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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2002, n. 36, recante disposizioni urgenti per ottemperare ad obblighi comunitari in materia di autotrasporto.
Ricordo che nella seduta del 6 maggio 2002 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 2667 sezione 1), nel testo della Commissione, identico a quello modificato dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 2667 sezione 2).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo della Commissione, identico a quello modificato dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 2667 sezione 3).
Avverto altresì che non sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere che è distribuito in fotocopia (vedi l'allegato A - A.C. 2667 sezione 4).
Avverto altresì che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere che è distribuito in fotocopia (vedi l'allegato A - A.C. 2667 sezione 5).
Passiamo agli interventi sulle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffaldini. Ne ha facoltà.
FRANCO RAFFALDINI. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti riferiti a questo provvedimento, in quanto essi tendono ad alleggerire l'urto che colpirà il settore e le decine di migliaia di imprese al momento della restituzione del bonus, la cui entità - ricordo - è di circa un miliardo di euro. Tale alleggerimento è già iniziato, rispetto al testo originario del Governo, con le modifiche introdotte al Senato a seguito dell'approvazione degli emendamenti del centrosinistra, nei quali risultano escluse dalla restituzione le imprese cessate definitivamente dall'attività e che abbiano provveduto alla cancellazione dall'albo degli autotrasportatori prima del 20 marzo 2002, nonché le imprese acquirenti di aziende che abbiano cessato l'attività in conseguenza di vendita conclusa con atti stipulati entro la medesima data del 20 marzo 2002 o che abbiano acquisito, entro tale data, rami di aziende le quali abbiano proseguito l'attività. Le imprese cedenti tramite aziende sono tenute al pagamento delle somme pro quota, limitatamente alla parte di competenza.
Oltre all'intervento per ridurre la platea di coloro che dovrebbero restituire il bonus, si è anche intervenuto dilazionando sino a quattro anni i termini del pagamento. Ebbene, qui alla Camera, con il complesso degli emendamenti si intende intervenire anche sui tempi delle procedure per l'individuazione di coloro che dovrebbero effettuare la restituzione, sulla rateizzazione dei pagamenti e sull'ulteriore individuazione della platea di coloro che dovrebbero restituire il bonus.
Ma è evidente, signor Presidente, la sproporzione tra questo decreto-legge e i giganteschi problemi che vive il settore da anni e, in particolare, in questo momento. La vicenda cui fa riferimento questo decreto-legge viene da lontano. Infatti, nel 1992 e nel biennio 1993-1994, l'Italia ha concesso aiuti pubblici sotto forma di credito di imposta alle imprese di trasporto stradale per consentire loro di far fronte al caro petrolio. Parliamo degli anni 1992, 1993 e 1994: è il periodo considerato dall'Unione europea per la restituzione. Per conoscenza, perché il tempo passa e ci si dimentica dei fatti, voglio ricordare i ministri che hanno firmato i decreti-legge e i regolamenti attuativi che oggi sono contestati dall'Unione europea, visto che molte volte nel dibattito politico si attribuisce la colpa ai nostri ministri per quel che hanno fatto.
Nel 1992 il decreto-legge fu firmato dal ministro Bernini, nel 1993 fu firmato dal ministro Costa, nel 1994 il decreto-legge, oggi contestato dall'Unione europea, fu firmato dai ministri Fiori e Tremonti. Questa è la verità.
Il 29 gennaio 1998 l'Italia è stata condannata dalla Corte di giustizia della Comunità europea per non essersi adeguata alla decisione presa nel 1993 dalla Commissione europea, che dichiarava illegittimi ed incompatibili con il mercato comune gli aiuti concessi nel 1992 ed obbligava le autorità italiane a recuperarli. Poiché l'Italia non ha ottemperato a quella sentenza, il 24 novembre 2000 la Commissione europea ha avviato una nuova procedura di infrazione ai sensi dell'articolo 228 del Trattato; alla lettera di messa in mora ha fatto seguito, il 18 luglio 2001, un parere motivato. Inoltre, con una sentenza del 19 maggio 1999, la Corte di giustizia ha respinto il ricorso dell'Italia, volto ad impugnare la decisione con la quale la Commissione europea le ordinava di recuperare il bonus fiscale concesso nel biennio 1993-1994.
Apro e chiudo una parentesi: il 13 aprile, per fortuna, in seno al consiglio informale Ecofin, si è delineato un accordo di massima per confermare la proroga degli sgravi concessi per l'Italia agli autotrasportatori per tutto il 2000, cioè fino alla fine del 2002. Questo vuol dire che perlomeno questi recentissimi 3 anni probabilmente possono essere fuori da nuove procedure di infrazione.
In questo periodo, cioè nei 12 mesi di Governo Berlusconi, con i ministri Lunardi e Tremonti, noi abbiamo più volte sottolineato con forza l'urgenza di affrontare il problema del comparto dell'autotrasporto, in particolare, il problema del bonus, e nello specifico tutte quelle misure che aiutassero il comparto a diminuire i costi di esercizio e di produzione, ad avviare la sua ristrutturazione e a dar agli autotrasportatori prospettive di competitività. Ebbene, la parola autotrasporto non compare nemmeno nel documento di programmazione economica e finanziaria. Inoltre, signor Presidente, in questi mesi sul problema dell'autotrasporto ci si è limitati nei provvedimenti - quasi tutti decreti-legge e un «articolino» invece nella legge finanziaria - a qualche proroga, oppure a un'interpretazione autentica sulle tariffe, riconoscendone la retroattività. Eppure, già in occasione della discussione di quei provvedimenti noi indicammo con i nostri interventi un problema di prima grandezza, quello del bonus, indicammo che c'era una tempesta in arrivo, indicammo le difficoltà del comparto, indicammo a muoverci con rapidità perché il tempo ormai stava finendo: mai stiamo stati ascoltati. Anzi, di fronte alle sollecitazioni e alle osservazioni, espresse tra l'altro in un intervento dell'onorevole Susini il 18 febbraio scorso, il sottosegretario Contento rispose, un po' piccato, che: forse qualcuno non se ne è accorto, ma il Governo è cambiato; noi abbiamo sottoscritto un protocollo con gli autotrasportatori e faremo di tutto, come stiamo facendo, per dare all'autotrasporto ciò che è pattuito. Noi non esporremo la categoria dell'autotrasporto ad una Waterloo nei confronti della Commissione europea per costringerla poi a mettersi in ginocchio di fronte a provvedimenti sbagliati. Questo è quanto il sottosegretario Contento ha affermato il 18 febbraio.
Ebbene, in questi ultimi mesi - 12 mesi persi - da una parte non si è intervenuto in realtà per concordare e per attuare con le categorie interessate un programma di interventi per agire nel comparto sulle loro difficoltà finanziarie e sulle loro necessità di riorganizzarsi ed essere competitivi. Anzi, si è messo più volte sullo sfondo il problema del bonus che ci stava invece correndo incontro. Infatti, ci si è trovati poi in una situazione un po' kafkiana, nella quale da una parte il ministro Tremonti più volte tranquillizzava le categorie degli autotrasportatori sostanzialmente dicendo: guardate che voi non avrete nulla da pagare; non pagherete in primo luogo perché il tempo è trascorso e il debito - chiamiamolo così - è prescritto (scaduta la prescrizione, non c'è più necessità di esigere il rimborso). In secondo luogo, vi è un'intrinseca difficoltà ad individuare con precisione tutte le imprese di tanti anni fa, quindi vi è l'impossibilità totale alla esazione del bonus da parte nostra.
Così egli tranquillizzava gli autotrasportatori, e mentre affermava tutto ciò emanava una circolare - che io chiamo un po' «fantasma» - che in un primo momento è stata taciuta al tavolo degli autotrasportatori, mentre veniva utilizzata a Bruxelles per dimostrare la buona fede del Governo italiano nell'adempimento degli obblighi di recupero del bonus. Si tratta di una circolare scritta dall'agenzia delle entrate e poi congelata. Questa circolare è importante perché sgombra definitivamente il campo da quelle soluzioni che aveva proposto in modo illusorio Tremonti e che aveva agitato a lungo anche negli incontri autunnali con le associazioni degli autotrasportatori. Il 6 novembre scorso, data della firma di una recente intesa - trattasi di un'intesa fatta di venti punti, dei quali ne sono stati applicati due -, l'ipotesi che il bonus fiscale fosse prescrittibile dopo cinque anni - ripeto la citazione: state tranquilli che non pagherete nulla - è stata riconosciuta come non vera nella stessa circolare, in quanto interveniva la normativa europea che invece prevede come tempo di prescrizione dieci anni.
Sempre da parte di Tremonti è stata sottolineata la possibilità di non pagare in quanto vi sarebbe stata la totale impossibilità tecnica del recupero da parte degli uffici fiscali. Invece, nella circolare si prevede di spedire le cartelle ad ogni trasportatore
per gli anni 1992,1993,1994. Questo è stato il doppio gioco, l'illusione che Tremonti ha fatto nei confronti delle categorie degli autotrasportatori già dai mesi di ottobre, novembre e dicembre del 2001. Adesso siamo al dunque: altro che Waterloo del sottosegretario Contento, questo sì che mette in ginocchio gli autotrasportatori. A ciò bisogna aggiungere che in quelle sedi il ministro Buttiglione ha sostenuto, sempre con gli autotrasportatori, di essere fiducioso all'80 per cento - questa è la sua dizione, notate la serietà - di poter dimostrare a Bruxelles l'impossibilità di eseguire le sentenze di condanna. Il sottosegretario Letta, dal canto suo, ha ritenuto ancora una volta di poter tranquillizzare gli autotrasportatori affermando, cito testualmente: «Ora non piove, se pioverà noi apriremo l'ombrello». Ci si è presi quindi un impegno formale ad individuare le forme che aiutassero il settore in questa fase di difficoltà finanziaria, di necessaria riorganizzazione e apertura alla competitività.
Oggi ormai siamo a pochi giorni dalla scadenza del decreto-legge - scade il 19 prossimo venturo - per il pagamento di un miliardo di euro e gli autotrasportatori si trovano abbandonati.
Quanto tempo ho ancora, signor Presidente?
PRESIDENTE. Un minuto, onorevole Raffaldini.
FRANCO RAFFALDINI. Allora vado al dunque. Credo che occorra immediatamente convocare un tavolo politico - non più tecnico, ma politico - da parte del Presidente del Consiglio dei ministri con le organizzazioni di categoria, in modo da individuare queste misure che il sottosegretario Letta chiamava «l'ombrello». Infatti, vi è un problema di prima grandezza, un problema che tutti riconoscono.
Come un po' ironicamente affermavo lunedì, è vero che il Presidente Berlusconi non vuole mai utilizzare la parola «problema», non parla mai di problemi, indica solo il sole, dice che tutto va bene. Il Presidente Berlusconi, i ministri Lunardi e Tremonti si comportano come degli ammiragli da pedalò: infatti, solo quando vi è il sole ed il mare è piatto li si utilizzano (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo); se, al contrario, c'è vento si torna a riva. Così, tuttavia, è troppo facile: bisogna che prendano i remi e la barca e che remino: noi lo abbiamo fatto e adesso è il loro turno (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Susini. Ne ha facoltà.
MARCO SUSINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario Mammola, il provvedimento in discussione riguarda una vicenda delicatissima per un settore decisivo dell'economia italiana che, concretamente, potrebbe davvero cambiare (nel giro di poche settimane e forse di pochi mesi) le sorti, le prospettive e la vita di tante aziende italiane. È una vicenda che concerne un settore, quello dell'autotrasporto, su cui pesano carenze, arretratezze storiche, difficoltà oggettive, ritardi che costituiscono senza dubbio un grave handicap ed una minaccia alle prospettive di sviluppo delle imprese dell'autotrasporto italiano, in una fase in cui questo settore sarà sottoposto a grandi cambiamenti e processi di ristrutturazione poiché la liberalizzazione è alle porte.
Per queste ragioni, riteniamo che il settore dell'autotrasporto più di ogni altro avrebbe bisogno di una politica di sostegno e di innovazione, di una politica che dovrebbe servire a far crescere le imprese italiane e a superarne l'attuale condizione di polverizzazione e di frammentarietà; di una politica che, in una parola, riteniamo dovrebbe porre l'autotrasporto italiano in condizione di competere adeguatamente con le imprese dei nostri partner europei, in una fase nella quale - come ho affermato poc'anzi - la liberalizzazione è alle porte.
Invece, ci troviamo di fronte - dobbiamo constatarlo anche dalle modalità
con cui è stata gestita questa vicenda - ad una grande disattenzione nei confronti di questo settore, comparto che è stato, nel corso di quest'anno, colpevolmente trascurato e gravemente sottovalutato dalla politica del Governo.
Badate, oggi viene a compimento un nodo che avevamo sollevato - lo ha detto pochi minuti fa il collega Raffaldini - in tempi non sospetti; oggi siamo davvero al redde rationem di una vicenda che è stata colpevolmente ignorata e sottovalutata in tutti questi mesi.
Avevamo sollevato da tempo questo problema ed avvertito l'esigenza di mettere in campo iniziative, provvedimenti e strumenti che, in qualche modo, potessero mettere le imprese in condizione di fronteggiare l'evento; dalla lettura dei resoconti delle discussioni sul documento di programmazione economico-finanziaria, sulla legge finanziaria, sul collegato, si constaterà che, da parte delle forze di opposizione, sono stati lanciati alcuni avvertimenti in ordine a questa spada di Damocle del bonus fiscale. È stato detto di non arrivare all'ultimo minuto e di non farci trovare impreparati.
Vi abbiamo, inoltre, avvisato circa il fatto che, fra i tanti problemi della categoria, questo era senza dubbio, per la sua dirompenza, il problema più acuto, urgente, difficile e spinoso.
E noi abbiamo sottolineato, già a cominciare dall'approvazione del documento di programmazione economico finanziario, successivamente in corso di approvazione della legge finanziaria, ed infine - se ben ricordo - anche nel corso della discussione sul disegno di legge collegato in materia di trasporti e di infrastrutture, ed ammonito il Governo: attenzione, si tratta di una patata bollente, che non può essere esorcizzata o occultata. Bisogna affrontare bene la questione, che non può essere elusa, perché - lo ricordammo -, quando sarà il momento, le imprese italiane rischieranno grosso, ed oggi, che quel momento è arrivato, le imprese italiane stanno rischiando grosso.
Infatti, molte di queste rischiano di chiudere, di fallire. Nelle imprese, nelle associazioni di categoria vi era questa consapevolezza, nel Governo invece no.
Noi sottolineammo all'epoca che questa vicenda rivestiva una portata tale da sconvolgere un settore verso il quale - venne ricordato da chi mi ha preceduto e non potete negarlo - nella scorsa legislatura vi era stata una forte attenzione. Infatti, nel corso della scorsa legislatura, i governi del centrosinistra hanno condotto una politica organica. Vorrei ricordare alcuni importanti provvedimenti in materia di deducibilità fiscale, di deduzione delle accise sul gasolio, in materia di imprese minori, di imprese autorizzate per conto terzi, e quant'altro.
Vi è una bella differenza - dobbiamo sottolinearlo - con quanto invece è accaduto in questa legislatura. Io credo che non sia propaganda o faziosità sottolineare che questo inizio di legislatura è stato invece contrassegnato da una delusione totale per il settore dell'autotrasporto. Le associazioni di categoria degli autotrasportatori, anche nei giorni scorsi, hanno presentato un lunghissimo cahier de doléance di questioni irrisolte. Mi soffermerò brevemente su questo aspetto nel corso dell'intervento. Gli autotrasportatori lo hanno fatto - ricordiamocelo e ricordatevelo -, minacciando lo stato di agitazione della categoria.
Dobbiamo rilevare che, nel corso di questi mesi, al di là dei provvedimenti assolutamente marginali - atti dovuti -, persino il termine autotrasporto è scomparso dai documenti ufficiali del Governo italiano. È infatti chiaro che, prima di tutto al ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il ministro Lunardi, interessano altre cose. Questa problematica evidentemente non gli interessa granché. Le sue attenzioni, come noi sappiamo, sono rivolte a ben altro.
Venendo poi alla questione specifica oggetto della discussione del provvedimento in esame, non possiamo non rilevare come, nel corso di questi mesi, vi sia stata, da parte del Governo, e di autorevolissimi esponenti del Governo che, a vario titolo e in varia misura, si sono occupati di questa vicenda, una assai evidente
dimostrazione di leggerezza, di estemporaneità, di impreparazione. Lo ripetiamo: leggerezza, estemporaneità, impreparazione che ha coinvolto - e mi spiace dirlo -, anche autorevolissimi esponenti del Governo Berlusconi. A cominciare proprio dal ministro del tesoro Tremonti che, proprio lui per primo, prodigo di attenzioni e rassicurazioni nei confronti del settore dell'autotrasporto, nel momento in cui si prodigava a parole, nei fatti voltava le spalle agli autotrasportatori. Pochi giorni dopo quelle affermazioni rassicuranti, egli firmava una circolare all'agenzia delle entrate, che è stata poi rimpiattata in qualche cassetto; in quella circolare si prevedeva che gli autotrasportatori dovevano restituire quanto ottenuto con il bonus fiscale. Quella circolare non è poi partita, per tante ragioni e anche perché vi è stata una pronta reazione delle associazioni di categoria; ma i fatti sono incontestabilmente avvenuti.
Il ministro Buttiglione, successivamente, in ripetute occasioni ha parlato di una quasi certezza di prescrizione dei crediti, e poi il sottosegretario Contento, durante un dibattito in aula in replica al sottoscritto, promise solennemente che non avrebbe esposto il settore dell'autotrasporto ad una Waterloo; tuttavia, le cose sono andate diversamente da come promesso o affermato dai rappresentante del Governo. L'unione europea, infatti, perdendo la pazienza di fronte a tali affermazioni, leggere ed un po' avventate, il 18 marzo ha iscritto la condanna dell'Italia, due giorni dopo l'approvazione in Consiglio dei ministri di tale decreto.
Mi chiedo: ma non si capiva dove si stava andando a parare? Non si capiva come era possibile che un tale provvedimento subisse appena dopo due giorni la condanna dell'Unione? Non si capiva che era necessario attrezzarsi perché non vi sarebbero stati sconti, non vi sarebbero state prescrizioni, trattandosi di un nodo che sarebbe venuto al pettine, nonostante le vostre promesse, nonostante le vostre rassicurazioni, nonostante la vostra leggerezza.
In Senato i nostri emendamenti hanno contribuito a rendere meno amara la pillola, e, per fortuna, sono state introdotte alcune modifiche sui tempi di pagamento, sull'individuazione della platea esatta dei debitori, che hanno reso meno drammatico l'impatto di tale provvedimento.
Registro, però, che la vostra condotta leggera ha prodotto anche qualche disagio e malumore all'interno della maggioranza; se è vero, come è vero, che la Lega alla Camera attraverso un autorevolissimo membro della Commissione trasporti ha presentato ulteriori emendamenti al decreto, che sosterremo in quanto condivisi.
Restano tanti nodi irrisolti in tale settore; resta l'esigenza di interventi di sostegno forti, perché se non si accompagna tale provvedimento ad interventi di sostegno alle imprese, molte chiuderanno, si indebiteranno e rischieranno il fallimento. Resta da intervenire sul contenimento del costo dei carburanti che in questi anni è aumentato in modo vertiginoso e che finisce per porre fuori gioco una parte importante delle piccole imprese italiane. Esiste un gap tra imprese italiane e quelle europee per il costo dei carburanti, e più in generale per i costi di esercizio che penalizzano gravemente i nostri autotrasportatori.
Sul versante europeo deve essere accelerata l'iniziativa del Governo affinché faccia sentire la sua voce sull'anticipazione del gasolio professionale, che sarebbe una boccata d'ossigeno per tutte le imprese italiane.
Restano da attuare altre proposte indicate nel protocollo d'intesa del novembre scorso, che sono soltanto indicate in quanto rimaste lettera morta, che disegnavano un progetto organico di sviluppo del settore che voi non state portando avanti. Resta da risolvere, con ben altra efficacia di quanto abbiate saputo fare, il nodo dei valichi alpini. Resta da risolvere, con ben altra efficacia, la questione degli ecopunti. Bisogna dirlo: su queste vicende il Governo non è riuscito adeguatamente a difendere gli interessi degli autotrasportatori italiani.
PRESIDENTE. Onorevole Susini...
MARCO SUSINI. Sugli ecopunti si è fatto addirittura imbrogliare. Anche qui - mi sia consentito dire - si vedono i guasti dell'interim al Ministero degli esteri, perché si collezionato delle figuracce ad ogni piè sospinto. Gli autotrasportatori tutto questo lo sanno bene.
PRESIDENTE. Onorevole Susini, concluda, ha terminato il tempo a sua disposizione.
MARCO SUSINI. Da mesi vi chiedono un tavolo politico che non viene concesso loro e lo chiedono perché sono stanchi di trovarsi di fronte ad interlocutori non autorevoli e sempre diversi.
La vostra leggerezza, la vostra improntitudine, vi ha, invece, ancora una volta fatto perdere un'occasione importante (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pasetto. Ne ha facoltà.
