Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 15 del 12/7/2001
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Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 688 (ore 13).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 688)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontanini. Ne ha facoltà.


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PIETRO FONTANINI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo della Lega nord Padania e chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del mio intervento.

PRESIDENTE. La Presidenza lo autorizza.
Faccio presente agli onorevoli colleghi che, nell'eventualità che si proceda con questo ritmo, si voterà prima che abbiano la possibilità di allontanarsi dall'Aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori ministri, il decreto-legge la cui conversione in legge ci apprestiamo a votare è stato profondamente modificato per l'impegno e la competenza dei deputati dell'opposizione dell'Ulivo e di Rifondazione comunista.
Intendo qui ringraziarli tutti perché, ferma l'inaccettabilità in radice del decreto-legge stesso, dobbiamo ricordare le numerose importanti modifiche migliorative, che sono nostre conquiste: il radicale cambiamento dell'articolo 13, la modifica delle competenze relative all'editoria, la salvaguardia dell'autonomia delle regioni.
Abbiamo lavorato nell'interesse dei cittadini e del paese e credo che vada dato atto ai ministri ed alla maggioranza di aver accolto con ragionevolezza le nostre principali proposte correttive.
Siamo un'opposizione che costruisce. Solo una cultura primitiva della politica può ritenere che i termini opposizione e costruzione siano inconciliabili.
Una grande forza nazionale ha l'occhio costantemente rivolto alle donne e agli uomini in carne ed ossa prima che alle convenienze particolari.
Questo abbiamo fatto quando, favorendo la costruzione di una serie di impegni e vincoli per il Governo in vista del G8, abbiamo guardato ai poveri del mondo prima che agli schieramenti, abbiamo guardato ai bambini che stanno come vecchi sulle lenzuola sporche, con il viso coperto di mosche e l'AIDS dentro. Perché è di loro che dovevamo parlare; è a loro che dovevamo guardare; è per loro che dobbiamo impegnarci e impegnare.
Ora io penso che il complesso degli obblighi cui abbiamo vincolato il Governo tanto su Kyoto quanto sul G8 parli direttamente ai bisogni delle generazioni future ed alla disperazione dei profondamente poveri del mondo.
Penso che, se davvero il Governo si impegnerà a Genova sui temi che noi abbiamo posto ed imposto nel dibattito, come l'abbattimento del debito, l'eliminazione delle barriere doganali, la circolazione senza royalty dei medicinali, l'incremento delle dotazioni per la cooperazione allo sviluppo, quelle persone saranno più garantite.
Quelle persone hanno diritto al nostro rispetto e noi abbiamo il dovere di considerarli fini e non mezzi.
Anche per questo decreto, signor Presidente, guardiamo agli interessi dei destinatari delle nostre scelte, e per questo esprimiamo un voto contrario.
Il nostro voto contrario è determinato da due argomenti di fondo: uno riguarda il decreto e l'altro il rapporto con la società italiana. Il decreto aumenta il numero dei ministeri ingiustificatamente, crea confusione nelle competenze, risponde ad una logica di compensazione tra partiti che ignora gli interessi del paese.
Signori del Governo e della maggioranza, siete decollati con un libro che si chiamava Una storia italiana e siete atterrati con un altro libro che si chiama «manuale Cencelli».
Passo alla seconda questione, quella politica. Il Presidente Berlusconi, e più in generale tutto il centrodestra, durante la campagna elettorale sono riusciti a parlare alle due principali parti della società italiana, quella forte, che chiede meno regole e meno vincoli, e quella debole, che chiede più sicurezza. Nel voto, sia pure con un lieve scarto tra i poli, questa scelta è stata premiata, anche perché alla base sembrava esserci una visione ricompositiva, unitaria della società italiana.


