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La seduta, sospesa alle 14,40, è ripresa alle 15,30.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 350, recante disposizioni urgenti in vista dell'introduzione dell'euro.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A al resoconto della seduta di ieri - A.C. 1654 sezione 4).
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Milioto. Ne ha facoltà.
VINCENZO MILIOTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, avremmo preferito che il Governo non avesse posto la questione di fiducia su questo decreto-legge, che contiene disposizioni urgenti in vista dell'introduzione dell'euro e altri provvedimenti che, tra l'altro, attengono al rientro dei capitali dall'estero.
Avremmo preferito ciò persuasi che la questione di fiducia si ponga solo in determinate
condizioni - anche se ne comprendiamo alcune delle ragioni - e anche perché il nuovo PSI avrebbe preferito un dibattito approfondito su temi su cui sono state scritte pagine importanti. Il dibattito sarebbe probabilmente servito a dare dignità ad una politica e a degli uomini che hanno scritto pagine importanti nella storia d'Italia. Ma le cose stanno così.
Il nuovo PSI esprimerà, dunque, un voto favorevole sulla questione di fiducia posta dal Governo, in quanto non condivide le ragioni espresse dal centrosinistra, che sta alzando i toni del dibattito, probabilmente perché ciò serve a compattare le divisioni che ci sono e che permangono all'interno dei Democratici di sinistra e all'interno dell'Ulivo. Allora, alziamo il tono del dibattito, così ci troviamo tutti d'accordo.
All'onorevole Violante, vogliamo dire che non ci sentiamo per niente uomini macchina e voteremo favorevolmente sulla questione di fiducia, e non perché vi è il voto palese; avremmo votato nella stessa maniera anche nel caso di voto segreto.
Per quanto mi riguarda e ci riguarda, non servono le blindature, noi siamo quei socialisti che non hanno mai chinato la testa né piegato la schiena e che, quindi, non si nascondono dietro il voto segreto.
Per questi motivi esprimeremo un voto favorevole sulla questione di fiducia posta dal Governo Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, colleghi, vi è una domanda prioritaria cui bisogna rispondere di fronte all'opinione pubblica: perché il Governo di centrodestra ha deciso, improvvisamente, di porre la questione di fiducia su questo decreto-legge?
Non è in discussione la legittimità della questione di fiducia - che è un'ipotesi prevista dalla nostra Costituzione - ma il perché il Governo abbia utilizzato tale strumento con riferimento a questo decreto-legge. Si tratta, infatti, di un decreto-legge destinato ufficialmente ad introdurre disposizioni urgenti per l'ormai imminente entrata in vigore dell'euro, almeno questo è il titolo ufficiale e proclamato del provvedimento. Tuttavia, se si fosse trattato solo di questo, il Governo avrebbe compiuto il proprio dovere e anche l'opposizione dell'Ulivo avrebbe votato a favore. Il decreto-legge sull'euro avrebbe potuto essere approvato all'unanimità, in quanto sono stati i governi di centrosinistra a portare l'Italia nell'Unione monetaria, nonostante tutti i reiterati tentativi di opposizione, da parte del Polo e della Lega, durante la precedente legislatura.
In materia di euro, il merito storico va ai governi Prodi, D'Alema, Amato, ai governi di centrosinistra che hanno conquistato per l'Italia l'obiettivo storico dell'ingresso nell'euro, allora osteggiato dal centrodestra in modo sistematico ed irresponsabile, con reiterate dichiarazioni di sfiducia e preannunci di fallimento, smentiti dal risultato storico dell'unione monetaria di cui l'Italia fa parte integrante. In materia di euro, il centrodestra, che, per bocca del Presidente del Consiglio Berlusconi, ha dovuto, pur tardivamente, riconoscere le conquiste dei governi Prodi, D'Alema ed Amato, sta semplicemente e doverosamente proseguendo e completando l'opera meritoria e storica del centrosinistra; su questa strada il Governo Berlusconi avrebbe avuto anche il nostro voto, per ragioni di coerenza e di lealtà cui non siamo mai venuti meno.
Perché allora, ripeto, il Governo ha posto la questione di fiducia? Per una ragione semplice e gravissima al tempo stesso. Perché nel decreto-legge sull'euro è stato strumentalmente inserito un intero blocco di articoli, il capo III, che punta alla sanatoria della massa ingente di capitali esportata clandestinamente all'estero negli anni e nei decenni scorsi. Violando la Costituzione ed insultando la stragrande maggioranza dei cittadini onesti, quelli che hanno operato, prodotto ricchezza, pagato le tasse ed investito in Italia, il Governo di centrodestra, per recuperare qualche migliaio di miliardi, ha deciso di garantire totale immunità e totale omertà a tutti
quei cittadini che hanno evaso il fisco e depauperato l'Italia, portando illegalmente le proprie ricchezze ed i propri capitali all'estero. Questa operazione è uno scandalo di proporzioni gigantesche, è un'autentica vergogna nazionale, è un'immane offesa allo Stato di diritto, in cui noi crediamo, ma che viene sistematicamente calpestato e violato o evocato solo strumentalmente quando fa comodo.
Le carceri italiane detengono molti grandi criminali, ma anche migliaia di disgraziati che stanno in prigione per violazioni di ben minore gravità se paragonate agli atti di chi ha derubato l'Italia delle sue ricchezze, ha disertato i propri doveri di solidarietà nazionale, ha sistematicamente evaso il fisco, pur continuando a fruire di tutti quei servizi che gli altri cittadini, quelli onesti, pagano con le proprie tasse anche per loro. Il messaggio infame - tale, purtroppo, devo definirlo -, che viene dato all'Italia e che segna il prestigio del nostro paese in Europa e nel mondo, è questo: se hai pagato le tasse, sei poco meno che un ingenuo; se hai violato il fisco in Italia, sei giustamente chiamato a risponderne; ma se non hai pagato le tasse ed hai sottratto risorse all'Italia, esportando i capitali all'estero, lo Stato, con il Governo di centrodestra, ti garantisce ora la completa omertà e la totale impunità, con il pagamento dell'irrisoria percentuale del 2,5 per cento dei tuoi capitali illegali.
Mi chiedo e vi chiedo: è questo lo Stato di diritto, è questa la giustizia sociale, è questa l'equità fiscale, è questa l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge? Signor Presidente, queste domande non ce le poniamo soltanto noi, se le sono poste - devo darne atto - anche molti colleghi del centrodestra. E per impedire ai colleghi del centrodestra, prima di tutto a loro, di potersi liberamente esprimere nel voto sugli emendamenti che avessero eventualmente condiviso, per togliere loro questa libertà, da parte della Casa delle libertà è stata posta la questione di fiducia. Questa fiducia viola lo Stato di diritto ed offende il prestigio internazionale dell'Italia: è questa la ragione per cui noi esprimeremo un voto contrario, ritenendo che si scriva oggi una pagina nera nella storia del Parlamento e del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Socialisti democratici italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Intini. Ne ha facoltà.
UGO INTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel merito di questo decreto-legge, condivido le critiche espresse autorevolmente dai deputati dell'Ulivo e ciò mi porta a negare la fiducia al Governo. Tuttavia, vorrei porre un problema più generale, di forma parlamentare e di sostanza politica: la maggioranza presenta provvedimenti blindati, sembra considerare il Parlamento un impiccio ed un ostacolo inutile, da aggirare con il minor danno e la maggiore rapidità possibile; l'opposizione fa le barricate, avanza decine di interventi e centinaia di emendamenti, attacca con il sottinteso che il Governo abbia, soprattutto, da difendere interessi inconfessabili, ciò che non viene sottinteso in pubblico, ma gridato sulle piazze. L'opposizione marcia con giuste e comprensibili ragioni ad Assisi, per la pace, ma in mezzo a chi è contro l'America; la maggioranza vuole marciare per l'America e per la guerra. Ed a Washington si dice ridendo che da Londra si mandano truppe e da Roma si mandano cortei.
Le parole eccessive e le polemiche eccessive si susseguono, rendendo ridicole, di fronte all'opinione pubblica, non la maggioranza o l'opposizione, ma la maggioranza e l'opposizione: così non si può andare avanti! Questo è il motivo per cui l'Italia perde ogni giorno credibilità internazionale e Berlusconi aggrava la situazione allorché, visto come l'ultimo della classe in Europa, cerca di apparire come il primo della classe in America. Questo, tutto questo, preoccupa il Capo dello Stato, che lancia un appello implicito affinché si smetta.
