![]() |
![]() |
![]() |
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2032 sezione 5).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Vendola. Ne ha facoltà.
NICHI VENDOLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo è l'ennesimo collegato alla finanziaria che il Governo propone - ma sarebbe meglio dire: impone - all'approvazione parlamentare.
Mi permetto di richiamare l'attenzione dei colleghi poiché siamo dinanzi ad un passaggio normativo di particolare delicatezza e gravità. Siamo dinanzi ad una sequela di scelte sciagurate le cui conseguenze andranno ben oltre la materia specialistica di cui il provvedimento si occupa.
Non diremo dello scarso ed incongruo impegno finanziario previsto, benché sia evidente che, mentre si gioca con numeri spesso semplicemente inventati dalla fantasia dell'ineffabile ministro Lunardi, si usa impropriamente lo strumento del collegato per infliggere colpi selvaggi di controriforma al vigente assetto legislativo in materia di trasporti e di tutela ambientale.
Si tratta, cari colleghi, di un provvedimento, come dire, di complessità labirintica, ma non è così complesso, signori del Governo, da non poterne intendere i segni di regressione civile e di deregolamentazione di quanto si è faticosamente regolamentato nel corso degli ultimi decenni. Un provvedimento che interviene pesantemente sulle parti sociali contenute in alcune leggi, ad esempio la cosiddetta legge Merloni, fino a configurarne un sostanziale svuotamento. Dopo le leggi criminogene - mi pare di poter dire così - sulle cosiddette grandi opere siamo qui al completamento di un vero e proprio progetto delittuoso: spingere alle estreme conseguenze, anche quando si tratti di appalti e di infrastrutture ordinarie, l'assalto ai principi della regolazione e della programmazione pubblica; usare surrettiziamente il collegato alla finanziaria come un grimaldello per scardinare l'architettura di norme e vincoli a protezione del bene comune, a protezione dell'ambiente e dei criteri di trasparenza. Questo provvedimento, cari colleghi, care colleghe, rimane ben lontano dall'affrontare i nodi reali relativi al trasporto e alla mobilità di persone e merci. Ahimè, si tratterebbe di definire una vera e propria riconversione ambientalmente compatibile dell'idea di trasporto.
Faccio molta fatica, signor Presidente, ad intervenire; accanto a me, contemporaneamente, si svolgono 4 o 5 riunioni; non riesco neppure a leggere.
PRESIDENTE. Onorevole Vendola, se la deve prendere con i colleghi del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, che stanno facendo capannello.
NICHI VENDOLA. Lei mi insegna che mi devo rivolgere sempre alla Presidenza.
PRESIDENTE. Cosa che capita, peraltro non solo ai Democratici di sinistra-l'Ulivo.
NICHI VENDOLA. Si tratterebbe di definire una vera e propria riconversione ambientalmente compatibile dell'idea di trasporto; invece, signori del Governo, voi procedete nella direzione opposta. Questa qui, questa di oggi, di domani, di questi giorni, non è soltanto un'occasione persa per affrontare una delle questioni dirimenti, cioè capire cosa significhi attrezzare, sviluppare ed incivilire il paese, il vostro collegato è scollegato da qualsiasi coscienza critica del dissesto strutturale che, dall'ambiente alle forme della mobilità, rende sempre più fragile, direi immunodepresso, il corpo dell'Italia. Il vostro collegato ci dice a chiare lettere quali siano le reali volontà del Governo quando cade la maschera della consueta retorica sviluppista; le reali volontà e priorità dell'esecutivo non sono quelle di rispondere alle esigenze dei cittadini, cercando di costruire relazioni organiche tra modernità e qualità della vita, quanto piuttosto quelle di continuare in una costante e pervicace opera di smantellamento delle regole, a tutto vantaggio dei settori economici forti ed in ossequio a quel primato del mercato le cui dinamiche spontanee e selvagge diventano l'unico criterio di regolazione sociale.
Il testo arrivato alla discussione in Assemblea, dopo l'esame delle Commissioni congiunte lavori pubblici e trasporti, risulta essere non solo ancor più appesantito, ma anche notevolmente peggiorato, a maggior gloria di una Commissione che soltanto impropriamente possiamo continuare a chiamare Commissione ambiente. E l'arte di peggiorare i testi già drammaticamente inquietanti che giungono in Commissione pare un'arte tipica di questo Governo e di questa maggioranza. Prendo l'ultimo esempio, signor Presidente, per parlare di un caso che sta sollevando polemiche incandescenti. Si torna - come posso dire, con la goffa abilità dei recidivi - a giocare questa specie di assurdo bingo sulla pelle del paese. Il Governo ieri in Commissione ha cercato di reintrodurre ciò che aveva dovuto cacciare dalla legge finanziaria, quel famigerato articolo 71 che non era nient'altro che la svendita del demanio pubblico. Certo, un po' vi vergognate, ed il testo attuale è un po' più pudico rispetto al precedente, perché in questo perlomeno si esclude il demanio marittimo; ma come voi ben sapete, signori del Governo, resta il delicatissimo problema delle aree fluviali a rischio di esondazione; le aree golenali sono dentro il demanio. Altro, onorevole Martinat, che lotta all'abusivismo! Qui siamo alla lotteria premi per chi è più aggressivo, per chi meglio specula, per chi meglio privatizza, mercifica e violenta pezzi significativi del territorio.
