non vi era stato un invito esplicito in tal senso da parte della maggioranza.
Poiché questa circostanza si sta verificando a ripetizione, vorrei invitare i colleghi della maggioranza a non presentare gli emendamenti oppure, quando li presentano, a sostenerli fino in fondo. Altrimenti, si tratta di un giochino al quale neanche noi vorremmo essere costretti, facendo nostri emendamenti ritirati.
Comunque, l'emendamento Giuseppe Drago 3.123 era condivisibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benvenuto. Ne ha facoltà.

GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, lo dico anche per i colleghi: si tratta di una norma dirigista veramente incredibile, al limite del bestiario burocratico perché si vuole imporre che la denominazione ATC (anatomico-terapeutico-chimica) sia stampata in un corpo superiore rispetto alla denominazione del marchio del prodotto. Ciò riguarderebbe non soltanto la confezione ma anche il foglio di istruzioni interne e la forma di pubblicità. È un delirio centralista del Governo che vuole imporre, addirittura, come scrivere le sigle: immagino già le circolari interpretative in cui si impegneranno il Governo e i ministeri competenti. Si tratta di un bestiario, di un paradosso. Questa posizione è tanto assurda che il relatore ha espresso un parere favorevole sul successivo emendamento Minoli Rota 3.124. Pensate che perfidia burocratica! Ritengo che non soltanto il Ministero ma neanche le persone di buon senso devono aver avuto la possibilità do intervenire. È roba da Striscia la notizia. Si scrive che il carattere deve essere addirittura in corpo tipografico non superiore all'80 per cento di quello del nome chimico. Il relatore ha capito che era una questione di buonsenso e, quindi, ha espresso parere favorevole sull'emendamento Minoli Rota 3.124.
Ecco perché noi diciamo...

PRESIDENTE. Onorevole Benvenuto, siamo all'emendamento Giuseppe Drago 3.123.

GIORGIO BENVENUTO. Sì, signor Presidente, ma il relatore e il Governo hanno comunicato che sul successivo emendamento cambia il loro parere.

PRESIDENTE. Si, mi risulta.

GIORGIO BENVENUTO. Allora, lo segnalo per la stravaganza e per l'assurdità con la quale noi stiamo procedendo. Questo è un Governo che non fornisce i dati, ma è un Governo così occhiuto, così burocratico e così incredibile che vuole addirittura stabilire i caratteri con i quali si scrivono i marchi e le prescrizioni. Veramente, troppa grazia Sant'Antonio! (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Desideravo precisare all'Assemblea e a lei, signor Presidente, che questo emendamento prima ritirato e poi fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo è in realtà superato, perché di portata inferiore rispetto al successivo emendamento Minoli Rota 3.124.
Allora, con questa premessa, pregherei di leggere l'emendamento Minoli Rota 3.124.

PRESIDENTE. Ritengo sia chiaro il problema che ha posto il sottosegretario.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Minoli Rota. Ne ha facoltà.

FABIO STEFANO MINOLI ROTA. Signor Presidente, proprio in ausilio a quanto diceva il sottosegretario, l'esame del mio successivo emendamento 3.124 denuncia, insieme a quello che abbiamo precedentemente approvato, ovvero l'emendamento Crosetto 3.64 (il quale recita con grande chiarezza la dizione: «dopo l'indicazione del marchio»), che per quanto riguarda la sigla ATC e il nome chimico entrambi sono successivi alla denominazione del nome di fantasia indicativo del prodotto e oltre tutto in tal modo si conferma l'aspetto del carattere. Quindi, caratteri uguali, (tutti al 100 per cento): prima il nome distintivo del prodotto, successivamente le funzioni tecniche.

PRESIDENTE. Il problema è quindi il seguente. Gli emendamenti Giuseppe Drago 3.123, prima ritirato e poi fatto proprio dal gruppo dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo, e Minoli Rota 3.124 sono di contenuto analogo, ma il sottosegretario sostiene che quest'ultimo ha una formulazione più ampia rispetto al problema; su quest'ultimo vi è il parere favorevole della Commissione.
Ora chiedo a coloro che hanno fatto proprio l'emendamento Giuseppe Drago 3.123 se lo mantengano oppure se a loro volta lo ritirino.
Onorevole Ruzzante, prego.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, addiveniamo alla richiesta del Governo: ritiriamo l'emendamento Giuseppe Drago 3.123 e preannunciamo il voto favorevole sull'emendamento Minoli Rota 3.124.

PRESIDENTE. Sta bene. Quindi, l'emendamento Giuseppe Drago 3.123 è stavolta «universalmente» ritirato.

SERGIO COLA. Benvenuto, perché non intervieni?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fioroni 3.50 e Crosetto 3.63, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 415
Astenuti 8
Maggioranza 208
Hanno votato
184
Hanno votato
no 231).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Minoli Rota 3.124, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 425
Votanti 417
Astenuti 8
Maggioranza 209
Hanno votato
411
Hanno votato
no 6).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Labate 3.125.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, anche in questo caso sarebbe stato estremamente utile la presenza del ministro Sirchia, o quantomeno di uno dei due sottosegretari alla sanità, Cursi e Guidi. Dico questo perché l'iniziativa che ha preso il Governo con questo decreto-legge, di intervenire in maniera ragionieristica su una riduzione del prezzo dei farmaci, crea dei problemi che potrebbero essere evitati


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se il Governo, una volta per tutte, intendesse affrontare concretamente e seriamente la questione del farmaco.
Proprio stamattina dicevamo che la questione del farmaco si pone a diversi livelli: c'è il problema di chi prescrive il farmaco; c'è il problema della distribuzione del farmaco; c'è il problema della ricerca e della produzione del farmaco.
Ora, chi voglia effettivamente risparmiare sulla spesa farmaceutica, non può che affrontare il problema tenendo presente tutti questi aspetti e tutti quegli accorgimenti e quelle misure che possono razionalizzare il sistema e, soprattutto, far effettuare dei risparmi.
Stamattina abbiamo già parlato dell'esigenza del budget di distretto, di un monitoraggio e di un maggior controllo sulle prescrizioni, ma una misura che più volte abbiamo proposto - anche nel corso dell'esame dell'ultima legge finanziaria - potrebbe aiutare ad affrontare questo problema, quando parliamo di confezione ottimale per posologia ed indicazione terapeutica. Infatti, una delle cause dell'aumento della spesa farmaceutica è legata allo spreco del farmaco, perché spesso quest'ultimo viene ordinato dal medico prescrittore, viene acquistato dall'utente (dal malato o da un suo familiare) e poi viene spesso utilizzato in misura molto ridotta rispetto alla confezione acquistata.
Il Governo adotta una misura che - come abbiamo visto nel corso di questo dibattito - si vede poi costretto a un ridimensionamento, cosicché alla fine ne uscirà con un pugno di mosche; sarà stata l'ennesima misura destabilizzante del sistema sanitario che non porta a nessun risultato.
Il Ministero della sanità - attraverso il ministro Sirchia e non il ministro Tremonti - dovrebbe invece promuovere una concertazione - più volte richiamata questa mattina - con le industrie che producono il farmaco per organizzare diversamente il suo confezionamento. Ciò perché, rispetto alle indicazioni terapeutiche per le diverse patologie, si possono individuare le confezioni ottimali cioè quelle strettamente necessarie ad iniziare e concludere un percorso terapeutico.
Potremmo conseguire un notevole risparmio nella spesa farmaceutica, senza negare il diritto al cittadino e senza inutili e negativi aggravi sia nei confronti delle imprese, sia nei confronti del malato. Non seguire strade di questa natura - certamente più difficili e complesse - e limitarsi ad operazioni sommarie fa fare in seguito al Governo - devo dire anche alle regioni governate dal centrodestra, che seguono ciecamente l'esecutivo in questa deriva di privatizzazione che porta a perdere il controllo della spesa - delle scelte che, di volta in volta penalizzano, oggi, il sistema di ricerca, di formazione e di produzione del farmaco, e domani - e in alcuni casi ieri - danneggiano il cittadino perché la misura che si indirizza verso l'utente è quella che porta all'imposizione di ticket. Tali ticket sono stati imposti dalle regioni governate dal centrodestra; si tratta di ticket ingiustificati; si tratta di una tassa che il malato paga sulla sua malattia, una tassa odiosa che viene imposta dal Governo e dalle regioni governate dal centrodestra ai cittadini ed ai malati, proprio nella misura in cui il Governo non affronta correttamente il problema della spesa farmaceutica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, nella vendita e nell'utilizzazione dei farmaci vi è un'esigenza vera di informazione e di trasparenza. I cittadini chiedono confezioni più riconoscibili, ma vi è anche da tener presente che da tempo si dibatte su una questione delicata, quella relativa al foglietto illustrativo, chiamato in gergo «il bugiardino», in cui si definiscono le istruzioni per le dosi ma, soprattutto, si precisano la tolleranza e le controindicazioni dei farmaci. Abbiamo vissuto una stagione difficile, l'opinione pubblica è stata particolarmente colpita da alcune controindicazioni


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che sono emerse nell'uso di alcuni farmaci.
Quindi, si è aperto un dibattito che avremmo voluto riportare anche in sede di definizione delle modifiche che stiamo per approvare. Ci troviamo, pertanto, di fronte ad un'occasione perduta, perché - come è stato affermato dall'onorevole Benvenuto - il Governo interviene in maniera irrazionale, dirigistica e confusa. Non si entra nel merito delle cose importanti, della tolleranza, delle indicazioni da dare al cittadino, ma si definiscono le caratteristiche tecniche e le modalità con le quali deve essere scritto nella confezione il nome chimico del farmaco oppure la sua denominazione commerciale. Riteniamo che tutto ciò sia un errore e che così probabilmente complicheremo la vita dei nostri cittadini.
Noi avevamo indicato una via di uscita con l'emendamento presentato insieme agli onorevoli Fioroni e Bindi per seguire alla lettera le direttive europee e fornire al nostro paese alcune indicazioni chiare provenienti dall'Europa. Poiché l'Assemblea non ha approvato il nostro emendamento, sottoscriviamo anche l'emendamento presentato dai colleghi dei Democratici di sinistra.
Credo che il Ministero debba immediatamente mettere mano alla definizione di una confezione ottimale, in modo da poter offrire maggiori garanzie ai nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Labate 3.125, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 406
Votanti 405
Astenuti 1
Maggioranza 203
Hanno votato
185
Hanno votato
no 220).

Ricordo che gli emendamenti Ruta 3.126 e Minoli Rota 3.127 sono stati ritirati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fioroni 3.53, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 410
Maggioranza 206
Hanno votato
190
Hanno votato
no 220).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fioroni 3.52.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, l'emendamento in esame mi fornisce l'occasione per intervenire anche sull'emendamento precedente con il quale, in primo luogo, si intendeva sopprimere il comma 9-ter del provvedimento in esame.
Vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi sul fatto che sia il comma 9-bis sia il comma 9-ter, aggiunti nel testo originario, introducono due aspetti che ritengo inquietanti. Con il comma 9-bis il Ministero della salute scompare; il collegio sindacale delle aziende sanitarie e delle aziende ospedaliere debbono, infatti, segnalare periodicamente al direttore generale dell'azienda e al presidente della regione di appartenenza, nonché al Ministero dell'economia e delle finanze gli eventuali scostamenti di spesa. In primo luogo, il collegio dei revisori sindacali ed i direttori delle aziende ospedaliere territoriali sono già tenuti a farlo in base alle vigenti leggi di contabilità pubblica; la materia della spesa, infatti, contrattata con


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la Conferenza Stato-regioni, è devoluta direttamente alla competenza regionale degli assessorati alla sanità.
È grave, inoltre, il fatto che il passaggio diretto al Ministero dell'economia e delle finanze esautori la funzione di vigilanza e di controllo del Ministero della salute il quale, attraverso il monitoraggio continuo sugli scostamenti di spesa (non solo sui farmaci, ma su tutte le voci complessive di spesa) è in grado di dettare gli indirizzi sia per le leggi finanziarie degli anni successivi sia per i piani sanitari nazionali.
Pertanto, il Governo, dopo aver istituito il Ministero della salute - noi avremmo voluto un unico Ministero del welfare - ora di fatto lo cancella, esautorandolo nelle sue funzioni.
Lo stesso avviene, ed è grave, anche con riferimento alla commissione unica del farmaco. Come è possibile che si introduca il comma 9-ter? In esso si stabilisce che la commissione, organo tecnico-scientifico, deliberi in merito alla nuova immissione di farmaci (quindi, nuova scoperta, nuovo farmaco e, se si riscontra che esso è efficace, è giusto che il servizio sanitario nazionale lo fornisca a tutti i cittadini); quindi, sia che si tratti di farmaci di nuova immissione, sia se si dovessero allargare o restringere le maglie.
In questo caso pretendiamo addirittura che un'azione tecnico-scientifica, sinora pubblicizzata con un atto regolamentare, debba essere adottata con un decreto. Francamente da questo punto di vista comincio realmente a pensare che questo articolo 3 sia stato scritto da persone incompetenti e, peraltro, molto confusionarie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, intervengo per ricordare che il gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo esprimerà voto favorevole sull'emendamento in esame. Ci stiamo ora avviando alla conclusione dell'esame degli emendamenti relativi all'articolo 3. Vorrei sottolineare un aspetto che avrebbe potuto, se fosse stato tenuto in considerazione adeguatamente, evitare aggravi a livello di spesa farmaceutica.
La questione è la seguente: nei livelli essenziali di assistenza, tra le prestazioni totalmente escluse dai medesimi, vi sono le medicine non convenzionali: l'agopuntura, l'omeopatia, la fitoterapia ed altre. Per la prima, a dire il vero, si fa una eccezione per le indicazioni anestesiologiche. Come è noto, oltre cento servizi pubblici erogano questo genere di prestazioni. L'agopuntura è presente tra l'altro da anni nel nomenclatore tariffario nazionale per le prestazioni del servizio sanitario nazionale.
È noto che di queste medicine non convenzionali si sono avvantaggiate moltissimo proprio le persone che sono intolleranti rispetto ai farmaci convenzionali ed anche persone che hanno scelto di curarsi in maniera diversa. Ora l'accesso, che è di fatto impedito, o comunque molto attenuato, alle medicine non convenzionali, comporta un eccesso, rispetto a persone che prima lo avevano evitato, di utilizzo dei farmaci, con conseguente aumento della spesa e con conseguente aumento certo dei costi sanitari che, come è noto, sono dovuti al fatto che le reazioni avverse ai farmaci causano morbilità e mortalità in misura assai rilevante nei paesi ricchi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, intervengo per ribadire che l'articolo 3 presentava già una stesura non soddisfacente, ma con questi due commi si dimostrano effettivamente quali siano le intenzioni reali del Governo. Si dimostra anche perché il ministro della salute non sia presente.
Tra l'altro, vorrei informare che abbiamo un ministro in tribuna, il ministro Maroni che adesso va via: evidentemente si preferiscono le tribune piuttosto che le aule parlamentari. Tant'è: il ministro della salute non è presente e si comprende che l'intera logica, quasi una sorta di bussola,


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di questo articolo 3 sia condizionata e suggerita da opzioni di tipo monetarista, di tecnicismo deteriore e senza prospettiva.
Come ha già ricordato la collega Labate, parlando di monitoraggio - e ricordando che anche qui il problema non è quello di introdurre la lettura ed il controllo delle variabili di sistema -, il monitoraggio è rappresentato soltanto da una relazione tecnica gestita dal ministro Tremonti. Pertanto, tutte le risorse e gli elementi che possono essere attivati per il governo del sistema stesso rispetto al controllo della spesa farmaceutica, non investono evidentemente la competenza del Ministero della salute, perché addirittura questo sparisce. Si tratta quindi di una subalternità rispetto a logiche esclusivamente di bilancio.
Peggio: nel comma 9-ter - i colleghi lo avranno letto - si prevede che le deliberazioni della commissione unica del farmaco concernenti riclassificazione dei farmaci, ovvero nuove ammissioni alla rimborsabilità, siano approvate con decreto del ministro della salute, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Resta il fatto che c'è la cappa di quel tetto di spesa, ovvero di quel benedetto-maledetto accordo fra Stato e regioni sottoscritto nel mese di luglio.
Allora, qui tutto può cambiare: si introducono normative nuove, si azzera la concertazione, si portano avanti azioni di tipo dirigista; però, l'unica cosa ferma, la vera opzione, scelta strategica di questo Governo è il blocco della spesa sanitaria. Quell'accordo non è un accordo temporaneo, ma è il tetto e, quindi, la scelta che sulle politiche per la salute viga il Diktat del ministro Tremonti. Questo è gravissimo e, quindi, chiedo ai colleghi di votare a favore dell'emendamento Fioroni 3.52.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fioroni 3.52, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 415
Votanti 414
Astenuti 1
Maggioranza 208
Hanno votato
186
Hanno votato
no 228).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 4-bis.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 414
Votanti 413
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato
188
Hanno votato
no 225).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Ercole 4-bis.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ercole. Ne ha facoltà.

CESARE ERCOLE. Signor Presidente, con il mio emendamento 4-bis.3 vogliamo richiamare l'attenzione dei colleghi sulla situazione che si è verificata e si verifica attualmente al policlinico Umberto I di Roma. I colleghi della passata legislatura sapranno benissimo quanti fondi siano già stati stanziati per questo IRCCS.
Ebbene, noi vogliamo ricordare ancora all'Assemblea cosa è successo riguardo a questo policlinico. Sono andato a leggere la legge approvata nella scorsa legislatura, la n. 453 del 3 dicembre 1999, dove si gettavano in un certo qual modo le basi del risanamento, attraverso la nomina di un commissario del policlinico Umberto I, e si definivano i tempi necessari affinché tale commissario accertasse la massa attiva e passiva del debito del policlinico.