Diciamo la verità: non abbiamo in Italia una destra normale ed europea, ma
neppure una normale sinistra europea. Potremmo continuare per cinque anni dall'opposizione a gridare «fascisti e corrotti» e dalla maggioranza a gridare «comunisti e giustizialisti», ma continueremo a farlo in un paese che lentamente affonda nel discredito agli occhi del mondo, con istituzioni democratiche che affondano nel discredito agli occhi degli italiani. Con lealtà assoluta alla sinistra e anche nell'interesse della sinistra, consentitemi perciò di dire che l'opposizione aiuti la destra a diventare una normale destra europea, il che non è: aiuteremmo anche noi stessi a diventare una normale sinistra europea; dal canto suo, il Governo ci aiuti ad essere aiutato.
Tutti insieme diciamo una parola di equilibrio, di verità e di giustizia sul veleno accumulato negli anni novanta, negli anni di Tangentopoli, che ancora inquina la vita democratica, come dimostrano anche le polemiche di questi giorni. Chi non comprenderà queste esigenze e continuerà a scontrarsi muro contro muro, credo sarà giudicato severamente dell'opinione pubblica, tanto più severamente in presenza di una lunga e tragica crisi internazionale, in presenza di una guerra (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti democratici italiani, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Verdi-l'Ulivo)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nesi. Ne ha facoltà.
NERIO NESI. Signor Presidente, il gruppo Misto-Comunisti italiani voterà contro la fiducia al Governo per la conversione in legge del decreto legge 25 settembre 2001, n. 350, e questo per le ragioni che illustrerò. Il problema di misure atte a favorire il rientro dei capitali illegalmente trasferiti in Italia esiste. Fu affrontato per la prima volta alla fine degli anni settanta, quindi venti anni fa, allorché era ministro per il commercio estero una persona di grande autorevolezza morale e professionale, Rinaldo Ossola. Egli cercò - ed io ebbi l'onore di lavorare con lui - di modificare la legislazione allora vigente, che prevedeva gravissime pene a carico di coloro che avessero distolto risorse finanziarie dalle attività nazionali. Sono passati molti anni da allora, ma la situazione è rimasta la stessa: dal nostro paese continuano ad uscire capitali, in misura diversa a seconda degli anni e dei momenti, ma in modo costante. Le ragioni sono varie: innanzitutto, l'evasione fiscale, ma anche l'intento di mettere al sicuro mezzi finanziari, spostandoli da un paese ritenuto insicuro; la soluzione dei problemi di ordine familiare, successorio e societario; infine, la creazione di quei famosi fondi neri utilizzati per pagamenti nascosti, corruzioni di vario genere, distrazione di fondi dai loro scopi istituzionali. La successiva e totale liberalizzazione del movimento dei capitali non ha eliminato questo fenomeno ma gli ha dato una patente di legittimità. Infatti, si è accentuata la tendenza, da parte dei grandi e medi gruppi italiani, a localizzare fuori d'Italia le sedi delle loro holding, cioè delle società capogruppo dalle quali dipendono le società operative. È facile constatare come i principali gruppi abbiano sede non soltanto nella solita Svizzera, ma anche nel Lussemburgo e nel Liechtenstein e, da un po' di tempo, in Olanda, oltre che, più sfacciatamente, in remote isole dell'Oceano Pacifico.
La verità è che una delle ragioni di fondo dell'inesistenza di una politica economica della Comunità europea è dovuta al fatto che non si è mai riusciti ad istituire una tassazione omogenea dei redditi da capitale, inducendo così persone e imprese a cercare all'interno e fuori della comunità quei paesi dove il rendimento dei loro depositi è il meno tassato. Su queste considerazioni si fonda la nostra contrarietà a questo provvedimento, del quale non possiamo negare la coerenza con la politica generale del Governo ed in particolare con l'abolizione dell'imposta di successione per i grandi patrimoni, il che, obiettivamente, fa venire meno uno degli interessi a mantenere all'estero i propri capitali.
A parte questo, quali altri interessi potrebbero indurre coloro i quali detengono
mezzi finanziari all'estero a portarli in Italia? Escludendo il sentimento patriottico - che non mi pare molto diffuso tra costoro - ci sarebbe un'altra ragione. Il bisogno di capitali per le proprie aziende in Italia - questa è la tesi dei banchieri italiani - in un momento nel quale la situazione imprenditoriale non è finanziariamente tranquilla. Ma la liberalizzazione dei movimenti di capitali da e quindi anche per l'Italia fa venir meno il bisogno di una loro ufficializzazione.
Si potrebbe anche pensare che i detentori di capitali all'estero ritengano di non essere più coperti come un tempo, in particolare dopo le convenzioni fra l'Italia e la Svizzera, ma essi dovrebbero essere stati già rassicurati contro questo pericolo dalla recentissima legge italiana contro le rogatorie internazionali.
Signor Presidente, ci auguriamo di sbagliare ma ci sembra di poter concludere che i veri interessati al decreto-legge che stiamo esaminando siano i detentori di capitali che hanno bisogno di essere puliti dalla loro origine sporca. Il ministro dell'economia e delle finanze che ha certamente al riguardo una notevole esperienza professionale ci consentirà di guardare con distacco alle norme introdotte all'ultimo momento contro il riciclaggio, perché egli sa come noi che il denaro è la materia più fungibile che esista e che sui biglietti di banca non è certificata la loro origine.
Quelle che il Governo ci propone sono misure da un lato inutili, da un altro lato inique sul piano etico-politico e da un terzo lato pericolose per la reazione che desteranno nei percettori di redditi medio-alti ed alti - i cui guadagni sono tassati in patria con percentuali che vanno dal 30 al 40 per cento - quando si renderanno conto che se avessero deciso di portare all'estero questi redditi pagherebbero per legalizzarli il 2,50 per cento senza alcuna ulteriore penalità.
Signor Presidente, queste sono le ragioni per le quali il nostro gruppo voterà contro questo decreto-legge (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo Spena. Ne ha facoltà.
GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, Rifondazione comunista voterà contro; signori del Governo, questa volta l'avete fatta davvero grossa (Commenti dei deputati di Alleanza nazionale). Il nostro giudizio è che questo sia un decreto-legge di iniquità, gravità, pericolosità inaudite, nel quale coincidono un classismo padronale smisurato ed insieme calcolo, cinismo, anche sfrontatezza.
Perché infatti apponete la fiducia? Perché vi sono ancora parole indicibili, atti di cui vergognarsi. Bisogna far presto, non discutere; sperate che bombe d'antrace costituiscano il porto delle nebbie di ogni forzatura, di ogni torsione autoritaria.
Questo è un decreto-legge che presenta profili di sovversivismo dello stesso Stato di diritto e, come sempre accade, ai contenuti autoritari ed ai processi decisionali pudicamente clandestini, corrisponde l'odiosa imposizione di forme autoritarie. Ad una cultura sociale semplificata corrisponde sempre una subcultura istituzionale banale e volgare. Ma noi non vorremmo si pensasse che questo è solo un provvedimento inadeguato, sbagliato perché il Governo Berlusconi non sa governare; sarebbe un azzardo fallace il solo pensarlo. In realtà il Governo Berlusconi sa governare, ma abbiamo visto dipanarsi in questi 140 giorni di Governo un preciso disegno strategico al quale ci opponiamo. Nulla è lasciato al caso; questo provvedimento va infatti letto insieme al falso in bilancio, alle rogatorie internazionali, alla Tremonti-bis, all'abolizione delle tasse su successioni e donazioni, alla cartolarizzazione, al condono per le imprese del lavoro nero e «grigio», alla legge Lunardi che devasta l'ambiente, alla privatizzazione di tutti gli immobili pubblici e potrei continuare.
Noi opponiamo a questo disegno, a questa trama complessiva - che può esser sconfitta solo mettendo a tema un altro punto di vista - un progetto radicalmente alternativo. Infatti, questo disegno governativo
non è neutro, è ferocemente, direi disciplinatamente, classista.
Le imprese, le banche, i poteri forti, le finanziarie, le assicurazioni con le pensioni integrative rappresentano l'asse portante unico e totalizzante del paese.
Quanto poi alle lavoratrici, ai lavoratori, ai giovani, alle ragazze, ci pensa il progetto devastante del ministro Maroni che dei lavoratori vuole smantellare anche l'identità collettiva, trascinandoli nella disperazione della contrattazione individuale, che ai giovani promette sempre più precarietà, contratti intermittenti e a chiamata, furti di tempo, di spazio, di senso, agli immigrati quella vergogna razzista dei contratti di soggiorno, una vera e propria scissione e sconnessione tra i diritti di cittadinanza della persona e assoluta mercificazione della sua forza lavoro.