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In realtà vi era un equivoco, perché quella ricomposizione non si fondava su un progetto, inattuabile per l'eterogeneità della coalizione, ma su una persona. Terminata la campagna elettorale, quando si è trattato di passare ai fatti, l'unificazione puramente personale della coalizione comincia a dimostrare i suoi limiti.
Il Governo Berlusconi sembra aver abdicato ad ogni idea di ricomposizione della società, e sta determinando quel particolare tipo di frantumazione sociale, di rottura della coesione civile che deriva dall'inseguimento di ogni diversità senza un progetto di passaggio dalla diversità al pluralismo. Perché quando ci si propone di inseguire tutti i gruppi di interesse settoriale, si possono vincere le elezioni, ma non si riesce a governare, perché governare non significa promettere, significa scegliere.
La vicenda dello scontro di ieri tra il presidente Cè ed il ministro Sirchia, che riguardava sanità e federalismo, cioè i cittadini e lo Stato insieme, non è il frutto di un accidente, è una prima coerente conseguenza di quella contraddizione di fondo. Le non responsabili dichiarazioni che ha fatto ieri il ministro Tremonti all'insaputa, spero, del Presidente del Consiglio - ma questo le rende ancora più gravi - sono un altro capitolo dello stesso libro.
Signor Presidente, intendiamo parlare della rottura della coesione civile che si determina in un paese quando sono disconosciuti, da chi ha responsabilità di Governo, i valori dell'equità sociale e dell'etica pubblica. In questo Governo vi sono personalità che noi stimiamo politicamente ed umanamente pur essendo nostri avversari politici. Ma è il Governo in sè che sta seguendo una linea grave.
Quando si minaccia la reintroduzione dei ticket sui ricoveri e si esentano da imposta le successione plurimiliardarie, si dà uno schiaffo alla giustizia sociale. Quando si propone la galera dura ai clandestini, spesso colpevoli del solo diritto di disperazione, e si propone poi, com'è stato fatto al Senato, l'amnistia per la corruzione o, come è stato fatto altrove, la depenalizzazione del falso in bilancio, qual è il segnale che recepisce la società italiana (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)? Quando resta ministro delle infrastrutture chi al registro delle imprese risultava ancora ieri dirigente della società a responsabilità limitata Roksoil, e di altri due enti operanti nel settore di responsabilità dello stesso ministro, salta ogni distinzione tra interesse privato e funzione pubblica, e si propone un modello di società ingiusta, dove i potenti sono sottratti alle regole comuni.
E non intendo qui parlare della troppo nota convergenza di interessi che affligge il Presidente del Consiglio.
Anche la proposta di impunità totale per le diffamazione di parlamentari e consiglieri regionali, commesse fuori dell'esercizio delle funzioni, si colloca nella stessa linea della società ingiusta, retta non dai valori civili ma dal privilegio personale, ispirata non al senso dello Stato ma al senso del profitto.
Consideriamo, signori, per lo meno inelegante che il presidente della Commissione giustizia non abbia ritenuto opportuno affidare ad altri il compito di relazionare sulla riforma del falso in bilancio, visto che taluno dei suoi più importanti clienti è accusato proprio di questo reato.
Ma la questione più grave, che imbarazza anche autorevoli esponenti della maggioranza, riguarda il sottosegretario Taormina. Il suo caso configura non più un'opportunità, ma un'incompatibilità. Non può non porsi il problema politico di un sottosegretario agli interni che va in Puglia a difendere il capo delle bande di contrabbandieri che hanno ucciso, sempre in Puglia, appartenenti alle forze dell'ordine e comuni cittadini (Vivi applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo). Cosa dice il Governo al lutto dei parenti di quelle vittime? Ma voi, signori, non avevate promesso mano dura contro il crimine?


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FILIPPO ASCIERTO. È la vostra negligenza!

LUCIANO VIOLANTE. Ieri avete accusato il Governo dell'Ulivo di non perseguire i criminali ed oggi un membro del vostro Governo li sta difendendo (Vivi applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-Socialisti democratici italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).
Mi spiace...

FILIPPO ASCIERTO. Avete distrutto la sicurezza degli italiani!