Appare, quindi, perfino superfluo dichiarare il nostro più assoluto dissenso su ciò che consideriamo un nuovo drammatico colpo ai principi di legalità ed una nuova pesante ipoteca sulla complessiva qualità dell'ambiente. Abbiamo già avuto occasione di porre con forza la necessità di interventi di carattere non emergenziale nel settore dei trasporti e della mobilità.
L'assoluta necessità di tali interventi è scritta nella cronaca quotidiana delle nostre città. Si pensi al blocco del traffico automobilistico, a cui sono state costrette numerose città italiane, in particolare nel Nord d'Italia, a causa del forte inquinamento atmosferico, che mette in pericolo la salute dei cittadini. Che non si tratti di effetti contingenti sono i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità a dirlo. Oggi si riesce, addirittura, a stimare le quote di patologia e di mortalità rapportabili direttamente
all'inquinamento atmosferico, che ha nella congestione del traffico e nella cattiva politica dei trasporti una delle cause non laterali.
Si è detto da parte del Governo che sull'argomento sarebbero stati effettuati interventi rapidi ed efficaci e ricordiamo le parole del ministro e del sottosegretario. Ciò, come al solito, non è avvenuto ed abbiamo assistito, onorevole sottosegretario, ad una sorta di effetto annuncio di iniziative che, oramai, rappresentano una vera e propria legislazione a mezzo stampa, che poi non trova riscontri nell'attività legislativa e neanche nella determinazione delle risorse finanziarie.
Il collegato al disegno di legge finanziaria, dedicato ai trasporti, non è dunque solo una occasione mancata, ma è la cartina di tornasole di una politica dei trasporti che il Governo lega agli interessi esclusivi e alle necessità delle imprese - e di che imprese! - e dei soggetti economici più forti, in particolare, voi lo sapete, quando ci si riferisce ai lavori e alle opere legate all'alta velocità.
Colleghi deputati dei Democratici di sinistra, vi chiedo di fare la vostra riunione fuori dall'aula.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego...
NICHI VENDOLA. Il riferimento è all'articolo 8, concernente disposizioni in materia di ferrovie e qui - lo sapete - ci sono il danno e la beffa.
Solo poche settimane fa (tale fatto è stato richiamato precedentemente dall'onorevole Monaco ed è un tema che allude alla discussione compiuta sul conflitto di interessi), l'autorità garante della concorrenza ha segnalato l'anomalia e l'abnormità dell'articolo 8, che contrasta con la normativa europea oggi in vigore in materia di appalti pubblici, in quanto comporta la reviviscenza dell'affidamento di opere la cui realizzazione non è ancora iniziata, eludendo, in tale modo, l'obbligo di sottoporre a gara tali opere. Stiamo parlando di opere per tratti di alta velocità.
Il viceministro, onorevole Martinat, ha comunicato che l'autorità garante della concorrenza, pur affermando questioni congrue, è incorsa in un errore, in quanto tale articolo fa riferimento ad affidamenti precedenti al 1993, da cui decorre la normativa europea in materia di appalti da sottoporre a gara.
Il viceministro, onorevole Martinat (che annuisce cortesemente), ed il Governo cercano così di risolvere - diciamo tecnicamente - una questione assai delicata sulla quale sarebbe bene intervenire in discontinuità con le allegre modalità operative del passato, dato che si parla di appalti e di rapporti contrattuali per tratti di alta velocità, che, come è noto - forse i colleghi della Lega dimenticano certe loro apparenti ed effervescenti battaglie -, possono essere giudicati come un grande scandalo giuridico, finanziario e politico.
Il viceministro Martinat ha affermato che non è ammissibile che lo Stato intervenga in modo autoritario su contratti stipulati tra una azienda dello Stato ed i privati, perché saremmo esposti alla perdita in termini di rating internazionale come contraente poco affidabile.
Risulta invece al Governo - onorevole Martinat, è meglio utilizzare la parola Governo che l'espressione Stato italiano - più facile ed ammissibile intervenire d'imperio nel far rivivere contratti di appalto non proprio trasparenti. Ancora, il Governo rende esplicito come conti più il timore della collocazione nel rating internazionale e come ciò debba giustificare la vigenza dei contratti siglati dalla TAV che, al contrario, lei lo sa bene, dovrebbero essere già stati risolti.
Per sopprimere l'articolo di cui sto parlando non sono bastate una nota ed una richiesta dell'autorità garante della concorrenza, perché secondo il Governo tale soggetto è stato preda di abbaglio. Se occorreva una dimostrazione di quanto il Governo delle destre consideri le prese di posizione dell'authority, siamo serviti. Vorrei qui «redivivo» il ministro Frattini per proporgli il caso, definiamolo così, da manuale che si è verificato a tale proposito: infatti, solo pochi giorni fa il ministro
Frattini giurava sul potere di deterrenza e sull'efficacia sanzionatoria di una presa di posizione da parte dell'apposita autorità. Egli però ha mancato di aggiungere - ma lo ha aggiunto lei, onorevole Martinat - che tale potere deterrente avrebbe funzionato salvo il caso di cosiddetti abbagli tecnici, come è nel nostro caso. Ecco, proprio un abbaglio tecnico è stato considerato l'intervento dell'authority, e dunque il Governo, ex cathedra, decide tranquillamente di tirare avanti. Questo è il precedente di straordinario valore paradigmatico che ci troviamo di fronte!