Qual è il punto? Si sta saldando - questo è il nostro punto di vista - un blocco di interessi padronali e proprietari, di cui - diciamolo - la borghesia mafiosa...
PIETRO ARMANI. Ma che borghesia!
GIOVANNI RUSSO SPENA. ...le mafie economiche sono una componente niente affatto irrilevante. Si va compiendo un'unità borghese che va dall'avvocato Agnelli, dal dottor Fazio, sino ai colletti bianchi di Provenzano e di Totò Riina.
Di che cosa, infatti, stiamo oggi discutendo? Vediamolo per grandi linee.
Stiamo innanzi tutto discutendo di una vera e propria amnistia per i pirati della lira - come li avrebbe chiamati Ugo La Malfa - per evasori ed elusori fiscali, per esportatori di capitali all'estero, per riciclatori di denaro sporco.
Viene, con amorevole cura, tutelata e premiata la grande criminalità organizzata che è riuscita a costituire società di capitali all'estero. Pensate: non sono previste sanzioni nemmeno per l'intermediazione fittizia; i capitali, una volta reimportati e convertiti, sono assolutamente liberi, senza alcuna garanzia che si possa procedere alla loro confisca, neppure se è accertato il reato di riciclaggio. Ma si sa, la mafia economica non esiste per questo Governo. È un'invenzione di don Ciotti e dei soliti comunisti bolscevichi.
Forse, Pio La Torre, Placido Rizzotto, Peppino Impastato, don Puglisi, Mattarella e tanti, tanti altri sono morti di polmonite e non per mano della borghesia mafiosa.
Oggi, signori del Governo voi state dando - come dire - un messaggio preciso al paese che è devastante: la lotta al riciclaggio è finita! Ma non solo: questa nostra Italia sta diventando proprio un paradiso. Sì! proprio un paradiso fiscale. Pensate: sui capitali, fatti rientrare, si pagherà appena il 2,5 per cento, senza alcuna sanzione. A parte coloro che non si possono permettere ovviamente di esportare capitali all'estero, ciò vuol dire che gli stupidi sono stati cittadini onesti che hanno tenuto i soldi in Italia, che pagano accertamenti tributari pari all'80 per cento della somma evasa ed in più le sanzioni ed il processo penale per il reato di infedele dichiarazione.
Poi, signori del Governo, bisogna dire che avete garantito un anonimato perfetto. Il fisco e la magistratura non sapranno mai di chi fossero quei capitali, come fossero stati accumulati, magari con il racket e perché fossero stati trasferiti all'estero.
L'amnistia è completa ed assoluta, ma non l'amnistia e l'indulto che non piacciono al ministro Castelli per i poveri cristi che stanno in galera, in mura di sofferenze in cui marciscono solo i poveracci perché chi ha i soldi e un buon avvocato, si sa, in galera non ci finisce. Il garantismo peloso, quello degli amici degli amici non ha limiti, a volte anche in questo Parlamento. No, l'amnistia, qui assoluta, è per evasori, elusori e riciclatori, senza nemmeno applicare l'articolo 79 della Costituzione che prevede che occorra una maggioranza qualificata del Parlamento nel voto.
Per questo Governo, insomma, i potentati economici, anche quelli mafiosi, non devono avere lacci e lacciuoli, impacci e fastidi. Andate e arricchitevi sempre più: è il messaggio del Governo. Non abbiate preoccupazioni perché il Governo sta lavorando, sta smantellando ogni controllo
di legalità, sparge a piene mani, con una pedagogia di massa corruttiva e micidiale, la cultura della illegalità.
È una brutta storia, colleghe e colleghi, perché il messaggio del Governo al paese è devastante, soprattutto in un momento così difficile come quello attuale.
La cultura della illegalità è il nuovo carburante dello sviluppo economico del paese, anzi è il collante del suo sistema relazionale, della stessa convenzione sociale; bisogna allora convivere con la mafia, come dice il ministro Lunardi. Ebbene, se bisogna convivere con la mafia, non fa nulla. L'importante è che la proprietà privata riceva l'unzione sacra della assoluta impunità, ferocemente difesa. Poi, come già diceva il pretore romano, pecunia non olet, ovvero i soldi dei ricchi non puzzano. Del resto, non alludono a ciò anche la Banca d'Italia, la City bank, la Bank of America, la quale ancora oggi ricicla i dollari della miliardaria famiglia saudita di Osama Bin Laden?
Si stanno configurando, ed è questa la nostra preoccupazione, per così dire, di modello, una forma di Stato ed un complesso di sistemi, settori e strutture produttive fondate sull'interazione, sull'intreccio, sulla complementarietà fra poteri forti, economia legale ed economia illegale.
Anche questa non è una nicchia di arretratezza, ma l'identità di una globalizzazione che è insieme liberista ed illiberale.
Per queste ragioni, rappresentanti del Governo, noi votiamo contro questo decreto-legge, perché votiamo anche contro il disegno complessivo che ho tentato in qualche modo di descrivere.
Ci opporremo aspramente, tentando di alimentare la più ampia e diffusa democrazia di massa nel paese, quella democrazia di massa che è l'unico antidoto all'autoritarismo, perché essa è molto progettuale, radicale, alternativa e molto conflittuale (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista, Misto-Verdi-l'Ulivo e di deputati dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dario Galli. Ne ha facoltà.
DARIO GALLI. Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli deputati, durante la discussione di questa settimana abbiamo avuto modo di ascoltare diverse menzogne da parte dei rappresentanti della sinistra ed anche di assistere ad alcuni attacchi diretti al nostro movimento politico, la Lega nord Padania, nel patetico, quanto inutile, tentativo di suscitare un non meglio precisato sentimento di rivolta nei nostri parlamentari. Questo non è ovviamente avvenuto, né tanto meno avverrà in questa occasione, in quanto ciò di cui stiamo discutendo è un provvedimento dai contenuti corretti ed importanti.
Da mesi, voi della sinistra avete impostato il vostro lavoro di opposizione soltanto sulla provocazione, perché incapaci di proporre argomenti seri, così come siete stati incapaci, in cinque anni, di produrre norme semplici ed ordinate, che portassero risultati realmente positivi per la vita dei cittadini. Avete introdotto l'equalizzatore, quel meccanismo fiscale molto complicato che vi ha consentito di tassare il reddito maturato, ma non ancora realizzato, da applicarsi cioè su un reddito virtuale e non riscosso.
Con questa legge noi aboliamo l'equalizzatore, come abbiamo già abolito altre imposte inique, ad esempio, quella di successione che andava ingiustamente a tassare ulteriormente un patrimonio accumulato con risparmi familiari già sottoposto a tassazione. Abbiamo avviato la riforma del diritto societario, - che non si riduce alla riforma del reato di falso in bilancio -, da anni attesa dal settore, per adeguarlo alla nuova realtà economica ed abbiamo abolito alcuni adempimenti burocratici inutili.
In cinque anni avete accresciuto la pressione fiscale portandola ad un livello che è il più alto in Europa: la media nazionale ha raggiunto il 44 per cento, ma sappiamo che in alcune aree del nord la pressione fiscale ormai ha abbondantemente superato la percentuale del 60 per
cento. Questa oppressione fiscale ha avuto come conseguenza l'aumento dell'evasione, del lavoro sommerso, la fuga di capitali all'estero. Parliamo di punte del 40-45 per cento di lavoro sommerso nelle aree meridionali e di circa il 18 per cento del prodotto interno lordo derivante complessivamente dal lavoro sommerso.
Dovevate portare avanti la lotta all'evasione fiscale e non l'avete fatto. Ora è il momento di cambiare! È cambiata la regia e di conseguenza cambia il programma, perché questo abbiamo promesso agli italiani e questo faremo.
Abbiamo promesso che rivoluzioneremo il sistema fiscale rendendolo più semplice e soprattutto più equo. Questo lavoro è già cominciato ed i primi effetti si potranno vedere con l'approvazione della prossima legge finanziaria: l'aumento ad un milione delle detrazioni fiscali per ogni figlio a carico; quello ad un milione delle pensioni minime; l'incentivazione alla realizzazione di asili nido nelle aziende.
Tutto questo, unitamente ad altro che andremo a realizzare nei prossimi anni ed insieme a quella serie di provvedimenti già approvati e volti a rilanciare l'economia, servirà ad aumentare e diffondere il benessere nella società italiana.