GIORGIO PASETTO. Signor Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto hanno già sottolineato, in modo esauriente, come in realtà ci si trovi di fronte ad un atto dovuto. Ce ne rendiamo perfettamente conto, non vogliamo sollevare questioni di carattere strumentale. Si tratta, in realtà, di un adeguamento alla sentenza della Corte di giustizia. È pur vero, tuttavia, che, rispetto a quest'adeguamento, gli autotrasportatori si troveranno in una situazione di grande difficoltà. Già in queste ore si registrano posizioni di protesta, non soltanto atteggiamenti e comportamenti.
Vogliamo sottolineare che il decreto-legge al nostro esame è stato fortemente migliorato durante l'esame al Senato, sulla base di una forte sollecitazione che abbiamo fatto e faremo anche questa mattina, con riferimento alla proposta del Governo. Tuttavia, si tratta di un miglioramento che, all'interno di un quadro abbastanza rigido (la questione principale, infatti, è la restituzione delle somme), non può essere in grado di garantire e di rilanciare questo settore. Si tratta della restituzione di migliaia di euro per ogni titolare di azienda (sono circa 1.800 miliardi di lire, un miliardo di euro rispetto al complesso delle risorse e delle somme che devono essere restituite).
Credo che questo problema apra una forte crisi in questo comparto. Rendendoci conto di questa rigidità e del fatto di partire da un atto dovuto, non è in discussione la restituzione dei contributi, ma - com'è stato detto - il meccanismo attraverso il quale si arriva a questa restituzione. Nonostante gli apprezzabili miglioramenti apportati al Senato, avremmo voluto che la rateizzazione fosse più ampia. Si poteva e si può ancora fare. Ciò che, invece, consideriamo grave, signor Presidente, onorevoli colleghi, è che il Governo aveva tutto il tempo (abbiamo preso atto degli impegni assunti dal sottosegretario Letta e dal ministro Buttiglione) di procedere a misure di alleggerimento, di carattere compensativo, che, in qualche modo, riducessero il danno economico per queste aziende e per il settore.
Del resto, la restituzione di queste risorse va a far parte di un unico capitolo e, quindi, si traduce in un'entrata per lo Stato, sulle competenze del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. L'importo complessivo è di un miliardo di euro e da tale somma si poteva e si deve partire per individuare misure e strumenti di intervento. Ma il ministero, da questo punto di vista, è stato latitante, forse perché ha ritenuto che si trattasse soltanto di un problema di compensazione economica ovvero che la questione sarebbe stata risolta attraverso le iniziative del ministro Buttiglione. Di fatto, oggi, il ministero si troverà a fare i conti con una tensione ed una crisi del settore estremamente significative. La verità è che, come sempre, il ministro Lunardi è preso dai grandi processi, dalle grandi progettazioni, ma non si occupa dei problemi del trasporto del nostro paese.
Il Governo non prende alcuna iniziativa: non ha convocato nemmeno i rappresentanti del settore, i quali hanno ripetutamente chiesto, in modo unitario, di pervenire, d'intesa, all'individuazione di
strumenti compensativi utili e necessari, mentre l'assenza di qualsiasi ipotesi di intervento compensativo sta determinando una crisi che si rifletterà, sostanzialmente, sul sistema paese. Il fatto che, ieri, un emendamento dell'Ulivo in ordine alla riduzione dell'IRAP per questo settore sia stato respinto aggrava la situazione. Poteva essere un'occasione per avviare il discorso delle misure di carattere compensativo. Ora si rischia di tornare alla paralisi dell'autotrasporto!
Sollecitiamo il Governo a prendere un'iniziativa precisa e a convocare i vertici di tutte le organizzazioni dell'autotrasporto, come queste hanno unitariamente chiesto. Il comparto non è in grado, per debolezza patrimoniale ed imprenditoriale di una parte prevalente delle imprese, se non della totalità di esse, di reggere all'urto dell'esecuzione delle sentenze comunitarie che impongono il recupero del bonus concesso per gli anni 1992-1994, mentre la sua capacità competitiva risulta compromessa dai costi di esercizio più alti, relativamente a molte importanti voci, rispetto a quelli sopportati dai competitori dei principali paesi dell'Unione europea, dei quali, non a caso, si registra una forte presenza sul nostro mercato (al punto che si potrebbe parlare di una vera e propria offensiva da essi lanciata alle nostre imprese). In queste condizioni, con l'accennato aggravio di spese e di esborsi, il settore non sarà in grado di reggere se non saranno presi, prontamente, interventi di carattere compensativo.
I provvedimenti urgenti sono l'ampliamento degli stanziamenti, provvedimenti agevolativi nel campo dei pedaggi autostradali, gli sconti assicurativi, l'ammissione delle spese non documentate, la decontribuzione del lavoro improduttivo. Si tratta, peraltro, di misure che fanno già parte di un pacchetto di proposte avanzate dai rappresentanti del settore, il quale ha urgente bisogno di misure strategiche e di interventi decisi e qualificati.
L'ampiezza delle difficoltà crea una condizione estremamente preoccupante e difficile. È necessario intervenire in modo strategico se vogliamo competere con gli altri paesi europei e, nel contempo, vogliamo operare in conformità alla normativa vigente, anche per non ritrovarci, poi, a dover prendere provvedimenti che potrebbero essere impugnati. Occorrono interventi coerenti con il piano generale dei trasporti.
Vi è un piano generale dei trasporti, al quale non si fa mai riferimento in ordine ai diversi settori di intervento. Allora, noi vogliamo sollecitare chi governa perché non soltanto adotti rapidamente un'iniziativa per la convocazione delle parti, ma anche individui le misure compensative e utilizzi il prossimo documento di programmazione economica e finanziaria per far rientrare questo settore all'interno degli obiettivi strategici della politica programmatica e dell'azione finanziaria del Governo. Non vorremmo trovarci, signor Presidente, sottosegretario di Stato, tra pochi giorni, di fronte ad una mobilitazione del settore o magari sentire il Presidente Berlusconi dire che sono i soliti comunisti, che sono i soliti sindacati. Questo settore, questa categoria, registra oggi un'unità, rispetto alle proprie posizioni e alle proprie indicazioni, che va dalla Confindustria al singolo padroncino. Ecco, noi riteniamo che, qualora questa assenza di iniziativa del Governo e i bagliori ai quali abbiamo accennato continuassero, con le proteste che si trasformeranno sostanzialmente nel blocco dell'autotrasporto e che ricadranno sul sistema paese, sia chiaro fin da questo momento, se tutto questo avverrà, sarà a causa della latitanza e dell'assenza del Governo in questo settore. Noi ci auguriamo che questo non avvenga e auspichiamo un'iniziativa pronta del Governo, per dare una risposta a questo settore (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Albonetti. Ne ha facoltà.
GABRIELE ALBONETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la politica dei trasporti e della logistica ha bisogno, per comune convinzione, di una capacità di
programmazione della complessità e di una visione strategica, che, dopo l'approvazione nel marzo 2001 del piano generale dei trasporti, noi non abbiamo più ritrovato, né nello spirito né nella sostanza, nei comportamenti di questo Governo, ogni volta che ha affrontato i nodi fondamentali del settore e ogni volta che ha affrontato incroci significativi con le politiche di bilancio e di programmazione. In particolare, il comparto dell'autotrasporto - che rappresenta un comparto importante ma fragile, capace, nello stesso tempo, di grande flessibilità ma anche caratterizzato da una precarietà che lo espone costantemente ai venti delle fluttuazioni dell'economia e alla concorrenza internazionale - non è neanche citato, nemmeno una parola, anche solo per diplomatica concessione, nel documento di programmazione economica e finanziaria presentato lo scorso anno dal Governo. Noi dicemmo già allora che questa disattenzione lasciava colpevolmente trasparire una gravissima sottovalutazione dei problemi del comparto, una assoluta mancanza di orizzonte su questo terreno e che, visto che nel settore era a tutti noto che da tempo si addensavano nubi dense di tempesta e scadenze a cui non si sarebbe potuto sfuggire, questo atteggiamento sarebbe stato foriero di molti guai. Ebbene, ad una visione complessiva e strategica si è preferito supplire con provvedimenti parziali, caso per caso, a cominciare, nel luglio scorso, da quel provvedimento con il quale sono stati rinviati molti problemi e molti appuntamenti. Quindi, abbiamo assistito a piccole proroghe, interpretazioni autentiche sulle tariffe applicabili, al tentativo di una sorta di captatio benevolentiae degli interessati del comparto, un lisciare il pelo che evitava di affrontare nodi aspri, che non si sarebbero poi potuti evitare, e che andavano invece inseriti, per una più accettabile soluzione, in un quadro di politiche di riforme, di incentivazione, di sostegno al settore, che rendessero anche i provvedimenti più amari e più impopolari parte di un percorso chiaro e condiviso di rafforzamento competitivo del comparto nel quadro di un rinvigorimento competitivo dell'intera economia nazionale.
Già allora ricordammo che esisteva il problema del bonus fiscale da restituire e che sarebbe stato meglio farlo all'interno di una politica organica; sarebbe stato meglio non illudere la categoria della improbabile possibilità di evitare gli scogli e guidarla in una navigazione più di alto mare, dove al piccolo cabotaggio senza respiro si potesse sostituire un orizzonte più lungo o un fiato meno corto. Ci fu risposto, ancora nel febbraio scorso, da voci autorevoli del Governo, di non disturbare il nuovo manovratore; che ci stava pensando, appunto, il nuovo Governo e che ci stava pensando appunto perché nuovo, con la solita euforia di chi pensa che il mondo ricominci con lui. Ci fu risposto che erano state raggiunte intese con gli autotrasportatori verso i quali sarebbero stati mantenuti gli impegni pattuiti ed ai quali invece, purtroppo, erano state distribuite, a piene mani, con generosa avventatezza, anche illusioni revansciste sulla possibilità di eludere i provvedimenti della Commissione europea e le sentenze della Corte di giustizia. In realtà, da 11 mesi a questa parte, si è menato, colpevolmente, il can per l'aia, solleticando velleitariamente la balzana idea che si potesse evitare di pagare.
In questo esercizio rassicurante, gravido di irresponsabilità, si è particolarmente distinto, come già molti colleghi hanno detto, il ministro Tremonti, che prima ha emanato una circolare fantasma (un pezzo di carta taciuto e mai inviato agli autotrasportatori, buono solo per utilizzarlo a Bruxelles, forse per dimostrare la diligenza del Governo italiano negli adempimenti degli obblighi di recupero del bonus) formulata dall'Agenzia delle entrate e poi congelata che, tuttavia, ha rappresentato, in quel momento, un elemento di chiarezza perché faceva, comunque, giustizia nel segreto del cervello del ministro, dell'idea, diffusa a piene mani, della prescrittibilità del bonus. Poi, caduta questa illusione, ci si è attaccati alla possibilità immaginaria, ma da qualcuno immaginata,
di evitare il recupero per l'impossibilità tecnica dell'operatività da parte degli uffici delle entrate.
Questo gioco delle tre carte, questo illusionismo da baraccone è censurabile in sé, ma lo è ancor di più nella misura in cui ha contribuito a perdere tempo e ad arrivare con l'acqua alla gola e col fiato corto nel vicolo cieco e nell'angolo stretto di oggi, di questo provvedimento, crudo nella sua inevitabilità ma scarno nell'assenza di lenimenti che potrebbero renderlo più accettabile.
Il ministro Tremonti è stato in buona compagnia nel circo degli illusionisti: il suo collega Buttiglione si dichiarò, ad un certo punto, fiducioso, all'80 per cento, di poter strappare a Bruxelles un salvacondotto (chissà perché l'80 e non il 90 o il 50 per cento; chissà quale calcolo delle probabilità è passato nella mente filosofica del ministro, quale ispirazione epistemologia presiede a queste contabilità da massaia). Lo stesso sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, onorevole Letta, dal canto suo ha, per molti mesi, sparso miele ed ha dettato la sua tranquillizzante ricetta dichiarando che, per ora non piove, e, se pioverà, apriremo l'ombrello. Ebbene, ora piove, ma l'ombrello che il Governo ha aperto con questo decreto-legge è palesemente bucato, lacerato, fa acqua da tutte le parti, nonostante il lodevole sforzo fatto dalle opposizioni al Senato per mettere delle pezze qua e là.
L'ombrello, per come lo intendiamo noi, per come lo intendono le categorie degli autotrasportatori, si dovrebbe comporre e dovrebbe innervarsi su una reale, concreta, sostanziale volontà del Governo di fornire subito, contestualmente al recupero del bonus, risposte positive al settore riguardo alle non più rinviabili ed eludibili esigenze di riduzione dei propri costi e di rilancio della propria competitività. Senza interventi di questa natura il settore non potrà sopportare l'urto dell'esecuzione delle sentenze comunitarie e del recupero del bonus, vuoi per la debolezza patrimoniale e imprenditoriale di larga parte della platea degli autotrasportatori, vuoi perché poco competitivo per gli alti costi di esercizio rispetto ai concorrenti dei principali paesi dell'Unione europea, vuoi per le condizioni infrastrutturali e regolamentari che penalizzano il settore stesso.
Peraltro, quei famosi patti assunti nel protocollo d'intesa del 6 novembre 2001 andrebbero onorati. In realtà, dei venti punti che componevano quell'intesa, allo stato delle cose due soli sono stati assolti. Se non si fosse perso tempo a trastullarsi nell'idea di poter dribblare l'ostacolo del bonus, forse sarebbe stato possibile avere oggi un provvedimento più ricco ed articolato, che contenesse - o vedesse affiancarsi - una serie di misure che avrebbero reso più accettabile e sopportabile l'esecuzione della restituzione: per esempio, l'ampliamento degli stanziamenti per il settore per leggi già in vigore (i pedaggi, gli sconti assicurativi, le spese non documentate, le trasferte), alcune misure fiscali (lavorando sull'IRAP, il sostegno ai consorzi fidi, il sostegno all'intermodalità, alla formazione, all'innovazione), l'anticipazione del gasolio professionale in ambito europeo (con uno sforzo che il Governo dovrebbe fare in modo più efficace in questi mesi).
Vi è poi la questione, già ricordata da altri, dei valichi, con le chiusure reiterate e continuate, la crescita abnorme dei pedaggi di transito, la questione degli ecopunti che limitano l'attraversamento e la circolazione in Austria. Si sussurra che tale questione sia stata scambiata a Laeken con un possibile sostegno a Parma quale sede per l'autorità per la sicurezza alimentare. Noi questa affermazione l'abbiamo già fatta più volte in aula, e non è mai stata smentita.
Oggi tutte queste politiche, questi impegni, questa ricchezza di intenti, questo respiro nell'azione del Governo, non li vediamo, e non può neppure essere cosa che viene promessa per domani, per un domani più o meno lontano, perché tutti capiamo che c'è bisogno di contestualità, di tempestività. Ce ne è bisogno non perché lo diciamo noi, ma perché ciò è necessario se si vuole aggirare la boa di questo provvedimento impopolare tenendo
bassa la tensione ed il conflitto sociale che rischiano di scatenarsi; ce ne è bisogno se si vogliono evitare, cosa che non so se a questo punto sarà ancora possibile, gli stati di agitazione, le manifestazioni, le iniziative della categoria, che rischiano nei prossimi giorni e nelle prossime settimane di bloccare e paralizzare il paese.
Voglio concludere con una domanda: questo Governo, che si è dimostrato fino ad oggi assai efficace nel produrre e generare i conflitti, quasi facendo del provocare conflitti una linea consapevole e dichiarata, saprà avviare un'iniziativa volta invece ad attenuare i conflitti e a generare pace sociale, dando eventualmente, in fase di esecuzione di questo provvedimento, dimostrazione di serietà, cercando di accompagnare ogni possibile ulteriore gradualità nell'esecuzione del decreto con la serietà fino ad oggi non dimostrata né verso gli autotrasportatori né verso l'Unione europea? Credo che a questo punto spetti al Governo l'onere di una risposta che finora non è pervenuta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, come è stato ricordato, ci troviamo dinanzi ad un provvedimento dovuto a seguito di condanne da parte della Corte di giustizia europea e all'espressione di pareri motivati. In realtà, non è il primo né l'unico caso di contrasto tra le politiche del nostro paese (anche sotto Governi diversi) ed i principi che presiedono alla concorrenza e allo sviluppo dei mercati in sede comunitaria. Tuttavia, anche in questa circostanza, bisogna evidenziare che, seppur nell'ambito di un provvedimento necessitato, questo Governo ha fatto assai poco per pervenire a soluzioni più convincenti.
Ci troviamo dinanzi ad una misura che - come è stato illustrato sia nel dibattito al Senato sia in quello sin qui svolto alla Camera - determina un notevole danno alla categoria degli autotrasportatori, mentre è ovvio che si sarebbe dovuta adottare una politica di mitigazione di questo danno, secondo un disegno coerente.
Esaminando la decisione della Corte di giustizia europea, si può constatare che le ragioni che hanno portato alla condanna non sono apodittiche. Mi riferisco, in particolare, non solo alle argomentazioni concernenti i contributi che hanno avuto una valenza distorsiva della concorrenza, ma anche a quelle usate dalla Corte con cui si ricorda che l'uso degli aiuti di Stato è ammesso (e molti nostri comparti produttivi industriali e dei servizi, fortunatamente, ne utilizzano una buona parte) ma è subordinato a certe condizioni. Tali aiuti sono ammessi, ad esempio, quando sono finalizzati a piani di ristrutturazione e di risanamento, quando vi è una capacità eccedentaria (come spesso accade, di fatto, nel campo nell'autotrasporto), quando sono finalizzati ad un risanamento o ad un cambiamento in termini di riequilibrio, quando sono localizzati in aree specifiche del paese (come gli aiuti per i fondi strutturali nel Mezzogiorno) e così via.
Vorrei sottolineare che già nella motivazione della sentenza di condanna della Corte di giustizia erano contenute indicazioni in positivo, per far sì che l'adeguamento da parte dell'Italia non fosse solo una forma di adempimento ad una sentenza di condanna e, quindi, ad una misura di tipo sanzionatorio, ma rispondesse a sacrosante e fondamentali obiezioni con una risposta articolata, proprio perché tutti riteniamo fondamentale il principio di tutela della concorrenza e di libero sviluppo dei mercati.
Tutto ciò è mancato per le ragioni già ricordate dai colleghi e oggi ci troviamo ad esaminare un provvedimento che dispiega sulla categoria tutto il suo negativo e pesante effetto.
Come è stato detto, sono mancate misure per ampliare stanziamenti e provvedimenti, in parte già esistenti ed in vigore, a favore di questo settore: mi riferisco ai pedaggi autostradali, agli sconti in materia di assicurazione, alle spese non documentate in trasferta e lo stesso vale per il già richiamato discorso dell'IRAP; tutto ciò anche al fine di produrre una parziale decontribuzione del lavoro improduttivo. Inoltre, è mancata completamente qualunque
misura in termini di sviluppo dell'intermodalità e anche di sostegno e finanziamento al rinnovo dei parchi per gli automezzi, naturalmente, in una logica di minore impatto ambientale.
L'adozione di misure dedicate al trasporto, ma in sostanza inserite nel capitolo concernente la tutela dell'ambiente, sarebbe stata la risposta più logica, più pertinente e più proficua per il paese e non in contrasto con le censure della Corte di giustizia. Tutto ciò è mancato e, probabilmente, ancora una volta, si è immaginato che interessi economici settoriali, tutela del principio della concorrenza, tutela dell'ambiente e rispetto dei principi europei siano in antitesi.
Questo Governo ha più volte dato prova di ritenere che per difendere una categoria o un interesse si debbano violare le direttive o si debba andare contro l'Europa, quell'Europa che introduce il tasso minimo di pedofilia o altre amenità che sentiamo.
Una politica di Governo responsabile dovrebbe avere come punti fondamentali sempre - dunque, anche in questo caso - il sostegno e lo sviluppo di un settore fondamentale come quello dell'autotrasporto, l'ammodernamento del paese attraverso lo sviluppo dell'intermodalità, la tutela dell'ambiente e la tutela del principio di concorrenza e di non sviamento dalla par condicio. Tale politica di Governo, anche in questo caso, è mancata. È per questo che voteremo contro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.
PIETRO TIDEI. È stato già detto molto a proposito del provvedimento con il quale la Commissione europea ha stabilito l'illegittimità delle erogazioni a favore degli autotrasportatori avvenute tra il 1992 ed il 1994 attraverso varie azioni, l'ultima delle quali risale al 24 novembre del 2000, attivando necessariamente la procedura di infrazione a carico del nostro paese. Tali vicende erano note a tutti: lo avevamo già detto e lo avevamo denunciato in più occasioni. Oggi siamo qui a prendere atto che la procedura di recupero appare, anche se necessaria, difficoltosa, vuoi per la natura del credito da recuperare (patrimoniale e pecuniario), vuoi per il tempo ormai trascorso dalla sua stessa erogazione. Sono trascorsi, infatti, otto-dieci anni: immaginiamo di andare, oggi, a chiedere ad un autotrasportatore la restituzione di somme percepite otto-dieci anni fa ed immaginiamo cosa sicuramente succederebbe.
