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PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franci. Ne ha facoltà.
CLAUDIO FRANCI. Signor Presidente, nel dichiarare il nostro voto favorevole sul disegno di legge di conversione del decreto-legge sul fermo biologico della pesca, vorrei svolgere alcune considerazioni a partire dalla proposta, da noi anticipata in Commissione agricoltura e recepita dal Governo, di un ordine del giorno che afferma la necessità di uscire da una fase di straordinarietà che dura da tempo e che affida, ogni anno, a provvedimenti urgenti la regolamentazione del fermo biologico. Abbiamo così voluto sottolineare l'urgenza di una legge e di un disegno organico in grado di dare certezza poliennale all'azione di Governo ed agli operatori del settore, in grado di orientare scelte e
risorse finanziarie a sostegno di un comparto sottoposto a tensioni e a radicali cambiamenti. Il fermo biologico è un provvedimento necessario che certamente aiuta il riequilibrio della popolazione ittica e il ripopolamento della stessa. Il provvedimento al nostro esame è atteso dagli operatori pur essendo insufficiente in quanto utilizza solo 27 miliardi dei 40 previsti nella legge finanziaria 2001 e riduce il fermo a 30 giorni rispetto ai 45 che, nel corso degli anni, si sono dimostrati indispensabili a tutelare le risorse. Debbo inoltre sottolineare che non è stata una scelta felice aver eliminato il dopo-fermo in Adriatico, che pure era stato richiesto dal movimento cooperativo e da diverse commissioni consultive locali.
Nell'esprimere il nostro voto favorevole avvertiamo, tuttavia, la necessità di un rilancio di una programmazione generale della politica della pesca che sappia cogliere la specificità nazionale, proiettarla e renderla visibile nell'ambito dell'Europa ed in grado di costruire iniziative; una politica complessiva che guardi al Mediterraneo ed ai rapporti con i paesi extraeuropei che su di esso si affacciano. È difficile pensare ad uno sviluppo dell'economia ittica al di fuori di una politica di bacino che comprenda l'Europa ed i paesi terzi sapendo che l'influenza della nostra flotta peschereccia nel bacino rappresenta circa il 60 per cento del valore del sistema Mediterraneo; è difficile parlare di ristrutturazione della flotta, di riduzione dello sforzo di pesca, di valorizzazione della produzione ittica, di fermo biologico sempre più mirato, fino a definire vere e proprie oasi di ripopolamento, al di fuori di questa dimensione europea e mediterranea insieme. Una politica che dovrà aiutare la riorganizzazione del comparto nel nostro paese.
È proprio rispetto a questa sfida - un quadro da costruire - che si sta levando, dalle associazioni del mondo ittico, una forte critica al Libro verde sul futuro della politica comune della pesca che sembra oggi incapace di accogliere le richieste di sviluppo e trasformazione di questa economia. Una nuova legge quadro si impone, deve dare risposta a domande qualificate che giungono da un comparto che avverte la necessità di misurarsi e competere nell'ambito di aree vaste, che è consapevole di dover operare una profonda trasformazione ed è convinto di dover affrontare problemi e scelte come quella del fermo biologico supportate sempre più da dati, conoscenze scientifiche, ricerca - oggi troppo frammentata -, regole e regolamenti certi e largamente condivisi e da costruire. In questo ambito una politica per lo sviluppo ittico non può fare a meno di un confronto serio con gli operatori economici del settore e le loro associazioni.
Il settore è fortemente caratterizzato dall'associazionismo cooperativo che ha rappresentato, nel corso del tempo, uno strumento ed una opportunità di qualificazione e di crescita e, oggi, riguarda l'80 per cento degli operatori. Questo patrimonio è una risorsa che deve essere ulteriormente valorizzata nella fase di costruzione delle scelte politiche e nella gestione dei processi economici ed ambientali che dovranno caratterizzare le politiche ittiche.
Nel ridefinire le politiche del settore è necessario tenere presenti la valorizzazione di questo ruolo e la centralità della concertazione e della programmazione negoziata; ciò è ancora più rilevante se si vogliono rafforzare e continuare a promuovere politiche in grado di incentivare l'economia del mare: dall'acquacoltura alla pesca-turismo, all'ittiturismo. Mi riferisco all'inserimento della pesca in un processo di filiera che leghi inscindibilmente il mare, la sua economia, la salvaguardia, la difesa, la fruibilità delle risorse, la trasformazione dei prodotti e la loro tracciabilità. Tutto ciò deve avvenire nell'ambito di un processo in grado di rilanciare un settore sofferente, caratterizzato da tanti piccoli e medi imprenditori che sono investiti da un invecchiamento generazionale; un settore che ha bisogno di essere innervato con politiche in grado di esercitare un nuovo fascino nella tradizione di un settore economico ancora molto importante in tante parti del paese. Motiviamo così il nostro voto favorevole su
un provvedimento che, seppure importante, richiama tutti noi ed il Governo a raccogliere una sfida e una prospettiva di sviluppo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cristaldi. Ne ha facoltà.