Signori del Governo, ci saremmo aspettati ben altro, a fronte dei roboanti effetti annuncio, che non la mera volontà di preservare i rapporti contrattuali stipulati dalla TAV negli anni 1991 e 1992, proprio quelle concessioni su cui si sono verificati e sono stati provocati ritardi e lievitazioni di costi assolutamente ingiustificabili. Altro, secondo noi, doveva essere il contenuto di questo provvedimento, proprio perché collegato alla manovra finanziaria. Avremmo voluto discutere di un piano straordinario, onorevole Martinat, per il potenziamento del trasporto pubblico locale sostenuto da congrui ed appositi finanziamenti; avremmo voluto puntare sullo sviluppo della rete delle metropolitane; avremmo voluto che si fosse sentita come improrogabile la necessità di dare alla luce provvedimenti concreti per combattere l'inquinamento atmosferico, che ormai da anni produce vittime tra i cittadini. Il ministro fa molte chiacchiere su questo argomento, il «ministro delle chiacchiere ambientali», ma i fatti li fa invece il ministro, professore, impresario, progettista (e così via) Lunardi, che è una specie di reincarnazione del miracolo della santissima trinità (progettista, impresario e ministro). Avremmo voluto discutere di come il Governo intenda raggiungere e migliorare gli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto, da ultimo ratificato in ambito europeo, ed invece nulla: il Governo si preoccupa, con questo collegato, di tutelare l'esecuzione di alcune tratte di alta velocità chiudendo un occhio, magari tutti e due, su quanto avvenuto proprio in relazione a quelle concessioni.
Lo stesso approccio lo abbiamo rilevato nelle pesanti modifiche inserite o addirittura ampliate in Commissione, dove ci si è proprio sbizzarriti, anche sotto l'occhio vigile, o poco vigile, del presidente della nostra non ambientale Commissione ambiente. Mi riferisco alle modifiche a quell'articolo 6 che è, diciamo così, l'omicidio della cosiddetta legge Merloni (Una voce dai banchi di Forza Italia: Tempo!)..... collega che gridi, ne ho di tempo!
Dapprima il Governo, nel nome delle grandi lobby del cemento e di quei poteri che divorano il territorio, ha deregolamentato tutto il deregolamentabile in materia di grandi opere; oggi si accorge che c'è bisogno, uso l'espressione aulica del sottosegretario Martinat, di modifiche ineludibili per accelerare gli iter di realizzazione delle opere ordinarie. E via, così, con una nuova deregolamentazione, dall'alto e dal basso. I crismi di legittimità impressi dall'esecutivo si mangiano, come un cannibale, i valori - faticosamente affermatisi anche nella normativa - di trasparenza, legalità, economicità, preminenza dell'interesse pubblico. Così, oggi, celebriamo il funerale della legge Merloni, senza dirlo però, perché la uccidiamo con colpi inferti nei suoi tessuti nevralgici, con l'alibi del suo adeguamento alle modifiche costituzionali, quelle del titolo V della seconda parte della Carta (voi sapete che si tratta di argomenti risibili quando non indecenti).
Riteniamo che le modifiche alla legislazione sugli appalti apportate dalla maggioranza e dal Governo non abbiano quasi nulla a che vedere con le modifiche costituzionali introdotte e riteniamo che non sussistesse alcuna urgenza riguardo alle opere ordinarie in corso o in avvio. Lo si può dimostrare con un piccolo ma assai emblematico esempio. Mi riferisco all'emendamento proposto dai relatori e che è diventato il comma 5 dell'articolo 9 in cui si afferma che le disposizioni dell'articolo 18, comma 12, della legge 19 marzo 1990, n. 55 (sembra una cosa tecnica) si
applicano solo ai subappalti di importo superiore al 2 per cento dell'importo dei lavori affidati o di importo superiore ai 100 mila euro.
Ma di cosa sto parlando? Si tratta di numeri, numeretti, di questioni tecniche? Ebbene, colleghi, le notizie che si leggono sui giornali relative al sangue versato per le strade, in Calabria, in Sicilia o in Campania, hanno a che fare con i subappalti. Quando il presidente del gruppo di Forza Italia in Commissione antimafia afferma che è uno scandalo che in Italia vi siano 24 mila agenzie appaltatrici, deve sapere che il suo partito e la maggioranza di centrodestra produrranno la decuplicazione di queste ultime e che la deregolamentazione è già drammaticamente in atto. Il procuratore nazionale Vigna potrà lanciare, inascoltato, i suoi allarmi, perché si è già deciso come procedere e quali sono gli interessi da rappresentare.
Allora, a voi che decidete importi inferiori ai limiti citati per cui le imprese subappaltatrici sono esentate dall'applicazione della normativa antimafia, vorrei chiedere a quale urgenza corrisponde tale disposizione e che cosa abbia a che fare questa disposizione con il titolo V della seconda parte della Costituzione. Non è forse vero - lo dico a tutti voi, amici della maggioranza - che, come abbiamo imparato in questi anni recandoci sui territori, le imprese collegate alla criminalità organizzata si inseriscono e spesso si sono inserite proprio attraverso la parcellizzazione di appalti in minuscoli subappalti, laddove le condizioni di lavoro sono sottratte a qualsivoglia idea di sicurezza e di dignità? Forse questa modifica tecnica ( è bella questa parola, ma si tratta di una modifica tecnica tanto per ridere) spiega cosa intendesse dire sempre l'ineffabile ministro Lunardi quando dichiarava che con la mafia bisogna convivere. Nel decreto sulle grandi opere e nel completamento della stessa logica sulle opere ordinarie vi è la spiegazione concreta di cosa intendesse dire il ministro. È vero: voi con questa normativa, da domani, dovrete per forza convivere felicemente con la mafia, perché è la grande mafia l'unico soggetto che trae giovamento da questa selvaggia deregolamentazione nel settore chiave degli appalti e dei subappalti.