Il sistema dell'autotrasporto è in grande difficoltà. Si tratta di un sistema complesso - come è stato detto - in cui nel corso dei decenni si è sempre privilegiato, per note ragioni, il trasporto su gomma a danno di quello su ferro e marittimo, rinunciando, a proposito di quest'ultimo, a sfruttare le enormi potenzialità offerte da un paese come l'Italia in cui le vie d'acqua sarebbero state davvero le nostre migliori autostrade. Avendo rinunciato nel passato ad una moderna e razionale politica dell'intermodalità, nonostante gli encomiabili e grandi sforzi degli ultimi cinque anni con il piano generale dei trasporti e della logistica, le cosiddette autostrade del mare, ed i forti investimenti sulle infrastrutture portuali, ci troviamo, oggi, ad affrontare una situazione di enorme confusione e di grande sperequazione.
Oggi è evidente l'esigenza di colmare non solo il divario fra nord e sud attraverso una rete di trasporto moderna, efficiente e razionale, ma anche quella di una vera interconnessione con l'Europa ed il suo processo di allargamento ed integrazione. Dobbiamo purtroppo registrare, dopo quasi un anno di Governo di centrodestra, che la situazione sta facendo visibili passi indietro vuoi per l'assenza di una strategia globale nel settore dei trasporti, vuoi perché non vi è in atto alcun tentativo serio di riequilibrare i vari sistemi di trasporto attraverso una politica di investimenti nelle ferrovie, nel trasporto aereo ed in quello marittimo. La beffa dei 100 mila miliardi di investimenti nelle infrastrutture è sotto gli occhi di tutti con la conseguenza che il 2002 passerà inutilmente in attesa, forse, che nella legge
finanziaria per il 2003 il Governo, anziché fare proclami, si decida finalmente a stanziare risorse vere.
È evidente che il sistema dell'autotrasporto, cresciuto così abnormemente, sia oggi caratterizzato da una grande fragilità e, soprattutto, sia esposto alla concorrenza internazionale, probabilmente più efficiente e competitiva del nostro sistema.
Si tratta di un settore totalmente ignorato dal Governo nel documento di programmazione economico-finanziaria e, in sintesi, non c'è alcun piano strategico di rilancio, di sostegno e di razionalizzazione del settore. L'unica cosa - è questo il punto nodale dei nostri interventi - che questo Governo riesce ad immaginare per il settore dell'autotrasporto è richiedere agli autotrasportatori - che sono, purtroppo e ancora, la spina dorsale del nostro sistema - la restituzione di somme percepite dieci anni fa a titolo di crediti di imposta.
Questa è l'unica risposta che il Governo sa dare ad un settore profondamente in crisi ed in difficoltà: francamente è un po' poco per un sistema che, ancora oggi, trasporta le sue merci all'82 per cento su strada e, quindi, la quasi totalità del trasporto delle merci avviene sulla stessa. Pur comprendendo le ragioni di necessità, a fronte della procedura di infrazione aperta dalla Commissione europea, ci saremmo francamente aspettati ben altro da un Governo che in campagna elettorale si è presentato con lo slogan «cambieremo profondamente il paese».
In questi mesi ci siamo, invece, visti presentare soltanto qualche proroga e qualche briciola. Ad esempio, nel trasporto aereo - dopo i fatti dell'11 settembre che hanno prostrato la nostra economia legata a questo importantissimo settore - non si è riusciti ancora a presentare in Parlamento un'organica riforma nel settore né un piano strategico capace di rilanciare le sorti di un'azienda che, ricapitalizzata in ritardo - e vedremo se così sarà -, viene lasciata nella più totale incertezza sul proprio futuro, visto che il Governo ha dichiarato che l'azienda rimarrà in mani pubbliche sino al 2003 e dopo quella data buio fitto.
Considerando che in questo settore, tra vettori, compagnie aeree, operatori aeroportuali, turistici e commerciali, indotto, nel suo complesso lavorano centinaia di migliaia di lavoratori, non mi pare che questa assenza di strategia lasci ben sperare per il prossimo futuro. In questo settore abbiamo una compresenza spesso conflittuale di più disegni, come quello della commissione Riggio, il rapporto Romani e le dichiarazioni del Governo: mi pare che di confusione ce ne sia già abbastanza e mi auguro che la fitta nebbia che regna in questo settore si diradi al più presto, anche se, purtroppo, dobbiamo constatare che, da questi primi passi, non mi pare che ci siano molte speranze.
Ma rimanendo al provvedimento in questione - come hanno già avuto modo di sostenere il collega Raffaldini ed altri in diverse occasioni - abbiamo sollevato più d'una volta il problema del bonus e di quello che si sarebbe verificato a livello europeo: non è una novità, lo stiamo denunciando da quasi un anno. Il Governo, di fronte alle nostre sollecitazioni, in più occasioni ha sostenuto che il problema degli autotrasportatori non si sarebbe posto - e qui sorge la contraddizione tra il Governo e gli atti che oggi stiamo per approvare -, che gli autotrasportatori sarebbero stati sicuramente tranquillizzati e che agli stessi sarebbe stato dato ciò che era stato pattuito. Addirittura, il Governo ha avuto modo di dire che non avrebbe esposto la categoria degli autotrasportatori ad una Waterloo - e lo diceva già Raffaldini - nei confronti della Commissione europea, per costringerla poi a mettersi in ginocchio di fronte a provvedimenti sbagliati.
Parole sante quelle del Governo e del sottosegretario Contento formulate poche settimane fa, peccato però che, alle parole, poi non siano seguiti i fatti concreti. Addirittura, invece, il ministro Tremonti ha emanato una circolare fantasma, con la quale dimostra a Bruxelles la volontà del Governo di recuperare le somme illegittimamente
erogate agli autotrasportatori. Si tratta della solita politica e del solito gioco delle tre carte: da una parte, il Governo firma un patto con gli autotrasportatori, questi ultimi escono contenti da quella riunione, e dà loro garanzie non solo sul bonus ma anche su altri provvedimenti a sostegno; dall'altra però, guarda caso, l'esecutivo - in questo caso il ministro Tremonti - smentisce palesemente se stesso ed ignora le promesse fatte agli autotrasportatori, con la sola differenza della modalità di comunicazione.
La prima, vale a dire quella delle promesse, è stata diffusa con grande evidenza sulla stampa nazionale e soprattutto dalle categorie degli interessati: le solite promesse elettorali e demagogiche. L'altra, quella del recupero, è stata tenuta segreta e notificata soltanto agli organismi competenti dell'Unione europea. Lo stesso ministro Tremonti ebbe modo di rassicurare sull'avvenuta prescrizione dicendo, addirittura, che sarebbe stato impossibile recuperare tecnicamente questi fondi per la ormai irrecuperabile prescrizione.
Non credo che questo sia stato un comportamento corretto e trasparente. Se poi consideriamo - e, in questo caso, la cosa è ancora peggiore - che decreti di aiuto alle imprese di trasporto furono firmati, nel periodo 1992-1994, dai ministri Bernini, Costa, Fiori e Tremonti, è ovvio che il comportamento appare ancora più sconcertante. Non vi è stata neanche la dignità di sostenere e difendere coerentemente i propri provvedimenti. Eppure, di occasioni di recupero questo Governo ne ha avute tantissime ma, in 12 mesi, non ha trovato il tempo per recuperare gli effetti di una situazione che il nostro gruppo, da mesi, sta con forza denunciando.
Cosa dirà ora il Governo agli autotrasportatori? Siamo veramente curiosi di saperlo e mi auguro che, oggi, il sottosegretario Mammola abbia la possibilità di farci sapere cosa dirà agli autotrasportatori i quali, dopo essere stati più volte rassicurati dal Governo, l'unica cosa che otterranno sarà il rimborso di 2 mila miliardi di lire.
Cosa dirà il ministro Buttiglione agli autotrasportatori, ai quali egli stesso disse di essere fiducioso all'80 per cento? Cosa dirà agli autotrasportatori il sottosegretario Letta, che non perse occasione per tranquillizzarli, dicendo testualmente: ora non piove e se pioverà apriremo l'ombrello?
Vorrei far presente al sottosegretario Mammola che oggi piove, che con questo provvedimento piove e che l'ombrello francamente non lo vediamo! Non solo l'ombrello è bucato, ma non lo vediamo affatto, nonostante si tratti di 2 mila miliardi di lire.
Probabilmente, oggi, il sottosegretario Mammola viene qui senza colpe, semplicemente per sostenere le ragioni di un provvedimento che altri sopra di lui avrebbero potuto se non evitare, perlomeno accompagnare ad altri provvedimenti che ne avrebbero determinato un minor peso e minori conseguenze drammatiche per gli autotrasportatori.
Riteniamo che ciò sia grave. Si tratta di un maledetto imbroglio ai danni di migliaia di autotrasportatori, molti dei quali - come diceva il collega Susini - rischiano di chiudere la propria azienda, dunque di fallire.
Dunque, approvate un provvedimento che appare dovuto e a ciò vi limiterete, mentre non avete posto in essere tutti quei provvedimenti a sostegno come, da mesi, insistentemente stiamo chiedendo.
Vi chiediamo ancora, per l'ultima volta, di aprire finalmente questo tavolo di lavoro tra Governo e parti sociali, al fine di individuare soluzioni adeguate a reggere l'urto delle esecuzioni delle sentenze comunitarie di recupero del bonus fiscale 1992-1994. Chiediamo al Governo dove siano finiti i 20 punti sottoscritti dallo stesso esecutivo nei confronti degli autotrasportatori, gli stanziamenti adeguati, gli ecopunti, il costo eccessivo dei carburanti, il grande divario di spese di esercizio tra le imprese di autotrasporto italiane e quelle europee nonché il progetto organico di sviluppo e di innovazione dell'intero settore.
Con i nostri emendamenti abbiamo cercato di migliorare, almeno in parte, il provvedimento, di limitarne gli effetti che saranno pesantissimi sull'economia dell'autotrasporto e di renderlo meno gravoso e, soprattutto, meno dirompente attraverso dilazioni di pagamento ed altre iniziative. Tuttavia, ciò non basta.
In conclusione, se questo decreto-legge non si accompagnerà ad un provvedimento sostanzioso e compensativo ma, soprattutto, ad un piano organico di risanamento e di rilancio dell'intero settore, capace di reggere l'urto della concorrenza europea, favorendo il processo di integrazione europea, l'eliminazione del divario tra nord e sud e lo sviluppo di una moderna rete intermodale di trasporto veramente all'altezza dei tempi, il Governo - come abbiamo già detto - avrà dimostrato ancora una volta di aver fatto soltanto chiacchiere e promesse inutili e di non essere stato minimamente capace di affrontare con serietà e con coraggio una questione che è determinante e decisiva per l'economia del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.
RENZO LUSETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi siamo lieti della presenza del sottosegretario di Stato Mammola. Signor sottosegretario, come lei sa, durante la discussione sulle linee generali tenutasi qualche giorno fa, era presente in aula un suo collega che non aveva molta attinenza con il tema dei trasporti e che le avrà sicuramente riferito dell'articolato dibattito che si è svolto. Siamo ben felici di poter discutere insieme a lei, che segue questo settore, gli emendamenti che il Parlamento ha presentato. Dico il Parlamento perché, affinché non sembri che qui si voglia fare ostruzionismo, vogliamo ricordare che gli emendamenti non sono frutto del lavoro dell'opposizione.
Inizialmente, gli emendamenti sono stati presentati dalla maggioranza: noi eravamo abbastanza disponibili a discutere senza fare ostruzionismo, lasciando al Governo e alla maggioranza la responsabilità intera di penalizzare settore dell'autotrasporto. Spiegherò più avanti le ragioni della nostra contrarietà. Poiché una parte consistente della maggioranza - e mi riferisco agli amici e colleghi della Lega nord - ha presentato emendamenti, noi non abbiamo potuto fare finta di niente, lasciandoci sorpassare a sinistra dalla Lega nord o da una parte consistente della Casa delle libertà. Pertanto, visto che l'ostruzionismo è cominciato dalla maggioranza, noi abbiamo soltanto - come dire - continuato il lavoro di Gibelli e di altri colleghi che intervengono certamente non per fare ostruzionismo - su questo c'è la buona fede - ma per migliorare il provvedimento.
Quindi, gli emendamenti proposti dai colleghi Stradiotto, Raffaldini, Ruzzante e Duca - e, dunque, dal centrosinistra nel suo complesso - non vanno nella direzione dell'ostruzionismo, come qualcuno ha pensato in quest'aula, ma tendono a migliorare il testo. Poiché crediamo che in Parlamento sia possibile svolgere un lavoro finalizzato alla crescita e al miglioramento qualitativo dei testi legislativi, ci permettiamo di presentare qualche emendamento. Vedo che qui si va avanti a volte a colpi di maggioranza, a volte a colpi di decreto-legge, a volte a colpi di delega legislativa, lasciateci almeno la possibilità di discutere nel merito su alcuni problemi.
Pertanto, sottolineiamo le incongruenze di questo Governo: abbiamo apprezzato la relazione del collega Mantini il quale ha cercato di rivestire in maniera qualificata, con la sua relazione, un provvedimento che è stato fatto all'ultimo secondo. Signor sottosegretario, come lei sa, il Governo, dopo aver rassicurato tutte le associazioni dell'autotrasporto sul fatto che non ci sarebbe stato alcun problema per quanto riguarda le cosiddette multe, si è trovato, invece, di fronte alla rigidità doverosa, dovuta, obbligata da parte dell'Unione europea. Pertanto, il Governo ha dovuto mettere in piedi, in quattro e quattr'otto, un decreto-legge che, come reca lo stesso titolo, deve ottemperare agli obblighi comunitari in materia di autotrasporto.
Cosa dico al Governo? Dico che questo è un Governo che si limita a gestire l'esistente. Mi ricordo quando, in campagna elettorale, questa maggioranza e l'attuale Presidente del Consiglio dei ministri, allora leader della Casa delle libertà, hanno fatto molte promesse, immaginando di governare il paese con un grande orizzonte davanti a loro, attraverso grandi trasformazioni, con grande capacità di governare, di liberalizzare, di fare chissà quante cose.
Poi ci troviamo di fronte a provvedimenti importanti, come quello dell'autotrasporto (perché voi sapete che, vista la lunghezza del nostro paese, sicuramente l'autotrasporto svolge un ruolo rilevante), e il Governo, che si proponeva ambiziosi progetti e che proponeva agli italiani di raggiungere un orizzonte vasto, si trova ora a dover discutere di un decreto-legge senza occuparsi del tema dell'autotrasporto.
Noi avremmo preferito, come dicono gli emendamenti di cui stiamo discutendo, che ci fosse un provvedimento di accompagnamento che dimostrasse la buona volontà di questo Governo nei confronti del settore dell'autotrasporto. Infatti, non si può sic et simpliciter dire agli autotrasportatori «noi ottemperiamo gli obblighi che ci vengono imposti dalla Comunità europea, poi dopo vedremo»: bisogna dare a questa categoria di lavoratori un po' di prospettiva. Sarebbe stato opportuno da parte del Governo che fosse stato adottato un provvedimento analogo (magari anche un disegno di legge) che desse al settore alcune garanzie e un po' di prospettiva. Ritengo che se si fosse potuto intervenire sul contenimento del costo dei carburanti, come hanno detto altri colleghi precedentemente, questa avrebbe potuto essere un'azione politica del Governo. Invece, nulla di tutto ciò. Ci risulta, almeno fino a due giorni fa (non so se le cose sono cambiate), che il Governo non ha ancora convocato le categorie dell'autotrasporto - poi il sottosegretario ai trasporti potrà rispondere - o, almeno, non so se è vero che il Governo non l'abbia ancora fatto.
Tuttavia, se il Governo rispetto alla drammatica situazione di cui soffre il settore dell'autotrasporto, non si degna nemmeno di convocare le categorie e le associazioni maggiormente rappresentative per discutere di questo problema, vuol dire che intende mortificare e penalizzare questa categoria di lavoratori. Allora, una volta con l'articolo 18 si vogliono mortificare i lavoratori dipendenti, un'altra volta con questo provvedimento si vogliono mortificare i lavoratori dell'autotrasporto: mi pare che qui non ci sia attenzione verso chi lavora e verso la dignità di coloro che cercano di dare il loro contributo personale alla crescita di questo nostro paese. Lo dico perché questo è un Governo che ha fatto molte promesse e, visto che ormai siamo alla scadenza dell'anno in cui avete vinto le elezioni, voglio capire se ci sia qualcosa di concreto oppure se siano tutte parole.
Per questo motivo, ci siamo permessi di presentare alcuni emendamenti, sempre sulla base di quanto fatto dal collega Gibelli (che è della maggioranza), perché sicuramente non potete dire che il collega Gibelli ha presentato gli emendamenti per fare ostruzionismo. Noi ci siamo messi proprio sulla scia del collega Gibelli, per cui stiamo discutendo in maniera pacata di alcune osservazioni che si intendono svolgere su questo importante provvedimento.
I governi del centrosinistra hanno affrontato in maniera degna l'intero tema dell'autotrasporto proponendo una serie di provvedimenti di sostegno al settore. Lei, onorevole Mammola, nella precedente legislatura era all'opposizione, era membro della Commissione trasporti e avrà visto la bontà delle cose fatte dai governi di centrosinistra in materia di autotrasporto.
PAOLO MAMMOLA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. ...una roba!
RENZO LUSETTI. Quindi, non le sarà sfuggita sicuramente la deducibilità delle spese di trasferta dei dipendenti; sicuramente non le sarà sfuggito, quand'era
parlamentare dell'opposizione, l'innalzamento degli importi previsti a titolo di deduzione fortettaria delle spese non documentate per le imprese minori autorizzate al trasporto merci per conto terzi. Siccome voi siete i paladini di questo settore, voglio capire perché non teniate conto di queste cose e perché non diate atto ai governi del centrosinistra di un importante lavoro fatto in questo settore. Poi lei sa benissimo che la legge del 1999 in qualche modo proponeva la riduzione delle accise sul gasolio per autotrazione. Sono provvedimenti che hanno dato l'idea di come il centrosinistra abbia voluto affrontare il tema dell'autotrasporto e dell'attenzione che il centrosinistra ha nei confronti dei lavoratori di questo importante comparto anche oggi che è all'opposizione.
Noi stiamo semplicemente cercando, onorevoli colleghi, di fare il nostro dovere, di tutelare una categoria che oggi è in difficoltà. Poi vi è anche chi fa riferimento agli anni 1992, 1993, 1994 e debbo dire che capisco anche l'obiezione, ma ricordo che nel 1994 vi era il Governo Berlusconi. Lo ricordo ai tanti democristiani presenti in aula appartenenti sia alla maggioranza sia all'opposizione, i quali erano presenti anche nel 1992 e nel 1993; cito l'onorevole Sanza per tutti, non so se in questo momento è presente in aula.
Con questo voglio dire che non si può fare facile polemica sulla data a cui risalgono questi obblighi comunitari. La polemica si fa sul lavoro che oggi non ha voluto fare o non è in grado di fare questo Governo, a tutela di un grande comparto come quello dell'autotrasporto.
Mi auguro che alcuni di questi emendamenti vengano approvati per il bene del settore dell'autotrasporto; noi però, poiché non ci fidiamo di questo Governo, di questa maggioranza, abbiamo messo le mani avanti e presentato anche qualche ordine del giorno, affinché almeno l'esecutivo - lo dico a lei, onorevole Mammola - possa accettarli e non accogliergli come raccomandazione (la solita pacca sulle spalle). Tali ordini del giorno debbono servire a dare l'idea, attraverso un loro accoglimento pieno e non formale, che verso questo settore sussiste un interesse.
Noi quindi ci auguriamo che vi sia, innanzitutto, un atteggiamento positivo nei riguardi degli emendamenti per dimostrare che il nostro serio lavoro parlamentare - non ostruzionismo - possa essere accolto.
In secondo luogo, ci auguriamo vi sia una attenzione verso il comparto dell'autotrasporto così come dimostrano gli ordini del giorno presentati, che spero vogliate accettare. Comunque, ci auguriamo che almeno il dibattito serva affinché il Governo convochi le associazioni rappresentative del comparto (infatti non ho capito bene se le avete convocate oppure no); in ogni caso non si può mandare allo sbaraglio l'intero settore dell'autotrasporto. Speriamo che il dibattito serva - questa è l'ultima chance che vi diamo, anche se ne avete avute tante e consumate tutte, ma ormai l'anniversario si avvicina per voi, anche se la delusione è tanta - affinché ci si impegni ad adottare qualche provvedimento serio che dia un po' di respiro a questo settore, a questo comparto; in caso contrario ci vediamo costretti a portare avanti una forte polemica nei confronti del Governo, rispetto ad un settore che voi state pesantemente penalizzando e questo non è giusto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, credo sia arrivato il momento di aprire l'ombrello, per parafrasare le parole del sottosegretario Letta; la sensazione che si ha è che questo ombrello sia rimasto solo con le stecche e che stia arrivando la grandine.
PAOLO MAMMOLA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Oggi c'è il sole!