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Egli disponeva di 240 giorni, al termine dei quali la regione Lazio, attraverso fondi assegnati, avrebbe dovuto risanare tutti questi debiti. In base all'articolo 2-bis dovrebbe essere stata fatta una relazione, avrebbe dovuto essere inviata al Ministero della sanità il quale, a sua volta, avrebbe dovuto inviarla alle Commissioni parlamentari. Ebbene, di questa relazione non c'è alcuna traccia: o si è persa nei corridoi o lungo la strada che dal ministero arriva al Parlamento.
Abbiamo anche rilevato che il secondo comma dell'articolo 4-bis è frutto di un braccio di ferro che si è instaurato nella Conferenza Stato-regioni. Diciamo che il ministro è stato un po' «ricattato» dalle prese di posizione della regione Lazio, del suo governatore, il quale ha detto che non avrebbe accettato il riparto del fondo sanitario nazionale, se non fossero stati ripianati tutti i debiti. Vogliamo ribadire che, a noi della Lega, certi favoritismi non vanno, non siamo d'accordo ed è per questa ragione che proponiamo la soppressione del comma 2 (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, un po' mi sorprende questo emendamento dei colleghi della Lega e mi sorprendono anche le argomentazioni del collega Ercole, il quale richiamava una legge, approvata nel corso della scorsa legislatura, che si proponeva di effettuare un'azione di risanamento della gestione del policlinico Umberto I di Roma tramite un'operazione che azzerava il debito pregresso, attraverso una verifica contabile da parte del Ministero del tesoro, e lanciava una nuova gestione del policlinico Umberto I attraverso lo sdoppiamento dell'azienda, che si sarebbe dovuta dividere tra il policlinico esistente e la nuova azienda ospedaliera del Sant'Andrea.
Credo che quella sia stata una scelta giusta e ritengo che la stessa avrebbe potuto dare risultati importanti se non vi fossero state delle variazioni rispetto alla situazione dell'epoca. Quel provvedimento, infatti, presupponeva un'azione seria da parte del Ministero della sanità ed un'azione altrettanto seria e rigorosa da parte della regione Lazio! Vorrei ricordare al collega Ercole che la regione Lazio è amministrata da una giunta di centrodestra che sta gestendo la sanità in maniera fallimentare, che ha accumulato 1.700 miliardi di debiti per il fondo sanitario - peggiorando, oltremodo, i servizi e le prestazioni sanitarie che eroga ai cittadini - ed imponendo un ticket sulla spesa farmaceutica e sulle ricette che i cittadini partano in farmacia!
Il programma di risanamento e di sdoppiamento dell'azienda policlinico non ha fatto seri passi in avanti. La responsabilità, cari colleghi della Lega, è del Governo di centrodestra, della regione Lazio e del ministro della salute, onorevole Sirchia (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)! Se avete, dunque, delle cose da dire, le dovreste dire a quella parte dell'aula, e non certamente a noi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
Oltre a governare così male la sanità del Lazio, oltre all'incapacità del ministro Sirchia di portare avanti quell'operazione avviata con il provvedimento citato, vorreste anche far pagare queste vostre responsabilità ai cittadini della regione Lazio e ad una importante struttura sanitaria di eccellenza, quale il policlinico Umberto I che non serve solo la città di Roma, non serve solo la regione Lazio, ma anche, per i bisogni sanitari, tutto il sud nel nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
Questo emendamento è da irresponsabili! Vi dovreste vergognare a proporre queste cose alla nostra Assemblea! Vuol dire che non avete conoscenza della situazione sanitaria del paese...


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DANILO MORETTI. Quella che avete lasciato voi!

AUGUSTO BATTAGLIA ...vuol dire che non avete conoscenza del ruolo, dell'impegno, della responsabilità degli operatori sanitari del policlinico Umberto I che, con il loro lavoro, soddisfano un'enorme domanda sanitaria nel nostro paese!
Chiediamo, invece, che quest'emendamento venga respinto. Chiediamo che si diano risorse al policlinico Umberto I per continuare a funzionare, ma soprattutto che vi sia un intervento energico anche da parte del Governo e del Ministero della salute nei confronti della regione Lazio, del presidente Storace, dell'assessore Saraceni, che sono inadempienti...

GIUSEPPE GIANNI. Viva la Bindi!

AUGUSTO BATTAGLIA. ...rispetto alle loro responsabilità di risanamento del policlinico Umberto I e dello sdoppiamento dell'azienda sanitaria (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, l'onorevole Battaglia evidentemente conosce bene i conti che riguardano la precedente gestione della regione Lazio. Ma desidero ricordare all'onorevole Battaglia e ai colleghi che i debiti del policlinico - guarda caso - risalgono agli anni in cui la regione Lazio era governata dal centrosinistra (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)!
Desidero anche ricordare all'onorevole Battaglia e ai colleghi che la giunta Storace ha trovato, nel settore della sanità del Lazio, un buco vero di 7.400 miliardi (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo), ereditato dal governo di centrosinistra della regione Lazio!
Questi sono dati di fatto, onorevole Battaglia! La sanità del Lazio era ridotta in condizioni veramente drammatiche, ma ora sta risalendo la china, com'è dimostrato dal piano sanitario regionale che, in questi giorni, viene presentato in tutte le province del Lazio.

PIERO RUZZANTE. Vai a vedere quello che succede in Veneto!

DOMENICO DI VIRGILIO. Questi sono dati inoppugnabili che non possono essere falsificati (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, titolo personale, l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.

WALTER TOCCI. Signor Presidente, onorevole collega, l'unico dato inoppugnabile è che, in questo momento, nel 2002, la regione italiana con il disavanzo sanitario più grave è proprio il Lazio...

GENNARO MALGIERI. Da alcuni anni!

WALTER TOCCI. ...amministrato da Storace. Non potete continuare a dire che la responsabilità è della giunta di centrosinistra perché Storace governa da anni e porta, quindi, la piena responsabilità di essere al comando della regione con i risultati peggiori nel settore della sanità!
Ai colleghi della Lega, che giocano con questi emendamenti, voglio rivolgere un invito: se siete uomini d'onore, domattina, andate al Policlinico Umberto I a spiegare ai pazienti che cosa volete fare! Andate lì, a spiegarlo agli infermieri, ai medici, ai professionisti ed ai ricercatori! Se siete uomini d'onore, andate a rendervi conto della situazione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo), andate in


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mezzo al popolo - voi che così spesso lo nominate - e poi venitemi a spiegare perché avete presentato questo emendamento! Noi, intanto, voteremo contro (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intanto, vorrei mettere in evidenza come siano diversi il centrodestra e il centrosinistra quando si tratta di responsabilità di Governo.
Da questi banchi, pur avendo da fare critiche incredibili sulla gestione del Campidoglio, non abbiamo mai votato contro l'aumento di fondi per governare la città di Roma (Applausi del deputato Benedetti Valentini), contrariamente a voi che, invece, volete cancellare - perché di questo si tratta - i fondi destinati al finanziamento della spesa sanitaria della regione Lazio (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo). Voi volete...

NICHI VENDOLA. Ma è della Lega!

GIOVANNI CARBONELLA. Buontempo, datti una mossa!

TEODORO BUONTEMPO. Eh?

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, effettivamente, stiamo esaminando l'emendamento Ercole 4-bis.3.

TEODORO BUONTEMPO. Certo, signor Presidente, se i cortesi colleghi, che sono anche divertenti quando si agitano ...

PRESIDENTE. Colleghi, vi invito ad ascoltare l'intervento dell'onorevole Buontempo (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo)!

TEODORO BUONTEMPO. Se mi si lascia finire... Dalle parole pronunciate finora, mi pare evidente che essi, a meno che non abbiano lingua biforcuta, si predispongano a votare contro l'emendamento presentato dai colleghi della Lega.
Allora, voglio parlare in maniera molto chiara. Dal primo all'ultimo cittadino di Roma, tutti sanno che, prima della gestione di centrodestra, nel Policlinico Umberto I non si poteva mettere piede: vi era sporcizia dappertutto, i ratti circolavano nelle cucine e i reparti erano ridotti veramente male (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)! Lo hanno messo in risalto pagine intere dei giornali! Non leggete soltanto l'Unità, ma anche i giornali di informazione! Anche la sinistra corretta di Roma ha denunciato le negligenze della gestione della regione Lazio.
Il San Raffaele, polo oncologico, è stato realizzato dalla giunta di centrodestra, mentre voi, per sei anni, non siete stati capaci di fare altrettanto (Commenti delle deputate Cossutta e Labate). Il centrodestra è stato capace di aprire anche l'ospedale Sant'Andrea, una cattedrale nel deserto la cui attivazione i romani aspettavano da circa trent'anni. Voi non ne siete stati capaci!
Allora, se deficit c'è - non bisogna nasconderlo - e se esso è maggiore nella regione Lazio, chi opera a Roma sa in quali condizioni era ridotta la sanità e quali interventi sono stati necessari per rivitalizzarla. Vi cito un altro esempio: il CPO di Ostia, ospedale per paraplegici; in cinque anni avete fatto scappare cinque ditte! Nonostante i finanziamenti, stavate facendo chiudere l'ospedale per paraplegici: vergognatevi! Il centrodestra, dopo che è andato al Governo, come prima cosa ha aperto il cantiere; ed entro un anno consegneremo a questa città una struttura di altissima specializzazione.


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Allora - e concludo - è ovvio che i problemi sono rimasti, è ovvio che questo deficit deve essere abbassato, ma per ridare un minimo di dignità a chi opera nell'ospedale e a coloro che si ricoverano nell'ospedale occorre ridurre, cari signori, le liste di attesa. Per i malati, a Roma, occorrevano oltre sei mesi di attesa; oggi questo tempo vergognoso di attesa è stato ridotto. Il vostro deficit produceva cattivo servizio ospedaliero, il nostro sta producendo un miglioramento nel servizio ospedaliero (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). È chiaro, la regione Lazio dovrà eliminare questo deficit, ma io sono convinto che la sinistra, al di là delle polemiche, che pure sono necessarie per arricchire la politica, non potrà votare a favore di questo emendamento perché così facendo si inimicherebbe non solo gli ammalati, ma anche i medici degli ospedali.
Quindi, faccio un appello a coloro che Roma la conoscono, a coloro che Roma l'hanno governata, a coloro che a Roma hanno fatto l'opposizione, perché chi non conosce Roma può anche presentare emendamenti che non stanno né in cielo né in terra. Questa è una città che soffre (Applausi polemici dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, la invito a concludere.

TEODORO BUONTEMPO. Concludo, Presidente. Questo è il tempo del mio partito.
Roma è una città resa inospitale dai tempi di percorrenza, dal traffico, dal numero di abitanti, e non ci dobbiamo mai dimenticare che i suoi ospedali e il suo servizio sanitario non servono solo i suoi residenti, ma a milioni di persone che hanno bisogno di cure sanitarie in questa città. Quindi, mi auguro che venga respinto l'emendamento a larghissima maggioranza (Applausi polemici dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani - Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bettini. Ne ha facoltà.

GOFFREDO MARIA BETTINI. Signor Presidente, probabilmente l'onorevole Buontempo non ha compreso bene che coloro i quali non conoscono Roma, coloro che non conoscono i problemi della popolazione di Roma e del Lazio, sono i membri della maggioranza di cui fa parte l'onorevole Buontempo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Bravo! Hai colto nel segno!

GOFFREDO MARIA BETTINI. Ed è da troppo tempo che in quest'Assemblea, secondo me, questa maggioranza fa il gioco delle tre carte, presentandosi ogni volta divisa su questioni importanti (non riconoscendo questa sua divisione), e parla linguaggi diversi, facendo confusione e dicendo bugie.
Voglio solo ricordare a quest'Assemblea, ma anche all'opinione pubblica (perché noi siamo ascoltati) che il policlinico è una struttura che ha problemi antichi, ma è anche una struttura di grande eccellenza per la ricerca e soprattutto per curare la povera gente. Concludo ricordando che il centrosinistra aveva avviato un'azione riformatrice e, se oggi ci sono queste difficoltà nel finanziamento (lo voglio ricordare anche all'onorevole Buontempo, se è in buona fede) nel bilancio della sanità nel Lazio, questo deriva dal fatto che la regione Lazio non ha più il controllo della spesa. Questa spesa è cresciuta perché la regione Lazio ha aumentato il sovvenzionamento alla sanità privata a danno del pubblico (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Rifondazione comunista). Questa è la verità che credo oggi vada sottolineata. I cittadini romani e del Lazio devono sapere anche che un'azione importante e positiva che la giunta di sinistra aveva svolto in relazione al risanamento della sanità...


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PRESIDENTE. Onorevole, la invito a concludere.

GOFFREDO MARIA BETTINI. ...sta andando perduta grazie al malgoverno del centrodestra alla Pisana (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Rifondazione comunista).

PIERO RUZZANTE. Bravo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.

GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, evidentemente l'onorevole Buontempo ha preso proprio un abbaglio. In ogni caso, lo invito a votare contro l'emendamento. Mi raccomando Buontempo, devi votare contro, non sbagliare!

SALVATORE ADDUCE. Hai capito male!

TEODORO BUONTEMPO. Perché?

GABRIELLA PISTONE. I tuoi colleghi della Lega, che sono con te in maggioranza, vogliono tagliare i fondi al policlinico Umberto I, è chiaro? Sono i tuoi colleghi della Lega, non siamo noi. È chiaro?

GIANCARLO GIORGETTI. Per coprire le perdite che causate voi!

GABRIELLA PISTONE. Sosterrò la bocciatura di questo emendamento con un ragionamento già svolto da molti miei colleghi, ben conoscendo le difficoltà della sanità anche per via dell'approccio del Governo ai problemi della sanità, che taglia fondi su fondi, a livello nazionale con ripercussioni anche a livello regionale. Va tuttavia ricordato che la regione Lazio non è indenne da colpe. Assolutamente, questo va ricordato e va ricordato agli amici della Lega i quali, invece di prendersela con il policlinico Umberto I dovrebbero prendersela con la regione Lazio che sta finanziando à gogo la sanità privata. Questo è quanto sta accadendo; queste sono le risorse che la regione Lazio toglie al pubblico e dà al privato. Ecco uno dei motivi per cui il policlinico Umberto I è in deficit.
Questo stanziamento ridà fiducia ai cittadini e ad una struttura che, come è stato ricordato, è una struttura di eccellenza che serve Roma e non solo Roma e che quindi deve essere potenziata ed aiutata e non deve essere distrutta e neanche demonizzata; i medici se ne stanno accorgendo adesso, un po' in ritardo rispetto anche alle vostre riforme che sicuramente non hanno avuto un alto livello di gradimento (la regione Lazio è tra queste). Vi prego, quindi, di mantenere il voto contrario a questo emendamento.
Vorrei concludere con un piccolo apprezzamento nei confronti dell'onorevole Buontempo quando dice che non vi sono preclusioni a sostenere, accanto al finanziamento per il policlinico, altri provvedimenti che possano aiutare, comunque, il comune e la città di Roma. A questo proposito vorrei ricordargli che una delle leggi da finanziare è la legge per Roma capitale. Li aspettiamo al varco, quanto prima, per un voto favorevole.

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Entrate voi nella maggioranza!

GIANCARLO GIORGETTI. Ma va là!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acquarone. Ne ha facoltà.

LORENZO ACQUARONE. Signor Presidente, un certo numero di anni trascorsi in quest'aula mi hanno fatto apprezzare le doti di passione dell'onorevole Buontempo del quale sono diventato amico e dunque gli parlo con amicizia.
È capitato a Buontempo quello che qualche volta capita a noi avvocati che non studiamo le carte, entriamo in tribunale convinti di difendere Tizio e invece il nostro cliente è Caio (Si ride - Applausi dei


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deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). L'onorevole Buontempo ha rivolto un'accusa al centrosinistra, che volentieri voterà contro l'emendamento della Lega, mentre avrebbe dovuto guardare in casa sua, i suoi alleati che dimenticano, perché gli fa comodo, Roma ladrona, ma che gli è rimasta nel cuore.
Tutto qua. L'ho detto con amicizia. Capita a noi avvocati, oggi è capitato all'onorevole Buontempo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, la causa credo sia già stata vinta dall'onorevole collega avvocato Acquarone. Non metterò al centro di questa breve considerazione né la questione del buco della regione Lazio, né della regione Lombardia o del Veneto che sono di portata ben maggiore. Questo non ci interessa. Dobbiamo invece considerare gli ammalati che fanno ricorso a cure presso l'importante struttura medica del policlinico Umberto I, ammalati che spesso arrivano a Roma anche da altre regioni per l'autorevolezza dei medici e degli specialisti che operano in tale struttura. Infatti, so, anche se ho la fortuna di non conoscerli personalmente, che nel policlinico lavorano operatori che sono al servizio non soltanto dei cittadini di Roma e del Lazio, ma dell'intero paese. Perciò, a Roma affluiscono pazienti e cittadini in gran numero. Non possiamo ignorare tale situazione. Certo, bisognerà pretendere dalla regione Lazio una gestione attenta della sanità...

SERGIO ROSSI. Se non lo avete fatto voi!

MARIO LETTIERI. Ammesso e non concesso che sia così, non ho titolo a parlare per il pregresso, per il futuro mi auguro che la gestione della sanità nel Lazio privilegi il pubblico, come è il caso di privilegiare la struttura del policlinico Umberto I che, in questo caso, è la beneficiaria dei fondi previsti nel testo presentato dal Governo...

PRESIDENTE. Onorevole Lettieri, la invito a concludere.

MARIO LETTIERI. Il gruppo della Margherita esprimerà un voto contrario sull'emendamento Ercole 4-bis.3.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ho la sensazione che ormai la storia del buco sia un Leitmotiv che si declina anche a livelli più bassi. La vicenda del buco, infatti, parte dal Governo, che la riferiva al bilancio dello Stato (sappiamo tutti che quanto sosteneva a tal proposito è stato ampiamente smentito), per arrivare alle regioni e, prima o poi, vi sarà anche qualche municipio governato dalla destra che dirà di non poter attuare determinate iniziative per colpa del buco procurato dalla gestione del centrosinistra nei rispettivi bilanci.
In realtà, sappiamo perfettamente che in tema di sanità l'unica azione di recente adottata dalle regioni del centrodestra, ed in particolare dalla regione amministrata dal presidente Storace, è stata quella di inserire nuovi ticket, proprio quelli che i cittadini romani, ogni volta che si recano ad acquistare un medicinale, possono direttamente verificare.
Vorrei rendere omaggio all'abilità del collega Buontempo - probabilmente, ad un certo punto, egli è stato scosso da alcuni colleghi che gli hanno spiegato come l'emendamento sia stato presentato da esponenti della Lega e non dalle forze del centrosinistra - che ha svolto un'appassionata tiritera nei confronti del centrosinistra. Vorrei semplicemente rassicurarlo sul fatto che noi voteremo contro il presente emendamento. Sarei però curioso


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di sapere come lui, ed i colleghi del suo gruppo e di Forza Italia, si comporteranno...

