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dell'impianto di trattamento dei rifiuti tossico-nocivi sito nel comune di Sannazzaro de' Burgondi, in un area dove insistono già altri importanti insediamenti industriali a rischio quali la raffineria Agip Petroli e lo stabilimento Oxon di Mezzana Bigli;
inoltre i materiali depositati a cielo aperto alimentano il trasporto eolico di polveri dalla superficie; ed è anche ipotizzabile un notevole flusso di percolati verso la falda acquifera -:
albergatori elbani, in una delle più belle e intatte colline elbane;
nella città di Sassari c'è un'abnorme proliferazione di stazioni radio per i gestori del servizio di telefonia mobile (Omnitel-Tim-Wind eccetera);
già da alcuni anni, purtroppo, insistono in zone densamente popolate della stessa città giganteschi tralicci dell'Enel ragionevolmente causa dell'insorgere di patologie tumorali a carico di numerosi cittadini (vedasi ad esempio la situazione del quartiere Prunizzedda);
l'indubbio inquinamento elettromagnetico ed elettrico si inserisce tra l'altro in un contesto di un già gravissimo degrado ambientale dell'intero territorio del nord ovest della Sardegna determinato dalla presenza di insediamenti industriali altamente tossici come il petrolchimico di Portotorres (a pochi chilometri da Sassari) e la centrale termoelettrica di Fiumesanto (anch'essa nell'Hinterland);
c'è un presumibilissimo nesso tra patologie tumorali e la presenza di alte concentrazioni di prodotti nocivi e radiazioni elettriche ed elettromagnetiche nell'ambiente di Sassari, in particolare e nel territorio del nord ovest della Sardegna in generale -:
in virtù della premessa in questione, se non ritengano opportuno e urgente come appare all'interpellante, che si proceda ad immediati accertamenti sulla qualità dell'aria a Sassari e nell'Hinterland e che siano attivate le procedure amministrative e tecniche (bonifiche ma anche revoca, se necessario, delle concessioni comunali e ministeriali relative alla telefonia mobile e all'Enel nonché al petrolchimico di Portotorres e alla centrale termoelettrica di Fiumesanto) che diano garanzie certe alla sacrosanta esigenza dei cittadini di Sassari-Portotorres e dell'intero nord ovest della Sardegna di vedere tutelata la loro e la nostra salute.
(2-00279) «Nuvoli».
da oltre dieci anni l'area di Priolo-Melilli-Augusta-Floridia-Solarino-Siracusa è stata riconosciuta area ad alto rischio ambientale;
per la suddetta zona è stato formulato un piano di risanamento ambientale, finanziato anche dal Governo con una prima tranche di cento miliardi di lire, piano che tuttavia non è mai stato avviato;
l'ambiente continua ad essere inquinato con grave nocumento per la salute di coloro che abitano e lavorano in quell'area -:
se il Ministro non ritenga opportuno nominare un commissario straordinario affinché si proceda rapidamente ad avviare i lavori per il risanamento ambientale di quella zona industriale.
