Allegato B
Seduta n. 60 del 12/11/2001

TESTO AGGIORNATO AL 26 LUGLIO 2004


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ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
in considerazione dello svolgimento della XXI Conferenza Generale della FAO;
in considerazione della necessità di verificare i risultati raggiunti in materia di sicurezza alimentare a cinque anni dal Vertice mondiale sull'Alimentazione del 1996, dove i rappresentanti dei 185 Paesi membri si impegnarono a raggiungere l'obiettivo del dimezzamento entro il 2015 del numero degli affamati nel mondo;
nell'evidenziare che i dati in possesso della FAO e dell'IFAD spostano la data possibile per il raggiungimento del prefissato obiettivo ben oltre il 2015, e che questa situazione, sic stantibus, è ineluttabile, a meno che gli Stati parte non si rendano disponibili ad un ulteriore impegno politico, e qualora necessario, finanziario;
nel ricordare che la Camera sostiene con convinzione la necessità di appoggiare lo sviluppo economico e sociale dei Paesi a economia debole o in transizione;
nel sottolineare l'auspicio che l'Italia, in qualità di paese ospitante, possa dare segnali precisi sulle linee guida da seguire per raggiungere «l'obiettivo 2015» e possa farsi altresì promotrice di un concertazione con gli altri Paesi dell'Unione europea delle iniziative di aiuto internazionale;
il nostro paese ha assunto una posizione di leadership internazionale sulla questione del debito dei paesi in via di sviluppo, e ha indicato la necessità di accompagnare alla cancellazione del debito una serie di misure di interventi strutturali per avviare a soluzione il dramma della povertà nel mondo;
in un momento di particolare tensione internazionale e in un difficile contesto, l'Italia deve dare segnali precisi sulle linee di azione cercando di concordare l'azione con gli altri Stati membri dell'Unione europea;
nello scenario attuale la Camera considera ancora più importante promuovere la cooperazione internazionale multilaterale per guidare la predisposizione di regole che garantiscano una globalizzazione equa che distribuisca i benefìci dello sviluppo e consenta attraverso la cooperazione di ridurre il divario Nord-Sud. Ugualmente ribadisce l'importanza e l'irrinunciabilità della cooperazione bilaterale nel processo di sviluppo economico dei Paesi poveri;
nel sottolineare l'opportunità che a ogni forma di assistenza tecnica o finanziaria rivolta ai paesi beneficiari corrisponda un loro impegno concreto a rispettare i diritti umani, le libertà fondamentali dell'individuo, i valori democratici e di pluralismo politico;
nel valutare positivamente l'esigenza di utilizzare nell'ambito delle attività di assistenza, gli indicatori economici e sociali relativi al Paese oggetto del o degli interventi periodicamente elaborati dalle Organizzazioni e dalle Agenzie specializzate dell'Organizzazione delle Nazioni Unite;
nell'affermare che tali indicatori potranno risultare utili per una riflessione attenta sull'impatto che l'attività di cooperazione avrà sul Paese destinatario dell'intervento e sulle condizioni necessarie ed indispensabili al Paese per sanare le situazioni di povertà e/o sviluppo economico e sociale;
nel giudicare che la diminuzione graduale della dipendenza di questi Paesi da quelli industrializzati, anche attraverso prestiti e/o finanziamenti contratti con banche o fondi internazionali, è fondamentale per affrancarsi dal sottosviluppo;
nel ricordare che il budget Fao per il biennio finanziario 2002-2003 è di US 651,8 milioni, con un aumento di US 1,8 milioni rispetto a quanto assegnato all'organizzazione a partire del 1995, e che di questi oltre US 470 vengono utilizzati per gli stipendi del personale Fao;


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impegna il Governo:

1) a contribuire alle strategie di riduzione della fame nel mondo con azioni che considerino più favorevolmente quei Paesi nei quali i valori democratici ed i diritti umani e civili sono garantiti;
2) a rispettare tutti gli impegni già presi per contribuire alla lotta alla fame nel mondo;
3) ad attuare gli interventi anche in quei Paesi non considerati «democratici»; questo se si vuole raggiungere l'obiettivo di dimezzare il numero degli affamati nel mondo entro il 2015;
4) ad adoperarsi per accertare che una parte consistente degli interventi sia indirizzata alla realizzazione di uno sviluppo reale e non di tipo assistenziale e a garantire l'effettiva destinazione degli aiuti allo scopo di migliorare il tenore di vita e favorire lo sviluppo economico delle popolazioni interessate;
5) ad aumentare le risorse ordinarie per la lotta contro la fame nel mondo, portando gradualmente nei prossimi anni allo 0,70 per cento del prodotto interno lordo la percentuale delle risorse da impegnare per lo sviluppo del terzo mondo;
6) a sollecitare tutte le delegazioni governative presenti al vertice a favorire adeguati contributi straordinari;
7) a proporre ai Governi parte dell'Organizzazione una razionalizzazione e riduzione delle spese relative al personale della FAO per indirizzare la somma trattenuta agli interventi di aiuto alimentare.
(1-00029)
«Rizzi, Cè, Guido Giuseppe Rossi, Luciano Dussin, Dario Galli, Gibelli».

La Camera,
premesso che:
la sentenza della Corte costituzionale del 25 giugno 1996 sul caso di Pietro Venezia, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 698, comma 2, del codice di procedura penale e dell'articolo IX del trattato di estradizione con gli Stati Uniti, poiché «il concorso, da parte dello Stato italiano, all'esecuzione di pene che in nessuna ipotesi e per nessun tipo di reato potrebbero essere inflitte in Italia nel tempo di pace, è di per sé lesivo della Costituzione»;
la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 7 luglio 1989 sul caso «Soering contro Regno Unito», la stabilito che «nel caso in cui venisse eseguita la decisione del Ministro degli Esteri di estradare il ricorrente negli Stati Uniti d'America, ciò costituirebbe una violazione dell'articolo 3» (della Convenzione europea sui diritti umani, che stabilisce «Nessuno può essere sottoposto a tortura o a trattamenti o punizioni inumani o degradanti»), con ciò fissando un divieto generale europeo all'estradizione in paesi che hanno la pena di morte in assenza di garanzie che tale pena non sia applicata;
la Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione europea adottata nel 2000, stabilisce che «nessuno può essere trasferito, espulso o estradato in uno Stato nel quale vi sia un grave rischio di essere sottoposto alla pena di morte, a tortura o ad altri trattamenti o punizioni inumani o degradanti»;
articolo 11 della Convenzione europea sull'estradizione, stabilisce che «Se il fatto, per il quale l'estradizione è domandata, è punito con la pena capitale nella legge della Parte richiedente e se, per esso, tale pena non è prevista nella legislazione della Parte richiesta o non vi è generalmente eseguita, l'estradizione potrà essere consentita solo alla condizione che la Parte richiedente dia garanzie, ritenute sufficienti dalla Parte richiesta, che la pena capitale non sarà eseguita»;
le risoluzioni approvate dalla Commissione ONU per i Diritti Umani nel 1999, 2000 e 2001, chiedono «agli Stati che hanno ricevuto una richiesta di estradizione per reati per i quali nel paese richiedente è prevista la pena di morte di riservarsi esplicitamente il diritto di negare