ROBERTO GIACHETTI. Come avrà notato, onorevole sottosegretario, ha piovuto
ancora in questi giorni. Credo, quindi, che al di là delle battute questa categoria si trovi in un momento molto difficile.
Voglio aggiungere solamente poche considerazioni ai tanti interventi che in modo così analitico e preciso hanno illustrato le ragioni dell'opposizione ed i criteri alla base di alcune proposte emendative che la stessa opposizione ha avanzato - come ricordava il collega Lusetti, ma ci tornerò tra qualche istante seguendo la linea anche di una parte della maggioranza -. Credo che, ancora una volta, signor Presidente, ci troviamo a dover affrontare un dibattito sulla base di provvedimenti urgenti, di decreti-legge. Da quando vi è questo Governo è successo molte volte di dover affrontare discussioni, dibattiti e voti su provvedimenti, come si dice, «blindati» e su provvedimenti di carattere, in qualche modo, eccezionale come i decreti-legge o le deleghe al Governo. Si può dire che questa volta, in qualche modo, possiamo avere la fortuna di non dover affrontare dibattiti su temi particolari come quelli sul falso in bilancio e sulle rogatorie internazionali ma, ahimè, signor Presidente, ci troviamo ad affrontare un provvedimento determinato dall'urgenza di adempiere a degli obblighi comunitari.
Ciò non toglie che ci troviamo di fronte ad una situazione di urgenza, signor Presidente, che, in questo momento, giustifica il decreto-legge, ma sappiamo perfettamente che, probabilmente, vi sarebbe stato il tempo, nonché le condizioni per affrontare questo argomento, non con l'urgenza determinata dalle poche ore che ci separano da una condanna; sarebbe stato necessario affrontare il problema nel momento giusto e nei modi giusti. Certo, signor Presidente, abbiamo perso otto mesi dietro alle spesso stravaganti ed errate convinzioni sulla base delle quali alcuni rappresentanti del Governo hanno tranquillizzato gli operatori, prima che il Parlamento, sul fatto che non vi sarebbero stati problemi.
I colleghi che mi hanno preceduto hanno ricordato le affermazioni del sottosegretario Letta, mentre altri, anche in sede di discussione sulle linee generali, hanno ricordato quelle del ministro Tremonti che ci hanno rassicurato, e hanno rassicurato gli operatori sul fatto che non vi era da preoccuparsi perché, al riguardo, ci si dirigeva verso la prescrizione. Sappiamo perfettamente che, invece, ci troviamo a ridosso - e quanto a ridosso, signor Presidente! - di una decisione a fronte della quale è stato necessario che il Governo intervenisse attraverso lo strumento del decreto-legge.
La conversione del decreto-legge in discussione - lo hanno ricordato i colleghi che mi hanno preceduto - risponde alle necessità di dare esecuzione alle due sentenze di condanna della Corte di giustizia della Comunità europea, prima che lo Stato italiano incorra nella cosiddetta sentenza di doppia condanna, ai sensi dell'articolo 228 del Trattato della comunità europea. Questa è la realtà che ci troviamo a dover affrontare e la realtà - lo ripeto - che si trovano di fronte tanti operatori che, in queste ore, rischiano certamente anche per la loro attività.
Il problema dunque - come dicevamo, signor Presidente - è anche quello della forma e del contesto in cui questo provvedimento viene adottato.
Dopo dieci anni dalla decisione della comunità, credo sarebbe stato giusto e doveroso attendersi dal Governo una soluzione diversa da quella di carattere sostanzialmente, direi quasi, essenzialmente punitivo per le imprese dell'autotrasporto che - come noto - non hanno alcuna colpa o responsabilità se non quella di aver utilizzato legittimamente alcuni benefici di legge, nel pieno e assoluto rispetto della legalità.
Ci saremmo aspettati che il Governo approfittasse di questa occasione per presentare al Parlamento, alla Camera in questo caso (ma prima che in questa sede al Senato) un'iniziativa legislativa complessiva che, in qualche modo, intervenisse nel settore in modo più organico, magari con una maggiore tempestività.
Ciò non è impossibile, anche in attuazione delle direttive comunitarie; solo qualche ora fa infatti (nella giornata di
ieri) ha avuto luogo - mi pare che alcuni colleghi lo abbiano ricordato - la seconda parte dell'audizione in IX Commissione del ministro delle comunicazioni, onorevole Gasparri, il quale (ieri, al riguardo, alcuni colleghi sono anche intervenuti) ci ha informato del fatto che ha inteso utilizzare lo strumento della delega (in questo momento in discussione al Senato) per presentare un emendamento, approfittando della necessità di recepire alcune direttive della Corte europea. Ci ha spiegato (questa spiegazione ha fatto emergere anche qualche preoccupazione sull'effettivo intento del ministro dell'interno quanto agli interventi nel settore) che sarebbe stata l'occasione buona e giusta per introdurre alcune norme finalizzate al riordino della materia, al miglioramento ed al superamento di norme desuete; norme che fossero anche in grado di ridisegnare contorni migliori nel settore.
Probabilmente, se, con lo stesso spirito, il Governo si fosse mosso su questa materia, avremmo avuto un numero minore di preoccupazioni per quanto concerne la libertà di stampa e di comunicazione nel nostro paese - che fa seguito ai tanti provvedimenti affrontati e discussi in questa sede, non ultimo quello sul conflitto di interessi -, e magari avremmo fornito qualche certezza ulteriore agli operatori.
Ciò che sembra tuttavia mancare all'iniziativa del Governo è in qualche modo da una parte la consapevolezza dell'effettivo impatto che questo provvedimento al nostro esame avrà sulle tante imprese di autotrasporto che, dall'epoca dell'erogazione degli incentivi ad oggi, hanno subito una contrazione della propria struttura, o comunque un ridimensionamento patrimoniale, che rende per queste particolarmente oneroso - ed occorre sottolinearlo -, se non addirittura impossibile, far fronte ad oggi, a distanza di tanti anni, all'obbligo di restituzione delle somme, anche in forma rateizzata. Lo ricordava il collega Lusetti: sarebbe stato opportuno almeno trovare il modo di garantire una rateizzazione più umana, possibile, attraverso l'approvazione di questo decreto-legge.
Per altro verso, il Governo non ritiene di accompagnare questo obbligo di restituzione delle somme, con un contestuale intervento di concreto alleggerimento degli oneri gravanti, nel nostro paese, sulla attività di autotrasporto, in misura - ed è utile sottolineare questo aspetto perché non si tratta dell'unico settore in cui ciò avviene - largamente superiore rispetto agli altri partner della Unione europea, dove le imprese di identico carattere beneficiano di una legislazione assai più snella, sottoposte ad una pressione fiscale effettivamente pensata in funzione della produttività, oltre che di un mercato del lavoro più efficiente.
Purtroppo, si tratta di una sorta di schizofrenia che spesso registriamo nell'ambito della nostra legislazione, nella quale esiste una diseguaglianza rispetto alle tante categorie, trattate in maniera differente nel nostro paese rispetto ad altri paesi, pur applicandosi la medesima normativa comunitaria. In particolare, parallelamente all'adozione di questo decreto-legge che oggi è al nostro esame, sarebbe stata probabilmente opportuna, da parte del Governo, la predisposizione di un intervento legislativo anche sul fronte del contenimento del costo dei carburanti, il cui smodato aumento, negli ultimi anni, ha finito per determinare, come è noto, il collocamento fuori dal mercato delle piccole e medie imprese di autotrasporto.
Sappiamo che a parole questo Governo dedica grande attenzione alle piccole e medie imprese. Probabilmente abbiamo terminato quei manifesti che, nella giornata di ieri, abbiamo mostrato in aula e che riguardavano le promesse elettorali di questo Governo e della maggioranza nei confronti dei più deboli, e quindi anche delle piccole e medie imprese.
Notiamo ogni giorno - credo che anche il paese se ne stia accorgendo -, quale sia il risultato di tali promesse negli atti concreti che il Governo adotta e nei provvedimenti che porta alla discussione di questa Assemblea, come di quella del Senato della Repubblica.
Avviandomi alla conclusione, ciò che appare irrinunciabile ed urgente è l'esigenza
di garantire in primo luogo un'adeguata considerazione dei problemi strutturali ed infrastrutturali che affliggono il settore dell'autotrasporto, pregiudicandone la competitività sui mercati europei. Anche in questo caso, evitando di addentrarmi in questa materia, posso utilmente rifarmi alle parole del collega Tidei, quando egli stigmatizzava e segnalava il fatto che il Governo non abbia colto questa opportunità per compiere una riflessione, individuando una serie di interventi in grado di riorganizzare le infrastrutture, sul tema dei trasporti alternativi, sulla riconversione indispensabile di alcuni sistemi di trasporto, magari su ferrovia. Taccio al riguardo sui provvedimenti che il ministro Lunardi ha portato alla nostra attenzione in questi mesi.
Signor Presidente, considero esaurito il mio intervento, e sottolineo che siamo di fronte ad un provvedimento caratterizzato non dall'urgenza e dalla straordinarietà ma dal fatto che il Governo dimostra, ancora una volta, la sua incapacità anche semplicemente di prevedere, di preintervenire, per attivarsi, come sarebbe stato necessario in tale occasione, con provvedimenti legislativi che abbiano il respiro e la necessaria iniziativa di tutela e di garanzia dei lavoratori e delle imprese che versano in una situazione di grande disagio e che rischiano con tale provvedimento di essere definitivamente collocati in una situazione di precarietà certa.
Speriamo in un accoglimento parziale delle nostre proposte emendative; staremo a vedere quale atteggiamento avrà una parte della maggioranza, che ha presentato anch'essa proposte emendative di modifica di alcune parti del decreto; tuttavia, ritengo manchi una capacità di programmazione e di progettazione, che non sia solo ordinaria amministrazione, ma che sappia tutelare gli interessi e il futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.
GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, ritengo che l'unica risposta concessa in tale momento al settore dell'autotrasporto sia: pagate 2 mila miliardi.
Si tratta di un fatto grave, e non perché dovuto alla Comunità europea, ma perché si è giunti a ciò e perché non si concede alcuna prospettiva al settore dell'autotrasporto.
Tale sistema deve e può diventare un elemento di modernità del Paese, di traino per la sua economia; tuttavia è fondamentale, sicuramente, che il settore dei trasporti, e quindi dell'autotrasporto, sia un anello di una catena più larga di modalità diverse, dialoganti tra di loro, e che non devono contrapporsi, trovandosi in un sistema integrato.
Strada, ferro, ed acqua sono risorse, se usate con intelligenza e con equilibrio.
Ricordo che, non da oggi (difatti il provvedimento concerne gli anni 1992, 1993, 1994), le affermazioni sul sistema dell'autotrasporto, sulla strada, sul rapporto ferro-strada, risalgono a circa vent'anni fa. Si tratta di un problema italiano, della nostra configurazione geografica; è certamente un problema che negli anni si è cercato di risolvere, ma a cui ad oggi, esattamente ad un anno dal suo insediamento, l'attuale Governo (lunedì prossimo sarà il suo compleanno) non mostra alcuna attenzione.
Voglio rammentare che nel documento di programmazione economico-finanziaria la parola autotrasporto non viene neanche citata, come, d'altronde, non viene citata la parola cultura; ma questo è un problema che non investe la conversione in legge di questo decreto-legge. Affermo ciò per sottolineare l'importanza che il Governo dà a questo settore, per quanto riguarda la programmazione. I settori non possono essere considerati a sé stanti; in un progetto d'economia integrata - soprattutto, nel mondo dei trasporti - deve esserci una visione globale che sposti l'attenzione (senza diminuirla) dal settore dell'autotrasporto ad un equilibrio più ragionato tra acqua e ferro.
Sappiamo benissimo che esistono problemi attinenti al sistema; esso deve aiutare
a riequilibrare le diverse velocità di crescita del nostro territorio - quindi, il sud e il nord - e prevedere una forte e pregnante interconnessione con l'Europa, tenendo conto di un allargamento verso il Mediterraneo. Il Governo di centrosinistra e, in questa legislatura, l'opposizione hanno più volte indicato le difficoltà del comparto e ciò che sarebbe accaduto allo stesso. È stata rilevata, da diversi colleghi - tra cui l'onorevole Raffaldini -, durante la discussione sulle linee generali, ed oggi, da colleghi intervenuti prima di me, una sottovalutazione da parte del Governo, e del ministro del tesoro, rispetto al problema del bonus. Non si capisce come si possa tranquillizzare ed affermare, addirittura, che il bonus andrà in prescrizione poiché è scaduto il termine di cinque anni ed accorgersi, invece, che in prescrizione non può andare perché i regolamenti europei prevedono per la stessa il termine di dieci anni.
Ci troviamo sempre in imbarazzo quando dobbiamo assumere decisioni, come al solito, emergenziali - nel caso di specie, il carattere emergenziale è quasi dovuto - senza che vi sia un minimo di programmazione per il futuro, per lo stesso settore e per aiutare gli autotrasportatori, i quali, certamente, gravati da 2000 miliardi, potrebbero semplicemente soccombere.
Ritengo sia molto importante, anche da parte delle Governo, non voler mettere in ginocchio il settore dell'autotrasporto. Lo ripeto, non bisogna attendere che piova; occorre prevenire la pioggia, se è possibile. Non vorrei, quindi, che i nostri autotrasportatori, in questi mesi, continuassero ad essere imbrogliati - lo ripeto - come lo sono stati.
Gli autotrasportatori hanno ripetutamente chiesto un confronto ad un tavolo politico, hanno chiesto di capire quali iniziative si pensi di intraprendere per rilanciare la loro competitività, per riorganizzare il settore e, in definitiva, per venire incontro alle esigenze, legittime e del tutto plausibili, da loro indicate. Eppure, non sono stati ancora convocati; e questa è una grave mancanza da parte del Governo e da parte dei ministri competenti!
Vanno dati segnali positivi al settore in ordine, anzitutto, alle ineludibili esigenze di riduzione dei costi di esercizio e di rafforzamento della competitività. Poiché la riduzione dell'accisa sul gasolio è stata stigmatizzata, al punto che si è arrivati all'applicazione di sanzioni, in sede europea, bisogna trovare altre soluzioni, non semplicemente alternative, ma davvero propositive e in grado di aiutare, non di assistere, il sistema dell'autotrasporto. In caso contrario, non essendo tale comparto in grado di reggere l'urto dell'esecuzione delle sentenze comunitarie, la sua capacità di competizione risulterà estremamente compromessa.
Occorre dare applicazione al protocollo di intesa del novembre 2001, costituito da venti articoli, ma attuato solo relativamente a due, e poi bisogna ampliare gli stanziamenti, estendere le misure previste dai provvedimenti esistenti, ridurre i pedaggi autostradali, concedere sconti assicurativi, prevedere la deduzione delle spese non documentate ed altre misure fiscali specifiche. Non so se queste ultime, con riferimento all'autotrasporto, siano considerate dal ministro Tremonti meritevoli di essere contemplate dai decreti legislativi di attuazione della delega fiscale o se, invece, vengano considerate di natura assistenziale. Il fatto è che non si capisce quale sia la vostra politica, in quali campi abbiate intenzione di intervenire per aiutare l'economia del nostro paese.
GABRIELLA PISTONE. Sarebbe necessario anche incoraggiare forme di aggregazione, consortile o societaria, tra le imprese e forme miste di trasporto in alcune aree territoriali (nel caso dei distretti industriali, ad esempio). L'intermodalità è fondamentale, come lo sono, del resto, la formazione e l'innovazione: le imprese di trasporto debbono essere incluse
nelle leggi destinate all'innovazione tecnologica e agli investimenti innovativi (ciò avrebbe delle ricadute positive molto importanti sotto il profilo della riduzione dell'impatto ambientale del settore nel nostro paese).
Reputo vi sia molto lavoro da fare in questo campo anche per avere, finalmente, una nostra politica dei trasporti realmente capace di integrarsi a quella europea. Sappiamo tutti che abbiamo a che fare con frontiere e con regole molto precise vigenti nei paesi confinanti con il nostro: se non ci attrezzeremo a dovere, esse finiranno per penalizzare i nostri autotrasportatori e, di conseguenza, il nostro paese.
L'Italia - lo dicevo prima - è un paese che ha una sua configurazione geografica, che si sviluppa molto in lunghezza e, quindi, ha delle carenze infrastrutturali. Ma dobbiamo avere il coraggio di effettuare una programmazione ed una progettazione davvero moderna ed innovativa, il coraggio di dare ad ogni modalità il giusto peso senza contrapporci; solo in questo modo riusciremo ad aiutare una categoria che - ripeto - è stata ampiamente penalizzata con questo provvedimento, perché non le è stata detta la verità, perché è stata «gabbata». E allora non si può aspettare che piova; agiamo subito, prima della pioggia, prima dei temporali, perché poi i temporali, a volte, provocano le alluvioni, e noi ci vogliamo augurare fermamente che questo non accada, per il settore e non solo. Occorre, quindi, dare più peso a questo settore nevralgico per il nostro paese con atti davvero lungimiranti che diano davvero spazio, all'interno del settore, anche alle altre modalità di trasporto, che devono vedere sviluppate le loro potenzialità (come ho già detto, penso all'acqua e al ferro).
Rappresentiamo forse un'anomalia europea rispetto al carico che il settore del trasporto su gomma copre nel nostro paese percentualmente. Quindi, penso che dobbiamo dare davvero tutto il nostro contributo affinché questa politica cambi, inverta la sua tendenza, e sia capace davvero di ridare prospettive al settore in maniera moderna, innovativa e, soprattutto, europea, poiché l'Europa questo ci chiede. Noi, certamente, non volevamo arrivare a questo, tant'è che, in un anno, avevamo sollevato più volte il problema, che andava risolto prima di arrivare alle sentenze negative della Corte europea.
Per questo, auspichiamo l'approvazione degli emendamenti, presentati non solo dall'opposizione, ma anche dalla maggioranza (addirittura, prima dalla maggioranza e poi dall'opposizione), così da migliorare i contenuti di questo decreto e dare fiducia e futuro a questo settore (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Panattoni. Ne ha facoltà.
GIORGIO PANATTONI. Signor Presidente, qui non stiamo analizzando solo i problemi di un settore specifico, stiamo parlando di un problema che investe la competitività di tutto il sistema italiano. Le nuove tecnologie produttive, il real time, il fatto che oggi non esistano più magazzini presso i produttori, il fatto che, quando uno va a far riparare la propria automobile, il pezzo di ricambio debba arrivare da magazzini centralizzati a livello nazionale, comporta una serie di esigenze, di vincoli, che fanno dei sistemi logistici integrati una delle caratteristiche principali di misura della competitività di un sistema industriale.
Questi sistemi logistici trovano, ovviamente, nel sistema di trasporto, il fulcro che ne caratterizza la qualità e l'efficienza, in altri termini, la possibilità di avere accesso a sistemi moderni, meno costosi, finanziariamente più abbordabili che possano metterci in corretta competizione con i grandi sistemi industriali europei.
Credo sia necessario riflettere su come, in Italia, sia venuta a crearsi questa situazione.
La politica dei trasporti condotta in Italia in questi cinquant'anni ha privilegiato la gomma, ha costruito tante strade,
ha fatto tanti investimenti ed ha creato molte priorità, tant'è vero che oggi una grande quantità dei trasporti effettuati sul territorio nazionale sono trasporti su gomma e, contemporaneamente, ha penalizzato, con molti vincoli, con la scarsità di investimenti, con tante questioni anche di carattere formale, organizzativo, burocratico e così via, lo sviluppo di sistemi alternativi a quello della strada per un corretto bilanciamento delle esigenze complessive di trasporto del paese.
Vorrei ricordare a lei, signor Presidente, a me stesso ed a tutti i colleghi un dato per tutti: il numero di chilometri di ferrovie disponibili oggi in Italia è lo stesso del 1915. Questo la dice lunga sul fatto che io debba considerare prioritario ed importante, almeno nel breve e medio termine, il rafforzamento del sistema dell'autotrasporto, il mantenimento di una sua competitività, la capacità di generare fattori positivi per la competitività complessiva del sistema nazionale. In questa situazione credo che la considerazione complessiva da tenere presente è che, in Italia, se va in crisi il sistema dell'autotrasporto va in crisi una parte importante del sistema nazionale; cioè la competitività del sistema Italia ne risulterebbe fortemente compromessa. Ecco perché è importante discutere dei provvedimenti da prendere in questo settore e svolgere una breve e sintetica (visti i tempi a disposizione) analisi degli interventi necessari a breve, medio e lungo termine
A breve termine è evidente che non esistono molte alternative al sostegno del settore ed a provvedimenti congiunturali forti. È necessario attuare una politica tesa a mantenere il sistema competitivo nel breve termine per evitarne, non dico il collasso, ma quella perdita strisciante di efficienza e competitività che comprometterebbe, radicalmente, la possibilità di contribuire allo sviluppo nazionale. Su questo punto dovremo tornare perché riteniamo le misure contenute in questo decreto-legge, ma anche i comportamenti generali tenuti in questi mesi, non coerenti con la necessità che il sistema esprime in maniera così evidente.