NICOLÒ CRISTALDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per annunciare il voto favorevole dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale e per esprimere alcune brevi considerazioni sul provvedimento che stiamo per votare che, a nostro parere, viene definito indebitamente come provvedimento a favore del riposo biologico; il disegno di legge si avvale infatti dell'articolo 16 della direttiva comunitaria e dell'apposito regolamento e, quindi, viene individuato come metodo per aiutare l'occupazione legata alla pesca piuttosto che riguardare il riposo biologico.
PRESIDENTE. Gradirei che i colleghi facessero meno rumore; mi piacerebbe ascoltare ciò che sta dicendo l'onorevole Cristaldi e vorrei che fosse ascoltato anche dagli altri. Prego, onorevole Cristaldi, prosegua il suo intervento.
NICOLÒ CRISTALDI. Del resto, tutti sanno che è in corso un ampio dibattito tra il nostro paese e la stessa Unione europea in materia di pesca: l'Unione europea, infatti, ha di fatto abbandonato la politica del riposo biologico e ritengo alquanto utile che il nostro paese ritorni sulla questione affinché il principio venga riaffermato. Mi auguro che nei prossimi mesi il Governo e le forze politiche concordino un'azione da svolgere nei confronti della stessa Unione europea per riaffermare il principio del mantenimento delle risorse ittiche.
Bisogna inoltre considerare l'importante ruolo che possono rivestire le regioni a statuto speciale, escluse da questo provvedimento; un tavolo nel quale tali regioni concordino con il Governo centrale metodologie applicative della politica del mantenimento delle risorse ittiche sarebbe, infatti, più che auspicabile.
In questa prima fase il documento appare comunque positivo e quindi ribadisco il voto favorevole dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Banti. Ne ha facoltà.
EGIDIO BANTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, la relazione di accompagnamento al disegno di legge di conversione del decreto-legge in oggetto, afferma, tra l'altro, come la necessità della salvaguardia delle risorse ittiche da un eccessivo sfruttamento sia un punto fermo della politica nazionale e settoriale, convalidata da numerosi studi biologici. Tutto bene, senonché già la riduzione dello stanziamento a soli 27 miliardi non può che essere considerata in controtendenza rispetto ad affermazioni che lo stesso Governo ha enunciato presentando il decreto-legge stesso.
Inoltre, altre normative sono state modificate rispetto a quanto accadeva negli anni precedenti, a cominciare, come sottolineato nell'ordine del giorno presentato, dall'esclusione dal risarcimento delle misure sociali di accompagnamento di coloro che praticano il fermo biologico facoltativo e non obbligatorio, come ad esempio avviene in tutti i compartimenti marittimi dell'alto Tirreno e del mar Ligure. Ciò significa di fatto invogliare le marinerie di quei compartimenti a non adottare il fermo biologico, non essendo previsto alcun risarcimento. Ciò rappresenta sicuramente una contraddizione rispetto, ripeto, anche alle affermazioni riportate nella relazione di accompagnamento. Altre norme, inoltre, ci sembrano più confuse e pasticciate rispetto al passato. Per questo ritengo sia necessario porre mano, al di là degli ordini del giorno presentati (l'uno accettato e l'altro accolto come raccomandazione), ad una revisione organica della materia con la collaborazione delle associazioni
di categoria. L'importanza del provvedimento, la necessità di provvedere, ci inducono comunque, con queste riserve, ad esprimere un voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.
ALDO PREDA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo; vorrei però svolgere alcune riflessioni che ho già avuto occasione di presentare all'Assemblea nel corso della discussione sulle linee generali e che credo vadano riproposte in sede di votazione. Con questo provvedimento assicuriamo la copertura dell'onere contributivo ed il minimo salariale garantito per circa diecimila unità di personale marittimo imbarcato per la durata di 30 giorni.
Vorrei fare presente che lo stanziamento previsto nella legge finanziaria 2001 per il fermo pesca è di 40 miliardi e non solo di 27 miliardi, come stabilito nel decreto-legge in esame.