La nostra società è basata sul lavoro, sulla famiglia, sul capitale. Vogliamo aumentare la ricchezza reale dei cittadini e non massimizzare la povertà, come avete fatto voi del centrosinistra. I dati ufficiali dicono - come ben sapete - che nel nostro paese la povertà è aumentata, negli ultimi cinque anni, di due milioni di soggetti. Tutto ciò - l'aumento della povertà, la massificazione al ribasso dei cittadini, i rientri nel nostro paese di milioni di extracomunitari disperati, magari a maggioranza islamica - faceva parte del vostro preciso disegno di destabilizzazione della società e della civiltà italiana.
Ai disoccupati non si dà l'indennità di disoccupazione per mantenerli disoccupati; ai poveri non si danno i sussidi per mantenerli poveri; bisogna essere capaci, contemporaneamente, di far crescere la società, dando lavoro e la possibilità di iniziativa, di nascita di nuove imprese a chi ha voglia di impegnarsi, in prima persona, per creare ricchezza.
Del resto, come non possiamo farci carico di tutte le vostre manchevolezze del passato riguardanti i controlli fiscali, allo stesso modo non possiamo restare indifferenti di fronte alla vastità delle irregolarità difficilmente recuperabili e non porci il problema di una loro pur parziale recuperabilità. Ecco, allora, questo provvedimento, presentato dalla sinistra come uno scandalo, ma che, in realtà, è una semplice, pragmatica necessità.
La fiscalità in Europa, nei prossimi anni, tenderà ad essere uguale in tutti gli Stati, quindi, conviene incentivare la riemersione di capitali precedentemente esportati in aree con tassazione più vantaggiosa, affinché i benefici degli investimenti si abbiano in Italia e non all'estero. Naturalmente, con il pagamento della penale calcolata sull'intero capitale non verranno preclusi gli accertamenti riguardanti eventuali attività illecite che, anzi, verranno presentemente perseguite, inasprendo ulteriormente le sanzioni previste.
Voi della sinistra volete fare apparire tutto questo come uno scandalo, ma questo non era il vostro pensiero quando in passato avete adottato provvedimenti di condono riguardanti varie materie. Ecco, di seguito, l'elenco di alcuni vostri condoni: 1996, condono sulle irregolarità contabili e condono per omessi versamenti IVA; 1997, condono minimum tax; 1998, condono IVA per omessi versamenti e condono sulle ritenute relative agli accordi del lavoro; 1999, condono fiscale sui redditi di lavoro estero e condono per la regolarizzazione dell'IVA di alcune categorie di contribuenti soggette agli studi di settore.
Anche noi avevamo contribuito in modo positivo all'approvazione di queste leggi, per migliorarle, senza mai utilizzarle in modo strumentale, come voi state facendo in questo momento, ma ragionando sempre ed esclusivamente nell'interesse del paese e dei contribuenti in buona fede. Questo provvedimento non va a sanare i delinquenti, i trafficanti internazionali o
chissà chi altro, ma semplicemente a facilitare il rientro in Italia dei capitali delle attività di quei cittadini che, negli anni passati, avevano perso fiducia nel nostro paese. E come si può biasimare chi si è visto derubare in una notte il 6 per mille del proprio conto in banca, magari frutto di una vita di lavoro, dal vostro professor Sottile o chi, avendo un'impresa, paga fino al 75 per cento di un utile virtuale, che spesso esiste solo sulla carta, e magari deve andare in banca a farsi prestare i soldi per pagare le tasse?
La Casa delle libertà non vuole trasformare l'Italia in un paradiso fiscale, ma più semplicemente far sì che essa, finalmente, diventi un paese normale, europeo, dove i cittadini volenterosi siano messi in condizione di lavorare, con grande rispetto per il loro impegno e la loro capacità, con grande considerazione e consapevolezza dell'importanza di chi, creando ricchezza, la crea, alla fine, per tutti i cittadini. Un paese dove non ci si debba vergognare di aver voglia di lavorare e dove non sia considerato peccato lavorare per il benessere e il futuro della propria famiglia e dei propri figli (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Per concludere, vorrei sottolineare che la posizione della questione di fiducia è una prassi legittima, peraltro utilizzata in maniera pesante dalla vostra vecchia maggioranza di centrosinistra. La Casa delle libertà ha un proprio programma da svolgere, perché questo è stato il patto stretto con gli elettori, e, rispettando le legittime procedure, porterà a termine questo programma.
Piuttosto, mi pare che l'opposizione stia vivendo male questa situazione: invece che contrastare sui contenuti, sulle proposte, come la Lega nord Padania fece nella scorsa legislatura, sta ricorrendo all'ostruzionismo più retrivo, con insulti personali, con deliberanti farneticazioni di persone che dovrebbero essere equilibrate per natura, come il magistrato Soda, che insulta i ministri della sua Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania e di deputati del gruppo di Forza Italia) - e, a questo proposito, spero di non mettere mai la macchina in divieto di sosta nella sua giurisdizione perché, con il suo equilibrio, come leghista rischierei l'ergastolo -; con bizzarre iniziative, come l'onorevole Boato, che voleva uscire dall'aula per non votare l'ordine del giorno della Lega nord Padania (che, peraltro, avrebbe dovuto condividere, visto che più volte aveva sostenuto gli stessi concetti nei suoi interventi precedenti); con fantasiose interpretazioni del programma politico della Lega nord Padania e dell'importanza che questo riveste per il grande popolo padano. Onorevole Bellillo, frequenti meno le palestre o ne frequenti qualcuna del nord e, da parlamentare italiana, venga a conoscere le terre e la cultura del nord (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Comunque, state tranquilli, la maggioranza è salda e porterà a termine l'iter di approvazione di questo provvedimento e tutto il resto del proprio programma, per fortuna del nostro paese e purtroppo per voi (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Istituto tecnico Nicola Garrone di Barletta, qui presenti (Generali applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Illustrissimo Presidente, illustri rappresentanti del Governo, Vicepresidente del Consiglio, colleghi, oggi, ci troviamo a discutere sul voto politico chiesto con la fiducia sul provvedimento e sull'emendamento del Governo in materia di euro e rientro di capitali dall'estero; un provvedimento che può essere importante anche per dar fiato all'economia.
Ricordo a me stesso che l'emendamento sul quale, ieri, il ministro Tremonti aveva chiesto di intervenire per spiegarne i contenuti - ma che, purtroppo, non ha spiegato per gli indegni e circensi tumulti svoltisi in aula - è la summa di tante sollecitazioni private che pervenivano, alla maggioranza, da dieci emendamenti di minoranza. Addirittura sul sommerso, il
testo qui proposto contiene quanto concordato con le rappresentanze sindacali ed indicato da voi, signori dell'opposizione!
Non c'è dubbio alcuno sul fatto che lo spirito di moltissime preoccupazioni presenti nelle dichiarazioni pubbliche dei leader dell'opposizione sono state fugate. Se era nel merito del provvedimento il vostro contrasto, la vostra onestà di uomini politici e di leader politici oggi dovrebbe indurvi ad abbandonare la strada della polemica, del voto contrario e votare a favore o, quanto meno, ad astenervi. Se, invece, il vostro problema politico è il voto di fiducia odierno, sentito come irrispettoso dei rapporti tra Governo e Parlamento, onestà vorrebbe che si dicesse agli italiani che il Governo Prodi - il primo dei tre Presidenti del Consiglio che avete cambiato in cinque anni - pose nei primi mesi di attività, dal 24 maggio del 1996 al 30 ottobre del 1996, almeno tre questioni di fiducia, e solo nel mese di novembre di quell'anno vi furono quattro voti di fiducia. Non solo. Il Governo Prodi convertì, nel periodo corrispondente - ossia in pochi mesi - ben quarantasei decreti-legge, contro il primo voto di fiducia - che oggi votiamo - e non più di venticinque decreti della Casa delle libertà.
Il Governo Berlusconi e il nostro paese - come il resto del mondo - vivono in una situazione di grave eccezionalità: le incertezze internazionali, il terrorismo; in una parola, la guerra. La prudenza, l'attenzione al rispetto delle istituzioni hanno indotto il nostro Governo a non approfittare dello strumento eccezionale della fiducia. Eppure, sarebbe stato giustificabile, vista la grave situazione. Così non è stato, e solo il pericolo degli ottantaquattro interventi del centrosinistra sul complesso delle proposte emendative, ossia il pericolo del dilatarsi ostruzionistico dei tempi, ha costretto il Governo a porre la fiducia.
Il metodo e il merito sono stati rispettosi dell'indicazione parlamentare votata da tutta l'Assemblea sul ruolo del Parlamento e dei rapporti tra Governo e Assemblea parlamentare. Comunque, il pericolo di tirannide della maggioranza c'è sempre, fin dai tempi del viaggio in America di Tocqueville. Ebbene, voi sapete che non siamo noi, democratici cristiani, quelli che dimenticano né i propri maestri né le loro ammonizioni sul rispetto delle istituzioni e sulla democrazia.