LUCIANO VIOLANTE. Mi spiace per il sottosegretario Taormina, ma - mi rivolgo a lei, signor Vicepresidente del Consiglio che è adesso presente - è nostra opinione che egli non possa restare un giorno di più in quel ruolo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto - socialisti democratici italiani, Misto-Verdi-l'Ulivo). Chiederemo formalmente le sue dimissioni in aula se il problema non viene risolto autonomamente nelle prossime ore.
Onorevoli colleghi della maggioranza, questo Governo pone all'Italia una grande questione civile. Voi tentate di governare un grande paese attraverso la sua frantumazione, attraverso l'accantonamento dei principi fondamentali dell'etica pubblica, attraverso il privilegio e la discriminazione.
Noi lanciamo, invece, a voi la sfida della ricomposizione della società italiana attorno ai principi del riconoscimento del merito e della liberazione dal bisogno, del primato dell'etica pubblica, attorno ai vincoli civili della solidarietà e della responsabilità. Il vostro è un modernismo reazionario; la nostra è una modernità civile. Questa è la differenza tra noi e voi. E l'Italia saprà riconoscerla (Vivi applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto - Socialisti democratici italiani, Misto-Verdi-l'Ulivo - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, vorrei svolgere solo alcune valutazioni conclusive per riaffermare in maniera decisa il nostro «no» a questo provvedimento. Nel corso di questi giorni abbiamo dato vita ad un'opposizione dura, seria e leale, non ostruzionistica. Abbiamo presentato emendamenti di merito e, quando abbiamo ottenuto soddisfazione su questioni importanti, abbiamo saputo ritirarli e non insistere nella battaglia parlamentare. La nostra è stata una opposizione dura e puntigliosa, perché dovevamo spiegare e motivare che cosa davvero vi fosse in questo decreto-legge che il Governo presentava, il primo atto del Governo Berlusconi. Questo provvedimento andava svelato, ne dovevano essere evidenziati i contenuti controriformatori, le forzature istituzionali ed anche le furbizie e le arroganze.
La realtà è che con questo atto avete cambiato esattamente solo ciò che vi interessava cambiare politicamente. Non avete avuto alcuna attenzione istituzionale né ad un argomento così importante quale quello della organizzazione del Governo né al rispetto del Parlamento. Siete stati, attraverso questo decreto, attori di pesantissimi interventi ordinamentali: avete di fatto cancellato la figura dei viceministri, avete di fatto svuotato di significato la figura dei dipartimenti, avete annullato, a mio modo di vedere in maniera molto importante, l'equilibrio realizzato dalla riforma Bassanini tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e l'organizzazione dei ministeri.
Alcune cose, però, non siete riusciti a farle e non le avete potute fare per effetto della nostra puntigliosa, dura e orgogliosa opposizione sul merito del provvedimento. Cito per memoria l'articolo 13 del decreto-legge che, così come esce oggi, è radicalmente diverso da come era entrato. Era un articolo che calpestava la Costituzione, che calpestava l'autonomia della magistratura, delle regioni, degli enti locali e degli organi


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costituzionali e che introduceva subdolamente forme di spoils system.
Il vostro disegno controriformatore è chiaro ed evidente. Voi ricentralizzate, attraverso l'istituzione del Ministero della sanità; disarticolate attraverso la scomposizione del Ministero dell'attività produttive, rendendolo una sorta di fantasma istituzionale e ministeriale; riconcentrate straordinari poteri nel Ministero delle comunicazioni senza una strategia politica di Governo, ma con una esclusiva e precisa strategia di potere.
Questo fatto è particolarmente aggravato dalla delicatezza del tema e dal permanere del conflitto di interessi. Il Governo è talmente tanto interessato alla soluzione del problema che ieri in Senato ha rigettato la richiesta d'urgenza presentata dalle forze dell'opposizione in aula.
Un ulteriore atteggiamento controriformatore consiste nel restituire al dominio delle leggi l'organizzazione dei ministeri dopo che, con un intervento di grande razionalizzazione e semplificazione, questo si poteva fare con regolamento. In poche parole, assestate, sul piano politico, istituzionale e culturale, un serio colpo alla riforma del ministro Bassanini e dei Governi del centrosinistra che, nel corso della passata legislatura, avevano restituito spazio e dignità alla pubblica amministrazione, come numerosissimi riconoscimenti - non solo nazionali ma anche internazionali - hanno potuto e saputo testimoniare.
Vi è un altro aspetto che questo dibattito ha messo in luce: la vostra approssimazione programmatica, la vostra debolezza politica come compagine di Governo. Un esempio per tutti: è bastato un nostro piccolo, quasi banale, affondo sull'organizzazione del Ministero della sanità per farvi andare in confusione o - se vogliamo utilizzare le ineffabili parole del presidente Cè - in emozione. Ricostruiamo brevemente il film. Su una questione banalissima, l'articolazione del ministero in due dipartimenti anziché in quattro, abbiamo avuto una prima versione del ministro Frattini che dice: posso dare parere favorevole per quanto riguarda il Ministero del lavoro perché l'onorevole Maroni mi ha consentito di farlo (complimenti al solido buonsenso dell'onorevole Maroni), ma il ministro Sirchia non mi ha consentito di fare altrettanto. Dunque, il ministro della funzione pubblica che, evidentemente, è sotto un potere condizionato quando viene in questa sede ad illustrare i provvedimenti a nome del Governo, non è in grado di dare il via libera ad un'operazione di semplice buonsenso.
Ma non è finita così. Abbiamo un'altra versione del ministro per i rapporti con il Parlamento che, chiamato in maniera molto corretta dal Presidente della Camera per cercare di dirimere una questione di assoluta banalità, si presenta in aula e non sa di cosa stiamo parlando, non ha risposte. Arriviamo alla terza presa di posizione da parte del Governo: finalmente arriva il ministro Sirchia. Le dichiarazioni che ha fatto (e non sto qui a ripeterle) hanno provocato l'emozione e la reazione della Lega. Poi arriva la spiegazione: i dipartimenti sono quattro perché, accanto alle due aree funzionali previste, bisogna addirittura assolvere a compiti straordinariamente importanti quali quelli della comunicazione istituzionale e della ricerca e dell'innovazione tecnologica. Queste ultime sono sicuramente due questioni importanti, ma abbisognano di strutture dipartimentali? Il sospetto è che il ministro Sirchia non sappia cosa sia un dipartimento. Capisco che, fino all'altro giorno, faceva l'assessore in un importante comune, ma fare il ministro è qualcosa di diverso e, forse, è arrivato il momento che se ne renda conto anche lui.
Tutto questo - guardate - lo abbiamo semplicemente registrato. Lo avete fatto voi: noi abbiamo chiesto solo di avere chiarezza politica. Ma che la situazione non fosse proprio confortante l'avete capito anche voi. Da questo punto di vista sono memorabili gli interventi degli onorevoli La Russa e Vito: due interventi che politicamente non hanno chiarito nulla nel merito, ma che hanno voluto rincuorare una maggioranza che balbettava di fronte ad un affondo banalissimo quale quello da noi portato. Questi atteggiamenti mi ricordano