TEODORO BUONTEMPO. Aspetta e vedrai!

ROBERTO GIACHETTI. Infatti, non ho ancora udito dichiarazioni di voto da parte di esponenti di altri gruppi della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.

EUGENIO DUCA. Signor Presidente, ormai è diventato un vizio: a forza di raccontare bugie si finisce per crederci talmente tanto da trasformarle in verità. Un collega della destra ha sostenuto che negli anni di Governo del centrosinistra mai è stato espresso un voto contro i fondi destinati a Roma; ebbene, o questo collega è un neo-deputato - che pertanto non era presente in aula nel periodo 1996-2001 - oppure, se così non è, lo invito ad andarsi a leggere gli atti relativi alle discussioni svolte, ad esempio, sui finanziamenti per il Giubileo. In questi potrà verificare quanti emendamenti, quanti voti sono stati espressi da forze che oggi compongono la maggioranza contro quei finanziamenti per Roma!

GIANCARLO GIORGETTI. Ne siamo orgogliosi!

EUGENIO DUCA. Altrimenti, per rimanere ad avvenimenti più recenti, quel collega può anche leggersi gli atti relativi alla discussione dell'ultima legge finanziaria, quando un emendamento che riguardava finanziamenti destinati, oltre che alla fiera di Milano, anche a quella di Roma, è stato respinto, collega Buontempo, proprio dagli amici della destra e del centrodestra!

PRESIDENTE. Onorevole Duca, la invito a concludere.

EUGENIO DUCA. Prima di raccontare bugie per nascondere che la maggioranza vuole sottrarre fondi alla sanità a Roma (Commenti di deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania), perché di questo si tratta, sarebbe meglio leggere i documenti!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pasetto. Ne ha facoltà.

GIORGIO PASETTO. Signor Presidente, non credo che l'onorevole Buontempo, di cui apprezzo la veemenza, l'impegno, nonché il «radicamento» rispetto ai problemi di Roma, sia incorso in un incidente nell'assunzione di una causa sbagliata. La verità è che l'onorevole Buontempo, onorevoli colleghi, non ce l'aveva con il centrosinistra, o meglio, non poteva avercela con il centrosinistra; egli, infatti, ce l'aveva con la Lega! Parlava alla nuora perché la suocera intendesse (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)! Questo è stato il suo ragionamento!
Tuttavia, collega Buontempo, colleghi del centrodestra, questo ragionamento è di corta memoria, perché in realtà vi è una storia di comportamenti, di emendamenti, di voti contrari, rispetto all'insieme delle questioni che storicamente sono state poste in questa sede durante tutti i dibattiti sulle leggi finanziarie. Allora, come è già stato affermato, sarebbe il caso di sapere - rispetto ad un emendamento presentato da un importante gruppo della maggioranza come quello della Lega nord Padania - quale sarà il comportamento dell'intera maggioranza in ordine a tale questione, dal momento che non ce lo ha detto neanche il rappresentante di Forza Italia. Si tratta di una questione delicata che riguarda la capitale del paese e la più grande struttura ospedaliera del paese, una struttura universitaria che, all'interno del sistema sanitario, costituisce un punto di riferimento per tutto il centro sud.

PRESIDENTE. Onorevole Pasetto, mi dispiace, ma il tempo a sua disposizione è esaurito.


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GIORGIO PASETTO. Vorrei svolgere due sole considerazioni... (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Onorevole Pasetto, non è possibile; ci sono altre persone che devono intervenire...

GIORGIO PASETTO. Sfido chiunque a verificare che il buco dei 7 mila miliardi non esiste e non è mai esistito...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, mi sembra che lo scivolone dell'onorevole Buontempo sia evidente a tutti noi. Intervengo a titolo personale da ligure, da cittadina italiana e da parlamentare di questa Repubblica, essendo stata sottosegretario alla sanità, per sottolineare all'Assemblea che l'onorevole Buontempo sbaglia quando interviene contro i governi di centrosinistra, dicendo che non hanno finanziato opere sanitarie per la città di Roma, e a favore di giunte di centrodestra. Con il professor Veronesi ho firmato l'atto per l'acquisto del San Raffaele per 476 miliardi.

MARIO LANDOLFI. Questo non l'ha detto?

GRAZIA LABATE. L'istituto tumori, ubicato in una sede fatiscente, ha potuto trovare una sede degna di un centro di ricerca. Questa è la verità ed è accaduto con il denaro di tutti i cittadini italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, nella ricostruzione della situazione della sanità del Lazio e negli stessi elogi rivolti dall'onorevole Buontempo alla giunta di centrodestra manca quello che Buontempo avrebbe potuto dire con riferimento alla rapidità con la quale il presidente Storace ha reintrodotto i ticket che migliaia di famiglie nella nostra regione hanno dovuto pagare.
Con questa rapidità, da un lato, si sono finanziate le cliniche private e, dall'altro, si sono sottratti soldi dalle tasche dei cittadini.
Con l'emendamento Ercole 4-bis.3, che, piaccia o no all'onorevole Buontempo, proviene dallo schieramento di centrodestra, si vogliono togliere altri finanziamenti alla struttura del policlinico. A proposito di rapidità, nella nostra città si direbbe che vi è una certa sveltezza di mano. Pertanto, questo emendamento deve essere respinto e al riguardo vogliamo ascoltare l'opinione di tutti i gruppi del centrodestra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, noi della Lega nord Padania abbiamo l'abitudine di sollevare problemi reali. Non ci poniamo la questione se il voto a favore dei finanziamenti per Roma sia positivo o negativo, ma ci domandiamo se sia giusto finanziare investimenti a sostegno di Roma e delle sue strutture. È un problema un po' diverso da quello che ho visto «palleggiare» all'interno di quest'aula. Pertanto, invece di assumere i toni della tragedia o di dire che l'emendamento della Lega è vergognoso, forse varrebbe la pena di sforzarsi, per capire il motivo per cui è stato presentato questo emendamento e il motivo per cui la Lega, ancora una volta, si pone il problema di individuare quale sia la vera strada per andare nella direzione del risanamento ed eventualmente di accertare a chi devono essere attribuite le responsabilità di una certa situazione.
Chiaramente, onorevole Battaglia, è un po' difficile accettare che lo sfondamento di spesa della regione Lazio e, in particolare, del policlinico, possa essere addebitato alla gestione dell'attuale centrodestra. Infatti, sappiamo bene che lo sfondamento del Policlinico, che è stato commissariato


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in un periodo di gestione del centrosinistra, è stato addirittura quantificato in 1.200 miliardi. Ricordiamoci che già 500 miliardi furono dati al Policlinico durante il Governo di centrosinistra. Noi della Lega queste cose ce le ricordiamo bene!
La questione che vogliamo affrontare è un'altra ed è indifferente rispetto alla sinistra o ai nostri partner di coalizione perché rappresenta un problema vero, un problema di giustizia, un problema di risanamento dell'economia del paese e di qualificazione dei servizi. Nell'accordo che vi è stato in Conferenza Stato-regioni, lo dobbiamo dire chiaramente, vi è stata una forzatura da parte della regione Lazio. Questo aspetto non ci convince, né ci hanno convinto particolarmente le parole rassicuranti del ministro Tremonti che ci promette che è l'ultima volta.
Vorremo far presente all'Assemblea che la situazione difficile nella quale si trova la sanità è anche, in parte, conseguenza dei vostri errori e della vostra campagna demagogica che ha abolito i ticket e ha creato uno sfondamento di 10 mila miliardi della spesa farmaceutica: questo ho il piacere di ricordarvelo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Ciò pone la situazione sanitaria di tutte le regioni in una difficoltà notevole in questo periodo. Tutte le regioni, infatti, si trovano a far fronte a questo sfondamento con interventi diversificati: aumento dell'imposizione IRPEF, taglio di posti letto, soppressione di alcuni ospedali. La differenza sostanziale - e lo dico a tutti coloro che stanno perorando la causa del policlinico di Roma e sono particolarmente attenti alle questioni del Lazio - è che alcune regioni del nord, quasi tutte, stanno affrontando questi problemi con rimedi che vengono posti a carico della collettività locale.

PRESIDENTE. Onorevole Marinello, vuole provare a stare seduto più comodo?

ALESSANDRO CÈ. Anche nelle nostre regioni abbiamo grandi ospedali che hanno deficit e non hanno risorse sufficienti, però ci arrangiamo in un altro modo, siamo più oculati, poniamo rimedio anche con la qualità del personale e con l'efficienza: i rimedi vengono posti a carico della singola collettività. Questo è il progetto federalista che dovrebbe avere la Casa delle libertà. Quando solleviamo questo problema non vogliamo per forza portare l'Assemblea allo scontro, ma non vogliamo che passi sotto silenzio una problematica così importante e così complessa.
Dunque, noi non facciamo proposte vergognose, ma abbiamo la forza di presentare i problemi per quello che sono realmente (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Diciamo che questo buco di 1.200 miliardi del policlinico grida vendetta perché in molte valli delle nostre zone si sono chiusi gli ospedali: i soldi che i cittadini risparmiano al nord vengono dirottati verso il policlinico di Roma a causa di una gestione inoculata, improvvida, disastrosa (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani). Questo non è giusto nei confronti di nessuno.
Abbiamo sviluppato un'argomentazione e ci rendiamo anche conto che la nostra posizione all'interno della Casa della libertà è problematica. Abbiamo voluto sollevare il problema, per l'ennesima volta abbiamo voluto dire che questa deve essere veramente l'occasione giusta per cambiare strada. Diciamo chiaramente che non saremo assolutamente più disponibili, per il futuro, ad affrontare piani di spesa di questo tipo. Abbiamo avuto la rassicurazione dal ministro Tremonti che questa è l'ultima volta che si compiono interventi di questo genere (Applausi polemici dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista). La verità si dice, io sono abituato a dirla e penso sia importante, per un politico serio, dire la verità (Commenti del deputato Soda - Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
A fronte di questo discorso, noi della Lega nord, che, abbiamo voluto sollevare il


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problema - perché sarebbe stato ipocrita passarlo sotto silenzio, dato che si tratta di risorse ingenti - ritiriamo questo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo). Sono contento del vostro applauso, ma questa era l'intenzione che avevamo sin dall'inizio: non abbiamo cambiato idea (Commenti del deputato Soda - Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego.

ALESSANDRO CÈ. Ognuno, poi, la può pensare come vuole. Sto dicendo quella che era sin dall'inizio...

PRESIDENTE. Onorevole Cè, il tempo che le ho concesso è molto abbondante.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, la ringrazio per il tempo che ci ha concesso. Tuttavia, proprio su questa base annunciamo che sul voto finale a questo articolo, siccome non si tiene conto dello stesso criterio nella ripartizione delle risorse fra tutte le altre regioni e la regione Lazio, che si vede aggiungere il policlinico, ci asterremo - e ci rivolgiamo anche agli alleati della Casa delle libertà - dal voto (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevole Cè, temo che sia impossibile perché essendo una legge di conversione di un decreto-legge c'è un unico voto finale e non si votano gli articoli uno per uno.
Prendo atto che l'emendamento Ercole 4-bis.3 è ritirato.
A questo punto non darò la parola a nessuno, a meno che non ci sia qualcuno che intenda farlo proprio.
Passiamo all'emendamento Ercole 4-bis.5.

CESARE ERCOLE. Signor Presidente, lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Ercole 4-bis.7.

CESARE ERCOLE. Signor Presidente, lo ritiro (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

AUGUSTO BATTAGLIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, faccio mio l'emendamento Ercole 4-bis.7.

PRESIDENTE. No, ciò è possibile per un deputato che abbia la delega.

PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, a nome del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, faccio mio l'emendamento Ercole 4-bis. 7.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battaglia. Ne ha facoltà.

AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, ho detto che intendevo farlo mio perché l'articolo 4-bis è «monco», nel senso che prevede un ripiano dei debiti del servizio sanitario nazionale relativo agli anni 2000 e 2002. Lo dico perché lo ricordi bene l'onorevole Cè - si tratta dei debiti del servizio sanitario nazionale e, quindi, anche delle regioni che prima l'onorevole Cè citava - perché in Italia


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non ci sono regioni virtuose dove il deficit sanitario non c'è e altre spendaccione dove invece sussiste.
Anche le regioni del nord, tanto care all'onorevole Cè, hanno un forte deficit sanitario; anzi, nella gestione di quest'ultimo anno hanno visto crescere il loro deficit. Voglio ricordare che all'articolo 4-bis sarebbe stato necessario stanziare i 6.000 miliardi che, oggi, mancano al Servizio sanitario nazionale per poter funzionare nel 2002 perché la regione Piemonte, a prescindere dalle ruberie della Asl di Torino, governata dal centrodestra e dagli amministratori del centrodestra - non conto certamente quelle ruberie che sono costate ai cittadini del Piemonte e di Torino -, viaggia...

OSVALDO NAPOLI. Ma cosa c'entra!

PRESIDENTE. Onorevole Osvaldo Napoli, se vuole posso concederle la parola, ma non la prenda così.

AUGUSTO BATTAGLIA. ...con circa 600 miliardi di lire di deficit; la Lombardia viaggia con 700 miliardi di lire di deficit, il Veneto viaggia con un altissimo deficit; la regione Lazio - lo ricordavamo prima -, sempre governata dal centrodestra, ha 1.700 miliardi di deficit.

PAOLO ROMANI. Pensi all'Emilia!

AUGUSTO BATTAGLIA. Guarda caso, tutte le regioni governate dal centrodestra, per coprire questi deficit, hanno imposto delle tasse ai cittadini perché questo era il Governo che si presentava come quello che doveva togliere le tasse. Allora, è vero che per la sanità centralmente non si impongono tasse ma lo fanno le regioni del centrodestra in periferia, tant'è che la regione Piemonte, per coprire il deficit della sua sanità, ha imposto un'addizionale IRPEF ai cittadini piemontesi dello 0,5 per cento e sta realizzando anche delle iniziative per introdurre i ticket sui farmaci.
La regione Lombardia, quella dell'onorevole Cè, ha imposto ai cittadini della Padania e delle valli del bergamasco un'addizionale IRPEF dello 0,5 per cento.
La regione Veneto, per coprire il proprio deficit sanitario, ha imposto un'addizionale IRPEF dello 0,5 per cento; la regione Lazio ha imposto ai suoi cittadini un ticket sulle prestazioni farmaceutiche e quindi sulle ricette; la regione Puglia, governata dal centrodestra, ha imposto il ticket e l'addizionale IRPEF; la regione Sardegna sta per imporre l'addizionale IRPEF e il ticket, così come la regione Calabria e la regione Sicilia.
Dunque, il vostro sistema sanitario sta facendo acqua da tutte le parti e state facendo pagare ai cittadini delle regioni da voi governate tasse aggiuntive per coprire i buchi che realizzano i vostri amministratori della sanità. Questa è la realtà della vostra gestione della sanità.
Non a caso le regioni governate dal centrosinistra non impongono questi ticket e se assumono delle misure, queste ultime sono di entità più ridotta rispetto a quelle poste in essere dalle regioni governate dal centrodestra. C'è un motivo: le regioni del centrodestra hanno seguito acriticamente la linea indicata dal ministro Sirchia e dal ministro Tremonti, vale a dire quella delle privatizzazioni e hanno perso il controllo della spesa, in quanto hanno aperto al privato. Pensiamo al modello Formigoni, agli accreditamenti liberi, per cui ognuno può andare dove vuole e può fare quello che gli pare, così le cliniche private hanno fatto i fatti loro, che altro dovevano fare!
Ciò ha determinato un incremento della spesa per la sanità; infatti, nella regione Lazio vi è stato uno spostamento dal pubblico al privato del 5 per cento di spesa sanitaria e problemi analoghi si registrano in tutte le regioni governate dal centrodestra. Questo è il fallimento del vostro sistema sanitario e delle proposte del ministro Sirchia!
Qui, cari colleghi, manca un comma. E se - come ricordava l'onorevole Cè - il ministro Tremonti ha detto che è l'ultimo, io dico all'onorevole Cè che è almeno il penultimo, in quanto i 6.000 miliardi che mancano per quest'anno non potete pensare di farli pagare ai cittadini italiani con


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altre tasse (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di Sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo)!

ANGELINO ALFANO, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELINO ALFANO, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, avrei invitato i colleghi della Lega nord Padania a ritirare questo emendamento, ma avendolo già fatto, mi rivolgo ai colleghi del gruppo dei Democratici di Sinistra-l'Ulivo per una precisazione.
Il comma 10 dell'articolo 4-bis, sul quale interviene questo emendamento, sostanzialmente prevede l'istituzione di una commissione per le attività di valutazione in relazione alle risorse definite dei fattori scientifici, tecnologici ed economici relativi alla definizione e all'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza. Questa commissione è composta da 14 membri dei quali uno solo è nominato dal Ministro dell'economia, sette sono nominati dalla Conferenza Stato-regioni mentre i restanti sono scelti dallo stesso Ministero della salute.
Quindi, questo emendamento mi pare veramente un fuor d'opera.