In quest'aula c'è bisogno di tornare al buonsenso, al senso buono delle cose, del merito e del metodo delle cose che stiamo facendo.
Torniamo alla politica! Ancora una volta, ricordo a me stesso che abbandonare la polemica inutile, evitare le strumentalizzazioni artificiose, guardare alla realtà che viviamo è un nostro dovere di uomini e, ancor prima, di uomini politici. Questo ci sta a cuore ancor più - e sopra - la logica dei numeri: la politica è, forse, l'antidoto alla logica dei numeri! Non è creando confusione o inutili allarmismi in aula o nel paese che si risolvono i problemi di leadership; e nemmeno si può pensare che i «cento giorni» durino duecento.
Né noi né la maggioranza né il Governo abbisogniamo di lezioni; abbiamo bisogno, piuttosto, di una seria opposizione, che ci induca ad essere ancora più virtuosi.
Signor Presidente, riteniamo che la nostra nazione abbia bisogno di una classe politica così, sincera e vera. Noi abbiamo fiducia in noi stessi ed abbiamo fiducia nel Governo della Casa delle libertà (Applausi dei deputati del gruppo del CCD-CDU Biancofiore e di deputati di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, cari colleghi, se un cittadino italiano avesse voluto capire da certa informazione televisiva - ripeto: da certa, non da tutta - quale sia il merito di questo provvedimento e quale fosse, ieri, la materia del contendere, non ci sarebbe sicuramente riuscito. Avrebbe potuto intendere che si stesse discutendo e litigando intorno all'euro: niente di più falso! Oppure avrebbe potuto intendere che, da una parte, il Governo cerca di far rimpatriare dall'estero i capitali dei tanti poveri, onesti
lavoratori italiani, dall'altra l'opposizione, non patriota, è invece contraria: niente di più falso! Oppure avrebbe potuto capire, ancora, che il Governo è stato costretto a porre la questione di fiducia per contrastare un'opposizione così cattiva da avere iscritto ottantaquattro deputati a parlare; ma anche questa notizia non è vera perché, già prima che il Governo ponesse la fiducia, gli iscritti si erano in gran parte ritirati e si erano ridotti a cinque!
Avendo impedito il dibattito, non ci avete neppure consentito di dire, signori del Governo, che siamo d'accordo su tutta la parte del provvedimento relativa all'entrata in vigore dell'euro, mentre non lo siamo, nonostante il maxiemendamento - che pure apprezziamo perché contiene molti dei suggerimenti avanzati dall'opposizione, sebbene non si tratti di quelli più importanti - sulla parte relativa al rientro dei capitali dall'estero e, soprattutto, non crediamo, signor ministro dell'economia e delle finanze, che sussistano ragioni di urgenza tali da impedire una discussione pacata e seria. Perché tanta fretta? Chi ha fretta? Perché oggi?
Vi sarete accorti che parlo di «rientro» e non di «rimpatrio», perché non si tratta di capitali esuli, ma di capitali usciti illegalmente dall'Italia, per ragioni in nessun caso nobili, che adesso si vuole fare rientrare con onori, premi... e cotillon in abbondanza!
Comprendiamo bene che, quando si parla di capitali usciti dal paese, si parla di una ricchezza dispersa: se fossero rimasti qui, ci sarebbe stato più sviluppo, ci sarebbero state più entrate per lo Stato, ci sarebbe stato meno debito pubblico, ci sarebbero stati più posti di lavoro. Ma, appunto, non sono stati qui e l'intero paese ha pagato i costi di queste scelte privatissime ed illegali!
Con questo provvedimento, lo Stato decide ora di uccidere il vitello grasso, un po' come nella parabola del figliol prodigo. Ma in quel caso la festa non era stata annunciata: è stata fatta dopo la decisione autonoma del figlio infedele di ritornare a casa; in quel caso, il figliol prodigo non nasconde la sua identità e nemmeno la sua contrizione poiché, altrimenti, il figlio fedele avrebbe potuto dire: ma perché io che sono stato e continuo ad essere fedele debbo essere conosciuto e chi, invece, è stato infedele deve poter nascondere la propria identità?
Perché l'identità di chi rientra, di chi beneficia di un trattamento privilegiatissimo deve essere nascosta? Perché gli italiani, che non hanno evaso, che non hanno fatto false fatturazioni, che non hanno riciclato la propria ricchezza, che non hanno avuto paura della patrimoniale, non dovrebbero conoscere l'identità dei loro connazionali che si sono avvantaggiati e che anche oggi si avvantaggiano (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani, Misto-Verdi-l'Ulivo e Misto-Minoranze linguistiche) dell'onestà altrui? Facciamo loro pure il regalo fiscale, signori del Governo, e in alcuni casi anche il regalo giudiziario! Ma perché dovremmo risparmiare loro il rossore delle gote? E a proposito di regalo: una misera imposta del 2,5 per cento sui capitali che rientrano (con 25 milioni incassi un miliardo). Come la mettiamo con il figlio fedele, con i cittadini onesti, che hanno tenuto qui in Italia i loro soldi pagandoci le tasse venti o trenta volte di più? Che ne è dell'articolo 3 della Costituzione? Questo è un punto importante, signor ministro.
Si sa che i condoni sono condoni, e configurano sempre un'ingiustizia, però, in questi cento giorni, la corda è stata tirata troppe volte. Sento dire da alcuni colleghi che questa volta è ancora peggio; ma anche le rogatorie sono state peggio del falso in bilancio. Che avessimo ragione quando dicevamo che tra i primi ad avvantaggiarsi delle rogatorie sarebbero stati il boss Prudentino, i terroristi islamici algerini, Pacini Battaglia (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani,
Misto-Verdi-l'Ulivo e Misto-Minoranze linguistiche), è stato fin troppo presto dimostrato.
Questo provvedimento è ancora più grave di quello delle derogatorie, mi si dice. Si sa che al peggio non c'è limite; chissà quale sarà il prossimo. La verità è che, dopo i primi cento giorni di Governo, il disegno emerge chiaramente: un po' di risorse, qualche briciola ad alcuni pensionati, per il resto, molti provvedimenti per i pochi ricchissimi del paese. Provvedimenti per non punire, anzi per favorire e premiare, in particolare, i responsabili di attività finanziarie non corrette. Dopo questa serie di provvedimenti, perché si dovrebbero fare ancora bilanci aziendali veri? Perché non utilizzare territori stranieri come base per consumare reati in territorio nazionale? Perché non evadere il fisco? Perché non fare false fatturazioni? Perché? Una volta avremmo potuto rispondere: per la nostra coscienza, perché abbiamo un senso civico, delle virtù personali, perché c'è la legge. Ma se oggi la legge lo consente? Allora, è giusto fare così. Ciò che è consentito, è bene. Ecco come è possibile cambiare pelle, cambiare il senso della legalità, cambiare la civiltà giuridica di un paese. Ognuno di questi provvedimenti in sé, se fosse un'eccezione, per quanto grave, potrebbe essere compensata dagli anticorpi morali di una comunità, ma quando le cose si sommano (una, due, tre, quattro), allora tutto cambia: cambia il costume, l'identità, la credibilità del paese. In questi tempi, signori della maggioranza, abbiamo tutti - maggioranza ed opposizione - il dovere di essere rigorosi. Siamo degli «osservati speciali», da noi si attendono atti di coerenza più che sbandieramenti.
Vorrei ipotizzare un caso. Se una associazione culturale - poniamo casualmente sospettata di nascondere una cellula terroristica - , a causa dei rigorosi controlli di questi tempi, si trovasse in difficoltà di finanziamento per le sue attività - ipotizziamo sospette - e pretendesse di ricevere risorse finanziarie dall'estero mediante una fiduciaria, con la garanzia di tenere la riservatezza della propria identità, con questo provvedimento potrebbe farlo? Vi avvertiamo ancora.
Signori del Governo, nessuno di noi vuole fare del terrorismo parlamentare, nessuno di noi pensa che il Governo abbia la minima intenzione di favorire il terrorismo o la mafia. Ci mancherebbe! Non diciamo questo. Il problema è che sono i terroristi e i mafiosi, persone solitamente sofferenti di insonnia, a voler approfittare di tutte le opportunità che a loro si prospettano. Ecco perché non siamo d'accordo con questo provvedimento. Avremmo voluto discuterne pacatamente, cercare di convincerci reciprocamente, ma non ce l'avete consentito. Avremmo voluto discutere dei tempi e dei modi, e potervi dire: oggi non è il tempo, e questo non è il modo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani, Misto-Verdi-l'Ulivo e Misto-Minoranze linguistiche - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, il gruppo di Alleanza Nazionale garantisce, ovviamente, il proprio voto di fiducia all'emendamento presentato dal Governo sul provvedimento che reca disposizioni urgenti in vista dell'introduzione dell'euro. Restano, però, alcuni importanti nodi politici su cui discutere e che sono oggetto delle dichiarazioni di voto di oggi pomeriggio.