Ecco perché, cari colleghi, contro questo provvedimento collegato alla legge finanziaria è difficile proporre un'ottica emendativa. Noi proporremo qualche emendamento ed i colleghi del centrosinistra, che in Commissione hanno combattuto un'importante battaglia, ne proporranno molti, ma naturalmente non ci illudiamo più che questo Parlamento possa improvvisamente smettere di essere un «votificio», quale la maggioranza blindata e i Dicktat del Governo lo hanno tragicamente reso, anche per il livello di questa istituzione.
Rifondazione comunista esprime con forza la propria opposizione a questo provvedimento unilaterale, che non risponde alle esigenze di sviluppo sostenibile in un quadro di certezza legislativa e giuridica. Al contrario, intendiamo lanciare - e concludo - un allarme nei confronti di questa sistematica produzione di una legislazione particolaristica, legata a interessi privati e talvolta oscuri. L'opposizione in Parlamento e nel paese farà sentire la sua voce (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nesi. Ne ha facoltà.
NERIO NESI. Signor Presidente, il relatore di maggioranza, onorevole Stradella, ci ha invitato a non parlare dell'incompatibilità del ministro Lunardi. Io seguirò il suo invito, anche perché a questo riguardo espressi direttamente al ministro il mio pensiero nel colloquio che, per prassi, avviene al momento del passaggio delle consegne ministeriali.
Egli non ne ha tenuto alcun conto e finora i fatti, compresa la recentissima legge sul conflitto di interessi, gli danno ragione. Ciò a dimostrazione che alcuni valori che noi riteniamo fondamentali non lo sono per la sua parte politica.
D'altra parte devo dare atto al ministro Lunardi di una sua intima coerenza. La più importante delle nomine che ha fatto in questi mesi riguarda una persona che si trovava e si trova in una condizione giuridica analoga alla sua: l'illustre ingegner Misiti, che è in questo momento presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici, è rimasto felicemente assessore ai lavori pubblici della regione Calabria. Come questi fatti possano accadere per me è tuttora incomprensibile, ma non di questi fatti desidero parlare, anche se essi sono utili a comprendere come sia diversa ed opposta la nostra concezione del governo della cosa pubblica.
Il ministero del quale ho avuto l'onore di essere titolare presentò nel gennaio del 2001 al Consiglio dei ministri, che lo approvò, il piano delle opere viarie di interesse strategico. Si trattava di 16 grandi infrastrutture che riguardavano l'intero territorio nazionale. Non fu facile scegliere solo 16 opere tra le centinaia messe in evidenza da tutte le regioni italiane, ma governare vuol dire scegliere, dire dei «sì» e dei «no», e così facemmo, anche se questo ci costò in termini di impopolarità. Il complesso delle 16 opere interessava un totale di circa 2.900 chilometri, dei quali oltre 1.100 nel centro-nord ed oltre 1.700 nel sud e nelle isole. Facemmo queste scelte in piena coerenza con il piano generale dei trasporti e della logistica che il mio ministero aveva firmato nel luglio del 2000 insieme ai Ministeri dei trasporti e dell'ambiente.
Ricordo questi fatti e questi dati per riaffermare che ci muovemmo con serietà, consapevoli della modestia delle nostre capacità personali, ma con il solo intento di servire il paese e non una parte politica piuttosto che un'altra.
NERIO NESI. Il 25 ed il 26 gennaio del 2001 il mio ministero convocò la conferenza nazionale dei lavori pubblici con tre obiettivi di fondo: analizzare la situazione della struttura del mercato tra la domanda e l'offerta di lavori pubblici; definire la situazione della legge quadro, la cosiddetta legge Merloni, e studiare i suoi possibili miglioramenti; delineare le azioni necessarie per realizzare le infrastrutture tenendo conto dei processi decisionali e dell'impatto sul territorio.
Al congresso nazionale sui lavori pubblici parteciparono circa tremila persone, rappresentanti tutte le categorie interessate. La conferenza si concluse con un documento nel quale si affermava, tra l'altro, che occorreva completare il quadro normativo definito come legge quadro con l'emanazione dei decreti ancora mancanti; che occorreva definire e pubblicare il testo unico dei lavori pubblici; che occorreva sviluppare un programma straordinario di formazione e di informazione rivolto alle nuove figure professionali; che occorreva sviluppare un'idonea struttura statale di consulenza di natura pubblica; che occorreva verificare e definire un quadro di aggiornamento della normativa che va sotto il nome di legge Merloni.
Nel corso della conferenza nazionale sui lavori pubblici io stesso diedi pubblica notizia dei risultati di un sondaggio effettuato da una delle più accreditate aziende in ciò specializzate, la CIRM, dal quale risultava che alla domanda: «Quanto gradisce la legge Merloni?» il 71 per cento rispose: «molto o abbastanza», il 27 per cento rispose: «poco o per nulla». Altrettanto significativa, proprio in relazione alle risposte alle domande precedenti, era la domanda relativa al cambiamento. Alla domanda: «Secondo lei la legge Merloni va bene così?» rispose positivamente il 32 per cento, mentre per il 64 per cento la legge andava migliorata.