ALESSANDRO CÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, prendo la parola per una breve replica e anche perché ho stima dell'onorevole Battaglia. Tuttavia, la polemica e la contrapposizione politica deve avere un limite invalicabile, vale a dire quello dell'onestà intellettuale.
Dunque, quando si fa una battaglia non si può parlare in termini denigratori unicamente delle regioni governate dal centrodestra, ma occorre avere l'onestà di proporre anche i dati del centrosinistra. Siccome dispongo di questi dati e sono riferiti proprio a questo provvedimento, le vorrei ricordare che, è vero, al primo posto vi è regione Lazio perché in essa è presente la voce di spesa relativa al Policlinico che aumenta notevolmente il trasferimento di 700 miliardi, ma al secondo posto vi è la regione Liguria, nella quale il trasferimento è di 202 miliardi.
L'Emilia Romagna è al terzo posto (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Scusate, i debiti - guarda caso - sono stati accumulati un po' di anni fa. Dicevo che al terzo posto c'è l'Emilia Romagna con 190 mila pro capite, al quarto posto c'è la Toscana con 189 mila pro capite, al quinto posto c'è l'Umbria con 187 mila pro capite.
Battaglia, la verità bisogna saperla leggere (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!

GUIDO CROSETTO. Sei bravo, Battaglia!

GIOVANNI RUSSO SPENA. Da dove l'hanno presa? È come i sondaggi di Berlusconi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, direi che il collega Cè (Commenti)...

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di ascoltare. Prego, onorevole Osvaldo Napoli.

OSVALDO NAPOLI. Direi che il collega Cè mi ha anticipato. Sarò velocissimo. Prima di parlare, credo sia necessario il rispetto nei confronti degli altri. Il collega Battaglia parlava di Torino e del Piemonte. Collega Battaglia, sento parlare, molto spesso e giustamente, di rispetto per la magistratura e per quanto la magistratura fa; dunque, credo sia giusto rammentarle che in Piemonte non vi è stato un solo avviso di garanzia né vi sono state richieste di interrogatorio o iniziative di altro genere nei confronti di qualsiasi membro del Polo delle libertà sul problema delle


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Molinette. Inoltre, è risaputo che la magistratura ha affermato che non si sono mai verificati danni economici nei confronti dell'ASL dovuti a quegli atti, che certamente sono negativi.
In conclusione, collega Battaglia, non posso non ricordare che i 4.500 miliardi in meno nella finanziaria sono dovuti al fatto che voi, in modo immorale, avete eliminato i ticket, denunciando questo atto in maniera molto chiara. Forse, se il vostro comportamento fosse stato diverso, non ci saremmo trovati in queste condizioni (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messa. Ne ha facoltà.

VITTORIO MESSA. Signor Presidente, al di là dei numeri che l'onorevole Battaglia ha provato a snocciolare, credo si possa dire che si viene a conoscenza di un problema per due motivi: innanzitutto, perché si subisce il problema. Si tratta del motivo principe: chi subisce un problema ne è a conoscenza. Poi, ne può essere a conoscenza anche chi provoca il problema: ne è altrettanto a conoscenza ma, certamente, non ha quella sorta di imprimatur che gli possa consentire, da un punto di vista morale, di condurre certe battaglie.
Concordo pienamente con quanto diceva poc'anzi il collega Buontempo: nella regione Lazio la sanità è stata devastata da dieci anni di Governo di centrosinistra; uno dei motivi principali per i quali Storace ha vinto nella regione Lazio, con oltre 250 mila voti di preferenza in più rispetto al presidente uscente Badaloni, è rappresentato dalla situazione catastrofica nella quale il centrosinistra aveva lasciato la sanità. Avete obbligato ammalate e ammalati a vivere insieme, a morire insieme in una sorta di lebbrosari ed avete il coraggio di parlare dei motivi per i quali nella regione Lazio la sanità è nello stato attuale.
Come ricordava un collega in precedenza, la giunta Storace sta cercando faticosamente di risalire dal deficit di 7.000 miliardi che avete lasciato. Girate per gli ospedali romani, girate per le borgate romane, tornate in mezzo alla gente invece di fare i girotondi (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania) e vi renderete conto perché, come nel Lazio, anche in Italia avete perduto le elezioni anche e soprattutto a causa del problema sanitario che ci avete regalato (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.

GRAZIA LABATE. Signor Presidente, condivido molto un'affermazione di principio dell'onorevole Cè: anche nella giusta polemica politica, che è sempre un elemento essenziale della democrazia, occorre avere onestà intellettuale. Allora, non credo che esistano 500 tabelle. Ne esiste una che possiamo trovare tutti presso la sede della Conferenza Stato-regioni e rispetto alla quale il Governo assume questi provvedimenti.
Onorevole Cè, noi non dobbiamo confondere i deficit di sforamento annuo della spesa sanitaria per regione con le quote che lei ci ha letto: si tratta delle quote capitarie pro capite per regione. Sono due dati molto diversi. Lei sa come me che il Governo, nella Conferenza Stato regioni, ha discusso la rimodulazione di quelle quote.

MASSIMO POLLEDRI. Ammazziamoli!

GRAZIA LABATE. E lei sa come me che nel nord del paese c'è un'incidenza pro capite più elevata perché nel nord del paese abbiamo la popolazione più anziana di tutta l'Italia.
Quindi, se vogliamo essere onesti intellettualmente sull'andamento della spesa sanitaria, parliamo almeno di confronti omogenei su quantità omogenee, altrimenti il dibattito, oltre alla polemica politica, ha proprio un dato di fatto errato: lo dico solo per l'onestà politica intellettuale. Mi pare, però, che qui non se ne sia


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dimostrata molta (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Burani Procaccini. Ne ha facoltà.

MARIA BURANI PROCACCINI. Signor Presidente, intervengo brevissimamente soltanto per una piccola nota storico-sociologica che forse non è male fare a questo punto del dibattito. È una costante del Parlamento italiano, e purtroppo si protrae fino ai nostri giorni, che da quando esiste questo Parlamento la sinistra, a cominciare dalla sinistra storica, fa i debiti e la destra, a cominciare dalla destra storica, li ripiana. Questo è il nostro destino (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale - Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani - Si ride).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.

EUGENIO DUCA. Signor Presidente, certo che non c'è limite alla fantasia: la collega dei De Lorenzo e Poggiolini che viene a dire a noi sui deficit pregressi da parte della destra!
Ma c'è un'altra cosa curiosa. Il collega Osvaldo Napoli ha persino definito immorale l'abolizione dei ticket, in altre parole, l'aver abolito i ticket, che andavano a colpire proprio i cittadini con i redditi più modesti, quelli medi, medio-bassi, che io, invece, considero sia stata una scelta saggia e popolare.

OSVALDO NAPOLI. Per motivi elettorali!

FRANCESCO GIORDANO. Votarono a favore!

EUGENIO DUCA. Immorale, invece, è il comportamento di coloro che hanno approvato l'abolizione del ticket sui grandi patrimoni sulla tassa di successione, di quelli che hanno fatto sì che i miliardi esportati all'estero dai colleghi ladroni siano potuti rientrare con il condono! Immorale è il fatto che non avete restituito l'IRPEF al lavoro dipendente, alle pensioni, ai commercianti, agli artigiani (Commenti del deputato Osvaldo Napoli). Questo è immorale! Vi dovreste vergognare (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Signor Presidente, ritengo che la questione dei disavanzi sia molto seria e su questo ci ascoltano i cittadini, i malati, anche gli amministratori locali. Il Governo di centrosinistra l'aveva affrontato con due grandi scelte strategiche: da una parte, il decentramento con l'idea di un'autonomia e di una responsabilizzazione delle regioni e, dall'altra, intervenendo negli elementi di sistema. Avevamo previsto nel decreto legislativo n. 229 del 1999 che il disavanzo andava monitorato, individuando e intervenendo sulle cause che lo provocavano. Questa era innanzitutto una sottostima e quando voi eravate all'opposizione lo dicevate continuamente. Dov'è l'onorevole Conti? Dove sono i colleghi di Alleanza nazionale? D'altro canto, dicevate continuamente che i ticket erano una tassa sulla malattia. Evidentemente, cambiando posto in Parlamento, cambiate idee, ma mi auguro che i cittadini si ricordino le posizioni che avevate prima e le scelte che fate adesso.
Sulle cause di disavanzo c'è una sottostima anche perché i livelli della spesa media europea ci dicono che in Italia spendiamo di meno. Quindi, c'è un problema di sottostima della spesa sanitaria, c'è il discorso dell'accreditamento selvaggio, ci sono gli sprechi e c'è un sistema (quello della Lombardia) in cui non solo accreditate qualunque struttura privata senza programmazione - con 9 cardiochirurgie: ma dove sta l'appropriatezza delle


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prestazioni? - ma è appunto un sistema, quello che voi scegliete, che rincorre il fatturato e la prestazione più remunerativa.
Pertanto, è oggettivamente il vostro sistema a farlo e questo l'hanno denunciato non soltanto gli amministratori di centrosinistra, ma cento associazioni tra cui la Caritas e i cattolici, quelli che dicono di avere votato Berlusconi. Quello della Lombardia è un sistema che porta all'aumento della spesa sanitaria senza appropriatezza e con l'aumento dei rischi.
Con l'accordo Stato-regioni voi avete scelto di intervenire sui disavanzi con un tetto di spesa sapendo - lo diceva il Presidente Ghigo, non lo diceva un parlamentare del centrosinistra - che avevate stabilito il tetto di spesa partendo già da un disavanzo, da una sottostima. Hanno ragione quindi il collega Battaglia, la collega Labate e tutti gli altri colleghi che sono intervenuti in precedenza. Dopodiché vi è la scelta che, con arroganza, continua a sostenere la Lega e l'onorevole Ce' continua ad affermare: ogni regione farà per sé, noi cittadini padani ci permettiamo di pagare gli eccessi, i disavanzi e quindi siamo pronti anche ad aumentare le tasse.
Bisognerà poi vedere che cosa pensano i cittadini padani, ma vorrei ricordare all'onorevole Ce' che la Calabria e le regioni del sud non hanno la possibilità di aumentare le tasse rispetto alla capacità impositiva. Dovrebbero saperlo i parlamentari del sud: il federalismo della Lega è il federalismo d'abbandono delle regioni povere, d'abbandono dei ceti sociali più bassi. Voi avete solo dato un'alternativa alle regioni, altro che responsabilizzazione, altro che decentramento, altro che razionalizzazione del sistema: o si aumentano le tasse, o si introducono i ticket - non è un'opzione ma una drammatica necessità -, o per le regioni del sud vi sarà il taglio dei servizi.
Credo che i cittadini italiani e i sindaci che tutelano la salute di tutta una comunità dovrebbero sapere che le vostre scelte sono contro la sanità pubblica, contro il diritto alla salute. Il diritto alla salute per voi dipende da dove un individuo nasce e da quanti soldi ha in tasca.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, premetto che da un collega che si chiama Duca mi aspetterei atteggiamenti più nobili. Signor Presidente, lei non può tollerare, o almeno io non lo tollero, che ci si rivolga ai colleghi chiamandoli «ladroni». Onorevole Duca, al di là delle appartenenze politiche, ognuno di noi ha una dignità e un onore che si è guadagnato con il proprio lavoro. Ognuno di noi rappresenta l'Italia. Gradirei che nei suoi interventi, sempre molto violenti, si abbia rispetto per tutti i colleghi. Qui dentro non vi sono ladroni, non vi sono soci di Poggiolini, vi sono persone che, come dovrebbe fare lei, rispettano i propri colleghi nell'attività dell'Assemblea e delle Commissioni e che pretendono anche da lei il rispetto dovuto (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, della Lega nord Padania e del deputato Stradiotto).

PRESIDENTE. Onorevole Crosetto, personalmente preferisco un altro stile. Tuttavia lei sa che vi sono stati molti momenti in quest'aula in cui la polemica ha dettato un po' le sue regole.

LUIGINO VASCON. Presidente, non fare il partigiano!

PRESIDENTE. Prendiamo atto del suo richiamo ma, naturalmente, entro certi limiti, non è potere della Presidenza condizionare le opinioni dei colleghi (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia).

LUIGINO VASCON. Partigiano, partigiano!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ercole 4-bis.7, fatto proprio dal gruppo dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 424
Votanti 421
Astenuti 3
Maggioranza 211
Hanno votato
2
Hanno votato
no 419).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 5.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 418
Votanti 407
Astenuti 11
Maggioranza 204
Hanno votato
179
Hanno votato
no 228).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Benvenuto 5.17 e Pinza 5.10, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, vi sono troppi doppi voti.

UGO LISI. Guarda là!

GIORGIO CONTE. Ce l'hai di fianco!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, chiedo indicazioni precise.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti369
Maggioranza 185
Hanno votato
167
Hanno votato
no 202).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 5.20 accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 409
Votanti 403
Astenuti 6
Maggioranza 202
Hanno votato
395
Hanno votato
no 8).

Avverto che risultano precluse le proposte emendative dal subemendamento Cè 0.5.8.1 all'emendamento Antonio Pepe 5.26.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pinza 5.29.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pinza. Ne ha facoltà.

ROBERTO PINZA. Signor Presidente, per brevità intendo intervenire non solo sull'emendamento in esame, ma anche su quello successivo poiché si riferiscono al problema del settore delle fondazioni.
Con l'emendamento che poco fa è stato approvato abbiamo rimediato ad uno degli errori - a mio avviso peggiori - presenti nel testo legislativo, come era stato emendato dal Governo. Approvando l'emendamento Benvenuto 5.20, abbiamo tolto di mezzo la pretesa di consentire l'ingerenza degli enti locali attraverso le nomine negli organismi e nelle fondazioni, addirittura


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fino al 75 per cento. Mi risulta impossibile instaurare un dialogo con il ministro Tremonti se non attraverso la stampa, ma vorrei capire (perché non lo comprendo) cosa stia facendo il ministro del tesoro e dell'economia dal momento che continua a modificare il regime giuridico delle fondazioni che il Parlamento ha approvato a stragrande maggioranza.
Nella passata legislatura, il provvedimento che regolamentava in modo nuovo le fondazioni fu approvato con il 94 per cento dei voti; fu l'intero Parlamento ad approvarlo perché ne condivideva i due principi alla base. Il primo è che le fondazioni si sganciassero, nel giro di quattro anni, dal rapporto di controllo con le banche, mentre il secondo è quello in virtù del quale le fondazioni venivano definitivamente collocate nel settore privato, al servizio del mondo non-profit, del volontariato, o come diciamo abitualmente, della società civile.
Dopo l'attribuzione da parte del Parlamento, con questo voto importante, di un valore quasi emblematico a questo tipo di riforma e a questo tipo di principi, vi è stato uno stillicidio di provvedimenti volto ad orientare le fondazioni in senso contrario, ad iniziare con l'articolo 11 della legge finanziaria con cui si è inteso limitarne la libertà.
Si è cominciato a dire: non è vero che i settori ve li scegliete da soli, dovete scegliere non più di tre settori per tre anni e concentrare le vostre attività principali. Non è vero che vi potete giovare delle migliori professionalità anche nei vostri organismi attraverso uomini che vi possono recare vantaggio e dare consigli; con riferimento agli investimenti e ai patrimoni vi sono una serie di incompatibilità. Poi nell'impostazione originaria del ministro Tremonti l'idea era che le fondazioni fossero al servizio della regione.
Secondo l'ipotesi originaria del ministro Tremonti (il suo pensiero, chiamiamolo così, ha subito un'evoluzione), il 75 per cento dei consiglieri sarebbe stato nominato dalla regione; in sostanza, secondo la sua idea di autonomia delle fondazioni, il presidente della regione avrebbe inviato una lettera raccomandata con 15 nomi su 20. Questa sarebbe stata l'autonomia delle fondazioni! Si tratta di una ripubblicizzazione integrale che non ha tenuto per niente conto di quella specie di patto tra l'allora maggioranza e l'allora minoranza, stipulato all'interno del Parlamento, in virtù del quale la logica era che le fondazioni sarebbe state private e che avrebbero fatto parte del mondo del privato sociale. La grandezza delle società moderne è, infatti, quella di rompere il rapporto troppo semplice tra il cittadino e l'ente pubblico e di interporre e valorizzare tutti i corpi intermedi.
Questa è anche la sostanza dell'insegnamento europeo: la disciplina europea delle fondazioni infatti è esattamente articolata in questi termini. Non è poi stato sufficiente tutto questo: c'è stata una nuova idea portata avanti con un regolamento, in base alla quale questa volta era il patrimonio che veniva toccato: il 10 per cento veniva trasferito alle opere pubbliche e destinato a queste; il 10 per 100 di qualcosa che era di altri, non proprio, mentre il 70 per cento doveva essere nominato dai componenti degli organi di indirizzo e degli organi di gestione del settore pubblico.
Il regolamento è stato adottato ma, non appena, come è ovvio, sono state avanzate alcune osservazioni circa la sua legittimità - non è infatti con un regolamento che si entra nelle case di altri, in questo caso decidendo le nomine e le destinazioni degli altrui patrimoni - il ministro lo ha ritirato due giorni dopo dal Consiglio di stato, predisponendo però un emendamento del Governo, all'interno del corpus di questa legge, emendamento che oggi è «saltato» grazie all'impegno della società civile, dell'opposizione e, lo riconosco con piacere, anche grazie all'intelligenza di alcuni uomini della maggioranza che hanno capito che attraverso questa strada non si poteva andare.
Vorrei allora, in conclusione di questa vicenda relativa alle fondazioni - rimangono infatti alcuni voti relativi a fondazioni minori - chiedere al Parlamento di


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stipulare il patto originario; chiedo al ministro Tremonti di togliere le mani dalle fondazioni; chiedo al ministro Tremonti di non usare certi...

PRESIDENTE. Onorevole Pinza, il tempo a sua disposizione è esaurito.

ROBERTO PINZA. ...in sostituzione del ragionamento, come ha fatto in questi giorni, nei confronti delle fondazioni. Perché il ministro è andato a dire che le fondazioni sono il centro della corruzione italiana? Perché ha raccontato che le fondazioni investono in Irlanda ed in Lussemburgo? Ho replicato: lei è il ministro, ha in mano il potere di vigilanza e di controllo. Vada e controlli e dica se è vero. Ed è calato il solito, eterno silenzio! Credo allora che l'idea di questo ministro che si dichiara privatizzatore...