Riteniamo, a differenza dei colleghi dell'opposizione intervenuti finora, che non vi sia alcuno scandalo se il Governo pone la questione di fiducia su un emendamento per evitare un atteggiamento ostruzionistico, caro presidente Castagnetti, di un gruppo parlamentare che decide di iscrivere tutti i propri deputati per impedire ad una maggioranza di Governo, legittimamente scelta dal corpo
elettorale, ad un Governo, legittima espressione della maggioranza degli italiani, di portare avanti il proprio programma, di portare avanti i propri provvedimenti e di vederli licenziare dai due rami del Parlamento. Non c'è alcuno scandalo! Lo scandalo c'è se accade che un'opposizione non omogenea che, per ragioni di concorrenza all'interno dei propri gruppi parlamentari, non per la prima volta, giunge ad accordi - e lei stesso, presidente Castagnetti, ha detto che l'emendamento del Governo sul quale è stata posta la questione di fiducia recepisce gran parte delle vostre osservazioni -, spinge avanti qualcuno a trattare con la maggioranza per cercare di modificare provvedimenti e, quando si arriva al momento decisivo, c'è qualcun altro che, all'interno dello stesso fronte, getta in aria le carte con cui si sta giocando la partita. Allora fateci la cortesia di non scaricare sul paese, sull'economia del paese (che noi abbiamo il diritto ed il dovere di governare), i vostri problemi interni (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e della Lega nord Padania). Risolveteli all'interno della vostra coalizione! Non mettete l'economia nazionale in condizioni di essere arretrata.
Stiamo parlando, non so se ve ne siate resi conto, dell'introduzione dell'euro, stiamo parlando di un percorso che state portando avanti (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)... Il vostro nervosismo mi fa comprendere che ho preso la giusta via nell'esprimere la nostra tesi.
Si tratta di un provvedimento che introduce l'euro, parleremo anche del rientro dei capitali, ma ora vorrei parlare del ricorso al voto di fiducia. Nello stesso periodo del 1996, quando eravate al Governo, con un esecutivo legittima espressione della maggioranza elettorale...
ANGELO SANTORI. Mica tanto!
ITALO BOCCHINO. ...quello guidato da Prodi, avete posto, nello stesso periodo, per tre volte, la questione di fiducia. Avete posto in votazione, in quest'aula, 46 decreti-legge! Noi stiamo legiferando con altro strumento, e la Costituzione fa una bella differenza, quello del disegno di legge, cioè della proposta del Governo al Parlamento che rimane sovrano nella propria autonomia legislativa. Certo, passa quello che vuole il Governo! Ma, abbiamo anche vinto le elezioni, abbiamo la maggioranza ed è giusto che questa maggioranza si schieri accanto al Governo che ha espresso. E allora, c'è qualcosa da discutere? Il rientro dei capitali dall'estero? Vede, onorevole Castagnetti, l'errore sta nel dire che questa norma favorisce i pochi ricchi che potranno portare a casa i propri denari detratto il 2,5 per cento. Non è così! Questa norma toglie il 2,5 per cento ai pochi ricchi per fare investire in Italia il 97,5 per cento a favore di maggiore occupazione, di un incremento della nostra economia e della crescita del nostro tessuto imprenditoriale (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e della Lega nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo) E perché? Chiediamoci anche le ragioni. La pressione fiscale...
GIANCLAUDIO BRESSA. Sei ridicolo! Concludi!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi - mi scusi, onorevole Bocchino, se la interrompo - abbiamo sentito affermazioni anche molto più forti di quelle che in questo momento sta svolgendo l'onorevole Bocchino, e tutti le abbiamo ascoltate, in silenzio. Ciascuno si qualifica anche con i comportamenti tenuti in aula. Credo che l'onorevole Bocchino abbia il diritto di concludere, con calma, il suo intervento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del CCD-CDU Biancofiore e della Lega nord Padania).
ITALO BOCCHINO. Noi neanche commentiamo, signor Presidente, dichiarazioni ben più offensive; riteniamo, però, di dover esprimere dinanzi al Parlamento
quelle che sono le nostre tesi. Crediamo che il rientro dei capitali dall'estero possa favorire la crescita dell'economia di piccole e medie imprese che possono avere nuovi capitali da investire a favore della crescita, della produzione e di nuova occupazione. D'altronde, nel periodo cui facevo riferimento prima, quando eravate maggioranza, avete approvato, chiedendo la fiducia al Parlamento, un decreto-legge - presentato dall'allora ministro Napolitano - per l'afflusso dei profughi albanesi. Noi non vogliamo fare entrare i profughi albanesi, ma vogliamo far rientrare i capitali di cittadini italiani che, vessati da una pressione fiscale probabilmente eccessiva, hanno commesso un errore...
GIOVANNI RUSSO SPENA. Vergognati!
ITALO BOCCHINO. ...Sicuramente un errore a distrarre all'estero i propri denari ma che oggi, facendoli rientrare, possono, da un lato, pagare la tassa che il paese chiede loro di versare e, dall'altro, investirli all'interno del nostro paese (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
O forse preferite che questi soldi italiani restino alle isole Kayman, restino in Svizzera, restino in altri paesi ad ingrossare le fila di altre economie (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)?
GIUSEPPE CAMO. Vogliamo conoscere i nomi di chi li ha portati via (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!
FRANCESCO MARIA AMORUSO. Quelli che avete favorito per cinquant'anni (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo)!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, siamo in diretta televisiva e gli italiani possono giudicarci! Distinguono la propaganda dalla politica (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Ciò che è necessario è salvaguardare il diritto di tutti a parlare liberamente. Vi prego in questo momento di evitare show propagandistici (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Sta parlando l'onorevole Bocchino, poi parleranno gli onorevoli Violante e Jannone. Credo che tutti abbiano il diritto di essere ascoltati in silenzio, o perlomeno con indifferenza.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, la ringrazio. Concludendo, esprimiamo un voto favorevole non solo perché il Governo - di cui rappresentiamo parte della maggioranza parlamentare che lo sostiene - ha posto la questione di fiducia; siamo infatti convinti della bontà di questo provvedimento, perché esso adegua il nostro paese alla normativa monetaria ed economica internazionale e siamo altrettanto convinti che la norma riguardante il rientro dei capitali dall'estero non sia affatto scandalosa. Si tratta di una norma che era nei nostri programmi, che era tra i nostri impegni. Vogliamo ricordare a tutto il Parlamento, in particolare all'opposizione, ma soprattutto agli italiani che ci ascoltano, che abbiamo sottoscritto un contratto con gli elettori e che, rispetto a tale contratto, vogliamo mantenere gli impegni assunti. Per mantenere gli impegni dobbiamo, come è accaduto oggi, porre anche la questione di fiducia per evitare quel filibustering parlamentare che vorrebbe impedirci, con un ostruzionismo che non ha ragione di esistere se non all'interno delle divisioni del centrosinistra, l'approvazione di provvedimenti che il paese aspetta.
Non siamo disponibili; vogliamo portare avanti il nostro programma di Governo e non vogliamo essere giudicati da chi è venuto qui a dare un contributo come opposizione, ma bensì vogliamo essere giudicati dal corpo elettorale, che sa benissimo da che parte stare (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, colleghi, abbiamo voluto fermamente che questa dichiarazione di voto avvenisse in diretta televisiva perché intendiamo parlare non solo all'Assemblea ma anche ai cittadini italiani che ci stanno seguendo nelle loro case.