A medio termine, ci piacerebbe veder confermate una serie di iniziative che il centrosinistra aveva già intrapreso in questo settore: facilitare la crescita delle imprese; agevolarne l'integrazione; rendere, in altri termini, il tessuto complessivo dell'industria in questo comparto più consistente; trovare una dimensione in grado di reggere, in qualche maniera (data la situazione formale del paese), una competizione europea sempre più importante e rilevante; ma anche adattare una serie di strumenti, ne cito uno per tutti, attuare una politica fiscale mirata a rendere una componente importante del settore produttivo industriale del paese non un elemento di freno, non di costo eccessivo ma di efficienza, per garantire uno sviluppo adeguato.
A tal proposito le considerazioni da fare sarebbero tante, anche con ampio rammarico, perché non abbiamo visto adottare provvedimenti in linea con queste esigenze.
Vi è poi il fatto formale, importante: la strategia di lungo periodo. È evidente che di strategia perseguibile ve ne sia una sola: recuperare il tempo perduto a tappe forzate spostando consistenti volumi di traffico dalla gomma all'acqua ed al ferro. Non vi è dubbio che questa sia l'unica strategia possibile, ma è altrettanto evidente a chiunque che si tratta di una strategia di medio-lungo periodo che, nel breve, non può dare effetti sostanziali al sistema .
Rispetto a tale schema di riferimento, quali sono i provvedimenti che abbiamo visto adottare, o che sono stati proposti, dal Governo? Gli interventi congiunturali, quelli capaci di intervenire sul breve periodo, sono insufficienti, parziali, poco incidenti, non toccano alcune voci di spesa estremamente rilevanti che potrebbero, invece, costituire un elemento di supporto immediato al recupero di competitività a fronte del fatto specifico generato dalla decisione europea e della conseguente necessità di dover fronteggiare, nel breve, un impegno finanziario rilevante; vi è poi la politica fiscale, di cui abbiamo discusso ieri: abbiamo detto che questa non va
bene, non solo perché i sistemi di redistribuzione della ricchezza vanno in senso inverso rispetto alle necessità sociali del paese, ma perché sarebbe molto importante valutare ed analizzare anche come quel sistema proposto non risponda alle esigenze di questa tipologia di settori, come esso non venga incontro alle necessità specifiche perché di specifico non ha nulla, in quanto tende a privilegiare grandi fasce di reddito e non entra, invece, nello specifico di una politica fiscale capace di essere, essa stessa, strumento di incentivazione e di sviluppo per il paese. Ad esempio, vorrei ricordare all'Assemblea che ieri è stato respinto un emendamento che mirava a ridurre l'IRAP in questo specifico settore: si sarebbe trattato di un provvedimento del tutto in linea con la necessità di sostenerlo, ma anche in questo caso si è preferito non fare nulla, si è preferito ignorare quali siano le esigenze concrete e reali del settore, si è preferito, per l'ennesima volta, rimandare ad altra sede qualsiasi decisione.
Vi è, infine, la strategia di lungo periodo: questo è, forse, l'elemento più dolente. Il piano dei trasporti non tiene conto di questa grande necessità, non vi è quell'accelerazione che noi abbiamo posto tra i nostri obiettivi e che deve costituire uno degli obiettivi del paese. Non è vero che nel piano dei trasporti sono contenuti quegli indirizzi formali, strategici che dovrebbero portare, nel lungo periodo, ad un cambiamento sostanziale dell'attuale situazione. Siamo contrari alle indicazioni che sono emerse e che sono state via via recepite nel piano delle grandi opere ed in altri provvedimenti; in essi, infatti, non abbiamo constatato la presenza di questo grande salto di qualità che dovrebbe, invece, costituire un momento di grande trasformazione del paese, quel cambiamento di priorità che dovrebbe caratterizzare una posizione politica forte su un tema strategico come questo. Abbiamo al contrario constatato un'espressione di Governo debole, confusa, tradizionale, conservatrice, più attenta agli interessi immediati della gente che non all'interesse generale del paese, in riferimento a questo come a tanti altri settori. Siamo molto perplessi circa le prospettive che il paese avrà di realizzare un sistema che vada nella direzione del soddisfacimento dei suoi bisogni reali sotto questo profilo. Anzi, riteniamo che con quel tipo di impostazione i livelli di competitività del sistema tenderanno certamente a ridursi e non ad aumentare, come tutti auspichiamo. Riteniamo, quindi, che anche nel lungo periodo questa strategia non sia corretta.
Signor Presidente, in ultima analisi ci sembra che non vi siano segnali positivi rispetto a queste tre direzioni: vi sono provvedimenti congiunturali insufficienti, interventi di supporto specifico inesistenti, strategie di medio e lungo periodo inadatte ad una soluzione radicale di questo problema. Se le cose stanno così, è evidente che non possiamo che rammaricarci di questa situazione e chiedere con forza che vengano adottati provvedimenti più incisivi. Chiediamo, inoltre, che al di là dello specifico momento che in questa sede ci vede discutere su uno specifico provvedimento, vi sia una riflessione più globale e complessiva secondo le tre direttrici che abbiamo indicato, per dare una soluzione a questi problemi.
Anche in questo caso, però, si pone un problema di metodo: vi è un Governo che ha rifiutato la concertazione, che intende muoversi con autoritarismo, naturalmente anche senza autorevolezza, che pensa di avere le ricette in tasca per dare risposte a tutti senza sentire nessuno, che crede di operare «contro» anziché lavorare «con» per costruire insieme una strategia di evoluzione del paese, che non si rende conto che metà del paese non l'ha votato e che, quindi, non è d'accordo, per principio, su un metodo di questa natura.
Questa arroganza, che fa sì che anche i provvedimenti più semplici rappresentino una via difficile da perseguire, perché è sempre priva di consenso ed alla mercé di verifiche che non vengono effettuate, e che fa sì che vi sia sempre uno scontro formale in atto, anziché un processo di
convergenza di opinioni, è un modo di procedere che non può che preoccupare moltissimo.
Sotto questo profilo è difficile attuare strategie corrette, che non tengano conto solo delle esigenze di una parte del paese. Sembrerà una riflessione banale, ma non è così: la strategia corretta per un paese è quella che, in qualche modo, costituisce la sintesi di interessi, anche contrapposti, una sintesi formale che tenga conto degli interessi generali e non solo degli interessi particolari di una categoria o di un insieme di poteri.
Il decreto-legge in esame pone una «pezza» parziale, insufficiente e contraddittoria e non vi sono grandi indicazioni di correzione di rotta. Gli emendamenti cercheranno di intervenire per rendere questo provvedimento un po' più efficiente, nei limiti in cui ciò è consentito dal dispositivo stesso del decreto-legge e dall'argomento che oggi è in discussione. Tuttavia, siamo convinti che, in questo come in altri settori portanti dell'economia italiana, occorra fare qualcosa di molto diverso. Questa volta occorre considerare veramente l'intero comparto come strategico e predisporre un piano che, effettivamente, dia al paese una prospettiva più forte, che tenga conto delle situazioni reali e concrete, che definisca strumenti specifici di intervento, che tracci una linea di evoluzione coerente con le necessità complessive che in Europa sono sempre più forti, che consideri strategico il problema della compatibilità nel lungo e non solo nel breve periodo, che ponga il problema dell'equilibrio di uno sviluppo sostenibile e ambientalmente corretto con la necessità di adottare provvedimenti che in questa direzione offrano al paese soluzioni reali e concrete.
Ebbene, al di là del provvedimento in esame, ci auguriamo che questo Governo sappia effettuare quel salto di qualità che fino ad oggi non è stato capace di fare e che eviti di produrre ancora danni consistenti, seguendo strade parziali e indirizzate al mantenimento e alla conservazione di interessi e di privilegi che non costituiscono i valori fondamentali del paese.
Avendo presente questa necessità, che credo debba diventare anche un criterio di linea politica per la nostra opposizione, affrontiamo l'esame di questo decreto-legge con molte perplessità. Esso è insufficiente, ma occorre dare almeno questa risposta per passare a risposte più positive in prospettiva affinché questo settore possa continuare, almeno nel breve periodo, a costituire quell'elemento indispensabile di competitività che garantisca al sistema italiano di reggere ad una competizione sempre più forte in Europa (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.
GRAZIA LABATE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, come hanno testimoniato tutti gli interventi che si sono succeduti fino ad ora, il provvedimento al nostro esame riveste una vitale importanza non solo per il settore, ma anche per lo sviluppo economico del nostro paese. Tale importanza è data soprattutto dalla capacità intrinseca di un settore come questo di concorrere, oggi e per il futuro, allo sviluppo economico dell'Italia.
È evidente che sul settore dell'autotrasporto pesano un'arretratezza del sistema economico ed infrastrutturale del paese, caratterizzato da accentuate divaricazioni tra nord e sud, ed anche una storia di normative e di dispositivi economici che, finora, non hanno posto l'accento sulla centralità che tale settore può rivestire per lo sviluppo economico dell'Italia nel contesto europeo. Siamo in questa sede a discutere di un provvedimento che si inserisce in una situazione del comparto gravemente segnata da alti costi di funzionamento, da elevata frammentazione delle imprese, da ridotte capacità finanziarie di accesso al credito.
È noto - i colleghi lo hanno già rilevato - che la Commissione europea ha deciso di imporre agli autotrasportatori italiani la restituzione dei bonus fiscali utilizzati negli anni 1992-1994. Occorre anche essere
consapevoli che le somme da restituire sono elevate, pari a circa un milione di euro. Il comparto rischia, quindi, di non essere in grado, per la debolezza patrimoniale ed imprenditoriale, di reggere l'urto dell'esecuzione delle sentenze comunitarie. La sua capacità competitiva risulta compromessa soprattutto da elevati costi di esercizio, più alti rispetto a quelli dei principali paesi europei.
È per questo che affrontiamo questa discussione, prendendo atto dell'urgenza e delle caratteristiche di questo provvedimento, convinti che occorra dare un indirizzo strategico forte per lo sviluppo del settore all'interno del sistema più generale dei trasporti nel nostro paese ed in Europa. Tuttavia, ci rammarichiamo di non aver visto la messa in campo di strumenti normativi che accompagnassero questo provvedimento con indirizzi e misure che dessero speranza al comparto dell'autotrasporto nel nostro paese di poter far fronte con maggiore sicurezza e serenità, nel medio e nel lungo periodo, alle proprie potenzialità di sviluppo.
È stato già detto in quest'aula, è storia antica, e tuttavia, nella precedente legislatura il Governo di centrosinistra ha cercato con il piano generale dei trasporti e con provvedimenti di settore specifico, non solo di farsi carico del problema peculiare del comparto ma anche di mettere in atto una serie di incentivi e di meccanismi che costituissero quella speranza di medio periodo per la messa a punto organica dello sviluppo e della vitalità del settore: tuttavia, oggi discutiamo di un provvedimento che rischia di metterlo fortemente in crisi.
Allora, molte cose già dette dai colleghi chiamano il Governo ad un impegno diretto e, in questo caso, non mi si dica che è la solita vicenda dei termini che condiziona, poi, la capacità di un Governo di dare risposte più organiche attraverso decreti ai gravi problemi che questo settore attraversa. Il Governo, se presta attenzione ad emendamenti che sono stati presentati dai colleghi della maggioranza come dell'opposizione, avrebbe potuto e può ancora fare in modo che questo provvedimento non risulti soltanto iniquo e punitivo per la categoria. Quindi, mi auguro che il dibattito intorno al decreto-legge al nostro esame trovi il necessario ascolto da parte dell'esecutivo perché il provvedimento subisca alcune modificazioni che diano la speranza - anche nella gravità della risposta alle sentenze comunitarie - che il settore autotrasporto nel nostro paese possa essere rivitalizzato, aiutato, sostenuto e incentivato a migliorarsi e ad essere competitivo.
Allora, è evidente che dalla discussione e dall'impegno di oggi deve scaturire un atteggiamento migliorativo ma devono scaturire anche impegni precisi da parte del Governo. Colleghi, tra poco, con il documento di programmazione economico e finanziaria dovremo discutere le scelte strategiche e di indirizzo che il Governo del nostro paese vuole dare a questo settore, nel più generale indirizzo del sistema dei trasporti italiani in ambito europeo. Allora, domandiamo una risposta e una assunzione di responsabilità chiara su provvedimenti che possono essere indicati non solo nelle scelte strategiche ma anche rafforzando, già oggi, strumenti normativi in nostro possesso per il sostegno a questo settore.
Allora, perché non pensare all'ampliamento degli stanziamenti e dei provvedimenti già esistenti - riguardanti, per esempio, la questione dei pedaggi autostradali, le misure assicurative, le spese non documentate, le trasferte -, a rimodulare l'IVA per la quota esente per il comparto, a sostenere i consorzi fidi, ai quali si possa accedere per ottenere il credito e portare avanti l'innovazione tecnologica, di cui pure il settore ha bisogno e, soprattutto, a incentivare le forme consortili di impresa per reggere la competitività interna ed internazionale?
Inoltre, perché non ridurre progressivamente la forbice tra i contributi obbligatori di lavoro dipendente e quello per i lavoratori autonomi, incoraggiare le forme che possano mettere insieme imprese, per filiera e per distretto industriale, in modo tale da acquisire nel medio periodo maggiore capacità di stare sul mercato e di confrontarsi nell'ambito europeo? Perché
non sostenere l'intermodalità di cui abbiamo tanto discusso, non solo nelle Commissioni di merito, ma anche nel dibattito generale nel nostro Parlamento, perché sono queste condizioni che possono fare di un comparto, dentro un settore di vitale importanza strategica per lo sviluppo del nostro paese, le condizioni vere perché si possa parlare di competitività e di ambito europeo di sviluppo di un settore economico di così grande importanza ?
Per esempio, perché non includere tutte le imprese di autotrasporto nella normativa esistente ma anche nelle scelte di indirizzo che, a maggio e a giugno, compieremo per il sostegno e l'innovazione tecnologica?
Immaginare forme di defiscalizzazione legate a piani, a progetti delle imprese che, in questo settore, si innovano e, soprattutto accelerare, a livello europeo, l'iniziativa per una rapida entrata in vigore del gasolio professionale, per la revisione del sistema degli ecopunti nonché per la riduzione delle tariffe di transito dei valichi alpini. Questo ci saremmo aspettati. Questo decreto è uno strumento di contesto per fare in modo che questo provvedimento non risultasse punitivo ed iniquo rispetto ad una normativa europea che pone fortemente in scacco il sistema dell'autotrasporto.
Occorre, inoltre, evidenziare che la situazione di illegittimità, che si è instaurata, non dipende dagli autotrasportatori, i quali non hanno fatto altro che accedere ai benefici di legge nel pieno rispetto della legalità. Tuttavia, la situazione che si è determinata va sollevata in termini di scelta politica del Governo. I ministri per le politiche comunitarie, i ministri delle infrastrutture e dei trasporti e quelli dell'economia non possono non discutere in ambito comunitario con i loro colleghi su questa materia, affinché le normative vengano armonizzate e non vi siano, ancora oggi, forti disparità tra i diversi paesi, con il rischio di penalizzare e compromettere quei paesi la cui normativa ha avuto ben altro tipo di orientamento.
È per questo motivo - lo sottolineo nuovamente - che il dibattito di oggi e l'esame degli emendamenti presentati a questo decreto non possono costituire qualcosa di costretto dal tempo per cui: prendere o lasciare.
Ci auguriamo che il Governo ascolti con sensibilità le motivazioni contenute negli emendamenti e che, con altrettanta sensibilità, si predisponga ad accoglierle e ad enunciare chiaramente la strategia e gli indirizzi che intende perseguire attraverso questo provvedimento e nel prossimo futuro (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di Sinistra-l'Ulivo).
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, ritengo sussistano tutte le condizioni per chiedere, ai sensi dell'articolo 44 e, conseguentemente - come norma applicativa -, dell'articolo 85, comma 4, del regolamento, la chiusura anticipata della discussione che si sta svolgendo in quest'aula.
Dico ciò in quanto, in merito al decreto-legge oggi all'esame dell'Assemblea, al quale sono stati presentati solo 14 emendamenti e pochi ordini del giorno, credo che l'azione posta in essere dall'opposizione sia dovuta non al merito del provvedimento, ma esclusivamente ad un intento ostruzionistico che, legittimamente, l'opposizione può portare avanti.
Tuttavia, altrettanto legittimamente, la maggioranza - e qui sorgono vari problemi legati alla decretazione, alla modalità dei nostri lavori e a tutto ciò che potrà essere sottoposto all'attenzione prima del Presidente della Camera e poi della Giunta per il regolamento - può chiedere la chiusura anticipata della discussione.
Dunque, chiedo che sia posta in votazione la proposta di chiusura anticipata della discussione sul complesso delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge in esame dopo avere ottemperato, eventualmente, a quanto previsto dall'articolo 85, comma 4, del regolamento (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Sulla proposta, formulata dall'onorevole Leone a norma dell'articolo 44, comma 1, del regolamento, di chiusura della discussione sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge, possono intervenire un oratore contro e uno a favore per non più di cinque minuti.
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare contro.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Il collega Leone, che ha chiesto di porre termine alla discussione sul complesso degli emendamenti, ha utilizzato alcuni argomenti che, per quanto mi riguarda, sono privi di fondamento.
Chi, come me, ha seguito fin dall'inizio gli interventi che si sono succeduti dall'inizio della seduta, ha potuto constatare che si è trattato di interventi di merito, dunque relativi al contenuto del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame.
Si pone un grande problema: trovare una soluzione che non sia temporanea, transitoria e penalizzante nei confronti degli addetti del settore. Qualcuno lo ha definito un atto dovuto. Sicuramente dobbiamo rispondere, anche per quanto riguarda le norme comunitarie, in tempi rapidi a ciò che la stessa Unione europea ha deliberato; tuttavia, questo non vuol dire farlo con un provvedimento come quello che il Governo e la maggioranza che lo sostiene hanno presentato e che è all'ordine del giorno dei nostri lavori.
Fin dalla discussione sulle linee generali di lunedì pomeriggio, le opposizioni hanno evidenziato con chiarezza i punti sui quali potevamo e possiamo ancora oggi trovare convergenze e che sono stati rappresentati con dovizia di particolari e con motivazioni; si è raccolta - guardate, colleghi - una richiesta diffusa da parte delle associazioni di categoria che sono state ascoltate, che hanno richiesto incontri e che, anche in queste ore, sono molto attente alla nostra discussione: cosa che non fa la proposta che voi ponete all'attenzione del Parlamento. Si tratta di una risposta parziale e insufficiente e, come qualcuno ha giustamente sottolineato, penalizzante.
Quindi, trovo pretestuoso il motivo che è stato addotto dal collega Antonio Leone per porre termine alla discussione: il confronto parlamentare è importante su questi argomenti, quando è pertinente come in questo caso e quando si tratta di intervenire su un settore delicato e importante come quello del trasporto nel suo complesso, anche se qui se ne esamina soltanto un aspetto, relativo all'autotrasporto. Se noi avessimo la possibilità di continuare in questa discussione, altri colleghi che si sono iscritti potrebbero portare ulteriori motivazioni e lo faranno, comunque, a sostegno degli emendamenti da noi presentati, se la proposta avanzata dal collega Leone a nome della maggioranza dovesse passare tra qualche minuto. Lo faremo sostenendo i nostri emendamenti; lo faremo intervenendo nelle dichiarazioni di voto finale sul provvedimento.
Dunque, non c'entrano niente motivazioni di ostruzionismo, come quelle adombrate: lo strumento del decreto-legge, di per sé, ha bisogno di particolari attenzioni per quanto riguarda l'esame da parte del Parlamento, perché attiene anche ai rapporti tra Governo e Parlamento. Ancora oggi ci troviamo di fronte ad un proliferare abnorme della decretazione d'urgenza, contrario anche allo spirito e alla lettera della Costituzione.
I decreti-legge sono troppi, il Parlamento è ingolfato da questi provvedimenti d'urgenza che spogliano il Parlamento delle sue prerogative, cedendo ad un'imposizione; molte volte i decreti-legge non vengono assolutamente modificati, sono blindati. Manca, quindi, un necessario e proficuo rapporto nel dibattito che si deve svolgere anche per modificare il testo.
Non credo, quindi, che la nostra azione possa essere definita ostruzionistica, come è stato fatto. Si tratta, invece, di un'attenta, motivata e determinata azione delle opposizioni per cambiare un provvedimento
sull'autotrasporto che è penalizzante nei confronti degli addetti del settore.
Per questo noi esprimeremo un voto contrario alla richiesta avanzata dall'onorevole Antonio Leone (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Poiché nessuno chiede di parlare a favore, passiamo ai voti.
Tuttavia, prima vorrei rendere ai colleghi una comunicazione che non attiene alla votazione che stiamo per effettuare.