PRESIDENTE. Onorevole Pinza, mi appello a lei!

ROBERTO PINZA. ...sia qualcosa che il Parlamento deve censurare approvando questo emendamento e ripristinando l'impostazione originaria (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Agostini. Ne ha facoltà.

MAURO AGOSTINI. Signor presidente, onorevoli colleghi, anche il gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo giudica positivamente la soppressione dell'ultimo periodo del comma 1 di questo articolo.
La giudichiamo positivamente e la riteniamo un successo dell'iniziativa che abbiamo sviluppato in questi mesi. Tuttavia, per onestà, se dovessi dire che, dopo l'approvazione di questo emendamento, mi sento tranquillo, dico che non è così. A mio giudizio, è nel suo complesso che questo articolo, che per alcuni versi è incomprensibile e per altri presenta finalità surrettizie, introduce e continua ad introdurre, in una normativa che era moderna ed efficiente, considerazioni alquanto opinabili.
Non è un caso che con la solita disinvoltura marinettiana che contraddistingue il pensiero politico del ministro Tremonti, egli ci abbia detto, in sede di discussione sulla legge finanziaria, che di lì a pochi giorni, attraverso quell'emendamento inserito nell'ambito della legge finanziaria, le cose finalmente sarebbero cambiate radicalmente.
I fatti stanno a testimoniare che non si va minimamente in questa direzione; anzi, si è creata una grande confusione nell'azione di intervento delle fondazioni bancarie e non si è risolto alcunché sul versante del rapporto tra fondazioni bancarie e banche.
Vorrei ricordare che, a seguito di quelle disposizioni contenute nell'ambito della legge finanziaria, il ministro Tremonti non si è limitato ad emanare quel regolamento ricordato dal collega Pinza, ma egli ha adottato anche una circolare, che insieme alla norma di fine anno è ciò che paralizza l'attività delle fondazioni, nella quale si prevede addirittura che per le erogazioni superiori a 25 mila euro - 50 milioni di vecchie lire - occorra l'autorizzazione del ministro del tesoro.
Credo che queste vicende la dicano lunga sulla concezione dell'autonomia delle fondazioni, ma complessivamente indicano una volontà di ripoliticizzazione che anima l'azione di questo Governo.
Anziché concentrarsi su alcuni punti, si chiede alle fondazioni di intervenire per editto! Non solo si ampliano e poi si riducono, diciamo così, ricavandone tre da quelli che erano stati ampliati dalla modifica intervenuta in finanziaria, ma addirittura si danno disposizioni su come e dove le fondazioni devono intervenire. Una grande confusione!

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 19,25)

MAURO AGOSTINI. Dall'inizio dell'anno le fondazioni sono sostanzialmente


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paralizzate e quell'attività che era stata garantita negli anni scorsi oggi è assolutamente a zero.
Per questa ragione appare assolutamente incomprensibile - e qui mi associo alle considerazioni del collega Pinza - che il ministro dell'economia, che ha anche il compito di vigilanza sulle fondazioni, possa lasciarsi andare ad attacchi sguaiati come quelli che abbiamo letto nei giorni scorsi sui giornali. Il ministro ha tutti gli strumenti per intervenire: se ritiene che vi siano quelle situazioni - come io non ritengo che sia e come la normativa che è stata costruita in questi anni non consente che sia - deve intervenire, perché sarebbe sua responsabilità non farlo.
D'altronde vorrei sottolineare che, ancora oggi, che pure è stato raggiunto un risultato importante, nell'impianto dell'articolo 5 siamo in presenza di una chiara, chiarissima volontà di «ripubblicizzazione» di tutto il settore. Una «ripubblicizzazione», tra l'altro, che continua ad avere un obiettivo squisitamente politico, che è riferito soprattutto agli assetti proprietari delle grandi banche del nord, e questo è l'ulteriore fatto inaccettabile!
Torno a ripetere: con queste norme si fa una grande confusione per quanto riguarda il sistema di erogazioni e l'attività di erogazione delle fondazioni e non solo non si va nella direzione che era uno degli obiettivi della legge Ciampi, separare le banche dalle fondazioni e le fondazioni dalle banche, ma anzi, con un regolamento - di cui non si conosce ancora nemmeno il profilo sulle SGR - si intende tornare ad una forma di controllo politico sulle banche e sugli assetti proprietari di queste. Credo che questo sia un fatto grave. E non è un caso che io stia sollevando ora questo problema...

PRESIDENTE. Onorevole Agostini, la prego di concludere.

MAURO AGOSTINI. ...perché noi continueremo, su questo punto, quando esamineremo gli articoli 7 e 8, a segnalare come, da parte di questo Governo, vi sia la volontà di tornare a mettere le mani della politica su settori che della politica non hanno alcun bisogno, settori che dovrebbero essere o regolamentati dal mercato o gestiti da forme di autonomia della società civile. Lungo questa strada, voi sicuramente...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Agostini. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pinza 5.29, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 406
Votanti 399
Astenuti 7
Maggioranza 200
Hanno votato
182
Hanno votato
no 217).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Pinza 5.28.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benvenuto. Ne ha facoltà.

GIORGIO BENVENUTO. Signor Presidente, ho apprezzato che sia stato possibile, con un largo voto da parte del Parlamento, approvare l'emendamento presentato dall'opposizione, che mirava a cancellare questa improvvisa ed improvvida norma relativa all'indicazione del 75 per cento nelle fondazioni da parte degli enti locali.
Trovo che sia stato importante perché non è facile far cambiare idea al ministro dell'economia e il fatto che abbia dovuto tenere conto non solo delle osservazioni del Parlamento, ma anche delle osservazioni presenti nella società civile, è un fatto importante che voglio valorizzare e al quale voglio dare la necessaria importanza. Ciononostante, sul problema delle fondazioni - ed è il senso dell'emendamento Pinza 5.28 - ci troviamo di fronte


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ad un comportamento, da parte del Governo, che è un comportamento sbagliato. Si tratta di un tema di rilevante importanza.
Nella passata legislatura, attorno a tale questione, si è sviluppato un dibattito molto aperto in Parlamento - tra la maggioranza e l'opposizione di allora -, molto aperto nei confronti della società civile e molto attento alla necessità di trovare una giusta mediazione tra la presenza degli enti locali e quella delle organizzazioni non-profit, del volontariato.
È stata trovata una soluzione importante, di cambiamento, equilibrata, che tiene conto della modernità, attenta ai problemi di carattere sociale e che non considera esclusiva la rappresentanza sociale solo da parte degli enti locali (e, quindi, dalle rappresentanze politiche), ma dà una grande importanza alla società civile. Cosa ha fatto il ministro Tremonti? Ha agito a colpi di mano; un colpo di mano durante l'esame del disegno di legge finanziaria, un colpo di mano anche con questo decreto-legge; vi è il rifiuto di un confronto nel Parlamento e la voglia di trovare soluzioni che giungono dall'alto, che non sono discusse - come vedremo - sotto gli altri aspetti. È un ministro dell'economia che procede per colpi di mano, affetto da un complesso inglese quando affronta i problemi dei conti pubblici - oggi, durante lo svolgimento delle interrogazioni a riposta immediata, abbiamo ricevuto, da parte del Ministero, il rifiuto di comunicarci i dati sull'andamento della «Tremonti-bis» -, che rifiuta la trasparenza, la chiarezza dei numeri, un corretto ed onesto dibattito parlamentare, che respinge tutte le valutazioni!
Precedentemente ho parlato di un complesso inglese: sembra quasi che il ministro Tremonti, quando esprime le sue valutazioni e previsioni (smentite da tutti gli osservatori!), giochi contro il resto del mondo, come l'Inghilterra che giocava contro il resto del mondo. E quando si gioca contro il resto del mondo, quando non si presta attenzione al dibattito parlamentare, si commettono guai e pasticci, e si trovano le soluzioni sbagliate (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)!

ANGELINO ALFANO, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELINO ALFANO, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per dichiarare che con l'emendamento al nostro esame - approvato in Commissione - si sta intervenendo per garantire il beneficio fiscale alle fondazioni di origine bancaria. L'Unione europea, infatti, è intervenuta per sopprimere il medesimo vantaggio fiscale agli istituti di credito bancari. Per le fondazioni d'origine bancaria, non essendosi conclusa ancora in termini definitivi l'istruttoria, occorreva un punto fermo nella legislazione italiana. Questo punto fermo era la garanzia, per le fondazioni di origine bancaria nel nostro paese, del godimento di un regime privatistico speciale. Gli indici identificativi della specialità, onorevole Pinza, non sono tratti dalla legislazione che va dal giugno del 2001 ad oggi! Tutti gli indici identificativi della specialità del regime privatistico delle fondazioni d'origine bancaria afferiscono alla legislazione precedente l'ingresso di questa maggioranza e di questo Governo in quest'aula.
Quando l'onorevole Agostini, dunque, sostiene che questo emendamento ha un fine surrettizio ed è, per certi versi, incomprensibile, mi meraviglia, così come mi meraviglia quando fa riferimenti indignati all'ipotesi del 75 per cento, perché, tra la teoria dell'onorevole Agostini e la prassi toscana, c'è di mezzo il mare, caro onorevole Agostini! Si informi sul «modello Siena». Si informi su quanti amministratori delle fondazioni di origine bancaria sono stati nominati dal comune e dalla provincia di Siena. Si informi sul modello di riferimento applicato prima dell'ingresso di Tremonti nella vicenda delle fondazioni di origine bancaria.


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Per quanto riguarda, invece, onorevole Benvenuto, l'emendamento al nostro esame (che fa il paio con quello testé respinto dall'Assemblea e proposto dall'onorevole Pinza) è un emendamento - mi rivolgo anche ai colleghi della maggioranza - che vuole cancellare l'intervento avvenuto in finanziaria, relativo all'individuazione dei settori rilevanti. Si sappia che siamo noi che tuteliamo il settore non-profit! Siamo noi che tuteliamo l'intervento della società civile (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)! Quando, infatti, si sceglie di individuare alcuni macrosettori e non una miriade di piccoli settori per spalmare, in modo clientelare, gli interventi, credo che si consente alle fondazioni di origine bancaria di intervenire laddove i bisogni dei cittadini sono mal soddisfatti dallo Stato e di sostenere il territorio in modo coerente e corretto rispetto alle esigenze anche dell'associazionismo e del terzo settore (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà. L'importante è che si alimenti il dibattito...

ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, lei è straordinariamente cortese! L'onorevole Angelino Alfano ha cercato, con enfasi anche superiore a quella consueta, di replicare agli interventi finora succedutisi.
Se le cose... Onorevole Angelino Alfano? Onorevole Angelino Alfano, mi permetta, ma è lei che ha sollevato il problema! Quando ha risposto in quei termini, poco fa, non è stato convincente su un punto: se sono previsti tutti questi favori, tutte queste cortesie, tutti questi aiuti alle fondazioni, come mai queste ultime hanno chiesto di modificare la legislazione? Lei non solo non è riuscito a dare una risposta a questa domanda, ma sa anche bene che le fondazioni si sono rivoltate contro la predetta legislazione.
In secondo luogo, avere tolto il 75 per cento creerà un problema. Lei sa bene che, con riguardo alla normativa in materia di fondazioni, il Consiglio di Stato ha chiesto di poter avere un parametro. Questo parametro, però, non esiste, perché voi avete approvato un emendamento che lo abolisce. Sarà possibile per il Governo...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Grandi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pennacchi. Ne ha facoltà.

LAURA MARIA PENNACCHI. Signor Presidente, c'è qualcosa che indica molto chiaramente questa volontà di «ripubblicizzazione»: lo stesso testo riformulato dell'articolo 5, con quell'elenco puntuale di condizioni sulla base delle quali il Governo interpreta a suo comodo la norma.
Voglio anche segnalare le nostre preoccupazioni sulla decadenza del terzo settore che l'avanzamento secondo le direttive del ministro Tremonti provocherà. Ciò rivela di quale singolare natura sia il neoliberismo praticato da questo Governo. Si tratta di un neoliberismo che viene applicato a settori pubblici fondamentali come la sanità, di cui abbiamo tanto parlato oggi, la previdenza e l'istruzione. Invece, per quanto concerne la società civile, che dovrebbe - quella sì! - essere davvero libera, si procede ad una statizzazione delle decisioni di spesa del privato che opera nel sociale. Insomma, i soggetti che, nella società civile, operano nella duplice veste di operatori economici e di operatori sociali trovano in questo Governo un nemico - io penso - mortale!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pinza 5.28, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).


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(Presenti 401
Votanti 392
Astenuti 9
Maggioranza 197
Hanno votato
169
Hanno votato
no 223).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Giordano 6.13 e Grandi 6.3, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 411
Votanti 407
Astenuti 4
Maggioranza 204
Hanno votato
179
Hanno votato
no 228).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 6.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 402
Maggioranza 202
Hanno votato
181
Hanno votato
no 221).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pinza 6.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 410
Votanti 409
Astenuti 1
Maggioranza 205
Hanno votato
183
Hanno votato
no 226).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Olivieri 6.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà.

LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, anche se vi erano altri problemi da affrontare in merito all'articolo 6, devo dire che su questa questione siamo in presenza di un rilievo sul quale il Governo deve all'Assemblea una risposta. Infatti, con la lettera c) del comma 4 dell'articolo 6, in buona sostanza, si introduce una doppia imposizione.
Mi spiego. Il testo unico delle imposte dirette distingue varie categorie di reddito; nell'ambito di tale distinzione definisce come reddito agrario quello derivante dall'esercizio di attività agricole. L'articolo 29, secondo comma, lettera c), riprendendo concetti già propri del diritto civile - ricordo l'articolo 2135 del codice civile - precisa che sono considerate attività agricole anche quelle dirette alla manipolazione, trasformazione e alienazione di prodotti agricoli e zootecnici, purché tali attività rientrino nell'esercizio normale dell'agricoltura secondo la tecnica che lo governa e abbiano per oggetto prodotti ottenuti per almeno la metà dal terreno e dagli animali allevati su di esso. In presenza di tali condizioni, quindi, le attività di manipolazione, trasformazione e alienazione dei prodotti agricoli si qualificano come attività agricole e concorrono a formare reddito agrario.
L'articolo 31 del testo unico stabilisce che il reddito agrario si determina mediante l'applicazione di tariffe d'estimo fissate per ciascuna qualità e classe secondo le norme della legge catastale. Ai fini fiscali, quindi, non rileva l'effettiva quantità di prodotto, l'effettivo volume di vendite realizzato dall'agricoltore, ma l'attività dello stesso viene tassata su base catastale. Se ricorrono le condizioni indicate, non rileva neppure che i prodotti


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agricoli siano stati venduti sulla pianta o previa conservazione, manipolazione o trasformazione, ancorché svolte al di fuori del fondo; in tutti i casi, infatti, si è in presenza di un reddito agrario tassato secondo il criterio catastale. Le attività di conservazione, manipolazione, trasformazione e alienazione dei prodotti possono essere svolte in maniera congiunta da più agricoltori mediante la costituzione - questo è il nocciolo del ragionamento - di una cooperativa. La cooperativa opera, in sostanza, come organo comune dei produttori associati e svolge per conto loro le attività agricole. Questo concetto è stato espresso con molta chiarezza dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. 2004 del 14 ottobre 1970 e su questo vi è giurisprudenza costante; in altre parole, una volta affermato il principio, non ci si è più tornati sopra, perché sembrava definitivo.
Le considerazioni esposte consentono di inquadrare correttamente, Presidente, colleghi, le disposizioni dell'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 601 del 1973 che con la lettera c) del comma 4 dell'articolo 6 si va a sospendere. Tale norma stabilisce che sono esenti dall'imposta sul reddito delle persone giuridiche i redditi conseguiti da società cooperative agricole e loro consorzi mediante la manipolazione, trasformazione, alienazione, nei limiti stabiliti dalla lettera c) dell'articolo 29 del testo unico, di prodotti e agricoli, zootecnici, conferiti da soci nei limiti della potenzialità dei loro terreni.
L'esenzione di cui parla la norma non ha - sottosegretario di Stato, su questo vorrei una sua risposta - finalità agevolative, ma è solo un meccanismo diretto ad evitare una doppia imposizione. Questo è il concetto. Infatti, la relazione ministeriale allo schema del decreto del Presidente della Repubblica n. 601 del 1973 - sto finendo, Presidente - dice: l'esenzione a favore delle cooperative trova la sua ragione nel fatto che i redditi dei prodotti conferiti dai soci sono già compresi nel reddito agrario accertato a nome di questi ultimi. In altre parole, poiché la cooperativa non fa che manipolare, trasformare o vendere per conto dei soci prodotti da loro conferiti e poiché i prodotti dei soci sono già tassati su base catastale secondo le regole del reddito agrario, se il reddito delle cooperativa fosse assoggettato al prelievo fiscale si finirebbe con il tassare due volte il medesimo reddito. E sapete, signor sottosegretario di Stato, relatore, colleghi, che questo non è legittimo. È per questo che questo emendamento dovrebbe essere approvato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Olivieri 6.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 390
Votanti 389
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato
180
Hanno votato
no 209).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Olivieri 6.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà.

LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, su tale questione (analoga a quella che ho appena esposto ma per la quale si propone una sanzione più radicale con la soppressione della lettera c) del comma 4 dell'articolo 6), in Commissione è stato respinto non soltanto l'emendamento a firma mia e degli onorevoli Grandi, Benvenuto ed altri, ma sono stati respinti anche emendamenti di colleghi di Alleanza nazionale, perché il problema esiste e se esiste non riesco a capire come mai la maggioranza o, perlomeno, quella parte di maggioranza che non può non essere insensibile a queste questioni non se ne faccia carico.
Se è vero, com'è vero, che nella relazione tecnica, secondo le previsioni del ministro competente e del Governo, si


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prevede che il prelievo in capo alle cooperative sarà di 250 milioni di euro, per il settore cooperativo agricolo, che è anche il settore in maggiore difficoltà (l'agricoltura e la zootecnia stanno attraversando un momento di grande difficoltà) viene previsto un carico fiscale di 50 milioni di euro in aumento e sicuramente non ve ne è la necessità, tant'è che la norma provvisoria per la tassazione degli utili indivisibili aumenta la quota al 60 per cento rispetto al 39 per cento previsto per tutti gli altri sistemi cooperativi.
Chiedo, davvero, ai colleghi della maggioranza di farsi carico di questa esigenza che è un'esigenza reale, altrimenti finiremo per incidere su un settore che arriverà a pagare un carico fiscale medio del 15 per cento, cioè poco meno della tassazione prevista per i sistemi di società di capitali che applicano la DIT (cioè il 19 per cento).
Per questi motivi chiediamo l'approvazione dell'emendamento a mia firma 6.7 se veramente vogliamo dimostrare che siamo dalla parte dell'agricoltura e della zootecnia del nostro paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.