Prima il centrodestra ha approvato la legge sul falso in bilancio, che ha accelerato la prescrizione di questo reato per alcuni imputati eccellenti; poi la legge sulle rogatorie, che il settimanale d'affari americano Business Week ha definito un involontario regalo a Bin Laden perché favorisce l'inutilizzabilità delle prove già raccolte a carico dei terroristi internazionali e rende più difficile la raccolta delle prove future; oggi una terza legge ha come effetto - non nelle intenzioni, naturalmente, ma come effetto - quello di uno straordinario favore per gli esportatori di capitali e per chiunque intenda riportare in Italia ricchezza accumulata anche in modo criminale. Basti dire che l'imprenditore che ha tenuto in Italia un miliardo di lire ha dovuto pagare su quel miliardo circa 450 milioni di IRPEF, più altre imposte per un totale di mezzo miliardo. Chi furbescamente lo ha portato fuori dal nostro paese, paga, sulla base di questo decreto, solo 25 milioni, risparmiando - su un solo miliardo - circa 475 milioni di imposte (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia). In campagna elettorale avete promesso meno tasse per tutti; ora il programma è stato ridimensionato: è vero che vi sono meno tasse, ma non per tutti; la riduzione riguarda per ora solo gli esportatori di capitali e i ricettatori di denaro sporco (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani, Misto-Verdi-l'Ulivo e Misto-Minoranze linguistiche).
Invece, le famiglie italiane - sulla base della vostra legge finanziaria - pagheranno circa 3 mila miliardi di tasse in più, perché non restituite il fiscal drag e cancellate la riduzione delle aliquote fiscali che l'Ulivo aveva fatto approvare nella scorsa legislatura.
Il Governo ha accolto nel suo maxiemendamento una serie di nostre proposte tese ad evitare che i benefici previsti potessero estendersi ai riciclatori; evidentemente, non facevamo ostruzionismo. L'accoglimento era stato anticipato dal ministro Tremonti, da me ringraziato e nello stesso tempo informato - come sanno molti colleghi in quest'aula - che, comunque, non avremmo ritirato le nostre richieste di voto a scrutinio segreto.
Tuttavia, non contano solo gli emendamenti accolti; contano, signor ministro, anche le proposte non accolte. Resta il risibile pedaggio del 2,5 per cento che noi volevamo portare almeno al 12,5 per cento.
ILARIO FLORESTA. Al 24 per cento!
LUCIANO VIOLANTE. Resta la possibilità di portare direttamente danaro liquido in banca, la quale è espressamente sollevata dall'obbligo di segnalare eventuali sospetti. Quindi, il sistema di garanzie che abbiamo proposto è svuotato: mancano le due norme che avrebbero potuto farlo funzionare.
Abbiamo detto ieri - lo ripetiamo oggi - che questa è una fiducia posta dal Governo contro la propria maggioranza. Intendo chiarire tale concetto, non per ragioni polemiche, ma per ragioni politiche. Questo Governo gode di una maggioranza superiore all'opposizione di ben 80 voti, caso forse unico nella storia del Parlamento italiano e nemmeno lontanamente paragonabile alle maggioranze di cui disponevano i governi di centrosinistra. Potrebbe, quindi, dormire sonni tranquilli e, invece, non è così: in quest'aula è stato battuto per ben quattro volte in quattro settimane.
Sapeva il Governo e sapevano i presidenti di gruppo della maggioranza che su questo provvedimento erano prevedibili un altro paio di sconfitte e, quindi, hanno posto la fiducia per impedire il voto sugli emendamenti e, soprattutto, per impedire il voto segreto.
Non abbiamo capito se la richiesta del voto di fiducia sia venuta da qualche ministro o da qualche presidente di gruppo di maggioranza, ma questa è una questione che riguarda voi e non noi.
La stranezza di questa fiducia è che il Governo, a differenza di tutti i casi precedenti, non ha posto la fiducia sul testo già presentato e noto; l'ha posta su un testo non noto, nuovo e ignoto tanto alla propria maggioranza quanto all'opposizione.
Ieri mi sono opposto al fatto che il ministro Tremonti illustrasse quel testo, non per scortesia nei confronti dello stesso, ma proprio perché l'illustrazione sarebbe avvenuta dopo la posizione della questione di fiducia e, quindi, senza un'utile discussione con la Camera. Se il ministro Tremonti lo avesse illustrato prima, avremmo potuto discuterne - non solo noi, ma anche la maggioranza -, avremmo potuto riesaminarlo, sforzarci di trovare altri punti di correzione - se possibile - discutendo insieme, maggioranza e opposizione, come si fa in un Parlamento libero.
Tuttavia, è proprio questo che, evidentemente, non si voleva. L'anomalia di tale fiducia è, quindi, che il Governo ha posto la questione di fiducia su un testo non illustrato in aula e sul quale non ha ascoltato le opinioni del Parlamento. Si sarebbe perso tempo? Non è vero; si sarebbe votato magari alle ore 19, invece che alle 17. E allora? Quale sarebbe stato il disastro? Non è questo il tempo che si perde in Parlamento. Quello sarebbe stato tempo guadagnato per la funzione del Parlamento.
Sappiamo tutti che Governo e maggioranza attraversano una fase difficile. La cosiddetta legge Tremonti non è coperta finanziariamente e lo sarà, forse, con la legge finanziaria: un nuovo istituto, quello della copertura postuma, contrario alla Costituzione e al buonsenso.
Al Senato non siete ancora riusciti a trovare una soluzione per il decreto sulla sanità e, mentre il Governo chiede fiducia alla sua maggioranza, vi è un'aspra contesa all'interno dello stesso sul recesso dell'Italia da un patto europeo per la costruzione di un nuovo aereo da trasporto militare, presupposto per l'adesione ad un altro progetto con gli Stati Uniti. Al riguardo, chiediamo che il Governo risponda presto alle nostre richieste di chiarimenti, perché il venire meno al patto con l'Europa significa perdita di centinaia di posti di lavoro in Italia (Commenti di deputati del gruppo di Forza Italia).
Perdiamo credibilità in Europa, come dimostrato dalla mancata partecipazione al vertice di Gand, ma non l'acquistiamo negli Stati Uniti, dove ci ricevono per ultimi e ci avvertono delle risposte militari in Afghanistan non attraverso il Presidente Bush, impegnato ad avvertire gli altri Capi di Governo europei, ma attraverso il Vicepresidente.
Ieri, il ministro Tremonti avrebbe dato del trafficante d'armi al maggiore imprenditore italiano. Lo riportano i quotidiani di oggi e non abbiamo visto alcuna smentita: mi augurerei che vi fosse (Commenti di deputati del gruppo di Forza Italia).
Ieri, vi è stato uno scontro nella Lega e tra la Lega e il resto della maggioranza. State usando, oggi, un decreto-legge sull'euro per un'operazione priva di dignità.
Noi, nella prima fase dei governi dell'Ulivo, ci battemmo con tutti gli italiani che pagarono una tassa per l'ingresso dell'Italia nell'Unione monetaria europea; voi, nella prima fase del vostro Governo, vi state battendo prevalentemente per l'uscita di alcuni illustri imputati dai tribunali (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).
Questa è una differenza che non ha niente a che fare con il garantismo né con il giustizialismo. Non concordo con le dichiarazioni del Presidente del Consiglio senza chiarezza sulle condanne senza prove. Potrei replicare che, forse, vi sono state anche assoluzioni nonostante le prove (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti
democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo). Comunque, non è questo il punto da discutere oggi.
A noi interessa accertare in che termini è possibile, se è possibile, raccogliere l'invito del Presidente della Repubblica ad un diverso clima politico. Credo sia possibile un'opposizione rigorosa, utile al paese, né intollerante nel clima compromesso, un'opposizione limpida e riconoscibile che sia consapevole del ruolo costituzionale che riveste, che si muova all'altezza delle proprie responsabilità e che gestisca il proprio ruolo per diventare maggioranza con il consenso degli elettori.
Noi ci muoviamo in questa direzione e facciamo il nostro dovere di opposizione ferma, responsabile, non preconcetta, ma voi, sinora, non vi state muovendo con la stessa coerenza, colleghi. State accentuando lacerazioni nel Parlamento e nel paese. Noi lavoriamo perché progrediscano insieme sviluppo economico, libertà individuali e giustizia sociale. Voi, signori del Governo e di una parte della maggioranza, sembrate segnati da vecchi rancori, da antichi pregiudizi e da un'arroganza che, spesso, maschera l'inesperienza.
DANIELE FRANZ. Guarda che l'arrogante sei tu!
LUCIANO VIOLANTE. Se per favorire una ripresa civile del paese, legata non al giacobinismo, che non ci interessa ma che ha abbondato nella società italiana e nel Parlamento, tanto da questa parte quanto dalla vostra (mi limito a ricordare le manifestazioni della Lega e del Movimento sociale contro gli esponenti della cosiddetta prima Repubblica coinvolti nelle indagini giudiziarie), e per favorire un confronto politico che faccia andare avanti l'Italia, è necessario discutere di tutti gli anni novanta, anche qui in Parlamento, anche con un'apposita Commissione, io sono favorevole oggi che sono all'opposizione come lo fui ieri quando ero alla Presidenza della Camera (Applausi polemici dei deputati Floresta, Volontè e Moretti).