(3-00804)
in provincia di Pavia, e in particolare in Lomellina, sono stati presentati dei progetti per la realizzazione o l'ampliamento di impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti speciali e tossico-nocivi che hanno destato viva preoccupazione e accese proteste da parte della popolazione residente in considerazione degli alti rischi per la salute, l'ambiente e l'economia agricola locale;
più precisamente stanno suscitando forti polemiche la ventilata realizzazione di una discarica per lo smaltimento di rifiuti speciali, fra cui amianto, mercurio e residui della lavorazione delle pelli, nelle campagne fra Semiana e Valle Lomellina, progetto analogo ad altro presentato l'estate scorsa nel vicino comune di Suardi, poi tramontato; l'autorizzazione comunale, provinciale e regionale alla realizzazione di un impianto di trattamento e smaltimento di fanghi industriali nel Comune di Tromello, in un'area definita dal piano regolatore generale del comune «zona agricola ad indirizzo naturalistico-ambientale» e dal piano territoriale di coordinamento provinciale «area di consolidamento di caratteri naturalistici» confinante con un'«area di emergenza naturalistica»; il progetto di raddoppio
i progettati impianti di stoccaggio, trattamento e recupero dei rifiuti, oltre a comportare notevoli rischi per l'ambiente e la salute dei cittadini con l'emissione di sostanze inquinanti nell'atmosfera, nel suolo e nelle acque e di gas serra derivanti dalla messa a discarica e dal trasporto, trovano oltretutto ubicazione in una zona tipicamente rurale come la Lomellina, prima zona risicola d'Europa con 40.000 ettari coltivati e la cui falda freatica è situata in alcuni punti a soli 3/4 metri dal piano di campagna;
in particolare gli impianti di Semiana e Tromello verrebbero ad insistere presso aziende faunistico-venatorie, con zone umide, fontanili e risorgive che conferiscono un particolare interesse naturalistico e paesaggistico alla zona e assumono un notevole significato ecologico-ambientale;
a norma dell'articolo 21 del decreto legislativo 228 del 2001 in materia di orientamento e modernizzazione del settore agricolo è prevista la tutela dei territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità mediante il divieto alla localizzazione degli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti nelle aree non idonee -:
se non intendano prendere immediata visione della problematica suesposta;
quali iniziative intendano assumere al fine di assicurare la tutela dell'ambiente, dell'agricoltura e della salute umana in una zona spiccatamente rurale dove l'insistenza di certe pratiche inquinanti, debolmente osteggiata e denunciata più dai cittadini che dalle autorità locali, contraddice l'affermata esigenza di uno sviluppo sostenibile ed ecocompatibile, a garanzia di una migliore qualità della vita.
(4-02482)
sulla base del decreto ministeriale del ministero dell'ambiente 25 ottobre 1999, n. 471, che stabilisce criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, la legge regionale della regione Piemonte 7 aprile 2000, n. 42, Bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati, ha definito il Piano regionale di bonifica delle aree inquinate;
il decreto del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio 18 settembre 2001, n. 468, Regolamento recante: «Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale», viste le proposte presentate dalle regioni, ha ritenuto di identificare, tra gli interventi proposti quali ulteriori interventi di interesse nazionale quelli relativi ad alcuni siti tra cui quello di Basse di Stura (Torino);
il PRG della città di Torino prevede la realizzazione del Piano Esecutivo di recupero ambientale dell'area delle Basse di Stura;
l'area delle Basse di Stura, oltre alla discarica per rifiuti solidi urbani AMIAT, comprende numerose discariche abusive di macerie ed inerti di origine urbana, la discarica Deltasider, in cui sono stoccate scorie di acciaieria per oltre 1.000.000 di metri cubi, le vasche Deltasider contenenti morchie oleose e fanghi di depurazione, la discarica Rifometal, in cui sono presenti sali esausti, scorie di forni e fanghi di depurazione, la discarica Solfatara, che raccoglie scorie e materiali refrattari, per un volume di complessivi 70.000 metri cubi, l'inceneritore FIAT-Stureco nonché altre attività industriali attive a forte impatto ambientale;
nelle aree degli impianti attivi e dimessi di cui sopra alcuni materiali stoccati, in condizioni di tempo piovoso e umido, emettono vapori di ammoniaca;
quale sia lo stato attuale della realizzazione del piano di bonifica e, in particolare, se risulta che tutte le Amministrazioni interessate abbiano svolto gli adempimenti previsti dalle norme vigenti;
se siano già stati avviati dei cantieri e quali siano i tempi previsti per la realizzazione dei lavori di bonifica dei siti;
se i progetti prevedano anche la bonifica, in particolare dall'amianto, dei fabbricati dimessi prima dell'intervento di demolizione, nonché la bonifica da amianto dei fabbricati ancora in uso;
se e quali aziende che operano o hanno operato nell'area di basse di Stura stanno provvedendo alla bonifica delle aree inquinate dalla loro attività anche a seguito di condanne da parte della magistratura;
quanti e quali procedimenti penali siano in corso a carico dei responsabili dell'inquinamento nell'area in questione;
se siano state avviate le procedure per la rilocalizzazione delle attività ancora in essere ed incompatibili con l'ambiente a causa del loro elevato impatto ambientale.