ALDO PREDA. Signor Presidente, partendo da questo emendamento vorrei allargare la riflessione all'articolo 6.
Ricordo che circa un anno fa, poco più di un anno fa, il Presidente del Consiglio, in campagna elettorale, negli incontri con alcune centrali cooperative, aveva fatto notevoli promesse e aveva preso impegni relativamente allo sviluppo dell'impresa cooperativa come fatto economico ed anche come fatto di rilevanza sociale.
Con questo articolo 6 finiamo per arrivare - vorrei correggere la percentuale data dal collega Olivieri - ad una tassazione media del 16,91 per cento in aggiunta al 3 per cento versato ai fondi di sostegno alla cooperazione. Vi è poi un'altra delega che prossimamente verrà all'esame di quest'Assemblea relativa alla riforma fiscale delle imprese agricole tra le quali rientrano anche le imprese cooperative agricole e vi è l'applicazione della delega dell'articolo 5 sul diritto societario. I risultati della commissione Vietti che ci lasciano molti dubbi e ci danno moltissime preoccupazioni...

PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, le argomentazioni addotte poc'anzi dai colleghi mi inducono a votare a favore di questo emendamento ed a sottolineare non soltanto che è giusto eliminare una specie di doppia tassazione sui redditi delle cooperative agricole, ma che occorre considerare anche la crisi che il settore agricolo e zootecnico stanno attraversando da qualche anno. Quante volte ne abbiamo parlato in quest'aula! Purtroppo il ministro Tremonti ha rivelato una volontà vessatoria non soltanto verso le fondazioni, di cui abbiamo parlato in precedenza, ma anche verso il mondo della cooperazione, in violazione dell'articolo 45 della Costituzione. Non voglio ripetere il dibattito svolto in occasione dell'approvazione della legge di riforma del diritto societario; dico «di riforma» ma è un eufemismo perché bisognerebbe leggere il decreto attuativo per rendersi conto di come quella pseudoriforma sia finalizzata soltanto al raggiungimento di alcuni obiettivi mentre altri, davvero a favore delle società, non vengono raggiunti ed anzi si aprono varchi a possibili irregolarità che, a mio avviso, non gioveranno all'immagine delle società serie.
Intanto, si colpisce ancora una volta il mondo della cooperazione. Certo, verso alcune cooperative si opera con gradualità, in quanto, anziché sferrare un unico colpo, si procede lentamente; la cooperazione, però, resta ancora, purtroppo, nel mirino del ministro Tremonti e del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Detomas. Ne ha facoltà.


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GIUSEPPE DETOMAS. Signor Presidente, anch'io intervengo sulla questione delle cooperative agricole, per sottolineare come il Governo stia davvero assestando un colpo pesante al mondo della cooperazione, a quella realtà che ha dato un aiuto - in momenti difficili - al settore dell'agricoltura, contribuendo in modo sostanziale alla sua ripresa ed al suo sviluppo. Questo tipo di atteggiamento, questo tipo di provvedimento, che passa tra la disattenzione della maggioranza, senza che alcuno si preoccupi di dire qualcosa su tale tema, preoccupa ed allarma; allarma il mondo della cooperazione, ma anche, in generale, il mondo che sulla cooperazione ha incentrato un modello di sviluppo all'insegna anche del pluralismo nell'organizzazione economica.
Chiedo ai colleghi, anche se in questo momento appaiono molto distratti, di approvare questo emendamento, di dare un segnale di attenzione a tale settore. È un segnale che la cooperazione merita per quello che ha fatto e per le prospettive che in futuro riuscirà a dare. Non credo che ci si possa nascondere dietro ai comunicati stampa, magari estorti alle organizzazioni rappresentative del mondo della cooperazione approfittando del fatto che, in questo momento, per la politica del Governo, questo mondo vive sostanzialmente con una spada di Damocle sulla propria testa (data anche dal provvedimento di riorganizzazione e riforma del diritto societario che il Governo si accinge ad emanare).
Penso che sia opportuno che il Parlamento dia un segnale di attenzione, e per questo chiedo a tutti i colleghi, anche a quelli che nella maggioranza si sono dimostrati, nel tempo, sensibili a questo mondo, di esprimere un voto favorevole sugli emendamenti il cui contenuto è all'insegna della difesa del mondo della cooperazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, intervengo per associarmi alle affermazioni appena svolte dal collega Detomas. Ne condivido pienamente i contenuti e le motivazioni; concordo con l'allarme che egli ha lanciato, nonché con il suo invito - rivolto all'Assemblea, in particolare alla maggioranza - a compiere una riflessione su tali tematiche. Annuncio pertanto il voto favorevole a questo emendamento per le stesse motivazioni che sono state ora espresse dal collega.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Olivieri 6.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 396
Votanti 393
Astenuti 3
Maggioranza 197
Hanno votato
180
Hanno votato
no 213).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Stradiotto 6.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stradiotto. Ne ha facoltà.

MARCO STRADIOTTO. Signor Presidente, con l'emendamento 6.8 a mia firma intendo proporre, assieme al collega Fistarol e ad altri colleghi che vi hanno aggiunto la propria firma (tra l'altro, in materia vi sono anche altri emendamenti, quale l'emendamento Lupi 6.9), che al comma sesto dell'articolo 6 siano aggiunte, dopo le parole «ad eccezione dei commi 4 e 5 che non si applicano alle cooperative e loro consorzi di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381», le parole: «, nonché alle cooperative edilizie di abitazione per il godimento e la locazione». La ragione di questo emendamento è molto semplice: nel nostro paese tantissime cooperative in questi anni, e nei prossimi, hanno dato, e


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daranno, la possibilità a tanti cittadini di costruirsi la prima casa al di fuori del mercato della speculazione edilizia. Se il presente emendamento non sarà approvato, questi cittadini si troveranno ad avere una prima casa che costerà di più solo per le tasse aggiuntive.
Riteniamo che ciò sia ingiusto e pertanto spero che i colleghi della maggioranza e dell'opposizione accolgano il presente emendamento, che non è strumentale, tant'è vero che anche alcuni colleghi della maggioranza hanno proposto emendamenti simili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà.

LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'emendamento Stradiotto 6.8 e per motivarne anche le ragioni. Forse, non tutti i colleghi hanno seguito l'iter di questo decreto-legge e, in modo particolare, dell'articolo 6, e forse non ne conoscono appieno neppure il contenuto.
L'articolo 6 prevede di tassare, seppure parzialmente, il reddito del sistema cooperativo con due eccezioni. La prima riguarda le cooperative sociali, disciplinate dalla legge n. 381 del 1991 e l'altra riguarda le società cooperative di garanzia collettiva, fidi di primo e secondo grado, previste dalla legge n. 317 del 1991. Se la prima esenzione è comprensibile, la seconda lo è in misura minore (ovviamente non sto dicendo che non debba essere condivisa), alla luce del fatto che vengono escluse le cooperative edilizie di abitazione. Conosciamo la situazione del sistema abitativo e locativo italiano e, quindi, si sarebbe dovuta prestare una minima attenzione nei confronti di questo settore.
Il fatto stesso che colleghi della maggioranza abbiano presentato emendamenti analoghi in Commissione, poi bocciati e non più ripresentati, probabilmente su richiesta del ministro e del Governo stesso, la dice lunga. È veramente poco piacevole che un Parlamento non possa intervenire in prima lettura per modificare un articolo, quando sicuramente queste esigenze sono condivise, soltanto perché il provvedimento è, per così dire, blindato già in prima lettura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.

RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, anch'io sono favorevole all'emendamento Stradiotto 6.8 a cui ho apposto la mia firma, perché il settore delle cooperative abitative è molto particolare. Proprio in questi giorni il ministro Maroni si è detto interessato ad aiutare le giovani famiglie. Ma è questo il modo? Le famiglie che non hanno la possibilità di acquistare la casa lo fanno unendosi attraverso le cooperative abitative e questo è lo strumento principale per aiutare le famiglie. Dunque, se si vogliono aiutare, non le aziende che producono utili, ma le famiglie e soprattutto i ceti meno abbienti, abbiamo l'opportunità di farlo approvando questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bellini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BELLINI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'emendamento Stradiotto 6.8. Ritengo, infatti, utile che l'Assemblea si esprima favorevolmente per contribuire a sviluppare l'attività delle cooperative edilizie di abitazione e, in particolare, di quelle a proprietà indivisa o comunque che operano per dare un'abitazione ai propri soci o concederla in locazione. Questo è un settore cooperativo molto significativo per lo sviluppo sociale del nostro paese e ad esso lo Stato ha sempre prestato una particolare attenzione.
Non è, quindi, comprensibile il motivo per cui non si escluda dalla tassazione, così come è stato fatto per altri settori cooperativi, anche quello della cooperazione


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edilizia per la residenza o per la locazione. Lo ripeto: si tratta di un settore debole ed estremamente delicato, che necessita davvero di una forma legislativa che, invece di disincentivare le aspirazioni delle giovani coppie (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bellini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Detomas. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE DETOMAS. Signor Presidente, intervengo soltanto per aggiungere la mia firma all'emendamento Stradiotto 6.8 e per condividere le considerazioni svolte da chi è intervenuto in precedenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Loddo. Ne ha facoltà.

SANTINO ADAMO LODDO. Signor Presidente, anch'io chiedo di apporre la mia firma all'emendamento Stradiotto 6.8, in quanto sono fondatore di una cooperativa, che si chiama «le fiamme gialle», di appartenenti alla Guardia di finanza e alle forze dell'ordine. È giusto che queste cose vengano recepite.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'emendamento Stradiotto 6.8 e per evidenziare il fatto che queste cooperative hanno un'elevata finalità sociale. Sarebbe grave che la partecipazione alle cooperative di abitazione, con cui gli italiani autonomamente, impegnandosi anche con le proprie risorse personali soddisfano un'esigenza primaria come quella della casa, venga trattata come qualsiasi attività imprenditoriale. È, quindi, importante che vi sia un diverso trattamento fiscale anche per incentivare questo tipo di autopromozione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stradiotto 6.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 408
Votanti 405
Astenuti 3
Maggioranza 203
Hanno votato
183
Hanno votato
no 222).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zeller 6.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 400
Maggioranza 201
Hanno votato
177
Hanno votato
no 223).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Olivieri 6.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 398
Votanti 392
Astenuti 6
Maggioranza 197
Hanno votato
171
Hanno votato
no 221).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 6.10.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delbono. Ne ha facoltà.

EMILIO DELBONO. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo della Margherita su questo emendamento ed anche per stigmatizzare l'odiosa falsificazione contenuta nell'articolo 6, quasi una sinistra ironia. Si definisce questo articolo come un progressivo adeguamento ai principi comunitari del regime tributario delle società cooperative. Qui l'Unione europea non c'entra assolutamente nulla, tanto meno c'entrano i principi comunitari. L'Unione europea va esattamente nella direzione opposta, quella di giungere ad una disciplina giuridica ed economica incentivante che sostenga la formula della società cooperativa anche in Europa.
In realtà, in questo caso gli obiettivi sono ben altri, sono quelli che anche i colleghi hanno sottolineato. Nonostante gli sforzi concertativi che pure riconosciamo al Governo per quello che riguarda, ad esempio, il regime fiscale dei ristorni ai soci, le norme di natura fiscale sono solo finalizzate ad un recupero di risorse. L'intento di Tremonti era quello di recuperare denaro per salvare il rapporto deficit-PIL e per far fronte alle minori entrate tributarie. Ancora una volta il denaro lo si recupera sul fronte delle imprese cooperative che hanno una loro peculiarità ed originalità. Mentre per le altre imprese si dice che verranno abbassate o non verranno aumentate le tasse, per le imprese cooperative si fa un'operazione di stretta dal punto di vista fiscale. Si tratta di una stretta non insignificante, perché sono più di 500 milioni di euro: la riteniamo un'operazione inaccettabile ed ingiustificabile dal punto di vista politico.
Vi è anche un'altra operazione che vorrei stigmatizzare. Può apparire utile l'aver escluso le cooperative sociali ed i consorzi dalla tassazione, e noi lo condividiamo. Tuttavia, l'intento che ha riguardato anche la riforma del diritto societario (in quel caso venivano escluse le banche di credito cooperativo) è quello di dividere il movimento cooperativo. Una volta si escludono le banche di credito cooperativo, una volta si escludono le cooperative sociali ed i consorzi: vi è l'intento persecutorio di stringere la morsa intorno alla formula cooperativa. Credo che ciò non sia assolutamente accettabile. Per questa ragione, politicamente, voteremo contro l'articolo 6, contro questo provvedimento, ed a favore dell'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Albonetti. Ne ha facoltà.

GABRIELE ALBONETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho nel DNA della mia famiglia l'impegno ed il sacrificio di persone che hanno molto lavorato ed operato per dare vita a cooperative che fossero strumento di emancipazione dei contadini e dei braccianti e che fossero elemento di sviluppo economico e di progresso umano della nostra comunità e della nostra terra. Vorrei almeno che, nel momento in cui mettiamo mano al regime tributario delle cooperative, chiamassimo le cose con il loro nome e non usassimo eufemismi.
Per questo condivido l'emendamento Grandi 6.10, che tende ad eliminare dalla rubrica dell'articolo 6 questo eufemismo dell'adeguamento ai principi comunitari. Se vogliamo davvero adeguare i nostri modelli di sviluppo alle tendenze comunitarie, dobbiamo fare un'operazione inversa. Dobbiamo considerare che il modello cooperativo non è un residuo di un passato di arretratezza che non passa ma è, invece, ormai considerato in tutta Europa un embrione positivo e fertile di un possibile nuovo futuro dei rapporti tra lavoro ed impresa, dove tutto il terzo settore si fonda sulla valorizzazione delle risorse umane, sul rapporto fra flessibilità e protagonismo dei lavoratori, sulla compartecipazione di chi lavora alla missione e agli utili dell'impresa.
Tuttavia, a chi ha in testa un modello di comando del paese - che è sempre di più fondato sulla lacerazione piuttosto che


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sulla solidarietà, sulla divisione a strati ideologica e sull'imbarbarimento delle relazioni umane - tutto questo non interessa. Nell'attacco ideologico al movimento cooperativo portato con la legge sul diritto societario c'è stata anche una certa incultura e un certo approccio becero, ma, in questo caso, c'è di meno e, nello stesso tempo, di peggio; come già veniva detto, c'è solo il disperato bisogno, a fronte di conti pubblici che tornano a pencolare grazie alla finanza creativa del ministro Tremonti, di tirare su dei soldi, pochi, sporchi e subito.
Non c'è tempo per un'organica devastazione del sistema cooperativo che viene rinviata ad altro momento, non c'è tempo per soffermarsi su qualcosa di più scientifico, si prende quello che c'è nel cassetto della cassa. Si cerca, perfino, la supina complicità delle vittime, a cui si dà la sensazione che possono tirare un sospiro di sollievo perché poteva andare peggio.
Noi non tiriamo alcun sospiro di sollievo perché tutto questo non è serio, non è degno di una politica moderna di governo di un paese avanzato e, soprattutto, non è degno di essere chiamato adeguamento ai principi comunitari (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.

ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, se lei ha la bontà di ascoltarmi un attimo, mi prenderei il tempo dell'emendamento successivo, così evito di intervenire nuovamente ma riesco ora a fare un ragionamento abbastanza breve ma, almeno, compiuto.
Abbiamo a lungo dibattuto su un articolo di cui discutiamo adesso il titolo e questo costituisce, effettivamente, una stranezza perché l'obiettivo dell'articolo dovrebbe essere indicato, avendo esso un carattere programmatico.
L'articolo in esame ha colpito, colpisce e mortifica tutto il movimento cooperativo - di qualunque colore, indirizzo, orientamento ed origine - e sussiste chiaramente la volontà da parte del Governo di prenderlo in ostaggio e di farsi dare un certo pacco di miliardi. La cosa curiosa è, poi, che alla fine, la quantità di quattrini ottenuta spremendo il movimento cooperativo, con la minaccia del tutto evidente di un regime ancora peggiore in futuro, è praticamente la cifra che è stata votata prima in un articolo per l'ospedale policlinico Umberto I.
Quindi, interpreto la vicenda in questo modo: si è chiesto al movimento cooperativo una tangente, una specie di riscatto per poter finanziare la misura sul policlinico Umberto I. Mi sembra che siamo veramente al di là del bene e del male. Si tratta di un articolo che preoccupa molto perché, anziché favorire lo sviluppo di un settore importante dell'imprenditoria italiana - e, per di più, con una forte caratteristica sociale - si caratterizza come un attacco. So bene che oggi non c'è una reazione adeguata delle cooperative, forse perché pesa molto il timore di condizioni peggiori, ma il Parlamento esiste anche per poter dire con chiarezza che quello che si sta facendo con l'articolo 6 è un'autentica porcheria.
Chiedo, almeno, che trasparenza porti a togliere la parte più orrida, cioè quella in cui si prende in giro il paese e il movimento cooperativo.
Non esistono principi comunitari cui riferirsi; è una palla, è uno schermo dietro al quale ci si trincera. Si abbia almeno il coraggio di adottare misure inaccettabili, gravi, ma si chiamino le misure con il loro nome, vale a dire misure contro il movimento cooperativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bellini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BELLINI. Signor Presidente, sono convinto che il ministro Tremonti e il ministro Maroni, nell'instaurare il criterio del dialogo sociale, in realtà, abbiano attuato una vera e propria forma di ricatto verso il movimento cooperativo, giungendo nei fatti ad un esproprio immotivato, in quanto non lo consente la


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nostra legislazione e neanche la legge sulla riforma del diritto societario, che ha coinvolto la società cooperativa e che ancora deve trovare attuazione attraverso i regolamenti che, in questi mesi, sono all'attenzione del Governo.
Credo che nell'orientamento del ministro Tremonti e del ministro Maroni vi sia un'ideologia di fondo, un egoismo individuale, che non ha consentito loro di apprezzare il valore sociale dell'impresa cooperativa, e questo è molto grave.
Tra l'altro, questa loro difficoltà la nascondono dietro le parole. Infatti, nel titolo dell'articolo 6 di questo decreto-legge si vuol dare ad intendere che è una ragione europea quella (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di Sinistra-l'Ulivo)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bellini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Detomas. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE DETOMAS. Signor Presidente, intervengo per chiedere di poter sottoscrivere l'emendamento Grandi 6.10 e per ribadire che il titolo di questo articolo è una vera mistificazione.
Ci troviamo di fronte ad un attacco frontale al mondo della cooperazione, che dà la sensazione - che è la riprova - della possibilità di fare impresa in modo diverso da quello tradizionale e che, secondo il nostro ministro e il nostro Governo, costituisce l'unico modello economico che può avere albergo in questo paese.
Credo che la cooperazione - è stato detto da molti - rappresenti una risorsa per questo paese; infatti, ha rappresentato una risorsa per lo sviluppo e per la modernizzazione di questo paese ed ha una funzione che potrà essere importante anche per il futuro.
Ebbene, la filosofia di questo Governo è passata e sta passando in quest'aula nel silenzio della maggioranza parlamentare e si sta assestando questo colpo che passa attraverso una riforma fiscale, una riforma del diritto societario e attraverso una filosofia complessiva che noi respingiamo fermamente (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sedioli. Ne ha facoltà.