Dico tali cose per affermare che il mio ministero ed io eravamo convinti dell'opportunità di migliorare la legge, soprattutto per quanto riguardava gli oneri a carico delle piccole istituzioni locali (piccoli comuni, piccole province, eccetera) e lo avremmo fatto se ne avessimo avuto il tempo.
Quello che ci proponete oggi non è un miglioramento, anche di grande rilievo,
della legge, ma il suo completo stravolgimento, che tende ad annullarla nelle sue parti più importanti. Molti colleghi, ed in particolare Iannuzzi, Lion, Monaco e adesso, con il suo ottimo intervento, Vendola, hanno descritto in modo esemplare quello che ci proponete e le conseguenze che ne deriveranno.
Non ritengo, quindi, utile far perdere tempo alla Camera ripetendo osservazioni che sono state fatte benissimo - peraltro, mi riservo di intervenire in sede di esame dei singoli articoli - ma alcune cose debbo dirle. Questo famigerato articolo 6, del quale dovreste vergognarvi, cerca di stravolgere obiettivi che noi abbiamo perseguito in sei anni di studi (la legge Merloni è del 1994).
Con l'articolo 6, volete ripristinare procedure e forme contrattuali che sono state alla base del sistema di corruzione in questo settore e che, faticosamente, avevamo messo in soffitta grazie all'opera della magistratura penale e alla corretta applicazione delle direttive europee in materia.
Citate la direttiva europea, ma quale direttiva europea propone cose di questo genere?
Volete stravolgere tutte le norme che, in questo campo, tolgono la libertà alla speculazione. Ha ragione il collega Vendola, ci sembra quasi inutile proporre degli emendamenti perché la nostra posizione è esattamente opposta a tutto ciò e non c'è materia di discussione.
Staremo qui a fare il nostro dovere, nella convinzione che pagherete la vergogna di questo disegno di legge (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Agostini. Ne ha facoltà.
MAURO AGOSTINI. Signor Presidente, il complesso degli emendamenti da noi presentati intende indicare una linea radicalmente alternativa a quella proposta da questo collegato. Questo disegno di legge collegato è, infatti, un provvedimento grave che non serve ad affrontare le questioni aperte. Infatti, qualunque osservatore imparziale non avrebbe dubbi a vedere lo scarto che c'è tra il piano dei trasporti del Governo di centrosinistra e le mirabolanti grandi opere di Lunardi, non solo in termini di trasparenza, il che è assai evidente, ma anche di certezza delle risorse prevedibili, di concreta fattibilità, di rispetto ambientale e, quindi, di vera apertura dei cantieri che, infatti, non a caso, sono solo quelli avviati nella precedente legislatura.
Quindi, il provvedimento al nostro esame è volto, piuttosto, a ridefinire una gerarchia tra le imprese del settore, a determinare una nuova mediazione politica tra Stato e mercato, a determinare una contrazione oligopolistica del mercato stesso: si tratta di una legge che colpisce trasparenza e concorrenza.
Queste ultime non sono soltanto due categorie etiche e di buon comportamento ma sono categorie economiche, che fanno la differenza economica tra i diversi paesi e tra i diversi sistemi, che rendono un mercato più efficiente e più efficace nel raggiungere gli obiettivi, nel dare certezza alle imprese per i loro investimenti, nel richiamare, soprattutto, capitali privati per finanziare le opere.
Voi stessi, colleghi della maggioranza, ne siete tanto consapevoli che, solo per fare un esempio, cancellate il limite del 50 per cento, attualmente previsto come soglia massima di contributo pubblico al concessionario. Insomma, siete partiti in campagna elettorale come grandi sostenitori del privato, il project financing veniva esaltato come una panacea, veniva, a volte, utilizzato come una clava e, invece, siete approdati al più squallido degli statalismi, cioè quello che soffoca il privato e che pretende di tornare a mettere un marchio politico sulle imprese: qui si fa anche sentire il morso dei vincoli della finanza pubblica.
È stato Il Sole 24 ore e non l'Unità a «farvi le bucce» e a dimostrare come affermazioni roboanti e propagandistiche
nascondano o tentino di nascondere il vuoto pneumatico. Allora, vi arrampicate sugli specchi.
Cosa significa la norma sulle fondazioni? A parte ogni considerazione di metodo, ogni due mesi si rifà la legge. Non sono ancora usciti gli atti indirizzo del ministro Tremonti a seguito delle modifiche introdotte in finanziaria che già, in un nuovo provvedimento, si intende ritornare su quelle modifiche apportate, qualunque giudizio si voglia esprimere su quelle novità.
Ma, a parte ciò, cosa intendete fare? Intendete espropriare quei patrimoni per finanziare le opere pubbliche? Intendete forse espropriare quei patrimoni per garantire il project financing? Ma quei patrimoni - sarà bene ricordarlo a tutti - sono di proprietà delle comunità locali e dovrete andare lì, sul territorio, a spiegarlo.
Cosa dirà, allora, quel ministro che parla dell'Europa fascista e comunista e che si dice garante della devoluzione? Cosa dirà di fronte a questi espropri di patrimoni che appartengono alle collettività locali?
Senza considerare, poi, l'ennesima lesione del titolo V della Costituzione che questa maggioranza si accinge ad operare esautorando il ruolo delle regioni e delle autorità locali e determinando un neocentralismo ministeriale. Ecco tornare, ancora una volta, lo statalismo, come una vecchia talpa che scava e ritorna.
