Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 110 del 6/3/2002
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(Precauzioni da adottare a tutela dei dipendenti delle Poste italiane Spa contro il bioterrorismo - n. 3-00325)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le comunicazioni, onorevole Innocenzi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Delmastro Delle Vedove n. 3-00325 (vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 2).

GIANCARLO INNOCENZI, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Con riferimento all'interrogazione in esame, si ritiene necessario far presente che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di sindacarne l'operato per la parte riguardante la gestione aziendale che, com'è noto, rientra nella competenza propria degli organi statutari della società.


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Ciò premesso, si è ritenuto opportuno interpellare la medesima società che ha sottolineato che, per gli operatori che svuotano le cassette e per coloro che smistano la corrispondenza nei centri di meccanizzazione, già da tempo, in attuazione di quanto previsto dal decreto legislativo del 19 settembre del 1994, n. 626, contenente norme per il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro, è previsto l'uso di guanti antitaglio e di mascherine.
Per quanto riguarda l'allarme antrace, Poste italiane ha riferito che, con grande impegno ed attenzione, sta studiando e progettando, anche insieme ad altre omologhe società europee, misure di sicurezza, strumenti e procedure particolari per destinazioni cosiddette sensibili. Inoltre - ha proseguito la società Poste - in data 15 ottobre 2001, presso il Ministero della salute, si è tenuta una riunione sulla problematica in esame, cui hanno partecipato i funzionari della struttura aziendale igiene e sicurezza del lavoro che, in conformità delle indicazioni raccolte, hanno diramato alcuni documenti informativi per tutto il personale sul rischio biologico antrace che, tra l'altro, sono stati condivisi anche dai rappresentanti sindacali nel corso delle riunioni appositamente indette.

PRESIDENTE. L'onorevole Delmastro delle Vedove ha facoltà di replicare.

SANDRO DELMASTRO DELLE VEDOVE. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, fortunatamente il quesito posto con la mia interrogazione ha perso attualità e, soprattutto, ha perso drammaticità.
Ciò che, peraltro, ha fatto sorgere la questione è la segnalazione - difformemente da quanto, oggi, riferito dal sottosegretario -, proveniente appunto dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e postelegrafonici secondo la quale, nel momento in cui la minaccia bioterroristica sembrava si dovesse spandere a macchia d'olio in tutto il mondo e, quindi, anche nel nostro paese, non vi erano - ahimè - guanti e mascherine a sufficienza, a conferma del fatto che le prescrizioni tempestive, intelligenti e anche doverose del ministro dell'interno possono essere tranquillamente disattese da un ente quale una società per azioni.
Signor sottosegretario, si tratta di quelle società per azioni per le quali si rivendica autonomia quando occorre prendere decisioni o rispondere ad interrogazioni, salvo poi dichiarare piena disponibilità a sentirsi incorporate all'interno dello Stato quando bisogna attingere a risorse finanziarie.
Vede, la sindrome da bioterrorismo è calata di intensità anche perché si è scoperto che, almeno in questo caso, non era l'onnipresente Bin Laden a far imbucare le lettere ma, molto più maldestramente, pare si trattasse di estremisti americani.
Tuttavia, è grave che l'ente Poste non abbia saputo provvedere con la necessaria tempestività - in quei giorni, in quelle circostanze e non a posteriori - a dotare i lavoratori di quelle apparecchiature che, se l'allarme antrace avesse trovato effettiva esplicazione anche nel nostro paese, avrebbero contenuto i gravi rischi per il personale.
D'altra parte, com'è noto, il nostro paese è sostanzialmente il paese di Totò, quindi ci si è limitati ad organizzare anche brutti scherzi con l'antrace, proprio fingendo di utilizzare le Poste per realizzarli nei confronti di amici o di nemici. Peraltro, anche in quelle occasioni, i maligni sostenevano che, anche laddove effettivamente il bioterrorismo avesse deciso di colpire seriamente l'Italia, avrebbe quantomeno avuto il vantaggio di concedere tempi più ampi agli operatori delle Poste italiane, tenuto conto dei tempi biblici che ancora caratterizzano lo smistamento e la consegna della corrispondenza.
In molti casi gli operatori sarebbero stati del tutto indenni, perché un numero spropositato di plichi e di buste viene ancora letteralmente perduto; in alcuni depositi vi sono montagne di corrispondenza che giacciono inevase da mesi, senza che alcuno si preoccupi di esse, soprattutto nelle grandi città.


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Allora, onorevole sottosegretario, io sono soddisfatto della risposta un po' anodina del Governo che, peraltro, sottolinea giustamente l'impossibilità di entrare nell'ambito della gestione dell'ente Poste; sono un po' meno soddisfatto di come l'ente Poste ha gestito questo problema, proprio in ragione delle preoccupazioni avanzate dai sindacati dei lavoratori postelegrafonici. Sino ad una certa data, si è trattato di un problema molto serio che esigeva soluzioni immediate, - oserei dire - tipiche di una società per azioni. Infatti, si sono fatte le società per azioni proprio per abbattere la tempistica addebitata agli enti pubblici sostituendola con la velocità tipica della società per azioni. Proprio un ente che ha tali caratteristiche e vuole rivendicare il fatto di essere una SpA dovrebbe adoperarsi affinché si vada incontro alle esigenze dei lavoratori su un problema così pericoloso, con tempi da società per azioni e non con tempi da ente pubblico.
In ogni caso, onorevole sottosegretario, la ringrazio per la sua cortese risposta rispetto alla quale mi dichiaro soddisfatto, anche se la mia soddisfazione non si intende estesa all'ente Poste Italiane.

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