SAURO SEDIOLI. Signor Presidente, colleghi, nel corso dell'esame del collegato fiscale il Governo ha sostenuto di perseguire l'obiettivo della riduzione del carico fiscale per tutti (per le imprese, per le famiglie).
A pochi giorni di distanza, viene previsto questo articolo 6 e ci accorgiamo che non è così. Infatti, le cooperative pagheranno di più e avranno maggiori difficoltà nel perseguire i loro obiettivi sociali ed economici. Dunque, sarà più difficile per le cooperative agricole - come abbiamo visto -, sarà più difficile per le cooperative della casa, che sono impegnate ad orientare il risparmio delle famiglie verso consumi come quello della casa e non verso consumi voluttuari. Sono colpite le cooperative di produzione e lavoro, impegnate nel campo dell'occupazione e dell'affidabilità.
Signor Presidente, l'articolo 6 non è soltanto un triste espediente fiscale, ma una violazione dei principi della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di Sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.

GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, vorrei svolgere una breve dichiarazione di voto su questo emendamento che ho sottoscritto.
Bisogna avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome: l'adeguamento ai principi comunitari non c'entra nulla; invece, in questo articolo è contenuta una forma ricattatoria che frutta soldi. Questi sono il concetto e la sintesi dell'articolo 6. La forma cooperativa non è arretratezza, come voi pensate, bensì rappresenta un passato ed una prospettiva fecondi, con modalità che sono molto più moderne di tanta cosiddetta modernità.


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Per questo motivo, esprimeremo un convinto voto favorevole sull'emendamento Grandi 6.10 e, in modo convinto, siamo contrari all'articolo 6.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. Ho ascoltato con attenzione gli interventi del collega Grandi, del collega Detomas, adesso anche della collega Pistone e di altri colleghi. A me pare che ciò che emerge da questo articolo sia un attacco frontale al sistema della cooperazione nel nostro paese; del resto, i prodromi li abbiamo già avuti nella riforma del diritto societario e li avremo fra poco nella legge delegata sul sistema cooperativo.
Quindi, ritengo giuste e condivido le affermazioni, le analisi e le critiche esposte dai colleghi che ho citato e che mi hanno preceduto. Anch'io annuncio il voto favorevole su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, sentiamo dire che i cittadini europei sono stanchi dell'Europa dei burocrati e, poi, per due volte in un provvedimento, troviamo l'Europa utilizzata a sproposito; l'abbiamo trovata utilizzata a sproposito sui farmaci e, adesso, si cerca di contrabbandare un'operazione punitiva nei confronti delle cooperative come un'esigenza europea.
Credo che, se non impariamo ad utilizzare l'Europa ed i richiami all'Europa in maniera corretta, non facciamo che alimentare un ovvio distacco dei nostri cittadini dalle istituzioni europee (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 6.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 390
Votanti 386
Astenuti 4
Maggioranza 194
Hanno votato
170
Hanno votato
no 216).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 6.12
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà.

LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, prima di esprimere alcune considerazioni in merito all'emendamento Grandi 6.12, vorrei ricordare a me stesso, a lei e ai colleghi che il provvedimento e, in modo particolare, l'articolo 6 di cui stiamo discutendo sono in palese violazione degli articoli 3 e 4 del cosiddetto statuto dei contribuenti, vale a dire la legge 27 luglio 2000, n. 212. Lo dico affinché rimanga agli atti nei resoconti dei nostri lavori e affinché il sottosegretario, se vuole, possa fare una riflessione.
Mi rendo conto che, probabilmente, per molti le leggi sono come lo zerbino e, quindi, ci si puliscono i piedi; tuttavia, l'articolo 3 è molto chiaro: si vieta la possibilità che il regime dell'imposta riguardi l'anno in corso nel quale viene emessa la disposizione fiscale. Invece, al comma 5 dell'articolo 6 del provvedimento al nostro esame troviamo una previsione di applicazione per il 2002 e per il 2003; anzi, per l'anno 2002 si fa riferimento, per quanto riguarda gli anticipi dell'IRPEG al 36 per cento, ai bilanci già definiti e consolidati nel 2001. Ma vi è anche di più. Vi è la violazione dell'articolo 4 dello statuto dei contribuenti, in cui si vieta l'applicazione con decreto-legge di tributi


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esistenti ad altre categorie di soggetti. In questo caso, applichiamo l'IRPEG ad una categoria di soggetti che non era prevista, in palese violazione di questo articolo.
Quanto alla rubrica dell'articolo 6, signor Presidente, noi non facciamo altro che riprendere il lavoro meritorio svolto da una parte del nostro Parlamento; mi riferisco in modo particolare al parere del Comitato per la legislazione in cui, sotto il profilo della chiarezza e della proprietà della formulazione, si dice che la rubrica non sembra rispondere al contenuto dell'articolo, in quanto in quest'ultimo non si rinviene alcun riferimento a normative o a decisioni comunitarie cui è necessario adeguarsi, come invece è affermato nella rubrica.
È veramente un'opera di mistificazione. Voi dovete dire in modo chiaro e tondo che questo è il regime tributario delle società cooperative, come è nell'animo dell'emendamento Grandi 6.12, che spero i colleghi approvino.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 6.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 351
Maggioranza 176
Hanno votato
149
Hanno votato
no 202).

Colleghi, a questo punto siamo alle proposte emendative riferite all'articolo 7. Vorrei fare una proposta, se mi è consentito, per agevolare i lavori, anche perché c'è una sorta di processione - lo dico laicamente - per capire a che ora si finisca.
Se noi andassimo avanti con l'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 7 che, a quanto dicono gli esperti, è il cuore del provvedimento, dovremmo esaminare un numero elevato di emendamenti e probabilmente saremmo in grado di affrontarne solo una minima parte. Potremmo pertanto passare all'esame delle proposte emendative riferite agli articoli 8, 9 e 10, ultimarne l'esame e quindi, in tempi ragionevolmente brevi se vengo un po' assecondato, potremmo aggiornarci a domani mattina. Guardate, questa è una proposta che avanzo alla luce del sole perché qui non ci sono accordi particolari da fare: è tecnicamente una possibilità per dare un minimo di ordine ai nostri lavori.
Prendo atto, però, che non vi è accordo sulla mia proposta e pertanto proseguiamo con l'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 7.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Pecoraro Scanio 7.1, Grandi 7.2, Giordano 7.50 e Mazzuca Poggiolini 7.173.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Agostini. Ne ha facoltà.

MAURO AGOSTINI. Signor Presidente, voglio esprimere una certa preoccupazione per il modo in cui da parte del Governo si continuano ad affrontare questioni delicatissime con un approccio assolutamente propagandistico. Mi riferisco ai commenti che ho visto riportati dalle agenzie di stampa da parte del Presidente del Consiglio rispetto ai dati forniti oggi dall'ISTAT relativi alla crescita - o per meglio dire, purtroppo, alla stagnazione - del primo trimestre dell'anno. Anziché cercare di andare al nodo delle questioni e fornire anche un elemento di dibattito all'opposizione e non solo alla maggioranza e al Governo, il Presidente del Consiglio se ne è uscito, a commento di questi dati, nel modo seguente: Silvio Berlusconi, a conferma del suo ottimismo - dicono le agenzie - ha chiamato a testimonianza gli imprenditori con i quali ha avuto un incontro di recente in Veneto. Erano 100 imprenditori - testuale - e tutti, nessuno escluso (ha riferito Berlusconi) alla mia domanda su come vadano le cose dal punto di vista economico hanno risposto: vanno bene! vanno bene!


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Ecco questa è appunto la risposta che dà il Presidente del Consiglio e io credo che se non si parlasse dell'Italia, ci sarebbe davvero da ridere. Se a questo affianchiamo le considerazioni che vanno fatte sulla situazione dei conti pubblici, credo che l'allarme non possa che ulteriormente aumentare. Non solo ogni previsione di crescita attesa da parte del Governo è assolutamente fuori dimensione rispetto a quello che dicono i più accreditati istituti di ricerca, ma anche le previsioni sul rapporto deficit-PIL purtroppo, per la fine del 2002 vanno assolutamente in questa direzione, nel senso che non si avrà sicuramente un rapporto inferiore all'1,3 o 1,4 per cento.
Noi allora vorremmo proporre, e lo faremo nei prossimi giorni attraverso i nostri rappresentanti dei gruppi nella Commissione finanze e nella Commissione bilancio, che si avvii da parte delle due Commissioni riunite un'indagine conoscitiva - e noi, comunque, proporremo che si avvii un'indagine conoscitiva - per fare lo stato sulla situazione vera dei conti pubblici nel nostro paese. Noi non possiamo affrontare la discussione sul DPEF senza avere un punto di certezza raggiunto all'interno delle aule e delle Commissioni parlamentari su quelle che effettivamente sono la situazione e le tendenze del bilancio pubblico.
Quello che comunque emerge, alla luce di questi fatti, di questi dati, è che un intero impianto di previsione e di politica economica - che il Governo aveva posto a base della sua azione - a distanza di un anno va completamente in frantumi. Ricorderete che nei roboanti provvedimenti dei cento giorni - per la verità, sembra ormai passato un secolo da quelle previsioni - si parlava addirittura di una crescita del 3 per cento attesa per il 2002. Siamo ampiamente sotto quella previsione e i dati reali, i dati veri dell'economia e della finanza pubblica sono, in maniera evidente, di fronte al paese. Smettetela di fare propaganda, sedetevi ai banchi del Parlamento e delle Commissioni e fate un ragionamento serio e fondato sui problemi della nostra finanza pubblica e i problemi di competitività del nostro sistema economico.
Credo si debba fare chiarezza senza continuare a fare propaganda ed ingegneria finanziaria di assoluta fantasia anche attraverso i provvedimenti che stiamo esaminando.
Lei stesso, signor Presidente, ha definito gli articoli 7 ed 8 il cuore di questo provvedimento: è vero, sono il cuore di questo provvedimento e noi vorremmo che non si scrivesse una pagina scura nella storia del bilancio pubblico del nostro paese. Infatti, le anticipazioni di incassi futuri, la cartolarizzazione, le garanzie possono costituire oggetto di misure straordinarie, ma poi arriverà il giorno in cui si tira la linea ed i valori o sono presenti o non lo sono. Se i valori non vi sono, quelle citate in precedenza diventano tutte operazioni che accrescono il debito, magari addirittura fuori dai conti della pubblica amministrazione. Noi crediamo invece che tutto questo ragionamento, fuori dalla propaganda, debba essere riportato nella trasparenza; su ciò ci batteremo perché ci rendiamo conto che questo è un punto fondamentale, non solo di equità sociale, ma anche di prospettive di crescita del nostro paese, fuori dalla propaganda.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Chiaromonte. Ne ha facoltà.

FRANCA CHIAROMONTE. Signor Presidente, vorrei aggiungere qualche considerazione riguardo l'invito a votare gli emendamenti soppressivi di un articolo che si propone, in buona sostanza e tra le altre cose, di fare cassa con i beni culturali mettendo cioè in vendita i nostri gioielli di famiglia.
Non è uno scherzo, ma è una concreta possibilità: infatti, secondo l'articolo che noi ci proponiamo di sopprimere, i beni mobili ed immobili di interesse storico, artistico, archeologico - gioielli di famiglia - verrebbero dati a garanzia di prestiti


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contratti con gli istituti di credito, con i pericoli di cui parlava poc'anzi il collega Agostini. Se poi lo Stato non fosse in grado di rimborsare gli istituti, che cosa succederebbe? È evidente il danno di vedere alienato, non trasferito, alienato un patrimonio che non dovrebbe essere nella nostra disponibilità, come quello dei beni culturali destinatari, com'è noto, di una tutela che spetta a tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vendola. Ne ha facoltà.

NICHI VENDOLA. Signor Presidente, sovente dai banchi dell'opposizione il timbro delle parole suona assai enfatico: ciascuno fa il suo mestiere e, talvolta, i vari argomenti rischiano di mescolarsi e si possono confondere le cose veramente gravi con le cose meno gravi.
Faccio questa premessa perché siamo dinanzi ad un fatto molto grave. Vorrei dire con tono sommesso al Presidente Casini che non sarebbe stato possibile separare l'articolo 7 dall'articolo 8 perché si tratta di articoli gemelli, di articoli «complici». Entrambi gli articoli, infatti, disegnano quel progetto sciagurato di cui ci andiamo ad occupare.
Con l'articolo 7 si prevede l'istituzione della società Patrimonio dello Stato Spa (mi viene un brivido di fronte ad una formulazione di questo genere), mentre con l'articolo 8, organico e complice dell'articolo 7, si istituisce l'Infrastrutture Spa, società della Cassa depositi e prestiti.
Già da questa premessa, signor sottosegretario, cari colleghi della maggioranza, si può desumere qualche faziosità di chi vi sta parlando. Al riguardo, vorrei leggervi, non parole mie, ma il giudizio della Corte dei conti sull'accoppiata vincente dell'articolo 7 e dell'articolo 8.
La Corte dei conti, in una lunga relazione che non salva nulla dei due articoli citati, afferma quanto segue e vi prego di dedicarmi qualche minuto di attenzione: una prima ricerca comparatistica pone in risalto come non sia dato riscontrare nei paesi OCSE nessuna soluzione di così radicale affidamento esterno dell'intera gestione del patrimonio immobiliare e mobiliare dello Stato che possa essere paragonata a quella delineata dall'articolo 7. Essa aggiunge che la trasferibilità di azioni dal Patrimonio dello Stato Spa alla Infrastrutture Spa, che può, a sua volta, costituire società figlie anche con privati, fa sì che il patrimonio immobiliare e mobiliare dello Stato possa essere influenzato dall'andamento di società nelle quali non vi è partecipazione pubblica totalitaria e che, pur collegate alla Infrastrutture Spa, operano esposte al rischio del mercato»; il punto è che la società Patrimonio Spa è il luogo del drenaggio delle risorse attraverso una sequela di trucchi contabili che ci fanno intendere bene cosa sia la finanza creativa di cui si vanta il fantasista ministro dell'economia.
La Corte dei conti, inoltre, aggiunge che: le considerazioni sopra esposte inducono la Corte ad esprimere un giudizio negativo sia sui legami azionari sia sui conferimenti di beni che collegano la Patrimonio dello Stato Spa alla Infrastrutture Spa e alle altre società in mano pubblica.
Mi auguro che non si esprima, inconsapevolmente, un voto che ponga tali conferimenti nella disponibilità di società che, per slittamenti progressivi, vedano il pubblico mescolato al privato e che cancellino quel titolo di indisponibilità che riguarda il patrimonio del demanio, i beni culturali, vale a dire ciò che noi chiamiamo Italia.
Alcuni colleghi della destra, sui temi della patria, costruiscono discorsi enfatici e, talvolta, un po' bolsi. Perché, invece, non ci cimentiamo onestamente con la lettura della relazione della Corte dei conti e, per chi non lo avesse fatto, del testo degli articoli 7 e 8?
Siamo di fronte ad un crimine annunciato, cari colleghi; talvolta, le parole sono esagerate in quest'Assemblea e ciò appartiene alla dialettica parlamentare, ma l'articolo 7, vissuto in questa maniera, nella inconsapevolezza di una classe politica e come un colpo di mano all'interno della


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conversione di un decreto-legge è un affronto nei confronti del paese, del suo patrimonio indisponibile, delle sue realtà e della sua civiltà.
Vi invito non solo ad esprimere un voto per la soppressione dell'articolo 7, ma anche a partecipare, con cognizione di causa, ad un dibattito che può avere delle conseguenze francamente drammatiche (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.