Lo smantellamento della legge Merloni è un'operazione politica che non può produrre niente di buono per l'economia del nostro paese. Tutto ciò mentre non siete in condizione di affermare nulla su tre temi cruciali della modernità su tali questioni che intendo citare. In primo luogo, quello della mobilità urbana, testé ricordato dall'onorevole Vendola. In secondo luogo, il sistema portuale, che ha avuto quello scatto durante i Governi del centrosinistra e che oggi attende, come sistema nel suo complesso, una risposta, una prospettiva; ma, affrontare questi temi significa avere un progetto, un disegno strategico per il paese che voi, ovviamente, non avete. In terzo luogo, quello delle piattaforme logistiche per l'intermodalità.
Mentre - come dicevo - non siete in condizione di affrontare questi tre temi cruciali - infatti, riproponete la proliferazione degli interventi a pioggia - non potete far altro, in quanto la cultura del vostro ministro è la cultura della galleria. Lo testimonia anche l'emendamento 26.1 del Governo, che non fa altro che riproporre, proprio sul tema ambientale, il famoso articolo 71 della legge finanziaria; cambia soltanto un inciso, un'interpolazione, quando si dice che viene escluso il demanio marittimo, mentre per tutto il resto rimane identico, vale a dire una sanatoria - quella che era stata definita dal ministro Tremonti come un errore materiale -, che viene riproposta integralmente come scempio del territorio e con una portata anche difficilmente prevedibile vista la genericità di questo emendamento. Ecco, solo su ciò siete in condizione di parlare e solo su questo potete confrontarvi.
Dunque, mentre non sapete affrontare i temi cruciali della modernità in questo settore, reintroducete lo strumento della concessione e ripristinate i vecchi contratti dell'alta velocità.
Il WWF ha notato, giustamente, che la concessione, cito testualmente: viene di nuovo intesa come strumento di traslazione di poteri pubblici. Quindi - ripeto - la concessione viene di nuovo intesa come strumento di traslazione di poteri pubblici. Si tratta di un'espressione acuta, che coglie il senso della questione. Dunque - in altri termini - una forma di privatizzazione surrettizia, di parti, di pezzi di funzioni pubbliche. L'orologio viene riportato indietro agli anni '80. Evidentissimo è il tentativo elusivo e di aggiramento delle procedure di gara europea.
Allora, chi favoleggia di congiure dei giudici comunisti dovrebbe considerare che fu anche lo strumento della concessione a determinare un mercato protetto negli anni ottanta, fino all'inizio degli anni novanta, facendo lievitare tutti costi, impedendo la concorrenza, contribuendo a
costituire la provvista per le tangenti. Come sa bene la Confindustria, che lo ha ricordato più volte, abbiamo accumulato proprio allora, in quegli anni, il ritardo strutturale, gravando il debito pubblico ed il bilancio dello Stato, non facendo le opere, portando le imprese fuori mercato e, soprattutto, non dando una risposta ai problemi della modernizzazione. E le imprese che non si misuravano con il mercato, nel momento in cui furono costrette a farlo, si liquefecero come neve al sole.
Per non parlare della «normetta» che innalza la quota del subappalto ed alleggerisce i controlli antimafia. Lo ha detto con chiarezza l'onorevole Vendola, prima di me: non saprei fare meglio. D'altronde non è la mafia il soggetto con cui bisogna convivere, secondo un uomo del vostro Governo, molto impastato con la cultura del fare? E quali rischi di frammentazione si possono presentare con simili misure, attraverso tanti subappalti che non raggiungono la soglia del 2 per cento? Il mancato raggiungimento di quella soglia consente di evitare penetranti controlli antimafia. Ha ragione, dunque, il procuratore Vigna a lanciare con forza l'allarme! Allora, non è una forzatura propagandistica parlare di questo collegato alla legge finanziaria come di norme che abbassano le soglie di legalità e di trasparenza: lo ha sostenuto il relatore di minoranza Albonetti.
I vostri provvedimenti - è un continuum in questa legislatura - si caratterizzano per tre componenti. Prima: tendenza a ridurre la concorrenza a favore di forme oligopolistiche in tutti i settori. Seconda: gerarchizzazione del mercato intorno a pochissime grandi imprese, a danno delle medie e piccole; è l'esatto opposto della politica sviluppata del centrosinistra nella passata legislatura. Terza: abbassamento della soglia della legalità e della trasparenza.
Questo è quanto di più regressivo possa esserci per la salute della nostra economia e delle nostre imprese, non soltanto per l'etica degli affari. Questo è un provvedimento, al tempo stesso, vecchio, con la testa rivolta al passato, e inefficace. E non è un caso che l'autorità antitrust abbia fatto sentire la sua voce, con autorevolezza e con competenza, parlando di incompatibilità di queste norme con i principi generali posti a tutela della concorrenza. Si è parlato di incompatibilità di queste norme. E si è detto che questo mancato raffronto concorrenziale non garantisce la minimizzazione dei costi da sostenere per la realizzazione delle opere. In altri termini: meno opere e fatte male.