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quelli delle figure memorabili dei sergenti durante il primo ed il secondo conflitto mondiale che, in maniera mirabile, Rigoni Stern, Lussu e Gadda hanno riprodotto in straordinari romanzi. I sergenti di fronte alla confusione ed all'incertezza dei generali sapevano dare cuore e tenere serrate le fila dei nostri eserciti: quando mancava la strategia, si faceva ricorso alla forza d'animo.
Credo, però, che la forza d'animo non vi sarà sufficiente per durare cinque anni. Non basterà nemmeno la grande forza numerica della vostra maggioranza perché, se ai numeri non corrisponderà una capacità di proposta politica, di intelligenza politica e di cultura di Governo, probabilmente questa legislatura avrà alcune sorprese molto presto. Il dibattito ci ha consegnato questo e noi lo abbiamo registrato. Continueremo lungo questa strada: la strada di un'opposizione rigorosa, un'opposizione sul merito, sui contenuti, un'opposizione politica di chi, come noi, ha una robusta politica di Governo, di chi ha forte il senso delle istituzioni (Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e del CCD-CDU Biancofiore).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, ci atterremo scrupolosamente alla questione di cui trattiamo in questa sede. Il gruppo di Rifondazione comunista voterà, naturalmente, contro la conversione in legge di questo decreto-legge, sia per la scelta in sé di utilizzare questo strumento di urgenza sia per il merito delle questioni proposte.
Il Governo e la sua maggioranza hanno sostenuto che, se l'esecutivo è legittimato a razionalizzare l'attribuzione delle competenze ministeriali, sarebbe legittimato, altresì, a decidere sull'urgenza delle necessità: noi riteniamo che non sia così. Innanzitutto, va osservato che unico giudice della sussistenza dei requisiti della straordinaria necessità ed urgenza è sempre, e solo, il Parlamento. Tuttavia, lo stesso deve essere messo - nella valutazione della sussistenza o meno dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza - in condizione di valutare, apprezzare l'esistenza di riscontri oggettivi che giustifichino questa immediata e non procrastinabile emanazione di un atto avente forma di legge.
Nel nostro caso, in particolare, le circostanze di straordinaria necessità ed di urgenza che giustifichino l'adozione dell'atto avente forza di legge non sono state motivate, ma sono state solo accennate, come è stato sottolineato, in diverse occasioni, nel corso di questo dibattito.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 13,22)