Nella seduta di ieri più volte, nel corso dei lavori, sono stati esposti striscioni e manifesti da parte di deputati. Ho ritenuto finora di non sanzionare questi comportamenti reputando, in generale, che il ricorso alle sanzioni disciplinari per i deputati debba configurarsi come una misura di carattere eccezionale. Vi è, però, da parte della Presidenza la piena consapevolezza della contrarietà di tali atteggiamenti alle regole di comportamento da tenersi durante i lavori dell'Assemblea e del fatto che essi rappresentano una grave elemento di turbativa rispetto all'ordine delle sedute. Peraltro, la preoccupazione del Presidente è acuita dal fatto che questi comportamenti stanno diventando sempre più frequenti e sempre meno episodici rispetto all'inizio della legislatura.
Avverto che d'ora in poi non intendo tollerare siffatti comportamenti e, conformemente ai precedenti in materia (ricordo, da ultimo, quelli relativi alle sedute del 13 novembre 1996 e del 21 e 23 aprile 1999), procederò, ove dovessero ripetersi episodi analoghi, ad espellere i deputati interessati e a proporre all'Ufficio di Presidenza, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del regolamento, l'adozione di adeguate sanzioni disciplinari (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta avanzata dall'onorevole Leone, di chiusura della discussione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 407
Votanti 405
Astenuti 2
Maggioranza 203
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 176).
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, intervengo ai sensi del secondo comma dell'articolo 44 del regolamento.
Ho già sollevato più volte in questa Assemblea la necessità di una puntuale riflessione da parte sua e, soprattutto, del Governo e della maggioranza su questo ripetersi continuo da parte del Governo di una iniziativa...
PRESIDENTE. Onorevole Boccia, mi scusi, lei fa riferimento all'articolo 44, comma 2, del regolamento. Tuttavia, c'è una disposizione, l'articolo 85, comma 4, che recita testualmente «qualora sia deliberata la chiusura della discussione ai sensi dell'articolo 44 hanno facoltà di intervenire una sola volta, per non più di dieci minuti ciascuno, i primi firmatari o altro proponente degli emendamenti non ancora illustrati, che non siano già intervenuti nella discussione». Per cui, nel caso specifico, non le posso dare la parola.
ANTONIO BOCCIA. Ma il comma 2 dell'articolo 44 si riferisce esclusivamente e precipuamente alla chiusura della discussione sulla quale io intervengo. Dice il comma 2...
PRESIDENTE. No, onorevole Boccia, per la fase della discussione degli articoli vale la norma che le ho letto, mentre l'altra è la norma generale.
ANTONIO BOCCIA. In tal caso, va bene.
PRESIDENTE. Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative presentate.
LUIGI MARTINI, Relatore. Signor Presidente, il parere è contrario su entrambi gli emendamenti presentati all'articolo 1 del decreto-legge. Per quanto riguarda l'articolo 2 del decreto-legge, il parere è contrario su tutti gli emendamenti, ad eccezione dell'emendamento Gibelli 2.4, identico all'emendamento Raffaldini 2.12, per i quali il relatore si rimette al Governo. Per quanto attiene all'articolo 3 del decreto-legge il parere è contrario su tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO MAMMOLA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, devo esprimere parere conforme al relatore su tutti gli emendamenti, quindi contrario. In particolar modo, sull'emendamento Gibelli 2.4, identico all'emendamento Raffaldini 2.12, che era già stato oggetto di discussione e di una richiesta di approfondimento da parte dell'onorevole Gibelli, sono costretto a mantenere la posizione che avevo già anticipato in Commissione. Pertanto, anche per gli identici emendamenti Gibelli 2.4 e Raffaldini 2.12 non c'è possibilità di accoglimento e quindi il parere è contrario su tutti gli emendamenti presentati.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Stradiotto. 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stradiotto. Ne ha facoltà.
MARCO STRADIOTTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo presentato alcuni emendamenti a questo provvedimento che si pongono lo scopo di migliorarlo. Per quanto riguarda l'articolo 1 proponiamo al comma 1 di sostituire le parole «agli autotrasportatori» con le seguenti: «alle imprese iscritte all'albo degli autotrasportatori di cose per conto terzi, di cui alla legge 6 giugno 1974, n. 298».
Abbiamo già avuto modo di dire, nell'ambito della discussione sulle linee generali, che noi contestiamo al Governo il fatto che, parallelamente all'adozione di questo decreto-legge di cui si sta discutendo oggi e che si voterà nei prossimi giorni, sarebbe stato opportuno - secondo noi - predisporre anche altri provvedimenti su altri fronti. Ad esempio, si sarebbe potuto intervenire sul contenimento del costo dei carburanti, che purtroppo è aumentato in maniera smodata in questi ultimi anni ed ha finito, di fatto, per mettere fuori dal mercato gran parte delle piccole e medie imprese di autotrasporto.
I governi di centrosinistra nella scorsa legislatura avevano varato una serie di provvedimenti di sostegno al settore, come ad esempio: la deducibilità delle spese di trasferta dei dipendenti, l'innalzamento degli importi previsti a titolo di deduzione forfettaria delle spese non documentate per imprese minori autorizzate al trasporto merci per conto terzi, nonché gli interventi previsti dalla legge n. 40 del 1999, che in qualche modo proponevano la riduzione delle accise sul gasolio per autotrazione. Erano tutte misure che dimostravano una forte attenzione al settore dell'autotrasporto, cercando di rinviare ad un momento più opportuno un intervento di riforma più radicale - ma anche più complessivo e più organico del settore - che prendesse atto delle tendenze attuali del mercato dell'autotrasporto e anche dei rapporti concorrenziali che oggi lo governano; infatti, tutti quanti ci diciamo liberalizzatori, ma noto che alla fine molti segnali ci fanno pensare che le liberalizzazioni non procedono con il passo dovuto. In campagna elettorale siamo tutti operai, tutti autotrasportatori, tutti agricoltori, ma quando in seguito approviamo le leggi ce ne dimentichiamo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.
EUGENIO DUCA. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, colleghi, collega relatore - che ha espresso parere contrario su tutti gli emendamenti salvo uno -, credo non sfugga a tutti noi che il provvedimento al nostro esame - cioè la conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2002, n. 36, recante disposizioni urgenti per ottemperare ad obblighi comunitari in materia di autotrasporto - tenta di risolvere un problema aperto alcuni anni fa, precisamente nel triennio 1992-1994.
Durante il breve esame nella IX Commissione (Trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati abbiamo valutato positivamente alcune modifiche introdotte dal Senato della Repubblica che, obiettivamente, ha anche avuto a disposizione più tempo per esaminare il provvedimento oggi al nostro esame; anzi, a tale scopo occorre segnalare, signor Presidente che oggi è il 9 maggio, il decreto-legge scade tra dieci giorni - il 19 maggio - e ancora una volta la Camera dei deputati si trova a legiferare sotto l'incalzare della scadenza del decreto-legge. Si tratta di una eventualità che potrebbe portare ad una decadenza del provvedimento che noi non vogliamo, lo ribadisco, non vogliamo e non è nostro obiettivo far decadere il decreto-legge, che pure non riteniamo giusto, ma comunque ancora migliorabile. Signor Presidente, dico questo anche per altri motivi; proprio ieri sera abbiamo esaminato nella IX Commissione (Trasporti, poste e telecomunicazioni) un altro decreto-legge, l'ennesimo decreto-legge sulla cosiddetta «manovrina» o manovra per correggere i conti pubblici che non vanno e per esprimere un parere consultivo alle competenti Commissioni.
Ieri, alle 16, il provvedimento è stato incardinato e questa mattina, tra le 8 e le 8,35, la IX Commissione ha espresso il parere, senza alcuna possibilità o, meglio, con scarsissime possibilità di approfondire materie che hanno conseguenze dirette nei settori dei trasporti ed anche dell'autotrasporto poiché si parla di demanio marittimo, portuale, di beni del demanio già affidati alle competenze delle regioni, dei comuni, delle autorità portuali, delle gestioni aeroportuali italiane, delle strade italiane, forse anche delle ferrovie; aree sulle quali sono già state rilasciate concessioni di varia durata o anche di lungo periodo, come nel caso della costruzione o riparazione navale o di piazzali di sosta per merci e camion che viaggiano nell'autotrasporto italiano.
Potrei citare anche altri esempi, signor Presidente, ma solo per illustrare le difficoltà o meglio l'impossibilità, in qualche caso per la Camera dei deputati, di svolgere l'attività legislativa che è importantissima; lo dimostra proprio il lavoro svolto al Senato che ha consentito, almeno parzialmente, di migliorare il testo al nostro esame. Si è trattato di miglioramenti sui quali anche al Senato il Governo ... Se si deve riunire adesso il Comitato dei nove, sospendo il mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per rispetto nei confronti dell'onorevole Duca, vi prego di ascoltare le motivazioni che reca nel suo intervento.
EUGENIO DUCA. Si è trattato di miglioramenti (nei confronti dei quali anche in quella sede il Governo ha espresso un parere contrario), che comunque il Senato ha approvato; mettendo - diciamo così - in minoranza il Governo (forse neanche tanto di malavoglia) si è consentito di migliorare in alcuni punti obiettivi il testo al nostro esame.
Con l'emendamento Stradiotto 1.1 in esame, ci proponiamo proprio di perfezionare l'articolo 1, usando termini precisi; in particolare, si propone di sostituire il termine «agli autotrasportatori» con la seguente espressione: «alle imprese iscritte all'albo degli autotrasportatori di cose per conto terzi, di cui alla legge 6 giugno 1974, n. 298».
Infatti, le somme che sono state erogate nella forma di credito d'imposta negli anni
1992, 1993 e 1994 non sono state destinate agli autotrasportatori, al singolo camionista, bensì alle imprese iscritte all'albo degli autotrasportatori di cose per conto terzi.
Si tratta di una modifica, rappresentante del Governo, colleghi della maggioranza, che non comporta costi aggiuntivi per il bilancio dello Stato, poiché offre solo un chiarimento necessario per definire con certezza i soggetti cui il provvedimento si rivolge. Non possiamo approvare un testo, riferito a soggetti che non sono stati titolari di quel contributo, ricevuto sotto forma di credito di imposta negli anni 1992, 1993 e 1994.
Spero, quindi, vivamente, signor Presidente, che il Governo approvi la proposta emendativa in esame, che è migliorativa; spero, inoltre, che la Camera - come è accaduto al Senato - offra un contributo al lavoro legislativo, nell'interesse del paese ed in questo caso particolare nell'interesse delle categorie legate ai settori dell'autotrasporto e del trasporto di merci in Italia, così strettamente legato anche a quello dell'industria del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rognoni. Ne ha facoltà.
CARLO ROGNONI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, questa estenuante mattinata e questo lungo dibattito sull'insieme degli emendamenti al decreto-legge rischiano di non far cogliere a tutti i parlamentari, soprattutto a quelli che non sono direttamente coinvolti dalla materia, la portata di questo provvedimento. Rischia cioè di non far comprendere quale sia la posta in gioco.
Ebbene, parliamo di una somma di 2 mila miliardi che gli autotrasportatori italiani devono restituire. Sapete questo cosa comporta? Significa che in capo a ciascun automezzo pesa una somma unitaria di circa 20 milioni. Venti milioni per automezzo!
Si comprende quindi che sia per i padroncini sia per le aziende strutturate si è di fronte ad un problema di difficile soluzione e per il quale vi sarà una reazione, anzi vi è già stata. Se il Governo non è in grado di far presto, avendo già dovuto fare ieri ciò che era necessario, rischiamo di trovarci dinanzi ad una situazione ingestibile. Chi dobbiamo ringraziare? Ci sono aziende piccole, piccolissime che devono restituire 20 milioni per automezzo per un credito di imposta attribuito come aiuto dieci anni addietro per l'aumento eccessivo del prezzo del petrolio. Dieci anni fa! Provate a mettervi nei panni di queste imprese!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, vorrei dire che l'agitazione che si riscontra al tavolo del Comitato dei nove probabilmente riguarda anche il fatto che questo emendamento... Il tavolo del Comitato dei nove non se ne accorge ma l'agitazione c'era lo stesso. Chiedo ai colleghi che siedono al tavolo del Comitato dei nove di prestare attenzione al dibattito (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania)!
PRESIDENTE. Onorevole Grandi, lei è ascoltato in silenzio quasi riverente. Non pretenda troppo perché il troppo stroppia. Ho già richiamato i colleghi.
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, di fronte alla sua insistenza, io cedo, come lei sa.
PRESIDENTE. La sventurata rispose!
ALFIERO GRANDI. Non si comprendono bene le ragioni per le quali questo emendamento venga respinto. In fondo, esso cerca semplicemente di fare chiarezza su coloro che sono direttamente interessati. Allora, i casi sono due: o il testo dell'articolo 1, nella stesura attuale, rappresenta una modalità, a mio avviso poco comprensibile, ma molto intelligente, di lotta all'autotrasporto nero - ed allora di
quello stiamo ragionando -, oppure non si comprende perché non si voglia fare chiarezza sui soggetti che sono effettivamente coinvolti da questo provvedimento. Non vi è altro qui che la richiesta di indicare con chiarezza quali siano i soggetti di cui stiamo parlando.
Il parere favorevole sull'emendamento in questione non crea particolari problemi, perché, come ha ricordato il relatore e come è stato confermato dal Governo, vi sono altri emendamenti che verranno accolti. Di conseguenza, la modifica del testo non preclude l'approvazione definitiva del provvedimento. Non è un problema di iter legislativo. È un problema di merito.
Ecco la ragione per la quale mi chiedo come mai non vi sia il parere favorevole su un emendamento che tende a chiarire il funzionamento del meccanismo, in modo da fare chiarezza sui soggetti effettivamente, nel bene e nel male, oggetto oggi della disciplina del provvedimento e, per gli impegni di cui si è ragionato da tempo, oggetto - credo - di un'iniziativa in grado...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Grandi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Adduce. Ne ha facoltà.
SALVATORE ADDUCE. Signor Presidente, intervengo per dirle, e la prego di prenderne nota, che sono intenzionato ad intervenire per dichiarazione di voto su tutti gli emendamenti successivi, perché la questione mi interessa particolarmente. Mi rivolgo in particolare - pur non pretendendo l'attenzione di alcuno - al Governo e al relatore, chiedendo loro quale sia la ragione per la quale è stato espresso parere contrario sull'emendamento al nostro esame.
L'emendamento in oggetto assume esclusivamente la terminologia formale che definisce l'impresa di autotrasporto, ovvero quella iscritta all'albo degli autotrasportatori di cose per conto terzi, di cui alla legge 6 giugno 1974, n. 298.
La mia domanda, e la preoccupazione che sottende alla proposta emendativa, è: qual è la ragione per la quale la proposta emendativa (Applausi dei deputati del gruppo Democratici di sinistra-l'Ulivo)...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Susini. Ne ha facoltà.
MARCO SUSINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con il provvedimento in esame si penalizzano le imprese che non hanno alcuna responsabilità di ciò che è accaduto.
Non sono i furbi che hanno esportato i capitali all'estero, e che voi proteggete, sono lavoratori che hanno usufruito di benefici fiscali in piena legalità. Per tale ragione avevate, quindi, il dovere di accompagnare il provvedimento con altri provvedimenti contestuali che potessero alleggerire tale situazione: lo chiedo al Governo che mi pare molto distratto e che volta le spalle maleducatamente alla Presidenza. Pregherei il Presidente di richiamarlo.
PIERO RUZZANTE. Non c'è il Governo!
MARCO SUSINI. Il Governo è assente.
PAOLO ROMANI. Il Governo è in aula! Dite sempre le stesse cose!
PRESIDENTE. Il Governo è in aula (Commenti del deputato Innocenti).
Onorevole Innocenti non disturbi il suo collega!
RENZO INNOCENTI. Non disturbo il collega, ma è bene che il rappresentante del Governo stia al suo posto!
PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, per cortesia non si distragga.
Onorevole Susini, la risarcisco del tempo perduto.
MARCO SUSINI. La ringrazio sentitamente. Per tali motivi avevate il dovere di accompagnare il provvedimento in esame con altri provvedimenti contestuali che
potessero alleggerire gli oneri delle imprese italiane, che sono sicuramente superiori a quelli dei nostri partner europei.
Abbiamo indicato i provvedimenti necessari: costo del gasolio, accesso ai sistemi creditizi ed assicurativi, superamento dell'obsoleto sistema delle tariffe a forcella e sostegno alle imprese.
Esisteva una grande possibilità di accompagnare tale atto con altri che avrebbero in qualche modo contemperato il danno proveniente dalla restituzione del bonus alle imprese italiane. Non avete fatto niente, purtroppo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzarello. Ne ha facoltà.
GRAZIANO MAZZARELLO. Spero di convincere il Governo e la maggioranza ad accogliere la proposta emendativa. Avete adottato un decreto-legge che è una mazzata terribile per gli autotrasportatori, e non accogliete neppure le proposte emendative migliorative.
Abbiamo trascorso il tempo della mattinata a discutere dei problemi del settore dell'autotrasporto, ed il Governo e la maggioranza non hanno sentito il dovere di dire una parola: non hanno dichiarato il motivo per cui la proposta emendativa non viene accolta.
Credo che dovremmo discutere insieme di tale gravissima situazione. Si tratta di entrare del merito del provvedimento che riguarderà decine di migliaia di imprese e di lavoratori, che ci stanno ascoltando dai loro «baracchini» e che non capiscono perché i deputati della maggioranza non parlino di un problema così grave, non sostengano la loro opinione, non accolgano le proposte emendative migliorative proposte dall'opposizione.
Provate almeno a svolgere una discussione che corregga ciò che non va in un decreto-legge così penalizzante per il settore (Applausi dei deputati del gruppo Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellillo. Ne ha facoltà.
KATIA BELLILLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non capisco la fretta che la maggioranza impone per la discussione di questo decreto-legge. Lo abbiamo visto, del resto. Il Governo ha presentato un decreto-legge molto contraddittorio, con aspetti che potrebbero essere tranquillamente migliorati. Mancano ancora dieci giorni alla scadenza, ma non si comprende per quale motivo non si vogliano accogliere delle proposte emendative che naturalmente rendono più precise le misure che s'intendono adottare.
Vorrei dire al Governo che, forse, varrebbe la pena riflettere sui vecchi detti, come, per esempio quello sulla gatta frettolosa che spesso fa i gattini ciechi. Questo decreto-legge è veramente un provvedimento cieco. Sostengo che la soluzione che prospettate è punitiva per le imprese, soprattutto per i lavoratori del settore. Inoltre, ci dovete spiegare quale responsabilità abbiano i lavoratori della situazione d'illegittimità in cui è stato lasciato questo settore: essi non hanno fatto altro che accedere ai benefici di legge, rispettando le procedure che sono state loro prospettate, in modo assolutamente legale. Adesso pretendete che restituiscano le somme percepite, senza, peraltro, definire contestualmente un intervento organico per alleggerire gli oneri che gravano sul settore stesso. La mia convinzione, peraltro, è che voi rivendichiate oneri molto superiori rispetto a quelli che gravano sullo stesso settore negli altri paesi dell'Unione europea.
Vogliamo discutere. Non mi avete fatto intervenire (avevo chiesto di farlo nel dibattito generale). È incomprensibile, lo ribadisco. Questi lavoratori oggi ci stanno ascoltando, sono tanti. Colgo l'occasione per salutarli tutti e per dire loro: noi, Comunisti italiani, siamo dalla vostra parte, e che lavoreremo insieme, perché conosciamo la difficile, incredibile situazione in cui siete costretti ad operare! Sapete perfettamente (lo sappiamo anche
noi) che imprese analoghe a quelle italiane, in Europa, hanno la fortuna di beneficiare di un sistema legislativo molto più snello ed un fisco ponderato. Ma questo Governo, il Governo Berlusconi, è il Governo che dà ai ricchi e lascia i poveri in brache di tela - anzi, dopo la riforma fiscale approvata ieri, probabilmente si prepara a togliere ai poveri anche le brache -, che offre al nord ricco la possibilità per diventare più ricco e al sud, probabilmente, vorrebbe anche oscurare il sole e prosciugare il mare!
Siamo favorevoli a quest'emendamento e dovete finalmente confrontarvi, perché non è assolutamente possibile continuare a prendere in esame questioni che interessano persone in carne ed ossa, mentre gli autotrasportatori, in questo paese, sono lavoratori costretti a condurre una vita terribile, senza infrastrutture decorose, e si ritrovano ad essere trattati in modo indecoroso. Avevano giustamente chiesto di superare il tavolo tecnico, di aprire un confronto politico, e questo non è stato possibile.
Noi, Comunisti italiani, nel ribadire il nostro impegno a favore dei lavoratori dell'autotrasporto, siamo a favore dell'emendamento, proposto dai colleghi Stradiotto, Raffaldini, Ruzzante e Duca, perché lo riteniamo migliorativo e, comunque, anche se non elimina le contraddizioni di questo decreto-legge, sicuramente renderà la vita meno difficile ai lavoratori che dovranno sostenere un costo terribile (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
RUGGERO RUGGERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'emendamento Stradiotto 2.5.
PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, credo che, ancora una volta, si stia dimostrando l'impossibilità di discutere serenamente in quest'aula.