Noi non abbiamo nulla da nascondere e possiamo discutere a testa alta (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e Alleanza nazionale). Ma vi è una condizione: noi abbiamo messo da parte le tentazioni giacobine, voi dovete mettere da parte, in modo altrettanto definitivo, gli attacchi contro la legalità e contro chi amministra la giustizia nel nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).
È un impegno civile presupposto ad una riflessione politica che non sia né vendicativa né difensiva. Continueremo a scontrarci su molti obiettivi, non vi è spazio per alcuna amnistia. Qualsiasi scontro in democrazia ha bisogno di un primum commune, senza il quale, colleghi, il paese perde la fiducia in se stesso e nella propria forza civile.
Per questo impegno ci vogliono fatti concludenti e convincenti, ci vuole la restituzione al Parlamento del suo ruolo fondamentale di sede di confronto e di mediazione, ci vuole rispetto delle istituzioni, ci vuole un'etica pubblica che non sia piegata alla tutela degli interessi privati di un piccolo gruppo di comando. Vi lanciamo questa sfida, vi chiediamo di uscire dalle prescrizioni per il falso in bilancio, dall'inutilizzabilità delle prove acquisite attraverso le rogatorie, dalle discriminazioni fiscali e dalle inique agevolazioni ai riciclatori. Credo che molti di voi abbiano il coraggio di farlo, senza venir meno alla loro collocazione politica, ma non so se sono la maggioranza. Lavoreremo perché lo diventino per aprire una nuova pagina civile in Parlamento e nel paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, signori ministri, onorevoli colleghi,
vorrei esordire ricordando all'onorevole Violante che oggi è un parlamentare e non un giudice e che gli illustri deputati a cui fa riferimento sono stati assolti dalla Cassazione con una sentenza definitiva (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
Non vorrei, comunque, trascurare il merito di questo dibattito. Ho ascoltato, essendo il relatore, con grande attenzione e, insieme a tanti altri, con una certa fatica questo lungo dibattito. Rilevo in tutto quello che voi avete detto dai banchi dell'opposizione delle eccezionali contraddizioni.
Credo che si sia discusso ampiamente di questo tema, si sia discusso con la massima serenità sia in Commissione, sia in aula. Tra l'altro, non si trattava di un provvedimento, come è stato esposto fino ad oggi, attinente ad una sola questione. Si trattava di un provvedimento complesso, composito, riguardante molti argomenti che toccano la vita quotidiana dei cittadini.
Si trattava di euro, di fisco, di riforme che interessano molti milioni di cittadini italiani e l'avete voluto ridurre ad una sola piccola parte di tutto l'intero provvedimento. In Commissione abbiamo lavorato davvero tutti, parlamentari di maggioranza e di opposizione, in un clima di serena e proficua collaborazione, ognuno fornendo costantemente il proprio contributo: sono state apportate modifiche, presentati emendamenti e richiesti una serie di chiarimenti che sono stati forniti. Onorevole Violante, sono state richieste, anche e soprattutto, le audizioni delle autorità tecniche competenti e ricordo che tali importanti audizioni, relative alla Guardia di finanza, alla Banca d'Italia e all'Ufficio italiano cambi - cioè le massime autorità preposte alla tutela dei cittadini per questi argomenti -, in maniera molto chiara, netta e definitiva, hanno chiarito che questo provvedimento non comporta alcun rischio di illegalità (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del CCD-CDU Biancofiore e della Lega nord Padania).
Onorevole Castagnetti, vorrei rispondere al suo quesito molto semplicemente dicendole che esso non si pone - così come l'hanno sostenuto le autorità creditizie - ma delle due l'una: o non rispettate queste autorità creditizie, pure importanti nel nostro paese, confutate pienamente gli uffici studi e l'elaborazione che hanno predisposto l'Ufficio italiano cambi, la Banca d'Italia e la Guardia di finanza, oppure possedete elementi di conoscenza che sfuggono a tutte queste persone e autorità.
Devo dire che spesso, in quest'aula e in questi giorni, ho sentito evocare la possibilità che esista un velo di impunibilità nelle pieghe del decreto-legge al nostro esame e allora, per non annoiarvi, vorrei ricorrere ad una sola riflessione di carattere tecnico. Il principio base e fondante di questo provvedimento è il cosiddetto ravvedimento operoso: lo ritroviamo in altri provvedimenti e, in specie, nell'articolo 5, comma 2-bis, del decreto legislativo n. 510 del 1996 e nell'articolo 2, comma 3, del decreto legislativo n. 218 del 1997 (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Questi due provvedimenti recano in calce la firma di un illustre ministro, l'onorevole Visco (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia e di deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).
Quanto al contestato ricorso alla fiducia, vorrei dire che quest'ultima è stata l'extrema ratio dinanzi ad un atteggiamento - che, ripeto, come relatore, non ho riscontrato in Commissione ma in Assemblea - aprioristicamente ostruzionistico. Sapete bene, onorevoli Castagnetti e Violante, che, sul complesso degli emendamenti, avevate iscritto a parlare una novantina di deputati e che avreste proseguito per tutto il dibattito a guadagnare tempo. Ma non è questo il problema, non di un ostruzionismo pienamente legittimo e riconosciuto - anzi, per noi, fonte di ricchezza e di valore e ve l'abbiamo dimostrato approvando alcuni vostri emendamenti nel maxiemendamento -, ma quello degli insulti gratuiti e delle offese continue, non solo nei confronti del Governo e del massimo rappresentante dello
stesso, ma anche verso i gruppi e il singolo parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del CCD-CDU Biancofiore e della Lega nord Padania).
Non siamo più disposti ad accettare questi insulti e queste offese perché, in quest'aula, non rappresentiamo solo noi stessi ma una parte del popolo sovrano, tutti quelli che hanno voluto questa maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del CCD-CDU Biancofiore e della Lega nord Padania).
Per quanto concerne la legittimità della fiducia vi ricordo, anche se la memoria storica talvolta è breve, che per ben ventisei volte il Governo Prodi la pose in passato e tante volte i vostri esecutivi, legittimamente o non legittimamente voluti dal popolo, l'hanno posta su questioni anche ben minori rispetto a quella al nostro esame.
Ho sentito paventare - soprattutto nelle sue parole, onorevole Violante - nelle dichiarazioni di ieri la volontà di ricorrere alla fiducia per presunte divisioni della nostra maggioranza: ho seguito questo provvedimento dall'inizio fino ad oggi e non ho notato alcuna divisione ma tutti i parlamentari della maggioranza hanno contribuito, ciascuno per proprio conto, a migliorarlo e ad emendarlo.
Quindi, tutti hanno contribuito, a loro modo, e tutte le modifiche sono state prese in considerazione: piuttosto che preoccuparsi della nostra unità, guardate a quella dei vostri gruppi, perché è venuto meno il collante del potere (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del CCD-CDU Biancofiore e della Lega nord Padania).
Quest'ultimo non si ritrova nemmeno in occasione di una guerra o di emergenza, che necessiterebbero di vedere la vostra coalizione unita ma non lo siete neanche in questi momenti.
Abbiamo fatto ricorso alla questione di fiducia, mi creda, nostro malgrado; e di ciò è stato dato atto ampiamente, nei resoconti della Commissione e dell'aula, anche dai suoi colleghi dell'opposizione. Abbiamo fatto ricorso alla questione di fiducia perché vi è stata un'opposizione assolutamente aprioristica, che sarebbe divenuta strumentale e anche offensiva nei nostri riguardi e nei confronti di chi ci ha votato.
Stamane, il Presidente Clinton, ospite in Italia, ha affermato che lui, in questa situazione di emergenza che pure ci riguarda tutti, si riconosce e sostiene il Presidente Bush, la sua maggioranza e il suo esecutivo.
So di non poterle chiedere tanto, collega, so di non potervi chiedere tanto. Non vi chiederò mai di riconoscervi in questa maggioranza e nemmeno in questo Governo, vi chiedo solo di rispettare questa maggioranza e di rispettare questo Governo perché, in tal modo, rispettate il volere del popolo sovrano e di tutti gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del CCD-CDU Biancofiore e della Lega nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ricordo che la votazione avrà iniziò alle 17.
Procedo ora all'estrazione del deputato dal quale inizierà la chiama.
La chiama inizierà, alle 17, dal deputato Finocchiaro. Prima, tuttavia, potranno votare alcuni deputati - circa dieci - che ne hanno fatto espressa e motivata richiesta con congruo anticipo.
Sospendo, pertanto, la seduta fino alle 17.
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