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l'estradizione in assenza di effettive assicurazioni da parte delle autorità competenti di tale Stato che la pena capitale non verrà eseguita»;
dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre a New York e a Washington, che potrebbero anche aver avuto basi o supporto logistico o organizzativo in alcuni paesi dell'Unione europea, stanno crescendo gli sforzi per un accordo europeo di ampia portata per garantire l'estradizione degli accusati di terrorismo da uno qualsiasi dei 15 Stati membri se richiesta dagli USA;
tali sforzi volti innanzitutto ad accelerare in tutti i paesi dell'Unione europea, e in maniera uniforme, le procedure di estradizione nei confronti delle persone sospettate di terrorismo, stanno incontrando delle difficoltà sulla pena di morte che vige ancora negli Stati Uniti mentre alcuni paesi dell'UE attualmente rifiutano di estradare persone in qualsiasi paese che mantenga l'esecuzione come un'opzione di condanna;
i ministri degli interni e della giustizia appartenenti ai 15 paesi dell'UE riuniti a Bruxelles nel settembre scorso, hanno chiesto proposte dettagliate alle autorità dei paesi membri per giungere entro i primi di dicembre all'armonizzazione delle misure antiterroristiche, tra cui quelle relative a una definizione comune di terrorismo, a un ordine di cattura europeo e ai processi di estradizione;
autorevoli rappresentanti di istituzioni e governi europei hanno su questo già preso posizione;
il 20 settembre scorso, il commissario europeo per le relazioni esterne Chris Patten e il suo collega responsabile per la giustizia e gli affari interni Antonio Vitorino, hanno chiesto all'UE di permettere l'estradizione «mantenendo, allo stesso tempo, la coerente opposizione dell'UE alla pena di morte» affermando che se le autorità giudiziarie americane daranno assicurazioni che la condanna capitale non sarà applicata nei casi dei sospettati di terrorismo, allora potrebbe essere raggiunto un accordo;
il 29 settembre, Marc Verwilghen, ministro belga della Giustizia del Belgio, Presidente di turno dell'Unione europea, ha detto che né Osama bin Laden né i suoi seguaci ricercati per l'attacco terroristico agli USA, qualora fossero catturati in Europa, saranno consegnati agli Stati Uniti perché l'Unione europea non concede l'estradizione verso i paesi che applicano la pena di morte;
il 2 ottobre il ministro degli esteri svedese Anna Lindh ha dichiarato che il suo paese dovrà negoziare con gli USA la non applicazione della pena di morte nel caso che un sospetto terrorista sia estradato negli Stati Uniti, perché le leggi svedesi e la convenzione europea sono contrarie alla pena di morte e in altri casi di estradizione gli USA si sono impegnati a non comminare pene capitali;
il 4 ottobre 2001, il parlamento del Portogallo, un paese che come l'Italia presenta vincoli di tipo costituzionale in materia di estradizione, vietata non solo in caso di pena di morte ma anche di ergastolo, ha approvato cambiamenti per migliorare la cooperazione internazionale nella lotta contro il terrorismo e per rendere l'estradizione più facile, rimanendo però esclusa la consegna dei sospettati ai paesi che applicano la pena di morte;
il 6 ottobre 2001, il Presidente del Consiglio d'Europa Lord David Russell-Johnston ha detto che l'Unione europea dovrebbe rifiutare l'estradizione verso gli USA a meno che le autorità americane non firmino documenti nei quali escludono il ricorso alla pena di morte, perché giustiziare i terroristi significherebbe solo creare dei martiri;
il 7 ottobre, il Primo Ministro inglese Tony Blair ha disposto, nell'ambito della guerra contro il terrorismo, un riesame urgente dello Human Right Act che vieta l'estradizione di sospetti verso Paesi