Il fatto stesso che molti gruppi non siano riusciti a parlare per proporre considerazioni ed obiezioni relative al merito della questione di cui oggi stiamo discutendo dimostra che nella maggioranza e nel Governo vi è grande improvvisazione. Ne abbiamo una riprova vedendo il sottosegretario costantemente impegnato a discutere con i membri del Comitato dei nove: probabilmente, anche in quella sede, la maggioranza ha grosse difficoltà a raccordare le varie posizioni.
Questo provvedimento deve costituire l'occasione per farci riflettere, con la dovuta attenzione, sui problemi riguardanti il trasporto in generale e, in modo particolare, l'autotrasporto. Non è pensabile, come giustamente è stato detto negli interventi precedenti, che vengano addebitate alle piccole imprese di autotrasporto, agli autotrasportatori, le gravi carenze di questo Governo nell'elaborare un piano organico di sviluppo del settore!
Noi abbiamo avanzato proposte serie, volte a creare le condizioni per superare le difficoltà dell'autotrasporto nel nostro paese. Partendo da una riflessione organica sulle accise petrolifere e dalla questione dell'abbattimento dell'IRAP e avendo riguardo anche ai cunei contributivi per abbattere il costo del lavoro, alle questioni riguardanti i pedaggi autostradali, la logistica, ed altre ancora, abbiamo fatto un insieme di proposte che, in buona sostanza, delineano un piano organico per l'autotrasporto e consentono l'ingresso a pieno titolo delle imprese italiane operanti nel campo nel circuito concorrenziale europeo.
Ebbene, questo Governo non ci ha dato la possibilità di parlare, oggi (e mi spiace che l'onorevole Leone abbia opposto quel tipo di considerazioni) né ci ha dato la possibilità di discutere, a monte, un piano che garantisca un trasporto realmente possibile all'interno del paese, per determinare le condizioni di sviluppo più generali. Non si capisce perché non possano
essere accettati alcuni emendamenti, tra cui l'emendamento Stradiotto 1.1, che cercano di chiarire gli aspetti da definire con riferimento ai problemi dell'autotrasporto.
Nel caso di specie, si chiede semplicemente di definire con chiarezza chi siano i soggetti destinatari del provvedimento, facendo un riferimento più preciso alle imprese di autotrasporto in quanto tali. Quale aggravio può determinare l'approvazione di questo emendamento sul decreto-legge? Quali difficoltà vi sono ad accettarlo? Vi è, dunque, una pregiudiziale negativa di ordine politico del tutto sganciata da ogni valutazione circa la possibilità di migliorare il decreto e di dare risposte serie ai grandi problemi dell'autotrasporto.
Su questo dobbiamo riflettere e dobbiamo far riflettere il Governo, il quale dà priorità ai problemi del falso bilancio e delle rogatorie internazionali, ma non pensa minimamente a dare certezze al mondo dell'autotrasporto e ai problemi riguardanti lo sviluppo complessivo del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Panattoni. Ne ha facoltà.
GIORGIO PANATTONI. Signor Presidente, volevo sottolineare, e chiedo al Governo un po' di attenzione, un paradosso del decreto-legge: questo attua una disposizione dell'Unione europea e chiede il rimborso di somme percepite dalle imprese di autotrasporto.
Credo vi siano due rischi. Il primo è che gli autotrasportatori si vedano recapitare cartelle indebite al posto delle imprese ed aprano un contenzioso. Il secondo, ancora più grave, è che l'Unione europea apra una nuova procedura di infrazione a causa del fatto che noi abbiamo sbagliato i soggetti titolari del credito di imposta. Ma allora, per un capriccio del Governo, vale la pena correre questi due rischi? Non è meglio accettare questo emendamento che fa chiarezza ed evita di correre il rischio di diventare ridicoli, non solo nei confronti degli autotrasportatori, ma anche di fronte all'Europa?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.
PIETRO TIDEI. Signor Presidente, francamente non riesco ancora a capire per quale motivo la maggioranza, ma soprattutto il Governo, si ostinino così pervicacemente ad opporsi al tentativo di chiarire, di migliorare, di interpretare un articolo che sicuramente, di per sé, potrebbe prestarsi ad equivoche interpretazioni.
Vedete, noi pensiamo - non solo da oggi, per la verità - che non sia possibile... (Commenti). È uguale, anche senza il Governo è la stessa cosa. ...Qui non si tratta né di questioni ideologiche né strutturali né strategiche, si tratta semplicemente di rendere meglio leggibile un articolo, che sicuramente creerà meno problemi successivamente. E allora, quando diciamo che abbiamo trovato in Commissione e in Assemblea una decisa e ferma opposizione alle nostre proposte migliorative, che tendevano sicuramente a prevedere misure compensative...
PRESIDENTE. La ringrazio.
Avverto che il gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo ha chiesto la votazione nominale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stradiotto 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
PIERO RUZZANTE. Presidente!
PRESIDENTE. Onorevole Ruzzante, non ricominciamo, mi faccia la cortesia. Faccia pure segnalazioni, tranquillamente, ma cerchiamo di mantenere un certo clima.
MAURA COSSUTTA. Secondo settore, quarta fila!
PIERO FASSINO. Quarta fila!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non chiudo la votazione finché la gente non è rientrata, così ognuno può prendere posto. Onorevole Fassino, lei si occupi di cose più importanti.
PIERO FASSINO. Quarta fila!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, scusate, stiamo lavorando; cerchiamo di trovare, in una giornata complicata, delle soluzioni. Non complichiamo le cose con delle sciocchezze. Non serve a niente.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 406
Votanti 405
Astenuti 1
Maggioranza 203
Hanno votato sì 184
Hanno votato no 221).
L'emendamento Stradiotto 1.2 è precluso.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Stradiotto 2.5.
PAOLO MAMMOLA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO MAMMOLA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, vorrei fare una precisazione perché sento dagli interventi dei colleghi parlamentari una sorta di rivalsa continua contro il Governo che non avrebbe fatto e non avrebbe detto; viene quasi lamentata un'assenza o un'incompetenza per quello che si è scritto.
Vorrei tranquillizzare l'Assemblea, soprattutto i colleghi dell'opposizione, sul contenuto di questo decreto, che è stato presentato alle Camere. C'è già stata una fase di confronto con gli uffici di Bruxelles, che non hanno avuto nulla da eccepire sul contenuto e su quanto è stato scritto e previsto dal Governo italiano. Quindi, capisco le preoccupazioni, capisco le discussioni, ma, in seguito ad una analisi preventiva effettuata con gli uffici competenti dell'Unione europea, non è stato fatto alcun tipo di osservazione sul contenuto di questo testo. Quindi, vorrei che questo tranquillizzasse tutti coloro che temono possano esserci ulteriori complicazioni rispetto all'iter di questa procedura che stiamo attivando per il recupero di somme dalla categoria come richiesto dalla Comunità europea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stradiotto. Ne ha facoltà.
MARCO STRADIOTTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho presentato l'emendamento 2.5, insieme ai precedenti ed ai successivi, allo scopo di rendere più chiara questa norma. Si tratta di chiarire che il recupero delle somme è effettuato nei confronti delle imprese beneficiarie che, alla data di formazione degli elenchi di cui al comma 2, risultano ancora iscritte all'albo degli autotrasportatori di cose per conto terzi di cui alla legge 6 giugno 1974, n. 298. Non si tratta di emendamenti ostruzionistici ma di emendamenti finalizzati a migliorare il testo del decreto-legge. Credo che, se il relatore ed il rappresentante del Governo accogliessero questa nostra proposta, sarebbe un bene per tutti e soprattutto per gli autotrasportatori.
Ricordo che questo provvedimento riguarda, potenzialmente, circa 200.000 ditte (ma vi sono stime che ne contano molte di più). Il dato certo è che nei tre anni di cui parliamo, dal 1992 al 1994, sono stati stanziati 1.470 miliardi anche se la stima di quanto erogato potrebbe essere molto maggiore.
Ci siamo spesi prima al Senato, poi, in Commissione e, questa mattina, in Assemblea
perché venisse introdotta una sorta di rateizzazione della restituzione poiché non tutti gli operatori possono avere le stesse disponibilità finanziarie. Ci siamo impegnati anche per vedere se fosse possibile escludere quelle imprese che hanno cessato la loro attività perché, oggettivamente, oggi, chi ha cessato l'attività non crea un pericolo in termini di concorrenza. In questo modo vengono fugati anche i dubbi dell'Antitrust. Tuttavia, questo discorso non è stato recepito dal Governo, ma, se volesse, sarebbe ancora in tempo a farlo.
Credo che, se non vi saranno interventi di sostegno molto forti, per molte imprese sarà inevitabile ricorrere all'indebitamento per far fronte alla restituzione.
Ritengo inoltre, che, se il Governo avesse voluto occuparsi della guida del paese e prestare attenzione anche a questo settore (che considero una parte debole del paese: penso ai tanti padroncini ed ai tanti autotrasportatori in difficoltà), sarebbe stato necessario pensare ad una sorta di fondo di garanzia per facilitare agli operatori l'accesso al credito oppure ipotizzare anche provvedimenti di significativa riduzione dei costi di esercizio.
Questo ci saremmo aspettati dal Governo, che purtroppo è sordo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani).
PAOLO MAMMOLA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO MAMMOLA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, vorrei semplicemente replicare che l'onorevole Stradiotto con questo suo suggerimento di modifica probabilmente intendeva individuare, molto precisamente, i soggetti delle azioni di recupero del bonus fiscale. Si tratta solo di mettersi d'accordo nel senso che, al Senato, anche per volontà e determinazione dell'opposizione, insieme alla maggioranza, sono stati approvati alcuni emendamenti che hanno già identificato ed individuato la categoria ed i soggetti su cui recuperare le somme. In particolare, all'articolo 2, comma 2, abbiamo già stabilito che «Sono escluse dalla restituzione le imprese che abbiano provveduto alla cessazione definitiva dell'attività, oltre che alla cancellazione dall'albo degli autotrasportatori, anteriormente alla data del 20 marzo 2002». Quindi, il Parlamento stesso ha già apportato delle modifiche che identificano la platea dei soggetti esclusi dalla restituzione. Credo si debba tenere una sola posizione e non si possano continuamente modificare i contenuti di un decreto-legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.
EUGENIO DUCA. Signor Presidente, ho sempre apprezzato quando il Governo interviene in aula ed interloquisce con i deputati in base alle argomentazioni da questi proposte. Vorrei tuttavia ricordare al collega Mammola, soprattutto per la precisazione precedente, che analoga dichiarazione venne fatta dal Governo al Senato quando quel ramo del Parlamento iniziò l'esame del decreto-legge in esame; in sostanza si era allora detto ai senatori di non preoccuparsi perché il testo andava bene così come veniva presentato e che, pertanto, non erano necessarie modifiche in quanto esso aveva ottenuto il placet dei competenti uffici della Commissione, del Ministero e di quanti altri erano deputati ad affrontare la materia trattata dal provvedimento. Tuttavia, proprio le argomentazioni portate ora dal sottosegretario Mammola, vere, dimostrano come il lavoro svolto dal Senato, che non ha tenuto conto della immodificabilità del decreto-legge e che ha apportato effettivi miglioramenti al testo, sia la strada da seguire; ebbene, questa è proprio la strada che, tramite gli emendamenti da noi presentati, stiamo tentando di seguire anche alla Camera.
Come già detto, alcune incongruenze sono state già corrette dal Senato, in quanto il testo originario - forse perché
con poca avvedutezza, forse per il modo leggermente superficiale con cui il Governo ormai adotta i decreti-legge ed affronta i problemi inerenti alla legislazione - prevedeva che all'obbligo di restituzione fossero soggette persino le imprese che avevano provveduto alla cancellazione dall'albo negli anni 1993, 1994 e 1995, ma anche sette, sei, cinque o tre mesi fa: in sostanza, anche imprese non più esistenti. Per tale previsione, imprese acquirenti di un ramo di impresa, o di una intera azienda, si sarebbero trovate a dover restituire un credito di imposta che, invece, era stato percepito da altri soggetti, da altre aziende. Questo prevedeva il testo originario del decreto-legge.
Voi fate un esempio: se un soggetto ha acquistato nel 1995 un'impresa che aveva 10 camion, oggi si sarebbe trovato, qualora il provvedimento non fosse stato emendato, a ricevere una cartella con la quale gli sarebbero stati chiesti in restituzione 200 milioni, per soldi che, però, non aveva mai effettivamente ricevuto. Se quell'impresa avesse avuto invece 100 camion, si sarebbe vista recapitare una richiesta di rimborso di 2 miliardi di vecchie lire, sempre per soldi che non ha preso direttamente ma di cui si è avvantaggiata un'impresa che non esiste più, e che magari non esiste più da 7 o 8 anni. Anche in quell'occasione il Governo ha sostenuto che il testo andava bene così come era: gli uffici della Commissione erano stati tranquillizzanti, e non bisognava quindi modificare il provvedimento. Se cioè il decreto-legge fosse stato approvato nel testo originale, e se anche oggi non vengono accolte almeno altre tre modifiche da noi proposte, corriamo il rischio di far giungere alle imprese richieste di rimborso che le porteranno al fallimento, anche se le stesse non hanno commesso alcun fatto illecito, bensì solo acquistato un'azienda che anni prima (negli anni 1992, 1993 e 1994) aveva ricevuto un beneficio sotto forma di credito di imposta. Queste, magari, possono essere addirittura nuove imprese che si sono iscritte all'albo dell'autotrasporto nel 1998, nel 1999 o addirittura nell'aprile o nel maggio del 2002! Ecco perché è indispensabile che alcuni accorgimenti vengano ulteriormente apportati per perfezionare il provvedimento al nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, compito del Presidente è anche quello di cercare di far orientare i colleghi nei meandri della programmazione dei lavori parlamentari. Vedo con preoccupazione, rispetto al calendario vigente, che, se si continua oltre misura questa pratica di interventi continui - che non voglio definire per non entrare nel dibattito politico, ma che mi sembra comunque complichi un po' le cose -, nella giornata odierna si rischia di non riuscire a concludere nulla.
Allora, vorrei interpellare pubblicamente i presidenti di gruppo dell'opposizione, per capire se sia possibile individuare un percorso che eviti un'estenuante quanto improduttiva giornata ai parlamentari.
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.
BENITO PAOLONE. Sull'ordine lavori?
PRESIDENTE. Per rispondere, credo, al Presidente! Prego, onorevole Boccia. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, ritengo che la sua iniziativa sia sicuramente di buon senso e ci aiuti a lavorare in maniera efficace. Certamente, questo provvedimento, in un quadro di certezza dei lavori parlamentari, può essere concluso questa mattina, dopodiché si potrebbe anche approvare il provvedimento relativo all'anagrafe degli elettori residenti all'estero. Credo che ciò ci consenta di concludere la mattinata lavorando efficacemente e di rinviare l'esame dei restanti provvedimenti alla prossima settimana. In questo senso, il gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo è disponibile.
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, il collega Boccia mi ha preceduto; vi è, infatti, una piena identità e una comunanza di vedute rispetto a ciò che egli ha detto. Pertanto, mi limito solamente a dire che anche il nostro gruppo è disponibile a concludere l'esame di questo provvedimento ed a passare all'esame del disegno di legge sulla ridefinizione dell'anagrafe degli italiani residenti all'estero, rinviando l'esame del decreto-legge sull'immigrazione e gli altri punti previsti all'ordine del giorno al calendario della settimana prossima.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, lei ci ha chiesto di collaborare per trovare un punto di equilibrio e rendere produttivi i nostri lavori. Mi sembra che le proposte testé avanzate consentano di raggiungere questo punto di equilibrio e credo che, per quanto ci riguarda, possiamo aderirvi.
PRESIDENTE. Chiederei a qualcuno della maggioranza di esprimersi, perché non è una decisione che posso prendere in solitudine. Non che soffra di solitudine...
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, come ha potuto constatare, lei non è mai solo ed è proprio per questo che...
PRESIDENTE. A volte è meglio soli... (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani)!
ANTONIO LEONE. ...esprimo l'assenso del gruppo di Forza Italia alla soluzione adottata.
PRESIDENTE. Poiché l'onorevole Cè mi ha posto una questione relativa all'ordine del giorno, naturalmente convocherò una Conferenza dei presidenti di gruppo, per decidere come procedere la prossima settimana.
Nell'anticipare che la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, come richiesto dall'onorevole Cè, si terrà alle 17, vi chiederei di concludere per le ore 14 l'esame dei disegni di legge n. 2667 e n. 2255 previsti all'ordine del giorno, rispetto ai quali vi sono pochissimi emendamenti e su cui in Assemblea non vi è alcun tipo di «contenzioso».
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stradiotto 2.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 426
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 233).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stradiotto 2.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 433
Votanti 432
Astenuti 1
Maggioranza 217
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 236).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stradiotto 2.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 422
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 231).
Prendo atto che i dispositivi di voto degli onorevoli Camo e Carbonella non hanno funzionato.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Gibelli 2.4 e Raffaldini 2.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.
EUGENIO DUCA. Signor Presidente, mi spiace che la maggioranza non abbia voluto accogliere un emendamento di sostanza come l'emendamento Stradiotto 2.5. Tuttavia, ritengo ancora più necessario approvare gli identici emendamenti Gibelli 2.4 e Raffaldini 2.12 che consentirebbero di dimensionare l'effettiva quantità del rimborso del credito d'imposta dovuto al differenziale degli aiuti erogati alle diverse categorie di autotrasportatori nei vari paesi europei. Faccio un esempio: l'autotrasportatore belga, francese, danese ha ottenuto contributi pari a 1.000 lire; gli autotrasportatori italiani hanno avuto, grazie al credito d'imposta, un contributo pari a 2.500 lire. Con il meccanismo previsto dal decreto-legge si chiede all'autotrasporto italiano di rimborsare almeno 2.500 lire. Con l'emendamento proposto si propone di quantificare la restituzione in 1.500 lire, pari al differenziale di quanto avuto rispetto agli altri competitori.
Signor Presidente, durante la discussione generale in Commissione è stato proposto un ritorno al passato che, peraltro, avevo sommessamente chiesto ai colleghi di non compiere. Ho sentito richiamare su tali questioni, in aula ed in Commissione, le responsabilità dei precedenti Governi: coloro che sono oggi maggioranza non hanno responsabilità. Credo, dunque, valga la pena far sapere ai colleghi che il credito di imposta di cui parliamo, riferito agli anni 1992, 1993 e 1994, porta le firme dei ministri dei trasporti dell'epoca. Mi riferisco all'onorevole Bernini, all'onorevole Raffaele Costa, che credo gli esponenti della maggioranza riconoscano tra uno dei loro colleghi, ed all'onorevole Publio Fiori, attualmente deputato della maggioranza. Dulcis in fundo, il ministro delle finanze dell'epoca che approvò questo credito di imposta era un certo onorevole Giulio Tremonti. Non so se qualcuno lo ricorda, ma è ministro anche oggi (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)! È vero: Tremonti non era stato eletto nel centrodestra, ma tra i Popolari-Patto Segni. Però, dopo una settimana ha cambiato bandiera per diventare ministro (Una voce dai banchi del gruppo di Forza Italia: «Ha fatto bene!») e preparare il decreto che è all'origine di tanti danni che oggi stiamo cercando di rimediare (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo). So che la verità è difficile, ma questi sono i nomi dei tre ministri dei trasporti e del ministro delle finanze responsabili di questo provvedimento oggi sotto accusa per illegittimità da parte della Corte (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gibelli. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, sarebbe opportuno ricordare all'Assemblea e, in particolare, all'onorevole Duca come sono andati i fatti. Oggi siamo qui a chiedere la restituzione di un contributo, sotto forma di un vecchio provvedimento che riguardava il credito d'imposta, ad alcuni lavoratori per responsabilità dello Stato e, quindi, del Governo. Ci troviamo a votare un provvedimento di natura retroattiva perché la Comunità europea ci ha chiesto di intervenire in questa direzione e comprendo le necessità del Governo di intervenire in merito a un provvedimento di questo tipo.
Ricordo che il provvedimento riguarda circa 100 mila utenti. Vi è la necessità - e su questo chiedo al Governo un impegno formale - che vengano adottati, per il futuro, provvedimenti che permettano al settore dell'autotrasporto, in modo particolare ai piccoli imprenditori, agevolazioni compatibili con le direttive europee. Mi riferisco, ad esempio, alla possibilità riguardante la defiscalizzazione sui prodotti energetici, già in discussione in Commissione europea dal 1997, ed alla possibilità di intervenire attraverso le direttive previste dal Libro bianco che individua la necessità di attuare una politica fiscale e tariffaria più mirata e più competitiva che rifletta chiaramente i reali costi dei trasporti. Ciò per non incappare in un problema.
Il problema è costituito dal fatto che chiediamo ad alcuni imprenditori di versare delle somme perché ce lo chiede la Comunità europea, ma non in maniera indifferenziata. Infatti, l'articolo 2 prevede, ad esempio, che siano escluse le imprese acquirenti di aziende che abbiano cessato l'attività in conseguenza di tali vendite per atti stipulati oltre il 20 marzo 2002 oppure le imprese che, entro la medesima data, abbiano acquisito rami di azienda che abbiano proseguito l'attività: ciò vuol dire che siamo nella condizione di poter operare una differenziazione.