GRAZIELLA MASCIA. Il Governo replica con motivazioni non convincenti: sostiene che con un disegno di legge si sarebbero determinati tempi più lunghi e gravi disfunzioni nella gestione del personale e della macchina organizzativa.
A noi pare una logica efficientista che può funzionare in una azienda, difficilmente può essere apprezzata in un'idea di organizzazione dello Stato. Abbiamo, perciò, considerato che l'unica esigenza cui rispondesse questa scelta - cioè, quella di agire attraverso un decreto-legge - fosse, alla fine, quella di far quadrare i conti nella maggioranza, cioè decidere per due ministeri in più: non siamo riusciti a trovare altre argomentazioni.
Infatti, anche il merito delle scelte che state compiendo, rende la nostra posizione diversa sia dalla posizione del Governo sia dalle tesi sostenute dal centrosinistra. Infatti, Rifondazione comunista aveva, già a suo tempo, sostenuto l'opportunità di mantenere in vita sia il Ministero della sanità che il Ministero delle comunicazioni, ma con una filosofia tutta diversa dalla vostra e, proprio per il merito di tali questioni, sarebbe stato necessario un confronto ampio e approfondito, cioè, un percorso diverso: appunto un disegno di legge e non, invece, un decreto-legge. Avevamo sostenuto, e sosteniamo, la necessità


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di mantenere in vita il Ministero della sanità, nella convinzione che una questione fondamentale, come la salute, dovesse mantenere una propria autonomia, garantendo un'unitarietà nella sua gestione e, perciò, siamo stati contrari al suo accorpamento al Ministero del lavoro.
Oggi, voi ripristinate il Ministero della salute, ma con finalità opposte a quelle che riteniamo indispensabili e necessarie. A nostro avviso, andrebbe rafforzato e salvaguardato il carattere pubblico di questo settore, stando in guardia contro qualsiasi pericolo di privatizzazione: il contrario di quanto vi state preparando a fare. Noi pensiamo che lo Stato debba garantire un livello alto di diritti, di prevenzione, di cura della salute per tutti cittadini - certamente con un ruolo importante delle regioni - ma, anche, con garanzie alte e uguali per tutti: riteniamo che soltanto lo Stato possa assicurare questo livello.
Questo Governo ripristina, invece, un Ministero della salute, ma si accinge a fare due operazioni: da una parte rilancia le logiche della privatizzazione dei servizi, dall'altra discute un provvedimento di cosiddetta devoluzione, che andrà a determinare situazioni di fatto, situazioni - dal punto di vista dei diritti dei cittadini - di serie A e di serie B, a seconda della località in cui gli stessi risiedono e delle condizioni economiche di cui dispongono.
Ci saranno coloro che potranno curarsi - magari al meglio - e quelli che, al solito, si dovranno arrangiare. Noi, dunque, siamo contro questo decreto-legge, siamo contro i suoi contenuti, anche perché siamo contro la linea politica, sociale e istituzionale di questo Governo.
Ragionamento analogo potrebbe essere svolto per quanto riguarda il Ministero delle comunicazioni. Siamo stati contro l'accorpamento di questo settore al Ministero delle attività produttive, proprio perché riduceva il prodotto comunicativo ad un qualsiasi prodotto di attività economica. Non solo l'articolo 21 della Costituzione lo colloca in un campo privilegiato, quello dei diritti inalienabili, ma tutte anche le sentenze della Corte costituzionale emesse al riguardo segnalano il nesso direttamente democratico dell'assetto, anche imprenditoriale, del mondo della comunicazione. Occultando il rapporto tra proprietà economico-finanziaria e prodotto comunicativo e, anzi, trasformandolo in mera merce - anche attraverso la cancellazione del Ministero e la sua riallocazione non solo simbolica in quello delle attività produttive - si era compiuto in realtà un passo verso la totale omologazione delle politiche sulla comunicazione alle logiche di natura mercantile.
Ma, non per questo, si può affermare che ora il Governo stia compiendo la scelta giusta ripristinando il Ministero in questione. Infatti, il ridisegno del Ministero, che avviene sostanzialmente per scorporo, senza un ripensamento complessivo del ruolo di garanzia e indirizzo che il Governo e il Parlamento devono avere in un settore così delicato, non risolve i problemi. Neanche le modificazioni intervenute - com'è stato ricordato - anche grazie al nostro emendamento, vale a dire la scelta di derogare dalla linea strategica assunta dal Governo nel decidere di praticare solo degli scorpori, di non intervenire fondamentalmente nell'ordinamento di tutta questa organizzazione dello Stato, nonché l'eccezione fatta attraverso l'emendamento 6.20 della Commissione, non cambiano sostanzialmente la questione ed, anzi, lasciano inalterato un problema enorme che attiene al rapporto tra il Parlamento, il Governo e le autorità. Crediamo che questi punti di trasparenza e la necessità di una verifica di un bilancio di quello che è stato fin qui e di una modifica siano tutto sul tappeto e questa è un'altra delle ragioni che ci portano a ritenere che la scelta di adottare il provvedimento d'urgenza non fosse corretta perché la materia avrebbe meritato il percorso adeguato per un approfondimento di merito.
Vi è, dunque, un problema di forma, che ha una ricaduta oggettiva sulla sostanza e vi è un contrasto, da parte del gruppo di Rifondazione comunista, sulla filosofia e la linea che già si intravedono attraverso le scelte operate attraverso il decreto-legge in esame.