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che hanno la pena di morte e il ministro degli interni britannico David Blunkett ha dichiarato di volere andare rapidamente verso una legislazione che metta fine ai ritardi nell'estradizione, che mantenga però una previsione che escluda la possibilità di pena di morte negli USA o in altri Paesi;
nel riaffermare questa posizione, il ministro Blunkett ha dichiarato che «L'articolo 3 della Convenzione europea sui diritti umani è inviolabile, afferma il divieto di rispedire persone verso Paesi in cui potrebbero subire torture o altre forme di persecuzione, e la pena di morte rientrerebbe in questa categoria»;
secondo il Rapporto 2001 di Nessuno tocchi Caino, ad oggi, sono 125 i paesi abolizionisti a vario titolo: 77 sono totalmente abolizionisti, 13 abolizionisti per crimini ordinari, 30 abolizionisti di fatto (non eseguono sentenze capitali da almeno 10 anni), 2 impegnati ad abolire la pena di morte in quanto membri del Consiglio d'Europa, 3 attuano una moratoria legale delle esecuzioni, mentre i paesi mantenitori sono 71;
nel 1993 la situazione era, invece, di 99 paesi o territori abolizionisti a vario titolo: 58 totalmente abolizionisti, 17 abolizionisti per crimini ordinari, 23 abolizionisti di fatto, 1 attuava una moratoria legale delle esecuzioni, mentre i paesi mantenitori erano ben 97, 25 in più rispetto ad oggi;
c'è un nesso diretto tra l'iniziativa dell'Italia e di altri paesi dell'Unione europea all'Assemblea Generale dell'ONU nel 1994 e, poi, in Commissione diritti umani dal 1997 al 2001, e i cambiamenti avvenuti nella situazione della pena di morte nel mondo in questi anni, ultimi dei quali l'abolizione in Costa d'Avorio e Cile;
a fronte di queste notizie positive, vi sono i dati allarmanti che giungono dai 27 Stati che nel 2000 hanno compiuto complessivamente almeno 1.892 esecuzioni, mentre nei primi sei mesi del 2001 le esecuzioni sono state almeno 2.203 in 19 paesi, prima fra tutti la Cina con 1.781;
ribadisce la propria convinzione che il «no» all'estradizione verso i paesi che applicano la pena di morte e l'istituzione di una moratoria universale delle esecuzioni da parte dell'Assemblea Generale dell'ONU, rappresentino un passaggio fondamentale verso l'abolizione universale e definitiva della pena di morte;

impegna il Governo:

sostenere in sede di Unione europea le proposte tese a migliorare la cooperazione internazionale contro il terrorismo attraverso procedure uniformi a livello europeo e anche più rapide di estradizione riaffermando, allo stesso tempo, la coerente opposizione del nostro paese e dell'Unione europea alla condanna capitale ed escludendo l'estradizione, il trasferimento o l'espulsione di persone sospettate in qualsiasi paese vi sia un grave rischio di essere sottoposte alla pena di morte;
riprendere l'iniziativa internazionale contro la pena di morte operando in modo che l'Unione europea presenti nelle prossime sessioni della Commissione ONU per i Diritti Umani e dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite una nuova risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali in vista dell'abolizione definitiva della pena di morte e impiegando tutti gli strumenti politici e diplomatici per garantire l'associazione a questa iniziativa del maggior numero di paesi di tutti i continenti.
(1-00030)
«Biondi, Fiori, Tabacci, Cristaldi, Realacci, Fontana, Milanese, Cento, Rugghia, Grillini, Bornacin, Vigni, Selva, Lucchese, Collavini, Damiani, Cuccu, Iannuzzi, Misuraca, Stagno d'Alcontres, Sandi, Carlucci, Castagnetti, Ostillio, Gironda Veraldi, Cossa, Rocchi, Nicolosi, Rivolta, Mazzoni, Boato, Stucchi, Adduce, Martella, Mariotti, Pisa, Maran, Enzo Bianco, Fratta Pasini,


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Craxi, Lumia, Nesi, Mazzuca Poggiolini, Patria, Angioni, Giovanni Bianchi, Bimbi, Ruzzante, Mondello, Gentiloni Silveri, Sanza, Bellini, Di Teodoro, Vernetti, Iannuccilli, Piscitello, Lisi, Rutelli, Antonio Pepe, Patarino, Parodi, Carbonella, Arrighi, Gallo, Tarantino, Abbondanzieri».