Oggi, anche l'opinione pubblica comincia ad intravedere il grave limite della vostra cultura di governo. Lo sviluppo non si sostiene soltanto con la cultura del fare - come dite voi -, con l'allentamento di tutte le regole, a cominciare da quelle sui bilanci, e con un po' di opere pubbliche. Questa è una ricetta che andava bene - se andava bene - trent'anni fa. Vorrei chiarire che la dialettica non è tra noi che vogliamo le regole e voi che volete la libertà da lacci e lacciuoli: il mercato senza regole non esiste. Questo è l'aspetto con cui dovete fare i conti. Oltre alla cultura del fare, c'è bisogno della cultura dei mercati, di strumenti finanziari raffinati, di padronanza della contrattualistica internazionale, di capacità di innovazione, di appeal nei confronti degli investitori che potrebbero portare denari e che, quindi, vogliono regole finanziarie e societarie certe.
Ho finito, signor Presidente. Credo che il ministro Tremonti abbia un bel da fare per istituire comitati Enron, come abbiamo appreso oggi dai giornali. Certamente lo sforzo è meritorio. Tuttavia, credo che il ministro Tremonti, oltre che guardare agli Stati Uniti, debba abbassare lo sguardo qui da noi. Ma non vede cosa avete fatto in questi mesi, dal luglio scorso in avanti?
Sono proprio le leggi che creano l'ambiente non adatto alla concorrenza e al confronto internazionale: al di là della polemica politica spicciola, questo è il dato di fondo. Le vostre leggi, quelle che avete fatto fino ad oggi, che abbiamo chiamato le leggi vergogna, come anche questo disegno
di legge collegato, creano un ambiente non adatto alla concorrenza e al confronto internazionale.
Ma il ministro Tremonti lo sa bene, come lo so io: le sa bene queste cose. Solo che lui, che dà del tu alla modernità, fin dal caffè del mattino, ama però anche qualche adagio popolare del passato, che egli applica e sa applicare perfettamente. Tremonti potrebbe dire: non lo fò per il piacer mio, ma per far piacere a Iddio (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Acquarone. Ne ha facoltà.
LORENZO ACQUARONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, inizierò questo mio intervento con un complimento. Se, come io penso, vista la cultura di governo, il tema che era stato affidato ai redattori di questo provvedimento era quello di ricreare il clima normativo che ha consentito il sorgere e l'affermarsi di Tangentopoli, complimenti, ci sono riusciti benissimo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
Noi abbiamo una serie di specifiche disposizioni che, annullando quello che è stato fatto meritoriamente con la legge Merloni, violando norme comunitarie, violando (come cercherò di dimostrare) la nostra Costituzione, hanno reintrodotto tutti i meccanismi perversi attraverso i quali le lobby di imprese poco pulite (quelle imprese che erano tanto abituate alla tangente che non riescono più a vincere una gara sui mercati internazionali), hanno portato il nostro mercato italiano nella situazione di una decina di anni fa.
Cerco di elencarle. Le hanno già elencate i colleghi che mi hanno preceduto. Ma cominciamo con la disposizione dell'articolo 2, dove vi è una transazione proposta di ufficio - ripeto, una transazione proposta dalla pubblica amministrazione - per cui non si supera il 50 per cento delle riserve iscritte. Questo significa che se vi è un imprenditore serio che ha scritto riserve serie, non può ottenere più del 50 per cento, mentre se vi è un imprenditore - e, purtroppo, ve ne sono molti -, che cerca di guadagnare, più che sull'esecuzione dei lavori, sulle riserve e sul contenzioso, viene premiato perché fino al 50 per cento gli viene proposta la transazione di ufficio.
Ma cose molto più gravi avvengono in altri momenti. Lo hanno detto già in parecchi: l'abbassamento di quello che era il limite posto allo scandalo dei subappalti. Oggi, praticamente, il subappalto è consentito senza limiti, sia perché si è aumentato dal 30 al 50 per cento la soglia del subappalto, sia perché riducendolo al 2 per cento dei lavori affidati si può fare qualsiasi subappalto. Nel nostro paese i subappalti hanno una tradizione poco pulita - non bene olent -, una tradizione tristemente connessa con fenomeni di origine mafiosa, e qui non ripeterò per l'ennesima volta la nota battuta del ministro, il quale ha dichiarato che desidera o che pensa ineludibile convivere con la mafia.
Ma c'è molto di più e di peggio. È stato resuscitato l'istituto della concessione ed è stato fatto in violazione delle norme comunitarie. Oggi, per le norme comunitarie, concessione è uguale ad appalto; noi abbiamo notato, invece, che qui il concetto di concessione è visto come traslazione di poteri pubblici, quindi, come un'abdicazione della pubblica amministrazione in favore di soggetti privati concessionari.
Andiamo avanti. C'è un modo attraverso il quale le pubbliche amministrazioni possono concedere l'appalto a chi vogliono, ossia quello di giudicare anomala un'offerta.
La normativa comunitaria ha chiarito quali sono i requisiti che devono essere richiesti dall'amministrazione per poter dichiarare l'anomalia di un'offerta. Questo è sparito, non c'è nessun criterio perché un'offerta possa essere dichiarata o meno anomala. Ciò significa che quando vi è un imprenditore serio che fa un'offerta seria, ma si discosta dal prezzo che, magari, consente la tangente, tale offerta viene
dichiarata anomala, senza alcun criterio effettivo, e in questa maniera si va avanti a spese del contribuente.
Vi sono poi dei sistemi di elusione delle normative comunitarie. La Corte di giustizia, per esempio, ha detto - questo discorso riguarda anche la lobby dei costruttori, degli speculatori edilizi - che, quando vi sono determinate opere di urbanizzazione che superano una determinata soglia, queste debbono essere date in appalto e non possano essere eseguite direttamente dal lottizzatore. Bene, attraverso una piccola locuzione, «per singole opere», si arriva ad uno scorporamento degli oneri di urbanizzazione, di modo che la normativa comunitaria è completamente elusa e si fa quello che si vuole.