(4-02500)
risulta all'interrogante che recentemente, in seguito ad una riunione presso il ministero dell'ambiente a Roma con esponenti della maggioranza di Governo, gli otto consigli comunali elbani abbiano votato delibere che chiedono una drastica riduzione del territorio dell'isola d'Elba protetto dal parco nazionale dell'arcipelago toscano;
il comune di Marciana richiederebbe l'esclusione di grandissima parte del suo territorio che è incluso interamente in un sito di interesse comunitario e comprende vaste aree interessate dalla migrazione di specie protette dalle direttive europee. Si vorrebbe così escludere dal parco molto dell'83 per cento di territorio comunale oggi protetto (Marciana è il comune con maggiore area destinata a Parco), lasciando nel parco solo la vecchia bandita di caccia regionale confinata sul massiccio del Monte Capanne e piccole e frazionate aree costiere in zone impervie, a picco e non costruibili. Via dal parco anche le due vallate di Pomonte e Patresi, di grandissimo valore ambientale-paesaggistico, dove esiste l'ipotesi di costruire due grandi dighe;
il comune di Campo nell'Elba, interessato quasi per intero dalla presenza di un sito di interesse comunitario, vorrebbe relegare il parco nazionale nei confini della ex Bandita di Caccia, eliminando dall'area protetta tutta la zona sud-occidentale, con l'esclusione della stretta e pressoché inaccessibile fascia costiera sotto la strada provinciale;
il comune di Campo nell'Elba proporrebbe addirittura di togliere dal parco (per farci cacciare) una grande zona tra Pomonte e Seccheto percorsa da un gigantesco incendio doloso nell'estate 2001, mentre, secondo la legge, è proibito cacciare nelle aree incendiate;
risulta inoltre all'interrogante che lo stesso comune chieda di togliere dal Parco Galenzana, una delle spiagge più belle e selvagge d'Italia, che negli anni passati è stata strenuamente difesa da cittadini e ambientalisti contro progetti di speculazione edilizia e di un porto turistico. Tanto che il Comune fu costretto a deliberare che Galenzana era intoccabile e doveva diventare un parco pubblico. Nello stesso tempo il Comune (vedi DUPIM, Documento Unico Programmatico delle Isole Minori) ha ritirato fuori dai cassetti il progetto di mega-porto turistico per 650 posti barca a Galenzana non previsto dal piano regionale dei porti e degli approdi turistici;
il comune di Campo nell'Elba che inizialmente aveva firmato con Parco, Provincia e Regione protocolli per uno sviluppo sostenibile di Pianosa vorrebbe oggi provare a tagliare via dal Parco il paese abbandonato dopo la dismissione del carcere. L'esclusione del paese dal Parco sarebbe una catastrofe per la delicatissima arca protetta terrestre e marina. Si andrebbe ad una gestione «turistica» di un centro abitato che, secondo il Comune, non dovrebbe in futuro rispettare le regole del Parco;
il Comune di Marciana Marina vorrebbe eliminare dal parco una zona definita di rilevante valore ambientale dallo stesso piano strutturale del comune. L'area comprende un vigneto che produce vini doc, un lecceto con esemplari enormi e ruscelli in cui vivono due importanti rarità uniche al mondo: il plecottero Isoperla ilvana e il coleottero Hydraena aethaliensis, due insetti endemici che vivono solo nei corsi d'acqua superficiali tra Marciana Marina e Procchio. Naturalmente, gli stessi enormi valori ambientali si ritrovano nelle confinanti aree del comune di Marciana, oggi a parco, che si vorrebbero escludere dall'area protetta con la scusa della caccia al cinghiale;
il comune di Portoferraio era già scarsamente interessato dal parco nazionale, ora chiede di tagliare tutto il demanio forestale regionale di San Martino (in proposito, gli interroganti si chiedano quale possa essere la valutazione della regione Toscana) con villa di Napoleone inclusa. Ma i tagli colpiscono anche aree dove la caccia era proibita prima dell'istituzione del parco;
se venisse accolta questa proposta del Parco rimarrebbero solamente piccole aree costiere;