ANDREA COLASIO. Signor Presidente, colleghi, interverrò solo su uno degli emendamenti sui quali fra poco esprimeremo il voto e, pertanto, impiegherò solo qualche minuto.
Come qualcuno ricorderà, ancora negli anni settanta alcune agenzie di viaggio inglesi erano solite promuovere i loro pacchetti con una formula che, certo, non faceva onore al nostro paese e che costituiva la cartina di tornasole delle modalità con cui in Italia - ahimè - si declinavano le politiche dei beni culturali. La formula era questa: visitate l'Italia prima che gli italiani la distruggano.
Era una formula che sicuramente trovava ragionevolezza nel fatto che autorevoli studiosi, come Cederna, Bianchi Bandinelli evocavano con definizioni, a dir poco preoccupanti, lo stato di salute del nostro patrimonio dei beni culturali. Vorrei ricordare i titoli di alcuni libri pubblicati all'epoca: I vandali in casa, Il patrimonio storico-artistico e culturale allo sbaraglio.
Pensavamo, onorevoli colleghi, che il nostro paese potesse voltare pagina e proprio la rinnovata attenzione al nostro patrimonio culturale quale componente costitutiva - mi rivolgo agli amici del gruppo della Lega nord Padania - dell'identità e delle identità plurali del paese, sembrava preludere ed implicare un punto fermo di non ritorno; invece, ahimè, constatiamo come elemento invariante ciò che rappresenta il tradizionale limite culturale della vecchia classe politica, la non percezione della specificità e dell'assoluta irripetibilità che denota e costituisce la cifra del nostro patrimonio culturale.
Eravamo convinti che le politiche culturali nel nostro paese avessero superato quel ruolo ancillare, marginale, parentetico, a cui, per tanti e troppi anni, erano state relegate. Eravamo convinti che la consapevolezza del ruolo centrale delle politiche di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio costituisse un elemento oramai condiviso dalle diverse culture politiche del paese.
Le politiche dei beni culturali possono infatti essere correttamente denotate solo se, e a condizione che, - ed è questo ciò di cui si discute stasera - definiscano una logica di azione modulata sulla lunga durata (e, non certo, sulla contingenza) quindi sulla trasmissibilità del nostro patrimonio culturale, di quegli oggetti, strutture, luoghi e territori, nonché simboli, nei quali si è progressivamente sedimentata la nostra identità culturale, nazionale e territoriale.
Vi è stato un tempo, onorevoli colleghi, in cui nel nostro paese alle politiche dei beni culturali e ambientali sono state posposte le esigenze, assunte come prioritarie, di altre politiche: la logica della modernizzazione è stata spesso cogente, pregnante, salvo poi percepire, a livello di opinione pubblica, un sentimento diffuso di perdita dell'identità, di lacerazione di una fitta trama simbolico-relazionale entro la quale si costituiscono quei processi di comunità che spesso si evoca, in modo inopportuno, in questa sede.
Con il ministro Urbani siamo stati spesso d'accordo in ordine alle diagnosi relative allo stato del settore: la strutturale inadeguatezza della spesa culturale rispetto al PIL; la residualità della stessa rispetto alla spesa pubblica; l'obiettivo dell'uno per cento che si assume come frontiera e che in Francia Malraux aveva assunto sin dal 1959 come strategico.
Vengo alle conclusioni: questi ultimi anni, proprio a partire dai governi locali, si è assistito ad un mutamento di scenario,


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di strategia, ad una precisa correlazione delle politiche dei beni culturali con la riscoperta delle nostre più profonde radici.
La politica, come tutti sapete, è intrisa di significati simbolici e questo è il vero punto dolente, il punto di caduta, la regressività culturale che temiamo si nasconda nei provvedimenti al nostro esame. Il conferimento alla Patrimonio dello Stato Spa - un passaggio questo (forse gli amici della Lega nord Padania erano un po' distratti) che trasuda di cultura federalista - di tutto o di parte, non è dato sapere, del nostro patrimonio culturale, è grave, sbagliato e inopportuno per quello che implicitamente afferma, per il suo significato intrinseco.
L'identità culturale è contabilizzata, è un bene alla stregua di altri beni: uffici, caserme, magazzini. È questo che volete: l'immagine per il nostro Ministero dei beni culturali è quello di un attore istituzionale le cui strategie operative sono residuali, variabili dipendenti di politiche pesanti e serie. Ma quali?
La relazione della Corte dei conti - mi avvio a conclusione - è chiara sul punto: le modalità con le quali si procede al conferimento dei beni della Patrimonio Spa alle Infrastrutture Spa e ad altre società non definiscono contenuti e limiti con il pericolo - si legge -, di esporre ai rischi del mercato i beni culturali eventualmente conferiti. Sia chiaro: il vero errore contenuto nel provvedimento concerne il modello statalista e centralista che confligge con un modello a rete, federale e flessibile; un modello che poggia sui distretti culturali, sui sistemi museali e territoriali diffusi, sull'interazione fra attori locali, fondazioni, associazioni ed anche soggetti privati, come già oggi prevede il decreto legislativo n. 368.
Un modello che sarebbe reso inoperativo, inefficace proprio dall'eventuale conferimento dei nostri beni culturali alla società Patrimonio Spa, generando...

PRESIDENTE. Onorevole collega, lei ha già parlato un minuto in più dei cinque minuti che le erano consentiti, la prego di concludere.

ANDREA COLASIO. Colleghi, in questi ultimi anni le nostre politiche culturali hanno faticosamente cercato un riallineamento con l'Europa. I provvedimenti che stiamo adottando rischiano, una volta di più, di allontanarci dall'Europa. È un lusso che non vogliamo e che non vogliamo permettervi di conseguire (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
Signor Presidente, poiché ho esaurito il tempo a mia disposizione, chiedo alla Presidenza l'autorizzazione alla pubblicazione del testo integrale della mia dichiarazione di voto in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente senz'altro.
Constato l'assenza dell'onorevole Bressa, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. La ringrazio, signor Presidente. Evidentemente, il Governo aveva preparato una manovra di politica economica in due fasi: una fase in cui avrebbe caricato la molla dell'economia del paese - attraverso la legge Tremonti-bis, attraverso il rientro dei capitali, attraverso l'emersione - e, una volta fatta scattare questa molla, la nostra economia ci avrebbe portato ad una crescita vertiginosa e avrebbe consentito di reggere le manovre fiscali e le manovre sulle pensioni.
Leggiamo oggi che, secondo l'ISTAT, l'acquisto dei beni di investimento, anche grazie al grande successo della legge Tremonti, è calato del 10,5 per cento nel mese di marzo: la molla, evidentemente, non è in grado di scattare. Mi sembra di poter dire, allora, che si corre ai ripari attraverso la finanza creativa: dobbiamo trovare copertura a tutta la roba che non ha copertura, al vero buco, che stiamo creando....


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PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Santagata.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vigni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO VIGNI. Signor Presidente, ho l'impressione che sfugga a molti in quest'aula la portata, la gravità di questo articolo 7 e dell'articolo 8 connesso. Avevamo avuto una piccola anticipazione nei mesi scorsi, quando era stata approvata la norma - ve la ricordate? - sulle spiagge, sul demanio marittimo, poi parzialmente corretta. In quel caso, per la verità, oltre alla privatizzazione e alla svendita dei beni demaniali, c'era anche una forma di sanatoria dell'abusivismo. Ma quella piccola anticipazione era niente in confronto a quanto si propone con l'articolo 7, perché quella intenzione ora viene moltiplicata per cento o per mille. È tutto il patrimonio pubblico, compresi i beni ambientali, paesaggistici, culturali che viene posto sotto una gigantesca ipoteca!
Il collega Vendola ha ricordato le parole della Corte dei conti: in nessuna altra situazione al mondo si compie un'operazione come quella che oggi si propone in Italia.

PRESIDENTE. Onorevole Vigni, la prego di concludere.

FABRIZIO VIGNI. Ho concluso, signor Presidente. Come è stato detto, con la società Patrimonio Spa, delle due l'una: o è una manovra surrettizia, un escamotage di ingegneria finanziaria disinvolta sul bilancio dello Stato, oppure - come noi temiamo - c'è il rischio di svendere una parte del patrimonio culturale e ambientale del paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, la proposta di istituzione della società Patrimonio Spa, a mio avviso, è un mix tra fantasia e spregiudicatezza e non è solo un mio giudizio. Se leggiamo bene il pensiero della più autorevole istituzione contabile, la Corte dei conti, rileviamo come questa istituzione evidenzi i rischi concreti di impoverimento del patrimonio statale, della collettività, cioè del popolo italiano.
La società Patrimonio Spa, infatti, avrà il compito di valorizzare, gestire e alienare il patrimonio dello Stato. La domanda che pongo a me stesso, onorevoli colleghi, è: ma è proprio necessaria? Credo di no, perché c'è già l'agenzia del demanio, cui spetta gestire, secondo le norme del diritto privato, i beni patrimoniali dello Stato.
Quindi, tale patrimonio si può - se lo si vuole davvero - valorizzare. Ma in questo caso, non si vuole valorizzare il patrimonio! S'intende, da un lato, finanziarizzare l'economia nella politica di bilancio e, dall'altro, fare cassa!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lion. Ne ha facoltà.

MARCO LION. Signor Presidente, noi deputati dei Verdi riteniamo necessario sopprimere gli articoli 7 e 8, essendo evidente che innovazioni di tale gravità devono essere attentamente ponderate dal Parlamento.
Com'è noto, si tratta di un provvedimento che dispone un'operazione finanziaria dello Stato a dir poco rivoluzionaria; forse possiamo definirla acrobatica o funambolica. Occorre garantire, da un lato, la sanità e la trasparenza dei futuri bilanci dello Stato e, dall'altro, la pubblicità ed il rispetto di beni che formano la morfologia stessa del nostro paese, nonché la sua identità ed il suo retaggio culturale.
Esiste il rischio concreto che possano essere venduti beni immobili e mobili di interesse storico, artistico ed archeologico, anche molto significativi. In effetti, sembra che tali beni debbano servire soprattutto come garanzia per ottenere prestiti dagli istituti di credito. È evidente, tuttavia, che, qualora lo Stato non fosse in grado poi di rimborsarli, quadri, statue, palazzi, ville e giardini potrebbero finire impietosamente venduti, con un enorme danno per tutto il


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paese, per il nostro paese, per l'Italia, sia sotto profilo della diminuzione patrimoniale sia sotto quello dell'impoverimento culturale, dell'immagine e delle risorse turistiche attrattive, specie in ambito locale.
Secondo il ministro Tremonti, entro poco tempo, l'immenso patrimonio, finora inerte, dovrà produrre un reddito medio del 2,5 per cento. Su questo reddito, la Patrimonio Spa - ossia la cassa depositi e prestiti, ossia il Tesoro - pagherà al fisco imposte che, secondo i calcoli del ministro, aumenteranno del 5 per cento gli incassi.
In realtà, se questo gioco di prestigio si avverasse, il Tesoro pagherebbe l'imposta al fisco. Si tratterebbe di una partita di giro, ma essendo la Patrimonio Spa fuori della contabilità generale dello Stato, dal punto di vista formale, il fisco registrerebbe un alleggerimento del disavanzo e anche del rapporto disavanzo - PIL. Ma c'è di più e di meglio. La Patrimonio Spa - così dispone il decreto-legge - potrà emettere titoli garantiti dal patrimonio e scontarli presso il sistema bancario.
Per le banche sarà una manna. Impiegano denaro a tassi buoni e sono garantiti. Alla scadenza si vedrà; se il patrimonio fosse rimasto inerte, il Tesoro dovrebbe, comunque, rimborsare il debito. Arrivederci, dunque, tra dieci o vent'anni. Se ne occuperanno i nostri figli e nipoti, ma intanto entreranno soldi in cassa. Dei nipoti, chi se ne frega? Di questo paese, chi se ne frega (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi dispiace che la discussione, su questi temi si svolga in tarda serata, in un'aula i cui membri certamente sono stanchi e poco attenti. Indubbiamente, siamo dinanzi ad un momento della manovra economica di questo Governo di assoluto rilievo. Abbiamo constatato che persino negli Stati Uniti le teorie supply-side economics stanno generando deficit di bilancio.
In Italia, abbiamo le stime ufficiali di questi ritardi sul piano del disavanzo economico eppure nulla è stato fatto delle 247 opere pubbliche mostrate nel siparietto di Porta a porta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grandi (Applausi di deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo). Ne ha facoltà.

ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, l'applauso preventivo è troppo! Quest'articolo non è riformabile, può soltanto essere cancellato. Naturalmente, proveremo anche a riformarlo, ma francamente è una fatica improba.
Nel 1994, il ministro Tremonti s'inventò una formula di finanziamento delle misure economiche che seguiva sostanzialmente la seguente indicazione: prima spendo, poi incasso. Poi sono intervenuti il Trattato di Maastricht, il patto di stabilità, l'entrata nell'euro e questo non si può più fare.
Questo articolo sostituisce le misure del 1994, pur mantenendo, però, le medesime caratteristiche.
Sostanzialmente, esso porta il patrimonio fuori dal bilancio dello Stato, sebbene la Corte dei conti ci ricordi che, nel bilancio dello Stato, il patrimonio svolge l'importante funzione di stare a fronte del debito: portandolo fuori, non si sa più a fronte di cosa stia e la gestione va completamente fuori controllo. Oggetto di considerazione sono il patrimonio indisponibile, dichiarato tale o in quanto si tratta di beni culturali, quello disponibile...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Grandi.
Onorevoli colleghi, mi scuso se ho dovuto vessare anche l'onorevole Lettieri, il quale è rimasto male - e onorevole Lettieri, quando lei rimane male, rimango male anch'io, - però, se presiedo con eccessiva liberalità, non riusciamo a proseguire.
Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Pecoraro Scanio 7.1, Grandi 7.2, Giordano 7.50 e Mazzuca Poggiolini 7.173, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 348
Maggioranza 175
Hanno votato
150
Hanno votato
no 198).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 7.47.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pennacchi. Ne ha facoltà.

LAURA MARIA PENNACCHI. Signor Presidente, nonostante l'ora tarda e la stanchezza, dalla quale siamo tutti infiacchiti, vorrei cercare di argomentare la gravità delle preoccupazioni espresse dai colleghi dell'opposizione intervenuti fin qui. Il collega Agostini ci ha messo in guardia contro il rischio di porre le premesse per un giorno «nero». Il collega Vendola, dal canto suo, ci ha ricordato come, spesso, il nostro linguaggio ricorra ad artifici retorici: non lesiniamo, ad esempio, il ricorso alla parola gravità.
Ora, vorrei cercare di dimostrare che, in questa circostanza, davvero le parole sono pietre! C'è davvero la preoccupazione enorme di compromettere un lavoro importante, che abbiamo svolto con il concorso di tutti i cittadini italiani, un lavoro di risanamento dal quale soltanto può nascere la possibilità di uno sviluppo autentico.
Cosa stabilisce l'articolo 7 a proposito della costituenda Patrimonio dello Stato Spa? Il capitale è detenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze al 100 per cento, ma il ministero medesimo può trasferire anche la totalità delle azioni, a titolo gratuito, a società di sua proprietà, alla Cassa depositi e prestiti, all'altra società, la Infrastrutture Spa, della cui costituzione si parla nell'articolo immediatamente successivo, ovvero a società da queste controllate. Vengono trasferiti i diritti sul patrimonio disponibile o indisponibile dello Stato!
Dunque, con decreto, si cancella la differenza, si supera la distinzione tra beni disponibili ed indisponibili, e voi vi rendete conto della portata che questo ha. Le modalità e i valori del trasferimento sono definiti per decreto dal Ministero dell'economia e delle finanze che è venditore e acquirente allo stesso tempo, vende e acquista, e queste modalità e valori del trasferimento, definite dal Ministero dell'economia e delle finanze, potranno riguardare - come la collega Chiaromonte e gli altri colleghi ricordavano - anche beni di rilievo storico ed artistico di importanza immane.
Infine, con queste stesse modalità, la stessa società che si va a costituire, la società Patrimonio dello Stato Spa, avrà diritto di trasferire parte dei propri beni e potrà effettuare operazioni di cartolarizzazione su questi stessi beni.
Ciascuno di questi elementi meriterebbe un commento specifico; lo rinviamo a domani evidentemente. Ma vorrei - credo che parlino da sé le cose che vi sto dicendo - che vi fossero chiare le enormi implicazioni che questa successione di elementi che ho indicato avrà sul conto della pubblica amministrazione, sul debito pubblico, sul conto del patrimonio dello Stato. I rischi che corriamo - e domani specificheremo meglio anche questi argomenti - sono quelli di una elusione dei parametri di Maastricht, di una elusione dei vincoli comunitari che disciplinano la finanza pubblica e i suoi equilibri, che si crei debito per di più al di fuori del conto della pubblica amministrazione. Non per caso i richiami della Corte dei conti, che sono stati...

PIETRO ARMANI. Tempo!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, in effetti il tempo è passato, io ero distratto.


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Invito l'onorevole Pennacchi a concludere.

LAURA MARIA PENNACCHI. Concludo parlando di questi rischi di elusione e di un'altra questione molto rilevante. Quale concezione dello Stato emerge da una prospettiva di questo genere, se noi pensiamo che siano cedibili i diritti praticamente sull'intero patrimonio pubblico disponibile e indisponibile, su tutti i beni?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carli. Ne ha facoltà.

CARLO CARLI. Signor Presidente, questo articolo 7 - pregherei anche lei di leggerlo, Presidente - prevede l'alienazione del patrimonio dello Stato. In questo sono compresi anche tutti i grandi valori del nostro patrimonio storico artistico. Per esempio, la Fontana di Trevi, il Davide della galleria dell'Accademia di Firenze, non ci sta il duomo e il campanile di Pisa, perché sono di proprietà della Chiesa. Di fronte ad una situazione inaudita, di una gravità senza precedenti, io chiedo che venga con urgenza qui il ministro dei beni e delle attività culturali, onorevole Urbani. Siamo di fronte ad un attacco che il ministro dell'economia e delle finanze Tremonti compie pur di far cassa: si mette in vendita questo grande patrimonio che l'umanità ci invidia e che noi abbiamo il compito di custodire (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.47, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 340
Maggioranza 171
Hanno votato
147
Hanno votato
no 193).

Prendo atto che i dispositivi di voto degli onorevoli Perrotta e Santori non hanno funzionato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giordano 7.51, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e Votanti 345
Maggioranza 173
Hanno votato
139
Hanno votato
no 206).

Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Scherini non ha funzionato.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

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