In termini sintetici, si può dire che questa norma, come del resto è già stato detto ampiamente in quest'aula, non attua altro che una selvaggia deregulation, permettendo agli imprenditori - meno capaci di svolgere il loro mestiere e i più capaci di intrattenere rapporti con il potere politico e con le amministrazioni aggiudicatrici - di fare ciò che vogliono, il che mi preoccupa per una sola ragione. Infatti, le statistiche dimostrano che permettere agli imprenditori di fare quello che vogliono ha significato negli anni scorsi in Italia che il costo delle opere pubbliche è stato del 20-25 per cento superiore al loro valore effettivo.
Vedete, c'è un limite. Non confido nel voto di questa Assemblea che mi sembra asservita - non voglio usare il termine che tanto ha offeso - al Governo. Peraltro, in questa materia vi sono due invarianti: il rispetto della normativa comunitaria e quello della Costituzione.
Per quanto riguarda la normativa comunitaria vi sono un mucchio di violazioni; la più grande, la più eclatante è quella che fa rivivere il concetto di concessione, un concetto abrogato nel nostro ordinamento. Ancora più grave è che, intervenuta la modifica del titolo V della Costituzione, non esiste più nell'ordinamento del nostro paese, un concetto unitario di opera pubblica, perché le opere pubbliche vanno viste funzionalmente alle materie di competenza esclusiva dello Stato, o degli altri enti pubblici; per il principio di sussidiarietà, nel caso specifico, della regione, del comune, della provincia eccetera. Pretendere con una legge dello Stato di approvare oggi delle leggi di dettaglio in questa materia, addirittura pretendere di modificare oggi il regolamento sulle opere pubbliche è una cosa che non potrà non cadere sotto la censura della Corte costituzionale. Questa cosa cade anche nei confronti del buonsenso. Questo Governo ha chiesto e ottenuto una delega per riformulare la cosiddetta legge Merloni - la legge n. 109 del 1994 - e per poterla adeguare ai principi del titolo V.
Oggi si dice: nelle more dell'attuazione del titolo V si modifica completamente, si rifà una nuova legge sulle opere pubbliche, in una materia sottratta alla competenza statale, perché lo Stato ha soltanto competenza per le opere pubbliche funzionali alle materie di sua competenza esclusiva.
Queste due invarianti vincolano la legge che sta per essere varata: il mancato rispetto della normativa comunitaria e della Costituzione, vista sotto il principio della modifica del titolo V della stessa.
Pertanto, si tratta di un provvedimento grave che gravemente va ad incidere su un momento molto delicato della vita del nostro paese; è un provvedimento nei confronti del quale, per queste ragioni e per altre che nel corso del dibattito saranno illustrate, esprimeremo decisamente un voto contrario (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore per la maggioranza per la VIII Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.
FRANCESCO STRADELLA, Relatore per la maggioranza per la VIII Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Antonio Barbieri 2.1, mentre esprimono parere contrario sugli emendamenti
Acquarone 2.2 e 2.3, Vendola 2.4, Lusetti 2.5 e Acquarone 2.7.
PRESIDENTE. Il Governo?
UGO MARTINAT, Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Antonio Barbieri 2.1, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 447
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 231
Hanno votato no 216).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Acquarone 2.2, non accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
PIERO RUZZANTE. Guardi, Presidente, la settima fila (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!
PRESIDENTE. Cosa succede? Qual è il problema (Commenti)? Colleghi! Se vi sono contestazioni, vi prego di farle con chiarezza!
Dispongo che i deputati segretari compiano gli opportuni accertamenti (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 399
Votanti 398
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 206).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Acquarone 2.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 433
Astenuti 1
Maggioranza 217
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 225).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vendola 2.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 438
Astenuti 3
Maggioranza 220
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 228).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lusetti 2.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 428
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 225).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Acquarone 2.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
ELENA EMMA CORDONI. Guardi là, Presidente!
FRANCESCO STAGNO d'ALCONTRES. Guardati dietro!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 426
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 225).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
(Segue la votazione - Commenti).
ANTONIO SODA. Guardi là, Presidente, ci sono 5 posti vuoti!
PRESIDENTE. Che problema c'è, colleghi (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale - Proteste dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)?
Non dichiaro chiusa la votazione ed invito nuovamente i deputati segretari a compiere gli opportuni accertamenti (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente). Non dichiaro chiusa la votazione! Onorevole Giovanni Bianchi, mi dicono che quello sia il settore da verificare!
Chiedo all'onorevole Rotondi, in qualità di segretario, di effettuare una verifica in quella parte dell'aula. Le darò successivamente il tempo per votare, onorevole Rotondi (Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, dell'UDC (CCD-CDU) e della Lega nord Padania - Commenti del deputato Cola).
Onorevole Cola, la prego di indicare dove scorge delle irregolarità (Proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, e Misto-Comunisti italiani)! Onorevoli colleghi, non intendo chiudere la votazione fino a quando non si chiariscono le cose. Non è possibile! Se vi sono contestazioni precise, siete pregati di rivolgervi al Presidente. Quali sono queste contestazioni (Vive proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale - Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo) (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 397
Maggioranza 199
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 191).
Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Mazzoni non ha funzionato.
![]() |
![]() |
![]() |