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Per queste ragioni, riteniamo che l'urgenza sia derivata solo dalla necessità di nominare due ministri in più ed è per questo che dichiariamo il nostro voto contrario sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecoraro Scanio. Ne ha facoltà.

ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor Presidente, intervengo brevemente per annunciare il voto contrario dei deputati del gruppo dei Verdi alla conversione in legge di questo decreto-legge. Avevamo già sostenuto durante il dibattito che, dal punto di vista del metodo, adottare un provvedimento d'urgenza per istituire nuovi ministeri e definire l'assetto di Governo è un'innovazione assolutamente pericolosa anche come precedente e che, dal punto di vista del merito, l'approssimazione e il modo confuso con cui è stato predisposto il decreto-legge sono dimostrati dalla necessità di notevoli miglioramenti apportati attraverso il lavoro dell'Assemblea e, peraltro, attraverso il ruolo - anche molto incisivo - del collega Boato, che ha molto lavorato per giungere almeno ad un notevole miglioramento di alcuni aspetti del presente provvedimento.
Riteniamo che la semplificazione realizzata nella struttura di Governo, seppure probabilmente peccando di alcune rigidità - infatti, nella scorsa legislatura vi era stato un dibattito acceso sul numero fisso e sulle modalità di riassetto dei ministeri -, attraverso un decreto-legge, con queste modalità e, tra l'altro, con una vera e propria schizofrenia rispetto a proclami di federalismo e scelte di centralizzazione, non può che portare i deputati del gruppo dei Verdi ad annunciare un voto decisamente contrario sul presente provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carrara. Ne ha facoltà.

NUCCIO CARRARA. Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto favorevole di Alleanza nazionale; rinuncio a pronunciare la dichiarazione di voto e chiedo alla Presidenza di autorizzarne la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.

GIAMPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto favorevole del gruppo CCD-CDU Biancofiore; rinuncio a pronunciare la dichiarazione di voto e chiedo alla Presidenza di autorizzarne la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saponara. Ne ha facoltà.

MICHELE SAPONARA. Signor Presidente, mi limito ad annunciare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia; rinuncio a pronunciare la dichiarazione di voto e chiedo alla Presidenza di autorizzarne la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, mi limito a dare atto a tutti i componenti la Commissione ed all'Assemblea di aver svolto un lavoro proficuo, sviluppatosi in un dibattito serrato, a volte duro, ma certamente


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costruttivo; si tratta di un lavoro che porterà sicuramente a licenziare questo provvedimento che ha visto il concorso di tutti. Devo dare atto che la durezza del dibattito non è mai trascesa, anche se alcune considerazioni fatte da ultimo dal collega Bressa all'indirizzo del ministro Frattini e degli altri componenti del Governo attuale potevano, a mio modesto avviso, essere evitate.
Ringrazio, comunque, i componenti tutti della Commissione, il relatore Anedda, il ministro Frattini unitamente al sottosegretario Saporito. Non da ultimo, un ringraziamento sentito - e credo di interpretare il pensiero di tutti i membri della Commissione - va al personale della I Commissione che ha dimostrato alta competenza, professionalità e completa dedizione. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, del CCD-CDU Biancofiore e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Grazie, Presidente Bruno. Anch'io vorrei ringraziare lei, il relatore ed i membri del Comitato dei nove per l'ottimo lavoro svolto in un dibattito assai difficile.

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