Chiedo al Governo di impegnarsi solennemente nella direzione di garantire una via di uscita ad un settore fortemente mortificato e il mio emendamento 2.4 va esattamente in quella direzione: la necessità di limitare il recupero fiscale solo alla parte eccedente analoghi provvedimenti di natura fiscale di altri paesi della Comunità europea. Quindi, chiedo formalmente un impegno del Governo in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pasetto. Ne ha facoltà.
GIORGIO PASETTO. Signor Presidente, voteremo a favore degli identici emendamenti Gibelli 2.4 e Raffaldini 2.12 e debbo dare atto al collega Gibelli di aver colto una questione centrale, pur nella rigidità dell'esecuzione della Corte di giustizia, relativamente alla decisione che ci obbliga, sostanzialmente, a percorrere questa strada. Colleghi, la cosa grave è che il Governo non colga questa opportunità per introdurre elementi di compensazione. Attraverso il meccanismo della restituzione, il Governo viene in possesso di un miliardo di euro e ci troviamo di fronte ad altre situazioni europee che prevedevano integrazioni di altra natura.
Quello che si chiede è un provvedimento compensativo in modo tale che si eviti a questo settore di trovarsi in una situazione di estrema difficoltà, che si ripercuoterà su questo comparto - credo in breve tempo - determinando una semiparalisi e difficoltà, tra l'altro, per il sistema paese. La verità è che da parte del Governo sussiste una visione burocratica; vi è stato uno sforzo al Senato; poteva e potrebbe esserci un accoglimento; noi lo auspichiamo, degli identici emendamenti in esame; invece è stato pronunciato un diniego dal Governo che, in questa direzione, sbaglia; infine, manca una politica complessiva. Ripeto: questo sforzo non sarebbe stato esaustivo ma certamente sarebbe andato incontro alle esigenze di questo comparto e le avrebbe affrontate, anche se non dico che le avrebbe risolte.
La verità è che si ignora qualsiasi indicazione che venga dal Parlamento anche quando scaturisce da settori della maggioranza. Comunque, riteniamo che gli identici emendamenti in esame siano validi e per tali motivi esprimeremo un voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Adduce. Ne ha facoltà.
SALVATORE ADDUCE. Signor Presidente, intervengo solo per confermare che gli identici emendamenti Gibelli 2.4 e Raffaldini 2.12 circoscrivono la platea dei soggetti interessati alla restituzione, risolvendo due problemi: uno di carattere generale di equità e di giustizia, e l'altro di
evitare un possibile e prevedibile contenzioso.
Da questo punto di vista, la sordità del Governo e le spiegazioni del sottosegretario Mammola non paiono sufficienti a convincerci e, quindi, insistiamo perché si possa risolvere positivamente questo problema.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzarello. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. C'è un'intesa, Presidente!
GRAZIANO MAZZARELLO. Signor Presidente, parlerò solo questa volta a titolo personale e, poi, visto che la maggioranza non interviene, non insisterò più. Gli identici emendamenti Gibelli 2.4 e Raffaldini 2.12 al nostro esame vanno davvero incontro agli autotrasportatori italiani e non capisco perché il Governo sia contrario, cioè, a far pagare solamente la cifra eccedente a quella che gli altri autotrasportatori europei hanno avuto nei loro paesi.
Rifletteteci, perché sappiamo come è andata tale questione. All'inizio, nel 1994, il ministro Tremonti, da euro scettico, ci ha detto: adottiamo un provvedimento, tanto passerà. Non passa! In questi mesi ha detto agli autotrasportatori che non pagheranno niente.
Ora non si può seguire la politica di allargare le braccia; cerchiamo almeno, all'interno di un decreto che dà una mazzata terribile agli autotrasportatori italiani, di rimediare a qualche danno e ciò può avvenire attraverso questo emendamento.
Quindi, invito il Governo a svolgere una riflessione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guido Giuseppe Rossi. Ne ha facoltà.
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Intervengo, in quanto cofirmatario dell'emendamento Gibelli 2.4, per evidenziare le ragioni che hanno indotto la Lega nord Padania ad attivarsi in difesa del settore dell'autotrasporto italiano. Lo abbiamo fatto perché si tratta di un settore dell'artigianato, che si basa sulla piccola e media impresa, che ha caratteristiche differenti rispetto alle situazioni esistenti negli altri paesi europei e, soprattutto, perché è un settore che riguarda le merci e la competitività del nostro sistema economico, italiano e, in particolar modo, padano. Dunque, la Lega è intervenuta chiaramente, trattandosi di una via di uscita, che può porci in una situazione dialettica all'interno dell'Unione europea.
Negli anni passati, sono stati fatti degli errori che coinvolgono, in maniera pesante, anche i Governi dell'Ulivo; infatti, la sentenza di condanna della Corte di giustizia europea è datata 1998. Probabilmente, in quell'occasione, un'azione più incisiva da parte del Governo italiano avrebbe potuto produrre già dei risultati.
Questa è l'Europa; ma Europa vuole dire anche tutelare gli interessi dell'economia italiana rispetto ai nostri partner europei.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Chiedo pochi minuti di attenzione soprattutto ai colleghi della maggioranza, in quanto intendo sensibilizzarli su un tema molto delicato.
Si tratta di coniugare due esigenze. Infatti, occorre andare incontro alla richiesta dell'Unione europea di porre rimedio ad una situazione che si è creata per colpa di un precedente Governo, ma non lo si può fare scaricando gli oneri direttamente sugli autotrasportatori. Credo che ognuno di voi, pensando al proprio collegio, possa aver presente la situazione di lavoratori che si trovano in condizioni di lavoro veramente disperate e che noi, in questo modo, stiamo aggravando.
La richiesta che rivolgiamo al Governo è, dunque, quella di intervenire, attraverso
un meccanismo di compensazione, al fine di alleviare il carico esistente sulla stragrande maggioranza di questi autotrasportatori. Stiamo parlando - lo ribadisco - di piccoli autotrasportatori, dei «padroncini»; non stiamo facendo un discorso relativo all'intero comparto in senso lato.
Vi invito, quindi, a considerare con molta attenzione questo emendamento, in quanto ci troviamo in un momento delicato, occorre fornire risposte al paese e questa potrebbe essere una risposta per evitare un contenzioso che esporrebbe il nostro Governo ad accuse che non sono da imputare all'azione dello stesso.
PAOLO MAMMOLA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO MAMMOLA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, vorrei ricondurre la discussione nell'ambito dell'emendamento e, soprattutto, delle considerazioni che ho sentito svolgere. Infatti, ritengo si stia utilizzando la discussione di un provvedimento che il Governo italiano, in forza di una disposizione comunitaria, è stato obbligato ad adottare per aprire una caccia alle streghe e una serie di discussioni che, se i colleghi del centrosinistra ritengono opportuno, possiamo anche aprire.
Se si dovesse fare...
MAURA COSSUTTA. È la Lega!
PAOLO MAMMOLA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. ...una caccia per individuare di chi sono le responsabilità, rispetto al problema di cui oggi stiamo discutendo, potremmo andare molto lontano e potremmo perdere una giornata intera.
Questo è un provvedimento che il Governo ha adottato e che temeva di dover adottare: fino all'ultimo momento, nelle discussioni con la Comunità europea, si è cercato di evitare di arrivare all'azione di recupero. Il ministro Bersani, che vedo seduto in aula, aveva firmato, nella scorsa legislatura, un analogo disegno di legge che è stato presentato alle aule parlamentari dal precedente Governo e che aveva lo stesso contenuto, prevedendo grosso modo le medesime forme di recupero. Il centrosinistra non ha fatto mai discutere, nella scorsa legislatura, quel disegno di legge, che è rimasto nei cassetti della segreteria della Commissione lavori pubblici del Senato.
Quindi, non siamo di fronte una spada di Damocle - come qualcuno, stamattina, ha definito il problema - che il Governo si è trovato sulla testa improvvisamente ed inconsciamente. La sinistra sapeva, ben prima di noi, che il problema c'era; sapevamo benissimo che avremmo dovuto affrontarlo noi, se non lo aveste fatto voi. E così è. Ma non è l'ambito della discussione di questa mattina.
Stiamo parlando di un provvedimento a cui noi siamo tenuti e che dovevamo adottare per non incorrere in ulteriori sanzioni a livello comunitario. Credo che un Governo responsabile, chiamato a rispondere della restituzione da parte della categoria degli autotrasportatori degli importi che conosciamo, non possa non ottemperare a una richiesta di Bruxelles che, in caso contrario, ci avrebbe portato ad ulteriori sanzioni e, quindi, ad un appesantimento del bilancio dello Stato. Dunque, abbiamo adottato questo provvedimento. Come detto in precedenza, il testo è stato anche fatto valutare dagli uffici competenti di Bruxelles: ci siamo confrontati e li abbiamo convinti della bontà dell'azione da noi intrapresa.
Se vogliamo dirla tutta, un emendamento come quello proposto dall'onorevole Gibelli - e io lo capisco - e ripreso parimenti dai colleghi dell'opposizione, di fatto, comprometterebbe, in maniera totale, l'effettiva possibilità di determinare con certezza non chi debba restituire i soldi ma, a questo punto, quanto si dovrebbe restituire: infatti, ci si dovrebbe confrontare con disposizioni di altri paesi; probabilmente troveremmo disposizioni differenti e, quindi, si dovrebbero verificare
una serie di parametri. Credo che ci troveremmo nell'effettiva impossibilità di determinare il quantum.
Siccome dobbiamo ottemperare ad una disposizione comunitaria e non intendiamo gravare le casse dello Stato di ulteriori oneri, derivanti da multe o da successivi provvedimenti, per non aver avviato, con le disposizioni prese, l'azione di recupero, credo che questo testo vada definitivamente accettato nella versione trasmessa dal Senato che ha ritenuto di modificarlo ed allargarne ulteriormente le maglie.
Vorrei rispondere anche alla richiesta avanzata dal collega Gibelli. Il Governo italiano non ha alcuna intenzione di penalizzare la categoria dell'autotrasporto e penso che abbia già dimostrato grande disponibilità ad andare incontro alle esigenze della categoria: dal mese di giugno, un tavolo è aperto, praticamente in permanenza, con la categoria degli autotrasportatori a palazzo Chigi; abbiamo firmato protocolli d'intesa ai quali stiamo ottemperando; abbiamo ricevuto richieste di andare nella direzione indicataci dall'onorevole Gibelli - ottenimento di gasolio professionale - e di arrivare ad ulteriori sgravi, per mettere le imprese italiane nelle condizioni di competere con il sistema comunitario.
Credo che, dopo l'approvazione di questo provvedimento, dovremo necessariamente sederci nuovamente al tavolo con gli autotrasportatori italiani e andare, probabilmente, nella direzione indicataci dall'onorevole Gibelli.
PRESIDENTE. Colleghi, direi che qualsiasi cosa debba succedere, che succeda rapidamente (Applausi - Si ride)!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, come mai lei oggi ha così fretta?
PRESIDENTE. Perché c'è l'onorevole Tremaglia che mi sollecita l'esame del suo provvedimento. Parli pure.
ALESSANDRO CÈ. Una questione importante è che all'interno della maggioranza spesso ci viene rimproverato di sollevare i problemi in aula e non tanto in Commissione. Non è vero. Noi abbiamo sollevato in Commissione questo problema, abbiamo richiesto l'attenzione da parte del Governo e invece il problema è stato un po' sottovalutato. La linea che seguiamo noi è quella di trovare le giuste soluzioni, quelle equilibrate ed eque, ai problemi dei cittadini e, in particolar modo, dei lavoratori.
Pertanto, abbiamo riproposto in aula questo emendamento che è legato ad un errore del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Socialisti democratici italiani)! Da una parte abbiamo il Governo che in passato sbaglia, dall'altra abbiamo dei lavoratori, tra l'altro delle piccole e medie aziende - piccoli soggetti che hanno proprietà piccole -, che spesso passano la loro giornata girando sulle strade e le autostrade di questo paese e si vedono cadere in testa per l'ennesima volta le conseguenze di un errore del quale non hanno alcuna responsabilità.
Allora, dobbiamo aver presente che quando facciamo politica (noi della Casa delle libertà e anche il Governo che la rappresenta ed è, in particolare, interprete della sua volontà politica) che gli interessi che ci devono stare più a cuore sono quelli dei cittadini e dei lavoratori, compatibilmente con la normativa europea. Ma nel nostro emendamento - come è già stato ben spiegato - questi spazi di manovra, a nostro avviso, ci sono e comunque ci può essere il tempo perché questi spazi vengano verificati a livello di Unione europea. Se da una ulteriore mediazione ci arriverà un'ulteriore precisazione da parte dell'Unione europea nella quale si dirà chiaramente che non è possibile fare altrimenti, allora avremo un ulteriore tempo, molto breve, per porre rimedio a questa situazione. Noi crediamo però che ci sia un criterio di giustizia e di equità che non può essere disatteso, perché se gli altri Stati della Unione europea hanno dato degli incentivi di un certo livello, non vedo perché l'Italia dovrebbe essere penalizzata
se riconosce un incentivo o un aiuto che rientrino in un livello medio di intervento statale a favore di questi lavoratori: ecco, questo è abbastanza difficile da comprendere.
Comunque, credo che prima di evitare che, ancora in clima di emergenza, il Governo adotti un decreto-legge perché si è verificato un blocco dei camionisti, visto che questa è la realtà che ha caratterizzato questo paese, è necessario che la Casa delle libertà e il suo Governo cambino strada da questo punto di vista: devono prevenire i problemi e non arrivare affannosamente in ritardo a risolverli, magari con provvedimenti ulteriormente sbagliati. Inoltre, non si possono - lo dico sommessamente - promettere continuamente degli interventi puntuali o strutturali che però non arrivano mai (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani), mandando sempre più ai margini della competitività le nostre aziende in questo settore. Sottosegretario Mammola, lei conosce bene questo problema: tuttavia in quest'aula più volte ci siamo sentiti dire che era importante intervenire strutturalmente, con efficacia, ma questo lo dobbiamo fare e non soltanto dire.
Per ultima cosa, vorrei ribadire che anche la questione dei tempi è superabilissima, perché il decreto-legge con questa piccola modifica potrebbe essere approvato senza ulteriori interventi al Senato nel giro di qualche giorno. Pertanto, anche sulla base delle indicazioni che ho voluto dare, chiederei al Governo di rivalutare il parere espresso e in questo caso, su un problema così importante, di rimettersi umilmente al responso dell'Assemblea, salvo poi, se ci dovesse essere in un successivo approccio un riscontro negativo da parte della Unione europea, magari precisato attraverso una nota che possa rendere edotto tutto il Parlamento italiano di quale è stato il percorso logico seguito da questi commissari, che non ritengono di potere accettare una soluzione mediata come quella che noi ci siamo permessi di proporre; a quel punto, in battuta successiva, sicuramente quest'Assemblea voterebbe concordemente a favore di un eventuale successivo provvedimento del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, intanto voglio salutare con grande piacere l'applauso a scena aperta di tutta la sinistra al capogruppo della Lega, un autorevole esponente di questa maggioranza. Si tratta di un segnale che accogliamo con grande interesse e piacere (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Onorevole La Russa, adesso c'è il secondo, anche lei non è da meno.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, è importante. Credo che gli argomenti appena esposti dall'onorevole Cè siano fortemente nel loro spirito condivisi da tutta la maggioranza. Abbiamo bisogno che il Governo ci dica se questo emendamento in qualche modo, tecnicamente, infici o meno tutto il decreto-legge ai fini dell'applicabilità. Non vorrei che successivamente ci ritornasse indietro come aiuto di Stato e, anziché un aiuto agli autotrasportatori, finisse per essere un danno. Se così non è - e comunque in ogni caso - il Governo ci dica come può questo provvedimento dare un segnale di forte aiuto agli autotrasportatori quale noi vogliamo. Dall'esito dell'intervento del sottosegretario noi - credo anche l'onorevole Cè, non so se posso parlare a suo nome - capiremmo come votare, ma un dato è certo: da parte di tutto il centrodestra (di Forza Italia, dell'UDC (CCD-CDU), di Alleanza nazionale, della Lega) vi è l'interesse preciso di sostenere le buone ragioni degli autotrasportatori, non però con provvedimenti
suicidi, ma con provvedimenti concordati con il Governo, il quale dovrà darci lumi e noi voteremo di conseguenza.
PAOLO MAMMOLA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO MAMMOLA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, credevo di essere stato abbastanza chiaro, ma a questo punto mi viene spontaneo rivolgere una domanda ai firmatari di questi identici emendamenti: a quali contributi ed a quali fondi - erogati dagli altri paesi in favore dell'autotrasporto - si riferirebbero? A questo punto bisogna capire di che cosa si sta parlando. Leggo testualmente gli emendamenti in questione: «con riferimento alla parte eccedente il contributo riconosciuto dalle medesime disposizioni a favore degli autotrasportatori dei paesi membri dell'Unione europea». In pratica, i colleghi che hanno proposto l'emendamento dovrebbero farmi la cortesia di indicarmi i provvedimenti dei governi dei paesi comunitari, cioè i decreti attraverso i quali sono state prese delle misure di sconto fiscale per le aziende di autotrasporto negli anni 1992, 1993 e 1994, oppure di altri anni. Risulta ai proponenti l'emendamento che i governi della Comunità europea, anche in epoche successive, hanno adottato dei provvedimenti a sostegno della categoria, attraverso delle misure di compensazione e di riduzione della pressione fiscale sul settore? E attraverso quali altri strumenti? Vorrei si capisse di cosa stiamo parlando, voglio essere molto chiaro. Se individuiamo di cosa stiamo parlando, bene, diversamente credo che questi identici emendamenti vadano solo nella direzione di rendere praticamente impossibile la determinazione degli importi eventualmente da richiedere alle imprese di autotrasporto, di inficiare l'intero testo del decreto-legge e, conseguentemente, di avere l'azione dell'Unione europea, la quale ci porterebbe di nuovo al punto zero e al momento delle sanzioni. Credo che questo rischio noi non possiamo correrlo.
PRESIDENTE. Onorevole Gibelli, insiste per la votazione del suo emendamento 2.4?
ANDREA GIBELLI. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gibelli 2.4 e Raffaldini 2.12, sui quali la Commissione si è rimessa al Governo e non accettati dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Alleanza Nazionale, della Margherita, DL-l'Ulivo, della Lega nord Padania, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo - Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 425
Astenuti 12
Maggioranza 213
Hanno votato sì 312
Hanno votato no 113).
Prendo atto che gli onorevoli Iannone e Patria hanno erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stradiotto 2.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 422
Votanti 421
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 220).
Chiedo all'onorevole Gibelli se insista per la votazione del suo emendamento 2.1.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, visto il dibattito che si è acceso sull'emendamento Gibelli 2.4 e gli aspetti di natura temporale che erano successivi agli altri emendamenti, lo ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene. Onorevole Stradiotto, insiste per la votazione dell'emendamento 2.9?
MARCO STRADIOTTO. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Chiedo al presentatori dell'emendamento 2.13 se insistano per la votazione?
EUGENIO DUCA. Sì, signor Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUGENIO DUCA. Signor Presidente, capisco le ragioni della fretta e poiché il gruppo ha assunto un impegno mi atterrò a ciò. Le vorrei far presente, tuttavia, che l'ultima mezz'ora è stata utilizzata dai rappresentati del Governo e dalla maggioranza.
È stato approvato l'emendamento che abbiamo presentato (so che anche la Margherita lo ha sottoscritto). Pertanto, visto che il testo dovrà tornare al Senato, credo, non per spirito ostruzionistico (il nostro gruppo garantisce che non verrà a mancare il nostro contributo la prossima settimana), che sia possibile accogliere altri due piccoli emendamenti; mi riferisco, in particolare, all'emendamento Stradiotto 2.9 (l'emendamento Gibelli 2.1 è stato ritirato) e agli emendamenti Raffaldini 2.14 e 2.15. Si tratta soltanto di una dilazione, in particolare, per le piccole imprese artigiane (quindi, anche per i bisogni delle loro famiglie) che la Camera può migliorare ulteriormente e che il Senato convertirà definitivamente in legge.
Vorrei svolgere un'ultima osservazione, signor Presidente. Come il collega Leone potrà apprendere, non vi è stata alcuna logica ostruzionistica, ma una azione di merito sul provvedimento che oggi viene modificato negli interessi del paese, degli autotrasportatori e dell'industria (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Stradiotto 2.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 442
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 241).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raffaldini 2.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 436
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 237).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Stradiotto 2.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 441
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 243).
Prendo atto che l'emendamento Gibelli 2.2 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raffaldini 2.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 435
Votanti 434
Astenuti 1
Maggioranza 218
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 238).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molinari 2.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 439
Votanti 437
Astenuti 2
Maggioranza 219
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 242).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raffaldini 2.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 433
Astenuti 1
Maggioranza 217
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 240).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Stradiotto 2.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 436
Votanti 435
Astenuti 1
Maggioranza 218
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 239).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raffaldini 3-bis.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 441
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 244).
Poiché il disegno di legge consiste in un articolo unico, si procederà direttamente alla votazione finale.
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