Inoltre, si prevedono 30 giorni di fermo pesca e non 45, come era stato stabilito nei provvedimenti degli anni precedenti. Nel corso degli ultimi anni (i provvedimenti del fermo pesca sono relativi a circa 12-13 anni) si sono dimostrati indispensabili a tutela delle risorse ittiche 45 giorni di fermo pesca. Per di più, il decreto del ministro, applicativo del fermo pesca ha introdotto criteri differenziati rispetto agli anni precedenti, che si prestano a notevoli osservazioni. Vorrei svolgerne solamente una: nel mar Adriatico, ad esempio, è stato eliminato il dopo fermo, ossia quella misura applicata per otto settimane successive al fermo che imponeva di non esercitare l'attività nei giorni di venerdì, sabato e domenica, con beneficio sia per i marittimi sia per le risorse ittiche.
Credo, però, che il cosiddetto fermo pesca ed i relativi provvedimenti concernenti le misure sociali di accompagnamento ormai siano diventati un fatto ordinario: per 10 o 12 anni, ogni anno, durante l'estate, è stato applicato con forme diverse il fermo pesca, che è diventato un fatto ordinario e non un evento straordinario con modalità di applicazione e di regolazione regolamentate con decreto ministeriale anno per anno.
Abbiamo presentato l'ordine del giorno Franci n. 9/1536/1, accettato dal Governo e dalla maggioranza, il cui significato è il seguente: oggi siamo costretti a regolamentare tale materia con un decreto-legge, ma è necessario addivenire ad una disciplina organica che vada a regime.
Dobbiamo cercare di velocizzare al massimo tale forma di intervento, tenendo presente alcuni elementi (ed oggi credo che ciò si possa fare): in primo luogo, gli indirizzi dell'Unione europea sulla riduzione dello sforzo di pesca attraverso la riduzione della stazza e della potenza dei motori delle barche, il sovradimensionamento della nostra flotta marittima e, quindi, la necessità di una ristrutturazione della stessa; in secondo luogo, gli indirizzi e le direttive dell'Unione europea sugli aiuti che ci portano a favorire le filiere della pesca. Vi sono potenzialità di filiera molto alte. Qualche collega giustamente rilevava che l'80 per cento degli addetti sono associati in forma cooperativa: vi sono, quindi, filiere deboli, ma con ampie potenzialità.
Dobbiamo cercare di favorire anche nuove forme di allevamento soprattutto in mare - vorrei ricordare che gli esperimenti effettuati nell'Adriatico (ma non solo) hanno prodotto frutti positivi - e adottare misure gestionali per la salvaguardia degli stock ittici e delle risorse biologiche.
Credo che attivando un tavolo di concertazione molto veloce con le associazioni e con i diretti interessati si possa giungere alla presentazione ed all'approvazione di una regolamentazione definitiva, che tenga conto anche delle diversità esistenti nei nostri mari (i problemi dell'Adriatico sono diversi da quelli dello Ionio e del Tirreno).
Sono venuto in possesso della nota illustrativa, inviata dal ministro agli assessori regionali, sulla legge finanziaria del
2002 ed ho constatato che non vi è alcuna nota né alcun provvedimento riguardante i problemi della pesca.
Vorrei, quindi, sollecitare il Governo, quantomeno nella legge finanziaria 2002, non solo a prevedere lo stanziamento per il fermo pesca, ma anche a precisare ciò che intende fare per il mondo della pesca, soprattutto dopo l'approvazione dell'ordine del giorno Franci n. 9/1536/1.
Con tali riserve e proposte per quanto riguarda le prospettive, votiamo a favore del provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Dichiaro il voto favorevole del gruppo di Forza Italia in merito alla conversione in legge del decreto-legge n. 342 del 2001. Noto anche con notevole interesse una posizione favorevole sull'intera problematica da parte di quasi tutti i gruppi parlamentari.
Non dobbiamo intendere questo provvedimento col carattere emergenziale che ha sempre contraddistinto l'intera tematica, bensì dobbiamo cambiare interamente approccio e filosofia. Questo deve essere un provvedimento teso soprattutto alla conservazione dell'ambiente e delle risorse ittiche.
Il costo della sospensione dell'attività di pesca non può gravare soltanto sull'impresa, ma deve essere assunto anche dall'intera collettività.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. L'impresa ittica, quindi, non va vista soltanto come un'attività economica di sfruttamento, ma come una parte attiva dell'intero ciclo biologico e, dunque, dell'ecosistema. Bisogna, quindi, andare verso un quadro normativo più ampio che renda economicamente valida l'attività ittica rinnovando l'armamento e le tecniche nell'ottica di una riduzione dei costi. In particolare, occorre considerare il pescatore come una sorta di sentinella del mare e come quel lavoratore la cui attività si estrinseca anche nella salvaguardia dell'ambiente marino e delle sue risorse (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
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