la nuova amministrazione comunale di Rio Marina avrebbe deciso eliminare «solo» il 90 per cento dell'area protetta; rimarrebbero due isolette ancora protette a nord a sud del territorio comunale. La zona che il Comune di Rio Marina vorrebbe eliminare dall'area protetta è considerata dall'UNESCO «Patrimonio dell'Umanità» per il grande valore geologico e per la grande varietà e rarità di minerali che vi si trovano. Il Comune non vuole il Parco, però riceve i finanziamenti: il Ministero dell'ambiente ha concesso al comune 700 milioni destinati ai parchi che Rio Marina utilizzerà per risanare la Spiaggia del Cavo, negli anni passati oggetto di un disastroso ripascimento;
il comune di Rio Marina, che il sindaco vorrebbe escludere dal parco ha ricevuto un più corposo finanziamento, circa 2 milioni e mezzo di euro (circa 5 miliardi di lire), concesso sempre dal ministero dell'ambiente per il risanamento e recupero dell'area mineraria. Da rilevare che il progetto finanziato dal Ministero dell'ambiente lo ha redatto proprio quel Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano che si vorrebbe eliminare;
il comune di Rio nell'Elba sembrava avviato verso una proposta di allargamento del Parco: liberare alcuni territori alla caccia ma includerne altri, più estesi, per compensare i tagli. Invece propone di rendere libera alla caccia, in deroga ali; leggi sui parchi e sulla caccia, una grande area centrale del comune, compresa in parte in un sito di interesse regionale. Il Parco rimarrebbe confinato in frammenti intorno all'eremo di Santa Caterina, al castello del Volterraio e nella fascia costiera occidentale;
il comune di Porto Azzurro avrebbe deliberato di eliminare dal parco circa il 65 per cento dell'area attualmente protetta. Anche qui la scusa è la caccia, addirittura si adduce la necessità di contenere inesistenti danni causati dalle lepri lanciate dai cacciatori, ma gli interessi sono ben più corposi e ben visibili: la costruzione di un mega-albergo in località Pontecchio da 30.000 metri cubi e da 400 posti letto che il parco ha bocciato e per il quale il tribunale amministrativo regionale ha respinto il ricorso dei proprietari. Il comune, guarda caso, per favorire la caccia taglia proprio la zona di Pontecchio e non fa mistero di voler far costruire l'ecomostro, avversato anche dall'associazione
anche il comune di Capoliveri vorrebbe tagliare il Parco: sparisce l'area ai confini con Portoferraio e un bel pezzo nel promontorio di Calamita. Il comune chiede anche di eliminare la fascia costiera di Cala nuova e Mola, uscirebbe così dal Parco anche la fortezza spagnola di Forte Focardo ma, soprattutto, resterebbe completamente isolata e senza alcun collegamento con la rimanente area protetta la zona umida di Mola, un sito di interesse e regionale di notevole importanza ed unico nell'intero arcipelago per le sue caratteristiche ambientali;
tagli all'area del Parco sono richiesti anche dall'Isola di Capraia, il comune meno abitato dell'intera Toscana con meno di 300 abitanti (poco più di 50 in inverno);
il tutto avviene mentre il consiglio direttivo del parco nazionale dell'arcipelago toscano sta discutendo sulla proposta di piano del parco e la comunità del parco sul piano pluriennale di sviluppo economico e sociale;
di fatto verrebbero ad essere eliminate gran parte delle aree di interesse naturale, i siti di interesse comunitario e regionale, le aree archeologiche, habitat e biotopi preziosissimi, zone di passaggio delle migrazioni degli uccelli protetti da normative europee, boschi, castagneti, spiagge selvagge, zone di grande rilievo paesaggistico riducendo l'attuale perimetrazione ad una burla di parco fatta di 14 pezzetti staccati tra loro, un puzzle da manicomio;
il profilo che esce dalle 8 delibere dei consigli comunali elbani colpisce inoltre per l'approssimazione, l'evidente mancanza di coordinamento tra i vari comuni, l'ignoranza delle emergenze ambientali che pure il piano del parco analizza in maniera approfondita, la scarsa o nulla conoscenza delle ricchezze e delle rarità del territorio che sindaci sono chiamati ad amministrare ed il parco a proteggere -:
se il Ministro intenda recepire le istanze avanzate, dagli enti locali che riducono il parco a qualche morso di montagna, a pochi brandelli di collina e tratti di costa scoscesa e a qualche isoletta disabitata, che riaprono questi territori alla caccia e al rischio di favorire le speculazioni edilizie in agguato o già bocciate dall'ente parco.
(4-02504)