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PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, senatore Cursi, ha facoltà di CESARE CURSI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, nel nostro paese la tubercolosi è soggetta a notifica obbligatoria, secondo le modalità previste dal decreto del Ministero della sanità del 15 dicembre 1990, concernente il sistema informativo delle malattie infettive e diffusive, e dal conseguente decreto ministeriale del 29 luglio 1998, concernente modificazioni alla scheda di notifica in caso di tubercolosi e microbatteriosi non tubercolare allegata al decreto ministeriale del 15 dicembre 1990.
PRESIDENTE. L'onorevole Delmastro Delle Vedove ha facoltà di SANDRO DELMASTRO DELLE VEDOVE. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, la sua risposta è certamente analitica e completa, ma devo dichiararmi soltanto parzialmente soddisfatto, non tanto perché non condivida quanto lei ha esposto in ordine alle iniziative assunte dal ministero per il controllo di questa malattia, quanto perché, sostanzialmente, viene un po' eluso il vero quesito posto con l'atto di sindacato ispettivo.
Al riguardo, l'Italia si colloca fra i paesi a bassa endemia per tubercolosi, con una morbosità pari a 7,7 casi per centomila abitanti per l'anno 1999.
Il piano sanitario nazionale 1998-2000 ha fornito, tra l'altro, indicazioni per l'incremento della sorveglianza ed il controllo della tubercolosi. In particolare, con il provvedimento del 17 dicembre 1998 della Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano è stato predisposto e diramato il documento di linee guida per il controllo della malattia tubercolare su proposta del ministro della sanità, ai sensi dell'articolo 115, comma 1, lettera b) del decreto legislativo del 31 marzo 1998 n. 112.
Dette linee guida hanno la finalità di attivare sul territorio nazionale misure specifiche ed omogenee di controllo della malattia tubercolare, come il trattamento farmacologico e la gestione del malato con tubercolosi attiva, l'identificazione puntuale, la sorveglianza ed il trattamento preventivo dei gruppi ad alto rischio, la vaccinazione con BCG, la sorveglianza epidemiologica e la valutazione dei programmi di controllo.
In tal senso, occorre sottolineare che in quest'ultimo periodo questo tipo di controllo viene svolto in maniera determinante rispetto ad alcune zone a rischio derivante anche da fenomeni di immigrazione, i quali hanno comportato, in alcune città più interessate, un aumento dei casi di tubercolosi.
A livello centrale, gli obiettivi che si vogliono raggiungere - anche in accordo con il nuovo modello di controllo proposto dall'Organizzazione mondiale per la sanità - per i paesi a bassa incidenza sono: il monitoraggio della variazione di incidenza nei sottogruppi di popolazione a rischio, il monitoraggio dell'efficacia di specifici interventi preventivi e di controllo della malattia e la valutazione dell'esito del programma nazionale di trattamento della tubercolosi.
Al fine di rendere sempre più incisiva l'azione di prevenzione e contenimento della patologia in questione, in data 5 luglio 2001, presso la direzione generale della prevenzione del Ministero della salute, è stato istituito un gruppo di lavoro ad hoc con la finalità di valutare il perseguimento degli obiettivi indicati nel piano sanitario nazionale per quanto riguarda la malattia tubercolare, anche in applicazione delle linee guida nazionali, naturalmente ferma restando l'autonomia delle regioni e delle province autonome nell'adottare le soluzioni organizzative che riterranno più idonee in relazione alle esigenze della propria programmazione.
Non a caso i tisiologi - come riportato nella mia interrogazione - hanno parlato di un'emergenza sanitaria che si riaffaccia seriamente anche in Italia e che deve essere organizzata. Il fenomeno, infatti, è afferente alla presenza di cittadini extracomunitari.
Coloro che partecipano ai tavoli di lavoro dovrebbero chiaramente sapere - a meno che siano abituati a non uscire di casa la sera dopo cena - che il cittadino extracomunitario - magari non in regola - portatore di tubercolosi, questa sera potrebbe trovarsi alla stazione centrale di Milano, domani sera potrebbe trovarsi presso quella di Torino ed il giorno dopo presso la stazione Termini.
Ciò significa che vi è una difficoltà nell'approccio e nell'individuazione dei casi. Inoltre, quand'anche si siano individuati i casi di tubercolosi, vi è un'insormontabile difficoltà nell'organizzare la cura.
Il nostro Governo deve, in particolare, avere cura di prevedere le modalità di intervento nei confronti di quella fascia di popolazione che, quand'anche sia in regola con i permessi di soggiorno, non è del tutto agevole seguire in modo appropriato, soprattutto dal punto di vista terapeutico. Figuriamoci, poi, quando parliamo di quella fascia di popolazione, che grosso modo viene individuata tra un milione ed un milione e mezzo di persone, che non è in regola e, quindi, sfugge ad ogni possibilità di controllo, interpretando anche un tentativo di cura nei suoi confronti come una modalità attraverso la quale gli organi di polizia possono poi procedere all'espulsione dal territorio nazionale. Sotto questo profilo, mi pare di dover accentuare l'invito al Governo di analizzare questa particolarità del problema, perché la tubercolosi non sia, nel nostro paese, quella che i tisiologi hanno chiamato un'emergenza sanitaria.
La ringrazio, comunque, per la risposta.