Allegato B
Seduta n. 19 del 18/7/2001


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GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
è in corso avanti la procura della Repubblica presso il tribunale di Roma un procedimento penale che vede indagati vari militari argentini per il sequestro e l'omicidio dei cittadini italiani Giovanni Pegoraro e della di lui figlia Susanna Beatriz Pegoraro, nonché di Angela Maria Aietta in Gullo;
le vicende si inquadrano negli eventi verificatisi durante la dittatura militare in Argentina negli anni settanta, nel corso dei quali si calcola che circa 30.000 persone, fra cui parecchi connazionali, sparirono fra atroci sofferenze in luoghi di detenzione clandestini, dando origine all'ormai tristemente noto fenomeno dei «desaparecidos»;
nel corso di tale procedimento il pubblico ministero ha chiesto ed il giudice delle indagini preliminari ha disposto l'emissione di un provvedimento di custodia cautelare nei confronti di due indagati, Jorge Raul Vildoza e Alfredo Astiz;
mentre il primo risulta irreperibile, il secondo vive in Argentina e non ha mai fatto mistero del suo operato, essendo già stato giudicato per simili reati dall'autorità giudiziaria francese;
nei confronti dell'Astiz stesso l'autorità giudiziaria argentina ha eseguito il provvedimento di custodia cautelare il 1o luglio 2001;
la domanda di estradizione, ai sensi dell'articolo 720 del codice di procedura penale è di competenza del Ministro della giustizia, al cui dicastero risulta che la domanda di inoltro sia già da tempo pervenuta, corredata degli atti e dei documenti necessari -:
se il Ministro della giustizia intenda procedere, secondo il dettato dell'articolo 720 del codice di procedura penale, a inoltrare senza indugio allo Stato argentino la domanda di estradizione di Alfredo Astiz.
(2-00029)
«Cento, Boato, Pecoraro Scanio, Bulgarelli, Cima, Lion, Rocchi, Zanella».

Interrogazioni a risposta scritta:

VENDOLA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
stanno emergendo gravi problemi logistici in relazione alla condizione del nuovo Palazzo di Giustizia, sito in Bari alla Via Nazariantz n. 1, nel quale sono in corso di trasferimento gli uffici giudiziari penali della Procura della Repubblica, dei Giudici delle Indagini Preliminari e del dibattimento di primo grado;
come denunciato in un documento dell'Assemblea degli iscritti della «Camera penale di Bari», i locali adibiti ad aule di udienza risultano manifestamente insufficienti e comunque inidonei al corretto esercizio della giurisdizione;
in particolare, le dieci aule ubicate al piano terra dell'edificio destinate alle udienze dei giudici monocratici e collegiali, oltre all'aula riservata al Tribunale del riesame e delle misure di prevenzione,


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risultano accessibili da un unico corridoio oggettivamente insufficiente a consentire il transito degli interessati e del pubblico e, nel contempo, a garantire l'ordine e la sicurezza necessari per il regolare svolgimento dell'attività giudiziaria;
in quasi tutte le aule gli spazi riservati agli imputati detenuti sono costituiti da un angusto vano chiuso, munito di un'unica apertura separata da sbarre che non consente né la regolare partecipazione alle attività di udienza né l'esercizio dei necessari controlli di sicurezza, vano che, oltretutto, in molti casi risulta vicinissimo alle stanze riservate alla camera di consiglio e, talvolta, separato dalle stesse solo da una sottile parete in cartongesso del tutto inidonea a garantire la riservatezza delle discussioni collegiali;
in tutte le aule l'anomala dislocazione degli spazi riservati ai detenuti ed alle camere di consiglio appare in contrasto con gli standards previsti per l'edilizia giudiziaria e tale da non consentire una adeguata e dignitosa delimitazione degli spazi per le parti e, soprattutto, per il pubblico;
analoghi difetti strutturali presentano i locali destinati alle udienze dei Giudici delle Indagini Preliminari, benché a seguito delle recenti innovazioni normative i processi con rito abbreviato - nei quali è ora possibile la presenza del pubblico - siano destinati ad assorbire una parte rilevante dell'attività giudiziaria;
la struttura nel suo complesso non appare compatibile né con le esigenze attuali, né con la crescita tendenziale del carico di lavoro del Tribunale Penale di Bari, così da non consentire neppure un sensibile miglioramento della disagevole situazione rappresentata dal «vecchio» Palazzo di Giustizia, irrazionalmente destinato oltre che alla Corte di Appello, al settore della Giustizia Civile;
con il trasferimento dell'intera Procura della Repubblica e degli Uffici ad essa collegati, quali le sezioni di Giudiziaria, gli spazi disponibili nel palazzo di Piazza Enrico De Nicola sarebbero idonei, secondo il giudizio della Camera Penale di Bari, alla collocazione delle aule di udienza, delle cancellerie e delle stanze dei Giudici del dibattimento e delle Indagini Preliminari, in attesa dell'auspicata ed improcrastinabile realizzazione della più volte preannunciata «cittadella della giustizia»;
la scelta dell'immobile di Via Nazariantz non risponde quindi ai requisiti minimi di decoro, sicurezza ed agibilità, indispensabili per l'esercizio della giurisdizione e si pone in diretto ed insanabile contrasto con la centralità dell'udienza quale momento essenziale del contraddittorio delle parti dinanzi al giudice terzo prescritto dall'articolo 111 della Costituzione, oltre che delle norme processuali che prevedono, a pena di nullità, l'assistenza dell'imputato all'udienza e la pubblicità del dibattimento -:
quale sia il giudizio del Governo sull'attuale condizione logistica degli uffici giudiziari a Bari;
se non ritenga utile avviare una ispezione sull'attuale ubicazione, nei due palazzi di giustizia, dei diversi uffici giudiziari, al fine di verificarne la funzionalità e la razionalità;
quali interventi concreti si intenda porre in essere per sanare la situazione di disagio, denunciata dalla Camera Penale di Bari, che coinvolge complessivamente l'amministrazione della giustizia a Bari.
(4-00306)

SINISCALCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
si è appreso, da notizia stampa, che la Camera degli avvocati penalisti di Roma, ha indetto un'assemblea degli iscritti per valutare apprezzamenti di natura non tecnica di un magistrato della procura, in merito a talune questioni processuali sollevate da un avvocato;
formano oggetto di quella assemblea anche questioni inerenti a conversazioni


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tra difensore ed assistito presso la sala riunioni degli avvocati, «ascoltate» da ufficiali di polizia giudiziaria e poi riferite al pubblico ministero;
risulterebbero segnalate agli organi disciplinari della Avvocatura come esempi di «violazione dei doveri di probità e lealtà dell'avvocato» attività difensive ritenute suscettibili di contribuire alla possibile scarcerazione per decorrenza dei termini dell'imputato -:
se il ministro, non ritenga disporre urgenti informative per verificare la possibile invasione, ad opera delle denunciate attività, del libero esercizio della difesa e, nel caso del riscontro positivo di questa situazione;
se non ritenga che sussistano i presupposti per promuovere l'azione disciplinare.
(4-00320)

PECORARO SCANIO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della sanità. - Per sapere - premesso che:
in data 27 giugno 2001 è stata consegnata al signor Improta Rosario, nato a Portici (Napoli) il 4 gennaio 1971 ed ivi residente alla via Ernesto Della Torre n. 28, nella qualità di Agente di polizia penitenziaria in servizio dal 10 febbraio 2001 al 28 giugno 2001 alla scuola di polizia penitenziaria di via Di Brava 99 in Roma, una missiva datata 26 giugno 2001 con protocollo 4454/spp alle ore 10:30 dall'ispettore superiore Luciano Iermano, avente ad oggetto una visita medica per l'accertamento dell'idoneità al servizio;
in riferimento alla missiva del 26 giugno 2001 protocollo 4454/spp il signor Rosario Improta consegnava una missiva intestata al dirigente, nell'ufficio del direttore della didattica nelle mani dell'ispettore superiore Luciano Iermano, dove si richiedeva, in base al decreto legislativo 443/92 articolo 129, la presenza alle visite mediche, cui doveva essere sottoposto, del proprio medico curante, convenzionato all'ASL n. 30, dottor Michele Gherardelli; nonostante la presentazione della propria missiva, il signor Rosario Improta veniva accompagnato allo svolgimento delle visite mediche;
in data 28 giugno 2001 il signor Improta protocollava all'ufficio del dirigente generale una missiva ed asseriva che nella missiva del 26 giugno 2001 protocollo 4454/spp, sussisteva un vizio di legittimità, in quanto il decreto legislativo in premessa era il numero 449/92 e non il 443/92 competente in materia, segnato in un primo momento su tale missiva;
sempre in data 28 giugno 2001 il signor Rosario Improta veniva nuovamente costretto a recarsi presso la commissione medica ospedaliera-sezione ospedaliera «Cecchignola» di Roma in loco veniva convocato nella stanza n. 1, dove il capitano medico gli comunicava 40 giorni di convalescenza senza spiegazioni specifiche ed invitava lo stesso ad attendere per essere ricevuto nella sala computer, al fine di firmare dei modelli. Il signor Rosario Improta di fronte a tali documenti si rifiutava di firmare mettendo in calce tale rifiuto. Questo era giustificato dal fatto che il signor Rosario Improta non riteneva di aver bisogno di un riposo, seppur retribuito, e non capiva o meglio non gli venivano spiegate le ragioni che stavano a fondamento di tale atto;
preso atto del rifiuto alla firma del signor Rosario Improta un altro medico miliare invitava il suddetto a ritornare entro le ore 8 del giorno 2 luglio 2001 accompagnato dal suo medico curante o da un medico di fiducia per reiterare la visita -:
quale sia l'attuale situazione del signor Rosario Improta rispetto al rapporto d'impiego nonché gli esiti della visita medica alla quale è stato forzatamente sottoposto e se tale visita è stata fatta nel rispetto della vigente normativa;
se non si ritenga opportuno che sia svolta un'ulteriore visita medica che determini la reale situazione.
(4-00321)